Oggi, 13 dicembre 2013, Giorno della Canna, tridì 23 Frimaio dell’anno CCXXII della Repubblica francese una e indivisibile, abbiamo consegnato all’editore Einaudi L’Armata dei Sonnambuli, nostra “summa” di quasi vent’anni di lavoro sul romanzo storico.
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E noi l’attenderemo sulle barricate. Per raggiungerla schiveremo i colpi fischiettando come Gavroche.
Comunque la si voglia intendere, “la fine dei Wu Ming come li abbiamo conosciuti finora”, o “l’inizio dei New Ming”, o “il salto quantico verso una nuova dimensione”, e aggiungete voi, è un evento. E come tale andrà preparato e celebrato.
Una festa a lungo attesa, direbbe qualcuno.
Evviva! Io, nel frattempo, come qualcuno mi aveva suggerito sulle sponde del Verbano, mi sono letto 93 del buon Victor. Spero di aver fatto bene!
Ne ho terminato qualche mese fa una edizione trovata in rete, evidente doppiofondo di magazzino degli anni ’70 ma nuova, enorme, ancora con il prezzo stampato in lire, collana Feuilleton, curata da Giovanni Arpino. La parte migliore è la traduzione in italiano dei nomi propri: Alano, Gian Renato e Giorgetta valgono il prezzo del volume.
Allora con l’AdS ci andrai a nozze. A momenti traducevamo in italiano pure Tuileries (“Tegolerie”).
Io invece, nel Montecristo, l’ho odiata a morte questa cosa.
‘Eugenia’ non si può sentire mentre il corrispettivo francese ha un suono sublime. :)
I nomi di persona li abbiamo lasciati in francese. Abbiamo lavorato su altro, ma ha poco senso dare dettagli ora, tre mesi prima dell’uscita. Vedrete subito di che si tratta.
Tranquillo, i nomi propri di persona sono tutti in francese (a parte quello di un personaggio, che non è davvero francese)
Ah, beh, Eugénie è certo un nome ben diversamente evocativo. Oppure che dire dell’eufonico Geneviève… o magari Sainte-Geneviève, biblioteca dalla bellissima storia (ci sarà pure una biblioteca saisie nel romanzo?).
In effetti mi è corso un brivido lungo la schiena e ho tutti i capelli dritti… tradurre cosa??? Il francese??? La Rivoluzione tradotta in italiano? Oh, audace!
A meno che non siano protagonisti una compagnia di attori italiani a Parigi (data la maschera), ma pure lì, però… Goldoni scrive in francese, insomma! Anche se “tegolerie” ammetto, non suona poi così male, almeno ha una desinenza che potrebbe essere p e r s i n o francese.
Comunque per me che vi ho letti per la prima volta perché catturata dalla storia di Point Lenana, andando poi a ritroso, è un colpo basso doppio, no triplo. 1) scrivete un romanzo sulla bella tra le belle, evviva 2) dopo non ne scriverete più, accidentiavoi 3) traducete il francese!!!, la lingua s’annoda.
Non voglio finire con il “rientrare nel frame del lettore deluso”, ecco.
Si ma quello che ha stabilito che il francese non si traduce spero sia morto male, perché già è discutibile trovarsi paragrafi incomprensibili mentre si legge un romanzo, ma certe volte addirittura nei testi accademici trovo citazioni non tradotte, e lì l’odio monta.
Scusate la digressione, viva l’armata dei sonnambuli, viva le tegolerie!
Il danno è stato fatto quando Paris (con la “r” grattata) diventò Parigi (con la doppia ggì). Da lì in poi si spalancano le cateratte del dizionario, la tracimazione è incontrollata e la resistenza di tutte le Genoveffe è futile. Quindi, scusa, perché dovremmo lamentarci ora con i Wu Ming?
;-)
Digressione Il problema con vocaboli stranieri e neologismi è controverso: noi tendiamo ad accettare tutto, l’alternativa nazionalista adottata oltralpe è “chien chaude” per hot dog che mi pare altrettanto fastidiosa. La soluzione migliore mi pare l’islandese: un comitato crea parole nuove in luogo di barbarismi (il telefono cellulare lo chiamano “ladro di tempo”, mi pare)
Continuo la digressione…interessante! hai qualche fonte di questo fatto, per caso? cercando in internet non trovo nulla…
93 lo sto ri-leggendo e Montecristo è il prossimo libro nella mia playlist. Poche settimane fa ho finito “Il secolo dei lumi” di Alejo Carpentier. Diciamo che mi sto preparando; con l’Armata dei sonnambuli in arrivo, il primo trimestre del 2014 promette bene :-)
evviva (peccato solo einaudi… ma ce ne siamo fatti una ragione e lo compreremo, regaleremo, leggeremo). tutto sempre in onore al grande generale Giap.
Lo dico da torinese: Einaudi va considerata come una prigioniera (nemmeno l’unica) rapita e sequestrata dalle forze del male meneghine. Non confondiamola con i suoi aguzzini, non lasciamola sola.
;-)
Il titolo sembra parlare ai “sonnambuli” che si aggirano, in trance cognitiva, da qualche giorno nelle città italiane.
Mi consigliate qualche lettura preparatoria? Ok per Hugo, mi piacerebbe sapere in anticipo un po della bibliografia del libro, qualche dritta per gustarselo meglio e non dovere cliccare su wikipedia al momento dell’apertura del libro per scoprire meglio personaggi e ambientazioni.
A rigore, se il libro lo abbiamo scritto bene, questo “problema” non dovrebbe essere un problema :-) Il fatto è che il nostro approccio a quel periodo è stato talmente idiosincratico che se indichiamo i testi che ci sono stati più utili rischiamo di anticipare troppo di ambientazione e trama. In fondo, lo stesso Hugo è quasi una falsa pista :-)
Ti avevo già buttato giù una lista di cinque o sei testi, ma il rischio, dopo anni di letture e ricerche, è di indicare libri che vanno troppo vicino al cuore del romanzo, e invece di prepararla, rovinano l’attesa.
Mi riduco quindi a uno soltanto, anche perché copre un periodo precedente rispetto al nostro lavoro, e dunque è una sorta di prequel:
R. Darnton, Il mesmerismo e il tramonto dei lumi
Se invece vuoi letteratura, allora Dickens, Il racconto di due città.
Quello lì di tutti i Darnton mi mancava e me lo cerco subito, grazie WM2. E dopodiché, dato che dovremo farcelo bastare per troppo tempo, vedete di limarlo e polirlo alla perfezione, il vostro. Ché tale defezione non è facile da perdonare e da elaborare, affatto. Fate epiloghi luuuunghi… molto più lunghi!!! Quasi come se Saint-Just in persona vi ripetesse ostinato che il numero dei caratteri non è sufficiente…
Ciao, intervengo anche se la discussione è un po’ datata. come lettura preparatoria al tema della rivoluzione francese sto trovando molto interessante la storia scritta da albert soboul. è un libro un po’ datato, del primissimo dopoguerra, ma a quanto ho capito è tuttora considerato un testo base. tieni conto che però le mie conoscenze sull’argomento erano limitate all’istruzione scolastica, quindi ho volutamente scelto un libro che desse una visione d’insieme del periodo rivoluzionario. magari i WM sono andati a pescare (come usuale per loro) qualcosa tra gli intestizi della storia…e quindi soboul potrbbe risultare superfluo!
Ci avete messo un dì a cacallo questo romanzo: per meno di 800 pagine non scendo nemmeno in libreria.
PS: voglio anche il livello 2 come in Manituana
Pagine non so, ma sono un milione e centomila caratteri spazi inclusi (ed epiloghi esclusi, ché quelli ancora li stiamo scrivendo ;-))
Se ha il carattere degli Einaudi Big, 800 pagine potrebbero non bastare.
La cosa sugli epiloghi è una battuta o è vera?
Se la “gabbia” è la stessa degli ultimi nostri libri per Einaudi, saremo sicuramente sopra le 800 pagine.
La cosa degli epiloghi è vera, ma noi chiamiamo “Epiloghi” una particolare tipologia di testo che andrà in fondo al volume e sulla quale non anticipiamo nulla. Anche perché lo stiamo ancora scrivendo.
Ha un’aria vagamente tolkeniana questa cosa degli epiloghi. E effettivamente, per meno della mole di quello, quasi quasi, neanche si scende in libreria.
E invece alla fine della fiera le pagine sono meno di 800 e sono proprio in Numero Giusto ;)
Complimenti per l’ottimo lavoro!
Da collega minor: la soddisfazione dell’aver finalmente consegnato (perché, in culo agli avverbi che non sono tuoi amici, si consegna sempre “finalmente”) è impagabile, per tutto il resto c’è il meritato riposo. Che a volte non significa fare meno, ma poter fare quello che prima si era costretti a rimandare: buon riposo, meritato a prescindere.
(Io, per ragioni di regole che mi infliggo da me, minimo prima dell’estate se va bene, e mi sa che bene non va, non potrò leggerlo, mi fa già rabbia)
Ma quanti anni impiegherò a leggermelo tutto ad alta voce, registrandomi pure, come ho fatto con Q?
Sull’opera prima ci sto lavorando, a tempo perso, da più di 2 anni.
Spero di finirlo prima dell’arrivo dei Sonnambuli.
grazie, aspetto questo momento da quando ho finito Manituana, e aspetterò con ancora più trepidazione questi ultimi tre mesi che ci separano. Vive la Trancee!!
Mi affaccio per la prima volta su Giap per segnalare la lettura preparatoria di un libro di Enrico Morselli che la Gazzetta Piemontese suggeriva nel lontano 1886: http://www.marianotomatis.it/blog.php?post=blog/20140212
Ma la faccenda che il libro era in gestazione da più di un secolo… è vera?
Forse è già stato chiesto, comunque volevo informazioni sulla maschera della fotografia qua sopra.
Per cosa veniva usata?
Magari sono fuori strada, ma ricordo che un po’di tempo fa avevate detto qualcosa riguardo ai nessi tra rivoluzione francese e teatro..
Venetian carnival mask (Scaramouche), Italy
Material description: Papier maché, painted leather red. L: 11ins
Cultural description: Scaramouche (or Scaramuccia) is one of the stock characters of the commedia dell’arte, the performance theater dating from 16th century Italy. The commedia was entertainment for the masses and mocked society and the manners of the day. Typically, young lovers are beset with a myriad of challenges. Scaramouche is a military officer, and evolved in the 17th century from earlier soldier characters. He is often the associate of another key character, Pulcinella. Scaramouche may be something of a boastful clown, or more of a ladies’ man, and often sings. He came to be incorporated as a standard character in Punch and Judy puppet shows. Punch devolves from Pulcinella, and in early versions of the puppet theater, Scaramouche was often the victim of his beatings.
Country of origin: Italy
Artist/maker: Unknown
Date of object: Modern based on 17th century style
Other notes:
Donor: Doris Neilson
MSUM ID# L239.1
http://museum.msu.edu/Exhibitions/Virtual/Mask/catalog/mask9.html#16
Merci monsieur
1793 must have been a year of deep changes also in the theater world…………………………………….. :)
quando ero un “bocia” comprai una maschera uguale in una botteguzza di Venezia nel sestriere di Dorsoduro (che per il fatto di essere fuori dagli itinerari con le “frecce gialle” ritenevo più “autentica”) e me la spacciarono per “Zanni”, negli anni successivi ne comprai altre, diverse, ma ogni volta che chiedevo il nome mi rispondevano sempre Zanni… poi ho capito perché: scoprii che il Zanni era una specie di archetipo primitivo da cui derivava una buona parte delle maschere di tipo “proletario” della commedia dell’arte, da Arlecchino a Brighella a Scaramuccia e perfino Pulcinella, quindi la risposta “Zanni” è probabilmente il modo più sbrigativo per sbarazzarsi di un cliente che fa domande senza per questo essere scorretti…
Poi altri mascherari, quando mostravo loro una maschera spacciatami per Zanni, mi dicevano “ma nooo, quel xé Facanapa!” -e altri “ma chi te dixe ste monade? xè una maschera de capitan!”
Mah…
P.S.
Tra i tanti siti che propinano maschere online il più dettagliato mi pare questo http://www.magiedicarnevale.com/maschere.asp?lang=ita ma non lo prenderei per oro colato
P.p.s. sono proprio curioso di capire il ruolo di quella maschera nella vostra prossima narrazione, dopo tante tribolazioni giovanili per scoprirne il background!
Intanto noi da giorni si continua a rivedere, controllare, correggere il testo impaginato, telelavorando con l’infaticabile Valentina Pattavina. Tra pochi dì dovremmo aver finito. Se tutto fila liscio, L’Armata dei Sonnambuli uscirà il 19 di Germile dell’anno CCXXII.
Le primissime versioni dei primi capitoli – uno dei quali, nel frattempo trasformatissimo, è ora piazzato ben oltre metà romanzo – le scrivemmo nel messidoro dell’anno CCXVIII.