E’ atterrato nei negozi di dischi il 18 aprile – per esorcizzare un infausto anniversario – il nostro primo album di musica & parole “in formato canzone”: BIOSCOP, pubblicato da Woodworm Label in CD e vinile+CD (anche nell’ambitissima versione “rosa shocking” trasparente che vedete nell’immagine qui sopra).
Le 10 tracce si possono ascoltare sul Soundcloud dell’etichetta e sfogliare direttamente dal pdf del libretto su SentireAscoltare. Inutile dire che testi e musica sono rilasciati con licenza Creative Commons e nessuna tutela SIAE.
Nel frattempo, Bioscop è stato già protagonista di diverse trasmissioni radiofoniche…
Su Rai Radio 3, “Alza il volume” del 22 aprile 2014, condotto da Alberto Piccinini.
Su Rai Radio 1, “Radio1 Music Club” del 09/04/2014, con WM1 e John Vignola.
Su Radio Città del Capo, “Maps” del 12 marzo 2014, con Francesco Locane, WM2 e Yu Guerra.
…e sono uscite anche le prime recensioni:
Fabio Guastalla, su OndaRock.
Federico Guglielmi (omonimo di WM4 e decano del giornalismo musicale italiano), su Fanpage.
Così, dopo una decina di concerti di anticipazione, è in arrivo il primo live per l’uscita ufficiale del disco, all’interno del nostro “Révolution touR” e di una giornata speciale in quel di Milano:
Infine, martedì 29, alle 21.30, faremo una blog-intervista in diretta con l’Alligatore.
A patto di capire bene, entro quella data, che diavolo è una blog-intervista in diretta…
#Bioscop Emanuele Bellentani intervista il #WuMingContingent su «Alta Fedeltà» n.258, 18 aprile 2014, pdf qui(2 pagine).
Giusto per segnalare che il link non funziona, e intanto che ci sono vi faccio i complimenti per questa bella colonna sonora che mi accompagnerà nella lettura de L’ADS.
Non è mai troppo tardi per la rivoluzione a patto che sia ‘sporca’ di terra e marciapiedi, e non si limiti ad essere un #trendtopic su tuitter ;-)
Grazie, adesso dovrebbe funzionare!
Ho potuto vedere Wu Ming contingent al circolo Ribalta a Vignola, in quell’interstizio tra Modena e Bologna dove con alcuni ragazzi e la libraria ‘resistente’ Milena, cerchiamo di far circolare parole (Timira,Point Lenana) e musica dei Wu Ming. Una serata davvero ricca di spunti, risate, pensieri e un pezzo straordinario sul modenese Peter Kolosimo!!
Il suono leggermente asincrono della chitarra ha reso il tutto più vero.
Ho letto pochi commenti sull’aspetto musicale del disco. Ed è un peccato, appunto perché è un disco e non semplicemente un reading e a mio parere ben suonato e ben curato.
Cioè non si tratta di basi musicali su cui vengono fatte delle letture, ma vere e proprie canzoni. Quindi a me non ha interessato tanto il testo da solo, che racconta una storia che avevo già letto, ma piuttosto la forma canzone che ne è venuta fuori.
La scorsa estate ho letto, con colpevole ritardo, Post-punk di Simon Reynolds, straordinario tomo di 800 pagine (più grosso dell’Ads) sulla scena musicale 1978-1984, che definisce “La rivoluzione incompleta”.
Testo che affronta sul piano musicale alcuni argomenti teorici urgenti: Cosa è possibile dire dopo che è stato detto tutto? Cosa è possibile fare dopo che il futuro è finito? Baudrillard si chiederebbe cosa c’è dopo l’orgia.
Se il punk rappresentò un ritorno alle forme elementari del rock’n’roll per smascherare i dispositivi spettacolari dell’industria discografica e la decadenza della propria epoca, il post punk doveva affrontare la questione di come muoversi quando la catastrofe era già avvenuta.
In questo senso, rappresentò un’occasione straordinaria per abbandonare ogni appiglio e non darsi limiti e confini di genere.
Il post-punk è appunto un non-genere, uno stratagemma attraverso il quale provare a battere terreni nuovi.
In questo senso Bioscop mi sembra totalmente un disco post-punk, non tanto per i riferimenti a gruppi storici (anche se mi vengono in mente i Wire, i This Heat o i Fall sopra ogni altro), quanto perché è un disco in cui si aprono delle brecce, in cui si tastano terreni inediti, in cui si prova a vedere cosa è possibile fare con una band.
Il risultato è un disco fresco, potente, diretto che non si dà protezioni “colte” con le quali fare un’operazione intellettualoide. Bioscop a me suona innanzitutto come il disco di una band e in secondo luogo come il disco di una band in cui due membri fanno gli scrittori.
Esattamente come quando leggo un vostro libro non penso che è stato scritto da un collettivo in cui ci stanno un cantante e un chitarrista.
Ammetto che il risultato l’ho apprezzato al terzo ascolto. Ma del resto tutti i miei dischi preferiti, le prime due volte che li ho ascoltati, non mi dicevano nulla…
La Punk attitude è DNA di Wu Ming e del Wu Ming Contingent. Wu Ming 5
è l’anello di congiuzione tra le due comunità: scrittori e musicisti.
I Wu Ming come i Crass sono spine nel fianco di un sistema reazionario
e decadente senza necessariamente imbracciare chitarre elettriche o
pestare sulle pelli di una batteria.
La nascita del Wu Ming Contingent ha solo implementato il modo di
raccontare storie, utilizzando il linguaggio diretto, semplice ed
efficace del r’n’r.
La musica pensata dal basso arriva all’uomo della strada, estendendo
il concetto di uguaglianza, questo è sostanzialmente la differenza che
corre tra un reading con accompagnamento musicale in sottofondo e i
riff potenti con cori urlati all’unisono del Wu Ming Contingent.
Concludo parafrasando il motto di Malcom Mclaren sui Pistols e sulla
punk attitude:
Anyone Can Be A Sex Pistols
Yu
Vero, del disco qui si parla troppo poco. Forse molti sono impegnati nella lettura del libro e l’album come dici tu merita un ascolto attento e continuo…non l’ho ancora tolto dallo stereo e credo ci resterà ancora per un bel pezzo. Questo disco è un viaggio perché la musica accende l’immaginazione, al di là delle storie che racconta, la musica che il contingent ha concepito è per me tra i migliori dischi del Novecento. Ascoltarlo mi dà le stesse emozioni di quando gli Stooges attaccano “Down on the street”, non lo so spiegare il perchè e forse non importa, chi ama una certa musica lo capirà.
Suono da tanti anni. Il primo basso me lo regalò mio fratello nel 1979. Il materiale sonoro dentro questo disco è figlio di quel cono d’ombra tra decenni, cruciale, di cui parla il testo su Socrates. Nè anni 70 nè anni 80. Un limbo, un momento da cui far partire una potenziale ucronia. Ci sono sempre decenni stereotipati e banalizzati dalla critica che non critica e dalla vulgata attenta ai “fenomeni di costume”. A Roma, ho parlato per ore con Helena Velena, vecchia compagna della Bologna punk. A parte il fatto di aver colpito, quasi medianicamente, tutti i punti di riferimento che avevamo in testa – dai Neu! a James Chance, dai PIL ai Crisis – Helena lamentava il fatto che nessuno, quando ci chiede di quegli anni, parli mai di musica. Eppure era la cosa più importante, la cosa che faceva battere più forte le tempie e riempiva le ossa. La musica portava le parole e veicolava lo stile, era quella che preparava la ribellione. Ascoltare quella roba allora, e suonarla fin da allora, mi ha reso un outsider, uno che guarda, riflette e prosegue una sghemba traiettoria. Prima leggevo un intervista a Damon Albarn. Lamentava la sovraesposizione ai tempi del Blur e diceva che per essere un”artista” è necessario essere un outsider.
Strategie contro la sovraesposizione le abbiamo praticate in modo consapevole e istintivo per anni. Lo status di wu ming è ambiguo: centrali, ma spiazzati/spiazzanti. Il Contingent esplora ulteriormente questa attitudine.
@ wu ming 5
Sono giorni che ascolto in loop un pezzo dei Neu! (precisamente Hallogallo) come sottofondo alla lettura dell’AdS. Coincidenza o mesmerismo indotto dalle pagine del romanzo? ;-)
https://www.youtube.com/watch?v=EAXYMOgHQI4
Non credo sia una coincidenza. L’idea di bellezza ampia, aperta dei Neu! è una strategia possibile di fronte alla durezza del presente. Infatti erano molto amati da gente importante nel primo punk inglese. John Foxx, ad esempio. Gli Ultravox! dei primi album avevano il punto esclamativo proprio per rendere omaggio a Michael Rother, Klaus Dinger e compagnia. Dopo, sparito il punto esclamativo, sono diventati la band inutile e boriosa archetipica di certi anni ’80.
Musica concepita e suonata in tempi di crisi risuona in qualche modo con il presente. Non voglio spingermi a dire che sia attuale, ma che abbia echi che parlano anche dell’oggi, questo sì Dal blues rurale al punk del 77, al Kraut Rock degli anni settanata tedeschi eccetera…
Dato avete parlato dei Neu! non posso fare a meno di condividere questo gruppone danese, i Papir, che prendono a piene mani dal kraut per rimescolare tutto con il jazz. Su youtube ci praticamente tutti e tre gli album completi. Metto qua III.IIIII, a mio avviso uno dei migliori brani.
https://www.youtube.com/watch?v=TxNZWl0peG0
god fornøjelse!
La Punk attitude è DNA di Wu Ming e del Wu Ming Contingent. Wu Ming 5
è l’anello di congiuzione tra le due comunità: scrittori e musicisti.
I Wu Ming come i Crass sono spine nel fianco di un sistema reazionario
e decadente senza necessariamente imbracciare chitarre elettriche o
pestare sulle pelli di una batteria.
La nascita del Wu Ming Contingent ha solo implementato il modo di
raccontare storie, utilizzando il linguaggio diretto, semplice ed
efficace del r’n’r.
La musica pensata dal basso arriva all’uomo della strada, estendendo
il concetto di uguaglianza, questo è sostanzialmente la differenza che
corre tra un reading con accompagnamento musicale in sottofondo e i
riff potenti con cori urlati all’unisino del Wu Ming Contingent.
Concludo parafrasando il motto di Malcon Mclaren sui Pistols e sulla
punk attitude:
Anyone Can Be A Sex Pistol
Yu
Scorro il post di mr. Toto e finalmente leggo il parere di una persona altra alla band pienamente in linea con lo spirito che ha originato l’operazione Wu Ming Contingent. L’analisi porta l’attenzione su un punto in particolare, “Cosa è possibile dire dopo che è stato detto tutto?” parlando dal punto di vista musicale intendo…quando noi del Contingente abbiamo iniziato a muovere i primi passi con la band ci domandavamo proprio questo, a dire la verità questa domanda ce la siamo posti proprio prima di cominciare a suonare.
La risposta fluì all’unisono e molto naturalmente, partiamo dalle nostre radici sonore, dal nostro territorio culturale comune…il punk ed il Post-punk appunto, suoniamo e componiamo a filo diretto con il cuore, senza pensare ad opportunismi stilistici che ci facciano sembrare qualcos’altro da ciò che in realtà siamo.
Il post punk come attitudine ci appartiene, ne sentiamo le cifre stilistiche come collante e simbolo generazionale (tre quarti della band si avvicina al mezzo secolo anagrafico).
Come giustamente analizzato da Reynolds, Post-punk è sinonimo e sintesi del mollare gli ormeggi del manierismo cieco per partire alla scoperta di territori sonori liberi, dove la contaminazione e la ricerca di senso, di continuità ed integrità sono tutt’uno con la definizione d’identità.
E’ da qui che noi del Contingente volevamo partire per realizzare la ricerca di stile sintetizzata in Bioscop. Fusione di caratteri, di gusti e di visioni di quattro persone sotto forma di album e di band, modalità espressiva che ci viene dal cuore, spontanea, naturalmente sincera, ora come allora, quando nel 1980 e dintorni eravamo ragazzini e costruivamo immaginando da zero band come Nabat, Bacteria, Tribal Noise, Loveless, Uxidi DC…dove nessuno eseguiva covers e dove tutti producevano e proponevano materiale proprio.
Bioscop per noi non significa un punto d’arrivo quanto un punto di partenza, considerazioni ed analisi come quelle di Toto ci danno carburante per proseguire il viaggio nella giusta direzione.
Oh, menomale, mi fa piacere.
Mi sembrava appunto che se ne fosse parlato poco.
Invece a me ha colpito molto l’immediatezza del disco, la sua urgenza.
Si percepisce che è un lavoro più suonato che ragionato. Uscito cioè più in sala prove con gli amplificatori accessi, che attorno ad un tavolo o difronte un pc.
Avanti così…