Domenica 14 giugno, a Roma, abbiamo presentato Quinto Tipo, la collana di libri diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre, al pubblico del festival di Letteraria. Il giorno prima, con Leonardo Bianchi, avevamo presentato Cent’anni a Nordest. I due incontri erano legati da un filo: la riflessione sulle scritture ibride, inclassificabili, libere.
Il festival – che celebra l’eponima rivista e al tempo stesso è una sorta di “congresso annuale” di Alegre – è giunto alla quarta edizione ed è sempre più partecipato. Il laboratorio sociale occupato Communia, nel quartiere S. Lorenzo, letteralmente straripava di umanità. Per l’ultimo appuntamento, la presentazione del libro Kobane. Diario di una resistenza, sono arrivate diverse centinaia di persone, tante che si è dovuto mettere uno schermo gigante all’esterno della sala, e c’era gente che ascoltava dal marciapiede di via dello Scalo, incurante dei rumori del traffico.
Nel pomeriggio, a presentare Quinto Tipo con Wu Ming 1 c’erano Tommaso De Lorenzis (che ha coordinato l’incontro) e Goffredo Fofi. Ecco l’audio della discussione, diviso per interventi, ciascuno arricchito da un sommario. I file possono essere ascoltati in streaming o scaricati.
C’è anche la possibilità di scaricare l’audio in un solo file, dal feed di Radio Giap Rebelde. Radio Giap Rebelde è il nostro podcast, la nostra audioteca. Reading, audiolibri, musiche, conferenze, presentazioni, interviste e quant’altro. Ci si arriva anche da iTunes.
Introduzione di Tommaso De Lorenzis – 12’09”
INTRODUZIONE DI TOMMASO DE LORENZIS – 12’09”
Il titolo fantascientifico e il sostantivo «collana» – È facile fare una collana? No, perché «i lettori non capiscono un cazzo» (buyer dixit) – Un terrain vague tra le scritture definibili – Non è una novità – Tendenze involutive nelle scritture romanzesche italiane: la crisi del sedicente “noir italiano” e (più grave) della historical fiction – I due significati della parola «romanzo» nei titoli Romanzo criminale e Romanzo di una strage – Domande a Fofi: è questo lo scenario? E il rilancio?
Goffredo Fofi: se siamo pusher, spacciamo droghe buone
GOFFREDO FOFI: SE SIAMO PUSHER, CERCHIAMO DI SPACCIARE DROGHE BUONE – 17’40”
Si parla troppo dall’interno della letteratura – L’influenza totalitaria del mercato – Noi siamo pusher – Invece di fare, si sogna – Le immagini necessarie, le parole necessarie, i suoni necessari – Che ruolo ha la letteratura in quest’epoca storica? – A parte i Wu Ming, nessuno scrive manifesti letterari – Il grande nemico della cultura è la specializzazione – Gli scrittori sentono la realtà – Se uno volesse fare lo strutturalista serio… I “filoni” che mettono miele sulle piaghe – Gomorra e altri romanzi-inchiesta – In Italia c’è una letteratura viva – Questi tre libri sono molto diversi tra di loro – In Diario di zona c’è un vero scrittore – Questi che lavorano nel teatro hanno un’attenzione nell’uso della parola che molti scrittori non hanno (non scrivono: pisciano) – In Diario di zona dialoghi (e monologhi) bellissimi – Un universo letterario sociologicamente probabile – Se siamo pusher, dobbiamo spacciare droghe buone, droghe che sveglino anziché addormentare.
Da Point Lenana a Quinto Tipo
DA POINT LENANA A QUINTO TIPO – 18’58”
TDL: Travagliata storia d’amore tra una teenager pariolina e un angelo – È il crossover.
WM1: Parto da me come scrittore, dalle scritture che ho praticato – Point Lenana come libro della svolta – Il nostro saluto al romanzo storico, oggi sputtanato – Con L’Armata dei Sonnambuli ci siamo ritrovati soli – E poi ci siamo anche rotti i maroni – I due filoni della nostra produzione: i romanzi storici e gli oggetti narrativi non-identificati – Un grande senso di possibilità e di condivisione – Tornando a Gomorra – Il crossover di cui riferiva Tommaso non è altro che banalissima contaminazione tra sottogeneri, già predeterminata dai codici del mercato – L’ibridazione di cui parlo io è una mobilitazione simultanea di ogni sorta di strategia narrativa e tecnica letteraria – Viva le difficoltà di collocazione dei nostri titoli! – Eccomi direttore di collana – Grazie a Stefano Tassinari si è creata un’interazione forte e continuativa tra Alegre e un certo milieu bolognese – I tre libri di Quinto Tipo sono libri di nonfiction – Il racconto della ricerca e delle difficoltà della ricerca: Lello Saracino e le scoperte su Nicola Stame – Il percorso intrapreso come direttore di collana è innervato a quello intrapreso da Wu Ming.
I casi di HHhH e L’abusivo: passaggi da libro a film
TOMMASO DE LORENZIS: I CASI DI HHhH E L’ABUSIVO: PASSAGGI DA LIBRO A FILM – 5’39”
Point Lenana uno dei punti più avanzati nella ricerca sulle scritture ibride – quattro persone – Il caso HHhH – Dal libro al film – Stesso disagio provato vedendo Fort Apache – Il cinema italiano è indietro?
Goffredo Fofi: la consolazione dei “telefonini bianchi”
GOFFREDO FOFI: LA CONSOLAZIONE DEI “TELEFONINI BIANCHI” – 15’47”
C’è un cinema molto condizionato e programmato, deciso dal capitale finanziario – Ma c’è anche un altro cinema – Vizio di forma di Paul Thomas Anderson – Il cinema consolatorio chi consola? Una certa piccola borghesia – Il documentario è rinato con la crisi, dopo trent’anni di fascismo craxi-berlusco-veltroniano – Nel ventennio fascista c’erano due Italie diversissime, estranee l’una all’altra – Tutti i “divi” della “sinistra”, in questi trent’anni, hanno girato scemenzuole evasive (il cinema dei “telefonini bianchi”) – Carlo Levi, L’orologio – Luigi Meneghello, I piccoli maestri – Luciano Bianciardi, La vita agra – Il primo Pasolini – Elio Pagliarani, La ragazza Carla – Benigni e Moretti hanno menato il can per l’aia – «Chi ha compagni non morirà»: Fortini e l’Internazionale [qui Fofi estrae dalla borsa il foglio dattiloscritto originale di Fortini] – Qui l’avvenire è già presente – Danilo Montaldi – Cambiare la realtà: il miglior augurio per la collana Quinto Tipo.
WM1. Danilo Montaldi – Perché «Chi ha compagni non morirà» – Stefano Tassinari.
Ieri sera affollata presentazione de La danza delle mozzarelle a Letteraria festival della letteratura sociale #Roma pic.twitter.com/pqidgN6RSu — wolf bukowski (@vukbuk) June 13, 2015
Botte e risposte: l’importanza di stare nel guado
BOTTE E RISPOSTE: L’IMPORTANZA DI STARE NEL GUADO – 11’15”
Domanda dal pubblico: L’uovo o la gallina? È colpa dei pusher o dei consumatori? GF: I consumatori hanno responsabilità diverse da quelle di chi smercia le droghe pesanti – i lettori sono colpevoli se si accontentano delle caramelle, ma sono sottoposti alle pressioni di chi detiene il potere. Alberto Prunetti: L’influenza latinoamericana – Da Rodolfo Walsh in avanti – L’editoria chiede all’autore di non stare “in mezzo al guado”, ma stare nel guado è fondamentale. WM1: La biografia di Che Guevara scritta da Paco Ignacio Taibo II – Le mutande incrostate del Che. Domanda: Le strategie narrative nella pubblicità. Come contrastare una retorica tanto pervasiva? WM1: È una lotta di lunga durata, lotta di popolo armata. TDL chiude.
A #Letteraria2015 qualcuno ha Scaramouche sulla pelle #ArmatadeiSonnambuli @Einaudieditore pic.twitter.com/eqKcXSnfv2
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) June 14, 2015
Iniziata ora la presentazione di cent’anni a nordest di @Wu_Ming_Foundt sala già piena! pic.twitter.com/lihPyh1o7v
— Alegreilmegafono (@edizionialegre) June 13, 2015
Ciao, volevo fare un commento e una domanda a WM1 e a tutt* non solo sulla collana ma sul tipo di scrittura “del quinto tipo” di cui si sta parlando e di cui si è parlato nella presentazione romana.
Mi pare di capire che molto spesso si tratta di scritture e scrittori che, tra le altre cose, si appropriano di metodi saggistici di varia derivazione. Point Lenana sicuramente fa uso di una certa storiografia accademica non solo nel confronto con le fonti ma anche nel metodo di esposizione, narrativo sì, ma anche meramente espositivo. Negli anni ’70 e ’80 è partita dall’Italia una corrente storiografica fortunatissima che va sotto il nome di microstoria (Carlo Ginzburg, Natalie Zemon Davis, ecc. ecc.) che faceva un po’ il percorso inverso: da un ambito strettamente accademico si è aperta a metodi di scrittura narrative che potevano parlare a un pubblico non accademico, e di fatto lo hanno fatto. Leggendo Point Lenana, Timira e anche, in misura minore, Diario di Zona, mi sono accorto che ci sono molti elementi comuni alle due tradizioni: schematicamente e sommariamente, l’attenzione alle biografie individuali e al loro contesto, la ripresa alla lettera del consiglio storiografico di Marc Bloch di inserire nella narrazione storica il racconto di “come lo storico sa ciò che sa” (che apre a elementi autobiografici molto flessibili se si esce dal contesto strettamente accademico); ma soprattutto la tecnica narrative che Ginzburg ebbe a definire cinematografica, basato sullo “zoom in” e sullo “zoom out”, per esempio quando dalle minuzie della vita di un mugnaio friulano si passa al racconto delle correnti dell’Inquisizione che scolpirono la storia del tardo cinquecento, o quando da un piccolo dettaglio della vita di Benuzzi si passa alla descrizione degli ultimi giorni dell’Impero Austro-Ungarico.
Insomma, avete articolato questo rapporto tra questa scrittura del quinto tipo e la microstoria? Ci sono influenze dirette? Se sì, come avete usato, ampliato, ristretto, le tecniche narrative microstoriche?
Intuizione corretta, le influenze dirette ci sono e c’erano già sui nostri romanzi storici, fin dall’inizio. Non è un mistero (anzi, lo abbiamo sempre dichiarato, e a suo tempo abbiamo pure presentato il romanzo insieme ad Adriano Prosperi) che non ci sarebbe stato Q senza Giochi di pazienza. Quindi questa era una “base” già acquisita e tematizzata da molti anni, tanto che non ci pensiamo nemmeno più. In ogni caso, non era l’unica. Fortissima è stata, come ho detto nell’incontro romano, l’influenza di una certa “scuola” latinoamericana. E fortissimo fu l’influsso di James Ellroy. Poi ci abbiamo messo del nostro, nel corso del tempo abbiamo affinato strategie e tecniche, abbiamo appreso lezioni, fatto esperimenti, recuperato altre influenze, frequentato altre scritture. Oggi Ellroy si è allontanato sullo sfondo, per fare un esempio. L’idea è quella della mobilitazione simultanea del maggior numero auspicabile di tipologie testuali, strategie narrative, tecniche letterarie e figure retoriche estese, per scrivere una storia con ogni mezzo necessario, da una molteplicità di angolature.
[…] e un racconto altrettanto dettagliato ma sicuramente più autorevole, dovreste rimbalzare su Giap dove Roberto (Wu Ming 1) mi ha preceduto di […]
[…] Estratto da: Un incontro ravvicinato del #QuintoTipo con Goffredo Fofi – Se siamo pusher cerchiamo di spacciare roba buona su http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=21677#more-21677 […]
[…] non ricordare Amianto. Una storia operaia di Alberto Prunetti. Chi ha partecipato allo scorso Festival di Letteraria, svoltosi al Communia di Roma nel giugno 2015, ha assistito a un intenso recital tratto dal libro, […]
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