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di Nicoletta Bourbaki (*)
E così, di nuovo, e ormai con una certa stanchezza, arriva il 10 Febbraio. Il Cuore nel pozzo sarà trasmesso per l’undicesima volta su Rai74, vedremo pubblicata la foto della fucilazione di Dane su diversi siti e giornali e sentiremo le boutades di qualche associazione di esuli. Immancabili le interviste a Cristicchi.
Raccontare la storia al grande pubblico non è mai facile, soprattutto se si tratta di vicende complesse. Più parti se ne occultano, più il quadro risulta incomprensibile. Ma solo aggiungendo l’arroganza di un forte movente politico e una regia mediocre si è potuti arrivare a quello che è il discorso sulle foibe in Italia.
Nonostante l’impegno, l’entusiasmo, i finanziamenti e il consenso bipartisan il Giorno del ricordo è “andato storto”, a partire dalla data scelta.
Non certo per mancanza di alternative, la ricorrenza è stata fissata nell’anniversario della ratifica del Trattato di Pace di Parigi, 10 febbraio 1947, data in cui l’Italia – sconfitta nella guerra che aveva combattuto al fianco di Hitler – si impegnava a restituire tutte le colonie e buona parte dei territori annessi in Istria e Dalmazia.
Per molti italiani un giorno infausto, che li ha trasformati in vittime di un’ingiustizia.
Far coincidere proprio quella data con una narrazione che descrive «gli Italiani» unicamente come vittime significa omettere tutto quel che accadde prima. Ma la realtà non si lascia omettere così facilmente. E così, la caratteristica saliente, la costante del parlar di foibe in Italia è la sfiga, la mosca nella minestra che rovina il pasto quando hai già il cucchiaio in bocca.
1. Sfiga e foibe: un breve campionario
L’abbiamo visto con le medaglie che ogni anno vengono assegnate ai parenti di infoibati/dispersi/caduti che-poi-in-fondo-è-la-stessa-cosa. «Per L’Italia», c’è scritto.
C’è una commissione dell’esercito che studia le biografie dei papabili e dovrebbe garantire l’irreprensibilità di queste assegnazioni – e invece zac!, l’anno scorso spunta quella assegnata a Paride Mori, ex ufficiale del Battaglione “Benito Mussolini” che combatté al fianco dei nazisti. Putiferio, imbarazzo. Han decorato un fascista? Sarà un caso isolato! Ce n’è altri trecento, si scopre subito, perché il Giorno del Ricordo è un medaglificio fascista.
«Io non c’entro», avrà a dire la Presidente della Camera.
Medaglia revocata il 25 aprile. E le altre?
L’abbiamo visto con il discorso di Giorgio Napolitano il 10 febbraio del 2007: le foibe e l’esodo scaturite «da un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica». Non è cosa da poco, perché se lo dice la prima carica dello Stato significa contestare la legittimità del Trattato di Pace e del confine. E allora zac!, com’era prevedibile il Presidente croato Stjepan Mesic replica in tono compunto – ma corretto – precipitando il teatrino della pacificazione nazionale in salsa nazionalista in un grave incidente diplomatico con interessamento della stampa internazionale.
Sentiremo che dirà quest’anno Mattarella.
Sul fronte delle “arti”, degli strumenti di edificazione a beneficio dell’ampio pubblico, abbiamo visto la già menzionata fiction sulle foibe ambientata in Istria nel 1944 e che dell’Istria non ha nulla, né storia né luoghi.
Del resto, con il 1944 le foibe c’entrano poco.
Abbiamo visto lo spettacolo teatrale che innesta il genere pseudostorico nel fertile tronco della commedia popolare: «Un certo Giuliano Dalmata!» Prooot! Risate.
Abbiamo visto il diario scritto da Frediano Sessi come se fosse Norma Cossetto, la conoscenza della cui tragica fine si basa però in gran parte su congetture e dicerie o, per dirla con Roberto Spazzali, «incontrollate fantasie e presunte testimonianze». Un’opera dettata da un imperativo etico, si direbbe.
Lo sterile connubio tra artisti in cerca di finanziamento e foiberia, esoderia, confineorientaleria scade in un rapporto perverso in cui il taglio preciso richiesto dal committente sovrasta le possibilità dell’autore (in genere non eccelse) e il fiasco è assicurato sempre o quasi.
Anzitutto, è indispensabile l’iperbole.
Ecco dunque l’esplosione di Vergarolla (così nota in serbocroato: Eksplozija na Vergaroli) che diventa «la Strage di Vergarolla» che a sua volta, in assenza non solo di una verità giudiziaria, ma anche più in generale di prove certe, diventa «il più sanguinoso attentato nella storia dell’Italia repubblicana».
Tra l’altro, Pola non ha mai fatto parte dell’Italia repubblicana. Semmai – per poco più di vent’anni – del Regno d’Italia, e nel 1946 era amministrata dagli angloamericani.
La strage, tornata da anni prepotentemente in auge, è oggetto di saggi che prescindono totalmente dall’uso delle fonti in lingua serbo-croata, dove forse qualcosa di interessante si sarebbe potuto trovare, come la dichiarazione pubblica dell’anziano polesano Benedetto Buich secondo cui gli ordigni furono fatti esplodere dall’italiano Riccardo Saccon in stato di ubriachezza.
È inoltre diventata proprio quest’anno il soggetto di un documentario sponsorizzato al solito da alcune associazioni degli esuli, documentario intitolato non ironicamente, e dunque tragicamente, L’ultima spiaggia, la cui prima copia è stata subito donata a Cristicchi, ormai nume tutelare e Madrina delle foibe.
L’iniziativa, partita da qui, ci informa che possiamo ricevere una copia del film su blu ray per un prezzo dai 100 ai 190 euro, e non manca di farci sapere che
«ci sono già prenotazioni del […] film per proiezioni in concomitanza del Giorno del Ricordo del 10 febbraio: chi di voi volesse spargere la voce presso enti, amministrazioni o associazioni che possono essere sensibili al tema, ve ne saremmo grati! #UltimaSpiaggiaVergarolla»
…che messo così suona un po’ come una supplica.
Sembra che nell’economia dello show-business italiano, dopo il lavoro di alcuni “apripista”, le foibe siano diventate il tempo supplementare, la possibilità per artisti più o meno in disarmo di accedere a un circuito privilegiato di finanziamenti e vendite garantite, purché siano disposti a maneggiare una sostanza poco piacevole.
Alberto Negrin, regista de Il cuore nel pozzo, continua a galleggiare dalle parti di Raifiction. Cristicchi, dopo aver raggiunto il culmine della fase “impegnata” con Ti regalerò una rosa (si ricorderà Mi chiamo Antonio / credevo di parlare col demonio) è approdato in pochi anni al confine orientale.
E così, eccone molti altri, più o meno giovani e conosciuti, ridotti a frequentare il tema sgradito per eccellenza – e quindi tanto più gratificante per via della pretesa persecuzione politica di chi se ne occupa – magari anche solo per farsi un po’ di pubblicità.
Sono iniziative che partono talvolta dal basso, si mettono all’asta… e fatalmente ancora più in basso sprofondano. Perché occuparsi di foibe porta a benefici concreti solo a mostrarle da una certa angolatura, che al poetico e all’immaginario concede poco, privilegiando piuttosto i toni del risentito e del morboso. All’autore rimangono spazi di manovra strettissimi – Cristicchi alla prima rappresentazione del suo spettacolo ha subito pressioni per non inserire una citazione di Boris Pahor – ma si può consolare con l’esaltazione acritica della stampa, l’affetto del mondo politico e le scolaresche intruppate a teatro.
2. Un genio, due compari e tanti polli: il film Foibe
Di queste iniziative, la più paradigmatica è quella di «FOIBE» IL KOLOSSAL CON 12 OSCAR E 30 NOMINATIONS (urlato nel testo) che ci permette di apprezzare, nelle dimensioni della bufala, l’intero spettro cromatico della vicenda delle foibe in Italia, dall’impossibilità di nutrire dubbi in riferimento ad alcunché venga affermato sulle foibe, la cui verità è sacra, alla scarsa professionalità della stampa nostrana, fino al gigantismo e alla totale mancanza del senso del ridicolo.
Il merito di cotanta rivelazione va al regista Mirko Zeppellini alias John Kaylin, cui, non fosse per le cosucce raccontate qui andrebbe tutta la nostra simpatia, se non altro per l’entità del bidone tirato a certi ambienti.
Ma andiamo con ordine.
Tutto inizia negli ultimi giorni del 2010, quando Il Piccolo di Trieste e una manciata di altri giornali annunciano l’intento di Zeppellini – il quale «fin da giovane si è accostato al mondo dello spettacolo, con la messa in scena di un’opera a soli 13 anni che lo ha fatto conoscere nell’ambiente cinematografico»! – di girare in Friuli Venezia Giulia un film sulle foibe, preannunciando che il successivo 10 febbraio «è prevista una conferenza stampa negli Stati Uniti, al quale parteciperà anche Paolo Sardos Albertini in rappresentanza della Lega nazionale».
Da questo momento sarà un continuo stillicidio di dichiarazioni, sempre più roboanti, faraoniche, ridicole, incredibili.
Del resto, da uno con una biografia così, cioè anche banalmente scritta così, ci si può aspettare davvero di tutto:
«Born Mirko Zeppellini, in Italy, to a family from Parma with Jewish origins. He’s been defined many times as a young genius. For this reason since a young age he decided to adopt a stage name and that’s how John Kaylin was born. A playwright by the age of 12. He got his first play put on at the stage by the age of 13 […] This passion has taken him to also produce soundtracks and to open a publishing company, making an album and soundtrack with the Ennio Morricone.
In addition to three albums with the pianist David Helfgott, who became famous with the Academy Award-winning movie “Shine”. […] When he publicly said that Italy was the last country where an artist could be born, live, and grow; and after he escaped from an anti-semitic attack on him because of his Jewish origins and for producing Jewish artists, he decided to move to South America and to the USA. […]
He’s also working on the screenplay “E”, a story that shows how “mathematically” the existence of God can be proven.
He’s also working, after six years of research and collecting written proof, photographs, and video; the story of the Foibe. A dark period in Europe after WWII that was erased from the school books, to avoid problems for both the Italian and Yugoslavian governments. This has also created trouble for John Kaylin and so he has decided to permanently leave Europe.» Fonte: Imdb
Dopo appena due settimane è Il Friuli, in solitaria, a dare la notizia che «un’iniziativa della Produzione del film ‘Foibe’, ha portato le comunità religiose presenti a Trieste ad unirsi in un’unica benedizione rivolta alle persone che a fine anno arriveranno in Friuli Venezia Giulia per le riprese del film».
Individuando nelle fenditure carsiche insospettate virtù ecumeniche, il regista spiega che
«Foibe chiamerà al lavoro cristiani, islamici, ebrei, buddisti, centinaia di razze e religioni: un gruppo umano [ … ] Ritengo che questo film sia l’occasione per mostrare in Italia e nel Mondo che siamo realmente tutti parte di questo piccolo grande pianeta [ … ] in modo che tutti possano ricordare che gli insegnamenti di Torah, Vangelo e Corano parlano di popoli di un unico mondo, nati affinché si possano conoscere a vicenda e convivere insieme.»
Attorno al 10 febbraio del 2011 «FOIBE», IL KOLOSSAL CON 12 OSCAR E 30 NOMINATIONS raggiunge la sua massima notorietà, con articoli altisonanti su tutta la stampa locale – compresa quella della minoranza italiana in Istria – più Il Giornale, mercè la sempre brillante penna di Fausto Biloslavo.
Biloslavo scrive, tra le altre cose:
«Durante la presentazione a Los Angeles è stato annunciato che con Kaylin lavorerà il regista inglese John Michael Kane.»
Che è come dire: con Zeppellini lavorerà Zeppellini, dato che non risulta esistere alcun «regista inglese» di nome «John Michael Kane», e quest’ultimo è da più parti indicato come l’ennesimo pseudonimo usato da «the young genius».
Biloslavo non è l’unico a essersi bevuto la storia del «regista inglese», e nemmeno il primo. L’ha presa direttamente dal Piccolo. Durante questo passaggio da una velina promozionale a un giornale locale a un giornale nazionale, nessuno ha fatto la minima verifica. Eppure sarebbe bastato un minuto di ricerca su Google per scoprire che «John Michael Kane» è un nome fittizio preso di pacca da un romanzo di spionaggio di Robert Ludlum e dal film che ne è stato tratto, The Bourne Identity.
L’identità sdoppiata e l’immaginario regista inglese finiranno dritti su Wikipedia.
Assieme alla notizia dell’avvenuta presentazione negli Stati Uniti (presentazione di cosa, di grazia, se le riprese sarebbero iniziate a fine anno?), che in provincia fa sempre effetto, sulla stampa si annuncia un’improbabile lista di partecipanti:
«un gruppo di brillanti artisti che vanta ben 12 Oscar vinti e 30 nominations […] Maxime Alexandre, direttore della fotografia, famoso per ‘High Tension’, ‘Mirrors’, con Kiefer Sutherland, ‘Le colline hanno gli occhi’ […] Il make up sarà curato da Vittorio Sodano, che ha lavorato in oltre 30 produzioni, ricevendo due nominations agli Oscar per ‘Il Divo’ di Paolo Sorrentino e ‘Apocalypto’ di Mel Gibson. Aldo Signoretti sarà l’hair stylist. è un’artista di fama internazionale con oltre 60 produzioni e film come ‘Troy’, ‘Gangs of New York’, ‘Romeo + Juliet’».
Non male, se si aggiunge anche che «la post produzione avverrà in USA e seguita dagli stessi tecnici che insiema hanno realizzato la saga di Guerre Stellari, Indiana Jones e Superman», come se questo fosse garanzia di qualcosa.
Al di là del truccatore e del parrucchiere, e dei rispettivi Oscar, la consulenza storica viene rivendicata dalla Lega Nazionale di Trieste, il cui Presidente Paolo Sardos Albertini spiega proprio sul Giornale che «L’iniziativa ha la lodevole aspirazione di far conoscere la vicenda delle foibe a tutto il mondo, attraverso le sale cinematografiche, sul modello di Schindler’s List».
Negli stessi giorni, oltre agli imbarazzanti dettagli di cui sopra, sul sito dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) si scrive qualcosa che comincia a puzzare di bruciato, ovvero che «la produzione del film vuole ringraziare per l’aiuto e la collaborazione: la Lega Nazionale e il suo Presidente, Avv. Paolo Sardos Albertini, il Comune di Trieste, il Sindaco Roberto Dipiazza, Il Vice Sindaco Paris Lippi e l’Assessore alla Politiche Culturali e Museali, Massimo Grego [in realtà si chiama Greco Ndr], Provincia di Trieste e la Regione Friuli Venezia Giulia l’associazione Nazionale Vittime del Dovere d’Italia e il Presidente Cav. Andrea Fasanella Il Ministero della Difesa, lo Stato Maggiore dell’Esercito e lo Stato Maggiore della Difesa, la Guardia di Finanza il Ministero degli Interni e il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, l’on. Isidoro Gottardo e il Gruppo Consiliare Regionale del PDL, Mario Maffi, nostro consulente storico» e ovviamente «tutti gli abitanti di Trieste che vorranno collaborare con la produzione del film».
Come se non bastasse, si annuncia che «una parte dei profitti del film […] sarà devoluta al Children’s Hospital di Los Angeles».
Sembra quasi troppo bello per essere vero, ma notoriamente chi dubita è un disfattista.
Qui sotto, la locandina del film recuperata dagli oscuri recessi della pagina imdb.com di e su Kaylin/Zeppellini. Anche questa potrebbe essere opera di qualche artista che ha meritato l’Oscar, ma in mancanza di notizie certe, meglio non sbilanciarsi.
Dopo tanto scalpore, visto che evidentemente una produzione statunitense sulle foibe «con 152 ruoli, uno dei più grandi film corali della storia oltre migliaia di comparse» può esistere solo nella fantasia e nella megalomania di certa gente, non resta che diffondere ancora più fumo per nascondere l’assenza dell’arrosto.
3. «Smarmella tutto!»
Forse è lo stesso regista, stupito dal credito ricevuto, a confondersi e lasciarsi prendere la mano. Ad ogni modo, la cosa funziona per alcuni mesi, con una serie di iperboli tali che, assieme a quanto ricostruito finora, rendono davvero difficile credere che in così tanti abbiano abboccato.
Il primo “lavori in corso” è datato maggio, quando sul solito Piccolo si legge che «Alessandro Haber, Enzo Iacchetti e Nicolas Vaporidis reciteranno una parte nel film Foibe» oltre a «Claudio Gioè, Claudio Castrogiovanni, Gianni Bruschetta [sic, in realtà è Ninni Bruschetta, il “Duccio” della serie TV Boris], Giobbe Covatta, Karolina Porcari, Gianpiero Cognoli, Filippo Guttuso, Fabio Camilli, Elio D’Alessandro e Andrea Lehotska».
Foibe, si annuncia, sarà presentato il 10 febbraio 2013.
Ad agosto l’ultimo fuoco d’artificio, con Enzo Iacchetti che al Festival Idea Format Tv dichiara di avere accettato la regia (o co-regia) del film.
«Dal 26 settembre fino alla Befana riprendo Striscia la Notizia […] Quindi a maggio sarò a Trieste per fare il regista di Foibe.»
Poi, ovviamente, più niente. Perché il film non esiste. Non è mai esistito. Non potrebbe mai esistere, siamo seri.
Non sarebbe stato difficile fare una ricerca su Google, nonostante i vari pseudonimi di Zeppellini e il continuo cambio nei nomi delle società coinvolte (Listen o Silent production con o senza la esse finale). Questo evento romano ad esempio, datato 2008, non ha mai avuto luogo e nel comunicato stampa un giornalista coscienzioso avrebbe trovato diverse piste da seguire.
4. La voce di Wikipedia
Del film Foibe è interessante la pagina su Wikipedia, pubblicata da un IP salentino nel gennaio 2013. Poco prima di pubblicare quest’inchiesta, abbiamo dato l’annuncio su Twitter e subito la voce è stata cancellata, dopo più di tre anni di onorato servizio.
È sull’enciclopedia libera che la produzione del film Foibe diventa un fatto compiuto. «È stato girato a Trieste», assicura la voce. Un migliaio di comparse… e nessuno le ha viste!
Immediatamente dopo la sua creazione, la voce non viene intercettata dall’attività di patrolling – letteralmente, “pattugliamento delle ultime modifiche” –, procedura routinaria di vaglio delle nuove pagine create su Wikipedia svolta per la gran parte dei casi da utenti amministratori. Il patrolling riveste un ruolo importante per la credibilità del dispositivo Wikipedia, perché grazie a questa attività si possono individuare e cancellare prima che facciano danni, in primo luogo alla reputazione della stessa Wikipedia, voci autopromozionali o palesemente non enciclopediche, oppure vere e proprie voci bufala, su temi o fatti inesistenti.
È plausibile immaginare che il “pattugliatore” incappato nella voce Foibe appena creata – sorvolando sulla valutazione riguardo all’autopromozionalità di una voce dedicata a un film solamente annunciato – si sia fatto trarre in inganno dal riferimento a fonti esterne, che confermavano la notizia di un film in fase di lavorazione. Questi link, presenti in calce alla voce (Il Piccolo e Movie Player) e reperibili con una sbrigativa ricerca su Google, sono stati sufficienti per dare credibilità alla voce stessa. E il serpente si morde la coda: l’esistenza della voce su Wikipedia fa da pezza d’appoggio per menzionare il film in nuove pagine su foibe e dintorni.
Alla data di oggi, la pagina «Discussione» della voce riporta un solo rilievo: «Giobbe Covatta non fa parte del cast di questo film.»
Come già per Assassini nella storia, libro inesistente rimasto come fonte per lunghissimo tempo (guarda caso in una voce sempre connessa alle mitografie del confine orientale), anche per il film Foibe si pone il seguente problema: come si fa a dimostrare che un’opera non esiste? Se il criterio per certificare l’esistenza di qualcosa è la sua presenza su Google, ne consegue che qualsiasi cosa presente su Google automaticamente esiste.
Nel caso del kolossal CON 12 OSCAR E 20 NOMINATIONS, se ne possono reperire consistenti tracce su portali di associazioni o testate giornalistiche a prima vista attendibili, per cui ad un’interpretazione rigida del secondo pilastro di Wikipedia risulta perfettamente plausibile e coerente che una bufala a cui credettero decine di giornali e associazioni di esuli si materializzi e si riproduca ad libitum dalle pagine dell’enciclopedia libera. Se ci credi, niente è impossibile, specie su Google e se riguarda il confine orientale.
Da qui si comprende l’importanza e l’urgenza di una corretta didattica sul tema: a chi viene fatto credere che i morti italiani in Istria e Dalmazia abbiano superato di gran lunga quelli della Shoah – è stato detto qui – è facile poi far credere qualsiasi cosa, anche l’esistenza di un kolossal sulle foibe più epocale di Schindler’s List.
Resta da chiedersi, e anzi lo chiediamo, se il film abbia ricevuto dei finanziamenti e, se sì, da chi.
Forse, per trovare una risposta, potremmo ripartire dalla già citata nota (auto)biografica di Zeppellini/Kaylin. Per la precisione, dal punto in cui si dice che, a causa di Foibe, the young genius «has decided to permanently leave Europe».
Quel che è certo è che dal 2013, come ha scritto Sandi Volk, sull’intera operazione «è stato fatto calare un pietoso e provvidenziale silenzio», perché «parlarne avrebbe fatto coprire di ridicolo, se non peggio, un certo mondo delle organizzazioni degli esuli».
* Nicoletta Bourbaki è il nome usato da un gruppo di inchiesta su Wikipedia e le manipolazioni storiche in rete, formatosi nel 2012 durante una discussione su Giap. Con questa scelta, il gruppo omaggia Nicolas Bourbaki, collettivo di matematici attivo in Francia dal 1935 al 1983.
N.d.R. I commenti al post verranno attivati l’11 febbraio, per consentire una lettura ragionata e – nel caso – interventi meditati (ma soprattutto, pertinenti).
[…] sul mercato dell’eventistica istituzionale, al punto che qualcuno ha ritenuto questo settore maturo per qualche truffa spregiudicata. Del resto, è il capitalismo, […]
Il film era in programma ieri (10 febbraio 2016) presso il Torrione Angioino a Bitonto nell’ambito della quarta edizione di Memento, una rassegna di mostre, spettacoli e incontri che celebra le giornate della Memoria e del Ricordo (dal 27 gennaio al 12 febbraio).
La notizia dell’evento – evidentemente una prima mondiale vista l’irreperibilità dell’opera – non è passata inosservata e alcuni cinefili hanno ravvivato i blog di settore, ad esempio questo, con commenti frizzanti e carichi di trepidante attesa. Neppure i social sono rimasti silenti, anzi. Sono state condivise esperienze personali e proposte trasferte nella ridente città degli ulivi già teatro di eventi epocali come la battaglia del 1734 tra spagnoli e austriaci.
L’attesa e l’entusiasmo sono però stati frustrati perché a quanto pare l’organizzazione non ha dato conferme circa la disponibilità dei rulli del film.
Delusione quindi per quanti anelavano di assistere all’anteprima di una faraonica produzione hollywoodiana carica di significati storici che nel rinnovare la memoria delle tragedie del passato avrebbe potuto contribuire alla costruzione di un’identità nazionale consapevole delle proprie conquiste di civiltà.
Una delle reazioni alla pubblicazione di questo post, che vale la pena riprendere qui nei commenti, è quella comparsa sul blog di Maurizio Codogno. Segnalando il post, Codogno minimizza il fatto che la voce relativa al non-film Foibe sia rimasta tre anni su it.wiki: «Non ci crederete, ma la cosa non mi preoccupa nemmeno poi tanto» ha scritto. Proseguendo nella lettura Codogno propone gli argomenti che a suo dire renderebbero questa vicenda wikipediana cosa di poco conto, indicando nell’articolo de Il Piccolo che compariva in calce fin dalla prima versione della voce un elemento di veridicità e attendibilità che avrebbe vanificato l’efficacia degli strumenti di auto-controllo dell’Enciclopedia Libera. D’altronde, scrive, «Wikipedia punta alla verificabilità (che è oggettivamente misurabile) e non alla verità (ben più difficile da misurare)».
Dunque, secondo Codogno, con la sola presenza del link all’articolo de Il Piccolo la questione della verificabilità era assolta. Stringendo ancora: vista la presenza di una fonte la voce era wikipedianamente corretta e scorretto sarebbe invece segnalare l’inciampo e avanzare delle critiche al dispositivo Wikipedia. Codogno sminuisce la vicenda di Foibe e si permette, sin dai toni, un atteggiamento da navigato: da dove gli deriva questa sicumera? Beh, qualche motivo per farlo lo ha e sono motivi che rendono più grave questo minimizzare la vicenda relativa alla voce Foibe (il film) e, al contempo, il tentativo di assolvere attraverso la banalizzazione della stessa il dispositivo Wikipedia da ogni responsabilità: Maurizio Codogno è infatti un wikipediano della prima ora, amministratore di Wikipedia dal 2005 e socio fondatore di Wikimedia Italia (quest’ultima è cosa diversa da Wikipedia: l’associato a Wikimedia Italia non è necessariamente un utente di Wikipedia e viceversa, la prima «sostiene Wikipedia e la sua diffusione ma non è responsabile dei contenuti dei progetti in lingua italiana»). Stupisce quindi che non abbia colto quanto espresso nel paragrafo 4 del nostro post dove si rende conto di come gli articoli pubblicati su giornali e siti cascavano sì mani e piedi nella bufala parlando di un film che si doveva fare, ma non riportavano che esistesse già.
Il primo luogo del web dove il film è stato dato per esistente – prodotto, girato, presentato, distribuito – era la voce di Wikipedia. Tutti gli altri siti che in seguito hanno dato il film per esistente, lo hanno fatto perché riportato nella voce di it.wiki. Un circolo vizioso il cui rischio nelle inchieste di Nicoletta Bourbaki è stato più volte sottolineato e il cui pericolo è ben chiaro allo stesso Codogno, tanto che in un commento al proprio post scrive: «IMDB [che era inserito come fonte nella voce del film Foibe NdA] non è considerato una fonte troppo attendibile perché come Wikipedia è modificabile da tutti e quindi si preferisce non avere un circolo vizioso». Non bastasse, nella seconda parte del post di Codogno sono riportati due elementi che avrebbero dovuto porre in allerta e far annusare l’odore della bufala a qualsiasi wikipediano, che quanto meno si sarebbe dovuto preoccupare di segnalare che il contenuto della voce era da controllare (o meglio, da verificare attraverso fonti che riportassero dell’effettiva realizzazione del film).
E qui chiudiamo il cerchio: il fatto che la voce sia rimasta intatta su it.wiki per tre anni, pur facendo parte di un cluster di voci – quelle sulle vicende relative al confine orientale – solitamente attenzionate e in cui non di rado si sono verificati casi di editwar, senza che nessun utente abbia notato nulla di strano e senza che nessun avviso sia stato apposto in testa alla voce, non preoccupa minimamente un wikipediano DOC come Codogno. Nulla è successo, fino a qualche ora prima che venisse pubblicato questo post, annunciato su Twitter. Il punto è che questa singola vicenda per noi mostra un punto di debolezza del dispositivo Wikipedia che è bene venga evidenziato per permettere un giusto approccio generale dell’utilizzatore medio all’Enciclopedia Libera, che a quest’ultima dovrebbe rivolgersi con strumenti minimi di cognizione che permettano di valutare l’affidabilità di una voce, senza darla per scontato affidandosi completamente alla fiducia nelle procedure e nelle regole seguite dalla comunità wikipediana.
[…] sul mercato dell’eventistica istituzionale, al punto che qualcuno ha ritenuto questo settore maturo per qualche truffa spregiudicata. Del resto, è il capitalismo, […]
Questo sul kolossal Foibe è un post pedagogico, una lezione ricevuta: mostra che wikipedia non è una semplice e pacifica enciclopedia, ma un luogo di costruzione della realtà, e in certi casi rischia di divenire un vero e proprio campo di battaglia (con buona pace di Jimmy Wales e Larry Sanger). E richiede impegno. Molto impegno.
Chiunque oggi cerca informazioni lì, e le potenziali distorsioni e falsificazioni della realtà sono in agguato. Addirittura nelle scuole oggi a volte si cercano informazioni direttamente su wikipedia senza passare dai testi.
Wikipedia dà dunque forma alla realtà, seleziona fatti, episodi e interpretazioni: se vive di un impegno idealmente collettivo (intendersi “di tutti, della totalità degli individui”), può avvicinarsi ad una “enciclopedia” più ricca di altre perché vitale, ma più è forte la selezione di chi scrive più la realtà rappresentata rischia di prendere derive imprevedibili.
Ognuno deve metterci del suo per le competenze che ha e le nozioni che ha. Banale? Forse, ma non troppo. A me non viene spontaneo controllare le pagine di tematiche sulle quali sono più ferrato per contrastare eventuali vuoti o distorsioni. Mi impegnerò a farlo di più.
Ergo, questo è un post pedagogico. Wuming maestri, a questo giro. Grazie.
Grazie, ma ringrazia Nicoletta Bourbaki, il post è loro :-)
Allora grazie a Nicoletta Bourbaki!
Allora grazie a Nicoletta Bourbaki!
(ripetuto due volte perché il blog considerava il post troppo breve…)
Divertente, il primo filtro di “patrolling” fu effettuato https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Speciale:Registri&offset=20130824211947&limit=1&page=Foibe_%28film%29&hide_patrol_log=0 da un utente che nella propria pagina dichiara “Questo utente è un convinto antifascista” (nonché entomologo). Peccato, perché se fosse stato uno dei soliti irredentisti avremmo potuto sospettare una falsificazione intenzionale e ottenere una bella reprimenda/blocco. Segnalazione utile, ma impatto limitato! Spero in uno scandalo piú succoso al prossimo giro. :-)
Quanto all’impatto della bufala, il fatto che la falsa notizia fosse in Wikipedia importa poco; importa molto di piú in quanti l’hanno letta. Se vedo bene, la voce si aggirava sui 200 visitatori mensili. http://stats.grok.se/it/201512/Foibe%20(film) Insomma, fa piú danno un giornalino di parrocchia che scrive una falsità nazionalista (o un qualunque sito o pubblicazione che avesse eventualmente ripresto la notizia senza verificarla).
Scusate, dati piú aggiornati: https://tools.wmflabs.org/pageviews/#start=2015-10-01&end=2015-12-31&project=it.wikipedia.org&platform=all-access&agent=user&pages=Foibe_(film)
Circa 230 al mese in media, per la precisione.
1) Poteva anche essere un solo visitatore al mese, non cambia nulla. È bastato che un visitatore X usasse – in totale “buonafede” – la voce come pezza d’appoggio per aggiungere il titolo a varie filmografie sulle foibe e a schede di siti specializzati, perché quel titolo finisse in articoli di giornale sul Giorno del Ricordo e nei programmi di amministrazioni comunali.
2) In nessun punto si mette in dubbio – o si dice alcunché dell’eventuale – antifascismo di chi ha fatto patrolling. Semplicemente, diciamo che nessun pattugliatore si è accorto della falsità della voce, ovvero dell’inesistenza del film. Come dice Codogno: un link al Piccolo è bastato. C’è una fonte, quindi ciò di cui parla la voce esiste.
3) Quanto allo “scandalo”, parola che noi non usiamo, è quello raccontato nei paragrafi 1, 2 e 3 del post. Approfittando di un clima favorevole a esagerazioni, distorsioni e bufale, qualcuno ha convinto associazioni di esuli, assessorati, giornali locali e nazionali che a Hollywood ci fosse interesse per un kolossal sulle foibe. Verosimilmente, il castello di carte ha fatto entrare in saccoccia a qualcuno un po’ di baiocchi, e su questo ci siamo posti domande. Speriamo che qualcuno trovi la risposta. Sicuramente, il giochino ha aumentato il già intenso vorticare di bufale, distorsioni ed esagerazioni, nonché allargato il novero dei guitti intorno a una questione che invece è serissima, di più: tragica. Nessun giornalista ha fatto il minimo fact-checking, e quando si è scoperto che il tutto era una cazzata, nessuno ha rettificato nulla e si è optato per un silenzio imbarazzato. Silenzio che noi per primi, a distanza di tre anni, abbiamo rotto.
È venuto il momento di raccontare come si è arrivati alla cancellazione della voce relativa al non-film Foibe su it.wiki. Il ruolo del protagonista principale spetta di diritto a un vecchio conoscente per chi segue le inchieste del gruppo Nicoletta Bourbaki: l’uomo che si fa chiamare Presbite.
Per chi non lo conoscesse, Presbite è un utente wikipediano da anni estremamente attivo nelle voci che riguardano le vicende del cosiddetto confine orientale (Adriatico orientale, Trieste, fascismo di confine, foibe, esodo istriano e via dicendo), un “neoirredentista” che ha lasciato negli anni una scia di edit praticamente in ogni voce appartenente a questo cluster, presidiandole con il tic del revert facile (la cancellazione di modifiche di altri utenti che riporta una voce alla versione precedente). Per queste ragioni tempo fa il nostro gruppo d’inchiesta assurse a case-study le sue attività e dedicò un intero post – Wikipedia e la storia deturpata: il caso Presbite –al suo ruolo nell’inquinare la storia del Novecento italiano su it.wiki.
Da quel momento il personaggio in questione ha iniziato a denunciare a piè sospinto su it.wiki il pericolo bolscevico che incombe sulle pagine dell’Enciclopedia Libera, fino a sviluppare per Nicoletta Bourbaki e per Wu Ming una vera e propria ossessione. Un’ossessione che oscilla fra l’amore e l’odio, perché Presbite si sente al contempo messo al centro della scena (seppur nel ruolo del cattivo) e coperto di ridicolo, con il rischio che la sua reputazione da esperto super-partes in Wikipedia vacilli.
Il 31 gennaio, alle 9:25, compare questo tweet sul profilo del collettivo Wu Ming.
«È criptico, ma vuol dire qualcosa, qualcosa di grosso!» Così deve pensare Presbite, imbattutosi nel tweet. Si mette quindi febbrilmente a scorrere la tweetline dei suoi amati senza nome fino a un tweet chiarificatore di ben quindici giorni prima.
Finalmente Presbite collega i fili, capisce tutto: «La voce Foibe (film)! Ma certo! La pubblicazione è prevista entro 24 ore! Il tempo stringe, devo agire!» A questo punto la Passione travolge questa povera anima e stravolge i suoi programmi pomeridiani del 31 gennaio: il cervello e le dita iniziano a muoversi sempre più vorticosamente, mal si coordinano tra loro e il risultato e quel che è, un po’ maldestro, ma l’importante è raggiungere l’obiettivo e battere sul tempo il «noto blog» (che sarebbe Giap).
Rallentiamo, riprendiamo fiato – noi che della Passione non siamo prigionieri – e seguiamo passo dopo passo le concitate mosse di Presbite che, nell’arco di un pomeriggio, hanno portato alla cancellazione della voce.
Primo, creare un diversivo: alle 12:44 Presbite apre una nuova sezione nella sua sandbox (l’area di prova presente nella pagina personale di un utente di Wikipedia, dove lavorare a progetti di voce prima di inserirle nell’enciclopedia), il cui titolo è: “=Film su foibe ed esodo=”.
Secondo, cadere dalle nuvole: dopo 6 minuti – alle 12:50 – Presbite inserisce in testa alla voce Foibe (film) il template con la richiesta di cancellazione, così giustificando la sua richiesta: «Gironzolando su itWiki scopro questa pagina, dedicata ad un film che non è mai stato fatto» e, dopo aver riportato gli elementi che lo hanno portato a tali conclusioni ne aggiunge uno che vale la pena qui riportare: «Questo film non è presente nella filmografia di nessuno degli autori, registi, attori pur indicati nella scheda: né in questo, né in altri progetti Wiki.» Bene, tenete a mente quest’ultimo passaggio.
Terzo, tornare al diversivo: Presbite torna – alle 12:58 – ad inserire i primi contenuti nella sezione appena creata nella sua sandbox. E nel mentre, un’illuminazione: «Ho pestato una merda! Il film è presente nella filmografia nella voce it.wiki degli attori citati nella scheda di Foibe (film), e mò?!».
Quarto (non previsto), mettere la toppa: niente panico, dalle 13:27 alle 13:33 Presbite passa in rassegna le voci di tutti gli attori/autori che nella voce Foibe (film) risultavano coinvolti nella produzione dello stesso, cancellandone ogni riferimento. «Fiuuuu…», respiro di sollievo.
Pausa pranzo (?).
Presbite torna rinfrancato alla sua sandbox e ci lavora alacremente dalle 14:56 alle 16:14, controlla la voce Foibe (film) –F5! F5! F5! – e constata che nessuno l’ha ancora cancellata nonostante la sua richiesta, quindi alle 16:25 si risolve a contattare Vituzzu, un amministratore lontano dalle sue posizioni e quindi insospettabile di reggergli il giuoco; tradendo una certa ansia, Presbite così scrive:
«Googolando qua e là sono incappato in pochi secondi su questa incredibile voce [link a Foibe (film) NdA], relativa ad un film che non è mai stato fatto. Ne ho chiesto immediatamente la cancellazione immediata (le motivazioni sono nel box in testa alla voce), ma vedo che la cosa non è stata ancora fatta, mentre tutte le cancellazioni richieste anche qualche ora dopo sono già state effettuate. Mi rendo conto che – come spesso accade con le voci di cui mi occupo – le cose siano un po’ più complesse da analizzare, ma mi pare evidente che non possa esistere una voce enciclopedica su un qualsiasi fatto inesistente.»
La parte più difficile di un’impresa sono i tempi morti, si sa. In attesa che qualcosa si smuova Presbite prima armeggia un poco con la sua pagina personale, quindi si ributta a capofitto sulla sandbox.
Alle ore 19:48, l’admin Eumolpo – pluripremiato come utente più sporco, cioè «utente/admin che più si occupa di lavoro sporco», quindi molto attivo – alleggerisce l’anima in pena dell’uomo che si fa chiamare Presbite e cancella – citando il criterio C1 della procedura di cancellazione immediata – la voce Foibe (film).
Per la felicità Presbite salta la cena, di slancio prosegue il lavoro nella sua sandbox fino alle 23:58 e, alle 23:59, dopo aver preso atto che una voce sulla filmografia completa su foibe ed esodo sarebbe stata troppo complessa da buttare giù entro dodici ore probabilmente si decide a restringere il campo e così crea la pagina Il sorriso della patria.
Iniziata «googolando qua e là» la giornata di Presbite si è conclusa, siamo certi, con viva soddisfazione.
Aggiungo:
1) Presbite, si sa, è vicinissimo a una certa associazione nazionale di esuli dall’Istria e dalla Dalmazia; questa associazione, dal punto di vista spirituale, gli fa un po’ da mamma, o almeno da suocero.
2) guardacaso, è la medesima associazione che ha portato sugli scudi Zeppellini, «il regista inglese John Michael Kane» e il progetto di kolossal hollywoodiano «con più di mille comparse»… per poi chiudersi nel mutismo dopo aver capito che qualcosa non andava;
3) Presbite, possiamo metterci la mano sul fuoco, conosceva a menadito la vicenda del “kolossal che non fu mai”, da molto prima che ne parlassimo noi;
4) Presbite si è più volte vantato del proprio ruolo di custode e supervisore delle pagine che riguardano il confine orientale (salvo poi lagnarsi quando lo riteniamo corresponsabile degli sfondoni e degli orrori colà ricorrenti). Sicuramente, quindi, sapeva dell’esistenza della voce “Foibe (film)”, e sapeva che la voce raccontava un falso. Perché non non è mai intervenuto prima, e lo ha fatto in tutta fretta solo quando ha saputo che noi sapevamo e stavamo per scriverne? Forse perché nell’ambiente degli esuli istriani si era deciso che meno attenzione si attirava sull’episodio e meglio era?
5) Ci sono anime belle che mugugnano e ci dicono: «Invece che fare un post su Giap, quando avete scoperto che la voce era una bufala potevate cancellarla e basta, no?»
Assolutamente no.
Quella di Nicoletta Bourbaki è un’inchiesta sulle retoriche e gli stratagemmi usati su Wikipedia da utenti di destra per manipolare la storia del Novecento italiano. Uno degli obiettivi è sì migliorare Wikipedia, ma attraverso lo studio, la paziente decostruzione e l’esposizione dei meccanismi. Limitarsi a correggere le voci senza condividere scoperte e analisi anche fuori da Wikipedia non sarebbe lavoro d’inchiesta.
E poi, si tratta anche di trattare i manipolatori a pece, piume e pernacchie.
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