Un esempio di contronarrazione: #SteveWorkers

We are the bad apples. Immagine realizzata da We Are Müesli

Se il nome di Steve Jobs si poteva tradurre con “Stefano Lavori”, Steve Workers è Stefano Lavoratori. C’è una bella differenza: Steve Workers è il rovescio di Steve Jobs sul versante del lavoro vivo in rivolta. E’ il guru collettivo della sovversione operaia, appare ovunque vi sia uno sciopero, una lotta, un’occupazione, e con un travolgente keynote presenta i prodotti di Bad Apple: iClasswar, iStrike, iStruggle, iRevolution.

Se quello di Steve Jobs era uno dei volti più riprodotti del pianeta, Steve Workers è solo un berretto alla giovane Mao, una mela rossa capovolta, un paio d’occhiali… e un colletto rigido, da stoico soldato della rivoluzione. Steve Workers è senza volto perché è tutti i volti del proletariato. Il suo nome è moltitudine.

All’apice del momento “Santo subito!” seguito alla morte dell’ex-CEO di Apple, Steve Workers si manifesta in rete con un triplice, assennatissimo consiglio:

«Think different: billionaires are not on your side.
Stay foolish: fight capitalism.
Stay hungry: eat the rich.»

Da quel momento, iniziano a circolare immagini, qualcuno apre un blog a cui tutti possono contribuire, qualcun altro apre un profilo “ufficiale” su Twitter… Sempre su Twitter parte un flusso di aforismi ed epigrammi (prevalentemente in inglese) accompagnati dall’hashtag #steveworkers. Ne proponiamo un montaggio parziale:

«Steve Workers è il 99%. Steve Workers è l’icona senza volto e senza età di tutti i lavoratori sfruttati. Steve Workers è il bambino di nove anni che fabbrica mattoni in Mali. Steve Workers è la donna trentaduenne e istruita che sopravvive con lavori precari e non può permettersi di restare incinta. Steve Workers è la collera lucida e tagliente dei lavoratori. Steve Workers è vivo. Steve Workers ti prende a calci con pesanti scarponi da lavoro. Steve Workers è pronto a occupare tutto. Steve Workers dice: il pianeta è una grande fabbrica Foxconn, ma non suicidarti: organizzati e rompi il culo ai tuoi padroni. Steve Workers dice: mangia i ricchi e diffondi la ricetta.»

C’è anche una micro-leggenda fondativa:

«Quando aveva nove anni, dopo un solo morso e benché fosse affamato, Steve Workers scagliò una mela contro il padrone di sua madre.»

Steve Workers è un “agente collettivo di enunciazione”, nipote di Luther Blissett e cugino di San Precario. Forse è anche pronipote di #Fanciullacci. Steve Workers è contronarrazione e performance potenzialmente depurante. “Steve Workers” è gettato nel mondo come un sassolino in un fiume, e subito parte un gioco collettivo per sfuggire a un’invadente narrazione tossica. Si vede che molti ne sentivano il bisogno.
[Nel frattempo, su Giap si parlava molto dell’altro Steve. Dove? In calce al post sul feticismo digitale, a partire da questo commento di Giorgio1983.]

Che resta da dire? Scrivi anche tu la storia di Steve Workers.

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67 commenti su “Un esempio di contronarrazione: #SteveWorkers

  1. Mai come adesso la teologia neoliberista ha avuto bisogno di un santo a cui votarsi.
    Mai come adesso l’architrave semantico, il dogma, che ne regge il discorso sta rischiando la fatale catastrofe che per ogni culto è la peste.
    Ogni impianto teologico si basa su un annuncio, una ‘buona novella’, una rivelazione, che contiene un dogma, e che si fa promessa. Promesse di vita e tempo. Vite eterne, altre vite, vite nuove. E tempi diversi, tempi migliori, tempi oltre ogni tempo.
    L’unica richiesta che la promessa fa è l’adesione al dogma. Non per forza crederci. Ma aderire ad esso. L’importante è recitare l’atto di fede.
    Per il discorso teologico la verità del dogma conta poco, bensì è la sua forza quella che regge l’intero edificio. La sua capacità intrinseca di fascinazione e sottomissione.
    Dunque il discorso teologico teme molto più il ridicolo di qualsiasi altra controargomentazione.
    Perchè quando la sua forza comincia a declinare, il dogma subito si rivela e decade alla natura di risibile superstizione, di trucchetto da quattro soldi buono a incantare vecchi gonzi alle fiere paesane.
    Ecco perchè la canonizzazione del padrone della apple, iniziata già in vita ben prima dell’evento finale, è fenomeno che va letto al di là di qualsiasi interpretazione del personaggio, del quale, dichiaro subito, a me non frega un cazzo.
    Fenomeno che va affrontato, anche con le cattive maniere.
    L’icona di Stefano da Cupertino va fracassata sulla faccia di chi la propone.
    Il Magnate Buono che moltiplicava gli iPad e gli iPesci è una vaccata troppo grande, mentre le case dei CEO cominciano a essere assediate.
    Il magnate magnatevelo.
    Siate affamati. Mangiate i Banchieri.
    Siate folli. Dite che sono Buoni.
    Steve Workers. Parole Dure per Tempi Pesanti.
    L.

  2. mi piace poco questa simbologia MaoTse-tunghiana/leninista; morire nell’epoca della foxconn non è poi tanto peggio dal ritrovarsi in pieno Grande Balzo in Avanti o in un campo di lavoro in Siberia; possibile che non si riesca a trovare dei simboli che rappresentino il Nuovo?
    “omnia sunt communia” porta al disastro di Münster, ce l’avete insegnato, magistralmente, voi ;)

  3. @ gattomannaro

    a me è parsa subito evidente l’irriverenza anti-Jobs di questo détournement: la mela sbocconcellata di Apple – rossa e rovesciata – al posto della stella rossa, e sovrapposta a un berretto come quello che ha Mao in molte foto, ovvero: rappresentare con un capovolgimento il culto della personalità di Jobs come “grande timoniere” capitalista, verso il quale i fanboys si rivolgono come un tempo quelli di “Servire il Popolo” si rivolgevano a un Mao Zedong reso astratto, pura icona. Anche Jaron Lanier ha usato l’espressione “digital maoism” per indicare un certo intruppamento dietro un Marchio o nei social media.
    Al tempo stesso, c’è autoironia (calda, non fredda) sulla *nostra* storia, sul phylum da cui discendiamo.

    Ad ogni modo, è un’interpretazione tra le tante possibili, il progetto è del tutto aperto e sono ben accette mille variazioni iconografiche sul tema. Se non ti piace quest’immagine, proponine altre.

    Detto ciò: non credo si possa ridurre la rivoluzione cinese (un Evento rivoluzionario colossale, pluridecennale e al tempo stesso complesso, frastagliato, aspramente combattuto al suo interno, creduto monolitico solo dagli osservatori superficiali d’Occidente) allo “spettacolare concentrato” del culto di Mao o agli errori del GBiA, per quanto catastrofici. Di ogni sequenza rivoluzionaria bisogna saper discernere i caratteri avanzati e quelli deteriori. E ripropongo qui una cosa che scrivevo l’anno scorso nel thread su Robespierre:

    «[…] il Terrore (qualunque Terrore) va capito, va inteso, ne va fatto “tesoro”, cioè: dobbiamo assumercene la responsabilità, non ricorrere al facile alibi “Noi non c’eravamo ancora”. In un certo senso c’eravamo già anche noi, la nostra adesione a un’idea di [uguaglianza] [rivoluzione] [comunismo] [etc.] è in un certo senso retroattiva […] Noi siamo eredi di tutta la tradizione radicale e rivoluzionaria, compresi i percorsi sfociati in orrori e degenerazioni. Non possiamo scrollarci di dosso quel fardello come se nulla fosse, dobbiamo farci i conti senza rimuovere, senza rinnegare, senza rimpiangere, senza riproporre.
    A sinistra e nei movimenti radicali è pieno zeppo di gente che, in soldoni, dice: “Non c’entriamo un cazzo con lo stalinismo”, “Non c’entriamo un cazzo con questo”, “Non c’entriamo un cazzo con quello”, “Non è quello il mio album di famiglia”, “Vengo da un’altra tradizione” (che può essere quella del “comunismo di sinistra”, del consiliarismo, del comunismo libertario, dell’anarchismo, dei situazionisti etc.) […] A chi fa l’innocente e si dichiara fuori dalla foto di gruppo andrebbe risposto:
    “Cari signori, non ci sono *tanti* album di famiglia rivoluzionari, ce n’è uno solo.”
    Ce n’è uno solo, per quanto diseguale, rabberciato, lacerato. Noi WM ne abbiamo dato una rappresentazione pittoresca in Spettri di Muntzer:
    “Se prestiamo al XVI secolo l’attenzione che ci chiede, incontreremo anarchici, proto-hippies, socialisti utopici, leninisti tutti d’un pezzo, maoisti mistici, stalinisti folli, le Brigate Rosse, l’Angry Brigade, i Weathermen, Emmett Grogan, Fra’ Tuck, il punk, Pol Pot e il compagno Gonzalo di Sendero Luminoso. Una grande armata di spettri e metafore.”
    Vuol forse dire che nella tradizione rivoluzionaria tutto è uguale a tutto?
    No. Vuol dire che nulla che appartenga a quella tradizione mi è alieno. Con tutti i problemi che questo comporta.»

  4. @ gattomannaro
    Non “omnia sunt communia”, ma il modo messianico in cui venne declinato questo principio francescano (già presente in Occam, presumibilmente anche nelle opere di Francesco d’Assisi nascoste dai suoi fraticelli e mai più ritrovate, o distrutte dalla censura). Thomas Müntzer (Tommaso Mingozzo) andò alla battaglia convinto che Dio si sarebbe manifestato durante la pugna, ma a Frankenhausen non c’era campo (per via della collina?), o il padreterno aveva l’i-Phone in ricarica, fatto sta che non si manifestò. Un secolo e spiccioli dopo, Cromwell disse, alla vigilia della battaglia, una frase che avrebbe detto anche il Mingozzo: “confidate in Dio”; ma aggiunse: “e tenete le polveri asciutte”.
    Non i simboli, ma i simboli umidi e/o disarmati portano al disastro.

  5. La precisazione di Girolamo è doverosa. Penso che Gatto Mannaro non intendesse dire che è sbagliato in sé il motto “Tutte le cose sono comuni” perché porta automaticamente ai gulag, altrimenti saremmo dalla parte dei Nouveaux Philosophes o anche peggio: dalle parti dei Pansa, dei Panebianco, dei Galli della Loggia, dei Renzi. Però la formulazione lasciava adito a questo dubbio, sempre meglio chiarire.

  6. La dissuasione alla critica. Facciamoci tutti preti.

    Ripartendo dal post di Luca, quello che mi ha sempre infastidito, ed insospettito, nei grandi momenti di cordoglio globale, è la dissuasione alla critica. Siamo schiacciati da una dinamica nella quale, il tempo reale del cordoglio necessario, mette in atto una strategia della dissuasione. Questa è sorretta da illusioni e false narrazioni, che si spingono fino al limite della menzogna. O meglio che agiscono con forza dissimulatrice sulla realtà dei fatti.
    Morto il guru apple, non potrò parlare di Foxconn, perchè il tempo reale del cordoglio non lo permette, non è ora il momento, “non sta bene”. Questo è un meccanismo che tende a coprire, dissimulare, nascondere.
    Inoltre, altro argomento dei detrattori della critica a Steve J., e’ che comunque, chi critica, ha usato, sta usando o userà uno strumento tecnologico da Jobssteve “inventato”. Viene richiesta quindi coerenza. Questo tipo di coerenza, a mio avviso, è una coerenza paralizzante, che non porta produzione di sensi altri, ma passiva accettazione di sensi esistenti. Coerenza che agisce, come/con il tempo reale del cordoglio, in un senso dissimulativo. Una coerenza che inibisce la critica, che nasconde.
    PER TRASLATO, allora, visto che io apprezzo il cinema, la musica e altri aspetti della cultura statunitense, non potrei criticare gli Stati Uniti, da un punto di vista economico o politico-militare, per esempio.
    PER ASSURDO, visto che io sono nato in una cultura cattolica, sono stato battezzato, “comunicato”, “cresimato”, mi dovrei ben vedere da dichiararmi non credente o criticare la chiesa cattolica.
    FACCIAMOCI TUTTI PRETI ALLORA.

  7. Postilla
    rischio del tempo reale del cordoglio:
    “come ora è sempre, nei secoli dei secoli,
    amen.”

  8. @Wu Ming 1
    grazie della spiegazione, in effetti non avevo afferrato l’ironia adesso che la guardo meglio devo ricredermi è azzeccatissima!
    per quanto riguarda la frase riportata (che mi andava di citare perché mi riporta alle emozioni del Romanzo) intendevo dire che, anche se la ritengo condivisibile in astratto, nella pratica politica bisogna stare accorti e diffidare dei purificatori del mondo che cacciano una dittatura per istaurarne un’altra (come a Münster o in Cambogia) ancor più sanguinaria.

  9. Questo esperimento è divertente e non si sa se morirà domani o diventerà una specie di pseudo-meme. Quindi cervello all’opera!

    Ora, non per “arricciare il riccio”, come si dice dalle mie parti, ma vi vorrei esporre alcuni dubbi su un aspetto menzionato alla fine del post: la parentela fra Steve W. e Blissett e San Precario. niente di che, dei dubbi solo teorici.

    – ritmo: Blissett è stato costruito in anni, con momenti di accelerazione (azioni, beffe, etc). penso che l’azione più esplosiva sia stata quella in diretta radio dei Blissett sull’autobus… Steve Workers resisterà alla fine del dopaggio mediatico (=trituramento genitale) sulla morte del signor Jobs nei mass e social media?

    – più importante ancora: Steve Workers corre il rischio di essere una parodia. in negativo, ma pur sempre una parodia, basata sulla reazione, che per definizione sarà sempre in ritardo. San Precario fu inventato (quasi) di sana pianta e ha dato vita a una stilista giapponese la cui vita e carriera proseguono tutt’ora (Serpica Naro). Blissett plagia il nome di una persona realmente esistente e lo trasforma in tutt’altro (o quasi…) ;-)

    proprio quando imitare, copiare, falsificare è diventato facilissimo, il folk hero della società dell’informazione rimane un personaggio nuovo che all’improvviso riporta fra la gente comune il senso della giustizia, dell’onore e (last but not least) dell’avventura.

    normalmente non ha bisogno di una strategia di attacco ai simboli del nemico, che presto o tardi perderanno da soli ogni valore. anche quando si afferra agli appigli solidi della cultura popolare come per esempio nel caso del “contro-supereroe” (Super Barrio Gómez in Messico negli anni 80, che in rrealtà era un luchador della lotta libera messicana) o del “contro-predicatore” (il Reverendo Billy e la sua “Church”)

  10. @ bani

    tutto giusto!
    Chi ha voglia che l’esperimento prosegua e non sia “solo” una performance che ha valore critico nell’immediato e non punta alla durata (performance che, sia chiaro, avrebbe comunque un valore), è invitato/a ad arricchire Steve Workers, a renderlo sempre più assertivo e sempre meno “reattivo”.
    Chiaramente, nel caso di un’evoluzione, il riferimento parodico e “contronarrativo” a Jobs rimarrebbe come “mito delle origini” sempre richiamabile, ma la narrazione proseguirebbe con una certa autonomia da quel calco.
    Fatevi sotto, se la cosa vi stimola! Create altre immagini, scrivete altri testi, aprite altri spazi in rete.

  11. Sono sicuro che Steve Workers ha già pronto il suo I-Fonz. L’I-Fonz è un preziosissimo strumento con la voce di Fonzo Natella, l’eroico protagonista di “Vogliamo tutto”, che ripete le sue perle di saggezza : “Chill u Capitalism è nu cartunar!”, “Stalin era un tagliagole a servizio del popolo”, “Padre Pio si faceva le seghe” e per finire…”Belli pparole, peccato ca nun significano nu cazz!”

  12. Parziale OT: sul “Corriere” di oggi (suppongo che da domani sarà reperibile nell’archivio on line), Alessandra Farkas registra giudizi molto negativi su S. Jobs da parte di scrittori americani del calibro di Franzen e Safran Foer, senza che la cosa suoni scandalistica. Sembra che a New York sia banale avere un’opinione fuori dal coro sull’i-Guru, mentre qui da noi il solo mettere in discussione che abbia moltiplicato pani e pesci e resuscitato defunti suona già sovversivo.

  13. @ girolamo
    da noi il berlusconismo ha mietuto vittime nelle reti neurali dell’intero Paese, con approccio sterminatore bipartisan e interclassista. C’è niente di più esemplarmente berlusconiano del modo esagerato e delirante in cui repubblica.it ha celebrato Jobs? Un altro paragone possibile è con Padre Pio. Guardacaso, per tutti e tre (Silvio, Steve e Pio) si è (ab)usata la parola “miracolo”.

  14. Chapeau.

    Quello che volevo fare, quello che sentivo il bisogno di fare, di cui avevo urgenza. Tramite la satira, ad esempio (è ciò di cui mi sono occupato negli ultimi tempi, correndo rischi, sbandando). Ma questo approccio, meno frontale, più laterale, mi pare anni luce più efficace. E più luminoso.

  15. Jumpinshark su come repubblica.it ha delirato per le iStimmate, le iMadonne piangenti e la liquefazione del sangue di San Steve:
    http://jumpinshark.blogspot.com/2011/10/repubblica-e-gli-studenti-folli-e.html

  16. Un vecchio poster pubblicitario mostrava Henry Ford seduto sulle scale della sua fabbrica. La head diceva: L’uomo che ha inventato l’automobilista. In effetti era vero. Grazie all’invenzione della catena di montaggio, Henry Ford trasformò l’auto da bene di lusso a bene di consumo e permise a milioni e milioni di esseri umani di possederne una. Con la quale recarsi alla catena, appunto. Il resto lo sapete.

  17. Per quelli che “però il discorso di Stanford è molto bello”.

    A cosa somiglia la democrazia?

    Il discorso di Stanford fa vomitare.
    A una schiera di giovani e obesi colonialisti viene detto: siate affamati, e folli. Nel pieno svolgimento di efferate guerre, tuttora in corso. A coloro che consumano quasi i quattro quinti delle risorse del pianeta.
    Non molto dopo Katrina, una strage di poveri, di Classe come poche altre mai, viene proposto un elogio della morte, nel senso del più puro darwinismo biologico tradotto nella società umana. Uccidete i vecchi, soppiantateli.
    Tutto viene sempre proposto al singolare.
    Io, io, io io…, anche Tu puoi farlo.
    Non vi è traccia di cooperazione, di solidarietà, di condivisione. Di un orizzonte qualsiasi che tenga insieme gli umani.
    Il mediocre discorso di un aggressivo capitano d’industria.
    Che cazzo me ne faccio di robaccia così?
    Il culto dei leader si porta dietro la totale incapacità di analizzare ciò che propongono.

    A proposito.
    Il governo cadrà tra il 20 di ottobre e il 4 di novembre. Si farà ogni sforzo per far nascere un esecutivo Monti.
    Modello greco. Manovre finanziarie a go go e legge elettorale. L’Italia sarà un protettorato della BCE ad interim.
    Se accadrà, non si voterà in ogni caso prima del 2013.
    Non ci sarà più un partito uguale a oggi. PDL, PD e Lega si squagliano in tre quattro mesi.
    Avremo la lega ottuagenaria dei cazzi dritti, il partito dei pii e cattolicissimi, l’unione dei ricchi buoni e delle samaritane oneste, il rassemblement dei froci felici e dei precari cool, la ciurma dei pirati di governo e la milizia di ex sindaci e governatori passati dritti alla lotta armata.
    Allora sì che ci sarà bisogno di tenersi in contatto.

    This is what democracy looks like.
    Parole Dure per Tempi Pesanti.
    L.

  18. ripartendo dalla dissuasione alla critica,
    mi sembra poi che quanto più aumenta la possibilità di una critica generale (visti i tempi) tanto più cercano di impedirti di pensare. della serie: pregate fratelli, pregate, non pensate, che per quello ci siamo qui noi.e quindi arriviamo anche a queste scene da panico tipo “steve jobs santo subito”. però probabilmente è un segno della debolezza del sistema (o almeno lo spero).

  19. Dirò una banalità ma ciò che proprio non mi torna negli onori funebri a S.J. è lo stridente contrasto tra una comunità che sente il viscerale bisogno di un esplicito “significante maestro” (come ormai tutti ripetono, il caso B. è in tal senso paradigmatico) e il fatto che “l’ideologia-S.J.” sia il veicolo del più consolidato (perchè inattingibile simbolicamente ai più) dei “discorsi-guida”.
    Il tanto celebrato discorso di Stanford è poi la perfetta sintesi di un procedere ibrido che inquina le differenze. Si celebra un vuoto pseudo umanesimo esistenziale (ovviamente parente poverissimo di quello dei sartre…) che dovrebbe criticare gli a-priori che sono alla base del sistema che produce (e ha prodotto) il successo dello S.J. che di quella orazione è il predicatore. Un insieme degno di L.Carroll.
    Sì, c’è ancora bisogna di critiche, decostruzioni e…consapevolezze ( e su questo non posso non essere d’accordo con quanto detto da WM1 alla fine del post sul feticismo). Siamo ancora immersi nella più classica delle contaminazioni ideologiche…

  20. […] dettagli su Giap, sul suo profilo Twitter, su […]

  21. […] contrario. Dal suo blog e dal suo profilo ufficiale su Twitter, infatti, Steve Workers lancia pericolosi siluri controinformativi. Prende i simboli di Jobs e li rovescia, li mette sopra degli occhiali e il cappello di Mao e poi […]

  22. Scusate se è già stato detto, nel caso mi è sfuggito. Ma mi sembra sintomatico, ed è necessario fare un po’ di archeologia del linguaggio. La stessa frase santificata di Jobs, “Stay hungry, stay foolish” non è sua: lui l’ha ripresa dall’ultimo numero del The Whole Earth Catalog. Ecco cosa ci racconta Wikimedia: “Nel 1968 Stewart Brand rivoluzionò l’idea di informazione con una pubblicazione chiamata The Whole Earth Catalog, senza pubblicità e a basso costo. All’interno del catalogo furono raccolti ed elencati i migliori attrezzi e libri che si potevano trovare al mondo con immagini, analisi ed usi, prezzi e fornitori.
    Il lettore inoltre poteva ordinare alcuni articoli direttamente per posta attraverso il catalogo. In quell’anno vendette mille copie a cinque dollari ciascuna.” Stiamo parlando di un catalogo di acquisti (lo stesso Jobs l’ha definito il precursore di Internet). In quel periodo fu fondamentale per po sviluppo della controcultura americana. Tuttavia, da quella stessa controcultura trae la linfa l’impero Apple. C’é di più. L’autore del catalogo, Stewart Brand, è il noto “ecopragmatista” che ha recentemente pubblicato “Una cura per la terra” (il titolo originale è “Whole Earth Discipline”), dove sostiene gli OGM e il nucleare ( http://www.repubblica.it/ambiente/2010/11/04/news/intervista_stewart_brand-8659677/ ). Queste sono le narrazioni da disintossicare, perché sono le più suadenti, le più pericolose.

  23. Una piccola deviazione riallacciandomi al post di Luca:
    nello stesso anno accademico in cui Jobs parlava a Stanford, il 2005, sulla sponda opposta del continente Americano, un altro personaggio, leggeva ad un gruppo di studenti parole ben diverse. Nessun incitamento al cannibalismo industriale, alla stupidita’ creativa, niente estaltazione dell’individualismo. Piuttosto un invito alla riflessione, al pensiero critico e alla cooperazione. Volevo solo riportarlo all’attenzione di chi magari non lo conosce.

    Qui il Link al testo in Italiano:

    http://footonearth.noblogs.org/post/2011/04/16/david-foster-wallace-essay-arrivare-alla-fine/

    Qui il link ad un reading in italiano:

    http://youtu.be/CcJzgj_yNFE

    Qui l’originale in Inglese:

    http://youtu.be/M5THXa_H_N8

  24. Molto buono il pezzo di Iside Gjergji.

  25. Io credo che i Steve Workers e quelli nati da famiglie proletarie in un quartiere proletario siano grati piuttosto che a Steve Jobs che sfornava Home Computer a prezzi esorbitanti, ad un Jack Tramiel che, fissato sulla riduzione dei costi per proporre prodotti concorrenziali con quelli giapponesi, ha sfornato gioielli tipo il C64.
    Non era un benefattore ma l’alchimia ha voluto che i suoi interessi industriali andassero ad ingrandire il sapere delle masse.
    Tutti,anche nella periferia estrema e problematica, oltre a giocarci imparavano i rudimenti del BASIC.
    Da testimone diretto posso dire che il C64 ha allargato gli orizzonti e dato più chance nella vita a gente che altrimenti non ne avrebbero avute.

  26. @cactus Jack
    Anch’io mi ricordo pomeriggi interminabili, con un mio amico più grande, a dettare, scrivere, e registrare su nastro magnetico pagine e pagine di codici, con il nero VIC20. I giornaletti con le stringhe in basic si compravano in edicola, a poco prezzo. Il risultato della fatica, in quella “era paleodigitale”, erano videogames dalla grafica spigolosa e con pixel grandi come case. Sbagliavi letteralmente UNA VIRGOLA, ed il programma non partiva. Immaginate le bestemmie.
    Il distaccamento sempre più profondo fra strumenti e dispositivi, e noi utilizzatori, ha una storia “antica”. Gia Pasolini in Empirismo Eretico nel ’72, constatava l’avanzata della tecnocrazia, non solo dal punto di vista linguistico. Il meccanismo racchiuso dentro le macchine che usiamo e’ diventato, per la stragrande maggioranza di noi, una sorta di magia. Il genio S.J.,mago, sforna oggetti fantasmagorici, per partenogenesi, direttamente dai suoi neuroni altamente digitalizzati. Le sue mani sono sottili, quasi inesistenti.
    Ora son d’accordo con cactus Jack, che la prima ondata di digitalizzazione di massa, negli anni ’80, aveva in se delle caratteristiche e potenzialità, che avrebbero potuto spingere ad un uso più consapevole dei dispositivi digitali. E’ anche vero che oggi il divario mi pare troppo grande. Ed è anche vero che non possiamo essere tutti dei programmatori di computer, per come purtroppo è stata indirizzata la cosa. E’ necessario però, svelare il più possibile, i meccanismi SOCIALI, ECONOMICI, UMANI, che stanno dietro ai nostri scintillanti dispositivi.
    Per questo, a prescindere da come crescerà, la contro-narrazione di SteveWorker, mi pare un esperimento ed un atto necessario.

  27. A dirla tutta mi ero perso un po’ di commenti, e poi sono finito dentro a un vostro post. Comunque mi sembra di aver scritto una robetta banale. Rileggendo i commenti non penso davvero di aver scritto nulla che possa aver scatenato un pandemonio di commenti simile. E poi.. ma dai non vengo mai citato! ;)

  28. Poco fa da @acampadasol, l’account Twitter del movimento 15 maggio madrileno, è arrivato questo:

    “#steveworkers está también en la Puerta del Sol, preparando el equipo de sonido para la asamblea.”

  29. […] Workers è un”identità collettiva nata in rete, poche ore fa: qui altre informazioni. Tags: Elisabeth Badinter, Steve […]

  30. […] E ancora: “Steve Workers è contronarrazione e performance potenzialmente depurante. Steve Workers è gettato nel mondo come un sassolino in un fiume, e subito parte un gioco collettivo per sfuggire a un’invadente narrazione tossica. Si vede che molti ne sentivano il bisogno”. Qui l’articolo. […]

  31. “#steveworkers está también en la Puerta del Sol, preparando el equipo de sonido para la asamblea.”

    sapevo che steve workers era un collega, uno dei tanti che lavora su un palco, pennarelli e chiavetta usb attaccata al pass, nodo di un network, con gli occhi tra il display e il resto…
    uno di quelli che guida nella notte per fare un concerto, monta una piccola città insieme a tanti altri e poi sparisce con essa prima dell’alba.
    (per inciso: lavoro meno tutelato e sindacalizzato che giustiziere della notte o paperinik)
    uno di quelli che a vasco o ai compagni a puerta del sol passano la bottiglietta d’acqua e il microfono, con uguale cortesia e differente soddisfazione.
    mi ricordo che a capodanno in una grande città, steve workers e altri 5-6 tecnici hanno rifiutato di dare la mano al sindaco fascista sul palco (convinto di fare un gran gesto a salutare la plebe) creando un certo imbarazzo. se avessero letto i loro pensieri l’imbarazzo sarebbe stato anche maggiore.

    Parole Dure per Tempi Pesanti…
    io e steve workers abbiamo già preparato le casse per farle udire a tutti.

  32. Scusate, ma la mia è solo una segnalazione: trovo che la bravissima Alessandra Daniele abbia superato se stessa, qui:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2011/10/004055.html
    E’ perfetta, non c’è davvero nulla da aggiungere.

  33. steveworkers legge una poesia di bertold brecht per ipoetry
    “lode al comunismo”
    È ragionevole, chiunque lo capisce. È facile.
    Non sei uno sfruttatore, lo puoi intendere.
    Va bene per te, informatene.
    Gli idioti lo chiamano idiota e, i sudici, sudicio.
    È contro il sudiciume e contro l’idiozia.
    Gli sfruttatori lo chiamano delitto.
    Ma noi sappiamo:
    è la fine dei delitti.
    Non è follia ma invece
    fine della follia.
    Non è il caos ma
    l’ordine, invece.
    È la semplicità,
    che è difficile a farsi.

  34. Steve Workers sono anche
    Tina Ceci, 37 anni.
    Antonella Zaza, 36.
    Matilde Doronzo, 32.
    Giovanna Sardaro, 30.
    Maria Cinquepalmi, 14.
    Morte a Barletta lavorando come schiave per 3.95 euro sotto le macerie di un palazzo – che se avesse avuto la pazienza di reggere per qualche altra settimana magari sarebbe stato anche condonato… Queste donne hanno anche avuto la “sfortuna” di morire a ridosso della dipartita di Steve Jobs, quel santo visionario idolo di destra e sinistra ( e forse più a sinistra, perché visto come il volto nuovo e pulito del capitalismo moderno)… Così, tutti ubriachi di esaltazioni su Jobs, parlare di operai in questi giorni è diventato da sfigati. Quelle cinque donne sono morte di lavoro, un lavoro di merda e pagato di merda: confezionare capi di abbigliamento da mandare in griffatissimi negozi. Proprio come gli operai della Foxconn che, in condizioni di merda e con paghe di merda, assemblano iPad iPhone e iPod che poi fanno passare Steve Jobs per mago e visionario… e per stronzi fuori dal tempo noi che proviamo a far volare un po’ più bassa questa rincoglionitissima leccata planetaria al culo del capitalismo.

  35. @luis
    Azzeccatissimo il termine “rincoglionitissima” perchè il feticismo è finalizzato proprio al rincoglionimento del senso critico, della logica. Solo senza senso critico si può lodare Steve Jobs dimenticando, o peggio ancora giustificando, i suicidici che avvengono alla Foxconn.
    Ancora sul feticismo, una mia (ex) amica, seguace della religione Apple, osservando il mio nuovo pc, simile all’ iMac e di una prestigiosa marca, mi disse che i computer come il mio sono “vecchi catorci”.
    Brutta cosa il feticismo. Che serve per cercare di far passare come giusti squallidi modelli di produzione.

  36. Catto-delirio su don Luigi Steve J. Giussani
    http://www.avvenire.it/Lettere/Pagine/Steve-job-mela-dio.aspx
    (via @Francesca3176 su Twitter)

  37. Al discorso di Stanford preferisco il discorso di Don Bastiano
    http://www.youtube.com/watch?v=kCslVldWa1Q&feature=fvst

  38. Oltretutto nel catto-delirio viene reinterpretato il simbolo della mela, che non ha nulla a che fare con quella del giardino dell’Eden e rimanda invece alla mela avvelenata con la quale Alan Turing pose termine suicidandosi alla persecuzione omofoba che aveva subito. Ed è un aspetto di Steve Jobs di cui, in un paese che non riconosce l’omofobia come aggravante (grazie ai voti di molti allievi/adepti di don Giussani, corresponsabile di quella devastazione delle reti neurali di cui si diceva qualche commento più su), si parla poco o punto.

  39. ciao a tutti. Mi arriva questa via mail. Invoco l’aiuto di Steve Workers.

    REMEMBERING STEVE JOBS FLASH MOB

    Milano Ricorda Steve Jobs
    ——————————–
    sabato 15 Ottobre 2011 il primo grande Flash Mob Italiano per ricordare il mitico Steve che ha cambiato la nostra vita regalandoci oltre che i suoi visionari prodotti, un modello da seguire ed un’ispirazione continua.

    Tutti i fan di Apple e i seguaci del grande Steve sono invitati a partecipare a questo grande raduno.

    COSE’ UN FLASH MOB?
    http://it.wikipedia.org/wiki/Flash_mob

    OBIETTIVO:
    Invadere tutta piazza San Babila ricordando la figura di Steve Jobs.

    SVOLGIMENTO:
    Ritrovo ore 17.00 alla fontana di p.zza San Babila

    Saremo tutti vestiti come Steve:
    DOLCEVITA / MAGLIETTA NERA / GIACCA NERA – JEANS BLU

    Ognuno porterà con se una mela integra ed allo scoccare delle 17.30 (verrà segnalato con un suono) tutti i partecipanti morderanno la mela e resteranno immobili per 30 secondi.

    Alla fine del Flash Mob (verrà decretato da un secondo suono) scatterà un applauso e un urlo liberatorio a significare:

    “STAY HUNGRY, STAY FOOLISH” (siate affamati, siate folli)

    SUGGERIMENTI:
    – Arrivate puntuali per le 17.00 così che ci si possa organizzare ed essere coordinati.

    – Portate tanti amici… più siamo più ci divertiremo e il Flash Mob sarà un successo.

    – Portate il vostro sorriso e la vostra passione… sarà necessaria per la buona riuscita dell’evento.

    – Invitate più persone possibili a questo evento su facebook, segnalatelo a tutti …facciamo girare la voce !

    PER INFORMAZIONI:

    flashmobmilano@yahoo.it

  40. Andiamo alla manifestazione del 15 contro la crisi e i banchieri con lo striscione “Steve Workers”?!

  41. @ luis
    l’imagination au pouvoir! Che mille Steve Workers si presentino con striscioni, cartelli e chi più ne ha più ne metta. Il 15 e/o in qualunque altro momento.

  42. A me questa manifestazione del 15 non convince. Almeno qui in italia mi sembra una riunione di nerd e delusi. Mi riferisco allo pseudo coordinamento che si fa chiamare World Revolution che imperversa su Fb con eventi e video.

    Uno di questi, fra i + condivisi, l’ho analizzato qui:
    http://nexusmoves.blogspot.com/2011/10/us-vs-them-analisi-di-video-di-cose-che.html

    Partecipando ai discrosi su Giap, mi sembra che un pubblico che creda a tale video-propaganda, non porterà in piazza quello spirito rivoluzionario che vuole agire “a monte”, ma solo un risentimento sintomatico che scalderà gli animi ma farà il gioco dei soliti Gattopardi.

    D’altra parte vedo che la manif. è collegata ad altre nel mondo ma questo 15 ottobre boh mi sembra forzato più dallo spirito del tempo (dal retrogusto 68ino) che da un azione ponderata. Voi che ne pensate?

  43. Non so se è stata già segnalata
    http://lockerz.com/s/146472129
    con commento di FrankieHinrg

  44. @thiswas: sì, e su twitter ipotizzavo che il ragionamento (contorto) che plausibilmente ci potrebbe stare dietro è che Steve Jobs è stato -tra le altre cose- osannato come icona gay per la leggenda metropolitana della mela morsicata come riferimento ad Alan Turing. Il che è parecchio ridicolo (ma è solo l’ennesima contraddizione) se si pensa ai quotidiani casi di censura sull’App Store, tra le altre cose, di materiale in qualche modo connesso all’omosessualità.

    O questo, o è un bieco cash-in sulla sua morte.
    Non so quale sia peggio, francamente.

  45. @cleim131
    ma ti rendi conto, la completa subalternità alle logiche capitalistiche si manifesta addirittura graficamente, con l’inglobamento del simbolo di SEL nel logo di Apple.
    Roba da matti!

  46. @ Nexus
    premesso che la tua definizione mi sembra davvero troppo riduttiva, io ho espresso alcune perplessità (le solite di noi WM, ormai sull’argomento sembriamo dischi rotti) nei commenti al post intitolato “Settembre”.

  47. […] parlando di Steve Workers. In italiano Stefano Lavoratori. Mentre Steve Jobs (Stefano Lavori) era il guru delle imprese […]

  48. @ Nexus
    Sul 15 ottobre io penso, e ho scritto (sul manifesto dell’8/10) questo:
    «E se anche dagli errori delle lotte del dicembre [2010] può – e deve! – essere tratta una lezione, essa riguarda non la radicalità messa in atto contro la cartolarizzazione delle speranze, delle esistenze e del futuro, ma l’aver convogliato questa radicalità su un luogo simbolico – il Parlamento – e su un evento “messianico” – la “spallata” al governo. È infatti evidente che la gravità dell’attacco generalizzato ai diritti e al sapere critico presenti e futuri, e la pari gravità della crisi globale, non può essere compressa in una mera pratica di resistenza e ricondotta alla formazione di cartelli più o meno elettorali: il compito che attende i movimenti – dentro e fuori la scuola – è la loro saldatura in una dimensione comune che generalizzi le esperienze di lotta e ponga all’ordine del giorno quella necessaria radicalizzazione che manca a chi cerca la risposta alla crisi in atto nelle pieghe delle mediazioni politiche.»
    Come dire: vediamo che succede. Chiunque l’abbia indetta per primo, ormai è una manifestazione in cui si fa prima a dire chi non ci sarà [io, per ragioni di salute, per inciso], viste le adesioni. Però sarà importante quello che succede durante, e soprattutto dopo: tenendo presente che il quadro di riferimento, a sua volta, cambia – anzi: sdrucciola via – con rapidità. E sarà importante vedere anche cosa succede “dall’altra parte”: un segnale inquietante è quello riferito dai compagni di Militant qui. Che fa il paio con evidenti segnali di provocazione da parte delle “forze dell’ordine”, tipo le camionette anti-sommossa davanti alla Nazionale di Roma ieri pomeriggio contro un pugno di scrittori e lettori armati di Fenoglio (sostanza nociva che produce pericolose stimolazioni neuroniche, va detto): servono fantasia e inventiva per non assecondare i pruriti alle mani della parte avversa. Ricordando che non ci si indigna a comando, e dopo il 15 arrivano il 16, il 17, il 18, novembre, dicembre, il 2012…

  49. @ Girolamo
    Condivido il tuo pensiero: vediamo che succede. Io sabato ci sarò e porterò una videocamera. Mi spaventa l’idea di lottare con persone che della lotta colgono solo – o in gran parte – l’aspetto interventista. Specialmente molti miei coetanei ventenni che seguono il *culto* dell’anti-politica.

    @WM1
    Mi riferivo principalmente ai World Revolutioners su Fb. Ho letto e analizzato molte pagine e commenti e mi sembra tutto molto superficiale. Poi che l’evento si sia esteso coinvolgendo gruppi più “maturi” è vero com’è vero che anch’io scenderò in strada. La molteplicità a volte spaventa.

  50. I manifesti di Sel col simbolo diventato una mela, sono l’esempio più scandaloso di come il post-comunismo di Vendola (quello che preferisce chiamare i compagni “amici”) si sia trasformato in anti-comunismo. E la prima presa di distanza di Vendola (fatta su uno status di facebook) si incarta solo a difendere la filosofia del software libero contro la chiusura delle politiche di Apple… Non una parola sugli operai. Direi che il rincoglionimento è dunque trasversale, e che della maggior parte delle opposizioni italiane, parlamentari e non, non solo non c’è da fidarsi ma spesso esse si mimetizzano tra i nostri avversari politici. La lotta va ricostruita da zero, questo è evidente.

  51. Mi inquieta un po’ il fatto che giusto due minuti or sono su Radio Capital il dj Mixo abbia detto le stesse identiche cose della chiusa del mio post, sul rischio che la polizia abbia a dichiarare di essere stata “costretta a caricare”. Le ultime notizie dicono che venerdì il lato B della politica italiana si presenterà alla Camera a chiedere la fiducia. Che potrebbe essere votata proprio nel corso della manifestazione. Nervi saldi e teste sveglie.

  52. Il kit grafico di Steve Workers, per realizzare locandine, manifesti, spille, adesivi da usare nelle lotte:
    http://steveworkers.tumblr.com/kit

  53. […] Iphone/pad/pod caratterizzate da numerosi suicidi. Jobs come Marchionne per Wu Ming I che fa una contronarrazione di Steve Jobs attraverso la raccolta di aforismi ed epigrammi con hastag […]

  54. Confuso. Antenne diritte come lumache.
    Prendendo spunto dal post di nexus, volevo segnalare questo articolo
    http://torniamoinclasse.noblogs.org/post/2011/10/12/chi-ce-dietro-gli-indignados/

    Ora, la traduzione è un po’ zoppicante, ma si può risalire all’originale in spagnolo. L’articolo è un po’ “pesante”, pieno di nomi e rimandi. In riassuntissimo, in quest’articolo, si ipotizza e documenta, come vicino al movimento “DEMOCRACIA REAL YA” gravitino una serie di loschi figuri, appartenenti all’area di pensiero liberista.
    L’articolo mi pare sinceramente troppo riduzionista. Non credo che la complessità di un movimento come quello spagnolo, possa essere riportata solo ad un grande complotto rivoluzionario-liberista.

    Fatto sta che mi ha fatto sorgere dubbi e suggestioni.

    Ciò che mi inquieta particolarmente in questo periodo fervente di indignazione, è che attorno a movimenti e sommovimenti, non ci siano solo i “soliti” partiti di pseudo-sinistra, che cerchino di CAVALCARE L’ONDA, per i loro fini elettorali (e che non ci riescano neanche bene è palese dai bei menifestini melosi di SEL).
    Non ci sono solo i “falsi movimenti” antipolitici-anticasta (vedi 5 stelle o popoli viola), che tentano di incassare la protesta.
    Ciò che mi preoccupa maggiormente, in assonanza con il post di nexus, e che vi siano una serie di realtà, che cercano di spingere e incanalare il disagio e la protesta, verso forme di spietato QUALUNQUISMO. Un qualunquismo, quello per esempio dello spot patrocinato dallo ZOO 105, che ricorda da vicino, l’atteggiamento di Guglielmo Giannini del movimento “Uomo Qualunque”. Anche Giannini, ricordiamolo, faceva satira. Giannini che, negli anni ’50, dopo un rocambolesco andirivieni fra PCI e DC, si avvicinò all’MSI e al Partito Nazionale Monarchica.
    Inoltre ciò che mi nausea dello “spot” dello Zoo, è lo stile puramente “internettiano”. Con i pan e zoom sulle foto fisse, con foto prese a caso(?) dalla rete, con preponderanza scandalosa di immaginario statunitense. Ecco è questo che mi disturba, la loro narrazione è fasulla, intrisa di un immaginario che non mi appartiene, delinea scenari che non riscontro se non in una realtà presunta.

    A questo punto mi pare che non si possa solamente contrapporre l’“informazione” (istituzionale) vs. controinformazione di movimento.
    Il punto è costruire una contronarrazione vs. narrazione fasulla-tossica.
    Una contronarrazione che immagini-costruisca-comunichi una realtà RADICALMENTE diversa da quella attuale. Una contronarrazione che spinga fuori dal sistema capitalistico, che ne smascheri i sistemi produttivi e di sfruttamento. Una contronarrazione che, confuso come sono, non posso costruire da solo. Che non si può costruire individualmente. Ma che deve essere il più possibile collettiva.
    Anche contro il rischio di false narrazioni quindi, il 15 ottobre vale la pena esserci.
    con le antenne diritte come lumache.

    Spero di non essere stato troppo confuso…

    [ p.s. Detto questo io personalmente e fisicamente a Roma credo di non poterci essere :-( ]

  55. Mah… Ricorda moltissimo da vicino (nei toni) certi “disvelamenti” sui meetup grillini… Io sono da mesi in contatto costante con gente che partecipa a quelle lotte, e non è che non veda limiti e problemi, ma questa ricostruzione del movimento 15 de Mayo mi pare artefatta. Magari qualcuno potrebbe intervenire dalla Spagna e dire se questo genere di discorsi si sta diffondendo o meno.

  56. è brutto dire “fidatevi”, ma il link appena postato da @polpettide ( http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5512&cpage=1#comment-8488 ) è la traduzione di un pezzo di interiora decomposte pescato direttamente dai liquami della rete. se interessa cerco di informarmi qual è la sua origine esatta, ma di rifiuti tossici del genere se ne vedevano parecchi anni fa e davvero sta roba non è rappresentativa di nulla, farci teoria sopra è proprio tempo perso. naturalmente non è un’opinione sulle ipotesi di @polpettide, solo sulla “fonte”, che è più radioattiva di un mattone di Chernobyl.

    PS: evidentemente c’è pure un’Internazionale del Rifiuto Tossico sempre attiva nella traduzione (con google, e se vede…).

  57. @wuming1 L’articolo non mi convinceva, l’ho detto. Forse riduzionista era un po’ poco…

    @bani Mi fido se dici di fidarsi. non sono evidentemente un navigatore così scafato. Chiedo scusa e cercherò di prestare maggior attenzione alle fonti nel momento in cui decido di linkarle. incappare in un rifiuto radioattivo è molto rischioso dal punto di vista del contagio.
    Spero almeno possa essere servito a individuare una merdata e a tenersene alla larga…
    grazie dell’aiuto!!!

    p.s. la mia suggestione comunque, non era quella che il movimento spagnolo fosse composto da liberisti, ma che alcuni loschi figuri ci volessero in qualche modo trovare un tornaconto appoggiandolo dall’esterno.

  58. Acerca de Democracia Real Ya! y el movimiento 15-M. En respuesta a Marat
    http://www.kaosenlared.net/noticia/acerca-democracia-real-ya-movimiento-15-m-respuesta-marat

    Respuesta a Marat desde la Bastilla(15 M)
    http://www.alasbarricadas.org/noticias/?q=node/17593

  59. @wuming1
    grzie mille!!! letture istruttive.
    -confuso :-)

  60. Vi linko la lettera di una studentessa italiana a Madrid scritta a maggio durante la protesta di Puerta Sol. http://www.liberaroma.it/word/?s=puerta+sol&x=0&y=0

  61. @polpettide

    Grazie per la citazione. La capitalizzazione della contro-narrazione è un pericolo possibile e và monitorato/segnalato, (a rischio di impopolarità), pur continuando a fare contro-narrazione. “Muovetevi anche stando fermi!” forse, significa anche questo.

    Domani come ieri tornerò in strada con i Draghi. Ho visto tanta apertura e maturità. Speriamo di essere la maggioranza.

  62. […] L’idea si rifà all’esperienza di San Precario e nel progetto sembra esserci lo zampino dei Wu Ming. Steve Workers su Tumblr invita a scaricare il “graphic kit” messo  disposizione, stamparlo e […]

  63. Precari, è rivolta sul webdi Arturo Di CorintoUn progetto on line chiamato WikiStrike. Per riunire tutti i lavoratori senza diritti e sottopagati. Confrontandosi sul «nuovo schiavismo». E sognando «il primo sciopero mondiale dell’era digitale»

    http://espresso.repubblica.it/dettaglio/precari-e-rivolta-sul-web/2165520