Bologna, 7 settembre 2011
Cara Isabella,
sono passati molti mesi dall’ultima volta che ci siamo visti. Li conto sulle dita e sono già diciotto, un anno e mezzo pieno di rivolta e di quello che si usa chiamare la Storia, per poi convincersi che sia un pezzo di carta, o di marmo, e non di vita.
Gli astronomi hanno scoperto una stella dieci milioni di volte piú luminosa del sole. Al tempo dei re babilonesi, le avrebbero dato il nome di un dio terribile e smisurato. Al tempo delle agenzie di rating, l’hanno battezzata con una sigla: R136a1.
Sono morti J. D. Salinger, Mario Monicelli e Osama bin Laden.
Sono nati, secondo le statistiche, centonovantotto milioni e mezzo di esseri umani.
È nata pure una nuova nazione, la Repubblica del Sud Sudan, ma l’oroscopo dice che si ammalerà presto, ubriaca di petrolio. Come il Golfo del Messico, che ha dovuto sorbire in diretta tivú cinquecento milioni di litri di greggio, serviti dalla piattaforma Deepwater Horizon. O come il Delta del Niger, dove la sbornia nera uccide ogni giorno, senza lambire gli schermi del mondo.
Un terremoto di magnitudo 9 ha cancellato in Giappone intere città. L’onda di tsunami e le macerie dei sopravvissuti ci hanno riempito gli occhi per settimane, risvegliando la falsa memoria di catastrofi già dimenticate. La scossa ha danneggiato i reattori di una centrale nucleare e nessuno sa dire quanto dureranno gli effetti delle radiazioni in fuga. Tra diecimila anni, tonnellate di scorie radiotossiche saranno forse l’unica traccia rimasta della nostra civiltà. Chissà se i terrestri del futuro ci chiameranno pazzi o terroristi.
Fino all’anno scorso – ti ricordi? – il terrorista da cartolina era un giovane musulmano, barbuto, con la pelle bruna e il turbante in testa. Oggi è un trentenne norvegese, biondo, cristiano, con un coccodrillo cucito sul cuore. Settantasette persone sono cadute sotto i colpi della sua battaglia contro l’islam e gli stranieri: se di pazzia si tratta, rischia di rivelarsi molto contagiosa. I crociati fibrillano, sbroccano, rimpiangono Bin Laden e lo scontro di civiltà. Sentono l’Armageddon mancare sotto i piedi e ne inseguono disperati una versione casalinga.
Dal Golfo Persico al Nordafrica, uomini e donne, giovani e meno giovani occupano le strade per rovesciare i troni di vecchi tiranni. I terroristi da cartolina si trasformano all’improvviso in eroi ribelli. Gli arrabbiati di mezzo mondo guardano agli egiziani di piazza Taḥrīr.
Una ragazza tunisina ha scritto che il suo popolo ha fatto la storia, ma lei non c’era, stava a Bologna per studiare, cosí ha perso l’occasione e vuole rifarsi in Italia. Sui muri della città, una richiesta urgente fa eco alle sue parole: «Immigrati, salvateci dagli italiani».
Di tutto questo mi piacerebbe parlarti, sedere a quel tavolo sempre ingombro di carte, bollette, giornali, matite, tazze e bicchieri. Accendere il registratore e srotolare il pomeriggio, con la scusa di un romanzo da scrivere insieme. E invece sto qui, nello stanzone caldo di una biblioteca, in mezzo agli studenti che
preparano gli esami per la sessione autunnale. Il romanzo è finito, l’ho stampato per intero e adesso non è altro che un plico di fogli in attesa di correzioni, sgorbi di penna, note sul margine e commenti. Ho letto la prima pagina, l’ho girata, e mi sono messo a scriverti nello spazio bianco sul retro.
Erano anni che non usavo la penna per tante parole: i pensieri diventano indelebili troppo in fretta. Fuori c’è un tizio che butta giú un muretto a martellate e il rumore dei colpi spacca le frasi che vorrei mettere in fila. Dovrei tornare a casa, lí c’è silenzio, ma in compenso la posta, Twitter, i siti e l’orto sul balcone mi
aprono in testa buchi molto peggiori di un martello.
Otto anni fa, quando tuo figlio si è presentato alla mia porta con una cartelletta rossa, Twitter non c’era ancora e nemmeno il balcone. Stavo in un altro appartamento e il massimo che riuscivo a coltivare era una pianta di fagiolo sul davanzale del bagno.
Eppure, nonostante le distrazioni ridotte al cinquanta per cento, ho accolto Antar con la testa fra le nuvole, non l’ho fatto nemmeno entrare, ho preso la cartelletta e gli ho detto che senz’altro avrei letto i fogli che ci stavano dentro. Altri lavori incombevano, altre pagine, e già m’ero accorto che Antar, quando raccontava di te e di suo zio, aveva la tendenza a tirarla per le lunghe.
Ci eravamo conosciuti in una clinica per malattie mentali. Frequentavamo lo stesso matto: io come amico, lui come educatore. Facevamo i turni per non lasciarlo da solo ed è stato lí, nel parco intorno alla villa, sotto un cedro del Libano colossale, che ho sentito parlare di te per la prima volta.
Era la primavera del 2003 e io ci ho messo cinque anni prima di venirti a trovare, col mio registratore in mano, per dedicare alla tua storia un mercoledí pomeriggio.
A mia parziale discolpa, vorrei dire che la cartelletta rossa non l’ho riposta subito in un armadio. L’ho aperta poche ore dopo, di fianco a un piatto di pasta, e ormai da tre anni me la porto sempre appresso, nella borsa da lavoro. Rispetto ad allora è molto ingrassata di carte, ma i tre documenti originali sono sempre lí e ogni tanto li ripesco, per non dimenticare da dov’è cominciata la nostra amicizia.
Primo: una fotocopia con due brevi articoli, impaginati uno sopra l’altro. Titoli: «Un italiano nero» e «La “negretta” del cinema italiano». Tratti da: «Il Sofà. Periodico di immigrazione in Emilia Romagna».
Secondo: la relazione del dottor Bonvicini Eugenio sull’attività svolta da Giorgio Marincola (Mercurio) durante l’occupazione germanica del suolo nazionale.
Terzo: un volantino distribuito in piazza Maggiore il 25 aprile 2002. «Nell’anniversario della liberazione dal nazifascismo, mentre siamo qui per protestare contro il Lager etnico di via Mattei, vogliamo ricordare Giorgio Marincola attraverso la testimonianza di sua sorella (una signora ultrasettantenne che abita a Bologna)…»
Su un totale di sedici fogli A4, soltanto mezzo riguarda le tue avventure. Tutto il resto gira intorno a tuo fratello Giorgio, come in un depistaggio studiato ad arte.
Ecco perché ci ho messo tanto per capire cosa volesse da me questa cartelletta rossa, ed ecco perché tu ci hai messo altri due anni per capire cosa volesse da te questo sedicente cantastorie dal nome cinese, col suo registratore a cassette sempre a corto di pile, che insisteva a suonare al tuo campanello ogni mercoledí
pomeriggio.
Siamo tutti profughi, senza fissa dimora nell’intrico del mondo.
Respinti alla frontiera da un esercito di parole, cerchiamo una storia dove avere rifugio.
Tutti i post di Giap dedicati a Timira
La scheda del libro sul sito Einaudi
Le fotografie di Isabella e Giorgio sono tratte dal sito razzapartigiana.it
Bello.
Sono ormai 3 anni che cerco anch’io di intervistare mia nonna, ma per qualche motivo faccio sempre dietro front. L’inazione dell’umana è uno dei prezzi da pagare dell’essere razionali. Eppure è bello quando si porta a compimento un lavoro e guardandosi indietro si capisce che quel tempo è stato lungo ma necessario, fisiologico, umano.
Dal 2003 ad oggi ne sono successe di discontinuità. Credo che far uscire in questo momento un oggetto narrativo che parli di resistenza, una coraggiosa donna egiziana e cinema italiano, dia un valore aggiunto (o “azzeccato”) che non avrebbe avuto 3-4 anni fa.
Quindi staremo a vedere e a leggere. Ora torno a scrivere le mie cose, perchè sì: anche Giap! è fonte di inazione a volte ;)
Ma come “fonte di inazione”? :-)
Dovrebbe anzi esserti di sprone, visto che tra “le tue cose” da scrivere c’è anche un guest post collettivo per Giap su passato e futuro, continuità e discontinuità storica, memoria, durata dei supporti, trasmissione del sapere etc.
Non sarebbe male averlo pronto prima della pausa estiva, se riuscite a stringere le viti.
Mea culpa. Quel che volevo dire è che ultimamente ho trascurato gli interventi su Giap! perchè richiedono e meritano una buona dose di tempo (che non è mai perso), per dedicarmi a rielaborare creativamente molte questioni sviluppate anche attraverso Giap!
Sul post collettivo ti ho scritto in pv. ;)
Un preludio malinconico e delicato. Il “tono” di questo pezzo mi sembra azzeccato. Bello.
P.S. un po’ OT:
Il dettaglio attinente alla pianta di fagiolo ha qualcosa di fiabesco e magico. Mi ricorda certi fagioli fatati che incontravo nei racconti della buonanotte durante la mia infanzia.
Spero sia sopravvissuta al trasloco.
Sì, un altro bel preludio, aspetto il libro.
Devo anche ringraziare per tutta questa storia, che mi ha interessato molto fin dall’inizio, senza capire mica perchè… Poi ho visto che Isabella Marincola aveva fatto anche l’attrice, e cercando informazioni al volo mi sono imbattuta proprio nel mondo teatrale e culturale di cui aveva fatto parte anche mia madre a quell’epoca, anche se non sul palcoscenico. E’ stato un tuffo nel passato e ho pure trovato informazioni preziose (per me)! Anche lei era mezza straniera e ha sempre avuto parole dure sul trattamento e l’asprezza riservata in quel periodo a chi era comunque ‘diverso’. Aveva coraggio e, ad esempio, poichè conosceva la lingua se ne andò sola al comando tedesco per cercare di sapere che fine aveva fatto Beppe Lo Presti, un amico catturato e poi ucciso alle Fosse Ardeatine. Scusate l’ot personale, ma non si può proprio mai dire dove ti porta una storia. E poi forse, senza i racconti personali che ritornano in mente, si perde il contatto reale con il passato e con tutte le sue ‘somiglianze’ con ciò che siamo ora.
Alla Fiera Internazionale del Libro a Torino ci sarà Timira? La fiera c’è dal 10 al 14 maggio, quindi giusto un po’ prima della data d’uscita :( …
Sarà organizzato qualcosa da parte di Einaudi per i Wu Ming?
No, nessuna iniziativa su “Timira” al Salone del libro. Siamo stati al Salone solo due volte, una nel 1999, l’altra nel 2004 (ce l’aveva chiesto Greenpeace, per lanciare la campagna “Scrittori per le foreste”), poi mai più. In mega-manifestazioni del genere ci sentiamo a disagio e preferiamo soprassedere.
Sull’altra questione, è possibile che allo stand Einaudi delle copie ci siano, ma più che ipotizzarlo mi sa che non possiamo.
Imparo a conoscervi col tempo, apprezzo ma con rammarico.
Ottima la via di mezzo “scrittori delle foreste” voluta da Greenpeace, ma non se ne poteva pensare un’altra? Insomma esserci ma senza tradire il vostro modo di essere… ;-)
Dirò di più: Timira era pronto per uscire proprio nei giorni del Salone, ma Einaudi ha preferito posticiparlo, proprio perché sa che noialtri al Salone non ci andiamo, e in quel periodo far uscire un libro che non viene presentato a Torino è considerata una roba da pazzi.
Domanda da ignorante delle Fiere: che aria tira in questi megaraduni? Perchè soprassedete? Apparentemente dovrebbe essere un appuntamento importante, ma mi sembra di capire che è un pò come andare a eurochocolate o all’oktoberfest di Roma: tanto fumo e niente arrosto.
Vorrei farmi un’idea perchè è già la seconda voce che mi intima di disertare quella fiera…
Bello, bellissimo pezzo!
Vi leggo dal posto in cui lavoro, un luogo pieno di donne rifugiate molto vicine a Timira.
Aspetto con ansia l’uscita del libro e intanto credo che delizierò le mie eroine con questa storia.
Continuate così e…grazie!
“Esserci a modo nostro” è una condizione che può verificarsi una volta sola, perchè dopo non ti inviteranno più. E’ quel che è successo – e che avevamo ampiamente preventivato – dopo la nostra partecipazione al Festivaletteratura di Mantova nel 2002. Mai più invitati, ed è giusto così :-)
Ecco il nostro resoconto di quella partecipazione:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap4iii.html#mantova
E credo valga anche come risposta a Nexus.
Forse erano discorsi già affrontati, ma non è colpa mia se non siete un fenomeno passeggero ma una realtà persistente.
Quindi vi tocca anche sorbirvi Giapster ( ?… e si dai un po’ lo sono) nuovi, ignoranti, e un po’ rompi ;-)
Il libro sembra interessante, l’intro è toccante ed io sto intervistando mio nonno da circa un anno. Stava con Giustizia e Libertà ed ora che ha 91 anni mi sta raccontando di quando lui era giovane, più di me, ed ha scelto la montagna.
Gran preludio…ancora…attendo con ansia il libro.
Riuscite sempre a toccarmi.
Per chi sta dalle parti di Bologna, questa sera, 9/05, un ulteriore preludio a Timira:
@ Scienze Politiche, Strada Maggiore 45
Santa Insolvenza in università: Quaderni di San Precario + Timira + Live concert
Santa Insolvenza presenta in Università le sue iniziative per il #GlobalMay
Antar Mohamed e Wu Ming 2 leggeranno in anteprima alcuni passi del romanzo e ne discuteranno con chi vorrà intervenire.
Dimenticavo gli orari:
L’iniziativa @Scienze Politiche comincia alle 19.
L’anteprima di Timira sarà verso le 21.
http://bit.ly/IQ1g1e
Ma dalle parti di Treviso non penso che possa esserci una vostra presentazione, vero?
Che ne dici di questa?
Giovedì 24 maggio
orario da definirsi
CASTELFRANCO VENETO (TV)
Libreria Costeniero
Piazza Giorgione, 55
A breve pubblicheremo un primo calendario con date, orari, luoghi precisi delle presentazioni di Timira che stiamo fissando da qui all’estate.
Sarà possibile trovare quel giorno “Basta uno sparo”? Sono rimasto affascinato da Pontiac, fantastico ascoltare il racconto con la musica come fondo. Solo che mi secca acquistarlo su internet, e nelle librerie è introvabile. Anche se 15e sono un po’ tanti, che mi costringono a pensarci su. Spero l’incontro sia di mattina, perché pomeriggio lavoro.
Io voglio il libro TIMIRA con tanto di autografo, naturalmente ho un po’ paura nel chiedere questo, è troppo pop? Io ci proverò…
Io ci sarò… più vicino a dove abito attualmente non si poteva! Ma ci tengo a dirlo, sono calabrese!
:-)
Dunque ci siamo: “Timira” esce domani. Buona lettura. Nel prossimo post, il calendario delle presentazioni.
Ciao,
confermate che domani ci sarà una presentazione a Milano MACAO?
15.00 – 18.00 GIOVANNI CATTABRIGA / LEZIONE APERTA CON WU MING 2
Docente Biennio Specialistico Film e New Media NABA
Ex Ristorante 1°Piano
Presentazione del testo “Timira”: un romanzo meticcio e nove anni di parto.
Se ne avete già data notizia a me è sfuggita…
Non siamo in grado di confermarlo. E’ un’iniziativa proposta tempo fa a WM2 come “dirottamento” della lezione che deve tenere domani alla NABA, ma poi non è stata ribadita, nessuno ci ha più fatto sapere nulla. Ragion per cui, si scoprirà domani: se arrivano i dirottatori, WM2 si farà dirottare, altrimenti tutto come al solito.
Adesso è confermato. Martedì (oggi) a Macao, dalle 15 alle 18, lezione aperta di WM2.
In questo momento Macao subisce un tentativo di sgombero. Chi vive a Milano e può muoversi, vada alla Torre Galfa. Gli altri possono tenersi aggiornati via Twitter e sul blog:
http://www.twitter.com/MacaoTwit
http://twitter.com/#!/search/%23Macao
http://www.macao.mi.it/
Le iniziative in programma oggi, compresa quella con WM2, diventano ancora più importanti. Per il come, il quando… e il dove, restiamo tutti sintonizzati.
Si vede che era destino, che la primissima presentazione di Timira, libro sull’essere profughi, fosse a sua volta una presentazione profuga.
Il 15 era un martedì
e il martedì la voce di Antar passa spesso in radio da me
ma il 15 è stato un martedì speciale
e così l’ho postato sul tubo.
One Love Donna Isabella
http://www.youtube.com/watch?v=tIutjlgvPtI