AFFINITÀ E DIVERGENZE TRA IL FRATELLO OBAMA E NOI
- Ma fatemi capire, compadres: va bene l'Onda, va bene la roba di Damasco, ma mandiamo fuori un Giap il 4 novembre e sulle elezioni americane non scriviamo proprio un cazzo? Capisco l'overdose informativa, son due anni che ci martellano i maroni, però, insomma, proprio far finta di niente mi pare tanticchia esagerato... |
METTI UNA SERA IN UNIVERSITÀ COI WU MING [WM2:] Dieci giorni fa abbiamo ricevuto una e-mail da Mariastella Tremonti. Si trattava di un invito, da parte del laboratorio di autoformazione nato all'interno dell'Università di Bologna, occupata contro il decreto Gelmini. Volevamo invitarvi qui a Lettere perché ci piacerebbe discutere con voi di saperi -nel senso più ampio e plurale del termine- come potenza conflittuale, e delle forme di lotta con cui metterli in campo nell'era della produzione "cognitiva". Sappiamo che per una precisa scelta non parlate a Bologna da anni, siamo un po' presuntuosi e speriamo di indurvi a fare un'eccezione...per noi sarebbe veramente molto molto importante avere questa opportunità. In realtà, era da qualche giorno che la cercavamo noi, un'opportunità del genere. Come cittadini e padri di bimbi e bimbe iscritti alle scuole materne, avevamo partecipato a feste, assemblee, notti bianche, fiaccolate... Quel che ancora ci mancava era il tempo e il luogo giusto per intervenire anche come narratori, per raccontare storie che non calassero dall'alto belle e finite, come proclami, ma pronte piuttosto a farsi levigare e trasportare dall'Onda, come un messaggio in bottiglia. Al telefono, in fase di accordo, è venuta fuori la parola seminario, un termine che nella mia esperienza universitaria significa "lezione più ristretta", approfondimento, discussione. Quando frequentavo Filosofia, i seminari erano percorsi a latere, di approfondimento, spesso tenuti da uno studente a turno che si preparava su un tema e poi lo presentava agli altri per discuterne insieme. Al seminario c'era sempre meno gente che a lezione. Siccome anche Wu Ming 4 ha fatto Filosofia, ci siamo detti, benissimo, ci saranno una cinquantina di studenti, noi ci prepariamo un'introduzione breve e poi sentiamo cos'hanno da chiederci, cosa gli interessa davvero. Fatto sta che il giorno prima, sull'edizione locale di Repubblica, esce la solita immagine con i cinque ballerini senza volto e un trafiletto che parla di "lezione inaugurale", "Aula 3", "capitale cognitivo". Mi telefona Wu Ming 4 e mi dice che a occhio e croce bisognerà prepararsi qualcosina in più di una semplice introduzione. Va bene, dico, ce l'ho. Ho appena finito di scrivere una cosa sul ruolo delle storie nella società dell'informazione, posso farmi una scaletta e usarla, così vedo anche se funziona o se sono boiate incomprensibili. Poi però una storia bisognerebbe raccontarla davvero. E come per magia, il mio socio ha proprio quel che fa al caso nostro. Una storia su Tolkien, l'orgoglio e la battaglia di Maldon tra anglosassoni e vichinghi. E così siamo andati. I nostri ospiti ci hanno accolto con i cartelli "Mariastella Tremonti" appesi al collo e ci hanno portati in aula. Gradinate piene, scale piene, un muro di gente fino al soffitto. Siamo entrati alle nove e mezza, siamo usciti ben oltre mezzanotte e in quelle tre ore fitte ci sono state una ventina di domande illuminanti - su Jenkins, su Obama, sugli eroi, sulla Storia - e un solo intervento fluviale, di quelli che non afferri il punto perché non c'è nessun punto, solo alcol. Però la gente applaudiva lo stesso a ogni frase e io mi sono sentito un cretino sottosviluppato che non riesce a comprendere concetti altissimi. Solo alla fine mi hanno spiegato che gli applausi erano tattici, nella speranza che il tipo, soddisfatto, la piantasse di parlare. Per questo, e per molto altro, la serata all'Aula 3 è una di quelle che non potrò dimenticare.
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[WM4:] Il fatto che l'hammam Al Malik Al Zahir sia anche una trappola per turisti, collocato com'è accanto alla moschea Ommayyade, non significa che non sia un posto bellissimo. E' uno dei più antichi della città vecchia, esiste dal Medioevo. Scendi pochi gradini sotto il livello della strada e ti ritrovi nella grande anticamera con al centro la fontana smaltata a motivi floreali. Tutt'intorno, su un piano rialzato, tappeti e cuscini e, sotto la cupola, un ballatoio di legno. I narghilè luccicano in fila su una parete, pronti a essere chiamati in causa. Il proprietario è un tipo gentilissimo. Quando mi avvicino per chiedergli una sigaretta mi regala un intero pacchetto. In realtà avrei smesso di fumare, ma sono un po' nervoso e ho deciso di fare un'eccezione. In fondo è la mia prima conferenza in inglese, lingua che leggo piuttosto bene, ma che parlo malissimo. A dire il vero l'atmosfera è molto informale e serena. I partecipanti a Reloading Images Damascus sono giovani artisti di varie parti del mondo che ho avuto modo di conoscere nei giorni scorsi. Una comunità temporanea di viaggiatori raccolta intorno all'idea di attraversare questa città e trarne suggestioni artistiche, spunti tematici, storie performative. Un po' troppo post-moderni per i miei gusti, ma brave persone, gentili e generose. Fanno di tutto per farmi sentire a mio agio. Del resto io non sono qui tanto come partecipante, quanto come ospite, e oltre a prendere parte ad alcuni dei percorsi psicogeografici per la città (un dejà vu da paura…) sono venuto qui con un intervento bell'e pronto. Azin e Kaya sistemano lo schermo e il microfono. C'è qualche problema con i sottotitoli in arabo. Alla fine si decide di lasciare la traduzione su un computer a disposizione dei siriani che non capiscono l'inglese. Mentre aspettiamo che si approntino gli ultimi dettagli tecnici, ci viene offerto tè o camomilla. Sorseggio la bevanda calda e ringrazio mentalmente le persone che mi hanno aiutato a essere qui. Alessia, che ha tradotto il mio testo in inglese; Paola, che ha mobilitato i suoi amici londinesi per procurarmi un testo originale introvabile in Italia; Roberto, che si è offerto di aiutarmi con l'inglese durante il question time (quando daremo vita a uno sketch del traduttore simultaneo degno del miglior Walter Chiari). L'ansia è sparita del tutto, sono rilassato, penso che se avessi approfittato dei servizi dell'hammam lo sarei perfino "troppo". Due ragazze e un ragazzo scendono i gradini dalla strada. Non so come, ma intuisco subito che sono italiani, e quando si rivolgono ad Azin sento che l'accento è proprio il nostro. Chiedono se il bagno turco è aperto e lui gentilmente spiega che è stato affittato per una serata particolare, c'è una lecture di Wu Ming. E' difficile descrivere l'espressione della ragazza italiana (che scoprirò chiamarsi Giorgia): - Wu Ming? - dice, - Qui? - Sì -, risponde Azin - E' lui - e mi indica. Mi faccio avanti e stringo la mano a Giorgia, Valerio e Michela. Sono in viaggio da quindici giorni, hanno attraversato la Giordania, dove hanno partecipato al matrimonio di un loro amico, poi la Siria. Prima di ripartire volevano farsi un bagno turco. Dico che mi dispiace di averli privati di questa possibilità, ma loro sembrano contenti lo stesso, decidono di restare, si tolgono le scarpe, ordinano un tè e si siedono insieme agli altri. Ventiquattr'ore dopo li rincontrerò sul volo di ritorno in Italia e così avrò modo di scoprire che qualche tempo fa Giorgia ha assistito a una nostra presentazione nella sua città, Bassano. Be', che dire? Con Damasco fanno due. |
DA CAMELOT A DAMASCO "Come si debbano comporre i Miti affinché il Fare vada a buon fine". Influenze letterarie e persistenza del mito nella costruzione dell'icona di Lawrence d'Arabia. di Wu Ming 4 Testo della lecture tenuta da Wu Ming 4 all’Hammam Al Malik Al Zahir, nella Città Vecchia di Damasco, il 17 Ottobre 2008. N.B. Dagli appunti per questa relazione è nato anche l'intervento sull'eroismo fatto da Wu Ming 4 alla "serata di autoformazione" organizzata dal movimento NoGelmini di Bologna, vedi sopra. [L'intervento di Wu Ming 2 era invece basato su "La salvezza di Euridice", lungo testo che, insieme a "New Italian Epic 3.0" di Wu Ming 2, formerà il libro New Italian Epic, in uscita a gennaio 2009 per Einaudi Stile Libero, vedi sotto.] 1. Intro Il sottotitolo di questa lettura è una citazione. Si tratta della traduzione provocatoria ipotizzata dal professor Gilbert Murray, negli anni Venti del secolo scorso, dell’incipit della Poetica di Aristotele. La traduzione normalmente accreditata è infatti molto diversa e suona così: Qui tratteremo della poetica nel suo insieme e delle sue forme, quale finalità abbia ciascuna di esse, e come si debbano comporre le trame affinché la poesia riesca bene. |
PREVISIONI DEL TEMPO CANDIDATO AL PREMIO SCERBANENCO. Dopo il Premio Sergio Leone e il Premio Emilio Salgari, chissà mai che non vinciamo pure il Premio Scerbanenco e completiamo la triade: western, avventura e crime novel. Fatto sta che con PREVISIONI DEL TEMPO siamo entrati nella rosa dei cento nominati, come spiegato qui. Boh. Staremo a vedere. |
DIZIONARIO AFFETTIVO DELLA LINGUA ITALIANA. E' uscito nei tascabili Fandango un libro a cura di Matteo B. Bianchi con la collaborazione di Giorgio Vasta. Trecentoquindici scrittori italiani hanno scelto e commentato una parola della nostra lingua, una parola a testa. Il libro le riporta in ordine alfabetico. Per fare un esempio, Tiziano Scarpa ha scelto la parola "ghingheri". FECALOMA. Parola maestosamente eufonica, dal suono perfetto, sembra caduta dall'empireo delle lingue sacre (dove vive il sanscrito dei Veda) o emersa dal vulcano fumigante delle lingue africane, elemento di una reza in dialetto yoruba, declamazione dedicata a un orisha. |
SPECIALE LELLO VOCE. E' uscito per l'editore Le Lettere di Firenze un triplice "oggetto poetico", libro + dual disc (cd + dvd video) che, nel raccogliere e ripercorrere la multiforme opera declamante di Lello Voce (poesie scritte dal 1991 al 2008), al contempo getta ponti in avanti, proseguendo nel lavorìo "ad alta voce" (versificatorio e musicabondo) che da anni contraddistingue il poeta/attivista/rapper/griot napoletano trapiantato nel Nord-est. Il libro si chiama L'esercizio della lingua, il disco allegato è Piccola cucina cannibale. Nel libro, tra i vari contributi, ce n'è uno in versi di Wu Ming 1. Su Carmilla è in bella mostra uno speciale dedicato all'uscita, così articolato: - una scheda relativa al versante audio & musicale del progetto; - mp3 scaricabili e testi di due brani del cd (Il verbo essere e la title-track); - il video della canzone La buona fede di Luca Bassanese feat. Lello Voce, che proponiamo anche qui di fianco perché merita. - diversi link a video disponibili in rete (Lello Voce live); - la presentazione in versi di WM1; - una nota biografica su Lello Voce. Lo speciale è qui. |
SEGNALAZIONI E AGGIORNAMENTI SUL NEW ITALIAN EPIC Wu Ming e De Cataldo sono stati vittime di attacchi durissimi da parte dell'establishment, e non è un caso. Per la prima volta la critica è in grave ritardo su questa materia, la produzione letteraria. Anziché recuperare questo ritardo, la critica reagisce aggredendo gli scrittori. La critica, che per molto tempo ha avuto la funzione di accogliere le nuove tendenze, di analizzarle e di esporle al grande pubblico, oggi fa l'esatto opposto, e dunque gli scrittori hanno imparato a fare a meno dei critici. Abbiamo un impatto sul pubblico senza bisogno dei critici. Forse questo ha a che fare anche coi nuovi mezzi di comunicazione, penso in particolare a Internet. Noi siamo riusciti a superare questa specie di pudore del locale. Grazie anche a una certa critica, noi in Italiana avevamo un'attitudine provinciale di fronte agli autori italiani. Si assisteva al paradosso di vedere pubblicati autori mediocri ma anglosassoni mentre si chiudevano le porte a buoni autori italiani. Ma dall'inizio degli anni '90 la situazione è cambiata. Alcuni scrittori hanno deciso alla buon'ora di aggirare gli ostacoli, ma questo è iniziato anche prima di Internet. Quando iniziammo a scrivere, per quelli come noi non c'era spazio, non ce n'era assolutamente. La triade Pasolini - Calvino - Moravia non aveva avuto eredi, in giro non c'era nessuno. Allora il Gruppo dei Tredici e i Cannibali hanno fatto da cavallo di Troia. Siamo entrati nel mercato editoriale italiano in un periodo in cui si guardava al "nouveau roman" quando in Francia lo si era già abbandonato da tempo. In Italia, all'epoca, per essere buono un romanzo doveva per forza non avere lettori. Se un libro aveva molti lettori era necessariamente cattivo, prodotto da uno scrittore mediocre. La nostra fortuna fu un piccolo gruppo di lettori fedeli. Ci siamo messi contro tutta la critica perché facevamo letteratura popolare. E abbiamo dimostrato che si può scrivere bene e per molte persone [...] |