da L'Unità di sabato 1 febbraio 2003, sezione "Orizzonti":
STORIA/
Dieci, cento, mille eresie
Rifiutava la proprietà e la gerarchia della Chiesa e diede vita a una piccola società comunistica
Fu bruciato sul rogo. Un libro e una rivista dedicati a Fra DolcinoWu Ming 4
"Dolcino radunò nella sua setta ereticale molte migliaia di persone di entrambi i sessi, da ogni dove, soprattutto in Italia settentrionale e in Toscana e nelle altre regioni vicine, e a loro trasmise una dottrina pestifera e predisse molti avvenimenti futuri con spirito, non tanto profetico quanto fanatico ed insensato, affermando e fingendo di avere da Dio delle rivelazioni e uno spirito profetico. Ma in tutte queste cose fu trovato falso, ingannatore ed illuso, insieme con Margherita, sua malefica ed eretica compagna nei delitti e nell'errore..." (Bernardo Gui, De secta illorum qui se dicunt esse de ordine apostolorum).
Era il venerdì santo dell'anno 1307 quando i crociati chiamati dal papa a debellare l'eresia apostolica sbaragliarono l'ultima resistenza dei dolciniani sulla Parete Calva dell'alta Val Sesia. L'eresiarca Dolcino e la sua compagna Margherita, sottratti al massacro, vennero processati, torturati e infine, poiché rifiutavano di abiurare, arsi sul rogo il 1° giugno.
La vicenda degli Apostolici si inscrive nella grande crisi della cristianità tra XIII e XIV secolo, ben rappresentata dalla disputa interna all'ordine francescano tra conventuali e spirituali. Da un lato i fautori di una canonizzazione e di un'equiparazione agli altri ordini monastici, dall'altro i partigiani dell'adesione letterale al messaggio e all'esempio di Francesco, che rifiutavano proprietà, beni, inserimento nella gerarchia e nel "sistema" Chiesa. Un conflitto che si trascinerà per oltre un secolo a suon d'inquisizioni, e da cui a loro volta si diramano altri conflitti e movimenti.
Tra questi, gli Apostolici di Gerardo Segarelli prima e di Dolcino poi predicavano e praticavano una separazione totale dalla Chiesa romana, vista come un'istituzione corrotta e putrescente, destinata ad essere abbattuta da un nuovo potere statale, un nuovo Imperatore, che avrebbe finalmente strappato la sposa di Cristo al suo declino, privandola delle proprietà e del potere secolare. In questo modo essa sarebbe tornata a essere santa, a occuparsi dello spirito. Posizione questa, condivisa da molti intellettuali dell'epoca, tra cui Dante Alighieri, solo per citarne uno.
Così, con più di duecento anni d'anticipo su Martin Lutero, gli Apostolici proclamarono il sacerdozio universale, ovvero la necessità che il cristiano dovesse vivere direttamente il rapporto con Dio, senza bisogno di una struttura ecclesiastica che pascolasse il suo gregge.
Dolcino e i suoi scelsero di praticare già questa nuova dimensione, di tagliare i ponti con la Chiesa e di vivere liberi e sciolti da ogni vincolo. Saldarono il loro credo con le istanze delle popolazioni povere delle valli alpine e alla lotta di quest'ultime contro i grandi feudatari ecclesiastici e i loro interessi. Diedero vita a un piccolo modello di società comunistica e – come avrebbe scritto Calvino due secoli più tardi riferendosi ad altri eretici – "libertina". Basti pensare al ruolo fondamentale che ebbero le emancipate figure femminili all'interno delle comunità apostoliche, prima fra tutte Margherita da Trento, la compagna di Dolcino. Ma anche al ruolo strategico che gli "eretici" svolsero nell'organizzare la resistenza montana contro le rappresaglie dei nobili. Non violenti per vocazione, i dolciniani scelsero di autodifendersi, quando il papa bandì la crociata contro di loro. Fino alle estreme conseguenze.
Lo spunto per parlare (nella fattispecie per tornare a parlare) di eresie ce lo offre la casa editrice Derive/Approdi di Roma, che dopo aver dato alle stampe due libri sugli Apostolici (Centro Studi Dolciniani, fra Dolcino e gli Apostolici tra eresia, rivolta e roghi, 2000 e C. Mornese, Eresia dolciniana e resistenza montanara, 2002) oggi pubblica "La Rivista Dolciniana", a cura del Centro Studi Dolciniani. La rivista esiste da molti anni, ma viene oggi riproposta in una nuova veste grafica e appunto da un nuovo editore, con l'intento di aprire un dibattito fino ad ora troppo "interno", per metterlo a disposizione e coinvolgere nuovi lettori, studiosi e non. Il campo di ricerca è ampio, non si parla ovviamente soltanto degli Apostolici, ma di tutta la storia sommersa dell'eresia cristiana tra Medioevo e modernità.
Quello sulle eresie è un territorio di ricerca relativamente giovane, che passo passo ci ha disvelato l'altra storia di questo continente, quella di un'Europa cristiana che ha costruito le proprie istituzioni e la propria identità "ortodossa" a partire da un rapporto dicotomico conflittuale con le eresie, sopprimendole ogni volta che non era possibile recuperarle. L'ultimo rigurgito di questa storia potrebbe essere rintracciato nella persecuzione finale degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale ("finale" nel senso che giunge alla fine di un lungo calvario), come tentativo estremo di estirpare l'alterità, l'eterodossia culturale dal continente. Questa alterità però non è mai riducibile, per fortuna persiste, nonostante gli anticorpi che periodicamente la aggrediscono, ed è alterità prima di tutto interna. Un virus endogeno. Gli Apostolici, così come i Catari, i Fratelli del Libero Spirito, gli Adamiti boemi, gli Anabattisti, e via via tutti coloro che sono stati percepiti come "diversi", "devianti", "eretici" appunto, hanno costruito una storia che non scorre parallela a quella ufficiale dei loro persecutori, bensì la interseca e la condiziona profondamente, fino a diventarne un pilastro fondamentale. Gli eretici, per tanto tempo considerati esponenti della marginalità sociale, di rozzi moti popolari, di profetismo velleitario, sono parte integrante della nostra cultura. Le loro profezie non si sono avverate (come tutte le profezie, del resto). I loro modelli sociali, comunistici o meno, sono falliti. Tuttavia continuare a studiarli e a indagare questa seconda anima del vecchio continente ha un'importanza fondamentale.
Prima di tutto significa ricordare come certe istituzioni della società e del pensiero hanno potuto darsi storicamente solo a partire da una conflittualità interna, appunto, da una scelta tra alternative possibili (se non tutte plausibili), che sono state messe in campo nel corso dei secoli. In secondo luogo perché si possono fare scoperte interessanti.
Il sacerdozio universale, l'idea di una Chiesa costruita dal basso, un certo "comunismo" cristiano, sono ad esempio capisaldi della Teologia della Liberazione che ancora oggi ha una parte politica assai importante in molte zone del mondo. Così l'idea di una fraternitas universale, posta dal cristianesimo e a cui tanti eretici si rifacevano, si ritrova sui vessilli della Rivoluzione francese in veste laica e resta ancora oggi uno dei parti migliori della cultura occidentale. Allo stesso modo l'idea di un ambito religioso separato da quello politico-istituzionale, una Chiesa che abbandona il potere secolare, si è potuta affermare tardi e anche in questo caso a prezzi altissimi, ma rimane più che mai epicentro della nostra peculiarità culturale.
Non solo. Oggi il sistema economico che l'Occidente ha esteso al mondo intero vive una crisi epocale. In questo passaggio, i movimenti di contestazione e rinnovamento che aspirano a un altro mondo possibile sono spesso propensi a ricercare altrove, in spazi geopolitici lontani dal nostro, elementi di una sensibilità diversa, che immetta sangue e idee nuove nel modo tradizionale, stantìo, che abbiamo di rapportarci alla politica. In tempi di globalizzazione questo non solo è assolutamente giustificato, ma anche giusto. Tuttavia dovremmo essere capaci di guardare alla nostra storia e leggere i germi di quelle alternative di pensiero, se non ancora pratiche, che ci hanno preceduto suggerendo altri percorsi. Questo senza bisogno di mancare a una doverosa storicizzazione e contestualizzazione delle esperienze passate. Quando ancora certe forme dello sfruttamento e dell'alienazione non erano che in potenza, qualcuno aveva immaginato un mondo diverso. Altri rapporti sociali, altre concezioni della vita associata, un altro destino per l'umanità.
C'è infine un ultima buona ragione per riscoprire o tenere a mente la storia dell'alterità ereticale europea: è senz'altro un buon modo per arginare il revanscismo identitario che oggi si vorrebbe imporre all'Occidente in funzione della difesa dall'estraneo, nella logica di uno scontro molare tra civiltà. Nella storia d'Europa le crociate contro gli "infedeli" - fossero essi eretici, islamici o ebrei - hanno sempre rappresentato il tentativo di negare quanto ad essi la nostra cultura fosse debitrice, quanto di essi ci portassimo dentro, in nome di una presunta purezza o ortodossia. Di fronte al riproporsi di questa nefasta ipocrisia, è dunque giusto sperare nella fioritura di mille nuove eresie e in pacifiche invasioni che ci lascino intravedere un cielo e una terra nuovi. Qualcosa che ha molto a che fare con la storia che stiamo vivendo e che vivremo.
Bibliografia:
- Centro Studi Dolciniani, fra Dolcino e gli Apostolici tra eresia, rivolta e roghi, Derive/Approdi, 2000
- Corrado Mornese, Eresia dolciniana e resistenza montanara, Derive/Approdi, 2002
- Centro Studi Dolciniani, "La Rivista Dolciniana", #22, luglio-dicembre 2002
I libri e la rivista sono acquistabili on line su www.deriveapprodi.org