NUOVI COMMENTI SULL'ANNOSA QUESTIONE "PUBBLICARE CON (il gruppo) MONDADORI"
8/11 gennaio 2002


SAREBBE GRAVE SE VI CACCIASSERO

di Dario Voltolini

Sulla questione Mondadori ho poche cose da dire. Innanzitutto sono solidale con tutti coloro che lavorano per Mondadori e che preferirebbero un altro proprietario della casa editrice. Poi vorrei dire che il problema vero è quello che si porrebbe nel momento in cui la Mondadori desse il benservito a Wu Ming o a Evangelisti o a Brizzi o a chiunque altro, perché "di sinistra".
Fino a quel momento, dobbiamo godere del fatto che nonostante la proprietà, Mondadori non opera censure di questo tipo al suo interno. Inoltre vorrei aggiungere che l'accusa di incoerenza è facile da lanciare, così facile che difficilmente ha una vera forza. Aneddoto: un mio amico francese di sinistrissima mi ha detto un giorno, dopo la vittoria elettorale della Casa delle Libertà qui da noi, che non avrebbe più acquistato nessun prodotto made in Italy. La volta successiva l'ho incontrato mentre andava a votare Chirac per evitare Le Pen. (Io, per conto mio, non ho ancora decretato alcun embargo nei confronti del Pernod).

Ma vorrei anche dire che bisogna fare attenzione a liquidare con troppa leggerezza accuse come quelle di cui stiamo parlando. Sono la versione sciocca e impoverita di una posizione che non è demente in sé. Chiunque oggi sa che sul campo della libertà di informazione in Italia siamo in un momento cruciale. Bisogna perciò argomentare che la presenza di Evangelisti, per esempio, in seno alla Mondadori è un segnale positivo e che invece, al contrario, un segnale negativo sarebbe il suo allontanamento dalla casa di Segrate. Questo è un briciolo più complicato che dire a Evangelisti "Dovresti andartene per essere coerente!". Ma proprio solo un briciolino.
Possibile che non si possa chiedere un simile minuscolo sforzo a uno che scrive sulla carta stampata? Anche chi non fa nessuno sforzo di comprensione delle cose e poi ne scrive, fa un brutto servizio alla libertà di informazione. La usa male.

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NON AVREI AVUTO MODO DI CONOSCERVI SENZA LA GRANDE DISTRIBUZIONE

Mi son letta tutto il dibattito adesso non posso più tacere...
Non conosco benissimo Wu Ming, però mi sono letta 'Q' e questo mi basta per stimarli. L'ho letto con fatica (è un libro difficile, almeno per me) eppure mi ha aperto orizzonti inaspettati, e gliene sono grata. A quei tempi non conoscevo gli autori, neanche come Luther Blissett. Durante un giro in libreria (una GRANDE libreria) m'è caduto l'occhio su 'Q'. Incuriosita dal titolo ho aperto il volume e ne ho letto qualche pagina (non potrei mai comprare un libro senza prima vedere come è scritto...). Mi ha intrigato e l'ho comprato. Ho impiegato un anno e mezzo a leggerlo, ma poiché mi è piaciuto ho cominciato a raccogliere informazioni sugli autori; così, passo per passo, sono approdata al sito Wu Ming, e quindi a Giap.
Cari Wu Ming, confesso che non me ne frega niente di conoscere la vostra birra preferita, i programmi tv che guardate, che cosa mangiate (bambini non credo...) e che razza di 740 compilate! So solo che prima o poi leggerò qualcun altro dei vostri libri, perché quando un autore mi piace lo coltivo (sui miei scaffali). Però non avrei mai avuto occasione di conoscervi se non vi foste affidati alla grande distribuzione: non tutti possono permettersi il lusso di gironzolare per le librerie di nicchia! Se lavori vicino a una Feltrinelli nell'intervallo vai da Feltrinelli; se lavori nei pressi di Mondadori il giro te lo fai da Mondadori... e spero che nessuno voglia spararmi, per questo!
Ma c'è dell'altro per me: ognuno ha il diritto di vivere come meglio crede, fintanto che il suo modus non arreca danni al prossimo: può farsi fustigare legato a un calorifero, divertirsi a mangiare una vagonata di lenticchie ad una ad una dondolandosi sul lampadario a testa in giù... va benissimo! purché non cominci a premere perché tutti quanti facciano altrettanto. La libertà è necessaria quanto l'aria per vivere, e trovo terribilmente deprimente che si sia costretti a sprecare il proprio tempo prezioso per contrastare individui arroganti e supponenti (io li definisco 'energivori') che non traggono comunque alcun vantaggio personale dalle diatribe che innescano. Il comportamento di queste persone sfugge abbastanza alla mia comprensione, ma qualcuno più arguto di me è riuscito a descriverlo fin troppo bene (Carlo M. Cipollla 'Allegro non troppo'). Gli 'energivori' fagocitano l'energia altrui dissipandola nel nulla, impedendole di trasformarsi in qualsiasi altra cosa: riescono ad alterare persino le leggi della fisica...
Ricordate l'Avvelenata di Guccini, quando dice 'godo molto di più nell'ubriacarmi, oppure a masturbarmi, o al limite a scopare' ? Credo che se gli 'energivori' provassero a divertirsi in altro modo forse ci guadagneremmo tutti quanti, compresi loro.

Donatella

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DA OFFICINANOIR.IT

Stiamo guardando la nostra libreria...

Ellroy (Mondadori), De Cataldo (Einaudi), Lansdale (Einaudi, Mondadori...), Bunker (Einaudi), Lucarelli (Einaudi e Mondadori), Dazieri (Einaudi e Mondadori), Evangelisti (Hhhhi! Mooondadori)...
Ehi, ce li avete consigliati quasi tutti voi... Dunque non solo pubblicate
veline di regime, ma vi atteggiate anche a Gran Maestri della cultura Fasssista anti-bolscevika!!!
Proprio tu Roberto, che quando i miei occhi ti videro ad una presentazione di 54 a Pistoia, lacrimarono d'orgoglio e gioia fanciullesca... Ora capisco cosa c'era dietro a quella tua divisa da bolscevico che amai dal primo momento... una camicia nera tatuata su tutto il torace...Orrore!!!!

A farci orrore invece sono quelli che non sbagliano mai, che sono perfetamente puliti, che girano con vesti inamidate e bianche e ben stirate.
Le persone che ti criticano tenendosi le dita sul naso, per non sentire la puzza degli altri. Il signor D** P**** non è che l'espressione suprema (anzi, gli piacerebbe!) di questo criticismo esasperante... Io (Apotropaico, deputato a compilare e inviare la missiva) ero come lui pronto a criticare chi andava in auto alle manifistazioni ambientaliste; pronto a criticare chi, senza pagare il caffè sciacquone del bar, si scagliava contro gli imputati di Manipulite; infine pronto a criticare chi mi regalava un cappellino della Nike, e poi diceva di adorare i bambini. Certo che tutte queste critiche hanno un senso di verità neanche troppo strisciante e forzato! Certo che la coerenza deve avere un ruolo importante nella nostra esistenza!
Ma poi mi sono accorto di due cose. La prima è che se si sta troppo dietro al "chi è senza peccato scagli la prima pietra", nessuno riuscirà mai a colpire nel capo Berlusconi....(e pietre dure come le parole, ce ne sono poche a giro, da qualunque canale esse provengano. L'importante è sempre verso chi sono dirette!).
La seconda è che non possiamo stare senza fare un cazzo come gli immortali dell'Aleph... A forza di tirarsi seghe, non si diventa ciechi, posso garantirvelo, ma si vede gli altri scopare... Ci siamo rotti il cazzo di pensare a cosa fanno gli altri, se scrivono per Einaudi e poi si scagliano contro Berlusconi... E soprattutto ci siamo rotti di dover stare attenti anche a tirarcelo fuori quando ci scappa, perchè potrebbe esserci nell'aria un "nonsocchè" di forzitaliota... Ragazzi, continuate a scrive per chi vi pare, basta che lo facciate, perchè tanto di dementi ne troverete tanti, ma di persone che vi leggono ed apprezzano al di là della copertina, ancora di più.
Un saluto da quelli di www.officinanoir.it

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UNCLE ZORRO E WU MING 4

Sono rimasto veramente esterefatto dalle parole di D** P***. Leggo spesso i suoi articoli sul Mucchio Selvaggio ed anche se è capitato di non essermi trovato d'accordo con quanto scriveva ritengo che abbia sempre seguito una certa sua logica che invece qui mi sembra abbia completamente perso.
D'altra parte anche se la superficialità della mail di D** P*** è irraggiungibile (ma con ciò non intendo certo scriverlo su un mio ipotetico libro nero!) nella vostra risposta non vi preoccupate di fornire un'adeguata spiegazione della vostra "scelta editoriale". Certo..ci sono degli accenni: la liberazione dal copyright (il download dal web è un gesto molto, molto importante anche se in pratica forse è un po' più difficile da sfruttare), come anche il ricorso a più case editrici... Ma quando si arriva al dunque l'unica giustificazione esplicita è che "il Berlusca non esercita alcun controllo nemmeno indiretto, e' un'entita' piuttosto remota". Come dire che la legge sul falso in bilancio non riguarda Berlusconi perchè lui non gestisce l'azienda...e di esempi se ne possono fare altri.
Che voi già in molte altre occasioni abbiate chiarito le vostre scelte è in ogni caso vero, ma l'inspiegabile (...forse...) perdita di raziocinio da parte di D** P***, io credo vi imponesse due prescrizioni
1) il non uso di un certo tipo di toni (cosa che spesso sento dire a vostro discredito, nel senso che vi si accusa, proprio per i toni che talvolta assumete, di essere saccenti e dei falsi modesti...cosa che capita anche a me ed è forse per questo che lo noto di più..);
2) l'ennesima chiarificazione di un decisione che obbiettivamente può risultare contraddittoria sopratutto a chi costruisce un "personale Tribunale del Popolo" senza "informarsi sui percorsi individuali di chi processa".

A parte questi rilievi critici, tango a chiarire io credo che chi vi conosce e si ritiene affine ai vostri ideali e alle vostre scelte non può che apprezzare (al di là, ovviamente, di opinioni discordanti su tal'une cose o tal'altre) il lavoro che state portando avanti sia come scrittori che all'interno del movimento.

Emiliano


[risponde WM4:] Caro Emiliano, sì, può darsi che a volte risultiamo saccenti a parole, allo stesso modo in cui puoi esserlo tu in una discussione qualsiasi. Se usiamo toni secchi e/o sentenziosi, a volte, è proprio perché a monte c'è una petizione di "modestia" fondamentale: il nostro parere vale quanto quello degli altri. Solo chi è su un piedistallo si mette il problema di quali dovrebbero essere i toni più politicamente corretti e modesti per rivolgersi a quelli là sotto... Quella è la vera finta modestia. No, ogni tanto ci vuole la polemica secca e a muso duro, senza troppi convenevoli e senza ma. Quando poi ti trovi davanti gente come D** P***... Detto questo, credo davvero che possano sollevarsi ben pochi dubbi sulla nostra "modestia" effettiva. Ma tant'è.
Vengo invece alla questione della supposta incoerenza degli autori di sinistra che pubblicano per Berlusconi... Dire che l'Einaudi non è controllata da Berlusconi non è un modo di cavarsela, tutt'altro, centra il cuore del problema. Se così non fosse noi (e moltissimi altri) non potremmo pubblicare per Einaudi o Mondadori. Le case editrici non sono gli strumenti del Minculpop berluskonide, bensì aziende che guardano al fatturato e che hanno il fatturato come bussola. Si può accusare la Mondadori di generalismo, non certo di essere schierata politicamente (è Bocca che se n'è andato, non sono stati loro a cacciarlo). Tolta di mezzo questa sponda all'accusa di incoerenza, cosa rimane? Quella che facciamo "guadagnare" Berlusconi? In effetti, può darsi che una diecibilionesima parte del patrimonio berlusconiano dipenda dai nostri libri venduti, ma secondo questa logica si dovrebbero accusare gli operai della Fiat di aver fatto guadagnare la famiglia Agnelli per un secolo. Ti sembrano ragionamenti complessi, che uno non possa farsi da solo?
Se dunque l'accusa di incoerenza non ha alcun fondamento logico, non vedo cos'altro potremmo fare se non rispondere con le stesse argomentazioni a tutti quanti (e agli stronzi con un po' più di veemenza e/o saccenza).
Ma siccome penso che stiamo diventando anche noiosi ti dirò qualcosa di più. Noi pubblichiamo per Einaudi perché con loro lavoriamo bene, ovvero meno peggio che con tutti gli altri. Abbiamo lavorato con piccoli, medi e grandi editori. Con l'Einaudi abbiamo anche scazzato, condotto vertenze sindacali che abbiamo poi vinto, e alla fine risultano quelli con cui riusciamo ad avere il maggior margine operativo e il miglior trattamento. L'Einaudi è inoltre una casa editrice che, grazie al credito indiscusso, riesce a tenere un libro sugli scaffali per almeno un paio d'anni, contro i sei mesi-un anno delle altre case editrici. Stile Libero in particolare, quando ci contattò agli inizi, era una neonata collana di stampo giovanil-generalista. In parte lo è rimasta, in parte è cresciuta radicalmente (mi piace pensare anche grazie al nostro contributo) e oggi pubblica Bunker, Crumley, De Cataldo, Leonard (prossimamente), ecc., tutti ottimi autori di genere. Non solo dentro Stile Libero c'è ancora qualcuno che è in grado di capire quello che legge e di pensare un'operazione editoriale, cosa che in altre case editrici non è nemmeno immaginabile.
Queste ultime, per me, sono le argomentazioni più forti.

[Post Scriptum/Flashback: nel dicembre 1999 [Saggio introduttivo a Totò, Peppino e la guerra psichica 2.0: materiali sul Luther Blissett Project, Einaudi Stile Libero 2000] Wu Ming 4 scriveva:]

DIEN BIEN Q

"Il 13 marzo 1954 segnò l'inizio della seconda fase della campagna di inverno-primavera. Aprimmo la grande offensiva contro il campo trincerato di Dien Bien Phu, e ciò apportò un elemento nuovo nella fisionomia della guerra. Attenendoci saldamente alla parola d'ordine: dinamismo, iniziativa, mobilità, decisione istantanea di fronte alle situazioni nuove, e sfruttando per il meglio i nostri vantaggi sul fronte di Dien Bien Phu, avevamo modificato la nostra tattica e diretto il nostro attacco principale contro il più potente campo trincerato del Corpo di spedizione. Sul fronte principale, le nostre unità regolari non avevano più il compito di accerchiare e di bloccare la guarnigione, ma di passare all'attacco e di concentrare le forze per annientare il nemico. Gli altri fronti del Centro, del Sud e del Nord dovevano mantenersi in costante attività, in coordinazione con Dien Bien Phu, per infliggere nuove perdite al nemico."
-
Generale Vo Nguyen Giap, Guerra del popolo, esercito del popolo, 1961.

Come suggeriscono tutti i grandi teorici della guerra, è sempre necessario scartare da una qualsiasi tattica che sia diventata prevedibile.
Dopo aver costruito passo passo la rete di sentieri di montagna e tunnel intorno all'altopiano, conquistando a Blissett un peso specifico nei confronti dell'industria dell'informazione e della cultura, diventa necessario spendere tale peso e pianificare l'offensiva in grande stile. Accerchiato il nemico, giunge l'ora di puntare direttamente al centro del campo avversario.
Questa linea, che non prevedeva attacchi diretti ai campi trincerati, ci aveva permesso di conseguire molteplici successi. Ma non era l'unica possibilità di azione che fosse a nostra disposizione. Potevamo attaccare direttamente questi campi per annientare il nemico anche all'interno del suo nuovo dispositivo di difesa. D'altro canto solo la distruzione dei campi trincerati poteva modificare la fisionomia della guerra, aprire la via a nuove vittorie per il nostro esercito, per il nostro popolo. (Gen. Vo Nguyen Giap).
Nell'ipotesi di una guerra di lungo corso, la guerriglia "boschiva" di confine, nella giungla, è un momento che va superato. O meglio: è una tattica che deve poter essere adattata a nuove tipologie di terreno. Gli obiettivi devono essere sempre più ambiziosi. Si vince studiando sempre nuovi piani d'attacco, non difendendo le posizioni guadagnate. La questione è semplice: dopo le sue innumerevoli scorribande ai danni del castello, il Waldganger
[il bandito del bosco, NdR] può uscire dalla macchia ed entrare nella roccaforte nemica con tutto il peso della propria leggenda? Ovvero è possibile muovere l'attacco dall'interno della cittadella dell'industria culturale?
E' assolutamente evidente che - come indica il generale Giap - le due forme di conduzione del conflitto, la guerriglia boschiva e l'uscita allo scoperto, devono andare insieme, devono essere complementari. Nel caso dell'attacco diretto o dell'infiltrazione nel campo avversario, la figura dell'eroe tende a slittare dal Waldganger al trickster. E' su questo secondo aspetto che si pone l'accento, spostandosi metaforicamente da un paesaggio silvestre a uno metropolitano: dalla foresta di Sherwood al castello di Nottingham. Come nei film di Leone e Kurosawa, il trickster mostra la sua faccia e mette le proprie capacità a disposizione di potenti clan; ma in realtà sta agendo secondo un piano, che prevede lo sfruttamento dei mezzi messigli a disposizione dai grandi boss per il proprio esclusivo tornaconto e, in definitiva, a danno di quest'ultimi. Fuor di metafora il trickster è uno scaltro truffatore che sa muoversi nelle stanze del potere culturale come un pesce nell'oceano, forzando i limiti strutturali di sistema e guadagnando per sé un varco, attraverso il quale altri potranno passare. E' il vecchio trucco del cavallo di Troia... (E' interessante notare che proprio una grande figura di trickster, di scaltro imbroglione, è alla base della cultura occidentale: quella di Odisseo/Ulisse).

Dopo anni in cui Luther Blissett aveva fatto parlare di sé in lungo e in largo, dopo che la leggenda aveva fatto il giro del mondo per tornare rafforzata e moltiplicata nelle mani dei guerriglieri, era prevedibile che la stessa industria culturale più volte beffata e sabotata offrisse a Blissett un grado nel proprio esercito. Se sei un bravo pistolero, è quasi certo che i grandi clan si contenderanno i tuoi servigi. Il capitale non crea nulla, recupera tutto.
Bisognava essere pronti a quella circostanza. Innanzi tutto spiazzando subito le aspettative di chi avrebbe fatto la prima proposta.
Il campo battezzato da Blissett per fare la sua prima comparsa nell'overground dell'industria culturale è stato quello della narrativa.
Si trattava di pianificare un'azione dirompente, il lancio di un best seller atipico, che disorientasse i mass media costringendoli a parlare dell'opera di Blissett per il suo valore specifico e non solo come l'ennesima fantasia dei "giovani pirati mediatici". Ciò che tutti si sarebbero aspettati da Blissett in questo campo era un agilissimo romanzo ipercontemporaneo, magari fantascientifico, in cui le solite "nuove tecnologie" e gli hackers avrebbero giocato il ruolo dei protagonisti assoluti.
Quello che è stato proposto è una spy story di seicentocinquanta pagine, ambientata nel XVI secolo, che va in totale controtendenza rispetto a quanto prodotto dalla narrativa italiana negli ultimi anni.
L'Operazione "Q" (dal titolo del romanzo) avrebbe comportato un salto qualitativo nella conduzione della guerriglia culturale. Questo sarebbe stato vero anche per coloro che, pur utilizzando il nome multiplo, non avessero avuto niente a che fare con l'operazione in questione, perché comunque niente sarebbe stato più come prima.
Con l'uscita del romanzo Q nel 1999 la fama di Luther Blissett ha toccato i suoi massimi storici e si è inaugurata una seconda fase, non più necessariamente legata all'uso di questo nome collettivo, ma che apre prospettive nuove. Per dirla con il Generale Giap, l'Operazione "Q" dà l'avvio all'offensiva contro Dien Bien Phu, affiancando al Waldganger un trickster promettente. Robin Hood e Yojimbo uniti nella lotta.
L'Operazione "Q" è una sortita, un'azione di commando condotta da un manipolo scelto che deve aprire un varco praticabile collettivamente ed evolversi in qualcosa di strategicamente definito e ancor più efficace. Si tratta di guadagnare posizioni nel campo nemico, impiantare un centro operativo nelle sue retrovie, installarsi sull'altopiano e continuare a colpire dall'interno.
Un piano i cui dettagli e fini appartengono alla storia che vivremo.

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MELE NON FARINOSE E ZUCCHINE NON AMARE

Cari Wu Ming da 1 a 5
Ho letto con interesse lo scambio di critiche tra Evangelisti, D** P*** e voi a proposito dell'annosa questione. Orbene c'è una cosa che mi ha colpito e dalla quale ne sono scaturiti questi miei pensieri.
D** P*** non vi conosce ( anche D'Orrico di SETTE non sa chi siete!???!) e fortuna che pubblicate x Einaudi che ha una larga distribuzione, questo evidentemente xché egli non legge, scrive, ma non legge. Ecco a me la questione è parsa una cosa tutta loro, tra gli "eletti scrittori" (escludo voi, in quanto orizzontalmente scrivete xché amate leggere ) come se la coerenza fosse caratteristica solo di chi scrive.
Verticalmente io sono il punto più basso, colei che acquista, ma che paga il prezzo più alto (in euro) in quanto bisogna dar da mangiare a tutti quelli dietro un libro, Berlusconi compreso. In coerenza, dato che voto Rif.Com, non lo dovrei acquistare il libro (il mio P.C me lo ha regalato un amico che lo buttava, scaricare i vostri libri è impresa ardua) invece problemi di coscienza non me li sono mai posti, che se non è Berlusconi è qualcun altro, a meno che esistano case editrici "eque e solidali ".

Anch'io x vivere creo plusvalore: ricevo ogni 10 del mese un assegno che quantifica il mio lavoro; vivo in un'area di Bergamo in cui puoi raggiungere 3 mega centri commerciali in soli 6 K.M di superstrade senza semafori e ci vado anche a volte e la tentazione di comprarmi un c.d o un libro scontati è forte xché, insomma leggo 3 libri al mese, compro i c.d, vado al cinema, esci a mangiare con gli amici, il mio assegno è già bello e andato ma io amo i microcosmi, ergo, la verdura costerà di meno all'ipermercato, ma dal mio fruttivendolo io chiedo le mele non farinose, le zucchine non amare e i mandaranci senza noccioli, poi fai due chiacchiere sull'Atalanta che non vince una partita, sul sindaco che ha messo i parcheggi a pagamento o sul fatto che fa troppo caldo o troppo freddo.
Nel negozietto di musica dove vado di solito, un giorno mi dicono di ascoltare questo gruppo nuovo "Modena City Ramblers". La libreria dove acquisto i libri non ha dipendenti xché è una cooperativa, mi consigliano un romanzo, come se fosse istituzionale, mi leggo "Q" e così è cominciata la fiducia. Leggo libri pubblicati da case editrici piccole o sconosciute e acquisto senza problemi di coscienza, tranne alcuni articoli (scarpe da ginnastica, palloni, giocattoli, caffè, zucchero, yogurt, cioccolatini) dietro ai quali c'è dello sfruttamento e ci sto attenta, però x me l'importante è LEGGERE, e ascoltare musica, e io vi leggerei cmq anche se foste sconosciuti, ma credo che più gente possa leggere le storie che raccontate, meglio è. Un canale di larga distribuzione è più utile (non sempre migliore) di quello sotterraneo, purchè vi si dia la possibilità di dire la vostra. E' anche vero che più vendete più ci guadagna la major, ma l'importante è che vi si legga. Magari anche Santoro faceva alzare gli indici di ascolto, invece l'hanno cacciato: è questo che non deve succedere.
Io amo leggere, amo leggere, amo leggere, quando non ho i soldi vado in bibblioteca, dove magari non c'è ancora il libro di Philopat, però trovo Rolo Diez e Cormac McCarty, Galeano, Rodari, Chavarria e poco mi importa se sia Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Fazi o Fanucci, o se gli autori usino pseudonimi, se con i soldi guadagnati (scrivere è cmq lavorare) ci comprino le ville o la cocaina, purchè continuino a farmi sognare, incantare, stupire, incazzare e piangere con le loro storie, purché continuino ad essere scrittori che amino leggere, xché se smettono di farlo diventano dei "De Carlo", diventano il D** P*** della situazione che si appiglia ad un problema di coerenza, che guarda il dito quando gli si indica la luna.

Simona


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L'AUTOBIOGRAFIA DI FRANCO

"- Una casa editrice come la nostra ha molte conoscenze. Non c'è persona importante che non ambisca a farsi pubblicare un giorno da noi le sue memorie, siamo la casa editrice che paga e vende meglio. Ho appena firmato il contratto per una "Autobiografia di Franco".
- Con Franco?

- No. Con uno scrittore rosso, molto rosso: gli ho messo sul tavolo un
assegno, non le dico con quanti zeri, e tutte le sue remore sono andate in frantumi. Mi ha chiesto libertà di stesura, tutta quella che vuole, tanto porrò gli impedimenti prima del secondo assegno.
- C'è sempre un secondo assegno?
- E' sempre il miglior sistema. Un assegno per comprare e un altro per uccidere."
- M. Vàzquez Montàlban, Il Labirinto greco

Alquanto appropriato, oserei dire.
Attenzione, però, a saper leggere. Sì, perché la domanda che lo sprovveduto si fa è: è possibile per uno scrittore farsi né comprare né uccidere?
(seguirà dibattito)
Ma non è questo il problema.
La vera domanda da farsi è: è possibile realizzare qualcosa che non venga né comprata né uccisa?
Scusate, ma a noi degli scrittori (degli artisti in genere) non ce ne frega un cazzo. A noi interessano le opere, e purtroppo non potremo mai sapere se e fino a che punto un'opera sia stata comprata o uccisa, possiamo solo fidarci del nostro naso e della parola dell'autore. Dopodiché, a ogni scrittore la sua coscienza e a ogni lettore la sua intelligenza.

Ciò detto, mi pare pure sbagliato identificare la coerenza con un qualcosa di squallido e addirittura protofascista. Di solito, lo fa chi non riesce a sopportare la propria incoerenza, quando non può evitare di metterla a confronto con il passato suo o il presente di altri. Potete crederci: lo dice uno che, purtroppo costretto dalla merdosissima realtà della vita (Marcellus Wallace, mi pare), ha dovuto rinunziare (anche se assicuro che le attenuanti c'erano) a parte di quella coerenza un tempo gridata e sbattuta sul muso a molti, ma ha sempre cercato di evitare di considerare il se stesso che fu imbecille, squallido o quant'altro potesse servire a mettere a tacere quelle grida che ogni tanto (per fortuna) risalgono dal pozzo dei ricordi.
Oserei ulteriormente: il romanzo "Autobiografia di Franco" di cui al surriportato dialogo (per coloro che non sono aficionados dello scrittore spagnolo) è dello stesso MVM. Della serie ogni tanto un po' di autoironia non guasta, ovvero proprio perché i problemi di cui ci occupiamo (e narrarli è certo un modo di farlo) sono molto seri, evitiamo di prenderci troppo sul serio.
E non vale solo per il tizio del "Mucchio Selvaggio".
Cari Wu Ming, non fate che comprino le vostre opere, ma cercate anche di non farvi uccidere. Da voi stessi, anzitutto.
Con affetto e stima sinceri,

Maboz

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IL PROBLEMA E' CIO' CHE ESISTE FUORI DALLE MAJOR

In merito alla diatriba originata dal giornalista del Mucchio penso che sia sbagliato porre la questione nei termini: O con Mondadori (Berlusconi) o Contro (vera Opposizione?!?, coerenza). Un buon contributo secondo me lo ha dato Brizzi con il suo intervento, cercando di spiegare a chi non è addetto ai lavori come funziona un rapporto di lavoro tra uno scrittore (artigiano) e una casa editrice (mercato).
Si può trarre spunto da quanto detto da Brizzi per cercare di affrontare il problema Italiano (e non solo) del controllo da parte di pochi della cosa più importante da circa una quarantina di anni a questa parte: la circolazione, la diffusione e il flusso delle informazioni e tutto quello che ciò comporta, la creazione del consenso, la formazione delle idee e delle opinioni che queste informazioni determinano.
Il problema quindi non è se Wu Ming, Evangelisti, Brizzi o quant'altri pubblicano per Mondadori o meno, in questo caso loro "usano" Mondadori semplicemente per quello che è: uno strumento, un supporto (vuoi il libro? compralo attroverso l'editore, se no usa altri strumenti, almeno nel caso di Wu Ming e pochi altri). Di per se non lo trovo un problema. Chi legge i lavori di Wu Ming (e altri) possiede, almeno in parte gli strumenti critici per muoversi nella melma informativa che ci circonda e non mi pare che stiamo parlando di quantità enormi di persone. Perciò discutiamo del fatto che è difficile far circolare idee che non siano funzione di chi permette la loro circolazione.

La svolta forse sono le tecnologie più recenti (chiamarle nuove è un pò ridicolo visti i tempi informatici) che consentono una sorta di sganciamento dai canali classici, ma anche in questo caso si parla di grandi numeri? Non mi pare. Quante persone usano con assiduità internet (e non per farsi le pippe) come strumento per la circolazione delle informazioni dal basso? A essere ottimisti un paio di milioni (molto ottimisti).
Allora la cosa che mi/vi chiedo è tolta quella percentuale (molto bassa) di buona editoria, buona televisione, buona radio, buona musica (in sostanza buona espressione di informazioni e idee) ci sarà un motivo per cui quelle poche major mondiali che detengono questi strumenti tanto importanti (visti gli investimenti e i guadagni) propongono alla massa mondiale dei loro "clienti" una percentuale molto alta di opere che definire immondizia è un complimento, e che propio questo lerciume consente loro di ottenere i profitti più alti.
Berlusconi, quindi, è esso stesso una parte di un meccanismo molto più grande di lui, e in certi casi , forse , viene addirittura usato (vedi Wu Ming per esempio).
La questione vera non tocca, secondo me, chi è riuscito a trovare la propria visibiltà (non è importante se con una major o l'altra): se ha buone idee da proporre ben vengano! Ma tutte quelle teste che cercano di far circolare le cose che sanno, le storie che hanno da raccontare, i loro pensieri, e probabilmente in giro ce ne sono delle valide e che non ce la fanno a farle conoscere se non a un numero molto esiguo di persone (e non parlo solo di autori, ma delle stesse case siano esse editrici musicali o altro).
Lo spazio al di fuori delle major è poco, pochissimo, a livello di riserva indiana (i quali indiani si sono dati in masso all'alcolismo....)
Il problema per me è questo.

Marco


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...E COMUNQUE MUORE
(+ Alcuni retroscena su come funziona l'editoria)


Jenna Jameson

Mi chiamo Giuseppe Genna (*), pubblico ANCHE per Mondadori. Ecco il più recente intervento su questo tema che nasconde temi - è stato ricevuto presso Clarence, sito per cui lavoro, ed è un commento a un mio sfogo sull'ubiquità pivana "Vedo che non sono l'unico a cui Genna sta sui coglioni! Lui accusa di saccenteria ed è estremamente saccente e borioso. Accusa di servilismo ed è il primo che pubblica da Mondadori". Non è un'obiezione significativa in sé: è soltanto sintomatica. Sintomatica di un disagio che, a chi è esterno alle cose editoriali finanziarie politiche geopolitiche che concernono l'Italia, sembra naturale. Però sarebbe stupido negare che pubblicare presso Mondadori provochi davvero disagio. Almeno a me, lo provoca. Beninteso, lo provocherebbe anche pubblicare presso una Mondadori debenedettiana. Non intendo dire qualcosa di fondamentale su questo disagio. Vorrei limitarmi semplicemente a segnalare quanto la situazione topica - cioè quella del gruppo di Segrate - sia ben più ambigua di quanto possa apparire a prima vista.
Per quattro anni ho lavorato presso Mondadori mezzo in nero e mezzo in coordinata continuativa. C'è stato un momento, in seguito sanato legalmente, in cui io non ero io: ero i viaggi di un manager. Viaggi inesistenti che costituivano il mio instabile stipendio. Dall'interno di quella specie di mostro architettonico che è il palazzo mondadoriano, ho potuto apprendere
diverse cose interessanti. Prima delle quali secondo me, al Cavaliere, non gliene frega niente della Mondadori. Secondo me, gli frega di Panorama e di Donna Moderna. Non conosco un editor Mondadori che possa annoverarsi tra i fan della Casa delle Cosiddette Libertà. Anzi secondo me, come già detto da Dazieri, la disponibilità in Mondadori verso generi snobbati (meglio: che furono snobbati) è stata più ampia di quella manifestata da altre case editrici. Quanto alla questione dei librai, valga davvero l'osservazione circa l'onnipresenza mercantilista delle Librerie Feltrinelli (che, tra l'altro, si stanno rifacendo il trucco, si trasformano in Multicenter e addio libri invece, benvenuta redditività - almeno, questo è ciò che pensa la dirigenza di LF).

Ricorro a un unico caso emblematico di quanto ipocrita e ambiguo sia il giro editoriale in sé; di quanto prono sia ai meccanismi untuosi e disgustosi del potere; di quanta idiozia si spenda sulla carta stampata. Il caso è quello del "Libro nero del comunismo". La cosa non è precisamente andata come si immagina: Berlusconi chiama e si fa il "Libro nero". E' tutto più lento e complesso. Fatto sta che il manoscritto arriva sulla scrivania dell'editor della saggistica mondadoriana di quel periodo: Marco Vigevani. Il quale fa il suo lavoro da editor. Il libro esce. Diventa un caso manipolato dai berluscones e dai nostalgici, da Guzzanti senior e da una schiera di imbecilli che, dopo la fuoriuscita dalle file neodestriste, ingrassano nelle pagine culturali del Giornale (da qui simile schiera si lamenta: cazzo, ci hanno escluso da sempre, la cultura italiana è occupata dalla sinistra, non si parla mai di autori scomodi. Dopo otto giorni di pubblicazioni sui nomi scomodi, i figuri si rendono conto che il catalogo è questo Céline, Drieu, Prezzolini, Evola, Junger, Unamuno, Nietzsche secondo la sorella, Heidegger finalmente nazistizzato. Basta, finita lì. La verità è che la Destra, che predilige il Fatto, considera la cultura sovrastrutturale e non ne ha mai prodotta).
Passa il tempo. I ricordi svaniscono. Le strutture lavorative si rinnovano.
Si cambiano professioni. Si invecchia. E si arriva all'anno scorso. Durante il quale, un bel dì, uno legge sul Corriere che Bocca proprio non ce la fa più, molla Mondadori non tollera un padrone come Berlusconi. Poi uno legge tra righe: i responsabili mondadoriani stanno più dietro a Fede che a me, la Mondadori è l'editore del "Libro nero", io sto scomodo, non ci sono più gli editor della saggistica di un tempo. Infatti, quegli editor, sono diventati nel frattempo agenti letterari di Bocca: trattasi di Marco Vigevani, editor del "Libro nero". Con malcelata ipocrisia (celata a tutti tranne che a ch lavora in àmbito editoriale) Bocca va in Feltrinelli: boccata di libertà, la Bocca pulita, una Bocca buona. Rùllino i tamburi: Bocca esce con un memorialistico Dario Fo, con l'ex cardinale Martini, con la Agnello Chissàperché Hornby - quest'ultima imposta con una miliardaria campagna pubblicitaria a firma Pirella su la Repubblica: una strategia berlusconiana.
Ecco perché io sono a disagio a pubblicare presso Mondadori. Non perché mi arrivi un editor che mi dice senti, scusa, come cavolo ti permetti di parlare del Fondo Monetario Internazionale e dei poteri forti?, vedi di tagliare. Nessuno si è mai permesso. Io mi trovo a disagio a pubblicare da Mondadori perché mi trovo a disagio a pubblicare. Almeno pubblicare qua in Italia. Preferisco la piccola editoria. Preferisco l'editoria militante. Preferisco quell'editoria che non ha alcun rapporto coi Poteri: siano Poteri di Apparente Destra o Poteri di Apparente Sinistra.
La domanda, allora, è scusa, Genna, perché non fai libri soltanto con peQuod o con Fanucci o con Minimum Fax? Per questo: perché a me interessa la letteratura popolare. Cioè se io riuscissi a entrare in conflitto sotterraneo, a svuotare e a ricolmare la forma Grisham, Cornwell, Scott Turow - beh, allora sarei uno scrittore felice (purtroppo, si dà il caso che non ci riesca). L'editoria popolare, oggi, è un'editoria a stretto contatto coi Poteri; questo è il problema. Non è una realtà immutabile la più grande casa editrice del mondo, il Web, fa editoria popolare fottendosene dei Poteri (i quali non se ne fottono, invece allora attacchiamo la pecetta del Mercato a Internet, e poi piangiamoci su, se la manovrina finanziaria riesce male - tanto riesce male a danno dei coglioni, perché i tycoon se la cavano sempre...).
L'editoria popolare è tutto. Il manifesto politico di uno scrittore dovrebbe essere "Parigi 1867" di Victor Hugo. Lo scrittore ha il dovere di stare in mezzo al popolo e al tempo - altrimenti è un idiota frigido. Stare in mezzo al popolo e al tempo, a volte, significa starne lontani nascondersi, oppure mostrarsi TROPPO. Che cazzo fa un intellettuale, altrimenti, le seghe? Cioè, il problema della pubblicazione presso il gruppo Mondadori nasconde un tema più scottante: per chi si pubblica, per chi si scrive, perché si pubblica e si scrive? Questo è un problema politico ben più profondo di quanto le vecchie zie intellettuali immaginino.
Bisogna mettere le mani nel fango.
Tranquilli, Berlusconi passa - ma la questione del rapporto col Potere no.
Siamo nati per fare crollare i re ma in senso emblematico, che è il doppio del senso reale. Diamo la spallata a Berlusconi tentando di dare la spallata al Potere. Tanto, se non lo facciamo noi, lo fa la storia, o la cronaca come dimostra lo schizzo di merda sul polsino e sull'orologio dell'Avvocato Agnelli, in questi giorni.

E poi, sul serio Berlusconi muore. L'ho visto al funerale di Leonardo Mondadori, colui che ho sempre considerato come il mio editore. Era giallo, tirato. Era un coboldo in balìa dei flutti della storia più vergognosa degli ultimi cinquant'anni italiani. Lui che aspira a fare scoccare l'ora fatale, come si fece un tempo, ci sta riuscendo: l'ora fatale sta per scoccare davvero - per lui.

(*) A proposito di Giuseppe Genna, Wu Ming segnala il lungo articolo in cui ci chiede ufficialmente scusa per certe cose che ha detto e scritto e fatto in passato.


***

"BEH, QUI LA RISPOSTA E' SCONTATA"...
(+ saccente risposta di Wu Ming 1)

...ma cos'è tutta questa violenza che riversate su un singolo individuo?
Cito testualmente da un vostro messaggio: <<Con questa ti sei qualificato come il demente che tutti sospettavano fossi. Diffonderemo questo rivelatore scambio di mail in tutti i canali necessari>>

Cioè la più turpe arte diffamatoria squadrista.
E poi.. sì, anch'io uso Outlook ... perché purtroppo sono un ignorantone che sa usare appena un po' il computer (nel resto del tempo "libero" tento di guadagnarmi la pagnotta lavorando umilmente sotto "padrone" ... a casa ho delle bocche da sfamare).
...ma perchè non la prendiamo tutti con un po' meno aggressività ?
Mi spiego D** P*** ha fatto un'affermazione anche piuttosto banale e che molti condividono. Probabilmente il suo stile non è quello di un lord inglese, ma la reazione scomposta e violenta che ha provocato mi pare piuttosto eccessiva.
Evengelisti è stato punto sul vivo?
... conosco un po' la storia di Wu Ming ed un po' meno ancora quella di Evangelisti (allora secondo Wu Ming 1 anch'io non avrei diritto a pronunciarmi!) e capisco benissimo come si debbano far quadrare i conti.
Ognuno fa quel che può: Bocca ha la possibilità di non farsi pubblicare da Mondadori, qualcun altro non ce l'ha perchè non ha la notorietà tale da permettergli tanto sforzo e costargli anche il rischio di non sbarcare il lunario.
Non c'è nulla di cui vergognarsi e probabilmente, fossi al posto di Evangelisti, abbasserei anch'io la testa ed ingoierei il rospo.
Certo è che poi non potrei ergermi ad immacolato paladino di chissà quali lotte.
Mangiamo tutti in quel piatto e paghiamo tutti lo stesso oste.
Evangelisti e Wu Ming... permettetemi un'osservazione (ma rispettate il mio sforzo "puerile" e non innondatemi di insulti, vi prego): davvero pensate che attraverso i vostri - peraltro eccellenti - romanzi possiate dare un contributo al movimento?
All'oste non frega nulla dell'impercettibile capacità di penetrazione di un libro, semmai lo angoscia la "TI-VI". D'altronde sa benissimo che pubblicando i vostri libri, raggranella ancora qualche spicciolo proprio nelle tasche di tutti noi (veri e presunti)non allineati.
Eh sì, perchè la constatazione è semplice. Ebbene, le "nostre" riviste (comprese quella pubblicate da Mondadori), i "nostri" libri (compresi quelli pubblicati da Mondadori), le "nostre" radio ed i "nostri" siti internet sono usufruiti quasi esclusivamente da una piccola porzione del "popolo di sinistra e/o antagonista".
Insomma ce la suoniamo e ce la cantiamo!
Il movimento antagonista viene inglobato, digerito e riciclato dallo stesso sistema che vuol combattere.
Qualunque nostro atto non fa altro che provocare una reazione uguale e contraria.
E' questa la nostra condanna!
LA QUESTIONE NON E' NE' COME SALTARE NE' COME AGGIRARE L'OSTACOLO: quello che tutti dobbiamo chiederci è come spiazzarli, come far mancare l'appoggio ai "padroni".
La risposta non è quindi né lavorare contro né dentro. Tutti e due i metodi rafforzano vieppiù il mainstream, perchè "contro" ne fortifica gli anticorpi (e poi anche il no-global o il "no-logo" finisce con il diventare un marchio ed un prodotto) e "dentro" ...beh, qui la risposta è scontata.
La soluzione - ed io mi sto spaccando la testa a cercarla - e come lavorare "invece". Nel frattempo ricordiamoci che a "loro" importiamo solo come "consumatori" (e magari potrebbe spaventarli solo il boicottaggio).
Compro la Tamaro o Wu Ming ed il risultato - per loro - è lo stesso. Magari dopo aver letto il secondo dei due testi, mi sento più ricco.
Quindi permettiamoci tutti di ridere di un riso amaro, perchè al momento la legge dei grandi numeri ci dà torto.
Non per questo io mi concederò mai il lusso di cedere il passo, smettere di urlare ed incazzarmi, sognare, curare i miei siti, la mia radio, il mio giornale e farmi inondare da lettere di protesta che mi danno indifferentemente del "comunista" e del "fascista" da chi non la pensa come me e non ha la forza, la volontà, la capacità di controllo, l'attitudine alla riflessione né il gusto per il confronto per moderare i toni.
Con immutata stima, indifferentemente e per nulla "paraculo", ad Evengelisti, Wu Ming e D** P***.
Ed un consiglio ogni tanto fatevi una bella risata!
...e le intemperanze verbali teniamocele in tasca.

Cedric

P.S. vabbeh che il sito è gestito da voi ed ognuno è padrone a casa propria, non è però molto democratico replicare con sarcasmo e acidità a chi non condivide al 100% la vostra posizione.


[risponde Wu Ming 1:] Caro Cedric, tu scrivi: "Il movimento antagonista viene inglobato, digerito e riciclato dallo stesso sistema che vuol combattere. "
Scusami, ma questo tipo di impostazione erede di Adorno e Debord, vecchia ormai di quarant'anni, risalente a un periodo (il "boom") in cui il capitale voleva ancora essere amato (mentre oggi si accontenta di essere temuto), questa impostazione noi la riteniamo fallace, sconfittista, invertita rispetto al reale e anche abbastanza reazionaria, perché pone tutto l'accento sulla forza del nemico e sulla debolezza dei movimenti, anziché sforzarsi di trovare e illuminare i punti deboli del nemico, al contempo valorizzando la portata innovativa dei movimenti.
Questa impostazione noi l'abbiamo commentata e abbiamo cercato di confutarla miliardi di volte nel corso degli anni, decine di volte anche su Giap, abbiamo la nausea, quindi non ti riproporrò tutti i dettagli. Ti dico solo che questa impostazione acceca, impedisce di vedere la grandezza e la ricchezza del conflitto che si è dispiegato in questi anni, perché porta a guardare sempre questo mitico Potere che tutto prevederebbe e a tutto provvederebbe, e che invece si limita a esercitare un sempre più difficile controllo parassitario sull'intelligenza collettiva.
Quanto a Bocca (e a noi), rimando a quanto scrive il Genna qua sopra. Io mi limito a registrare il fatto che, ora come ora, Bocca viene usato come simbolo non della lotta contro Mondadori, ma della lotta contro gli autori di sinistra che pubblicano con Mondadori.
Quest'ultima cosa (pubblicare con Mondadori) ha per noi una maggiore valenza politica che andarsene sbattendo la porta creando false illusioni su altri editori.
Abbiamo spiegato l'importanza politica di imporre al mainstream le cose che avevamo contribuito a elaborare nell'underground. Abbiamo spiegato che non ha senso contestare il copyright in piccole cerchie, perché il discorso andava portato fin dentro il ventre della bestia. Abbiamo detto che arrivare a duecentomila persone (il venduto di Q solo in Italia) era meglio che arrivare solo a tremila (il venduto massimo di un libro firmato Blissett pubblicato negli anni Novanta).
Abbiamo spiegato limpidamente tutto questo in praticamente ogni intervista e ogni presentazione pubblica (ne abbiamo fatte centocinquanta in tre anni) e in diversi numeri di Giap... Perché ci si rompe i coglioni sulla "coerenza" e sulla moralità anziché - cosa che sarebbe legittima - mettere in discussione con contro-argomenti queste nostre posizioni?
Vedi, se a volte reagiamo in modo secco è perché tutti credono di poter sparare giudizi sull'industria editoriale senza saperne niente di niente. Quando poi i giudizi li sparano su di noi...
Poi scrivi: "Quindi permettiamoci tutti di ridere di un riso amaro, perchè al momento la legge dei grandi numeri ci dà torto."
Qui bisogna mettersi d'accordo: da una parte ci dicono che le centinaia di migliaia di copie vendute ci hanno "guastato".

Dall'altra ci dicono che tanto arriviamo solo a quattro gatti.
Che dovremmo pensare?
Riguardo ad Outlook, rileggi il mio commento: era un riferimento ironico alla boicottomania integralista. E' assurdo pensare che io voglia davvero gettare la croce addosso a chi usa Outlook, dal momento che lo si trova già installato sul PC!

Infine, riguardo al tuo P.S., ti invito a perlustrare gli archivi di Giap: vedrai che abbiamo sempre pubblicato e anche accettato le critiche. Ma quando ti danno del "venduto" e praticamente del pezzo di merda, allora si passa il segno.


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CHIACCHIERA E (SOPRATTUTTO) DISTINTIVO

Carissimi, sono un nessuno di lettore, ne' scrittore ne' musicista ne' giornalista, ma voglio dimostravi la mia solidarieta' ugualmente. Chi si
identifica con una posizione di coerenza integralista si pone automaticamente ( e senza esitazione) dalla parte del giusto, escludendo tutti gli altri colpevoli delle proprie scelte di compromesso. Quanta arroganza, ..."tutta chiacchera e distintivo". Sono con voi ragazzi, grazie per quello che fate per la cultura italiana, e per il movimento, per l'impegno e la passione che dimostrate ad ogni presentazione. Non so neanche come riusciate a fare tutto. Aspetto con ansia il vs prossimo romanzo, edito da chi volete voi, a me interessa il contenuto.

Cosimo


[armato di profana pazienza, WM1 ha risposto anche a diversi quesiti in un thread di Indymedia inaugurato da un giapster:
http://www.italia.indymedia.org/news/2003/01/146472_comment.php#147233 ]


D** P***
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