[Come molti di voi sanno, noi teniamo una rubrica sul mensile GQ, si chiama “Wumingwood” ed è un’indagine sui modelli di riferimento maschili (buoni e cattivi). L’ultimo numero del vecchio Giap (ottobre 2009) conteneva la nostra dichiarazione d’intenti e un pdf con le prime cinque puntate, dedicate a Filippo d’Edinburgo (no buono), Peter Kolosimo (buono), Mobutu Sese Seko (no buono) e Mirek Topolanek (no buono).
Da allora abbiamo curato i “ritratti” di Angus Young (buono), Jean-Marie Le Pen (decisamente no buono), Christopher Lee (buono), Johnny Thunders (boh), Uri Geller (no buono) e Gaetano Bresci (molto buono). Il prossimo numero sarà dedicato all’eroe della Resistenza Bruno Fanciullacci.
Pian piano, non seguendo alcun ordine, li pubblicheremo qui sul nuovo Giap. Iniziamo dalla puntata del mese scorso, dedicata al “sensitivo” Uri Geller. L’illustrazione, come sempre, è di David Foldvari.]
UN GERRY SCOTTI TRAVESTITO DA MANDRAKE
Dell’ex-paracadutista israeliano Uri Geller, l’uomo che “piega i cucchiai con la forza del pensiero”, si parlava moltissimo nei primi anni Settanta. Oggi è ancora famoso, ma è una stella di grandezza medio-piccola, uno dei tanti che si arrabattano per far parlare di sé: ha partecipato all’edizione inglese de L’isola dei famosi (il cimitero degli elefanti dello show-biz); manda querele a destra e a manca per futili motivi (es. ha adito le vie legali contro i Pokemon per via di un personaggio, Kadabra, concepito come sua parodia); approfittando di un guasto del Big Ben, ha dichiarato di averlo fermato lui grazie alla telecinesi (lo stato dovrebbe fargli pagare le riparazioni); ogni tanto millanta appartenenze a diversi servizi segreti (compare in questa chiave nel libro di Jon Ronson L’uomo che fissa le capre) etc. etc.
Più volte sbugiardato e ridicolizzato, oggi Geller non si definisce più “sensitivo”. Si qualifica come “entertainer”, e infatti conduce programmi-spazzatura nelle tv di vari paesi europei. Il format è sempre lo stesso: “Chi sarà il nuovo Uri Geller?”. Segue una parata di cialtroni che danno “dimostrazioni” di presunte facoltà paranormali, ma nessuno ci crede, la si butta in farsa dal primo minuto, siamo più dalle parti de La corrida. Questo è Uri Geller oggidì: un Gerry Scotti travestito da Mandrake. In fondo – e nemmeno tanto in fondo – una figura tragi-patetica, da tristo baraccone.
Eppure, quarant’anni fa, il suo astro pareva destinato a rifulgere. Era un bel ragazzo, un capellone dal fisico atletico. Parlava diverse lingue. Affascinava la gente piegando i cucchiai con la forza della mente (“I think: BEND, BEND, BEND!”), facendo ripartire gli orologi rotti, leggendo nel pensiero. Metteva in mostra i suoi poteri nei talk show americani più seguiti, e in breve tempo divenne un fenomeno internazionale. Tutti parlavano di questa cosa del piegare i cucchiai, e mai nessuno che gli chiedesse: ma scusa, c’hai ‘sti poteri fantastici e li usi per piegare cucchiai? Facci vedere qualcosa di utile, che cazzo ce ne fotte dei cucchiai? Salva la vita a qualcuno! E poi, perché proprio i cucchiai? Cos’è ‘sta fissazione per i cucchiai?
Finché qualcuno non parlò chiaro e forte, l’uomo che più contribuì a smascherare Geller: l’illusionista e attivista anti-truffe James Randi. “Se Geller voleva piegare cucchiai”, dichiarò, “ha scelto il modo più difficile”.
Randi dimostrò che Geller usava trucchi da prestigiatore. Riprodusse tutti gli exploit dell’israeliano, spiegando ogni mossa per filo e per segno. “E’ un illusionista come me, un mio collega”, spiegò l’uomo dalla barba candida, “ma finge di fare un altro mestiere, sostiene di avere poteri psichici, e io dimostro che è falso.” Digitate “James Randi Uri Geller” su YouTube, garantiamo che c’è da divertirsi.
Memorabile una figuraccia di Geller al Tonight Show di Johnny Carson. Carson aveva chiesto a Randi una consulenza su come impedire trucchi. “I cucchiai e gli altri oggetti dateglieli voi all’ultimo momento”, aveva detto Randi. “Non permettete a Geller né a nessuno del suo staff di avvicinarsi al materiale prima dello show.” Per una volta, Geller non poté manipolare, distrarre, mistificare e imbambolare la gente. Non combinò nulla, e diede la colpa all’atmosfera di “sospetto” e “pregiudizio” che percepiva nello studio.
Dopodiché, se la legò al dito. Il suo rapporto con Randi sembra quello di Moriarty con Sherlock Holmes. Randi è la nemesi, l’arci-nemico. Geller lo ha più volte attaccato, denunciato, trascinato in tribunale per supposte diffamazioni. Ha anche denunciato YouTube: proprio non sopporta la presenza e accessibilità dei video dove Randi lo smaschera.
Uno potrebbe dire: in fondo, Geller è il più innocuo dei personaggi presi di mira da Randi. Quest’ultimo ha sputtanato personaggi ben più disonesti, ad esempio tele-predicatori come Peter Popoff, che faceva i milioni fingendo di curare con poteri divini (personaggio davvero odioso, vedere per credere, YouTube —> “James Randi Popoff”). Sfruttare le malattie della gente è senz’altro peggio che piegare cucchiai. Attenzione, però: anche Geller ha più volte varcato una brutta soglia, ad esempio quando predisse pubblicamente che una donna sequestrata (la modella ungherese Helga Farkas) sarebbe tornata a casa sana e salva, mentre i rapitori l’avevano già uccisa.
Ce l’abbiamo anche noi, in Italia, un entertainer paranormale, e pure più simpatico. Tra la fine degli anni Settanta e la metà degli Ottanta sorse l’astro di Giucas Casella (“paragnosta figlio di paragnosta”, diceva Gigi Sabani nella sua imitazione). Ti faceva intrecciare le mani sopra la testa, ti fissava e voilà, non riuscivi più a staccarle. Si narrano leggende di migliaia di telespettatori rimasti bloccati. Proprio come Geller, Casella ha partecipato all’Isola dei famosi, e in effetti famoso lo è ancora, ma – altra similarità con l’israeliano – non come ai “bei tempi”.
Ecco, personaggi come questi non fanno più tanto scalpore, specialmente in Italia. Perché?
Perché qualcuno gli ha rubato tutto: trucchi, mestiere e attenzione. Qualcuno che compie veri miracoli, altro che cucchiai: ipnotizza milioni di persone, fa sparire le crisi con la forza del pensiero, appare sempre giovane nonostante sia decrepito etc. E’ un caso se lo show televisivo di Geller non ha ancora avuto una versione italiana? Forse no. “Chi è il nuovo Uri Geller?”, si chiedono quelli, ma in Italia la risposta la conosciamo tutti. O almeno, la conosce metà del Paese. E stavolta, purtroppo, non basterà un James Randi.
Sai che c’è? Che il problema non è (né in questo caso né mai) dell’ipnotizzatore, ma del fatto che c’è gente che chiede, anzi, IMPLORA di essere ipnotizzata. E’ da loro che è impossibile difendersi, non dal buffone.
“Sfruttare le malattie della gente è senz’altro peggio che piegare cucchiai”. Come sconfiggere il cancro in tre anni?
@ Livio, sei un fine lettore :-) E pensare che quest’articolo lo abbiamo scritto un mese prima di quelle dichiarazioni…
[…] Apofitant el tren de tres hores i mitja cap a València m’he llegit quatre dels cinc últims articles del blog. Un és una entrevista de Luca Castelli a Wu Ming 1 pel diari italià La Stampa, […]