La Grande Galleria


Alcuni già se lo immaginavano, altri ci speravano e basta:  il secondo Notturno tratto da  Il sentiero degli dei che proponiamo in forma di audioracconto è  il numero 2, ribattezzato per l’occasione “La Grande Galleria”. Dura diciotto minuti, quasi la metà del precedente, e tutta la parte musicale è affidata alla sola chitarra elettrica di Stefano Pilia. La registrazione, come sentirete, è più casalinga, con l’obiettivo di ottenere un suono più scarno rispetto a Mille Miglia, dove i Frida X suonavano almeno una decina di strumenti.

Anche in questo caso, non serve aver letto il libro per seguire il filo delle parole. Basta sapere che Gerolamo, il camminatore protagonista, si trova di notte, sulla strada, a fissare il profilo di una collina di fronte a sé.

Buon ascolto.

Wu Ming 2, Notturno 2 (La grande galleria), da Il sentiero degli dei (17’57”)
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Per scaricare l’mp3, qui.
Per scaricare Notturno 4 (Mille Miglia), qui.

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Spesso ci è stato chiesto come mai, invece di pubblicare con Einaudi, non diamo una mano a casa editrici più piccole, meritevoli e indipendenti, che grazie al nostro nome in copertina potrebbero ottenere una maggiore attenzione. Di solito rispondiamo che collaborazioni di questo genere ne abbiamo sempre fatte, che continueremo a farle, e il discorso si chiude lì. Forse varrebbe la pena aggiungere che il nome Wu Ming, da solo, non fa davvero una grande differenza, almeno in termini di visibilità. Il sentiero degli dei, ad esempio, è uscito da venti giorni e ancora molte librerie non ce l’hanno sugli scaffali, mentre altre lo nascondono tra le guide di trekking. Sulla stampa nazionale sono uscite poche righe frettolose e almeno un paio di recensioni sono nel limbo da due settimane, sempre scavalcate da articoli più importanti. Quindi, per quanto riguarda la carta stampata, il nome Wu Ming conta poco o niente. Alla fine dei giochi, quello che davvero si fa sentire è il “peso” delle diverse case editrici e dei rispettivi uffici stampa.
Noi, d’altra parte, abbiamo scelto una strategia diversa. A ripagarci dello sforzo che mettiamo in un libro sono i contatti e gli incontri che ne derivano, non lo spazio che gli viene dedicato da questo o quel giornale. E da questo punto di vista, Il sentiero degli dei comincia a darci le prime vere soddisfazioni.

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L’altro ieri è stato il giorno della presentazione di Sei fuori posto al Salone del Libro di Torino. Come si è visto, noi non c’eravamo. Non avevamo mai promesso di esserci, anzi, fin dal primo momento abbiamo reso chiaro all’editore che non saremmo andati, non per snobismo ma per coerenza con il nostro percorso. Già la “cornice” del Salone è “de-wuminghizzante”, è un buco di antimateria, quanto di più lontano dal nostro modo di operare e interagire coi lettori. Se aggiungiamo la peculiare natura dell’evento di ieri, il bagno di folla, l’attesa per Saviano, la “bonifica” della sala, i ritardi, la tensione, le mille telecamere, i flash… In quel contesto, saremmo stati davvero fuori posto. Misfits. E poi sabato ricorreva l’anniversario di un articolo che scrivemmo per il “Corriere della sera” nel 1999 e che cominciava così:

Forse non tutti sanno che Walt Disney simpatizzava per i nazisti. Se avesse vinto Hitler, forse il padre di Mickey Mouse sarebbe diventato presidente degli Usa, e oggi l’intero pianeta somiglierebbe a questa Fiera del Libro… Ed è proprio così che è andata. In tutto l’Occidente si gioca a nascondere il fatto che siamo in guerra, e qui vediamo all’opera dei veri professionisti della rimozione: su 1300 stand, solo in uno (1!), quello del piccolissimo editore Derive Approdi (G73), abbiamo visto messaggi sul conflitto in corso.

Il resto, lo potete leggere qui.
Al Salone tornammo solo un’altra volta, nel 2004, per fare un favore a Greenpeace e contribuire al lancio della campagna “Scrittori per le foreste”. Dopodiché mai più, e non abbiamo alcun rimpianto, visti anche certi psicodrammi degli anni passati.
[Sei anni dopo, l’editoria italiana ha perso quasi tutti i treni e Greenpeace sta ancora lottando, anche con gesti eclatanti, per imporre una carta non ecocida. Torneremo a esprimerci con forza anche su questo.]

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14 commenti su “La Grande Galleria

  1. Una bella coincidenza: sto leggendo proprio adesso quelle pagine de Il sentiero degli dei.
    Domani ascolterò il podcast e vi farò sapere.
    Per quanto riguarda le recensioni, almeno una uscirà, ma non so darvi una data ;)
    a presto

  2. Vostro link non punta a Sei fuori posto.
    Questo va.

  3. Corretto, c’era uno spazio in più prima dell’ISBN, grazie!

  4. A onor del vero, dovevamo tornarci anche nel 2007, al Salone. Sempre per una presentazione “obliqua”, che non riguardava direttamente un nostro libro, ma la colonna sonora prodotta da Casasonica per Manituana. La mano del destino ci bloccò prima e da quel giorno ci siamo lasciati vincere dalla scaramanzia ;-).

  5. Il sentiero degli dei dal Giobatta non ce l’hanno (ma perché continuo ad andarci, che non hanno mai una cippa …)

    Come la prima, anche questa mi è piaciuta moltissimo, e anche questa la masterizzo al volo … ma non la farò sentire al pupo. Questa ti strappa l’anima in due e non so se poi riesce a dormire.

    O forse sì … forse è un rischio che si può correre.

    Cavolo! mi sento come quello di O cara moglie …

  6. Molto emozionante, sia il testo che l’accompagnamento, pare di sentirlo il suono del vento e lo scoppio delle mine.

    Avevi pensato a soluzioni diverse, oltra alla voce “intubata”, per rendere le strofe delle ballate?

    Riguardo alla memoria dell’acqua e alle grandi gallerie, chissà cosa è rimasto impigliato fra le paricelle di idrogeno e di ossigeno qui: http://www.youtube.com/watch?v=_Orxy6JTj7I

  7. Bellissimo..
    E grande Stefano Pilia, ho appena scritto su di lui…

  8. @f.s.: Sulle ballate, prima di “intubarle”, Stefano aveva provato a mettere un forte riverbero, per ottenere una specie di coro, ma poi il risultato era troppo barocco e wojtyliano, e allora abbiamo pensato alla “voce della Grande Galleria”, schiacciata sotto metri cubi di terra, che declama le sue ballate.

  9. @WM2: te lo domandavo perchè dopo aver sentito l’audioracconto delle Mille Miglia mi ero immaginato come avreste potuto rendere il Notturno 2, e in particolare i due differenti registri. Avevo pensato a due voci per le due parti, a una manipolazione della stessa voce (come poi avete fatto), a un arrangiamento dell’accompagnamento musicale che da solo rendesse l’idea del cambio di registro. Questa terza possibilità mi sembrava molto interessante, con la musica che contribuiva a rendere la struttura del testo, ma probabilmente di difficile realizzazione e con il rischio di diventare uno schema un po’ stucchevole strofa-ritornello.

  10. Più casalingo il suono ma di sicuro molto emozionante, a mio avviso sono stati amalgamati meglio musica e parole rispetto all’altro notturno. Il volume è perfetto. Complimenti, davvero bello…

  11. Premesso che non sono un assiduo ascoltatore di audiolibri, sentendo di nuovo i due racconti, ho pensato che, forse, la capacità di mantenere l’attenzione e il coinvolgimento siano dovuti anche al tipo di vocalità impiegata prescindendo dal contenuto. Una voce “teatrale”, ben impostata, come quelle che si sentono in “Ad alta voce” di radio 3 per intenderci, pur essendo deliziose per le orecchie, mi paiono meno coinvolgenti e meno in grado di farsi seguire rispetto a una lettura più piana, senza ricamature vocali ed esasperate interpretazioni e con un evidente accento non mascherato. Senza voler schematizzare troppo forse qui sta una delle differenze fra un attore da palco e un cantastorie da piazza. Come dire la differenza fra il suono pulito e cristallino della fusion di Chick Corea con i Return to Forever e il funk sporco e sanguigno dei The Meters!

  12. Che emozione però, nel finale avevo la pelle d’oca alta un metro!

  13. @f.s.: Anch’io ascolto volentieri le letture di Radio Tre, ma con lo stesso problema che segnali tu: l’interpretazione “forte” finisce per distrarmi e la voce degli attori è talmente pulita da diventare quasi…trasparente. Io di sicuro ho grandissimi margini di miglioramento, ma vorrei mantenere l’identità del cantastorie, cioè di uno che racconta, prima ancora di leggere o interpretare, e che lo fa insieme alla musica, non sopra.

  14. Ecco dove avevo già sentito un vostro audioracconto in cui si alternavano due storie e il passaggio dall’una all’altra era sottolineato da un cambio musicale: Pontiac, capitolo 2, Esploratori.