di Wu Ming 1
Non si potrà mai segnalare e linkare abbastanza l’articolo in cui Massimo Carlotto spiega che l’indignazione anti-Battisti degli amministratori/epuratori veneti è falsa come una moneta da mezzo centesimo, e quindi l’offensiva contro i libri sgraditi e soprattutto contro i loro autori, massacrati mediaticamente ad hominem, prescinde totalmente dalla questione sbandierata. Come dimostra l’epurazione silenziosa dei libri di Saviano e di Paolini, per motivi che al caso Battisti sono estranei.
Proviamo a fare un quadro della situazione.
La fase del declino di un regime può essere breve o lunga, tragica o grottesca (o entrambe le cose); di certo è sempre la fase più pericolosa. All’ombra di un regime declinante a livello nazionale, localmente si registrano le peggiori “fughe in avanti” e recrudescenze.
Recrudescenze che si incrociano – e talvolta confondono – coi tentativi sempre più marcati ed estremi di distogliere l’attenzione, alzare cortine fumogene, indicare falsi bersagli e capri espiatori. Il grido Achtung banditen! si alza sempre più alto e stridulo, insieme a strumentali richiami all’onore nazionale.
Nelle ultime settimane, il caso Battisti è stato il diversivo perfetto.
Aggiungiamoci che, storicamente, i fascisti (la parola non è usata a caso: gli assessori di cui parliamo hanno un risaputo percorso di estrema destra alle spalle, o meglio: sulle spalle) hanno sempre avuto una relazione “tormentata” con la cultura e i libri. Si potrebbe proprio dire che odiano il pensiero, preferiscono le scorciatoie e le semplificazioni tipiche del discorso “di viscere”. Si pensi al celebre slogan dei fascisti spagnoli: “Viva la morte, abbasso l’intelligenza!”, nato come grido sprezzante rivolto al filosofo Miguel de Unamuno.
Mettete insieme tutto questo e otterrete quel che sta accadendo in Veneto:
1) All’ombra del “puttanaio” arcoriano si registrano, localmente, recrudescenze autoritarie.
2) Per queste recrudescenze si ricorre alla più aggiornata e al tempo stesso collaudata “arma di distrazione di massa”: il caso Battisti.
[Un inciso: Battisti è solamente uno dei numerosi ex della lotta armata italiana (anche molto più importanti di lui) per cui governi stranieri non hanno concesso l’estradizione. Anzi, non è nemmeno il primo per cui il Brasile non ha concesso l’estradizione. E’ per un gioco di motivazioni strumentali su cui in questa sede non intendo soffermarmi che Battisti, figura marginalissima nella lotta armata di quegli anni, si è trovato al centro di un simile ambaradàn. Soltanto per lui si è alzata una simile campagna mediatica, con intensa “mostrificazione” del personaggio. Diciamo che Battisti è “arrivato al momento giusto”, quando più il potere aveva bisogno di lui.]
3) Due piccioni con una fava: l’arma viene usata dai fascisti contro i nemici storici: gli odiatissimi “intellettuali”, presunti privilegiati, salottieri immaginari, perfetti nemici da additare alla propria “base” galvanizzata e pregna di risentimenti palesi e oscuri.
4) Tutto questo per imporre l’inaccettabile: regolare antichi conti contro cultura e libri. In fondo, non c’è un solo Libro che valga la pena leggere? Infatti l’assessore regionale Donazzan regala la Bibbia a tutti gli studenti.
5) Tutto questo in una regione importantissima, tra le più ricche d’Italia e da molti anni laboratorio di politiche reazionarie che in seguito vengono riadattate ed esportate nel resto del Paese.
Torniamo al regime declinante.
Per “regime” intendo soprattutto un potere personale, con tanto di satrapi, lacché ed eunuchi di corte. Il fatto che questo sia declinante, per noi, significa relativamente poco. Ci sarà un “berlusconismo senza Berlusconi”. Dovremmo già preoccuparci del dopo.
Bene, quel dopo lo costruiranno le recrudescenze che noi non saremo in grado di contrastare, o che non riterremo abbastanza importanti da doverle contrastare.
Quel dopo lo costruisce anche quanto sta accadendo in Veneto.
Come scrive sul suo blog la collega Michela Murgia:
Mentre ancora è in corso il “puttanaio” generosamente offertoci dal re di tutti i bagaglini, da mesi i più accorti si interrogano su quel che verrà dopo. Non serve essere politologi per divinare il mondo che verrà: quel mondo è già qui e lavora di brutto, lieto che i media puntino i fari altrove […] Cosa dobbiamo aspettare ancora per cominciare a staccare più gente possibile dalla lettura dei verbali delle prostitute e dei cortigiani di Berlusconi, e dirgli che sta succedendo questo? Il coitum sembrerà pure molto interessante, ma il post coitum non ha l’aria di una sigaretta fumata in relax. I media italiani aspetteranno come al solito che lo scandalo arrivi ai giornali internazionali, prima di fargli eco a rimorchio in patria?
E allora trovo come minimo insufficienti e parecchio fuori fuoco gli articoli usciti oggi su Repubblica. Mantengono l’attenzione sul caso Battisti, facendo un favore all’estrema destra veneta; non fanno notare abbastanza che il caso Battisti è un pretesto; all’epurazione di Saviano dalle biblioteche dedicano poco spazio en passant per poi ritornare con prepotenza nella cornice che gli epuratori desiderano mantenere.
Il gioco combinato dei due articoli (Brambilla e Sica) di fatto “ridimensiona” l’enormità di quel che sta accadendo in Veneto, in varie mosse:
– si riporta l’espressione “boicottaggio” senza spendersi granché a smontarla. Questo non è un boicottaggio, è un’epurazione.
– si riportano pareri di chi un po’ la prende sottogamba (il solito “E’ solo una provocazione, non dicono sul serio”, viatico di ogni desistenza, frase-passepartout che nell’Italia degli ultimi sedici anni ha preceduto l’affermarsi di ogni barbarie);
– si descrivono gli epuratori di libri come soddisfatti e sorridenti (quindi occultando le tensioni interne che invece ci sono, come dimostra il ping pong Speranzon-Zaccariotto-Donazzan, tensioni che sono state prodotte dalla mobilitazione);
– si dedicano alla mobilitazione pochissime, fugaci parole;
– si riportano giudizi pesantissimi e calunniosi sugli scrittori presi di mira, descritti come complici del terrorismo, e si affida al solo Giorgio Agamben una risposta meditata, assennata, ma poco incisiva;
– per non dire del “contributo” di Antonio Tabucchi, incollerito e farfugliante, poco utile a tutti.
Il framing è evidente: ci sono scrittori superficialmente definiti “pro-Battisti” (mentre quelli che hanno espresso dubbi e perplessità sui processi di quegli anni e sulla querelle mediatica partita nel 2004 hanno posizioni e argomentazioni ben più complesse), e c’è gente che – magari esagerando – si oppone al “terrorismo”. Che però, toh, non c’è!
Questi due articoli non lasciano assolutamente percepire la deriva totalitaria che sta prendendo l’amministrazione berlusconiano-leghista veneta. Non chiamano le cose con il loro nome, accettano le definizioni degli epuratori, non fanno capire adeguatamente che sono in corse autentiche messe al bando, che si stanno “purgando” le biblioteche e si sta decidendo dall’alto cosa possano o non possano leggere i cittadini in istituzioni pubbliche come biblioteche e scuole.
Se si continua con questa sottovalutazione, il nazismo sarà un coltello che affonda nel burro.
***
P.S. Da leggere il post di Mario Tedeschini Lalli, caporedattore multimedia del gruppo editoriale Espresso, in cui spiega che la parola “censura” è ormai del tutto inadeguata.
P.S.2 Semplicemente vergognosa l’ANSA.
Massimo Cacciari e Giordano Bruno Guerri contro il #rogodilibri
http://bit.ly/gvCnl9
Non mi stupisce che Repubblica abbia pubblicato un articolo come quello di oggi e che parte dell’industria culturale faccia ancora finta di non accorgersi della posta in gioco.
Né mi stupisce che nelle periferie di questo basso Impero i peggiori istinti e le peggiori pulsioni emergano con forza e arroganza.
Mi sembra evidente che, come è già stato rilevato da vari commenti, il solo fatto che simili proposte vengano formulate ad alta voce è indice della deriva fascista con cui ci confrontiamo da tempo.
Del resto -e non per fare la lista della spesa- in questi ultimi anni sono avvenute cose incredibili, impensabili:
il reato di clandestinità e tutta la normativa securitaria sui migranti; le politiche di controll sociale contro le fasce marginali; l’enorme arretramento/impoverimento materiale e di diritti per i lavoratori; il dispositivo di precarietà cui tutta una generazione si confronta.
Insomma, le prove sono tutte e da tempo davanti a noi.
Battisti è un pretesto con una sua logica di fondo: colpire gli interessi di chi si oppone alla riscrittura degli anni ’70, ridotti a sola questione criminale…
Poi è anche vero che, aldilà dell’enormità di questa campagna, la censura e il boicottaggio degli autori funge da risposta difensiva rispetto al fatto che Battisti, grazie alla linea tenuta dal Brasile, non è stato consegnato ai liberali di casa nostra.
Comunque, come dimostrano i movimenti sociali degli ultimi mesi, la vicenda FIAT, le isole di resistenza ancora esistenti, questo paese è tutt’altro che pacificato.
Occorre che questa mobilitazione sul “rogo” continui e si espanda: di fatto, questa vicenda crea un pericoloso precedente.
Per concludere, in positivo, mi sembra che le mobilitazioni finora attuate vadano nella giusta direzione, anche se sarebbe il caso di uscire dalla sola dimensione virtuale, organizzando incontri, presentazioni di libri, reading da parte degli autori della lista di proscrizione…
a Firenze le opere dei vari untori si leggono ancora, sia nelle biblioteche che nelle scuole, e ci sono molti posti lieti di ospitarvi per incontri…
Sono perfettamente d’accordo con voi, non mi è piaciuto l’articolo di oggi anche perchè ne ho la prova che non funziona;
1) Ore 7:30 Scuola Elementare, in fase di accoglienza bambini, lascio il giornale aperto sulla pagina dell’articolo citato sul tavolo del bidello (persona molto interessata ai fatti quotidiani soprattutto se riguardano il governo attuale). Dopo un pò con la scusa di una fotocopia gli chiedo cosa ne pensa sulla questione rogo/libri. Mi risponde:”fanno bene però (a ritirarli), questi qua sono con Battisti!” io gli faccio notare che idee politiche a parte non è legale fare una cosa del genere. Lui replica secco:” ma tanto chi li legge più i libri oggi” .
[…] 14.40: aggiungo a questo articolo, a mo’ di Post Scriptum, il link ad un bel ragionamento svolto su GIAP che mi è arrivato or ora: Il #rogodilibri e la sottovalutazione del pericolo. Un’analisi […]
[…] colpevole e mo’ basta. La situazione è ben analizzata su Giap dai Wu Ming, potete leggerla qui. Mentre lì trovata una rassegna stampa sulla […]
Qui a Bologna, tempo fa, il consigliere comunale Garagnani istituì un telefono per denunciare i prof che “fanno politica” in orario scolastico. La vox populi condannò lo strumento, ma nei bar e nelle piazze potevi ascoltare molta gente commentare che “però non è mica giusto che un professore fa politica in classe”.
Ripeto quel che ho scritto nei commenti al post precedente: ai tempi del fascismo l’idea di stilare l’elenco dei libri approvati per la didattica, partì da istanze pedagogiche condivisibili e da convinzioni politiche criticabili ma molto condivise. Si arrivò al testo unico di Stato per le scuole elementari, vero e proprio catechismo di Regime.
Per non uscire di metafora: il coltello nel burro c’è già affondato quasi del tutto. Ora, forse, sta per sbattere contro il piattino.
[…] Gazzettino ci ignora Il senso della nostra battaglia con un ottimo riepilogo dei fatti lo trovate qui. Dopo la lettera aperta inviata alla presidente della Provincia (che nessun giornale ha ripreso) mi […]
Il Comune di Venezia organizza un convegno internazionale su censura e libertà di espressione per controbattere alla proposta di Speranzon e Donazzan:
http://www.fondazionegiannipellicani.it/?q=node/2194
Essendo veneta e insegnante, per quanto mi riguarda l’unica risposta possibile l’ha data il mio ex sindaco (che “a pesar de todo” – soprattutto quel ponte del cazzo – rimpiango). Riporto: “Che potere ha l’assessore regionale alla Cultura. Non sarà mica la Donazzan a decidere che cosa si legge a scuola, nelle biblioteche o all’università? Non sarà mica la Donazzan a dovermi dire che libri adotto nella mia università? Se poi, ci sarà una scuola che decide di censurare uno di quegli scrittori la responsabilità sarà solo sua”. Riconosco il piglio e la lucidità di Cacciari in queste parole. Al netto dell’evidente strategia che sottende a questa nuova impresa della Lega, un assessore non ha alcun potere per imporre alcunché in tema di adozioni di libri di testo a scuola o di acquisti nelle biblioteche. Sta ai dirigenti scolastici, agli insegnanti e ai bibliotecari – dipendenti pubblici, ricordiamolo – prendere una posizione forte dall’interno dei medesimi luoghi di lavoro in cui tutto ciò sta avvenendo. Cosa possono fare in Provincia? Mandare l’esercito nelle scuole e nelle biblioteche? Certo, viene da pensare che ne sarebbero capaci, ma allora non si tratterebbe più di una questione di amministrazione provinciale, ma di tutt’altra natura, di cui sappiamo fin troppo bene. I tagli alla cultura sono già in corso: temere reazioni economiche e di mobbing davanti al rifiuto totale di applicare i consigli dell’assessore è ridicolo: le risorse delle scuole e delle biblioteche comunali sono già ridotte all’osso in Veneto, lo dimostra a titolo di esempio l’impressionante decimazione degli eventi culturali della Riviera del Brenta (peraltro amministrazioni di sinistra). Ciò che mi irrita maggiormente di questa vicenda – come d’altronde di quella politica che ci sta fracassando i maroni da giorni, come se a una lavoratrice come me fregasse qualcosa delle puttane del premier (e come, permettetemi di dirlo, se la prostituzione l’avesse inventata lui!), quando l’attività legislativa è bloccata e la mia categoria sta aspettando un decreto del cazzo per conoscere il proprio futuro lavorativo, nella fattispecie quello sulle abilitazioni – è che una volta ancora la risposta è stata culturale invece che politica: dov’è l’opposizione veneta in tutto ciò? E l’opposizione di questo paese? Ma ce l’abbiamo un’opposizione poi? Mi pare evidente di no. Trovo tragico – non sconfortante, ma tragico – che una volta ancora si sia resa evidentissima l’impossibilità di uno scontro politico fondato su ragioni forti e principi imprescindibili; che in questo paese non ci si scontri mai su temi di natura politica. Trovo inoltre scandaloso che gli scrittori siano stati gli unici ad intervenire, sostanzialmente difendendosi da sé, perché a livello politico nessuno ha preso una posizione forte, e perché si è badato alle strumentalizzazioni piuttosto che alla ciccia di questa schifosa vicenda. Non so come si possa uscire da tutto ciò. Non mi viene in mente nessuna strada per recuperare fiducia nel confronto politico, questo è il dramma vero. Non viene in mente alcuna risposta veramente democratica (me ne vengono un sacco invece di altra natura) in questo clima esacerbato dal silenzio dell’opposizione fantasma, in cui dipendenti pubblici, intellettuali e lavoratori tutti sono lasciati soli a difendersi con le proprie forze dagli attacchi parafascisti di quattro gerarchetti di provincia privi di alcuna reale autorità democratica nell’ambito del tema che sollevano, a trovare dentro di sé le risorse per resistere, laddove un’intera classe politica impegna tutta la propria energia null’unica attività che gli interessa, quella di spartirsi il dopo Berlusconi.
WM1 consigliava di mettere le foto su web dei libri “banditi”. Se vi piace l’idea potete anche mettere nel vostro blog i libri che sono su Goodreads nel gruppo “Contro la censura dei libri”. Qui un esempio e una spiegazione su come fare: Consigli di lettura #nodonazzan no #rogodilibri #bookbloc http://bit.ly/eFWWNP
Se qualcuno ha problemi mi contatti qui o di là che risolviamo.
Condividiamo la preoccupazione e la levata di scudi contro i diktat mossi in Veneto dagli amministratori Speranzon e Donazzan. E stiamo anche noi nel nostro piccolo conducendo questa battaglia (www.bibliotecaventiquattromaggio.it). Le nostre coscienze non si addormentino a tal punto da doverci risvegliare un giorno vedendo sotto i nostri occhi la peggiore politica aver messo le mani sulla libertà di leggere, di esprimersi, di informarsi. Stanno esercitando un’azione subdola e velenosa per influenzare le scelte dei bibliotecari e degli insegnanti e per limitare la libertà dei lettori che frequentano i luoghi di pubblica lettura. Tutto ciò è squalido e indegno, e per questo motivo i due amministratori in causa dovrebbero essere indotti da tutti noi alle dimissioni. Metteremo al più presto on-line sul nostro sito le copertine dei libri degli autori “censurati” in catalogo nella nostra biblioteca.
Docsweepsy, il moderatore del gruppo ha messo in “intestazione” una bella foto del #bookbloc (io non potevo), ora il risultato è perfetto. Ho fatto una versione semplicissima “copia&incolla” anche per chi non è su Goodreads. Dovrebbe andare in maniera decente quasi su tutti i siti. http://bit.ly/eFWWNP
(ps: se volete unificate i 2 commenti e scusate l’accumulo)
[…] This post was mentioned on Twitter by danielitoexpress, Fupete, Francesca, Francesco Gigli, andrea and others. andrea said: #intmag Il #rogodilibri e la sottovalutazione del pericolo. Un’analisi http://is.gd/AWEnSC […]
Visto che jumpinshark ha dato il link per il gruppo su goodreads, mi permetto di linkare il gruppo analogo su anobii:
http://www.anobii.com/groups/01a8bd9440bc4af657/
Echi e contributi
http://circolaria.com/post/2816555954/rogodilibri-follie-veneziane
Ciao!
Ho aggiunto un paio di libri al gruppo su anobii (quello linkato poco fa da @mgcgio, e ho fatto una foto dei miei 5 libri in elenco (quelli che ho qui, gli altri sono a casa dei miei) e l’ho postata su twitter.
Ho parlato della questione con alcuni compagni di Cagliari, coi quali stiamo creando una “biblioteca popolare” (progetto in fase di realizzazione) che darà sicuramente ampio spazio alla faccenda.
Una cosa alla volta, qualcosa si muove.
Bellissimo articolo di Antonio Moresco:
http://www.ilprimoamore.com/testo_2143.html
Lello Voce suggerisce di fare una ricerchina su Google con la stringa “Elena Donazzan RSI”, dove RSI sta per Repubblica Sociale Italiana.
Vengono fuori molti risultati interessanti, con l’assessora censora che partecipa a raduni cimiteriali di ex-repubblichini (foto sul giornalino “Littorio”, n.7, pag. 8, http://goo.gl/L9oSJ) , messe di preti lefebvriani negazionisti e altre piacevolezze, oltre a dichiarazioni come queste:
1) http://goo.gl/jVDTk
Nel consiglio regionale del Veneto si stavano per votare le «Norme in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza», un atto di ordinaria amministrazione. Ma ha scatenato il fanatismo dell’assessore all’istruzione Elena Donazzan. L’ex di Alleanza Nazionale ha infatti accusato tali «norme» di voler propagandare «una lettura di parte della storia», una lettura «che divide» e «ricorda il Nazionalsocialismo nel suo tentativo di rimuovere la cultura, di non dare la stessa dignità a tutti i protagonisti di quella che fu una guerra civile»
Quindi, come racconta il Corriere, in un crescendo che l’ha vista partire dai ricordi di uno zio fascista in Russia per arrivare fino alle contestazioni durante la presentazione dei libri di Pansa, la Donazzan ha attaccato: «Sotto la bandiera dell’antifascismo militante sono caduti Marco Biagi e Sergio D’Antona…». In aula è scoppiata la bagarre, ma la Donazzan ha continuato imperterrita: «Arrivo anche alla costituzione… ». Urla e strepiti dai banchi dell’opposizione. «In nome dell’antifascismo militante…». Non si sentiva più nulla: «Questa è la tolleranza che è dovuta… ». Il presidente del consiglio regionale, sempre più forte: «Scusate, scusate, scusate…». Donazzan: «Questa è censura… censura profonda».
2) http://il.youtube.com/watch?v=W1ovwz8XVBM
Un video dove si sputtana un libro sui vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, voluto dalla Donazzan, pagato dalla Regione Veneto, e fatto tutto di copia incolla da Wikipedia e altri siti di destra.
3) http://goo.gl/XsdIs
“Sogno e ritengo di lavorare per un 25 aprile in cui tutti i combattenti che si affrontarono lealmente, chi in nome della Libertà, chi in nome dell’Onore d’Italia, ma sempre sotto il tricolore, si riappropino di questa giornata e marcino insieme, come già avviene da anni nelle adunate degli alpini, dei bersaglieri, dei granatieri, dei paracadutisti: un 25 aprile che sia di vera riconciliazione e che sia davvero di tutti.”
E via straparlando. A voi il divertimento…
[…] Repubblica sposta un po’ la messa a fuoco dove gli pare meglio (come meglio spiegato dai WuMing in http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=2675). […]
@ Wu Ming 2…
o mamma che losco figuro che hai linkato (rif. 25 aprile)…
Lo conosciamo tutti qua in città, e più di una volta ho visto le scritte “Via Almirante, perché no?” modificate in “Via Almirante, ma anche no!”
Del resto, anche l’ineffabile assessore Speranzon non è da meno: nel profilo biografico del consiglio comunale di Venezia (in cui evidentemente sedeva precedentemente), riporta che “i suoi scrittori preferiti sono Junger, Solgenitsin, Prezzolini, Sprengler e Veneziani”: come vedete, e sorvolando sulla traslitterazione del russo, i due tedeschi sono scritti in forma errata.
Scusate ma… chi è SpRengler?
:-D
Il nome è riportato esattamente così nel sito dell’assessore, non è un errore di Gabriele…!
C’è una cosa che emerge, in tutta chiarezza, se si scruta dentro l’opinione consolidata e diffusa del mondo che da fuori osserva quanto accade, da noi.
C’è stato un salto di qualità. Che fornisce la cifra e la consistenza dell’enormità del problema.
Lo sconcerto, il rimanere attoniti, si va via via spostando, sempre più deciso, verso ciò che NON accade, piuttosto che sulla portata dei singoli avvenimenti.
E’ la mancanza di reazione, generale e collettiva, che ormai turba e preoccupa più dell’abnorme affastellarsi di vicende grottesche e putride, di iniziative ignoranti e fasciste.
E a ben vedere, se si ha cuore sufficiente per dirsi come stanno le cose davvero, il quadro è impressionante e tragico. Senza redenzione.
Fuori dalla rete accade molto, molto poco. In pratica nulla.
Il paragone con la Tunisia è tanto stringente quanto impietoso. La società ripiega, rincula, tramortita, schiacciata, dalle proprie ansie e inadeguatezze.
L’Azione non rientra quasi più tra le opzioni possibili, o addirittura necessarie. Al massimo si esprime un parere, un’opinione. Semmai, ripeto semmai, radicale.
Non appare possibile nient’altro che questo. In tutti i sensi.
Anche gli studenti spariscono. Appena un mese dopo un’irruzione che sembrava irreversibile.
Qualcuno si affannerà a spiegarmi che a gennaio è storico e fisiologico un calo di partecipazione nei movimenti dopo la chiusura e le festività….
Dico subito, non scherziamo. Feste un paio di palle.
Come fa un cassintegrato a 700 euro a non impazzire vedendo quanta merda valgano quei sette fogli da cento, come fa un’impiegata a 900 che manda a scuola i figli e non dorme la notte a non dare di matto, come fa un pensionato che con 800 deve dare una mano al figlio precario e ai nipoti a non mettere di traverso il primo cassonetto che incontra per strada?
Che non ci siano dieci milioni di persone per le strade, ora, adesso, in questo preciso momento, è la cifra di ciò che siamo oggi.
Se questo schermo non cade poche cose hanno senso.
Tutto il resto viene di conseguenza.
Se un paese abiura alla dignità minima, il fascismo è inevitabile. Addirittura giusto.
L.
@ Luca Non potevi usare parole migliori. La tensione che dovrebbe esserci si riversa come un male incurabile dentro le famiglie, dentro le case, dentro le teste della moltitudine che arranca. La rabbia repressa viene riversata su altri canali ed i segnali di pericolo (che dovrebbero tenere alta la soglia di attenzione) vengono presi per abbagli. Leggendo in rete i vari curriculum di questi personaggi si capisce benissimo che il problema sta alla radice: non dovrebbero star lì. Con una semplice maturità linguistica questa Donazzan diventa assessore all’istruzione, formazione professionale, politiche del lavoro, protezione civile, caccia, tutela del consumatore e servizi veterinari? Non per un discorso di valore del titolo di studio ma per una dignità personale. Come facciamo a non entrare in crisi quando i termini di paragone sono così scaltri, così furbi, così poveri di contenuti.
@ Luca
Condivido le tue considerazioni, però penso sia un po’ masochistico, in questo momento, cedere anche solo un po’ allo scoraggiamento di fronte al fatto che non c’è una reazione diffusa e veemente a quello che sta succedendo.
In questi giorni mi sto rimettendo in contatto – in alcuni casi, dopo anni – con un sacco di persone con cui, proprio in quella provincia di Venezia da dove è partita la fatwa, ho lavorato nell’ideazione e nell’organizzazione di eventi culturali di vario tipo. L’obiettivo è proprio quello di far rinascere, per l’occasione, quella “rete”, facendo leva anche sulle esperienze successive di ciascuno per dare una testimonianza, offrire soliderietà (a scrittori, bibliotecari ecc.), fare nuovamente qualcosa insieme per opporsi a questo scempio continuo.
All’epoca eravamo ragazzini poco più che ventenni (e, in alcuni casi, addirittura sotto quell’età), e ci siamo scontrati più e più volte con l’inerzia, l’arroganza fascistoide di amministratori e pubblico, il disinteresse di molti nostri coetanei.
Non è un’operazione facile riuscire a rimettere insieme le fila di quelle esperienze… molti di noi oggi fanno tutt’altro, siamo dispersi per il mondo, e fra i relativamente pochi feedback che ho ricevuto ce ne sono stati – devo confessare – alcuni che mi hanno anche un po’ depresso. Lo scoraggiamento è palpabile, la tentazione di mollare le armi altissima.
Tuttavia, credo che ci sia ancora il margine per costruire, ricucire, creare un’alternativa. Lo credo fermamente e, in questo momento, è il massimo contributo che, da laureato precario a 800 euro al mese (facendo la media di due anni di lavoro), posso dare. Far riemergere dall’oblio quello che si è fatto, dire con orgoglio: io all’alternativa ci ho sempre pensato e, nel mio piccolo, insieme ad altre persone, ho lavorato per realizzarla.
Davvero, nonostante le difficoltà enormi, secondo me è essenziale agire con uno stato d’animo il più possibile positivo.
Se verrà la sollevazione, almeno andrò in piazza con qualcosa da dire e da rivendicare; non solo con molto da recriminare.
E domani è il 120° della nascita di un certo Antonio Gramsci (oggi ricorre solo il 90° della fondazione del Partito Comunista d’Italia).
Cosa direbbe Nino Gramsci, davanti a questo spettacolo? Mmmh, a pensarci bene forse qualcosa l’ha già detta. Io penso che non si meraviglierebbe di nulla.
Per quanto l’Italia non sia il paese che sento come mio, ne sono cittadino (per ora) e non posso non angosciarmi non tanto per ciò che accade, ma precisamente per ciò che NON accade (come diceva Luca, mi pare). In ogni caso, questo genere di fatti ci chiamano in causa come persone, come cittadini del mondo, come esseri umani senzienti e dotati di intelletto (tanto per rimanere sul terreno gramsciano).
Già ieri la Repubblica.it metteva in grande evidenza la richiesta UE di estradizione di Battisti, presentandola come una notizia molto rilevante e una specie di vittoria politica dell’Italia. È quella la faccenda importante. La notizia sui “roghi di libri” veneti, che per Repubblica ne è un semplice corollario un po’ colorito, era già scomparsa.
Non sarà dal mondo cultural-mediatico-partitico italiano che verrà una reazione forte a questo schifo, ma dall’estero.
Punterei molto alla sensibilizzazione dei media mainstream stranieri. Quelli italici, come al solito, saranno costretti a inseguire.
Carlos Lungarzo di Amnesty International Brazil: Democracia analfabeta, Veneto censura escritores
http://bit.ly/fr0C5I
Sueddeutsche Zeitung:
In der italienischen Region Venetien sollen Bücher kritischer Autoren aus Bibliotheken entfernt werden
http://bit.ly/hdNx6z
Actua-Littés:
Fahrenheit 451, ça vous parle ? En Italie, on y est
http://bit.ly/faiRSQ
Lello Voce
Qualche questioncella lessicale sul #rogodilibri
http://bit.ly/gJBHwC
@ bibliotecaventiquattromaggio:
Grazie di cuore!
Parte “Libri Banditi”, la rubrica pompiere che getta secchiate di cultura su chi vuole accendere un #rogodilibri
http://bit.ly/f8jTcM
Aggiungi al tuo blog la panoramica dei libri proibiti (mica tutti, eh!)
http://bit.ly/dNBFBN
Sul post segnalato http://bit.ly/dNBFBN ho aggiornato lista libri proibiti con nuovi titoli, ho segnalato chi ha aderito al #bookbloc digitale e chi ha diffuso la notizia (anche voi siete tra le vittime della delazione).
Ho anche creato su Google Books una libreria (http://bit.ly/g8TYUN) divisa in due scaffali: 170 libri da bruciare in http://bit.ly/fxr599, e 65 libri degli autori solidali contro il #rogodilibri in http://bit.ly/icqycH.
Continuerò ad aggiornare il tutto. Se interessati, contattatemi per qualsiasi integrazione\correzione.
Segnalo un’ottima Michela Murgia a Rainews24 all’ora di cena (sì, ve la siete persa). I giornalisti leggermente spiazzati, si aspettavano di più sul rubygate e invece lei ha messo l’accento sul #rogodilibri e ha criticato il fatto che nessun media italiano ne parlasse, tutti distratti dal puttanaio di Arcore. Nel poco tempo che ha avuto ha detto il necessario con parole chiare: “Il rogo di libri è il post-Berlusconi”.
Ne approfitto per lanciare una proposta d’azione piccola e semplice, da fare subito: convincete i vostri nonni a guardare rainews24! Scompigliategli la lista dei canali nel decoder! Ai nonni piacciono le news e spesso rainews è “good enough” per i nonni.
[…] le città si imbruttiscono e iniziano a ribollire. Divertente se non fosse patetica la vicenda dei libri proibiti che dal Veneto preoccupa ed annoia tutta l’ Italietta. Mentre Napolitano, chiede al governo […]
[…] migliore dei casi la notizia finisce dentro un’altra narrazione, quella del caso Battisti, ottenendo di far diventare centrale un’occorrenza che è solo un pretesto. Che sia un pretesto […]
Oggi sono andato nella biblioteca civica centrale di torino e nella civica di torino centro: nessun bibliotecario e nessun addetto era a conoscenza dell’iniziativa fascistoide-leghista. Mi hanno guardato a bocca aperta. Ho mandato loro una mail, con i link ad alcuni post e articoli, che faranno girare all’interno delle biblioteche civiche torinesi e, spero, piemontesi.
C’è da fare.
[…] i firmatari dell’appello di carmilla del 2004), di cui si vorrebbero censurare i libri (leggi, leggi e leggi). Se ancora non fossero bastate le acute riflessioni di Massimo Carlotto – uomo che i […]
Inserisco qui il link ad un nostro post, che contiene una domanda sulla questione mondadori, e su cosa cambia (se cambia qualcosa) nella vostra posizione dopo l’attacco della “prossima Berlusconi” a Saviano.
http://circolaria.com/post/2897540728/epifania-di-marina-cosa-cambia-nella-questione
@ circolaria
Probabilmente questo non è il thread adatto per discutere della questione, dato che si sta cercando di usare questi post soprattutto per veicolare informazione e spunti di discussione sull’emergenza “rogo di libri” in Veneto. Sicuramente ci saranno altre occasioni, ma per il momento posso dirti che la nostra posizione non è cambiata. Tuttavia la situazione politica è in un tale avanzato stato di decomposizione che è difficile escludere ripercussioni per tutti anche nel campo editoriale e conseguenti smottamenti. Da un certo punto di vista, anche se non c’entra direttamente la questione Mondadori, in Veneto ripercussioni contro la cultura e il libero pensiero sono già in atto. Come abbiamo scritto, da un sistema di potere al collasso ci si può aspettare di tutto. Chi vivrà vedrà.
Aggiungo solo qualche link. Il succo lo ha già detto WM4, la nostra posizione non è cambiata. Come recitava il punto 12) del testo più compiuto che abbiamo dedicato alla questione, cioè questo:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=1176
“12. Resistere un minuto più del padrone significa essere in Einaudi (ribadiamo: se sarà possibile) il giorno in cui cambierà proprietà.
E sia chiaro che non è il nostro padrone: noi non siamo dipendenti della casa editrice. Resistere un minuto più del proprietario della casa editrice, questa è la scommessa. O essere cacciati prima.”
Ragion per cui, che ci caccino.
Questa linea di ragionamento cominciano a capirla anche altri, a giudicare da un post su un blog de “Il Fatto quotidiano”, questo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/23/perche-saviano-non-lascia-mondadori/87971/
quando nel finale dice:
“Allora perché Saviano non se ne va? Io credo che si diverta un mondo. Attaccare la famiglia dal cuore dell’impero e da una posizione così di forza deve dare una certa soddisfazione. E’ chiaro che dopo le dichiarazioni di ieri sulla magistratura e la legalità, la rottura ormai è insanabile. Però vorrei che a questo punto fosse Marina a cacciarmi, immolandomi sull’altare come martire della censura e della libertà di parola.”
Invito comunque a non usare questi thread dedicati al #rogodilibri. Qui su Giap ci sono altri thread espressamente dedicati alla questione Mondadori, al limite usate quelli. Ma sappiate che, almeno per il momento, noi non abbiamo altro da aggiungere.
[…] leggi qui il resto dell’articolo […]
Aggiungo il link all’ultimo pezzo di Alessandra Daniele su Carmilla: http://www.carmillaonline.com/archives/2011/01/003764.html#003764
Consiglio a tutti di leggerlo. E’ bello, spietato, rabbioso. Sarcastico: nel senso che morde. Fa bene rimettere le cose in prospettiva.
[…] dato l'allarme, aver fornito l'aggiornamento sugli sviluppi della faccenda e aver offerto un'analisi molto precisa, i Wu Ming hanno pure costruito un dossier su tale Elena Donazzan, assessore […]
Per quanto modesto possa risultare, questo è il nostro contributo alla causa. http://www.undercoreonline.com/2011/01/24/1696/
Da parte di tutto il nostro team, complimenti per la costanza espressa nel promuovere questo tipo di cultura critica
@ Pappocicc
non è modesto proprio per niente. Grazie.
Propongo azione dimostrativa, simile a quella organizzata da bussettodavide.
Anche se per altri motivi, in Inghilterra ci si sta’ organizzando, a livello non solo locale, per manifestare apertamente il dissenso nei confronti dei tagli alla cultura che porterebbero alla chiusura di migliaia di biblioteche sul territorio nazionale. Una delle forme di protesta utilizzate e’ stata quella, un paio di giorni fa’, in una biblioteca vicina alla zona dove risiedo (http://www.guardian.co.uk/books/2011/jan/14/stony-stratford-library-shelves-protest) e poi ripetutasi anche altrove: gli scaffali sono stati letteralmente svuotati da residenti e iscritti, nell’arco di una mattinata; biblioteca svuotata! Un atto simbolico, ma significativo e riuscito che ha richiamato l’attenzione dei media e che si ripetera’, in maniera co-ordinata in moltissime altre citta’ nei prossimi giorni (http://www.guardian.co.uk/books/2011/jan/24/library-protest-day-action ).
Quelli che arrivano dal Veneto sono vagiti da leviatano.
Chiunque si senta disgustato dal miasma vada in biblioteca, IERI, e se non e’ iscritto si iscriva e prenda in prestito uno o piu’ dei tanti titoli in “blacklist” (consultando per esempio the very smart link from http://jumpinshark.blogspot.com/2011/01/consigli-di-lettura-nodonazzan-no.html ). Non solo in Veneto. Ritirarli tutti da tutte le biblioteche, prenderli in prestito in toto. Ci si vada in gruppi. 5, 10 non occorre essere in mille. E se possibile organizzare reading pubblici.
E’ un occasione unica e in fondo semplice da mettere in pratica, non solo per FARE qualcosa di concreto, ma sopratutto per ringraziare in maniera diretta ed esplicita gli autori, dimostrando totale solidarieta’ a questi uomini e donne, senza dei/delle quali le vite di molti di noi sarebbero storie ben diverse.
[…] bibliotecaria di Preganziol e a quanti (tra i molti l’AIB, Scrittori contro il #rogodilibri, Wu-Ming Lipperatura, la società civile, gli innumerevoli bloggers e gruppi di lettura) hanno preso […]