Dopo la tempesta del #rogodilibri, urgenza che ha giustamente “sequestrato” Giap e dis-locato l’ordinaria scaletta dei post (del resto, Giap non esiste forse per essere, alla bisogna, “sequestrato”? e in ogni caso, mentre si parlava di quello, si parlava anche di Tunisia, Egitto, operai in sciopero etc.), oggi diamo un po’ di aggiornamenti su uscite, iniziative, altre lotte. Per quanto riguarda la battaglia contro gli epuratori di biblioteche, state certi che proseguirà. Chi è su Twitter (ma anche chi non c’è) può seguire il tag #rogodilibri; altrimenti, basta dare ogni tanto un’occhiata alla finestrella qui a sinistra, dove è riprodotto il flusso dei nostri tweet. In genere, segnaliamo tutte le novità significative.
Per prima cosa, un’anteprima assoluta.
E’ iniziato il conto alla rovescia, Anatra all’arancia meccanica sarà in libreria tra un mese, ai primi di marzo il 23 febbraio [update/rettifica del 12/02].
E in cosa consiste l’anteprima?
In questo pdf.
Domani, sabato 5, accadono due cose:
– A Pisa suonano i Nabat, band che per 1/4 è nostra “consanguinea” (il chitarrista è la persona altrimenti nota come “Wu Ming 5”). Una serata d’inferno, ascelle madide e antifascismo, dettagli qui.
– L’antifascismo c’entra eccome anche a Bologna. In pieno centro storico è annunciata una multiforme mobilitazione contro l’apertura di una sede di CasaClown in una zona “nevralgica” (via Guerrazzi), piena di spazi occupati, sedi storiche di movimento, ritrovi studenteschi etc. Carmilla ieri ha pubblicato uno degli appelli a contrastare questa penetrazione neofascista. Oggi su Repubblica-Bologna c’era un articolo.
Lunedì 7 Wu Ming 1 sarà a Parigi. Qui tutti i dettagli. WM1 resterà in città anche il 7 e l’8, per sopralluoghi storici inerenti al nostro prossimo romanzo collettivo. Per contatti: roberto.bui AT wumingfoundation.com
Noi non saremo presenti, ma è un appuntamento che segnaliamo con piacere:
Martedì 8 febbraio 2011, ore 18, Feltrinelli Galleria Colonna, Piazza Colonna 31/35, Roma
Serge Quadruppani e Andrea Camilleri presentano il libro di Serge La rivoluzione delle api (Ed. Verdenero)
E ovviamente si coglierà l’occasione per parlare del #rogodilibri
A giorni uscirà, per l’etichetta/collettivo Improvvisatore Involontario, una delle possibili colonne sonore di Altai, realizzata dal duo Skinshout! (Francesco Cusa alla batteria & percussioni, Gaia Mattiuzzi alla voce) in collaborazione con il polistrumentista Xabier Iriondo. L’avevamo annunciata qui. Le note di copertina le abbiamo scritte noi. Il 26 la presenteremo a Milano, al Leoncavallo, in un reading/concerto. Ci torneremo sopra con un post specifico.
Ricordiamo che Altai è sinora il nostro libro che più ha ispirato progetti musicali. Oltre al reading WM2 + Contradamerla, di cui presto metteremo a disposizione alcuni lacerti, c’è Altai Lyric Suite, inatteso, spiazzante connubio tra le nostre parole e l’opera lirica.
Una cosa che qui su Giap non avevamo ancora segnalato: è on line l’audio della presentazione di Manituana alla British Library, Londra.
Tornando per un momento al #rogodilibri, ci teniamo a dire una cosa: nel pieno della lotta, qualcuno ha esagerato. Noi che siamo persone assennate e (come dimostra la nostra storia!) tese al dialogo, prendiamo decisamente le distanze da alcuni eccessi, da frasi e immagini inutilmente violente, da certi estremismi che hanno rischiato di portare fuori carreggiata una mobilitazione per tutti gli altri versi pacifica, colorata, fantasiosa. Per l’azione di pochi irresponsabili, si è rischiato di passare dalla parte del torto.
Qualcuno ci dirà: e la rabbia dove la mettete? La rabbia di chi vede riemergere dal pozzo nero della Storia bestialità come la censura, le liste nere, i roghi di libri etc.? Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. E noi, insieme a tanti, le abbiamo fatte. Esortiamo chi ha lottato insieme a noi contro il #rogodilibri a isolare certi aspiranti “Black Bloc” della libertà di parola a ogni costo, le cui pratiche denunciamo e denunceremo. Non cadete nelle provocazioni!
Ad esempio, porco d**, c’era proprio bisogno di disegnare una vignetta come questa qui?! Noi siamo scandalizzati. La riproduciamo (linkandola da un altro server per non lordare il nostro) al puro fine di documentare quanto si possa scendere in basso in una polemica che pure fu avviata nella piena legittimità. Siffatta disumanizzazione dell’avversario è sempre da stigmatizzare, senza se e senza ma. Sono cose inaccettabili, di questo passo dove andremo a finire??? Giovini, NON cadete in queste trappole!
[…] This post was mentioned on Twitter by Gio Occhipinti, Wu Ming Foundation. Wu Ming Foundation said: Aggiornamenti, appuntamenti, news e una presa di distanza!: Dopo la tempesta del #rogodilibri… http://goo.gl/fb/qdO0Y […]
Attenzione! Quest’ultimo post mi e’ finito in spam, su server GMAIL!
baci, marghe
Grazie, Marga.
Qualcuno in ascolto ha una spiegazione sul perché sia successo?
1.io utilizzo gmail (ma versione inglese, bo) e non mi e’ successo, ma anzi, come di consueto e’ andato nella priority inbox.
2.scalpito per Anatra all’arancia meccanica
3.c’ho messo un po’ per convincermi che si’, c’era ironia verso la fine del post.(mannaggia li tordi)
Anche a me, sempre su gmail! È la prima volta che succede con giap, e infatti mi chiedevo se per caso avevate sospeso le iscrizioni, poi ho letto il commento di marga e ho guardato lo spam, ed era lì. Ultimamente gmail mi ha messo parecchie mail personali nello spam, una in particolare davvero importante. Vorrei proprio sapere perché.
Scusate sarò torda, ma cosa cosa c’entra il tipo vestito da tigre che spala la neve?
Siete primi nella classifica di wikio, cazzarola! Very many congrats.
Boh, sarà una fìsima temporanea (e italiota) di gmail… A meno che non sia accaduto anche a gente che ha altri account di posta.
Il tizio vestito da tigre che spala la neve? Vacci sopra col cursore :-)
ok, I won’t ask :))
Nemici in veste di scarafaggi vs. roghi di libri: una simbologia nazista adottata da chi dice di voler combattere una simbologia nazista. Appunto, i libri (in questo caso Kakfa) bisognerebbe leggerli.
Riguardo allo spam, a parte la poca logica di un servizio di Google (Feedburner) per iscriversi a feed che viene messo in spam da un altro servizio di Google (Gmail), posso solo ipotizzare che il titolo sia sembrato un po’ troppo “generico” e con troppi termini “pubblicitari”: “aggiornamenti appuntamenti news”. Sicuramente vi sono molti spammer di siti gossip che esagerano nell’uso di termini simili nei titoli dei loro post (e “appuntamenti” non sarà anche un po’ dating online? :) ). So che è ipotesi un po’ debole… ma per spiegare la cavolata di Gmail non ho di meglio…
In ogni caso consiglio a tutti gli utenti di Gmail di togliere dallo spam con apposito tasto “not spam” il messaggio se no WM corre il rischio di rimanere segnato come cattivone (e consiglio pure di prendere in considerazione Google Reader che non fa di questi scherzi :) )
PS: è la Donazzan che ve la fa pagare insieme agli altri blog letterari invidiosi del primato Wikio!
@ Valentina
ti do un indizio: copia le frasi sulla rabbia che ci sono in questo post e cerca su Google da chi le abbiamo prese e in che circostanza le ha utilizzate :-)
In realtà, la rappresentazione dei fascisti come animaletti (aracnidi, insetti, soprattutto roditori…) che sgusciano fuori da oscuri e puzzolenti anfratti, piaccia o ripugni, è storicamente consolidata, molto consueta nell’iconografia e negli slogan di movimento. La stessa esortazione a “tornare nelle fogne” si basa su un’implicita “animalizzazione”. Il vignettista si è inserito in questo solco, che è discutibile, ma genealogicamente non c’entra con la simbologia nazista.
In ogni caso, chi di “mostrificazione” ferisce, sappia che ci vuol poco a trovarsi dall’altra parte. Questa mi sembra la lezione che dovrebbero trarre certi personaggi.
Integro e preciso:
la similitudine tra i fascisti e i “bacherozzi” (o blatte, o scaravazz, e tanti altri sinonimi a seconda dell’area geografica) risale ai primi anni del fascismo (1919-1922). A ricorrervi è la classe operaia italiana che subisce gli assalti degli squadristi: questi ultimi sono tutti neri, si muovono solo in gruppo, scorrazzano insieme di qua e di là, e soprattutto fanno schifo. Il paragone sorge spontaneo.
Invece non so dire a quando risalga la similitudine tra fascisti e topi di fogna, ma non è un’esclusiva italiana: nella sua favola allegorica La gabbianella e il gatto, Luis Sepulveda descrive un esercito di topi di fogna che sono inequivocabilmente fascisti, con tanto di ducetto (il Grande Topo). Nel film di D’Alò la cosa è ancora più evidente. Dal minuto 2:03:
http://www.youtube.com/watch?v=8BItEwbYZUY
lo cantava anche la mano negra: killin’ rats
http://www.youtube.com/watch?v=lZQuPOGcaGo
invece art spiegelman ribalta il simbolismo e rappresenta i nazisti come gatti e gli ebrei come topi.
p.s. mia nonna i fascisti li chiamava “bacoli”, per i motivi spiegati da wm1. e diceva che le loro braghe alla zuava sembravano piene di merda.
Ho googlato le frasi sulla rabbia del post e ho trovato… Krishnamurti!
Fuochino :-)
Mi viene da dire: ecchessaràmmai! Ci andate pesantino su ‘sta storia.. Addirittura “scandalizzati”? E poi quel “GIOVINI”?
Tentato di non scrivere questo post, perché non conosco le esagerazioni a cui vi riferite. Insozzatevi: mettete i link dell’esagerazione!
@ Wu Ming 1: “Il vignettista si è inserito in questo solco, che è discutibile, ma genealogicamente non c’entra con la simbologia nazista.”
Beh, scarafaggi e topi erano immagini utilizzate da Hitler con riferimento agli ebrei; quando Valentina dice: “Nemici in veste di scarafaggi vs. roghi di libri: una simbologia nazista adottata da chi dice di voler combattere una simbologia nazista”, direi che ha ragione.
alfredo, come si dice dalle mie parti: “i ne sta ciolendo pel cul”
(trad. “si stanno prendendo giuoco di noi”)
Alfredo, rileggi e attiva la memoria recente. Questo è anche un test su quanto certe prese di posizione fortemente mediatizzate sedimentino davvero :-) Anna Luisa, no, come si spiegava sopra, la genealogia è completamente diversa. È un uso proletario e antecedente.
Le parole sulla Rabbia sono di Saviano, dalla sua, a parer mio, sciagurata “lettera al movimento”.
“ogni vignetta è stato un voto in più dato a Speranzon e alla Donazzan”
Quando sono arrivato alla caldaia sono scoppiato a ridere!
Fatto il test delle frasi. Chapeau. Certe cose, è vero, non si inseriscono nemmeno nei circuiti della memoria a breve termine. Devo dire che tutta questa vicenda ha suscitato in me tanto allarme, che l’ipotesi di una lettura ironica non mi è passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Down with playfulness?
C’era un vecchio fumetto di Alan Moore, pubblicato non ricordo dove e quando, in cui Hitler e la sua banda si reincarnavano in scarafaggi. Anche in quella veste organizzavano la solita sequela di fanfare e parate per finir poi disinfestati. Poi si reincarnavano in batteri.
Come dire.. prendo valentina, stampo le sue parole e me le appendo in camera:
“Devo dire che tutta questa vicenda ha suscitato in me tanto allarme, che l’ipotesi di una lettura ironica non mi è passata nemmeno per l’anticamera del cervello.”
:)
.. ecco dove cazzo l’avevo sentita ‘sta caldaia!
Chapeau per il pezzo finale. All’inizio non ci ero arrivata, poi leggendo i commenti ho colto e, stima.
(Per la cronaca, c’era pure un Dailan (cit.) Dog fico sul tema dell’animalizzazione nazisti/ebrei. Doktor Terror, ma il numero non me lo ricordo. Ma era una quote di Spiegelman da Sclavi, mi sa.)
Ciao, vi conosco da poco ma mi sento d’accordo con molte delle vostre posizioni.
Vi vorrei chiedere un chiarimento: perché avete usato, nel post qui sopra, una mezza bestemmia? Ce n’era bisogno?
Dato che ogni vostra parola è scelta in modo accurato, vorrei capire. Ciao, grazie
Dunque, procediamo con ordine.
L’ultimo paragrafetto di questo post è una parodia della lettera aperta che Roberto Saviano scrisse al movimento degli studenti il 15 dicembre 2010.
Nel fingere una scandalizzata e codina (“giovini” etc.) presa di distanza dalla vignetta di Paride Puglia, il nostro testo cita alla lettera uno dei passaggi-chiave di quella presa di posizione, che all’epoca fu *fortemente mediatizzata*, al chiaro scopo di ri-impastoiare il movimento nel solito dibattito violenza vs. non-violenza.
Oltre a citare testualmente, il nostro testo ricorre a quasi tutti i luoghi comuni su cui vengono impalcate queste prese di distanza: il movimento che sarebbe variopinto e fantasioso se non rovinasse tutto una minoranza di facinorosi etc.
Come tutti i luoghi comuni, anche questi hanno un fondo di verità: effettivamente capita che lotte fantasiose vengano rovinate da pochi stronzi che “sovra-determinano”, ma non è certo quel che accadde il 14 dicembre scorso a Roma, dove l’uso della forza venne scelto e successivamente rivendicato da migliaia di persone, le stesse che in altre occasioni avevano scelto modalità più “colorate”, “ariose” etc.
Insomma, l’antinomia buoni vs. cattivi era fuori luogo, perché “buoni” e “cattivi” erano le stesse persone; l’analisi da compiere su quel tumulto era ben altra, e l’intervento del collega Saviano suonò a moltissimi (noi compresi) inutilmente paternalistico, avventato, “cavolistico-a-merenda”. Qui su Giap ne dibattemmo a iosa.
A distanza di appena un mese e mezzo, cos’è rimasto nella memoria collettiva di quella lettera aperta? In moltissimi la commentarono (anche persone che tra ieri e oggi sono intervenute in questo thread), quella frase sulla rabbia fu sviscerata da più parti, eppure se oggi qualcuno la usa in un détournement, non squilla nessun campanello. Perché?
I motivi plausibili sono tanti: alcuni legati alla debolezza di quel testo (forse la cosa peggiore mai scritta da Saviano, a detta di molti “quasi irriconoscibile”, anche stilisticamente), altri al fatto che il mondo è andato avanti a velocità vertiginosa: il doppio evento rivoluzionario tunisino-egiziano, con interi popoli scesi in strada in modi che ignorano qualunque dicotomia violenza/non-violenza, va rapidamente seppellendo certe impostazioni.
La nostra parodia conteneva alcuni segnali: uno di questi era la bestemmia segnalata da Ludmilla. Dico, da quando in qua la modalità “presa-di-distanza-codina-e-moralistica” prevede l’inserimento di un “porco d**”? Eppure questa cosa sembra aver suscitato pochi sospetti, e non per “tordaggine” come scriveva Bhudjo, ma perché se non si ricorda più l’originale, non si riconosce la parodia come tale.
Quanto alla vignetta: certamente è greve, certamente è controversa, ma rientra in una tradizione iconografica della sinistra antifascista dagli anni Venti a oggi. Una tradizione che può anche essere messa in discussione, ma che non dobbiamo confondere con l’altro filone, quello della “disumanizzazione” nazista. C’è una coincidenza “zoomorfica”, ma origini e approcci sono diversi. Qui siamo più dalle parti di quella “lotta contro i mostri del potere” (corsivo mio) di cui parla Furio Jesi in Spartakus. Questa rappresentazione del nemico come mostro o demone è un’arma a doppio taglio, è pericolosa, e – per citare Jesi – rischia di “conferire valore determinante alla battaglia, non alla vittoria”; ma certo non coincide con la “mostrificazione” dei deboli da parte del potere. E’ altra faccenda.
Inoltre, la vignetta in questione veicola un messaggio più complesso di quel che se ne ricava di primo acchito. Quel piede che cala sugli scarafaggi è l’Art. 21 della Costituzione, cioè è la libertà d’espressione. A schiacciare certe tentazioni disumane è la pratica della libertà di parola. Questo è il contrario del messaggio nazista. Non un mero rovesciamento speculare: proprio il contrario. Come l’antidoto per il veleno.
non-segnali dell’ironia:
presa di distanza non è tra virgolette (sarebbe stato troppo facile…)
nella parodia (uso il termine in senso tecnico) non si scrive “Black Block”; http://bit.ly/g11yjX Saviano su Repubblica “C’era allegria nei ragazzi che avevano avuto l’idea dei Book Block”, di nuovo sarebbe stato troppo facile… (Però un mezzo indizio c’è, scrivono “aspiranti Black Bloc” e sapendo come l’han “menata” anche sul singolare…)
segnali dell’ironia:
contesto:
gli interventi qui su Giap su #demo2010, anche in risposta a Saviano, lunghe discussioni che non riporto.
il “senza se e senza ma” diretta citazione di un punto di Valentina Fulginiti nel post precedente (‘Una storia che alla parola “terrorismo” accompagna la locuzione “senza se e senza ma” e l’aggettivo “rosso” ‘)
e moltissimi altri che non menziono.
interni al testo: la bestemmia, autocensurata ma bestemmia, che appunto non è l’interiezione più adatta per una presa di distanza.
Tutto il linguaggio dell’indignazione che vuole suonare falso e citazionista della “Signora mia” (“dove andremo a finire” con tre punti esclamativi, “lordare il nostro server”)
Il “Giovini” dell’esclamazione finale che è appunto l’ultima e più evidentemente “comica” spia lessicale.
Detto questo, poi ognuno giudica come vuole Saviano, WM, la disumanizzazione ecc.
l’ espressione “lordare il nostro server” era (forse) una “ciolta pel cul” del sottoscritto, che l’ aveva usata qui:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=2695&cpage=1#comment-4128
:)
Non ho intenzione di riaprire il dibattito, perchè in seguito ho letto su Carta, se non sbaglio, un’ottima intervista a Wu Ming 1 proprio sulla faccenda, però questo
“dove l’uso della forza venne scelto e successivamente rivendicato da migliaia di persone”
non è del tutto corretto. Fu una scelta di pochi, peraltro non discussa col movimento, movimento che in altri momenti vorrebbe invece controllare ogni singola azione di ogni singolo gruppo lo componga, anche fosse andare a pisciare, scelta che poi coinvolse molta più gente di quanti non l’avessero pensata, e che fu vista come “contemplabile” all’interno delle dinamiche di piazza. Per quello la paternale di Saviano non serviva, perchè il movimento aveva già fatto, ed ha continuato a fare, tutt’altro, tipo bloccare stazioni autostrade ponti etc etc… generando disagi, creando tensioni pari o addirittura superiori a quelle di Roma, se non altro perchè molto più diffuse, e quindi recanti maggiori complicazioni al “sistema paese”. Nella fattispecie poi le rivendicazioni arrivarono proprio da alcuni, quegli stessi che avevano puntato sulla giornata campale, peraltro in termini puramente politici non conclusasi con una vittoria (la trasformazione in movimento portatore di contenuti finalmente politici, quella è stata la grande vittoria di questo movimento), che ebbero tutto l’interesse a definire quella come paradigma delle mobilitazioni: mentivano, e fecero esattamente il gioco di quelli che avrebbero scritto, o condiviso, ciò che disse Saviano. Mi fermo qui, perchè riconosco già di non aver adempiuto alla mia intenzione iniziale.
@ Francesco,
certo, in questo frangente ho riassunto brutalmente, però mi sembra di aver piazzato l’accento nel punto giusto, cioè sul fatto che non si potevano dividere, come invece pretendeva Saviano, i “buoni” dai “cattivi”. Appunto, quelli che il 14 dicembre “accettarono” la forzatura (e furono moltissimi) e che – è importante ricordarlo – già nelle giornate di mobilitazione precedenti non si erano attenuti rigidamente alla “precettistica” pseudo-gandhiana, beh, costoro erano in larga parte gli stessi che secondo i media avrebbero dovuto “isolare i violenti”! Ed è quello che molti studenti scrissero nelle loro risposte alla lettera aperta.
Non solo nell’intervista a “Carta” ma in tutta la discussione su Giap abbiamo tenuto conto di molti più elementi e sfumature, e come sai la Giornata Campale la criticammo come impostazione fin da prima (perché nel 2001 c’eravamo cascati pure noi), e paventammo l’imporsi del riot come Dinamica Unica Imposta; questa nostra critica, però, prescindeva totalmente – e tuttora prescinde – dal frame violenza/non-violenza, che non accettiamo in alcun modo.
@wu ming 1
Assolutamente d’accordo. Tranne sull’ “accettarono”, perchè secondo me più che altro ci si trovarono in mezzo, ed ebbero, in molti come hai detto tu, la spontanea reazione di rispondere agli attacchi delle forze dell’ordine. E poichè erano lì, e ci si trovarono in mezzo, per questo hanno capito, più dei tanti santoni che ne scrissero nei giorni a venire, che in quel contesto parlare di violenza/non violenza non aveva alcun senso.
@ Francesco,
ok. Però c’è un però:
che ci sarebbero stati scontri molto duri lo subodoravamo (è un consapevole eufemismo!) tutt* già da prima, e nel momento in cui si costruisce una Giornata Campale, un’Ora X, un “Assedio ai palazzi del Potere” (sto citando testualmente) non c’è nessuno che non sappia cosa potrebbe succedere. Nel momento in cui si va, si è accettata quest’evenienza. Solo per amor di precisione… “antropologica” :-)
Tra l’altro, Francesco, sei stato il primo a risolvere l’indovinello. Hai vinto una copia gratis di Canard à l’orange mécanique. Mandaci in pvt il tuo indirizzo.
Evviva!! Rispondo e scrivo indirizzo appena torno da lavoro…
Non conoscevo la tradizione del Biennio Rosso che tu citi (mentre l’altra immagine a cui fai riferimento mi è molto più familiare, ho in mente il “fascisti carogne tornate nelle fogne” scandito nelle piazze, o la canzone popolare “All’armi siam digiuni”, su Almirante al Cantagallo, che è tutta giocata su questa idea).
Partendo da questo limite (mio) di conoscenza, capisco e condivido l’importanza di ricostruire correttamente le origini di icone e metafore della retorica politica, tanto più oggi, che una certa parte dell’ultradestra (e.g. Casa Pound) sta facendo di tutto per appropriarsi di icone anarcoidi e libertarie o semplicemente fresche, da Captain Harlock a Corto Maltese. Una sorta di album Panini di figure “fiche”, totalmente decontestualizzate e appiattite in un’unica narrazione storica.
Però è anche vero che le icone si trasformano e sono modificate, a volte irreversibilmente, dai significati che vi si sedimentano. A me lo scarafaggio ha ricordato le illustrazioni (peraltro troppo “graziose”, a fronte dell’angoscia del romanzo) della Metamorfosi di Kafka, e di rimbalzo una certa retorica del nazi-fascismo (pidocchi, scarafaggi, etc.) che tutti conosciamo, peraltro ancora in uso (gli “alternativi” sono tuttora chiamati “zecche”). Chiaro che ognuno ha la propria sensibilità, ma credo che la mia reazione di shock possa essere comprensibile. Con le icone di questo tipo ci vuole molta cautela. Peraltro non sarebbe la prima volta che il movimento (un movimento) fa figure di merda.
Mi ricordo un episodio accaduto quasi due anni fa, quando per pubblicizzare l’evento “Femminicidi, ginocidi e violenze sulle donne” (patrocinato, fra l’altro, dal Comune di Bologna) si scelse di riprodurre un manifesto fascista del 44 che probabilmente faceva leva, oltre che un radicato immaginario razzista del nero come predatore sessuale, sulla paura del ‘marocchinamento’. Fu uno scandalo, perché molti non colsero il valore provocatorio e citatorio della scelta.
Il caso certamente non è uguale a questo, perché lì si citava espressamente un’icona razzista, e la mancanza di adeguati dispositivi citatori trasformava un discorso sulla “creazione di un mito” nella riproduzione e nell’acquisizione di quel mito. Però fa riflettere, su quanto la potenza di certe immagini stia, in fondo, nella loro ambivalenza. E insieme alla potenza, il pericolo.
Non ho ricette in tasca, penso che ognuno sia libero di regolarsi secondo la propria sensibilità storica e politica, e sono l’ultima persona che può spiegare come si usa un simbolo o un’icona. L’importante, credo, è aver sempre chiaro il ‘patto’ finzionale, o narrativo, o comunicativo, che si vuole instaurare, e sapere a chi si sta parlando.
se non sbaglio, anche le bandiere nere con il teschio in realta’ appartenevano all’ iconografia anarchica e i fascisti le hanno rubate nel ’18-’21. certe immagini, se guardate oggi, producono una sensazione di spiazzamento. in questo video la machnovs’cina, l’ inno degli anarchici ucraini di nestor machno, e’ accompagnata da immagini di partigiani anarchici a cavallo che portano le bandiere nere col teschio.
http://www.youtube.com/watch?v=fdgoxxsAi_A
Eh sì, han rubato alla grande. Uno dei canali, credo, fu l’esperienza fiumana di D’Annunzio, nella quale esisteva una forte componente libertaria e dalla quale mascellone copiò a piene mani. Quel cazzone. Interessanti a tal proposito sono gli Arditi del Popolo, il movimento antifascista che continuò a usare la simbologia “tradizionale” anarchica e comunista anche se i fasci se n’erano già appropriati. Un esempio interessante di “come sarebbe potuto andare se…”
by the way, son andato OT alla grande, chiedo venia. Rock the Casbah!
scusate l’OT ma… che cazzo, CasaPound tieni giù le mani da capitan Harlock! ok che nel film (che nessuno o quasi ha visto…) sulle origini del pirata, un suo avo pilota militare giapponese viene abbattuto dai partigiani in Francia… ma fare un santino dei fasci con il capitano è inammissibileeee!
cercando di dare una parvenza di serietà a questo commento: non è però interessante come queste figure dell’immaginario (Harlock, lady Oscar nel lungo thread sul blog Lipperatura…) possano aver cambiato o “cambiare bandiera” col cambiare dell’aria – che dai fine 70/primi 80 ad oggi è proprio cambiata? A me sembra (in minuscolooo!) la stessa battaglia di WM4 su Tolkien, non è roba da lasciare ai bacherozzi della vignetta!
Poi della cultura-pop giapponese so proprio meno di quel che vorrei… però insieme al mascellone e al baffetto c’erano anche loro, e immagino che una dose di ur-fascismo in queste figure del nostro immaginario infantile ci sia finita… ma forse ricontestualizzata dalle sigle in italiano è diventata un’altra cosa? Ok ok la finisco… ;)
Frost (ma anche harlock, una volta).
Quoto Frost su Tolkien, ma proprio assai assai assai.
Comunque. A parte questo. Casa Pound ha tentato di appropriarsi pure di Che Guevara un paio di anni fa, se proprio vogliamo dirle tutte, anche se personalmente non ho bene in mente tutti i passaggi della vicenda.
Però, secondo me, almeno a livello concettuale, parlare di “icone anarchiche”, è paradossale. L’anarchia dovrebbe essere iconoclasta. Risottolineo il “a livello concettuale”, perchè realisticamente l’iconoclastia pura, almeno secondo me, è utopica (E personalmente sono la prima a non riuscirci.)
Ma uhm, sono andata un sacco OT, pardon me, chiudo il discorso.
Bisous.
Alè.
L’appropriazione di personaggi e “icone” di sinistra da parte della destra neofascista è parte integrante della prassi di diverse frange di quella galassia politica da qualche decennio:
http://www.carmillaonline.com/archives/2010/07/003561.html#003561
E’ fondamentale, in questo senso, tenere alta la guardia.
EveB,
no, non è OT per niente, anzi.
A me sembra che, in realtà, l’anarchismo sia stato e sia tuttora un movimento molto attento al valore delle “icone”, che non sono alienanti o opprimenti di per sé: lo diventano quando perdono di senso e valore, e diventano auto-referenti. Finché conservano senso e valore per le persone, non c’è nulla di intrinsecamente negativo nel loro utilizzo.
“Iconoclastia”, secondo me, non indica per forza un valore positivo. Tutt’altro. Spesso è “iconoclasta” chi crede, in nome di una presunta (e astratta) razionalità superiore, di poter fare a meno di rappresentazioni iconiche, immagini simboliche etc. Solo che è il nostro stesso pensiero a essere iconico, le neuroscienze hanno ampiamente dimostrato che noi pensiamo in larga parte per metafore, e che tutte le nostre relazioni interpersonali, tutto il nostro interagire con le altre persone, tutto il nostro essere sociale è costruito su quelle metafore, quindi mediato da immagini.
L’iconoclastia pretende di rimuovere dalla vita un tratto che invece è irremovibile, e infatti, anche quando cacciato dalla porta, torna dalla finestra.
Si dice che l’Islam è una religione “iconoclasta” perchè non permette raffigurazioni di Dio (sto tagliando con l’accetta), ma il volto di Khomeini è stato a lungo un’icona onnipresente nelle manifestazioni pubbliche in Iran.
Il protestantesimo, nelle sue varie correnti, è detto “iconoclasta” perché ha rinunciato alle icone dei santi, al culto mariano etc. ma dalle società a maggioranza protestante sono nati sorti innumerevoli fenomeni di iconofilia e veri e propri culti “iconofili” (da Hitler a Elvis, per dirla in modo rozzo). Questo perché senza icone non si vive.
Poi, certo, bisogna vigilare, stare moooolto attenti alle icone, analizzarne il decorso, soppesarne continuamente il senso e il valore, non fecitizzarle etc. Ma pretendere di cancellarle, di farne a meno, è un’aspettativa infondata. Siamo una forma di vita “immaginifica” e “immaginante”.
@ Don Cave,
in realtà è il fascismo stesso, fin dai suoi albori, a essere in larga parte una sintesi distorta e rovesciata di elementi di sinistra, fin dal nome (i “fasci” erano una forma organizzativa della classe operaia siciliana, fine XIX secolo). Il primo programma del fascismo (il programma detto “di San Sepolcro”) era un mash-up di rivendicazioni socialiste piegate a un nuovo utilizzo. Questo vale anche per il nazismo, non a caso il partito di Hitler si chiamava “Partito Nazionale Socialista dei Lavoratori“.
@ Wu Ming 1
Aggiungo un altro esempio: il Manifesto di Verona (atto costitutivo della RSI) auspicava addirittura la socializzazione delle imprese, ma pur sempre nella cornice del corporativismo fascista.
L’origine di queste ambiguità risiede, in fondo, nelle molte possibili accezioni nell’aggettivo “sociale”. Indubbiamente tanto il socialismo propriamente detto quanto il fascismo rappresentano o hanno rappresentato delle ideologie tese a contrastare la trasformazione della società in “società di mercato”. In questo senso, forse non si tratta di una appropriazione in senso stretto, e nemmeno di una sintesi distorta e rovesciata, che secondo me riguardano più la simbologia che l’apparato concettuale di quelle dottrine.
Mi sembra che il nodo della questione stia invece nella diversità dei concetti che vengono chiamati in causa per “difendere” la società dal mercato o per auspicarne una trasformazione divergente rispetto alle tendenze dettate dalla mercatizzazione dei rapporti sociali: lotta di classe contro visione corporativa, internazionalismo contro nazionalismo ecc.
Un discorso ancora diverso andrebbe poi fatto per quanto riguarda la reale condotta politica del regime fascista, che, se necessario, smentisce in modo ancora più netto qualsiasi associazione tra fascismo “sociale” e vero socialismo.
Ernesto Rossi ne “I padroni del vapore” cita un episodio abbastanza eloquente in merito: dopo la batosta elettorale seguita alla proposta di un programma nettamente anticapitalista e antiborghese, il nascente Partito Fascista cominciò a corteggiare sempre di più i vertici della nascente Confindustria, gettando le basi per il solido accordo su cui si sarebbe basata la politica economica del regime per tutto il ventennio… attitudine che avrebbe poi ispirato i “fascisti in doppiopetto” della Destra Nazionale nel dopoguerra.
Puntualizzazione importante. Grande libro, “I padroni del vapore”. E interessantissimo personaggio, Ernesto Rossi. Hai letto la sua biografia scritta da Giuseppe Fiori?
Ahimé no… però mi riprometto di farlo. Grazie per la segnalazione!
@WM1
Ecco, è esattamente quello che intendevo, spiegato mille volte meglio, quando parlavo di differenza tra “anarchia concettuale” e “anarchia reale” sopra ;)
Che poi, riflettendo bene sul tema, si rischia anche -paradossalmente-, trasponendo il “concettuale” al “reale” di trasformare l’iconoclastia stessa in una componente dell’icona, secondo me. Il primo esempio (cretino) che mi viene in mente, sono i Sex Pistols. In quel caso, l’iconoclastia, faceva parte dell’icona. (E l’icona, era stata opportunamente precreata e prestudiata).
Bisous al quadrato. **
poi c’e’ il fatto tristissimo che durruti, machno, sacco e vanzetti stanno ai sex pistols come rosa luxemburg e lenin stanno a vladimir luxuria…
Buona sera a tutti, sono un lettore qualsiasi di Giap, e volevo segnalare una cosa, visto che nessuno l’ha ancora fatto: l’editoriale sui fatti di ieri ad Arcore di Francesco Merlo, su repubblica.it, ovvero questo: http://www.repubblica.it/politica/2011/02/07/news/piazza_civile_e_violenti-12150776/?ref=HREC1-2
E particolarmente questo passaggio:
” […]Cioè con lo sventolio delle mutande che come tanti schiaffi di mani cercavano il ceffo di Berlusconi, mutande come metafora di un paese impoverito, un paese ridotto in mutande. Purtroppo però è finita male. Tra i “conculotti” c’erano infatti, embedded, anche quelli che cercavano lo scontro, i professionisti della violenza di piazza. E va detto chiaro e forte che in nessun paese del mondo si può tollerare che l’abitazione del premier sia assediata, anche se le ragioni degli assedianti fossero buone.
Era stata dunque una manifestazione di dileggio e di beffa prima che il solito discreto manipolo di estremisti rendesse cattive tutte le buone ragioni possibili, perché la violenza non ha mai buone ragioni. La voglia di fare a botte, la strategia di stuzzicare il lupo per farsene vittima, di provocare i manganelli della polizia per poi gridare “polizia fascista” è un triste copione che troppe volte si ripete e che ferisce, molto più di Berlusconi, l’Italia intera e il suo sacrosanto diritto di spiegare e dispiegare un milione di ottime ragioni per ‘mutarè (sic) il premier.”
Io ho letto ieri questo post su Giap, e stamane l’editoriale: mi è sembrato che l’editoriale sia riuscito ad andare addirittura oltre, nei toni, allo sberleffo dei Wu Ming. Il fatto che l’editorialista sia riuscito a superare, a mio parere, alla sua stessa caricatura mi è sembrato fenomenale.
Che ne pensate?
@ tropicofreddo
Penso che certi commentatori vivano su un altro pianeta. L’intero Mediterraneo vede gente in piazza che cerca di cacciare presidenti impresentabili abbrancati da decenni alla poltrona. Certo i paludati commentatori di Repubblica non si sognano di definire i tunisini, gli egiziani o gli albanesi “estremisti”. E’ gente comune che ha deciso di dire basta, di fare qualcosa, di avere un sussulto di dignità davanti alla storia e alla propria vita. Perché di loro non si dice lo stesso? Probabilmente perché si dà per scontato che siano popoli disperati, con le pezze al culo, ignoranti, insomma “inferiori”, senza un altro modo di ribellarsi. E perché, a noi quale altro modo resterebbe? Le elezioni? Quali? Quando?
Io credo che invece di indignarsi per quattro gatti che si fanno caricare dalla polizia davanti ad Arcore, bisognerebbe stupirsi del fatto che anche qui non ci siano centinaia di migliaia di persone in piazza tutti i giorni, in tutte le grandi città. E’ il vero non detto di queste settimane, il pensiero che attraversa le menti di tutti, e proprio le parole di Merlo, involontariamente paradossali, lo rivelano: “Perché in Italia no?”.
@ Wu Ming 4 @ tutti
Condivido: Perchè in Italia no?
Non ci possono essere elezioni democratiche in un paese in cui l’elettorato è manipolato e antropologicamente trasformato da un impero mediatico nelle mani di un’oligarchia. Di conseguenza non saranno i normali strumenti democratici che potranno portare al cambiamento.
Chi butta acqua sul fuoco è un ipocrita.
Ciao, mai postato nulla prima, anche se vi leggo dalla notte dei tempi.
Però mi prudeva troppo il cervello a legger quella domanda “Perchè in Italia no?” e le successive, per quanto ancora poche, risposte.
Da qui il log e queste parole:
perchè la resistenza l’ha fatta una porzione esigua della popolazione, perchè la nostra costituzione è come una fioritura nel deserto, bellezza unica destinata a passare col primo caldo, perchè qualcosa mi dice che, proprio come nell’ancora recente passato in cui è nata la repubblica, verremo aggrediti da chi vuole privarci dei diritti prima che saremo noi ad aggredirli per difenderli. E non parlo in senso metaforico, pensando sia alla storia passata sia alla lega ed al suo felice connubio con i nostalgici della squadraccia. In senso metaforico, questo è già fin troppo vero.
Non vuole essere disfattismo, ché chi ha resistito e lottato, ieri come oggi e domani, sarà sempre un bene prezioso come l’acqua, e non per poterlo poi santificare e mummificare nell’eroe de “l’aveva sempre detto”, ma perché tiene nelle mani stretto il filo che unisce nella storia tutti quelli che avranno sempre il bisogno di vederci chiaro e sentire limpido. Una roba imprescindibile, fuori dalle convenienze d’opinione di ogni epoca.
Non vuole essere nemmeno una specie di “esortazione a combattere”, per dire attacchiamo prima che lo facciano loro.
Nel caso, se riferito alla violenza, è solo un pezzo in più in quel discorso per smitizzare la divisione manichea in cattivi/non cattivi. Come se esistesse una fetta di società in cui è naturale l’impiego della violenza ed un’altra che deve incarnare in sé gli elevati spiriti delle suore carmelitane…
Ma non è nemmeno questo. E’ solo che…non prendiamoci per il culo con certe domande che mi danno il sapore fastidioso della retorica da “click protest”.
Non qui almeno. Più del non detto della domanda, è il non detto della risposta che mi aspetto dalla voce di Giap.
Forse sono stato frettoloso e questa sarebbe arrivata, ma l’ho detto, mi prudeva sta questione, e da qualche tempo anche…
saludos
@ manuko
Chissà, forse se avessi delle risposte belle tonde sul da farsi, una linea da dare, non farei il romanziere. Farei qualcos’altro.
Sul “perché in Italia no?” la risposta esiste, ovviamente, e credo che tu l’abbia accennata per sommi capi nel tuo discorso. E’ proprio per questo che la situazione in cui ci troviamo è paradossalmente rivelatrice, dicevo, e c’è un sottotesto implicito in certi commenti e giudizi in punta di forchetta. Il Maghreb sta dando a tutti una lezione di dignità e reattività sociale, ma non si ha il coraggio di dirlo questo pensiero, ovvero di riconoscere che la sta dando soprattutto a noi, un paese dove ogni giorno si lancia un’adunata (purché composta, democratica, e ben educata, of course) e la situazione traballa senza che arrivi alcuna spallata. La fobia di certi commentatori contro i “violenti” e i “facinorosi” è davvero indicativa, in questo senso.
«Merlo vuole solo sminuire, prendere per il culo, d’altronde che vuole “normalizzare” la pericolosità di Cosa Nostra è ovvio che voglia rendere nulle le verità di chi racconta un mondo molteplice, diverso, complesso. E Merlo con i suoi 800 euro a pezzo, il suo bell’ufficio, le sue garanzie le sue paure, non credo sia in grado di comprendere. Vuole livellare. Purtroppo Repubblica non ha soltanto D’Avanzo ha anche Merlo, tocca a noi assumerci responsabilità di decostruire le sue menzogne e le sue idiote banalità».
L’ho messo tra virgolette perché non sono io l’autore di questo giudizio, che condivido in toto: è Roberto Saviano (http://www.nazioneindiana.com/2004/08/27/kaddish-per-enzo/), in occasione dell’assassinio di Baldoni. Molto istruttivi anche altri commenti, sempre di Saviano, nello stesso tread di NI.
@ Manuko
Facevo lo stesso identico discorso con un tizio qualche giorno fa. Secondo me, la questione, è che a tutti piacerebbe che la situazione si risolvesse con manifestazioni pacifiche violastyle, elezioni anticipate e via discorrendo. Cioè, a parte i masochisti clinicamente patologici, penso che a nessuno piacciano le manganellate, o vedere gente uccisa a sangue freddo come il ragazzo egiziano del video che girava qualche giorno fa.
La differenza tra chi fa lotta attiva, movimento, e chi si limita a partecipare alle manifestazioni o aspettare l’intervento di un Deus Ex Machina che risolva la situazione, secondo me, è semplicemente la consapevolezza: chi fa lotta attiva, movimento, è CONSAPEVOLE che A)Non è più tempo per le cose di cui sopra, è pura utopia (Appelli, eccetera) e B)La soluzione non è semplicemente “Via Berlusconi, via il problema”.
Almeno da quello che ho visto e vissuto io, mi pare, però, che la situazione stia leggermente modificandosi anche in Italia. Io, fino a qualche anno fa, una manifestazione come quella del 14 dicembre, non me la sarei mai aspettata.
Purtroppo, la fame e il vedersi vicino al baratro aumentano la consapevolezza di cui sopra, e con essa la rabbia, e, per citare, annullano la distinzione tra lotta violenta e lotta non violenta. Secondo me, a breve s’arriva al point break pure in Italia. (E a questo punto non so se sperarci o preoccuparmente, personalmente)
….”chi fa lotta attiva, movimento, è CONSAPEVOLE “…
La parola rende consapevoli, parlarsi e parlare. Far partire una scintilla che puo’ alimentare e poi amplificare suoni, far vibrare timpani e tremare le gambe. Si deve e si puo’ ricominciare a farsi/fare domande. Non cercare risposte. C’e’ un eccesso di rassegnazione, entropia, paranoia. Anche a 20 anni. La disperazione se c’e’ e’ dietro le tapparelle. Si vede un sacco di nostalgia del carrello pieno ma disperazione pochina. Ma cio’ che manca e’ gente che faccia o aiuti a porsi domande. Non parlo di filosofi o artisti da nicchia. Ma di cultura popolare che stimoli a pensare a farsele certe domande. Non a cercare risposte o soulzioni. Il pop e’ stato ingabbiato in una camicia di forza e la resistenza si e’ fatta nicchia, controllabile, manipolabile.
“He who fucks the nun will later join the church”
http://www.youtube.com/watch?v=2NRSQBSZdKI
Saviano, anni fa ci fece un regalo. Un distillato di realta’. Non ha aperto un enoteca. Troviamo in noi e tra di noi lo l’ethos necessario. Ri/partiamo da noi stessi. I piu’ bravi ci verrano in aiuto quando e se necessario.
da quel che vedo e sento in giro, ho paura che quando saltera’ il tappo saranno cazzi amari. nessuna rivolta spontanea contro l’ ingiustizia, ma una rivolta guidata dall’ alto contro i “devianti”, gli “extracomunitari” ( cioe’ quelli che stanno fuori dalla “comunita’”, dove la “comunita’” e’ quella che pruduce le donazzan).
” Chi ha organizzato la manifestazione cosa si aspettava con questo clima? Il lancio di caramelle e coriandoli da parte dei manifestanti e l’insurrezione delle forze dell’Ordine? Arcore come la corazzata Potemkin? Io che non mi sono associato prima, non mi dissocio ora. I ragazzi avranno sbagliato, ma non possono essere lasciati a sé stessi, dissociandosi da dietro un pc o una scrivania. I legali del blog contatteranno le famiglie.” Beppe Grillo
non sono un grillino, anzi, ma questo commento sul blog di grillo mi ha stupito molto, e mi permetto quindi di segnalarlo.
se il frame buoni/cattivi viene rifiutato su giap è un conto, ma se persino il comico genovese lo rifiuta forse vuol dire che qualcosa si muove anche in ambiti insperati…
il 28/1 in piazza, almeno a genova, gli operai hanno lasciato soli 3/4000 studenti medi sotto la confindustria (dove loro ci avevano detto avrebbero inscenato una contestazione) perchè 30 scemi (estranei rispetto alle scuole, ma non rispetto al corteo nel suo insieme) si erano incappucciati per tirare le uova.
a volte mi sembra meno fan della democrazia (non il concetto greco, ma l’attuale e concreta forma di dominio) il popolo viola che quello della fiom…
purtroppo, secondo me, c’è ancora bisogno di ripulire la “nostra” cultura dai residui dello stalinismo ( o togliattismo visto che siamo in italia?) per poter liberare forze creative e genuine…
scusate l’OT e la provocazione un po’ “buttata lì”…
@ andrea_4d
Sul “togliattismo” del sindacato operaio purtroppo hai pienamente ragione, c’è ancora parecchia strada da percorrere.
Per quanto riguarda Grillo, ipotizzo che la sua accondiscendenza verso i “facinorosi” di Arcore, nasconda in realtà una certa soggezione per chi agisce, per chi va a prendersi le manganellate. I movimenti studenteschi e gli operai esprimono una conflittualità reale che ha completamente tolto la piazza ai grillini (che poi la usavano soprattutto come palcoscenico). Non potendo mandare affanculo pure loro, Grillo, come dire, li subisce…
“perche’ in italia no?” perche’ ai vari palasharp ci sono le solite anime belle (anche io) che firmano centinaia di appelli e a casa cliccano su qualsiasi web manifesto di protesta e poi si autocelebrano per la bella giornata di impegno civile ma po finisce tutto li’.
perche’ alla fine berlusconi e’ una forma di entertainment virale che crea dipendenza (DFW) e che distoglie l’attenzione dal berlusconismo e dal “castismo” che sono ben piu’ gravi.
perche’ alla fine i governi sono sempre caduti senza nessun riot.
perche’ alla fine speriamo che il lavoro duro lo faccia sempre qualcun altro mentre noi siamo alla finestra.
perche’ comunque la protesta e’ sempre troppo elitaria culturalmente e purtroppo scrittori, studenti, centri sociali e intellettuali non riescono a coinvolgere le masse silenziose.
E infine perche’ l’ Italia e’ sempre stato un paese socialdemocratico con governi diversi solo esteticamente ma che alla fine hanno garantito un minimo benessere a tutti.
per tutti questi fattori penso che i veri problemi sociali arriveranno quando berlusconi non ci sara’ piu’ e il paese dovra’ rientrare del debito e intraprendere misure rigorose per non uscire dall’ europa.
@ tuco
bingo! come l’hai detta te è esattamente quel che vedo io, guardando l’attualità e cercando di scorgere il domani nello specchietto retrovisore della storia…
@EveB, dude e Wu Ming4
mi sono espresso male nel passaggio sulle “aspettative”. Non sono risposte quello che ci vuole, ma domande, sempre, per creare consapevolezza, armare la disperazione di lucidità. Solo mi sentivo di spingere affinché le domande si facessero più taglienti e penetranti di quella che, alle mie orecchie, d’acchito, suonava come molto politica e poco romanzesca, poco capace di sollevare complessità.
Magari sbaglio ancora, ma sono felice di sentire che nelle vostre espressioni c’è la voglia e la capacità di approfittare dell’occasione offerta da un eventuale errore, per far risuonare significati ed intenzioni, non per liquidare.
@ castorp:
1) L’Italia non è stata “sempre” un paese social-democratico. E’ stata anche, per vent’anni, un paese fascista. Anzi, è stata il paese che ha inventato il fascismo (parola e pratica esportata nel mondo) e con il quale non ha mai davvero fatto i conti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
2) Le lotte condotte nel Dopoguerra, anche se portate avanti da una minoranza attiva della popolazione, hanno prodotto conquiste sia sul piano sociale sia su quello culturale (dalla Costituzione, allo Statuto dei Lavoratori, all’emancipazione femminile, etc.). Sono precisamente quelle conquiste che oggi vengono messe in discussione. Ma appunto, se non ci fossero state, se tutto fosse sempre rimasto acquiesciente, oggi non ci sarebbe nulla da mettere in discussione.
Questo per dire che è sempre sbagliato vedere tutto nero. Una visione del tutto pessimistica può portarci soltanto allo sconfittismo e alla depressione. Almeno un po’ di ottimismo della volontà bisognerà pur conservarlo. Altrimenti come le portiamo avanti le lotte? Soprattutto perché, come giustamente fai notare, i cazzi amari arriveranno soprattutto nel post-Berlusconi, quando i danni del berlusconismo affioreranno in tutta la loro evidenza.
@ manuko:
Spero di essermi chiarito meglio: la domanda era retorica. E sì, credo sia giusto richiamarci a contrapporre la complessità narrativa alla semplificazione politica. Che fatica, però… :-/
@castorp: sono d’accordo su molti dei punti che hai enunciato, su altri no. Per esempio, i problemi sociali ci sono già e sono enormi, solo che non vengono quasi mai visti nel loro insieme. In parte è colpa dei media che edulcorano la situazione, in parte della famosa visione a mosaico, in parte perché siamo ancorati a una mentalità da orticello. L’Italia è un paese che è (quasi) sempre scivolato verso le cose, senza mai picchiare duro per terra. Accade anche adesso, scivoliamo verso la miseria, viviamo una mobilità sociale al ribasso, però siccome accade lentamente, da decenni, non ne capiamo la portata.
I miei amici che seguono con senno le vicende economiche dicono che faremo il botto anche noi prima o poi, come l’Argentina, la Grecia o l’Irlanda e che quando accade accade in fretta, in pochi giorni. Io non so, penso che forse non accadrà, perchè per qualche misterioso motivo qui va sempre così. Avremo tempo di adattarci, genereremo la nostra bella economia di miseria con tutti gli annessi (guerra civile a bassa intensità, minore accessibilità all’istruzione e alle cure mediche e cose del genere) e andremo avanti.
Ovviamente non mi rassegno a questa prospettiva terrificante, ma la reputo plausibile. Proprio perchè c’è questa prospettiva (che è forse la peggiore possibile, se escludiamo la guerra nucleare e l’invasione aliena) penso che sia necessario lottare.
Poi, anch’io credo che Grillo abbia perso parecchio terreno (cosa che mi rende molto felice) e ora stia cercando di recuperarlo. E sono d’accordissimo con quello che ha scritto Wu Ming 4 a proposito delle rivolte nel Maghreb. M’è capitato spesso di sentir dire “In Tunisia? Ma lì sono alla fame!”. E poi sono musulmani, che diamine, sicuramente staranno lottando per mandare al governo la Shari’a e velare tutte le donne.
@ wu ming4
i miei perche’ erano rivolti a chi parla di berlusconismo antropologico e a chi usando il plurale majestatis dice “non ci indignamo piu’, ci manca il senso civico ecc ecc”. Io sono stra grato a chi come voi mi coinvolge in lotte nuove e a chi prova a sensibilizzare piu’ persone possibili. Ce l’ ho anche io con i pessimisti cosmici che pensano che gli italiani sono dei sonnambuli. Il mio pensiero e’ determinista, penso’ solo che non ciano ancora le condizioni per un coinvolgimento molto ampio.
Mea culpa se ho eliminato il fascismo ma non sono un negazionista , anzi ,intendevo solo parlare dell’ italia dal 46 in poi.
Per tornare ai “sonnambuli” penso che, utilizzando le parole di Broch, stiamo uscendo da un lungo periodo di avidita’ e realismo per entrare in una nuova fase romantica della nostra storia. Se non e’ ottimismo questo ?? Un po’ come il passaggio dal postmoderno al romanzo epico teorizzato da voi in NIE…..
@ adrianaaa e’ vero che i problemi ci sono ed e’ innegabile ma questa generazione e’ ancora salvata dai risparmi di quelle passate. il problema serio e’ nel futuro prossimo perche’ il futuro dovra’ ripagare il debito e il debito non lo ripaghi se non cresci e il vecchio paradigma della crescita continua e’ finto. L’Argentina salto’ per un mix politiche simile a quelle che dovra’ implementare mezza europa (noi inclusi) rientro del debito e cambio bloccato “washington cure” come la defini’ Stiglitz.
Ecco perche’ i problemi seri arriveranno dopo perche’ chi ha accettato il berlusconismo non potra’ accettare per definizione il rigore finaziario.
“Ce l’ ho anche io con i pessimisti cosmici che pensano che gli italiani sono dei sonnambuli.”: ehm ehm questa frase sembra calzare proprio bene al mio commento di qualche minuto fa…dunque, vediamo se riesco a recuperare.
Secondo me non è questione di sonnambulismo quanto della mancanza di percezione di una storia comune (forse è la stessa cosa in effetti). Lo vediamo, che razza di percezione della storia può avere la gente che vota Lega?? La nostra storia è fatta anche di lotte, grazie a Dio, ma la maggior parte della gente non ha un legame “sentimentale” con quelle lotte, non le ritiene sue, magari non sa neanche che sono esistite, oppure lo sa ma le rinnega, perchè oggi le sembrano naif e quello che conta alla fine è trovare un posticino e tenerselo stretto.
Ecco, cercare di rendere più presente nella società un sano legame “sentimentale” con le lotte è una cosa molto utile (infatti voi Wu Ming lo fate, scrivendo quello che scrivete). Per esempio, leggendo certe pagine di Storia del popolo americano io ho pianto come una fontana e da un po’ mi frulla in testa l’idea di fotocopiarne qualche spezzone e distribuirlo in giro.
Castorp: a me quello che preoccupa non sono tanto le tenebre che ci aspettano quanto il fatto che potremmo trovare il modo di campicchiare anche lì.
“…la disperazione è solo per coloro che vedono la fine al di là di ogni dubbio” (Gandalf il Grigio).
Preoccupazione sì, disperazione mai. Anche Gandalf aveva le sue paure…
disperazione? sarebbe blasfemo (dico sul serio)
gli insorti ebrei del ghetto di vilna cantavano cosi’:
http://www.youtube.com/watch?v=YlX9etk8vKs
NON DIRE MAI
Non dire mai che hai percorso l’ultimo cammino
anche se le nuvole nascondono l’orizzonte
verrà ancora la nostra ora tanto attesa
risuonerà ancora il nostro passo “noi siamo qui”
Dalle terre delle verdi palme alla terra delle bianche nevi
noi veniamo con il dolore delle nostre sofferenze
e dove è caduta una stilla del nostro sangue
lì fiorirà il nostro coraggio, il nostro eroismo
Questo canto è scritto con il sangue, non con l’inchiostro
non è un canto di un uccello in libertà
questo l’ha scritto un popolo fra muri che crollavano
l’ha cantato con i mitra in mano
Il sole del mattino illuminerà d’oro il nostro oggi
e il nostro ieri si dissolverà con il nemico
ma anche se il sole e l’alba tardassero,
come una parola d’ordine questo canto andrà di generazione in generazione.
Non dire mai che hai percorso l’ultimo cammino
anche se le nuvole nascondono l’orizzonte
verrà ancora la nostra ora tanto attesa
risuonerà ancora il nostro passo “noi siamo qui”
“…il problema serio e’ nel futuro prossimo perche’ il futuro dovra’ ripagare il debito e il debito non lo ripaghi se non cresci e il vecchio paradigma della crescita continua e’ finto…”
“…quello che preoccupa non sono tanto le tenebre che ci aspettano….”
“…I miei amici che seguono con senno le vicende economiche dicono che faremo il botto anche noi prima o poi…”
Come si puo’ pensare di poter coinvolgere altra gente in azioni che portino un cambiamento concreto e radicale quando a fondamento del nostro stesso pensiero sedimentano certezze del genere. Opinioni altrui accetate a priori. Visioni miopi assunte a proiezioni di futuri innegabili. Scorreggioni vaganti ingollati tranquillamente come fosse aria di montagna? Si e’ diventati tutti banchieri, profeti/opinionisti, politici/amministratori e giudici/magistrati. Dimentichi che l’economia e’ prima di tutto un arte non una scienza. Creativita’ e spontaneita’ dovrebbero esserne alla base, altro che formule o piani quinquennali.
Falo’ non tubi catodici.
Nulla arriva dall’alto. E’ gia’ in circolo.
http://www.youtube.com/watch?v=RjJqEy4tQbw
Cambiare e’ possibile. Prenderle pure.
Scusa, dude, ma in questo thread a me pare che di “certezze” ne siano state espresse pochine. E tra l’altro si sta proprio cercando di scongiurare il pessimismo. E se anche qualcuno ogni tanto – dico ogni tanto, eh – si lasciasse prendere dallo sconforto, che vogliamo fare, lapidarlo?
Suvvia, rinsaldiamo gli animi, per favore. Che ce n’è bisogno.
Scuse mie.
A proposito delle “anime belle” del Palasharp, qualcuno mi spiega (domanda retorica, ovviamente) che ci fa Eco in questa lista?
http://www.aspeninstitute.it/istituto/comunita-aspen/comitato-esecutivo
E più che la compagnia dei vari Bombassei, Confalonieri, Gnudi, Monti,Urbani ecc. è la “mission” che vale la pena di leggere, per chi fosse un po’ digiuno riguardo alle “missioni” di think-tank del genere:
http://www.aspeninstitute.it/istituto/identita-e-missione
@dude @big lebowsky io per anni mi sono occupato di debito pubblico e ti assicuro che il debito italiano e’ un problema enorme perche’ e’ un fardello per le prossime generazioni e un debito di stato come il nostro si ripaga con la crescita , monetizzandolo con l’inflazione , aumentando le tasse o riducendo la spesa . la prima strada e’ difficoltosa allo stato attuale, la seconda e’ impercorribile se vuoi rimanere nell’ euro ,la terza e’ la piu probabile, la quarta auspicabile ma non fatta a cazzo come la fa’ tremonti . comunque t’assicuro che l’economia purtroppo non e’ arte….but you are right man “the dude doesn’t give a fuck about the economy”. Big lebowsky best movie degli ultimi 15 anni
a proposito di disumanizzazione. un sample del post-berlusconi:
“E’ più facile educare un cane di un rom”
tiziana maiolo (ex manifesto, ex prc, ex forza italia, ora futuro&liberta’, quindi tra i possibili alleati del pd)
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/02/08/news/bimbi_rom_morti_maiolo_schock_e_pi_facile_educare_un_cane_-12230317/?ref=HRER2-1
@Don Cave
vuoi dire che Eco più che scrivere, prescrive?
Dude, non so di preciso quali certezze sedimentino nel tuo pensiero, ma la frase sulla creatività e la spontaneità dell’economia mi pare (pare eh) un tantino fuori dal mondo. Gli scoreggioni vaganti che conosco io dicono cose ampiamente condivise nell’ambiente degli studi economici, poi se vogliamo vederci un complotto per distruggere i nostri sogni vabbè.
Personalmente, i miei sogni non traballano per così poco.
[…] commenti più recentiAdrianaaaa on Aggiornamenti, appuntamenti, news e una presa di distanza!Un commento ad un post di Valentina Fulginiti « jumpinshark on Il #rogodilibri e […]
Grande concerto quello dei NABAT…
http://www.youtube.com/watch?v=5WvQaSixqQ4
associazione Aut-Aut Pisa
ah-ah !!
Gretsch o diavoletto ??
;-)
No, dico:
chitarra verde o chitarra bianca?
(riferito al video su Youtube linkato qui sopra)
(ah-ah non come risata, ma come quando “sgami” qualcuno (o credi di averlo fatto) e dici: «ah-ah!»)
;-)
Joe Hawkins è tornato in città!
In questo video Steno sembra lo zio Fester!
@ Sir Robin
Gretsch
@ WM1
Il vez l’è vec… Ma è un gran frontman
Guardate che lo zio Fester è un grande, è il migliore della famiglia Addams. Mentre gli altri passano il loro tempo a compiacersi della loro (tutto sommato superficiale) eccentricità, lui porta avanti un suo percorso di ricerca, compie interessanti esperimenti. E se si mette in bocca una lampadina…
Se c’è uno che va oltre il fricchettonismo, quello è il compagno Fester.
Comunque l’inquietante somiglianza Steno-Fester (si fermi il video al minuto 1:29) è anche dovuta al “malsanificante” impianto luci del Newroz. C’è un faro perfettamente perpendicolare che fa cadere sul volto del frontman l’ombra di ogni lineamento. Roba da espressionismo tedesco (che è poi il tipo di estetica che il personaggio di Fester parodiava).
Nei primissimi nabat c’era infatti una venatura dark.
country gentleman!
“Guardate che lo zio Fester è un grande, è il migliore della famiglia Addams. Mentre gli altri passano il loro tempo a compiacersi della loro (tutto sommato superficiale) eccentricità, lui porta avanti un suo percorso di ricerca, compie interessanti esperimenti. E se si mette in bocca una lampadina…”Wu Ming 1
Adoro la famiglia Addams, avrei voluto essere uno di loro! per me rappresenta un modello ideale di famiglia con due genitori premurosi e ancora innamorati cotti l’uno dell’altra (basta che Mortisia parli francese e Gomez si arrapa!), due figli un po’ “problematici” almeno per i nostri standard che però non sono i loro e sopratutto una famiglia unita dalla consapevolezza di condividere dei valori comuni, una stessa visione della vita (e della morte).
tra l’altro ne La Famiglia Addams 2 c’è quella scena stupenda in cui Mercoledì “rompe il frame” perbenista e razzista della recita del Giorno del Ringraziamento
http://www.youtube.com/watch?v=VfF3GXudqNg&feature=related
scusate l’OT, ma non ho resistito