Di chi sono i beni comuni? + Da oggi scaricabile «Il sentiero degli dei» #notav

Il 27 giugno scorso, mentre dalle parti di Chiomonte, in Val di Susa, l’odore dei lacrimogeni era ancora pungente, centinaia di chilometri più a sud, in un’aula di tribunale, la corte d’appello di Firenze mandava assolti i dirigenti del consorzio Cavet, condannati in primo grado per l’inquinamento e lo smaltimento illecito di rifiuti, durante lo scavo delle gallerie per l’Alta Velocità nella zona del Mugello. Di fronte a un tempismo così perfetto, bisogna ammettere che sarebbe stato quantomeno schizofrenico imporre un’opera con il manganello e nello stesso tempo condannarla con il codice penale. Del resto anche la prima sentenza, quella sfavorevole a Cavet (quindi Impregilo, quindi Fiat), era stata piuttosto morbida con gli imputati: l’impatto su fiumi e sorgenti? Un semplice errore, nulla di penale. Il furto d’acqua? Deciderà la Corte Costituzionale, perché non è ben chiaro se il prendersi a sbafo l’acqua di un fiume sia davvero un furto. Infatti, come disse nella sua requisitoria il PM Gianni Tei:

«Di chi è l’acqua? Di tutti? Di nessuno? […] Gli imputati […] devono aver pensato che l’acqua fosse loro. E se non loro, allora che l’acqua non fosse di nessuno, secondo il principio abbastanza in uso nel nostro paese per il quale i beni pubblici non sono considerati beni di tutti, ma di nessuno per l’appunto, e quindi alla fine sono di chi se li prende.»

Visto il tempismo di giudici e reparti anti-sommossa, noialtri, per non essere da meno, abbiamo pensato che fosse ora di mettere in download il PDF de Il sentiero degli dei, oggetto narrativo di WM2, uscito più di un anno fa, e dedicato, tra le altre cose, anche all’Alta Velocità. Siamo convinti, infatti, che i beni comuni siano beni di tutti, e che le storie siano un bene comune (*).
[Chi è bravo a convertire e impaginare in ePub, Mobi e altri formati per e-reader, si sbizzarrisca e ci spedisca il risultato. Metteremo on line pure quello.]

Cogliamo l’occasione per integrare la nostra operazione glasnost con i dati di vendita relativi alle pubblicazioni extra-einaudiane.

Il sentiero degli dei è uscito per Ediciclo ad aprile del 2010 e al 31.12 dello stesso anno aveva venduto 4354 copie su 6000 di tiratura iniziale.

Basta uno sparo (libretto + CD audio del reading di WM2 “Razza Partigiana”) è uscito per Transeuropa a settembre del 2010 e al 31.12 dello stesso anno aveva venduto 310 copie su 886 di tiratura iniziale
Pontiac (libretto illustrato + CD audio dell’omonimo reading di WM2) è uscito per Vincent Books nel novembre del 2010. L’unico dato che abbiamo in proposito è che la prima tiratura, di 1500 copie, è ormai esaurita al magazzino.

***

ORBITE INTORNO AL LIBRO

Luna Nuova racconta la presentazione de Il sentiero degli dei al presidio No Tav di Sant’Antonino, il 30 giugno 2010

WM2 – Sul culto del Cargo in Italia. Come è stato devastato il territorio tra Bologna e Firenze
WM2 – Sul culto del Cargo in Italia. Come è stato devastato il territorio tra Bologna e Firenze
Audio dell’intervento di WM2 al Festival LetterAltura di Verbania, 24 giugno 2011. L’ambiente, il camminare, l’Appennino, la TAV, la variante di valico, il furto d’acqua e i beni comuni, la devastazione del Mugello, le responsabilità della Regione Toscana, i risarcimenti che in realtà non risarciscono etc.
L’interlocutore è il giornalista Marco Casa. Mp3, 44 mega. Durata: 1h 01 ’27”.
Per scaricare il file, cliccare sulla freccia rivolta verso il basso.
N.B. L’inizio suona “brusco”: la registrazione è iniziata quando WM2 aveva già iniziato a parlare.
N.B.2 Ricordiamo che il modo più pratico per ricevere le aggiunte alla nostra audioteca è iscriversi al nostro podcast.

Booktrailer de Il sentiero degli dei (short version)

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[* Download gratuito, come sempre. Se pensi che questo sforzo di apertura, questa politica di copyleft che portiamo avanti da tanti anni, meriti una ricompensa, un incoraggiamento, un feedback, un… “controdono” da parte tua, puoi usare PayPal per mandarci qualche scellino. Così, per la nostra bella faccia. Puoi farlo cliccando sull’icona qui sotto. Non è necessario avere la carta di credito, basta un conto corrente. Un altro modo di sostenere il nostro progetto è, ovviamente, comprare il libro, magari quioppure qui – o dove ti pare.]
 

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32 commenti su “Di chi sono i beni comuni? + Da oggi scaricabile «Il sentiero degli dei» #notav

  1. Mi dicono i tecnici della materia che fare un ePub a partire dal PDF è cosa complicata e che sarebbe meglio avere un formato odt o rtf. La risposta è: lo avrete, ma dopo l’estate.
    Centinaia di correzioni e modifiche sul testo noi le facciamo ancora a penna, sulle bozze cartacee, e poi le comunichiamo per e-mail o telefono alla casa editrice, che le mette direttamente nel file pronto per la stampa. Generare il file odt o rtf da questo file pronto per la stampa a quanto pare non è semplice e siccome in una casa editrice piccola come Ediciclo c’è sempre un sacco di lavoro per poche persone, bisogna aspettare che qualcuno trovi il tempo per farlo.
    Ecco perché abbiamo messo on-line il PDF originale del libro (tagliando solo le illustrazioni e le foto, per motivi di peso) e non il file in solo testo, come sarebbe stato preferibile.

  2. […] [da Giap – Blog di Wu Ming] free download- Il 27 giugno scorso, mentre dalle parti di Chiomonte, in Val di Susa, l’odore dei lacrimogeni era ancora pungente, centinaia di chilometri più a sud, in un’aula di tribunale, la corte d’appello di Firenze mandava assolti i dirigenti del consorzio Cavet, condannati in primo grado per l’inquinamento e lo smaltimento illecito di rifiuti, durante lo scavo delle gallerie per l’Alta Velocità nella zona del Mugello. Di fronte a un tempismo così perfetto, bisogna ammettere che sarebbe stato quantomeno schizofrenico imporre un’opera con il manganello e nello stesso tempo condannarla con il codice penale […]

  3. Uno “storify” a cura di @jumpinshark

    Il Sentiero degli Dei di Wu Ming 2 è da ieri in download gratuito. Alcune considerazioni dei Wu Ming e “dibattito” su Twitter

    http://storify.com/jumpinshark/campare-con-la-scrittura-copyleft

    ATTENZIONE: in fondo alla schermata cliccare “Read more” per proseguire la lettura.

  4. […] online da ieri un libro scritto da Wu Ming 2, “Il sentiero degli dei”, che parla del cammino […]

  5. Grazie della promozione! Sperando non sia OT, qualche considerazione da volgare meccanico su temi ineleganti:
    1) Mentre scrivo probabilmente i download di iSdd avranno superato le copie vendute in libreria. Nello storify non lo precisavo (ora ho aggiornato anche altre cose) ma considero “fisiologica” la non donazione da parte di quegli “scaricatori” che hanno acquistato già l’opera in libreria. Sarebbe interessante conoscere questa percentuale.
    2) I libri di carta costano cari. 20 euri per Aaam sono giusti se pensi che in potere d’acquisto equivalgono a 20mila lire di dieci anni fa, se pensi che per guadagnartele devi lavorare l’equivalente delle vecchie 40 mila la cosa è diversa (e sì, sono sommamente orgoglioso di questa “tirata demagogica” per il semplice fatto che è vera!). WM lo sa, se ne rammarica ma non può farci niente, naturalmente.
    3) il 10% di guadagno a copia per libro pare da “fuori dell’ambiente” davvero poco, ma data la “catena lunga” e le varie competenze professionali e i costi è probabilmente già un ottimo risultato (WM deve spesso dividere per 4 o 5, ma appunto è caso particolare e “fatti loro”…).
    4) Credo che nel futuro non troppo lontano i libri di carta diventeranno come i vinili e non come le cassette vhs, avranno cioè un loro mercato per “intenditori e appassionati”; ma la transizione al digitale è ormai pronta, per tecnologia, psicologia, economia. Ho amici che su carta non sfogliano neanche Diabolik e sul Kindle si leggono The Stand di S. King… Io non so cosa faranno Einaudi e l’Agenzia Santachiara tra 10 anni, vi sono discrete possibilità che escano persino rafforzate dalla “transizione”, ma so che tra 10 anni il nuovo romanzo di WM venderà più copie digitali che di carta.
    5) Per la letteratura è purtroppo triste e onesto dire che l’unico scrittore (straniero) noto a praticare con costanza e a guadagnare con il copyleft è Cory Doctorow (vi prego smentitemi, con dati precisi però). D. può persino permettersi di mettere *subito* on line i suoi nuovi libri consentendone il download gratuito, perché è talmente identificato con il copyleft da diventarne, lo scrivo con profondo rispetto, il “poster boy”. Sono sicuro che molti comprano i suoi libri proprio perché pensano in questo modo di sostenere lo spirito del copyleft; salvato Doctorow salvata l’idea… D. è inoltre una leggenda di Internet e si rivolge con le sue opere di SF e YA a un pubblico digitalmente consapevole e un po’ “fissato”, se non proprio geek (ehm io sono tra questi…), che scarica il libro e poi lo acquista in copia cartacea o audiobook su Amazon o in libreria perché “è giusto così”, oppure lo scarica e poi dona qualcosa alle iniziative sostenute da Doctorow. Perché D. può persino permettersi di cazziare chi vuole donare a lui personalmente qualcosa vd. http://bit.ly/nWDXjG
    6) A proposito della poca astuzia commerciale di WM e del posizionamento non invasivo del “donate” sono state dette cose pure giuste su Twitter. Ma appunto WM vuole così. Diverso è il discorso di consentire altri tipi di “donazioni”. Uno sviluppatore web ad es. fa scegliere tra Amazon Wishlist, Flattr e PayPal http://bit.ly/q8FMVj . Wikimedia offre invece queste possibilità http://bit.ly/qeaeBk . Sistemi come Flattr (e Mobimoneybox) hanno sicuramente un futuro.
    Qualcuno ha cercato soluzioni ancora più “alternative”, ad es. doppiozero con il 5 x 1000. Via anche interessante, peccato che “Con il documento di programmazione economica e finanziaria 2011 si è abbassato da 400 a 100 milioni di euro il tetto di risorse destinate alle attività no profit.”
    7) Go Adwords:) e non hai più problemi, dato il traffico di questo blog. Così accanto all’articolo #notav compariranno le pubblicità delle ditte di Lunardi e dei treni superveloci. E saremo tutti presi lì, tra avanguardia e mercato:)

  6. Tanto per capire (e non per fare i conti in tasca: io i libri di WM* li ho comprati tutti di carta).
    Se in libreria un libro costa mettiamo 50, da fnac con la tessera lo porto via a 45 e su amazon il prezzo è 40, cosa è costante? il valore assoluto della quota autore oppure la percentuale sul prezzo?
    In altri termini: la quota autore è sempre rapportata al prezzo pieno? e gli eventuali sconti dipendenti dal canale di distribuzione sono a carico esclusivo dell’editore? Oppure l’editore scegliendo di vendere scontato impone un taglio anche alla quota autore?

  7. Ma anche: pur rimanendo fedeli al copyleft, credo che non sarebbe né invasivo né volgare “suggerire” un contributo accanto al link di scaricamento di un’opera copyleft digitale. Non “un” contributo a caso tipo offerta libera, ma una cifra ben precisa per ogni opera, che non viene “pretesa” ma dà una misura del valore che l’autore attribuisce all’opera-in-sé indipendentemente dai canali commerciali standard.
    E’ come dire: secondo me quello che ti dò (quello che io autore personalmente ho fatto per te lettore) vale euro tre. Sei libero di cambiare questa cifra da zero a infinito. Anzi se non puoi pagare te lo regalo, e pure volentieri. Ma non potrai mai dire che non lo sapevi. E questo conta nel rapporto tra autore e lettore.

    Troppo naif?

  8. ehm scusate… solo dopo aver postato ho trovato questo thread http://bit.ly/nSLD3c sul vostro twitter, e dice già quasi tutto

    pace? :)

  9. @ Nat
    a quanto mi risulta, gli sconti sono iniziative delle librerie, fisiche o virtuali che siano, e in generale dei punti vendita, che da tempo non sono piu’ solo le librerie. Lo spazio di manovra se lo cercano e se lo trovano nella loro quota, magari rinegoziandola con gli editori (come nel caso di sconti su intere collane). I nostri contratti fissano le nostre percentuali sul prezzo *di copertina*.
    Sull’altra questione: noi finora abbiamo legato l’opzione donazioni a una volontà – da parte di chi apprezza il nostro lavoro e le nostre pratiche – di darci un sostegno concreto. Insomma, la donazione non è strettamente legata al download (cfr. il box in fondo alla colonna qui a destra). Dobbiamo andarci coi piedi di piombo, perché se fissiamo un “prezzo” per il download di una singola opera, diventa tutt’altro genere di operazione, che potrebbe richiedere uno statuto giuridico e un profilo commerciale/fiscale diverso, riformulazioni contrattuali, forse una “disambiguazione” e riscrittura della clausola sul copyleft… Tutto questo per poi, come appare probabile, ramazzare pochi spiccioli…

  10. Parlare di download & donazioni fa venire un po’ di voglia di donare? Nelle ultime 24 ore siamo passati da 16 a 160 euro. E’ già qualcosa :-) Grazie a tutt*.

  11. Sicuramente si smette di pensare “dopo faccio la donazione”, e si passa da paypal.
    Grazie a voi per tutto il lavoro

  12. @wm1

    grazie per la spiega, chiarissima.

    Mi interessava capire un po’ i margini di manovra nel campo della scrittura, avendo una vaga idea di quello che succede nella musica e un po’ di più nel software in ambito copyleft, creative commons, gpl e affini sull’internet.
    Mi sembrano per ora discorsi difficili da tenere insieme, e complicato cercare una strategia comune tra settori diversi, nonostante i tentativi.
    Ho l’impressione che potrebbero (o potranno) funzionare pienamente in presenza di un diverso concetto del commercio, dell’essere clienti(?), acquirenti(?), consumatori (addirittura). Un concetto in cui per esempio possano funzionare “normalmente” anche altre cose un po’ eretiche (tipo le banche del tempo, per non parlare del baratto). Ma per ora e per qui mi sembra ancora un discorso di nicchia, in accordo con la vostra conclusione su twitter.

    Speruma, neh? ;)

  13. ahahah avete puntato sul senso di colpa!!

  14. Cari,
    Vi ho convertito il testo in epub. Lo volete? Dove ve lo mando?

  15. @ erota
    grazie! Mandala a wu_ming AT wumingfoundation.com, e a buon rendere.

  16. Quando ho cominciato a comprare libri dvd e cd, ne compravo più o meno in rapporto 1 a 1. Oggi il rapporto è di 5 a 1 in favore dei libri, dvd e cd si equivalgono. Per quanto riguarda i dvd, che ho praticamente smesso di comprare, è perché o li noleggio, sempre più di rado, o li prendo a prestito in biblioteca o li scarico gratuitamente. Per i cd il discorso è un po’ diverso perché idealmente ne vorrei possedere di più, ma poi se devo scegliere fra spendere per un libro o un cd, scelgo il libro, perché il cd lo posso sempre scaricare ( e dire che suono in una band! ) e perché poi alla fine compro i cd dei miei artisti preferiti. Ma in ultimo c’è anche una questione di abitudine ( da non sottovalutare ), semplicemente desidero possedere più libri.

    Per arrivare al punto, cioè ma i Wu Ming potrebbero campare di sola rete?, direi probabilmente no, ma non sarei così sicuro. L’esperimento avrebbe senso solo se smettessero di pubblicare su carta. Io ad oggi ho comprato i loro libri per un totale di circa 250 €, non ho mai effettuato donazioni, ed ho scaricato Havana Glam ( che però non ho letto, e non so se lo farò, anche per avere una cosa che non ho letto, la mente è strana ) e le varie versioni NIE ( poi acquistato in libreria ), più i podcast e il resto disponibile. Non riesco ad immaginarmi leggere un libro non cartaceo, ma ad esempio due anni fa avevo fatto l’abbonamento bi-annuale per Carta, poi sarei passato a fare un abbonamento per la versione in pdf, per risparmiare. Alla fine feci il versamento da 50 € per “l’attraversata nel deserto” e niente. Adesso però mi accorgo che sul loro sito ci passo meno spesso. Alle volte mi chiedo se non sarebbe meglio donare non so 50 o 100 euro ai Wu Ming invece di comprare i loro libri, ma non so darmi risposta, e in questo c’entra ovviamente il fatto che non avrei degli oggetti su cui mettere le mani, prima ancora che gli occhi. Però so per certo che se smettessero di pubblicare in libreria allora farei delle donazioni, pure se non riuscissi a leggere i loro romanzi ma solo il blog ( usufruendo degli extra vari ). Ma questo discorso vale al momento solo per i Wu Ming, nel senso che c’è ovviamente una contentezza mia nel sapere che stanno in “buona salute” e possono scrivere ( e anche rispondere alle mie dannate mail  ). Forse lo farei per Lipperini e Mozzi, non so per chi altri. Discorso che potrebbe cambiare se un giorno mi dovessi comprare “uno di quegli affari” per leggere i libri in digitale. C’è insomma uno strano rapporto con i soldi, che è difficile mettere a fuoco per chi i soldi li deve spendere, ad esempio: di fronte a un saggio che mi fa gola ma costa oltre i 30 € mi ritraggo spaventato e spero che ce l’abbia la biblioteca, però magari spendo un po’ di meno per avere due romanzi che lì per lì mi attraggono, ma poi chissà. Per dire. Un’ultima stronzata, a proposito di decrescita: da quanto esiste il contatore dei lettori che inseriscono commenti mi sto impegnando a inserire solo lo stretto necessario. Direi che in questo caso si possa tranquillamente parlare di “decrescita felice”.

  17. Sorry!

    La conversione non ha funzionato, mi accorgo, perché per ogni pagina di pdf corrispondono due pagine di testo. Nella conversione il programma non ha interpretato le due colonne e ha messo insieme la prima riga di sinistra con la prima di destra (io do la colpa alla destra…).
    Adesso vedo se riesco a risolvere il problema e ve lo rimando.

  18. I libri di carta hanno un prezzo davvero troppo elevato e questo rappresenta uno scalino gigantesco da superare, per tutti (a proposito di crescita). Le biblioteche funzionano solo con chi non ne ha bisogno, a mio avviso.
    Il 99,9% delle persone che conosco continua a confondere (nei casi più illuminati) il tablet con l’ebook reader e questo ha a che fare non solo e non tanto con la faccenda della retroilluminazione (che pure è determinante) ma sempre con faccende di prezzo: un tablet è una macchina molto più performante e complessa e dunque costosa, mentre un ebook reader in fondo è una macchina molto stupida che serve esclusivamente per leggere (o poco più) e che quindi costa molto meno (potrebbe costare molto meno: se non sbaglio sul mercato sono già disponibili prezzi sotto i 100 euro ma chissà che di qui a un mese…) Questo è un nodo fondamentale.
    Ancora non ho visto su canale 5 alle 20:30 la pubblicità di un ebook reader qualsiasi, per dire.
    Aggiungo che forse conviene chiedersi chi è che decide le parole del discorso pubblico sul libro.
    Io continuo a pensare che un libro non è la carta sul quale è scritto.

  19. Nel frattempo i download del PDF stanno a 4861 e il nostro discorso sulla donazione si è chiarito meglio: è una riflessione che facciamo guardando al futuro, perché oggi il modo migliore per ricambiarci del dono di una storia è parlarne in giro, consigliare il libro, magari regalarne un paio di copie alla prima occasione.
    Sempre guardando al futuro, a me non dispiacerebbe arrivare, nel mio mestiere, a forme di mecenatismo popolare che già esistono in altri campi. Quando noi iniziamo a pensare a un romanzo, facciamo all’editore una proposta scritta e sulla base di quella percepiamo un anticipo, che verrà poi scalato dalle royalties sulle copie vendute. Quello stesso proposal lo si potrebbe fare ai lettori: voglio scrivere un romanzo fatto così e cosà, ci metterò due anni di lavoro, quindi ho bisogno di totmila euro lordi per campare in quei due anni lì. A chi mi dà 5 euro spedisco il libro in formato epub, a chi me ne dà 15 faccio una print on demand, a chi me ne dà 50, ecc. Se non raggiungo i totmila euro, pazienza, i soldi in questione non vi verranno addebitati sulla carta di credito. E’ chiaro che la fattibilità di uno schema simile dipende da quanti sono i totmila euro all’inizio del gioco. In uno scenario senza editoria cartacea, la cifra dovrebbe coprire una parte consistente del mio reddito per i due anni di lavoro. Diciamo 20.000 euro, che al momento sembrano davvero fuori portata rispetto a un finanziamento del genere. Se però ci fosse ancora un editore cartaceo, disposto a darti un piccolo anticipo per fare un oggetto riservato a un mercato di nicchia, allora i 20mila potrebbero essere meno. Diverso il ragionamento per progetti collaterali come Il sentiero degli dei. In quel caso, il mio investimento in termini di tempo è stampo minore: a scriverlo ci ho messo 5 mesi + cinque giorni di viaggio a piedi. L’editore è piccolino e l’anticipo che ho ricevuto è stato di 1.800 euro lordi ovvero 1440 netti, meno il 10% all’agente Heriberto Cienfuegos fanno 1.260 euro netti. Con 250 sottoscrittori da 5 euro a testa avrei potuto coprire la stessa cifra. Fattibile. Poi a questi 250 avrei potuto spedire l’epub, o il pdf + qualche altro benefit e infine avrei potuto mettere scaricabile il file del testo, per tutti gli altri, al costo di 4 euro (cioè più del doppio della percentuale che percepisco sul prezzo di copertina, pari al 10% lordo, ovvero circa 1,50 euro, meno l’anticipo iniziale). Uno schema del genere potrebbe funzionare già in un futuro molto prossimo. Ma per i romanzi più impegnativi, non c’è verso: senza un editore che scommette sul progetto, noi saremmo costretti a cambiare mestiere e a scrivere libri nel tempo libero. Il che, secondo alcuni, sarebbe pure salutare…

  20. Il discorso di WM2 mi pare molto sensato.
    Certo bisogna partire da una base di un paio di centinaia di “fan” o comunque persone interessate.
    Contando gli amici su facebook la quota sembrerebbe raggiungibile con una certa facilità, ma ovviamente non è così semplice.
    C’è anche da dire che una minima parte del pubblico web ha una certa dimestichezza con i pagamenti on-line, ed è tutt’altro che avara [Ricordo delle richieste di finanziamento per interventi di chirurgia plastica andati a buon fine…].

    Forse l’unico modo per vedersi pagato un anticipo anche su romanzi più voluminosi (senza il concorso dell’editore), è la pubblicazione a “puntate”. Dando ovviamente per scontato che la prima puntata sia molto sostanziosa.
    Non so se per ogni pagamento on-line ci sia da pagare una certa quota per la commissione. In tal caso, non sarebbe pensabile di far pagare – chessò – 50 cents per ogni download (mettiamo un romanzo pubblicato in 6 puntate, sono già 3 euro solo di commissione).

    Il rischio di tutto ciò è che l’idea sembra andar bene per chi si è già fatto una certa fama. Sono convinto che i WM se decidessero di provare – stile Radiohead – un libro finanziato solo dal pubblico, magari non si faranno la piscina, ma qualche spicciolo lo prenderebbero. Il vostro problema è che il divisore va moltiplicato per 4. Quindi forse è meglio applicarlo per i romanzi\saggi in solitario.
    Lo scrittore esordiente, magari con qualche raccontello all’attivo, ma ancora sconosciuto, riuscirebbe a raggiungere quei 250 sottoscrittori?
    Forse se esistesse un sito coi contro in grado di fare pubblicità e proporre l’opera (anche solo in fase di concept) a centinaia di interessati, magari sì.

  21. Scusate la robina tecnica, per chi si cimenta con l’epub: non è tanto semplice…
    I passi necessari mi sembrano: 1) tagliare pagine doppie e reimpaginare (ok), magari anche tagliare “header” e “footer” se, come me, non conoscete modo furbo per non trovarveli tra le scatole dopo; 2) togliere testo nascosto (ok); 3) convertire. Se dopo 1,2 convertite con Acrobat, ad es. in rtf ottenete file con dentro pagine-immagini!; 4) se andate di brutta maniera con Calibre ottenete un epub (o rtf) piuttosto bruttino. Io l’ho fatto per me ma non è cosa degna da condividere.
    Insomma il file è un po’ “ostico” per chi, come me, non ha buona mano con queste cose. A questo punto o si aspetta (e non è tragedia:) ) o dobiamo chiedere aiuto a qualche esperto in crew “bibliofile”:) (in fondo hanno anche una sezione dedicata tutta a WM nel frequentato forum p2p che “tu sai dov’è, tu sai com’è, tu sai perché”)

  22. Provate a reperire dall’editore il file finale che precede immediatamente il pDF che è andato in stampa. Di solito un InDesign, o Xpress. È su quel file che probabilmente sono state fatte le correzioni finali, e di solito non è un rtf.
    Con quel ‘sorgente’ poi generate quel che vi serve. Magari mettete a contratto di ottenere i sorgenti del vostro lavoro… se ci sono molte correzioni in fase editoriale, diventa piuttosto importante…

  23. @andrea
    Sì, mi sa che è la strada più semplice. Poi bisogna procurarsi Xpress e imparare a usarlo (io sono rimasto a Page Maker, quando ci facevamo la fanzine del liceo…)

  24. Vista la riflessione che si sta sviluppando, diamo un ulteriore contributo “trasparente” con i dati di Altai in versione digitale.

    Lo abbiamo messo scaricabile nel marzo 2010, cinque mesi dopo l’uscita in libreria.
    Al 31 giugno 2011, la situazione dei download era la seguente:

    PDF: 16.564
    ePub: 2.352
    Doc: 1.575
    Odt: 748

    Per un totale complessivo di 21239 download in 16 mesi (mentre il libro cartaceo ha venduto 65392 copie in 19 mesi)

    Gli ePub scaricati sono dunque il 14% dei PDF e l’11% del totale. I PDF sono il 78% del totale.

    Gli ePub non sono in crescita relativa rispetto al PDF: nel mese di marzo 2010 rappresentavano il 16% dei PDF. Nel mese di giugno 2011 sono stati il 6% dei PDF.

  25. @WM2: se vuoi mandami il file in xpress o indesign, che lo riconverto in pdf e te lo rimando. La mail è cmadella(at)gmail.com.
    Cmq, nota di colore sulla stampa, c’è anche un certo ritorno alla stampa a caratteri mobili, se può interessare…

  26. @WM2
    senza andare troppo nel tecnico, ma resta essenziale la proprietà dei sorgenti, un po’ come nel software. Se vi trovate in possesso della versione digitale che consta di 1000 pagine non “taggate” indivise, senza note didascalie etc, schiacciate in un pdf o in rtf, questo ha un (basso)valore. Se avete un Indesign o ancora meglio un xml o un epub3, allora il valore è molto più alto (nelle riviste o nella scolastica ancor di più), dato che avrete a disposizione un semilavorato adatto a produrre tutti gli output con le caratteristiche e il design che vorrete, oggi e tra anni.
    Ad esempio dall’Indesign(o meglio ancora da un xml) in questione dovreste uscire con un epub3 più che con un altro PDF, oppure reimpaginarlo con un font e un layout adatto agli schermi etc etc

  27. Ciao volevo avere un chiarimento riguardo al copyleft.
    Come fate a vendere un libro, se la vostra licenza è “non commerciabile”? O meglio: rinunciando alla non-commerciabilità, come può un’opera rimanere copyleft?

    PS: ho scaricato Il Sentiero degli Dei (senza donazione) ma ho trovato AaAM su Amazon a soli 14€ e l’ho comprato. A quanto ho letto non subite gli sconti del negozio online quindi credo che sfruttare gli sconti online sia un ottimo modo per supportare il vstro lavoro e spendere ragionevolmente.

  28. @ Nexus

    la dicitura che compare nel frontespizio nei nostri libri dice che questi ultimi sono liberamente riproducibili da altri “purché non a scopo commerciale”. Soltanto noi possiamo venderli, in quanto titolari del copyright.
    Il “copyleft”* è una “variazione sul tema” del copyright, è un copyright usato in modo anomalo, elastico anziché rigido, “aperto” anziché chiuso, libertario anziché repressivo, in modo da poter conciliare libera circolazione e compenso per l’autore… ma è pur sempre un copyright.
    In pratica, il “paletto” della non-commerciabilità impedisce a un produttore cinematografico di trarre un kolossal da Q e farci i soldi senza darne anche a noi; impedisce che altri soggetti editoriali appongano un loro copyright a quelle opere e cerchino di trarne profitto, etc. Non possono farlo, perché un copyright c’è già: il nostro.

    Riguardo ad Amazon, confermo che gli sconti fatti dalle librerie (fisiche e on line) non danneggiano gli scrittori. Dal momento che è pieno diritto del lettore cercare il prezzo più ragionevole per le sue tasche, la tua conclusione non fa una grinza.
    Noi siamo per la pluralità dei canali e dei mezzi: linkiamo le librerie on line, perché non tutti vivono vicino a buone librerie (la situazione al Sud è drammatica, *intere province* senza una libreria degna di questo nome!) ma ci auguriamo che le piccole librerie “tradizionali” continuino a r/esistere, e le appoggiamo ogni volta che possiamo, andando a farci le presentazioni. Allo stesso modo, pensiamo che digitale e cartaceo possano convivere.

    * In realtà, fuori dal mondo del software libero con le sue licenze precise e definite, quest’espressione (“copyleft”) è sempre stata leggermente impropria. E’ “colpa” nostra se si è diffusa perché fummo noi i primi a usarla in un senso “lasco”, come metafora di un “rovesciamento” di alcuni assunti della proprietà intellettuale:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/copyleft_booklet.html
    E Stallman tempo fa ci scrisse in privato protestando! E non potemmo che dargli ragione :-D

  29. […] È anche interessante notare come negli stessi giorni il collettivo Wu Ming abbia messo online Il sentiero degli dei con le stesse modalità, e anch'esso parla, tra le altre cose, dell'Alta […]

  30. @ WM1

    Grazie per la risposta tempestiva.

    “[…]con quest’opera potete farci quello che volete, potete copiarla, diffonderla, modificarla, però non potete impedire a qualcun altro di farlo, cioè non potete appropriarvene e fermarne la circolazione, non potete metterci un copyright a vostra volta, perché ce n’è già uno, appartiene a me, e io vi rompo il culo.”

    Più chiaro di così.

  31. @WM2, 14 luglio 3:56 pm,
    @Andrea ha già detto qualcosa,
    comunque, per come si sta procedendo nell’editoria, “conviene” impara a usare InDesign o, ancora meglio per chi si muove nei vicinissimi pressi del testo (autore, redattore, editor), InCopy. Si possono così generare file .xml con cui riesci a raggiungere varie piattaforme digitali senza ulteriori abnormi sforzi.
    Non è facile, eh! Lo dico per esperienza: proprio in questi mesi devo cercare di “migrare” da word a In Copy/InDesign…