Sul libro «Bastardi senza storia» di Valerio Gentili. Un intervento di WM5

Bastardi senza storia

[La riflessione che segue prende le mosse dalla lettura di Bastardi senza storia, terzo libro di Valerio Gentili, già autore dei saggi La legione romana degli Arditi del Popolo (2009) e Roma combattente (2010). In BSS, Gentili recupera e “mette al lavoro” una grossa mole di materiali per troppo tempo ricoperti dalla polvere degli archivi e, con un taglio giustamente divulgativo (è un libro esplicitamente rivolto a chi tiene il culo in strada), racconta molte storie dimenticate. Protagoniste della ricostruzione sono quelle milizie di proletari (e sottoproletari) comunisti o socialisti – formazioni “cugine” dei nostrani Arditi del Popolo – che negli anni Venti e Trenta, in Germania, Austria, Francia e Belgio, cercarono di opporsi all’ascesa dei fascismi. Gentili passa in rassegna veri e propri eserciti della classe operaia, come lo Schutzbund (Lega di difesa repubblicana) della socialdemocrazia austriaca o la Reichsbanner Schwartz-Gold-Rot (Vessillo dell’Impero nero-rosso-oro) della socialdemocrazia tedesca, e formazioni forse meno numerose ma che ebbero un ruolo importante in seguito rimosso, come la RFKB (Lega dei combattenti rossi di prima linea) del partito comunista tedesco. Gentili racconta di come un simile arsenale di resistenza e contrattacco fu svuotato e mandato in malora, errore strategico dopo errore strategico, fino al compiersi della tragedia.
Lo scenario principale è, naturalmente, la Germania di Weimar. Fu in quella temperie inter-bellica che brillanti strateghi della contro-propaganda come Sergej Chakotin e artisti grafici come John Heartfield inventarono segni e simboli destinati a un successo planetario, come il saluto a pugno chiuso, la doppia bandiera rossa e nera dei movimenti “Antifa”, le tre frecce oblique etc. BSS ripercorre anche la traiettoria di questi segni, fino a ritrovarli nelle odierne sottoculture giovanili, o meglio: su una delle rive opposte del fiume di certe sottoculture, come quella skinhead. BSS è un’operazione che va salutata con favore e una lettura che consigliamo, pur sentendo necessari i rilievi critici che seguono.
Un’ultima chiosa prima dell’articolo vero e proprio: ci auguriamo che BSS esaurisca la tiratura e venga ristampato, ma al contempo ci auspichiamo che, prima di ristamparlo, la casa editrice passi sul testo quella “mano di editing” e correzione bozze che – molto evidentemente – è mancata al primo giro. Un autore ha diritto a che il suo testo venga trattato con la massima cura e attenzione, non gli si fa un favore prendendo il file, scagliando il testo nella gabbia grafica e inviando il tutto  in tipografia a tempo di record.]


Nel corso della storia della specie, gli uomini hanno vissuto in sistemi complessi, piramidali, gerarchici, ossessivamente ritualizzati, e in società aperte, paritarie, nomadi, non-gerarchiche, fondamentalmente pacifiche, attraversando tutte le sfumature possibili tra i due estremi. Non c’è “un” modo per l’uomo di convivere. Significa che non c’è “un” modo di essere uomo, se non quello di vivere in società e di definirsi in relazione ad altri uomini.
Cadremmo nell’errore ideologico speculare a quello dei nostri avversari hobbesiani se ritenessimo l’uomo “buono” per natura; occorre prima di tutto sgombrare il campo da ogni equivoco in questo senso. L’uomo non è buono o cattivo; la sua “natura”, se si vuol esporre la questione in termini essenzialisti, è piuttosto quella di essere educabile. L’educabilità non presuppone la gerarchia; ci si può educare collettivamente, orizzontalmente, allargando a macchia d’olio il livello di consapevolezza generale: educare non è inculcare.
Potremmo esporre la questione in termini paradossali: nel DNA dell’uomo è inscritta, come principale caratteristica, quella di poter trascendere il livello istintuale e animale, o, meglio detto, di poter integrare pulsioni e istinti atavici in un personalità non-nociva, empatica, solidale. I nostri più prossimi parenti, gli scimpanzé, si impegnano in guerre, e anche tra i gruppi umani più a-gerarchici e pacifici esistono dinamiche in senso stretto “belliche”, ma assumere per questo che la guerra esisterà sempre, che la specie non riuscirà mai a superare la fase della propria storia caratterizzata dall’uccisione in massa degli avversari, assomiglia in qualche modo a una superstizione.

1. La guerra è ovunque (e non è una metafora)

Tra i temi meno praticati negli ultimi decenni, la riflessione materialista sulla guerra assume in questa temperie di crisi finale una valenza decisiva. Il nostro, il discorso di chi è impegnato in una prospettiva di cambiamento radicale in senso egualitario, è in larga misura un discorso sulla crisi e sul conflitto; il conflitto che, prima di essere propugnato o respinto, va prima di tutto riconosciuto. Occorre sapere cioè quali sono le dinamiche in senso stretto belliche, tra quelle che percorrono in modo conflittuale e potenzialmente antagonistico il campo sociale, e quali sono le dinamiche che possono essere assunte sotto la voce “guerra” solo forzando il significato del termine, allargandolo per cerchi concentrici fino a includere dimensioni apparentemente lontane. Attenzione, però: non si parla qui di un uso meramente metaforico della parola.
Un esempio di una connotazione larga, ma non-metaforica della parola guerra la troviamo nel modo in cui gli anglosassoni descrivono la dinamica antagonista che noi chiamiamo “Lotta di Classe”. La locuzione, in inglese, suona “Class War”. E andando a ripercorrere gli ultimi trent’anni della storia del pianeta, è difficile non cogliere la pregnanza della definizione. La guerra condotta dalle classi sociali dominanti, dagli oligarchi e dai loro più o meno consapevoli alleati è stata condotta con precisione meticolosa, su tutto il pianeta, mettendo in atto una macchina di propaganda gigantesca, muovendo divisioni, ricorrendo al sabotaggio, eccetera. L’ideologia del Mondo Libero, proponendosi come seconda natura, come orizzonte invalicabile e ineludibile, è una macchina di morte sempre in movimento, una dinamica che divora pianeta e defeca diseguaglianza, fame, ignoranza, guerra.
Il cerchio si chiude.

2. La sconfitta degli anni Venti

La macchina di propaganda, dunque: il cuore del libro di Valerio Gentili che ha fornito lo spunto per queste riflessioni è la descrizione di una macchina di propaganda volta al bene, nella direzione giusta, nella direzione appunto della lotta egualitaria, una macchina messa al servizio della parte dei senza parte.
La temperie di allora, la crisi di allora, erano gli anni dopo il carnaio della prima guerra mondiale. La rivoluzione d’ottobre aveva dimostrato che era possibile, per una classe, rovesciarne ed esautorarne un’altra. Paesi come l’Italia o la Germania, vincitori e vinti, erano usciti piegati, disarticolati, prostrati dal conflitto. Paesi sull’orlo della guerra civile. Le classi popolari avevano pagato un prezzo altissimo nel regolamento di conti che aveva opposto le potenze europee per cinque lunghi anni. Ora che i fantaccini tornavano, contadini e operai mutati in soldati, incontravano a casa situazioni pre-rivoluzionarie. Sembrava confermata la tesi di chi, tra i socialisti, gli anarchici, gli egualitari aveva propugnato l’intervento: la guerra aveva effettivamente portato l’Europa sulla soglia della Rivoluzione.
Il libro di Valerio Gentili è un lungo apologo che prende in esami i motivi per i quali l’Europa non la conobbe, la Rivoluzione, e subì piuttosto l’ascesa dei fascismi che portarono il mondo, un’altra volta, in conflitto. Il libro è di facile e piacevole lettura, e contiene una messe d’informazioni, centrato come è su una delle fasi più misconosciute e male interpretate della lotta contro il fascismo. Al centro della narrazione, le formazioni di combattenti rossi che si opposero strenuamente e spesso eroicamente all’ascesa della reazione travestita da rivoluzione, ai fascismi che piagarono l’Europa nel corso degli anni 20 e 30. Era tempo che questi combattenti entrassero con il ruolo e il rilievo che gli spetta nel nostro problematico album di famiglia, come era già accaduto per gli Arditi del Popolo, al centro dei precedenti lavori di Gentili.
Qui, però, non si tratta di una vera e propria recensione. Crediamo di rendere merito al valore del libro se ne sottolineiamo alcuni punti critici, e se, da compagni a compagni, esprimiamo un parere dissonante.

3. “I capi hanno tradito”

Esistono due modi speculari di intendere la lunga teoria di sconfitte che forma buona parte della storia della nostra fazione. Da una parte, il mito sconfittista più solido, che viene declinato in modi sempre nuovi ma che fondamentalmente si riduce a: I capi hanno tradito. E’ una tesi che percorre in modo nemmeno sotterraneo tutto il lavoro di Gentili, e che nello specifico della lotta politica degli anni venti contiene senz’altro una buona dose di verosimiglianza. Ancor più in Germania che in Italia, infatti, un potenziale immenso di volontà combattiva venne sprecato, rimase inutilizzato, venne frenato e impiegato solo per scopi difensivi, il che, in termini strategici, raramente è una scelta vincente. I capi hanno tradito è la spiegazione sconfittista prediletta di chi in strada ci va, e rischia, di chi affronta la prima linea, di chi assume la responsabilità del confronto fisico attraverso il proprio corpo, la propria persona. Nessuno si sogna di disconoscere il patrimonio morale, esemplare e pedagogico che le storie di questi Bastardi Senza Storia portano con sé. E’ il caso però di approfondire l’analisi, e di vedere se la tesi I capi hanno tradito regga davvero alla prova dei fatti.

4. “Le condizioni oggettive…”

C’è un atteggiamento speculare, quello dei teorici, degli studiosi di dottrina rivoluzionaria, e recita: le condizioni oggettive implicavano la sconfitta.
Al di là del valore intellettuale e della verosimiglianza dell’analisi a monte della conclusione, è facile comprendere come questo tipo di atteggiamento porti con sé il rischio grave dell’inazione.
Gentili ci dice invece che i fascismi avrebbero potuto essere fermati, che i rapporti di forze consentivano la vittoria, che le milizie socialdemocratiche e comuniste, in Germania, combattevano spesso il nemico sbagliato (cioè vedevano l’uno nell’altro il maggior pericolo), che l’ottusa difesa del parlamentarismo e della liberaldemocrazia (almeno da parte socialdemocratica in Germania, e socialista in Italia) era figlio dell’illusione che, attraverso metodi liberaldemocratici, fosse possibile contenere o addirittura sconfiggere il fascismo.
Tutto vero. Eppure qualcosa sfugge. Non c’erano limiti interni, strutturali a quelle esperienze di lotta, non c’era qualcosa oltre all’inettitudine del ceto politico a dirigere la nostra parte verso la sconfitta?
Non ho una controtesi da proporre, dicevo, solo alcuni punti critici da mettere in rilievo.

5. Lasciar fare ai “tecnici”?

Sergej Chakotin, (1883 – 1973)

Sergej Stepanovič Chakotin, la mente dietro la macchina di propaganda anti-fascista che diede simboli e parole d’ordine alle milizie antifasciste nella Germania degli anni ’20, aveva una formazione culturale che gli permetteva di capire chiaramente come funzionasse la macchina mitopoietica nazionalsocialista. Era un pavloviano (cioè era proprio un discepolo di Pavlov) e per lui gli umori della massa, essenzialmente passiva, andavano intercettati e diretti attraverso un uso scientifico dei simboli. Una posizione simile implica il rischio evidente di leggere le masse come mere unità di manovra, ambiti incapaci di produrre da soli istanze e metodologie di lotta.
Ciò che distingueva questo approccio da quello fascista e nazista era l’enfasi sulla scienza, tutta umana, della generazione ex nihilo di simboli. In altri termini, qui non si spacciava nulla per “non umano”, “risalente a una tradizione primordiale” eccetera eccetera. L’intelligenza umana poteva ben creare nuovi simboli per contrastare efficacemente simbologie spacciate come eterne, pregne di significati insondabili, esoterici. E’ il caso di una delle migliori creazioni di Chakotin, le tre frecce che scendono dall’alto, parallele, da destra verso sinistra, e che, se sovrapposte a una svastica, sembrano sempre prevalere, cancellare, annullare la croce uncinata.

Le tre frecce annullano la svasticaOra il punto è: può davvero una macchina di propaganda, con i contenuti intellettuali qui descritti, essere volta al bene? Non c’è una contraddizione palese tra l’approccio pavloviano alla Chakotin e la fiducia nella potenzialità creativa delle masse, che dovrebbe essere uno dei punti dirimenti per chiunque appartenga alla nostra tradizione? In fondo, il recupero dei simboli chakotiniani da parte di fazioni militanti all’interno della nostra tradizione non è esso stesso un processo che è sorto “dal basso”? E non è proprio questo che rende la riscoperta significativa e pregnante?
C’è un pericolo potenziale nell’assunzione acritica della tesi che percorre il libro: Se si fosse dato retta a Chakotin, tutto sarebbe stato diverso, che è un correlato in realtà della vecchia tesi i capi hanno tradito. I capi del movimento operaio, grazie alla genialità del “tecnicizzatore” Chakotin e a quella degli strateghi delle formazioni paramilitari, avrebbero avuto a disposizione la scienza necessaria a battere il fascismo, ma per loro inettitudine o attitudine al compromesso, avrebbero sprecato tutte le occasioni. E allora s’insinua il dubbio: che bisogno abbiamo dei capi politici, quando abbiamo a disposizione quelli “tecnici”?
E’ paradossalmente l’introduzione surrettizia della tesi: lasciate fare ai tecnici, che con la nostra storia c’entra davvero poco.

6. Si combatte per non combattere mai più

Ci sono poi i rischi connessi all’assunzione del combattentismo come modus operandi nelle metropoli attuali. Il punto non è che i “i tempi sono cambiati”: è proprio per questo, proprio perché l’oscurità di questo tempo ricorda l’oscurità di tempi passati, che certe simbologie e certi modi di intendere la lotta si riaffacciano. Il punto è piuttosto che il combattentismo comporta il rischio della glorificazione della lotta in quanto tale. Glorificare la lotta in quanto tale comporta il rischio grave di glorificare la sconfitta, gloriosa e incolpevole. Da qui al vittimismo, che apre la strada a opzioni politiche opposte alle nostre, il passo non è lungo. Prego di intendere bene che il punto non sta, e non è mai stato nella scelta tra violenza e non-violenza. Questo fa parte piuttosto di recenti insensatezze, che per fortuna sembrano sorpassate. Il punto è che si combatte per vincere, e per non combattere mai più. La glorificazione della lotta in quanto tale va lasciata alle caste guerriere, e alle funeree ideologie che le caste guerriere producono.

Wu Ming 5

Valerio Gentili, Bastardi senza storia. Dagli Arditi del Popolo ai Combattenti Rossi di Prima Linea, la storia rimossa dell’antifascismo, Castelvecchi, Roma, 2011.
Libreria universitariaAmazon.it

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LINK CORRELATI

BSS, un estratto dell’introduzione – Guerra di simboli e forme di mimetismo politico

Una recensione del libro con dibattito (acceso) + intervento dell’autore

Accesissima discussione su una “guerra di simboli” in corso a Roma

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Proponiamo di seguito, sottotitolato in italiano, un documentario già segnalato in passato, menzionato anche da Gentili nel suo libro: Antifa – chasseurs de skins. Vi si narra di come, negli anni ’80, bande di giovani “cacciatori di nazi” derattizzarono le strade di Parigi, rendendole più sicure per tutti i soggetti (immigrati, punk, gay etc.) che prima subivano minacce e aggressioni da parte dei neofascisti.


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87 commenti su “Sul libro «Bastardi senza storia» di Valerio Gentili. Un intervento di WM5

  1. “I capi hanno tradito” e “Le condizioni non lo permettevano” sono davvero i due poli del “feticismo del fatto compiuto” quando si parla di sconfitte politiche.Hai presentato la prima come... → [Continua a leggere]
  2. @ Mauro VanettiBen detto, si tratta di una semplificazione, introdotta perchè ci si potesse orientare agevolmente nello svolgersi dell’argomentazione. La polarizzazione tra “pratici” e “teorici” è introdotta a mo’ di... → [Continua a leggere]
  3. Hai ragione sui socialisti nel ’21, quel che volevo dire è che chi si proponeva di sostituirli alla guida della classe (in primis i comunisti che si erano scissi pochi... → [Continua a leggere]
  4. Il motto che citi alla fine è tra i miei preferiti! Avevo pensato di tatuarlo :-) E’ che il modo ottocentesco, pre-seconda internazionale intendo, di concepire il partito è lontano... → [Continua a leggere]
  5. Mi spiace parecchio di essere sommerso di lavoro e non potere dire la mia in questa discussione. Di osservazioni da fare (su Lenin, sulla forma-partito, sulla rovina della Comune di... → [Continua a leggere]
  6. Mi piace il modo in cui è stata impostata la recensione (appunti per una franca discussione) e sono riconoscente al fatto che essa solleva -non limitandosi ad una trattazione accademica... → [Continua a leggere]
  7. Grazie a Valerio per l’intervento. Per ora, piu’ che segnalare testi io non posso fare, e allora questo faccio. Se si parla di critica al verticismo cospirativo bakunista (e ancor... → [Continua a leggere]
  8. una domanda a voi che ne sapete molto piu’ di me. qual e’ oggi in russia e in ukraina l’ influenza del makhnovismo sui movimenti anarchici e anarco/comunisti? ad esempio... → [Continua a leggere]
  9. @ tuco

    “una domanda a voi che ne sapete molto piu’ di me

    sei sempre simpatico quando prendi per il culo :-)

  10. beh, allora diciamo: “una domanda a voi che ne sapete quanto me” :-)

  11. comunque un po’ di tempo fa ho visto in tv un documentario su babourova e makhelov. c’era anche una breve carrellata sui movimenti neonazisti e sulla disperata resistenza degli antifascisti... → [Continua a leggere]
  12. ah si’, per chiarire meglio. non intendo dire che ci siano dei parallelismi. intendo dire che la situazione disperata in cui si trovano oggi gli antifascisti russi e’ la conseguenza... → [Continua a leggere]
  13. @ Valerio GentiliRingrazio per l’intervento, devo dire in tutta franchezza che ci speravo. Chiarisco ulteriormente la mia posizione, che è tanto politica quanto esistenziale. Ritengo che il pensiero libertario funzioni,... → [Continua a leggere]
  14. @ wm5, gentiliSempre in vena di domande e/o consigli di lettura. Perché non avete citato il libro del Marchi sulla Teppa (ed. Castelvecchi)? In particolare il capitolo su Gang contro... → [Continua a leggere]
  15. Forse uno dei pregi di Lenin è quello di aver intuito in che modo il capitale avrebbe organizzato la produzione e la società.Intuizione che gli permise di organizzare il partito... → [Continua a leggere]
  16. a proposito di machno e antifa in ukraina. i got it:

    http://www.youtube.com/watch?v=Xl8pLS0rpVE

  17. @ radio suburra

    vero, il riferimento ci sta tutto. Grazie per l’integrazione

  18. Le domande che pone Valerio Gentili sono da un milione di dollari l’una. In particolare questa: “L’esaltazione dello spontaneismo, della creatività delle masse, del libertarismo (tutte ottime qualità) in contrapposizione... → [Continua a leggere]
  19. @WuMing1 grazie per le segnalazioni, soprattutto Lelio Basso sulla Comune;@Wu Ming4 credo tu abbia centrato un punto fondamentale; ho seguito la discussione fin qui con una sensazione di schizofrenia, da... → [Continua a leggere]
  20. Premetto che non ho letto (ancora) il libro di Gentili e per questo il mio commento non potrà che essere più che generale e vago, e per nulla attinente al... → [Continua a leggere]
  21. Non avevo ancora letto il commento di Paola Signorino quando ho postato. Condivido in pieno, al 100%. Io poi vabbè raggiungo livelli quasi patologici, ad esempio non sono mai riuscita... → [Continua a leggere]
  22. Non resisto, devo prendermi una pausa perché sento di avere qualcosa di utile da aggiungere alla discussione :-)Sulla questione combattentismo e genere:delle vicende raccontate da Gentili nel suo libro, noi... → [Continua a leggere]
  23. Non cambierei una virgola del messaggio lasciato da Paola Signorino.Una leggera sensazione di repulsione esiste anche per me. Ed esiste, credo, per una miriade di motivi che confluiscono in un... → [Continua a leggere]
  24. grazie a @WM1 per la segnalazione, e la nuova prospettiva. grazie, soprattutto, alle due donne che mi hanno preceduto: condivido il vostro “sentire”!! metto insieme le due cose: WM1, ci... → [Continua a leggere]
  25. scrivevo mentre anche @blockmia scriveva…

  26. Mi rendo conto, rileggendo il mio commento e quelli che lo attorniano, di avere lasciato troppo implicita la “lezione” che traggo dalla trans-lettura di Gentili e Theweleit:i combattenti rossi di... → [Continua a leggere]
  27. @wm1“I “rossobruni” sono possibili in quell’interzone dove le “fantasie virili” dei due campi si confondono tra loro.”recentemente su un blog ho assistito a uno scontro tra un compagno e... → [Continua a leggere]
  28. In questo momento non posso intervenire anche se vorrei, mi limito a fare una domanda: secondo voi qual è la fantasia di sconfitta peggiore concepibile per i fascisti? Credo che... → [Continua a leggere]
  29. Va detto che Theweleit critica l’espressione “omosessualità latente”, dice che spiega troppo poco. Dopo aver letto il suo libro, certa omofilia diffusa tra i fascisti tedeschi mi sembra (ripeto: sembra)... → [Continua a leggere]
  30. @ Mauro

    l’umiliazione/castrazione da parte delle donne nemiche. Questo è molto chiaro, almeno per quanto riguarda i fascisti tedeschi di cui sopra.

  31. @wu ming 1,capito. E direi che “più si imporranno a sinistra modelli non escludenti dal punto di vista del genere, meno saranno possibili ambigui, nauseanti “rispecchiamenti” tra destra e sinistra.... → [Continua a leggere]
  32. E, per inciso, ho rotto il porcellino, che qui tocca incrementare la libreria!

  33. @WM1 più si imporranno a sinistra modelli non esclusivi inclusivi ;-) dal punto di vista del genere, meno saranno possibili ambigui, nauseanti “rispecchiamenti” tra destra e sinistrae, generalizzando,... → [Continua a leggere]
  34. @WM1Credo anch’io che il loro incubo sia quello. Dal che deduco che ciò che fa loro paura non sono né un loro doppio (esercito di maschioni cattivoni ma comunisti) né... → [Continua a leggere]
  35. @wm1infatti l’ odio per la “puttana rossa” e’ una costante. sarebbe anche interessante indagare le “fantasie virili” dei macellai di bolzaneto.@ mauro vanettidifficile rispondere. ad esempio c’e’ un fascista, a... → [Continua a leggere]
  36. @tucoNoi ce ne avevamo alcuni che erano così in fissa sugli ebrei che avevamo cominciato a sostenere nei forum pubblici di avere tutti origini ebraiche e loschi agganci con cospirazioni... → [Continua a leggere]
  37. @ blockmia

    eh, purtroppo Fantasie virili è da tempo fuori catalogo. Il Saggiatore non lo ha più ristampato. Se ne trovano copie nelle librerie dei remainders, oppure in biblioteca :-(

  38. @Wu Ming 1

    ‘azz, si apre un’altra caccia al libro perduto, ormai mi sta capitando sempre più spesso … vedrò di contattare qualche spacciatore di libri …

  39. @tuco e tutti,“penso che un fascista oggi si senta sconfitto davanti a due uomini o a due donne che si baciano liberamente….”Manco a farlo apposta, ecco una notizia di cronaca... → [Continua a leggere]
  40. Non ho molto da aggiungere a tutto questo dibattito sul ruolo della donna nel movimento, però volevo segnalare del materiale, a mio avviso interessante, inerente al libro “Bastardi senza storia”.Innanzitutto,... → [Continua a leggere]
  41. A proposito di nazismo e di cultura anti-femminile “millenaria” delle classi dominanti vi segnalo l’ottimo “Cromwell e Afrodite. Democrazia e culture alternative” di Giorgio Galli: http://www.kaosedizioni.com/schgalli_cromwell.htm

  42. Molto interessanti le segnalazioni del post sopra. Rosenhaft e Lutes -chi a parole chi a disegni- colgono proprio lo zeitgeist dell’epoca (e il “vendicatore rosso” tutto tatuato non si batte).... → [Continua a leggere]
  43. Sono iscritta a diverse comunità web dedicate a crossdresser e transgender. Da questo particolare osservatorio mi è capitato di notare che sono in perenne crescita nick tipo “centurionenero”, “falangista”, ecc.... → [Continua a leggere]
  44. @ valerio finzione non credo, perché le donne c’erano, ed è proprio questo il punto: se i fascisti non le avessero viste per strada e dietro le barricate, non ne... → [Continua a leggere]
  45. Anch’io tendo a pensare che la donna combattente fosse una figura rara, molto più rara dell’uomo non-combattente, uno che mena la mani malvolentieri e che dalla figura del guerriero non... → [Continua a leggere]
  46. alcuni pensieri sparsinon so se possa rientrare nel discorso sui “bastardi senza storia”, ma tra gli antifascisti degli anni trenta mi piace ricordare anche la lincoln brigade, che combatte’ in... → [Continua a leggere]
  47. @ tuco

    minchia, che aneddoto! Allargando uno spunto così, Stephen King scriverebbe un romanzo di 800 pagine.

  48. e poi ti toccherebbe tradurlo

  49. @ Wu Ming 2 e @tuttiGirando per la rete mi sono imbattuto in un documentario che a prima vista mi sembra molto interessante (non l’ho ancora visto), “Innamorate della libertà”... → [Continua a leggere]
  50. @ puncoun appunto: ma è proprio necessario riportare certi *florilegi* qui nel nostro blog? Non credo che il sessismo fascista abbia bisogno di esempi. Non qui, almeno. Sinceramente io ne... → [Continua a leggere]
  51. Le parole usate da Mussolini nell’inaugurare il monumento di Anita Garibaldi sul Gianicolo, sembrano dar ragione all’analisi di Punco. Non la donna in quanto combattente terrorizza il fascista, ma la... → [Continua a leggere]
  52. @ puncol’ultima tua constatazione è proprio quella da cui prende le mosse Theweleit nel rifiutare il discorso della “omosessualità latente”. E’ un problema di cultura misogina, di un ordine sociale... → [Continua a leggere]
  53. @Wu Ming 4Mi dispiace molto.Ti capisco perché è lo stesso fastidio che ho provato io leggendo quei commenti, ma pensavo potesse essere utile leggerli…Forse ho sbagliato… Però non volevo mettere... → [Continua a leggere]
  54. per rendere più chiara la citazione di WM2 sul monumento di Anita (fatto da M.Rutelli… sì, sì, è parente), qui lo si può vedere da tutti i lati: http://www.tesoridiroma.net/curiosita/anita_garibaldi.html@Punco, in... → [Continua a leggere]
  55. non so se e in che modo può contribuire alla discussione sulla questione donne combattenti e mentalità fascista: dato però che avete tirato in ballo King :) mi viene in... → [Continua a leggere]
  56. @ zvanen beh, a parte che la staffetta è un ruolo per niente secondario in una guerriglia, pericolosissimo, che richiede nervi saldi, destrezza, capacità di improvvisare etc. di partigiane morte... → [Continua a leggere]
  57. @ punco e wm1ok, mi avete convinto. l’ espressione “omosessualita’ latente” che ho usato io era fuorviante. a mia discolpa, vorrei dire che non intendevo usarla per indicare una forma... → [Continua a leggere]
  58. una storia triestina:ALMA VIVODA. Alma (Amabile all’Anagrafe) Vivoda nacque a Chiampore, una località nei pressi della cittadina di Muggia, il 23/1/11. Negli anni Trenta gestì assieme al marito Luciano Santalesa... → [Continua a leggere]
  59. Bel post e bella discussione. Comprerò il libro :)Voglio solo segnalare @ zvanen alcuni libri, su/di partigiane piemontesi, che ho letto per un progetto teatrale (che è piaciuto tantissimo... → [Continua a leggere]
  60. @ grazie, tuco! …chissà se è del tutto casuale l’uso del maschile, nella motivazione della medaglia…E poi, interessante il commento di Pierina: “Il suo sguardo in quell’istante non era di... → [Continua a leggere]
  61. e le donne fasciste allora?

  62. E gli operai che votano Berlusconi?E i neri che osteggiarono il movimento per i diritti civili?E tutti gli uomini e le donne che si crogiolano nella loro comoda, rassicurante oppressione,... → [Continua a leggere]
  63. Pensando alla peggior sconfitta per un fascista mi è venuta in mente una scena del film di Monicelli “Cari fottutissimi amici”. Al pranzo del matrimonio di un grande partigiano i... → [Continua a leggere]
  64. @wm1 e mostrofamee’ un po’ quel che era accaduto coi “sindacati” fascisti. eugenio curiel aveva capito che li’ si sarebbero potute aprire delle crepe, e aveva lavorato “dall’ interno” per... → [Continua a leggere]
  65. @ Tucoè anche quel che accadde con l’alpinismo, uno degli sport più strumentalizzati, supportati e strombazzati dal regime: imprese “maschie”, ardite, eroiche, la Conquista della Vetta, guardare l’Italia dall’alto, spiritualità... → [Continua a leggere]
  66. @wm1e a proposito di alpinismo, c’e’ un racconto di primo levi (“ferro” ne “il sistema periodico”) che secondo me illumina quel cono d’ombra. parlando delle sue scorribande sulle montagne insieme... → [Continua a leggere]
  67. @tuco @wm1 su alpinismo e fascismo, ho trovato questa http://www.comune.bolzano.it/UploadDocs/2407_Ermanno_Filippi_ita.pdf breve biografia di Guido Rey che mi pare riassumere bene la retorica di cui parlate e la genesi del rapporto... → [Continua a leggere]
  68. @ Vecio Baeordo«Sono stato uno dei primi a dare un taglio all’alpinismo eroico, nato nei primi decenni del secolo in Italia e Germania – non a caso culle del fascismo... → [Continua a leggere]
  69. guardate cosa ho trovato on line? http://www.ibs.it/code/9788874800193/lopez-marugagrav/corde-ribelli-ritratti.html“Corde ribelli. Ritratti di donne alpiniste”. Non l’ho letto, provo a procurarmelo (così come leggerò i testi consigliati da @WM1). Andare in montagna mi... → [Continua a leggere]
  70. @veciobaeordo, wm1 e danaequello che mi sembra importante nel racconto autobiografico di primo levi e’ che dei ragazzi (perche’ si trattava di ragazzi) cresciuti in mezzo a quella retorica... → [Continua a leggere]
  71. @ Tuco

    esatto, io ritengo che sia proprio questa la chiave. Anzi, senza questa chiave, non mi sarebbe nemmeno possibile scrivere l’oggetto narrativo su alpinismo, fascismo, Benuzzi, Kenya, Mau Mau etc.

  72. ma c’è stata qualche forma di conflitto, dall’interno, di donne fasciste a questo tipo di visione?
    qualche operaio si sente tradito dal “suo” berlusconi, ma di conflitto manco l’ombra

  73. @ mostrofamea una domanda del genere può risponderti solo chi ha fatto studi sull’argomento ben più specifici dei miei. Io su questo arrivo fino alle “grandi linee”, poi mi fermo.... → [Continua a leggere]
  74. @ tuco,
    certamente sì!
    “liberi di sbagliare, e padroni del proprio del destino”: niente di più antiretorico…

  75. una bellissima intervista a giovanni pesce e nori brambilla:

    http://www.youtube.com/watch?v=juVRew6WIL0

  76. Ecco, per i miei gusti su Giap ci mancava solo che si parlasse di alpinismo. Adesso sono un uomo felice: c’è proprio tutto! :-)

  77. @wm1 grazie per i consigli di lettura. Se interessa qualche altra fonte, oltre a Messner, sul recupero dell’alpinismo da parte della cultura di sinistra negli anni ’70, oserei consigliare (nella... → [Continua a leggere]
  78. @ VecioBaeordo

    se tanto mi dà tanto, il 2012 dovrebbe riservarti alcune sorprese positive :-)

  79. @wm1forse lo conosci gia’, ma ti segnalo “Cime irredente. Un tempestoso caso storico-alpinistico” del triestino Livio Isaak Sirovich.qui c’e’ una recensione:http://archiviostorico.corriere.it/1997/febbraio/27/Alpe_mormoro_non_passa_sloveno_co_0_97022712358.shtmlio non l’ho letto, ma mi hanno detto che e’... → [Continua a leggere]
  80. @wm1 Ci ho messo un tot, ma alla fine sono riuscito a capire sia la spedizione Cienfuegos del 2010 che la storia di Benuzzi, che non conoscevo e che mi... → [Continua a leggere]
  81. Circa l’uso strumentale dell’alpinismo con finalità propagandistiche consiglierei la visione del film “North Face – Una storia vera”http://www.imdb.com/title/tt0844457/Sebbene nel film gli aspiranti conquistatori delle vette innevate siano i nazisti, presumo... → [Continua a leggere]
  82. […] Written on 12/09/2011 at 2:00 am by Wu Ming  Versione stampabile / Print this post Previous post → […]

  83. Riporto qui un brano di Sessualità e Nazionalismo, di Mosse: ” Il nazionalismo, fatta propria l’aspirazione maschile all’amicizia e alla vita in comune, passò nei primi decenni del XIX secolo... → [Continua a leggere]
  84. @adrianaaaacredo che tu abbia toccato un punto importante. mi e’ balenata in mente un’ immagine di abu ghraib, e mi sono spaventato pensando al particolare compito che era riservato alle... → [Continua a leggere]
  85. ho riaperto il salvadanaio di mio figlio e sono andato in libreria a fare qualche acquisto

  86. Qui:
    http://classecontreclasse.org/viewtopic.php?f=12&t=12045#p71031
    una traduzione francese di questo post (con discussione tra redskin francesi sulle “Tre frecce” di Chakotin).

  87. […] alla pubblicazione di Bastardi senza storia di Valerio Gentili. Per chi volesse approfondire: qui e qui); Argo […]