E’ morto stamattina a Bentivoglio Stefano Tassinari.
Poeta.
Scrittore.
Giornalista.
Militante politico.
Comunista.
Compagno.
Amico.
Aggiorneremo questo post con le notizie sulla camera ardente e i funerali.
Altre parole seguiranno.
Se ve la sentite, lasciate qui le vostre.
AGGIORNAMENTO: Saluteremo Stefano giovedì 10 maggio alla Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio, Bologna, dalle 9 del mattino fino al pomeriggio inoltrato.
SECONDO AGGIORNAMENTO: Alla Sala d’Ercole, a partire dalle 16 fino al momento di portarlo a Ferrara, ricorderemo Stefano con letture e canzoni.
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Mi è arrivata pochi minuti fa la bozza di un breve articolo che ho scritto per il numero in corso d’opera di Nuova rivista letteraria, che uscirà a giorni… l’aveva lasciato incompiuto e alcuni compagni hanno deciso di portarlo in stampa… credo sia un bel modo per portare avanti la sua lotta…
Tas.
Poche cose utili solo ad attutire un dolore profondo.
Tutti quelli che hanno a che fare con i libri.
Quelli che li leggono.
Quelli che che ci lavorano.
Quelli che ci vivono.
Quelli che se li scambiano.
Oppure ne parlano.
Quelli che li scrivono.
Quelli che li prendono in biblioteca.
Quelli che li prestano.
Quelli che non li prestano.
Quelli che li regalano.
E tutti gli altri.
Ebbene tutti costoro, tutti noi. Siamo debitori a Stefano Tassinari.
Stefano ha lavorato tutti i giorni, tutti i giorni, per decenni, per diffondere l’amore e la conoscenza della parola scritta e parlata. La lingua che accomuna noi umani.
Da Dostojevsky all’ultimo degli esordienti, quale ciascuno di noi è stato. Sempre.
Non ricordo altri così.
La città di Bologna deve a quest’uomo un contributo che non potrà colmare. Ma se ancora rimane dignità e amore di sè almeno un regalo se lo può fare subito.
La Casa della Scrittura, un progetto che Stefano coltivava almeno da quando l’ho conosciuto, vent’anni fa, deve essere realizzato senza alcuna attesa, così come Stefano l’aveva immaginata.
Non un riconoscimento a lui, ma un gesto di rispetto verso noi stessi.
La sua generosità senza confini sia per noi lampada che ci conduca tra queste brume.
L.
Ho conosciuto Stefano molti anni fa a Verona, presentavamo in un circolo “I segni sulla pelle”. Mi ha sempre colpito la passione che metteva in ogni cosa, nella scrittura, nel difendere le sue posizioni politiche, con le quali non sempre mi trovavo d’accordo. Ricordo quando gli parlammo la prima volta di Bartleby, il suo intervento appassionato in assemblea in università. Quando lo chiamavo a volte, con tono gentile, mi diceva che stava facendo la terapia, di chiamarlo il giorno dopo. La tenacia nell’affrontare la malattia senza rassegnazione, trovando sempre il tempo per ascoltare i nostri problemi infinitamente più piccoli. Per questo in tanti l’hanno accompagnato fino alla fine. A tutti loro mando un forte abbraccio.
Michele
Fosse solo la cultura italiana che perde uno dei suoi pezzi più significativi, ce ne faremmo una ragione.
E’ morto però un compagno, uno di noi, che ha saputo tracciare, attraverso i suoi romanzi, il miglior affresco sugli anni settanta, sui movimenti, sui sentimenti e i significati che c’erano dietro le lotte sociali, dietro ogni lotta. Accettarne la scomparsa sarà difficile; prenderne il posto, proseguire sul solco tracciato dalle sue opere, quello sarà ancora più difficile.
Ciao Stefano
“Forse il tempo del sangue ritornerà.
Uomini ci sono che debbono essere uccisi.
Padri che debbono essere derisi.
Luoghi da profanare bestemmie da proferire
incendi da fissare delitti da benedire.
Ma più c’è da tornare ad un’altra pazienza
alla feroce scienza degli oggetti alla coerenza
nei dilemmi che abbiamo creduto oltrepassare.
Al partito che bisogna prendere e fare.
Cercare i nostri eguali osare riconoscerli
lasciare che ci giudichino guidarli essere guidati
con loro volere il bene fare con loro il male
e il bene la realtà servire negare mutare.”
(F. Fortini)
Ciao Stefano.
Ti sia lieve la terra.
L’avevo conosciuto qualche anno fa perché abbiamo scritto sulla stessa rivista, se non ricordo male gli avevo lasciato anche qualche mia pagina, dopo aver chiacchierato un po’ di editoria…
Che la terra ti sia lieve.
“Non c’è altro omaggio possibile che il ricordo, non c’è altro culto reale che la memoria critica; non c’è amore più grande delle complicità con le sue ossessioni. Tutto è sogno, quasi tutto si trasforma in incubo. ” (Paco Ignacio Taibo II)
Questa storia me l’ha raccontata una settimana fa Emidio, un anarchico cinquantacinquenne di una piccola frazione vicino Ascoli. La scorsa estate ha organizzato una presentazione di “D’altri tempi” e, anche se quel giorno stava male, Stefano non ha voluto cancellare.
– Sono venute 15 persone. E lui il pomeriggio si era fatto pure una trasfusione all’ospedale. Vatte a rrembì lu cule d’agghie… – mi ha detto Emidio, sgonfiando il bicchiere per nascondere i luccioni.
Stordito e offuscato, contro tuttavia l’indegna moda dei lutti giornalieri che evaporano giornalmente sui social network, piango ma celebero Stefano recuperando una sua prosa: http://www.giugenna.com/2012/05/08/in-morte-ma-in-vita-di-stefano-tassinari/.
Amici, amici di amici: si involino i saluti a questa persona spessa che resta, ha dato eredità, credo sia chiaro a tutti.
Lo conoscevo poco e lo ammiravo molto.
Non ci sono tante persone che sapevano fare quello che lui sapeva fare: parlare a tanti e con tanti, riuscire a lavorare con loro e avere un contatto con chiunque, unire persone diverse fra loro.
E lo faceva con la difficoltà di una malattia che lo massacrava.
E’ vero: se c’era uno spettacolo da fare e non stava bene, lui saliva sul palco comunque. Debole, dall’inizio alla fine, ma lo faceva ed è così che ha combattuto la malattia.
L’ultima volta che l’ho visto, a teatro, mi ha ricordato una frase di Pessoa: “Metti ciò che sei nel minimo che fai”. Questo è quanto Stefano ha fatto negli ultimi anni.
A chi rimane e l’ha conosciuto: teniamoci stretto questo ricordo e mettiamolo a frutto. Che sia la Casa della scrittura, che sia qualsiasi altra cosa, l’importante è che non vada perso questo modo di fare, di creare e di lottare. Di persone così non ce ne sono tante.
Un abbraccio a tutti coloro gli sono stati vicini
plv
Saluteremo Stefano giovedì 10 maggio alla Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio, Bologna, dalle 9 del mattino fino al pomeriggio inoltrato. Verso sera, lo porteremo nella sua Ferrara dove, la mattina dopo, si aprirà una seconda camera ardente alla Certosa, probabilmente alle 11, per i tanti amici e compagni ferraresi che vogliono onorarlo. Infine, in forma privata, la cremazione e la deposizione dell’urna nella tomba di famiglia.
La redazione di Carmilla saluta Stefano Tassinari, un compagno di strada, un amico, un uomo generoso e intelligente.
Mancherà, a tutti quelli che hanno incrociato le proprie vie con la sua, la sua fraterna disponibilità a guardare sempre oltre gli ostacoli, a costruire percorsi in comune, a ragionare camminando.
Ciao, Stefano. È stato bello incontrarti.
E mi rimane, infine, la certezza
che si possa sbagliare dalla parte giusta
schierati a protezione di un’intesa
tra l’utopia di chi insegue gli orizzonti
e gli orizzonti stessi che si spostano per noi
come se fossero le guide di un cammino
in fondo al quale scavalcare il mare
per ritrovare lì l’amore degli insorti
che solo noi sappiamo pronunciare
Tas.
Da “L’amore degli insorti”
[…] addition to one great guy who recently died, today an Italian writer, poet, comrade has also lost his battle against […]
Stefano era un grande amico di Emergency e di ITC Teatro di San Lazzaro di Savena, dove per anni ha curato rassegne come “La parola immaginata” e “Raccontando”. In questo momento mi viene da dire soltanto: grazie, Stefano. Ci vorrebbero più persone come te. Grazie.
Una delle prime persone che ho conosciuto nel Prc di Bologna, ormai tanti anni fa. Una cena di autofinanziamento, una delle tante che allora si facevano. Discutemmo subito animatamente, di Secchia, Tresso, Togliatti, la III e la IV internazionale, il Pci e la nuova sinistra e tanto altro. Poi iniziammo a suonare e cantare, io con la chitarra e lui con la sua armonica a bocca, blues, Stones e ovviamente canti del movimento operaio. Oltre agli anni di militanza nello stesso partito, ho avuto modo di conoscere Stefano fa con i facendogli spesso da fonico, nei suoi lavori, specialmente nella Parola Immaginata, una sintesi quasi perfetta delle sue passioni. E’ stata una fortuna e un privilegio conoscerlo.
Stefano ha partecipato alla nostra rassegna di reading a Reggio emilia all’inizio di quest’anno, nonostante fosse già ammalato. Siamo veramente grati a lui della disponibilità e soprattutto siamo felici di averlo conosciuto. Ammiriamo le sue opere e la sua militanza per un mondo più giusto e migliore, senza barbarie. Lo ricordiamo con grande emozione e ci uniamo a tutti i suoi amici e compagni nel piangere la sua morte. Gli dedichiamo questa poesia di Hikmet e lo salutiamo con grandissima stima e affetto.
Libri ad alta voce (reggio emilia)
Alla vita
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.
Nazim Hikmet
Stefano era anche un chitarrista e un grande fan dei Rolling Stones. Conosceva tutte le loro canzoni. E’ molto appropriato che, su Twitter, Yamunin gli abbia dedicato Salt of the Earth: “Brindiamo alla gente che lavora duro / brindiamo al sale della terra”.
La poesia rende possibile anche questo: tanti anni fa, due giovani neomilionari drogati fino ai capelli e già parecchio cinici intercettarono qualcosa, come una perturbazione elettromagnetopolitica. Si misero a strimpellare e venne fuori un bizzarro, quasi assurdo inno al proletariato. Una canzone che non solo è migliorata invecchiando, ma è capace di arrivare di soppiatto e ricordarti un amico e compagno appena morto.
Eccola:
Let’s drink to the hard working people
Let’s drink to the lonely of birth
Raise your glass to the good and the evil
Let’s drink to the salt of the earth
Say a prayer for the common foot soldier
Spare a thought for his back breaking work
Say a prayer for his wife and his children
Who burn the fires and who still till the earth
And when I search this faceless crowd
A swirling mass of gray blue black and white
They don’t look real to me
In fact, we all look so strange
Raise your glass to the hard working people
Let’s drink to the uncounted heads
Let’s think of the wavering millions
Who need leading but get gamblers instead
Spare a thought for the stay-at-home voter
His empty eyes gaze at strange beauty shows
And a parade of the gray suited grafters
A choice of cancer or polio
And when I look into this faceless crowd
A swirling mass of grays and
Black and white
They don’t look real to you
Or do we look too strange
Let’s drink to the hard working people
Let’s think of the lonely of birth
Spare a thought for the rag taggy people
Let’s drink to the salt of the earth
Let’s drink to the hard working people
Let’s drink to the salt of the earth
Let’s drink to the three thousand million
Let’s think of the humble of birth
Lo abbiamo ricordato a Fahrenheit, alle tre di oggi. Abbiamo fatto ascoltare un’anteprima di “Passioni” che aveva registrato per Radio3. Sono quattro puntate su Osvaldo Soriano. E’ stato difficilissimo non piangere quando leggeva frasi da Triste solitario y final. Un abbraccio.
Aggiungo, scusate: le quattro puntate di “Passioni” sono l’ultima cosa che Stefano ha fatto per Radio3. Vanno in onda questo sabato e domenica e i prossimi, alle 10.50.
Era un amico, che sentivo poco, ma di quelli veri. Credo che la presentazione de “L’ora del ritorno” che facemmo a Trieste tanto tempo fa oramai sia stata una delle più belle e commoventi che io abbia mai organizzato in 17 anni. Ciao Stefano, grazie.
Ciao Stefano
Caro Stefano, l’ultima volta che ci siamo visti, all’Infoshop qui a Reggio Emilia, eri molto provato e ancora, con il tuo dolcissimo sorriso un po’ più debole del solito, raccontavi le tappe della malattia con cui hai vissuto tanti anni come fosse qualcosa di te che, invece che produrre odio, facesse scaturire ancor più desiderio di dare il tuo essenziale contributo alla vita. Ti abbiamo visto, nella fatica, sempre testardo nel tuo vivere pienamente fino all’ultima parola che hai scritto, forte nelle lotte che sempre hai praticato, determinato nel tuo coniugare arte ed esistenza tenendole ben strette insieme.
La malattia alla fine si è presa il tuo corpo. Ma la tua presenza, le tue parole profonde e vive di vita reale che si fa poesia, tutto quello che hai costruito da solo e collettivamente in tutti questi anni in cui ci hai accompagnato, nella fatica e nell’entusiasmo che chi non rinuncia al cambiamento conosce bene, rimane dentro di noi e rimane a chiunque abbia voglia di incontrarti in tutto quel tanto che ci è rimasto di te e che continua ad essere nostro compagno di viaggio. I tuoi punti di vista, così necessari e così in carne ed ossa, ci serviranno ancora a leggere la vita e a tenerti vicino e …”per mano in questi giorni tristi”.
E’ stato davvero molto meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.
un abbraccio caldo
Giovanna e Romano
Una cazzata di considerazione…
Sentendo la notizia del suicidio di Cevenini mi è venuto in mente Tassinari.
Stefano ha lottato per 8 anni contro la malattia, aggrappato alla vita fino all’ultimo… Dall’altra parte il suicidio del testimonial della bolognesità.
Come se ci sia una parte – piccola, sfigata, piena di acciacchi – che ha voglia di lottare e aggrappata alla vita fino all’ultimo; dall’altra parte un pezzo di società espressione degli ultimi 20-30 anni, che sta subendo uno smottamento, non ha nessun anticorpo alla fine dell’era liberista anni ’80 e ne rimane schiacciata…
@ giangi
Secondo me per niente una cazzata. Anzi, penso che sia proprio così. La Grande Depressione, la chiamarono negli anni Trenta. Mai nome fu più adatto. La catena di suicidi a cui assistiamo oggi testimonia della perdita della rabbia, o di un obiettivo contro cui rivolgerla, sindrome d’accerchiamento, senso di fallimento, perché il mondo è un luogo oscuro contro il quale non puoi nulla. Da solo, in effetti no. Solo contro tutto e tutti, no.
Dall’altra parte, la resistenza strenua di chi fino all’ultimo respiro ha testimoniato un’idea diversa del mondo e ha agito in questo senso.
Senza il recupero di un’idea diversa, senza l’urgenza di cambiare il mondo, non c’è sorriso forzato o allegria di facciata che tengano, restano la depressione e il suicidio (lento o in un colpo solo). Questo è il passaggio che stiamo attraversando.
Fino a pochissimo tempo fa il il carcere era diventato il luogo principe e sovrano dell’autolesionismo. Quell’universo concentrazionario e inumano adibito a discarica sociale mostra subito ai malcapitati il suo volto.
Assenza di diritti, di speranza, di futuro, dentro un presente invivibile. E dunque l’uccidersi, il tagliarsi, il cucirsi. E così continua.
Oggi però la società si mette in pari, e lo raggiunge.
E a ben vedere.
Perchè allo stesso modo, anche se diverso, un’enorme massa di persone, che ogni giorno s’ingrossa, è proprio così che percepisce la propria esistenza in questo momento.
Senza diritti, soli, privi di prospettive.
La lezione di Stefano è altissima, un esempio di luminosità accecante.
Ma molti non ce la fanno a darsela da soli, quella forza.
L.
A quanto pare, il suicidio di Maurizio Cevenini risalirebbe alle 21 circa di ieri sera.
Quindi, una delle ultime cose che ha fatto prima di andare a uccidersi è stata commemorare Stefano sul suo profilo Facebook. Ecco quello che ha scritto, stando almeno alla stampa bolognese:
“Ho conosciuto pochissimi uomini tenaci come Stefano. E ancora meno in grado di convivere senza mai arrendersi con una malattia lenta e inesorabile come la sua. Poco più di un anno fa ho avuto il piacere di sposare Stefano e Stefania. E oggi, in una giornata così triste, ripenso a quel giorno con ancor più emozione. Ciao Stefano, ci mancherai tantissimo.”
Rimarremo sempre con il rimpianto di non avere esaudito il suo desiderio di tornare nella nostra libreria a Pistoia per presentare D’altri tempi.
Ci piace ricordarlo intorno a un tavolo, a cena a discutere di letteratura, di politica, di amore, di rabbia e di tutto quello per cui gli volevamo bene.
A mezzanotte pubblicheremo il nostro ricordo collettivo di Stefano. Per l’occasione, Wu Ming in formazione a cinque, con Luca.
Attenzione, pare sicuro che NON ci sarà una seconda camera ardente a Ferrara nella mattina di venerdì. A Ferrara ci sarà solo la cerimonia privata, con cremazione e deposizione dell’urna.
Dov’era il no faremo il sì. Ricordiamo Stefano Tassinari
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=7786
Le serate di San Lazzaro sulla parola immaginata mi hanno regalato la conoscenza degli autori che oggi amo di più, e lo stimolo per provare a seguire quel modello. Il mondo culturale bolognese non e’ cambiato, forse, per i nostri tentativi di emulazione, ma la nostra vita si, e di molto. Gli parlammo spesso delle nostre cose, ci incoraggio’ sempre, con grande disponibilità e gentilezza, rilanciandoci la possibilita’ in futuro di fare magari altre cose. Davvero Bologna perde una personalità importante, e quel che è peggio, forse, non se ne sta nemmeno accorgendo… A Stefano un Grazie enorme.
Ciao Stefano, noi del festival Azioni Inclementi ti ricorderemo non solo per i tuoi libri, i reading, gli spetttacoli, gli interventi e le lunghe e appassionate chiacchiere che ne seguivano, ma anche e soprattutto per la tua disponibilità davvero fuori dal comune e mai venuta meno, anche durante gli anni la malattia. Grazie, è stato bello averti qui.
Gli Atoz tutti ti salutano
Ciao Stefano, mente brillante e cuore gentile. Siamo stati piccoli insieme, poi le nostre strade nel corso degli anni ogni tanto si sono incrociate, lasciandomi sempre un sapore di affetto e ammirazione. Ti voglio ricordare come l’uomo che amava scrivere e che metteva l’anima in tutto quello che faceva. Ma soprattutto ti ricordo bambino, quando per scrivere usavamo la cannetta e l’inchiostro nel barattolo in mezzo al banco. Ti mando un bacio.
“… S.F. a trentacinque anni decide di frequentare un corso di scrittura tenuto da Stefano Tassinari.” In realta’ S.F. non aveva altri studi da mettere agli atti e forse x quello indicava con ostinazione quel corso in ogni bio. Porca troia. Porca troia. Non e’ retorica. Tu resti davvero dentro le persone. Oggi non c’ero per l’ultimo saluto, stavo in fabbrikazza, reparto Stampaggio, nn sono riuscito a scappare alla gabbia come scappavo per il corso ai Teatri di Vita nel luglio 2001, tu c’eri sì in quei giorni, ma stavi anche Genova. Vite fa. Ciao Stefano
[…] muore stefano tassinari, sceneggiatore che aveva collaborato con molti nomi della cultura italiana – lo ricordo per i suoi contributi ad alcune trasmissioni di radio3 ne scrivono i wu ming in alcuni articoli a partire da qui […]
Tutti i post di Giap riguardanti Stefano:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?tag=stefano-tassinari
Omaggio a Stefano in francese sul sito della Courant Communiste Révolutionnaire:
http://www.ccr4.org/Nouvel-article,257
Francesco Galofaro, “Un ricordo di Stefano Tassinari”
http://www.alfabeta2.it/2012/05/22/un-ricordo-di-stefano-tassinari/
[…] del G8 era di Stefano Tassinari (tristemente scompaso il’8 maggio 2012 dopo una lunga malattia. Qui l’omaggio di Wu Ming all’amico e compagno scrittore). I segni sulla pelle (Tropea, 2003) è il […]