#Terremoto: subito una moratoria per i permessi di soggiorno!

Eugène Delacroix, Canotto di Naufraghi, olio su tela, 1846

Eugène Delacroix, Canotto di Naufraghi, olio su tela, 1846

La retorica dominante vuole che, dopo un terremoto, si sia “tutti sulla stessa barca”. L’insieme delle vittime, nelle descrizioni dei media e delle istituzioni, è indifferenziato. E invece, al suo interno, si riproducono – amplificate – le differenze e le contraddizioni di sempre. A essere il medesimo è il mare, ma le barche non sono tutte uguali. Cambiando metafora: se piove per tutti, per alcuni (sempre gli stessi) piove sul bagnato.
Di solito su Giap non riprendiamo in forma di post i vari appelli e le petizioni che circolano in rete, perché altrimenti non faremmo altro. Al massimo, se il testo non è OT, lo linkiamo nei commenti di questa o quella discussione. Ebbene, stavolta facciamo uno strappo alla regola.
Nei giorni scorsi, in rete, abbiamo visto all’opera sciacalli – non li si può chiamare in altro modo – intenti ad approfittare dell’emergenza-terremoto per prendersela coi migranti diffondendo leggende d’odio [grazie a Nexus per averci segnalato l’immagine linkata].
Oggi abbiamo ricevuto dal Coordinamento Migranti di Bologna un appello importante, con espressa richiesta di supporto e pubblicazione. Volentieri supportiamo e pubblichiamo.

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Terremoto: subito una moratoria per i permessi di soggiorno

Il terremoto che in questi giorni ha colpito molti comuni emiliani non ha apparentemente fatto differenze. In realtà, come dimostrano le morti sul lavoro di tanti operai, sono stati colpiti soprattutto i lavoratori, senza distinzione. Per colpa della precarietà, che spinge a rischiare la vita pur di non essere licenziati, operai italiani e migranti erano al lavoro. Molti di loro sono rimasti senza una casa in cui dormire e un luogo di lavoro dove guadagnarsi un salario. In questa strage di operai sono quattro i migranti che hanno pagato con la vita il loro lavoro e sono centinaia gli sfollati e i rimasti senza impiego.

In questa situazione, i migranti pagano un prezzo ancora più alto a causa delle leggi che regolano la loro permanenza in Italia. Nelle misure d’urgenza prese dal Governo non c’è nessuna attenzione per la particolare condizione che i migranti vivono in Italia a causa delle norme delle legge Bossi-Fini. Per queste ragioni, il Coordinamento Migranti Bologna e provincia chiede al Governo e a tutte le autorità competenti di agire subito affinché a tutte le migranti e ai migranti residenti nelle zone terremotate:

  • Sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione.
  • Sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
  • Sia garantito un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.

Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno, i migranti si troveranno a subire oltre agli effetti del terremoto quelli della politica e della burocrazia italiane a causa di una legge, la Bossi-Fini, che già subiscono quotidianamente.
Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno le lavoratrici e i lavoratori migranti rischiano di essere uguali a quelli italiani solo quando sacrificano la loro vita.
Solo una moratoria urgente sui permessi di soggiorno permetterà ai lavoratori e alle lavoratrici migranti di ricostruire la loro vita dopo il terremoto.
Coordinamento migranti Bologna e provincia

Per adesioni:
coo.migra.bo@gmail.com
3275782056

La lista delle adesioni, in costante aggiornamento, è a questo indirizzo.

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8 commenti su “#Terremoto: subito una moratoria per i permessi di soggiorno!

  1. […] Riceviamo, diffondiamo e facciamo nostro un appello appena ricevuto grazie a GIAP. […]

  2. Purtroppo il fenomeno non si ferma, e sempre da un mio contatto, sto ricevendo altri “populismi da 4 soldi” che sfruttano il terremoto per guadagnare visualizzazioni.

    Qui l’immagine: http://goo.gl/HV0Sy

    Qui il link originale di Fb con i vari commenti/condivisioni: http://goo.gl/FW33C

    Gli autori di questa e l’altra immagine che ho segnalato, sono pagine che imbottiscono Fb di foto-mondezza che vanno dai gattini, agli aforismi nostalgici del passato glorioso, insomma tutte quelle ovvietà che migliaia di utenti sgomitano per condividere in rete, rendendola pattumiera ideologica.

    Spero siano solo sciacalli da 4 soldi, ma date le condivisioni, mi domando: davvero alcuni pensano che la guerra Italiana in “Abissinia” non sia collegata alla crisi in Libia e che noi Italiani non dovremmo assumercene la responsabilità?

    Bah!

    • Non sono d’accordo del tutto. Ritengo che nell’ultimo periodo ogni cosa viene bollatta come populismo. Affermare che è quantomeno discutibile che si paghino accise per la guerra in Abissinia non è populismo, è un’opinione lecita e leggittima.
      Possiamo/si deve discutere sulle modalità della discussione. Ovviamente, un’immaggine sciatta su Facebook non è il modo migliore per aprire una discussione a riguardo, ma può (anche se ne dubito altamente) diffondere la notizia per coloro che non lo hanno mai saputo e quindi da quel momento in poi potranno informarsi da altre parti.
      E’ ridicolo che le accise diventino un portaricordi, quasi un documento storico dei brutti momenti passati in Italia.
      Chiaramente hai perfettamente ragione quando dici che la crisi libica è una conseguenza anche della colonizazzione italiana, e questo l’Italia dovrà ammetterlo prima o poi.

  3. Hai ragione, il contenuto non è populista. È la forma ad esserlo. Questo montaggio analogico di fatti/immagini che si presume dia un quadro “obiettivo” e “puro” della realtà è populista.
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    Intendiamoci: un conto è l’approccio multidisciplinare alla risoluzione di un problema (che deriva da una ricerca complessa), un altro è giustapporre dati o immagini-aforisma che – al contrario – crea un’assoluzione dalla ricerca. Chi segue e condivide quelle immagini non si andrà a cercare il nesso fra aumento del carburante, neocolonialismo italiano e ideologia del soggetto nocivo.
    ***
    A me pare che l’unica cosa positiva di quell’immagine è poterla decostruire e diffonderne la fallacia.

    • Perfetto avevo frainteso le tue parole. Il problema fondamentale è che Facebook (ma non solo) si fonda in particolar modo in una trasmissione di informazioni troppo vane per la loro brevità. Sia chiaro, io uso regolarmente twitter ma a volte mi irritano alcune scene infantili (trolling etc). Sotto questo punto di vista, la citazione diventa l’unico mezzo di cultura, perchè ti permette di parlare di qualcosa che non conosci o di opere che non leggerai mai.
      Basta fare un giro su internet e vedrai diversi ragazzi che ti diranno “Io sono ateo perchè Nike ha detto che Dio è morto”, senza sapere nulla di Nietzsche e della sua filosofia.

  4. A proposito di #terremoto e leggende a sfondo razzista, eccovi quella – diffusissima – del ragù buttato:
    http://smargiassi.blogautore.repubblica.it/2012/06/08/la-leggenda-del-ragu-buttato/
    Il migrante sta diventando il capro espiatorio del terremoto?

  5. Il #terremoto e la condizione migrante. Videointerviste dalla Bassa:
    http://coordinamentomigranti.org/2012/06/09/il-terremoto-e-la-condizione-migrante-video-interviste-dalla-bassa/
    Citiamo dal post: “Se delle aziende molto si è parlato, poco si è dette delle case dove tante lavoratrici sono state spinte a rimanere anche con il pericolo e la paura, per non mettere a rischio il permesso di soggiorno o non perdere gli stipendi arretrati. Tante le famiglie, e tanti anche coloro che non hanno un permesso di soggiorno, che ora non sanno se potranno tornare per un periodo nel paese di origine senza perdere tutto quello che hanno costruito qui. Tanti quelli che, pur avendo un permesso di soggiorno, temono che l’inagibilità delle case o rimandare i propri figli nei paesi d’origine interrompa la continuità della residenza e dunque impedisca, in futuro, la possibilità di ottenere una carta di soggiorno o la cittadinanza.”