Affile, Grazianilandia. L’eredità razzista e il mausoleo delle sfighe

Graziani semi-ignudo, 1937

Graziani con le chiappe al vento, 1937. Clicca per ingrandire.

di Wu Ming 1

E’ accaduto il mese scorso. Ad Affile, piccolo comune a est di Roma, la giunta di «centrodestra» – chissà quando ci libereremo di quest’eufemismo! – ha inaugurato un sacrario dedicato a Rodolfo Graziani (1882 – 1955).
Graziani – che è sepolto nel locale cimitero – fu governatore della Cirenaica durante la «riconquista» fascista della Libia (1930-31), comandante del fronte sud durante l’invasione dell’Etiopia (1935-36), viceré d’Etiopia nel biennio 1936-37 e comandante delle forze armate della Repubblica di Salò durante la guerra civile del 1943-45.
L’edificio – di una bruttezza e mediocrità da rimanere soffocati – è costato 130.000 euro sborsati dai contribuenti, fondi che la Regione Lazio aveva stanziato per altro uso. Il Comune li aveva chiesti per la riqualifica del parco di Radimonte e per un generico sacrario “al Soldato”, progetto senz’altro discutibile ma non equivalente alla commemorazione di Graziani, che pare non fosse menzionato in nessun documento.
Il podestà Il sindaco Ercole Viri si è difeso dicendo che «ad Affile quando si dice “il Soldato” si intende solo Graziani». Ah, beh, non fa una piega.
Tutto questo in tempi di Spending Review – altro eufemismo narcotizzante – e lagne sul fatto che “non ci sono i soldi” per fare nulla.

All’inaugurazione, l’11 agosto, era presente un centinaio di persone, con tutto l’armamentario di camicie nere, simboli della X Mas, bandiere di gruppi di ultradestra e di correnti del PdL.
L’episodio ha causato proteste, interrogazioni parlamentari e un esposto alla Corte dei conti per distrazione di soldi pubblici. La stampa romana ha dedicato molto spazio alla controversia, un po’ meno quella nazionale. Sono usciti articoli su giornali e siti d’informazione britannici, spagnoli, francesi, tedeschi, svedesi, venezuelani, messicani, turchi, e una lunga corrispondenza da Affile è apparsa sul New York Times.

Stranamente, in nessuno di questi articoli (italiani o di altri paesi) abbiamo trovato riferimenti a una nota diceria, un’imbarazzante nomea che ebbe origine ad Addis Abeba e fluttua intorno a Graziani fin dal 1937. Per un’illusione prospettica rafforzata da vari scherzi della sorte, la leggenda abissina sembra trovare conferma in ogni episodio della sua biografia a partire da quell’anno.
Poiché questa parte della storia non l’ha ricordata nessuno, abbiamo deciso di farlo noi, cogliendo la palla al balzo per dire la nostra su tutta la vicenda.

1. O Norimberga… o Affile

Graziani era cresciuto ad Affile – dove il padre era medico condotto – e tornò a viverci nel dopoguerra, dopo essere uscito di prigione. Al fresco non c’era rimasto a lungo: lo avevano condannato a diciannove anni di galera per collaborazionismo coi nazisti, ma aveva scontato soltanto quattro mesi.
Il sindaco Viri ha detto di aver voluto onorare Graziani soprattutto «in quanto affilano». Nei comunicati della giunta, l’ex-Viceré d’Etiopia è definito «uno dei personaggi più illustri di Affile»,  e senz’altro quello del Maresciallo/Macellaio d’Italia è il nome più celebre che il piccolo comune della Valle dell’Aniene possa vantare (si fa per dire).

Porre l’attenzione sulla celebrità può far capire una cosa importante: non si tratta solo di apologia del fascismo – che è esplicita ed evidente, basta dare un’occhiata al sito del Comune – o di tarda nostalgia delle colonie (nel dopoguerra persino molti nostalgici si tennero alla larga da Graziani, per i motivi che spiegheremo tra poco). No, c’è anche dell’altro, ossia la tipica ideologia da reality: l’importante è che uno diventi famoso, non importa per quale motivo. Graziani «illustre concittadino» vale allora Fabrizio Corona, vale l’ultimo cantantucolo da talent show, ma vale anche Erika e Omar, Olindo e Rosa, Anna Maria Franzoni e altre «star» della cronaca di questi anni, tutta gente che in galera riceve posta da ammiratori.
Ecco, forse Olindo e Rosa sono quelli che più rendono l’idea. Con la differenza che Graziani operò su ben altra scala.

Nel tentativo di giustificare il tributo a Graziani, il sindaco Viri ha donato al mondo diverse altre “perle”. Per esempio, ha dichiarato:

«Graziani non fu un criminale di guerra, tanto è vero che non fu condannato a Norimberga.»

Viri finge di non sapere – o forse non lo sa davvero? – che a Norimberga si tennero i processi ai criminali di guerra tedeschi per atrocità commesse durante la seconda guerra mondiale. Nessuno degli imputati era un nostro connazionale, Graziani non comparve davanti a quella corte e l’istruttoria non riguardava le aggressioni fasciste a Libia, Somalia ed Etiopia.
Il fatto che Graziani non sia stato condannato a Norimberga è dunque un non-argomento, una supercazzola con scappellamento a centrodestra come si fosse ariani.
E’ come dire che Donato Bilancia non era un serial killer perché non fu condannato al processo contro il mostro di Milwaukee.

Una Norimberga italiana non vi fu mai, nonostante i paesi aggrediti dall’Italia fascista avessero presentato all’ONU una lista dei nostri massacratori e genocidi (in tutto 1200, attivi sui vari teatri di guerra).
Per motivi legati alla realpolitik post-bellica i vari Graziani, Badoglio, Roatta, Pirzio Biroli (che non avevano nulla da invidiare ai cugini germanici Himmler, Goering, Kappler, Ohlendorf) la passarono liscia.

Diversi storici si sono occupati di questo tema. In calce all’articolo forniamo una bibliografia scelta e proponiamo alla visione un noto documentario della BBC, Fascist Legacy (*).

2. Il laboratorio di Graziani

Abebe Aregai, uno dei più importanti capi militari Arbegnuoc

Abebe Aregai (1903 – 1960), uno dei più importanti capi militari Arbegnuoc.

In Cirenaica e in Etiopia, l’uomo oggi celebrato dal Comune di Affile ordinò enormi stragi di civili e deportazioni di massa che coinvolsero donne, vecchi e bambini.
Già in Cirenaica si fece la reputazione di macellaio: per isolare i guerriglieri dalla popolazione aprì campi di concentramento nel deserto – sedici in tutto – e ci mandò a morire decine di migliaia di civili. Sterminò le mandrie e bruciò i raccolti. Represse la resistenza usando aggressivi chimici e innalzando un tale numero di forche da far scrivere a Ugo Pini: «Di impiccatori ce ne furono dappertutto ed in nome di tutte le patrie o quasi, ma Graziani ne divenne modello inappuntabile.»
Il colpo più spettacolare lo mise a segno nel settembre 1931, quando catturò e, dopo un processo sommario, fece impiccare il più importante capo della guerriglia senussita, il settantenne Omar al-Mukhtar. L’esecuzione avvenne nel campo di concentramento di Soluch, di fronte a ventimila internati.

Tuttavia, l’apice – o l’abisso – della sua carriera di aguzzino Graziani lo toccò nel biennio che trascorse in Etiopia (all’epoca chiamata Abissinia).

La conquista dell’Abissinia, anche se il Duce la spacciò agli italiani come totale e definitiva, fu sempre precaria e non riguardò mai più di un terzo del Paese. Al principio del suo viceregno, Graziani era praticamente bloccato ad Addis Abeba e assediato dagli Arbegnuoc, i partigiani etiopi.
L’uomo del mausoleo di Affile ricorse alla repressione in modo forsennato, facendo bombardare i territori non sottomessi con armi chimiche come l’iprite (che causa orrende piaghe su tutta la pelle), il fosgene (che blocca le vie respiratorie) e le arsine (che distruggono i globuli rossi).
Nel mentre, i plotoni di esecuzione lavoravano senza sosta. Tutta la classe dirigente dei Giovani Etiopi (l’unico movimento che in Etiopia si avvicinasse a un moderno partito politico) fu sterminata. Al fine di terrorizzare la chiesa copta, pilastro della comunità locale, venne condannato a morte l’abuna Petros, il giovane vescovo di Addis Abeba, che cadde sotto il fuoco di otto carabinieri. Graziani fece rapporto a Mussolini con un telegramma:

«La fucilazione dell’abuna Petros ha terrorizzato capi e popolazione… Continua l’opera di repressione degli armati dispersi nei boschi. Sono stati passati per le armi tutti i prigionieri. Sono state effettuate repressioni inesorabili su tutte le popolazioni colpevoli se non di connivenza di mancata reazione».

Il 19 febbraio 1937, i partigiani tentarono di uccidere il Viceré. Per festeggiare la nascita del Principe di Napoli (sì che lo conoscete, è lui), Graziani aveva deciso di distribuire un’elemosina ai poveri e agli invalidi della città. La scena doveva svolgersi nel cortile del suo palazzo. Nella folla di mendicanti si infilarono Abraham Deboch e Mogus Asghedom, due giovani venuti dall’Eritrea per unirsi alla resistenza anticoloniale.
Da sotto i mantelli, Deboch e Asgedom trassero alcune bombe a mano, le scagliarono contro il futuro idolo del sindaco di Affile e approfittarono del caos generale per fuggire.

Graziani fu investito da una pioggia di schegge, ma sopravvisse. All’attentato seguì una rappresaglia violentissima contro la popolazione locale, un linciaggio indiscriminato. Addis Abeba fu messa a ferro e fuoco da orde di italiani e le vittime furono migliaia. I morti ammazzati non avevano a che fare con l’attentato, si trattava semplicemente di dare una lezione ai negri. Ecco la testimonianza dell’inviato del “Corriere della Sera” Ciro Poggiali, contenuta nel suo diario segreto pubblicato solo dopo la sua morte:

«Tutti i civili che si trovano ad Addis Abeba, in mancanza di una organizzazione militare o poliziesca, hanno assunto il compito della vendetta condotta fulmineamente coi sistemi del più autentico squadrismo fascista. Girano armati di manganelli e di sbarre di ferro, accoppando quanti indigeni si trovano ancora in strada. Vengon fatti arresti in massa; mandrie di negri sono spinti a tremendi colpi di curbascio [frusta di nervo di bue, n.d.r.] come un gregge. In breve le strade intorno al tucul sono seminate di morti. Vedo un autista che dopo aver abbattuto un vecchio negro con un colpo di mazza gli trapassa la testa da parte a parte con una baionetta. Inutile dire che lo scempio si abbatte contro gente ignara ed innocente». (Diario AOI 15 giugno 1936 – 4 ottobre 1937, Milano, 1971, pp.179-185.)

In seguito, il più illustre dei cittadini di Affile si convinse, sull’unica base di una diceria, che gli attentatori si fossero rifugiati nel monastero copto di Debra Libanos, e diede forse il più terribile dei suoi ordini: sterminare chiunque si trovasse in loco. Monaci, pellegrini e giovani seminaristi (ragazzini anche di tredici-quattordici anni) furono massacrati a colpi di mitragliatrice. I morti furono duemila. Le vittime, portate a gruppi di venti-trenta sull’orlo di un dirupo a Laga Wolde, venivano incappucciate e fatte inginocchiare l’una accanto all’altra.

Proviamo a immaginare la scena: bambini terrorizzati, tremano, piangono, gridano, perdono il controllo di sfinteri e vescica… Non capiscono perché i bianchi stiano facendo questo. I monaci e i diaconi più grandi non possono nemmeno abbracciarli, perché sono legati. Da sotto il cappuccio, mormorano parole di conforto, invitano i più piccoli a pregare ma i ragazzini singhiozzano, non ce la fanno, poi la raffica di piombo rovente brucia la carne e spegne pianto e preghiera.

Le mitragliatrici spararono per cinque ore, quasi senza sosta. I corpi furono gettati nel dirupo. Al comando delle truppe che commisero la strage c’era il generale Pietro Maletti.
Le stragi perpetrate in Italia dalle SS, come Marzabotto o le Fosse Ardeatine, al confronto quasi impallidiscono.
L’eroe degli affilani fece rapporto a Mussolini rivendicando «la completa responsabilità» di quella «tremenda lezione data al clero intero dell’Etiopia». Nel suo dispaccio, si disse fiero di

«aver avuto la forza d’animo di applicare un provvedimento che fece tremare le viscere di tutto il clero, dall’abuna all’ultimo prete o monaco, che da quel momento capirono la necessità di desistere dal loro atteggiamento di ostilità a nostro riguardo, se non volevano essere radicalmente distrutti».

Come ha scritto Angelo Del Boca, in quei mesi «l’Italia fascista [fece] un salto di qualità […] Se non altro, l’impero d’Etiopia si [rivelò] uno straordinario laboratorio, dove un popolo cosiddetto civile sperimentava i suoi istinti più bassi e le tecniche del genocidio.»

Agli occhi della popolazione etiope, Graziani si dimostrò uomo senza onore a tutti i livelli: garantì sul proprio nome al Ras Cassa Haile Darge che avrebbe graziato i suoi due figli – divenuti capi della resistenza – se si fossero arresi e avessero fatto atto di sottomissione, ma dopo essersi impegnato in tal senso, una volta catturati li fece fucilare.

3. La maledizione abissina

Alla testa della più ardita gioventù di Affile, il sindaco Ercole Viri inaugura il mausoleo.

Alla testa della più ardita gioventù di Affile, il sindaco Ercole Viri inaugura il mausoleo. Fossimo in lui, toccheremmo ferro di continuo.

Non contento di tutto questo sparger di viscere, Graziani ordinò di sterminare cantastorie, indovini e guaritori, senza eccezioni, a cominciare da Addis Abeba. Sospettava che predicassero contro l’occupazione italiana (e ne avrebbero avuto ben donde!). Non era necessaria alcuna accusa formale, bastava che qualcuno avesse l’aspetto di un indovino o di una fattucchiera, o fosse sorpreso a cantare in pubblico.
Nel corso del 1937 i carabinieri fucilarono migliaia di persone. L’uomo del sacrario di Affile teneva il conto dei trucidati e, con toni di grande soddisfazione, aggiornava via telegrafo il Ministero dell’Africa Italiana. Il 19 marzo 1937 diede notizia del suo provvedimento, aggiungendo che gli eliminati erano già una settantina. Da quel momento in avanti, “telecronacò” a Roma una petulante, ragionieristica escalation: il 21 marzo le esecuzioni sommarie erano salite a 324, il 30 aprile a 710, il 5 luglio a 1686, il 25 luglio a 1878 e il 3 agosto a 1918. Ribadiamo che queste cifre le forniva Graziani di proprio pugno.

Secondo una tradizione popolare locale, ordinando quella mattanza a cielo aperto, Graziani si tirò addosso una gragnuola di maledizioni, cosa che lo trasformò in uno iettatore di prim’ordine, il classico «Re Mida al contrario». Veniva da una sequela di successi ma, da quel momento in avanti, tutto quel che toccò si disgregò come merda secca.

Noi siamo materialisti storici e non crediamo a simili superstizioni. Tuttavia, se per pura ipotesi ci credessimo, non potremmo che trarre una conclusione: l’influsso iettatorio dell’uomo celebrato nel mausoleo di Affile si trasmetterà al mausoleo stesso.
Sì, perché un conto è avere Graziani tumulato al locale camposanto, altra faccenda è dedicargli un sacrario in pompa magna, con tanto di fanfare, dubbio uso di fondi pubblici e polemiche mondiali. Ciò equivale a ravvivarne l’influsso. Chi muore giace e chi vive si dà pace, ma non si sveglia il can che dorme. Soprattutto quando si dice portasse iella (ai suoi).
Insomma, se la leggenda abissina fosse vera, su Affile e su chi ha speso in quel modo i soldi dei cittadini non tarderebbe ad abbattersi ogni sorta di disgrazia e sventura.

Per amore di completezza, va detto che Graziani dava già il nome a un parco di Filettino (FR), il suo paese natìo.
Sicuramente sono coincidenze, ma da quando ad Affile hanno inaugurato il sacrario, a Filettino è successo di tutto: come ad annunciare tempi nuovi, è arrivata una lieve scossa di terremoto, dopodiché  si sono rotti i collettori fognari (con sversamento di liquami nel fiume Aniene) e sono andati in cenere quindici ettari di bosco
[Aggiornamenti nei commenti sotto questo post, N.d.R. del 15/09/2012]

4. Una sequela di figuracce e fallimenti

La rabbia e il disgusto per i crimini di Graziani spinsero sempre più etiopi a unirsi agli Arbegnuoc. Per tutta la durata dell’impero di cartone di Mussolini (1936-1941), la guerriglia mantenne il controllo di ampie porzioni del Paese e godette di un vastissimo consenso. In pubblico questa verità era taciuta, ma quando comunicavano tra loro, le autorità se la dicevano senza peli sulla lingua. Nel maggio 1940, ben quattro anni dopo la proclamazione dell’Impero, il generale della milizia fascista Arconovaldo Bonaccorsi scrisse in un suo rapporto:

«Se in un punto qualsiasi del nostro Impero un distaccamento di inglesi e francesi stesse per entrare con una bandiera spiegata, avrebbe bisogno di ben pochi uomini poiché potrebbe contare sull’appoggio della maggior parte della popolazione abissina che si unirebbe a loro nella battaglia per combattere e scacciare le nostre forze».

Nel biennio 1936-37, durante il viceregno di Graziani, il dominio italiano fu ben lungi dal consolidarsi, anzi, si fece sempre più instabile. Il consenso per i nuovi padroni era scarsissimo e il Viceré iniziò a dare segni di squilibrio. A Roma se ne accorsero, anche in seguito a un bizzarro exploit «senza veli». Alla fine del 1937 lo rimossero dall’incarico, inviando ad Addis Abeba un viceré più moderato e molto diverso per carattere e reputazione, Amedeo di Savoia-Aosta. Ma questa è già un’altra storia.

Nel 1940, dopo la sfigatissima morte di Italo Balbo (abbattuto a Tobruk dal “fuoco amico” della contraerea italiana), Graziani gli succedette come governatore della Libia. Da lì, fu protagonista di una sfigatissima invasione dell’Egitto, terminata con un’umiliante sfilza di sconfitte per mano inglese. Dopo aver ripiegato sulla Libia, in pochi giorni perse l’intera Cirenaica e parte della Sirtica. Come già ai tempi dell’Etiopia, Mussolini andò su tutte le furie, lo destituì e fece aprire un’inchiesta sul suo operato.

Tornato in patria, Graziani rimase «parcheggiato» per due anni. In quel periodo dovette anche sopportare l’accusa di vigliaccheria, per aver diretto le operazioni da una tomba greca di Cirene, profonda trenta metri e lontana dal fronte centinaia di chilometri.
Accusa ingenerosa, a ben pensarci. Anche Mussolini, dopo aver deciso la Marcia su Roma al congresso fascista di Napoli, per dirigerla si era precipitato… a Milano. Più distante dalla zona d’operazioni, certo, ma più vicino al confine svizzero, perché non si sa mai.
Per non dire di Badoglio, che aveva diretto la Battaglia di Mai Ceu dal quartier generale di Endà Iesùs, quattrocento chilometri nelle retrovie, mentre l’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié era sul campo e per ore aveva manovrato di persona un cannoncino antiaereo Hoerlikon.
Graziani, imbucandosi a Cirene, si era solo attenuto a un principio-cardine della scienza militare fascista: quando la pelle si rischia davvero e non solo per modo di dire, gli ordini è meglio darli da molto lontano (**).

Dopo l’Armistizio del settembre 1943, nel Nord Italia occupato dai tedeschi nacque uno stato-fantoccio collaborazionista, la Repubblica Sociale Italiana. A Graziani venne offerto il comando delle forze armate. Ebbe molti dubbi se accettare l’incarico. Verosimilmente, gli veniva offerto col criterio del cerino acceso rimasto in mano: era l’unico grosso nome dell’esercito che non fosse passato dall’altra parte (come i paraculi maximi Pietro Badoglio e Mario Roatta) o non fosse prigioniero di guerra in Africa (come Guglielmo Nasi, che comunque, fosse stato in Italia, probabilmente avrebbe seguito Badoglio).
Graziani era un rattoppo e lo sapeva; ormai lo calcolavano un minchia, e sapeva pure questo. Troppo brucianti le sconfitte e troppo note le sue mattane, gli scatti d’ira, l’evidente complesso di persecuzione, per non dire delle foto in cui ballava nudo o mostrava la verga per dimostrare al Partito che ancora ce l’aveva. Non doveva essere ignota nemmeno la sua nomea da Mida all’inverso, ma davvero non c’era nessun altro.
Lo stesso Hitler lo accolse a Berlino dicendogli: «Sono spiacente che proprio a voi sia toccato un compito tanto ingrato».

Graziani, in quanto comandante in capo e autore dei bandi di chiamata alle armi, va ritenuto responsabile della fucilazione di ogni singolo renitente alla leva durante Salò. Fu uno dei più esecrandi protagonisti della guerra civile. Quel che aveva fatto ai partigiani senussiti in Libia e – con minori risultati – a quelli etiopi, cercò di farlo a quelli italiani. E’ più che evidente la continuità della sua condotta nelle diverse fasi della carriera. Pochi comandanti si sono trovati a dover reprimere le guerriglie di tre paesi diversi, una in fila all’altra.

Il 29 aprile 1945 Graziani si arrese agli Alleati, che lo fecero prigioniero e lo spedirono prima a Procida, poi in Algeria. Durante quella prima detenzione, scrisse tre memoriali auto-apologetici e auto-assolutori sul suo operato in colonia e nel corso dell’ultima guerra. Altri due li aveva scritti appena tornato dall’Etiopia, nella sua casa di Arcinazzo Romano. Sono testi zeppi di omissioni e panzane (tutte smontate dai documenti ufficiali scritti e firmati di suo pugno, come i dispacci inviati dall’Etiopia), ricostruzioni che – come ha scritto giustamente Del Boca – “lo coprono di ridicolo”.

Scontata la pena-lampo di cui si diceva, nel dopoguerra Graziani divenne presidente onorario del MSI, dove i più romantici lo consideravano una sorta di “zio eccentrico” e i più realisti una vecchia gloria un po’ patetica e molto d’intralcio, da lasciar parlare come si lasciano parlare i matti, senza prenderlo in considerazione per alcunché di pratico. Dopo due anni di omelie inascoltate, si ritirò a vita privata. Ecco come descrive quella fase un sito agiografico:

Nei primi giorni del gennaio del 1954 si svolse a Viareggio il IV congresso nazionale del M.S.I. ed il Maresciallo […] inviò un suo messaggio che tracciava quella che sarebbe dovuta essere la linea politica generale da seguire e gli obiettivi su cui puntare al fine di rilanciare il movimento. «Purtroppo il nobile messaggio, a lungo studiato, che conteneva la sintesi della sua lunga esperienza, destò pochissima impressione fra i congressisti, preoccupati solo della imminente elezione per il comitato centrale del partito. In sintesi, Graziani indicava, come scopo supremo da conseguire, la profonda modifica della Costituzione ciellenista, la quale, con il suo regime di partiti, rendeva penosa e artificiosa la vita politica dell’Italia. Ma molti si trovavano ottimamente nel regime della partitocrazia che concedeva ad essi, come deputati e senatori, una condizione assolutamente eccezionale sia economicamente, sia giuridicamente, quali privilegiati posti al di sopra di ogni legge […] Il Maresciallo, resosi conto dello stato d’animo del partito, così differente dal suo, si ritrasse dalla vita del movimento e, in generale, dalla vita cosiddetta politica».

Morì nel 1955, nel suo letto. In giro per l’Europa, molti come lui avevano trovato ben altra fine.

5. “Normalità” di Graziani

Va precisato che gli abusi appena descritti non furono soltanto eccessi personali. Non c’è capo militare italiano che in Africa non si sia macchiato di gravi crimini. Per molti versi Badoglio fu una figura anche peggiore, non a caso era in cima alla lista dei criminali di guerra italiani che l’Etiopia consegnò alle Nazioni Unite.
Il massimo responsabile politico e morale delle carneficine avvenute per mano fascista in Africa – e in Jugoslavia, Albania, Grecia e, dulcis in fundo, Italia – fu ovviamente Mussolini.
Con il suo boss, Graziani intratteneva un fitto scambio di telegrammi, leggendo i quali si vede come i due si «caricassero la molla» a vicenda, in una spirale di eccessi sempre più ubriaca di sangue. Ecco un telegramma di Mussolini a Graziani, datato 8 luglio 1936:

«Autorizzo ancora una volta V.E. a iniziare e a condurre sistematicamente la politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici. Senza la legge del taglione al decuplo non si sana la piaga in tempo utile. Attendo conferma».

Ed ecco un telegramma del ministro delle colonie Lessona al viceré, datato 12 settembre 1937:

«Il Duce raccomanda che, non appena avrai forze riunite sufficienti, tu agisca con la massima energia contro i ribelli usando ogni mezzo, ivi compresi i gas».

Repressioni e atrocità furono connaturate alla guerra fascista e derivarono in modo logico e ovvio dalla decisione di aggredire l’Etiopia. La guerra del 1935-36 fu un’impresa spregevole, imbevuta di odio razziale come s’imbeve d’acqua sporca un rotolo di carta igienica caduto nel water. Tutta la popolazione italiana fu martellata da una propaganda abietta. I bambini divennero il target di operazioni come Topolino in Abissinia, uno dei 78 giri più venduti del Ventennio.

TOPOLINO: Appena vedo il Negus [fischio], lo servo a dovere. Se è nero lo faccio diventar bianco dallo spavento!
SERGENTE: Bravo, soldato Topolino!
[Rullo di tamburi]
TOPOLINO: Oh, finalmente si comincia!
COMANDANTE: No, non siate così impaziente, questo è il cannone di mezzogiorno.
TOPOLINO: Ma io ho molta premura. Ho promesso alla mia mamma di mandarle la pelle di un moro per farsi un paio di scarpe!
SERGENTE: Benissimo!
[Il comandante e il sergente ridono]
TOPOLINO: A mio padre manderò tre o quattro pelli per fare i cuscini della sua Balilla, e a mio zio un vagone di pelli perché fa il guantaio!

L’invasione dell’Etiopia fu programmata senza una reale conoscenza di quei territori e popoli, e il regime vi rimase impantanato. Inoltre, fu realizzata fuori tempo massimo, trenta-quarant’anni dopo lo «Scramble for Africa», la grande spartizione del continente tra Gran Bretagna, Francia, Belgio, Portogallo e Germania. I rapporti tra grandi potenze coloniali e popoli dominati si stavano ormai modificando e nelle colonie si formavano nuovi movimenti indipendentisti. Gandhi era già attivo, Kwame Nkrumah studiava negli USA, Jomo Kenyatta studiava alla London School of Economics. Il Duce e i suoi uomini nulla sapevano di tali sommovimenti, e la loro avventura imperiale fu un anacronismo.

Fu anche un’impresa costosissima, addirittura rovinosa per le casse dello Stato. Se si vogliono trovare le cause dell’inadeguatezza e mancanza di risorse con cui il regime si tuffò nella  seconda guerra mondiale, si pensi ai denari sperperati nel 1935-36 per garantire all’Italia “un posto al sole”.
Sperperati, perché il capitalismo italiano non ne trasse alcun vantaggio. Le terre conquistate si rivelarono deludenti sotto quasi ogni aspetto: per diverse ragioni, l’Etiopia non si prestava a diventare colonia di popolamento (come invece era stato promesso ai lavoratori italiani), né era particolarmente ricca di opportunità e materie prime sfruttabili.

Infine, la guerra d’Etiopia – insieme alla partecipazione fascista alla guerra civile spagnola, iniziata poco dopo – si rivelò fatale per la lucidità e capacità di giudizio di Mussolini: esaltato per aver messo la Società delle Nazioni di fronte al fait accompli, il Duce si persuase di poter dichiarare guerra a chiunque.

6. L’eredità razzista

Bancarotta e vanagloria non fanno un buon cocktail, e il sogno imperiale fascista fu demolito su più fronti, soprattutto in Africa e in Russia. Ma i mostri che quel sogno aveva creato e scatenato sono ancora tra noi.
Pochi sanno che le prime leggi razziali del fascismo riguardarono le colonie. Per esempio, il decreto legge n.880 del 19 aprile 1937 puniva i “rapporti di indole coniugale” tra bianchi e indigeni. E quando il Duce annunciò le Leggi Razziali per eccellenza, quelle del settembre 1938 che aprirono la strada alla persecuzione degli ebrei, giustificò la svolta con la necessità di mantenere l’Impero:

«Il problema razziale non è scoppiato all’improvviso, come pensano coloro i quali sono abituati ai bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni. È in relazione con la conquista dell’Impero, poiché la storia ci insegna che gli Imperi si conquistano con le armi, ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale, che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime.
Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno» (Discorso di Trieste, 19/09/1938).

L’Impero africano del Duce lasciò in eredità al Paese un immaginario, una forma mentis e un armamentario retorico grevemente razzisti. Dopo la guerra, la classe dirigente italiana – civile e militare – si impegnò a sminuire, falsificare, rimuovere l’esperienza del colonialismo italiano, aiutata in questo da illustri opinion-maker come – nella storiografia – Renzo De Felice o – nel giornalismo – Indro Montanelli. Anche grazie alle memorialistica autoassolutoria di molti reduci, si imposero l’amnesia selettiva e la narrazione di un colonialismo italiano “diverso dagli altri”, perché noi italiani siam “brava gente”.
E così, le piaghe di quella storia e mentalità continuarono a suppurare sotto la pelle della “Repubblica nata dalla Resistenza”.
Il pus scoppiò in faccia agli illusi e impestò istituzioni e società civile a partire dagli anni Ottanta, quando l’immigrazione da paesi extraeuropei stimolò il risveglio di mostri rimasti “in sonno” per decenni.
Non abbiamo mai fatto i conti con il razzismo di ieri e le sue catastrofiche conseguenze, e questo ci impedisce di fare i conti coi razzismi di oggi.

Due o tre notti fa, Wu Ming 5 ha sognato che ad Affile si teneva un flash mob di massa con African Pride parade, un evento a metà tra festival reggae e illegal rave, con tanti dreadlocks, sound system con bassi a palla e gigantesche foto del Ras Tafari Hailé Selassié, negus neghesti d’Etiopia, Leone di Giuda e co-autore di War di Bob Marley (i versi della canzone sono tratti da un suo discorso). Il volto dell’uomo più odiato dal fascismo italiano riempiva il Parco di Radimonte.

Hailé Selassié alla Battaglia di Mai Ceu, 31 marzo 1936

Hailé Selassié alla Battaglia di Mai Ceu, 31 marzo 1936.

7. Non solo Affile

Graziani non è certo l’unico criminale di guerra del quale si rimuovono le colpe per dedicargli monumenti, lapidi, vie o piazze. Si pensi a Badoglio, il cui nome resta appiccicato a quello del suo paese d’origine (Grazzano Badoglio, in provincia di Asti).

Un caso meno noto è quello del maggiore – poi colonnello – degli Alpini Gennaro Sora, che in Etiopia comandava l’VIII Brigata dell’ex-Divisione Pusteria. Nell’aprile 1939, Sora guidò uno dei peggiori massacri avvenuti sotto il dominio italiano, la strage di Zeret, occultata per decenni e scoperta solo pochi anni fa dallo storico Matteo Dominioni.
In quella circostanza, armi chimiche furono usate contro un gruppo di partigiani asserragliato in una grotta. Tra le oltre millecinquecento persone che il Regio Esercito voleva stanare c’erano moltissime donne, vecchi e bambini, perché si trattava delle “salmerie” di un contingente guerrigliero, rimaste isolate dal grosso dei combattenti. Gli Arbegnuoc erano spesso seguiti e accuditi dalle loro famiglie, che preparavano i pasti e curavano i feriti. Quando gli assediati, soffocati e sfigurati dall’iprite, si arresero e uscirono dalla caverna, tutti gli uomini (circa 800) vennero fucilati e venne disposta la deportazione di donne e bambini, molti dei quali erano comunque moribondi per gli effetti del bombardamento chimico.
A Foresto Sparso (BG), dove Sora nacque e morì, un monumento lo ricorda e gli Alpini vanno a rendergli omaggio.
Per aver osato vilipendere un eroe e – per suo tramite – l’intoccabile corpo degli Alpini, Dominioni (come già Del Boca nei quarant’anni precedenti) è stato attaccato e insultato. Da quando ha portato alla luce l’eccidio di Zeret, tra i suoi detrattori spicca – ma guarda un po’! – l’attuale presidente della camera Gianfranco Fini.

A Pietro Maletti, boia di Debra Libanos e fucilatore di bambini, è intitolata una via di Cocquio Trevisago (VA). E ormai non si contano più le vie dedicate di recente a gerarchi, ministri di Salò, redattori di riviste come “La difesa della razza”, razzisti di stato, collaborazionisti vari.

Sono tanti, gli Affile d’Italia, e dalle loro piazze, dalle loro sale consiliari, dai loro bar, continua a innalzarsi il motto – di conio americano ma apprezzato all’ombra di ogni campanile – “He may be a son of a bitch, but he’s our son of a bitch!”

Almeno, non lo commemorassero spendendo our money.


NOTE

* All’argomento abbiamo dedicato la conferenza Patria e morte. L’italianità dai Carbonari a Benigni, tenuta a Rastignano il 17 febbraio 2011, nel centocinquantenario dell’Unità d’Italia. In quell’occasione, abbiamo indicato tra le cause della mancata elaborazione del passato coloniale, fascista e collaborazionista un uso strumentale della Resistenza come… mito detergente, narrazione che ha sbiancato la coscienza al Paese.

** Più che codardi individuali, erano precursori di una codardia sistemica. Pensiamo agli odierni bombardamenti coi droni: macchine volanti senza umani a bordo, zero rischi per le forze attaccanti, distruzione seminata col massimo comfort. Poi ci si indigna se i bombardati diventano bombaroli kamikaze: a chi uccide senza mai rischiare la vita, rispondono sacrificando la vita per uccidere. E’ uno scambio simbolico (e un circolo vizioso).
Va ricordato che il bombardamento aereo lo abbiamo inventato noi italiani, nel 1911, durante la prima invasione della Libia.

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BIBLIOGRAFIA RAGIONATA

Sul colonialismo italiano in Africa, le ricostruzioni più complete – pionieristiche ma insuperate – restano quelle di Angelo Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale (4 voll.) e Gli Italiani in Libia (2 voll.) entrambe disponibili negli Oscar Mondadori.
Esistono però trattazioni più sintetiche (anche dello stesso Del Boca), certamente più adatte a una prima ricognizione, e molti testi più specifici o monografici.

Una potente narrazione della guerra d’Etiopia si trova in:
– Angelo Del Boca, La guerra d’Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano 2010.

Una ricostruzione delle operazioni militari in Etiopia fino al 1941 si trova in:
– Matteo Dominioni, Lo sfascio dell’Impero. Gli Italiani in Etiopia, 1936-1941, Laterza, Roma/Bari 2008.

Sulla guerra chimica in Etiopia:
– Angelo Del Boca (a cura di), I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia, Editori Riuniti, Roma 2007 (con saggi di Angelo Del Boca, Giorgio Rochat, Ferdinando Pedriali e Roberto Gentilli).

Per una biografia di Rodolfo Graziani, rimandiamo a:
– Romano Canosa, Graziani. Il Maresciallo d’Italia dalla guerra d’Etiopia alla Repubblica di Salò, Mondadori, Milano 2005.

Su Hailé Selassié consigliamo:
– Angelo Del Boca, Il Negus. Vita e morte dell’ultimo Re dei Re, Laterza, Roma/Bari 2007.

Sui crimini di guerra italiani e i motivi per cui i responsabili non furono perseguiti:
– Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Neri Pozza, Roma 2005.
– Costantino Di Sante, Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati, Ombre corte, Verona 2005
Molto chiaro e sempre consigliabile il documentario Fascist Legacy, realizzato nel 1989 per la BBC da Ken Kirby e Michael Palumbo. Alla data odierna, su YouTube si trova integrale con un doppiaggio italiano “casalingo” risalente ai tempi in cui era censurato in Italia (non è sempre facile da seguire, ma tanto di cappello a chi l’ha registrato!). Su Vimeo si trova con doppiaggio italiano professionale (fu infine trasmesso da History Channel e da La7 nel 2004) ma privo della seconda metà, cioè quella sulle scelte del dopoguerra.
[Aggiornamento 10/09/2012: dopo la pubblicazione di questo post, qualcuno ha meritoriamente caricato su YT la versione completa trasmessa da History Channel.]
Consigliamo anche di visitare il sito criminidiguerra.it.

Sulla rimozione post-bellica e la falsificazione del nostro passato coloniale, oltre al IV volume de Gli Italiani in Africa Orientale (intitolato “Nostalgia delle colonie”), consigliamo vivamente:
– Nicola Labanca, Una guerra per l’impero. Memorie della campagna d’Etiopia 1935-36, Il Mulino, Bologna 2005.

Sul rapporto tra colonizzazione italiana in Africa, leggi razziali e politiche di genere:
– Giulietta Stefani, Colonia per maschi. Italiani in Africa Orientale: una storia di genere, Ombre corte, Verona 2007
– Nicoletta Poidimani, Difendere la “razza”. Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini, Sensibili alle foglie, Carrù 2009.

La storia di Omar al-Mukhtar è raccontata nel film Il leone del deserto (1981), con Anthony Quinn nel ruolo del vecchio capo guerrigliero e Oliver Reed nei panni di un Graziani privo di accento ciociaro. Com’è noto, il film fu proibito in Italia da un veto governativo, perché “lesivo dell’immagine dell’esercito italiano”. Correva l’anno 1982.

Sul come e il perché eravamo andati in Libia, rimando anche alla seconda parte della conferenza di Rastignano, Tripoli, suol del dolore (Ieri è oggi).

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243 commenti su “Affile, Grazianilandia. L’eredità razzista e il mausoleo delle sfighe

  1. Un *altro eufemismo narcotizzante* è la parola rappresaglia.
    Di Debrà Libanòs parla anche Celestini:
    http://www.youtube.com/watch?v=0_RGR9yUBcE
    Al Processo contro Kappler venne fuori questa cosa della *rappresaglia* e il confronto con le Ardeatine.

    Magari ad Affile ci portiamo anche Ascanio ;)

  2. […] “Affile, Grazianilandia. L’eredità razzista e il mausoleo delle sfighe”, di Wu Ming […]

  3. GRAZIE!
    Tante cose si sanno, altre magari no, o magari qualcuno si ed altri no: comunque sia un bel ripasso, così chiaro e lineare, non può fare che bene

  4. Maletti Pietro, padre di Maletti Gianadelio, generale dei carabinieri, piduista, condannato per i depistaggi su Piazza Fontana e attualmente latitante in Sudafrica.
    Tutto torna. Generalmente sotto forma di merda.

    • da quando ho letto il nome di Maletti nel post, mi stavo scervellando per capire dove l’avessi già sentito. Grazie PaoloR.

  5. […] Un bellissimo e definitivo articolo sul criminale di guerra Graziani è stato pubblicato nel sito http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=9360 . Non […]

  6. Vista l’insufficienza dei nostri libri di scuola, spesso voluta, sarebbe necessario che ogni prof. stampasse questo articolo.
    Una sola considerazione come calabro-siculo: “lo calcolavano un minchia”, essendo minchia femminile scrivete: una minchia o al limite “lo calcolavano un minchione”.

    • Almeno a Bologna, città storicamente piena di fuorisede meridionali e sempre all’avanguardia nell’ibridazione degli slang, si sta rapidamente affermando – per quest’uso specifico – l’espressione “un minchia”, coniugato al maschile. Più a nord avviene spesso: “la mona” è l’organo genitale femminile, ma “un mona” è un idiota. La pistola è un’arma, ma “un pistola” è un idiota. [Ma anche a Roma è normale la differenza tra la sola e il sola] Ergo: “la minchia” è l’organo genitale maschile, ma “un minchia” è come a un certo punto si iniziò a considerare Graziani.

    • “sei un minchia”, “sei una protesi della tua stessa minchia”, lo diceva corrado guzzanti quando faceva il camorrista.

      • Verissimo, me l’ero scordato! Quindi la diffusione inizia da allora? Confermo che oggi, per le strade e nei ritrovi pubblici, si sente dire sempre più spesso. Anche perché, effettivamente, in giro aumentano le persone calzanti all’epiteto.

    • Da siculo ti do ragione, ma sai anche – da meridionale – quanto sia mutevole e dinamica la lingua: qua paesi distanti poche decine di chilometri hanno “endemismi” e persino parole con significati *opposti*. Vogliamo stare lì a regolamentare il genere da attribuire a “minchia” a centinaia di chilometri di distanza e in un contesto culturale completamente diverso da quello di origine? :)

      • Bene, abbiamo fatto le dovute precisazioni lessicali. Graziani mostrava la minchia nelle foto che spediva a ministri e gerarchi, i quali (non solo per quel motivo) iniziarono a sospettare fosse un minchia, oltreché uno iettatore. Ora torniamo a commentare il contenuto del post? :-) Thanks.

        • Sul contenuto del post, a parte avere nuovo materiale da stampare e distribuire al prossimo 10 Febbraio (posso?) ho in realtà ben poco da aggiungere se non condividere quel che è possibile scorgere guardandosi attorno dalla mia prospettiva. Come detto altrove, qui in Sicilia il mito del fascista buono, de “gli italiani brava gente”, de “il fascismo in Africa ha portato solo progresso” è talmente radicato da far cadere le braccia. L’essere stati alla periferia dell’Italia fascista e quindi l’avere avuto minori persecuzioni e sofferenze causate dal regime (rispetto ad altrove) sommato all’inevitabile mito del fascismo che combatteva la mafia (e qui quasi tutti gli anziani dicono “quando c’era *lui* si poteva dormire con le porte aperte!”, senza ricordare che dentro quelle case c’era ben poco da razziare…) e ai podestà che hanno portato lavoro e benessere (stai lì a guardare *a chi*, poi…), hanno costruito un mito che è veramente duro da smontare.
          Davanti casa mia la Via Gramsci si incrocia con Via Giorgio Almirante, ambedue le toponomastiche figlie della stessa amministrazione, insieme a una Via Federico Secondo poco distante (ma sulla questione del mito monarchico non è il caso di dilungarsi).
          Ogni 10 Febbraio da alcuni anni in qua, come “contrappeso morale” al 25 Aprile, nelle scuole un drappello di fascistoni organizza un concorso sul tema delle Foibe e contestualmente un banchetto nella piazza principale in cui viene fatta “informazione” sulle vittime del comunismo (e dall’anno prossimo ne organizzerò uno a fianco al loro in cui distribuire materiale informativo ben più serio, tra cui magari questo post, ariposso?).
          A Catania c’è un Museo della Liberazione nato sotto Musumeci presidente della provincia in cui l’unico aspetto positivo è che si esce con una maggiore consapevolezza di quanto sia orribile la guerra in sé, ma se si fa un minimo di semeiosi del percorso espositivo si capisce bene quanto il messaggio che si vuol far passare sia: “in Sicilia la vita scorreva tranquilla e serena, finché gli alleati non cominciarono a bombardarci”, senza alcuna contestualizzazione di quello che viene spacciato come un incipit senza ragioni apparenti.
          Non c’è consapevolezza storica, non c’è informazione, non c’è la benché minima onestà intellettuale nelle amministrazioni comunali/provinciali/regionali.
          Io mi aspetto per le prossime elezioni un boom di voti populisti, “forconisti” e per la destra estrema (che in fondo sono tutti sintomi della stessa malattia).
          Temo che non passerà molto perché si abbia un Monumento al Duce in molte città.
          Detto questo, posso solo ringraziarvi per il complesso lavoro a monte di questo post e per la luce che gettate su angoli bui della nostra storia, dando la possibilità a chi come me non ha i vostri stessi strumenti, mezzi e abilità, di potere iniziare un percorso di approfondimento che possa anche culminare in una informazione più valida verso amici, parenti e conoscenti.
          Avete la responsabilità di avere affollato direttamente e indirettamente una bella fetta della mia libreria. :)

          • Certo che puoi, queste cose le scriviamo perché vengano diffuse. Ma sarai da solo a fare un banchetto accanto a quello dei fasci? Voglio sperare di no.

          • Al momento non ho avuto adesioni, quindi sì, sarò da solo. :)
            Ho lanciato la proposta/provocazione durante una assemblea di SEL (alla quale ero andato con spirito “esplorativo”), tra tanti vecchi e nuovi “comunisti”.
            L’unica risposta che ho ricevuto è stato l’invito a “non dare troppo peso a queste manifestazioni, altrimenti le si legittima”.
            La cara vecchia strategia dello struzzo, che io non ho mai particolarmente apprezzato…

          • Eh, già. Mentre si continua a ragionare così, intanto passa qualunque schifezza e follia, senza colpo ferire, e giorno dopo giorno affoghiamo sempre più nella merda. Come se quella gente mendicasse la nostra “legittimazione”, si incazzasse se non la ottiene e rinunciasse ai suoi propositi perché… danneggiata dal nostro far niente. La verità è che più tacciamo e più loro si impongono.
            Se anche noi avessimo ragionato così nel 2011, quando fu proposta la messa al bando dei nostri libri dalle biblioteche del Veneto, e non ci fossimo mobilitati, l’avrebbero avuta vinta gli Speranzon e le Donazzan. E invece hanno perso.

  7. Ricordiamo che ogni post di Giap è scaricabile in ePub cliccando su “Download as ePub” (in fondo all’articolo e subito prima dei commenti, sotto le icone dei social network), nonché disponibile in versione ottimizzata per la stampa (il link è sempre lì, sulla destra).

  8. Quindi ”alla tecnica del compromesso” in chiave comunista segue quella del male minore,mentre in chiave fascista seguirebbe quella ”distruzione completa” . Sò che Rommel lasciò le truppe italiane in mano agli inglesi. E il problema sarebbe in quale veste il male minore si profila come tale e quali conseguenze porta?
    E se fosse da intendersi in prospettiva sociologica l’autoritarietà a ogni costo muterebbe in un continuo flusso di coscienza seguito da trauma flusso di coscienza in grado di far apparire il male minore come unica alternativa proponibile? E il quadro edonistico costituiribbe il compromesso . Perdonate il mio pensiero un pò sempliciotto .

    • “Sempliciotto” non è proprio la parola giusta, in questo caso. Anzi, direi che al terzo commento contorto e incomprensibile, concluderemo che ci stai prendendo per i fondelli. E non ci sarà un terzo invito a scrivere in modo da farti capire.

      • Volevo dire che il meccanismo dell’ascissa interesse e ordinata spesa sono sintomo di un trauma e il male minore dell’individualismo sfrenato è diventata la filosofia edonistica di cui la tv ne è divenuta la stella satellite . La pacs de iure imposta e la pacs de facto sarebbero l’ennesimo fallimento cui si accodano i vari compromessi . Quindi l’interesse privatistico comunque scivolerebbe nella manipolazione della coscienza come trauma al fine di trarne la lobby meglio soccoribile. Mi lamento insegnami a parlare

  9. Dopo aver appena terminato di leggere Timira, con il tuo aiuto vengo anche a scoprire parti di storia che mi fanno vergognare non di essere italiano ma di essere un umano… se non per il fatto che gli esseri umani oltre a riuscire ad avere una fantasia sconvolgente per generare dolori ed orrori, riescono anche ad essere in grado di evidenziarli e a condividere gli errori altrui perché non si possano (speranza vana la mia? Spero ardentemente di no! anche se ne vediamo troppo spesso…) ripetere. Grazie di aprire i miei occhi di fronte a quella che è la Storia. Grazie di aiutarmi a rendermi conto, anche con piccoli segni, del passato e del presente. Gli occhi chiusi li lascio a chi se li è dimenticati accesi davanti alla TV di stato. I miei li distruggo con gioia davanti ai libri. Grazie.

    • mmh, non e’ che voglio giudicare i sentimenti altrui, ma dire “mi vergogno di essere umano”, in questo contesto, suona generico e un po’ vuoto. qua bisognerebbe cominciare piu’ che a vergognarsi, a interrogarsi su cosa significhi essere italiani agli occhi di chi ha subito la poilitica e le guerre coloniali dell’ italia (fascista e no).

      • tuco, non offendi i miei sentimenti: le critiche servono solo a migliorare. Gli errori a crescere. Concordo con il tuo pensiero. Forse il mio commento è un po’ vuoto e vale la pena porsi delle domande. E il libro che ho finito ieri di leggere mi dà un po’ di risposte… ma le domande invece che diminuire, aumentano. Credo, inoltre che, oltre a domandarsi cosa significhi essere italiani davanti ai popoli che ci hanno “subito”, ci si debba chiedere in che modo ci si possa avvicinare a loro. O no?

  10. Ho caricato su youtube la versione completa e doppiata da History Channel, dategli un’occhiata:
    http://www.youtube.com/watch?v=wscV1KYOyQU&feature=youtu.be

  11. …dimenticavo, parlavo di “Fascist legacy”, scusate.

  12. Associazioni e singoli della valle dell’Aniene e di Roma si stanno organizzando per promuovere eventi socio culturali sulla figura di Graziani ad Affile per raccontare la storia così come va raccontata e restituire ad ognuno l’immagine che si merita. (wu ming ha centrato il segno)
    Una seriei di iniziative che culmineranno con una manifestazione in piazza per pretendere che venga cancellato lo scempio.Ci sono diverse proposte su che cosa fare della struttura,dall’abbattimento a costo zero passando per un monumento per le vittime del colonialismo di tutto il mondo.
    Ci sono molte Affile in italia come dice wu ming,ma l’ originale è l’originale.Paese che possiede gia da alcuni mesi una statua ad almirante,paese da 50 anni nelle mani della destra e msi,paese aimè che non vede molte soggettività attive e reattive alle politiche ultra decennali della destra.
    Qualcosa in questi giorni si sta muovendo e diverse individualità si stanno organizzando.Naturalmente c’è bisogno del sostegno di tutti/e.
    Se prima era la città a chiamare la provincia,adesso è la provincia a chiamare il sostegno della città.

    • per come la vedo io, il monumento andrebbe fatto non alle vitime del colonialismo di tutto il mondo, ma alle vittime del colonialismo italiano.

    • Personalmente, credo che l’unica opzione sensata sia la demolizione completa. Penso non ci si possa limitare a cambiare destinazione/significato all’edificio, per tre ragioni:
      – in primis perché sarebbe un’azione facilmente reversibile e ne nascerebbe una contesa infinita;
      – in secundis, perché il problema non è solo il significato ma anche il significante: l’edificio è orribile ed esprime anche nella forma la bruttura del suo contenuto;
      – in tertiis, ovviamente solo per chi ci crede (io no, ma non tutti condividono il mio materialismo e siamo un Paese dove alberga il non-si-sa-mai), c’è la storia della maledizione abissina e dell’influsso… non positivo di Graziani, ormai trasferito alla struttura stessa.

  13. Grazie. Esauriente e necessario, come sempre. La retorica degli italiani in guerra, nemici loro malgrado ma in fondo buoni e clementi nella vittorie quanto strenui ed eroici nella sconfitta è una delle più fastidiose e inossidabili.

  14. anch’io vi ringrazio per questo articolo. Ho appreso per la prima volta dei crimini di Graziani e della strage di Debra Libanos grazie a Maimorti, il monologo teatrale di Renato Sarti interpretato da Bebo Storti.

  15. Comunque, ad Affile le inagurazioni non se le fanno certo mancare… Si vede che ci hanno preso gusto

    Dal sito del Comune:
    http://www.affile.org/?s=home&p=home
    “Inaugurazione del busto bronzeo dell’On. Almirante.
    Sabato 26 maggio 2012, Affile ha reso omaggio all’On. Giorgio Almirante con la presentazione dell’opera d’arte nell’omonima piazza. Presenti alla cerimonia Donna Assunta, Giuliana de Medici, gli onorevoli Francesco Storace, Luca Romagnoli, Francesco Lollobrigida, Tommaso Luzzi, Roberto Buonasorte e i senatori Giuseppe Ciarrapico e Domenico Gramazio.”

    Articolo sul Corriere su questa ennesima “iniziativa”:
    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_maggio_26/busto-e-via-per-almirante-a-affile-201349099606.shtml

  16. grazie per questo articolo, @WM1, perché comincia a fare ordine e mostra una delle possibili (e necessarie) strade che bisogna seriamente mettersi a percorrere.
    Per chi – come me – è di Roma (forse sono noiosa a ripeterlo…), questa pestilenziale atmosfera nera è pane quotidiano, è aria impalpabile che penetra nei pori e neanche te ne accorgi. Affile è periferia di Roma, ormai, ma a parte questo è evidente che le (più o meno) recenti elezioni amministrative, a ogni livello, sono state lo scoppio di un bubbone fin troppo effervescente. Molte, molte persone si sentono autorizzate a inaugurare monumenti, a spendere denaro pubblico, a dedicarsi ad attività di tal genere…
    E bisogna, ogni volta, rimettere in ordine i pezzi.
    E bisogna, assolutamente, conoscerli, questi pezzi della nostra storia. Sono ancora presenti, attuali. Dobbiamo spiegarli, dobbiamo contrastarne le “conseguenze logiche”. Sennò, quel nero là, dai pori non lo toglie neppure il miglior detergente…

  17. Oltre alla vostra eccellente bibliografia vorrei umilmente suggerire anche l’ottimo compendio sul colonialismo italiano “Oltremare; storia dell’espansione coloniale italiana” di Nicola Labanca, o la raccolta di documenti ufficiali e non di Giorgio Rochat “Il colonialismo italiano”.
    O ancora, guardando la vicenda con gli occhi del popolino, “L’Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte” del grandissimo Del Boca.

    Veramente un ottimo articolo, comunque. Quel verme di graziani è tra i più degni rappresentanti del fascismo: ignorante, codardo, assetato di sangue e becero potere.
    È una vergogna che venga esaltato e onorato così apertamente, senza che quasi nessuno dica una parola; fremo di rabbia ricordando lo sgomento che ho provato leggendo la notizia di questo mausoleo.
    Propongo di riconvertirlo al più presto come “Monumento alla capacità italiana di scordarsi i propri crimini e onorare i propri assassini”, o qualcosa di simile.

    Misopogon

  18. Due parole di volata:
    Da oramai nove mesi le mie letture sono d’istanza sull’altopiano etiopico. Posso dire di aver acquisito una certa dimistichezza con le prodezze di Graziani e Badoglio, ma lo schifo, quello no. Non mi ci sono abituato. Si rinnova ad ogni rigo letto, a ogni appunto preso.
    Ma non c’è solo Graziani. Nè solo Badoglio. Nè solo il Duce. La mostruosità delle nostra impresa coloniale – WM1 giustamente lo ricorda – non fu solo loro responsabilità: Lessona, Pirzio Biroli, Cortese, la lista di nomi è lunga. Ma tutti, anche quelli che non provarono a fare dell’Etiopia, o di porzioni di quel territorio, un dominio personale, si macchiarono delle peggiori infamie. Infamie impunite e colpevolmente rimosse.
    Le motivazioni per le quali nel dopoguerra non si permise che queste merde fossero processate furono da una parte “geopolitiche”, dall’altra “d’opportunità” [our sons of bitch, dice WM1), ma pensare che per anni uno come Lessona, ministro dell’Africa Orientale italiana fino al ’38, patrocinatore di una legge che sostanzialmente istituiva l’apartheid in Abissinia, abbia avuto la possibilità di insegnare Storia politica coloniale all’Università La Sapienza di Roma, dà da pensare.

    All’indomani dell’8 settembre fu redatto uno svelto, ma accurato curriculum di Pietro Badoglio, un memorandum che toglieva ogni dubbio su chi fosse il nuovo capo del governo.
    http://www.youtube.com/watch?v=KzyWpxIEIG0
    Di questo abbiamo bisogno: canzoni, storie, memorie che ci diano la bussola. Perché si possa dire “pei fascisti e pei vecchi cialtroni in Italia più posto non c’è”.

  19. L’eccellente monologo teatrale “Mai morti”, recitato da Bebo Storti e citato nel commento di Paolo1984, sipuò vedere in 7 parti su youtube. La parte sui crimini di Graziani in Etiopia è questa: http://www.youtube.com/watch?v=eCFd0rzPv1A&feature=relmfu

  20. PS. L’episodio abissino di “Mai morti” continua poi qui: http://www.youtube.com/watch?v=kyuCvCqlJdw&feature=relmfu

  21. Anch’io ho sentito parlare per la prima volta di Debra Libanos grazie a “Mai morti”.
    Un aneddoto a margine dello spettacolo raccontatomi dal gestore del teatro: a causa delle precedenti irruzioni di stampo squadrista, era stata richiesta per quella occasione la presenza di un paio di esponenti delle forze dell’ordine per tutelare il corretto svolgimento della serata. Al termine del monologo, uno dei 2 poliziotti chiamati a vigilare ricevette una telefonata al cellulare: la suoneria (spudorata e inopportuna) del telefonino era *Faccetta nera*.

  22. Sussulto mnemonico (che volete, sarà l’età…): di Graziani ad Arcinazzo cantava, en passant, Fausto Amodei in questa ballata, a partire dal minuto 2:25.

  23. Uno strisciante articolo su Libero-news.it, non rende onore ai numerosi incarichi del Graziani, designandolo sbrigativamento con un “fu Ministro della difesa della Repubblica Sociale Italiana”. In compenso riporta altre chicche del sindaco di Affile:

    “”Non siamo i fascisti che vogliono celebrare un fascista perchè a noi non interessa proprio la questione politica, volevamo solo ricordare un vecchio e famoso concittadino, le critiche sono fatte dai mistificatori della realtà, Graziani fu soltanto un eroe e non un criminale di guerra. Aderì alla Repubblica Sociale perchè credeva, così, di salvare gli italiani. Adesso è facile giucare la storia e criticare la nostra scelta di dedicargli questo monumento. E’ singolare, poi, che Graziani sia giudicato un criminale per quello che ha fatto in Africa durante la colonizzazione, quando invece quello che era il suo capo, Badoglio, è considerato da tutti un eroe”.

    E riguardo al caso New York Times replica:
    “E’ solo tanta pubbilcità e non può che non farci piacere perchè qui non abbiamo solo Rodolfo Graziani, ma tante bellezze da visitare”.

    Figuriamoci: #lol

    • Di primo acchito verrebbe da usare una frase fatta, e dire che Viri si sta arrampicando sugli specchi, ma questi non sono specchi, questa è la parete nord dell’Eiger, è la parete Rupal del Nanga Parbat. Viri è un personaggio di modesta caratura che si è infilato in una faccenda molto più grande di lui, e così si arrabatta come può, mescolando accenti da Pro Loco e revisionismo storico. Risulta evidente che ha solo una superficiale cognizione di Graziani e quel che rappresenta in giro per il mondo, ha solo un’idea di massima della sua carriera deragliata e del suo cursus dishonorum, e chiaramente ignora la “leggenda abissina”. Altro che bellezze da visitare: a furia di dichiarazioni del genere, mi sa che si tira addosso le dieci piaghe… di Affile.

  24. Meanwhile, in Roma…
    https://www.contropiano.org/it/news-politica/item/11105-roma-aggressione-di-casapound

    La nuova birichinata della nota organizzazione “di promozione sociale” capitanata dal “cantautore” Iannone (tanto per restare in tema di eufemismi)…

  25. Aggiornamento. Qualcuno gli è andato a scrivere in loco delle giuste osservazioni, e guardate come ne dà notizia l’ANSA https://twitter.com/zeropregi/status/245864543606165504/photo/1/large

    • Non è che l’inizio. Mi chiedo cosa si aspettassero Viri e i suoi eroiken alleaten di Affile e dintorni. La prima volta che ho sentito parlare di quel sacrario è stata ai primi di agosto. Una collega scrittrice inoltrò la notizia via email a noi WM e a tanti altri, scrivendo più o meno: “Bisogna fare qualcosa, mettere in piedi una protesta civile, prima che la rabbia e la frustrazione di fronte a questa porcheria portino qualcuno a colpire il mausoleo con la violenza, risposta comprensibile ma che sarebbe un errore e un regalo ai fascisti.”
      A prescindere dalla sua considerazione, questa collega dava per scontato che l’edificio sarebbe diventato un bersaglio delle più diverse azioni, anche clamorose. Ed era una previsione addirittura ovvia, perché l’inaugurazione di un mausoleo per Graziani è proprio il classico episodio che fa dire a molti: “La misura è colma, abbiamo sopportato tanti obbrobri e affronti alla memoria, ma questo è davvero troppo!”

    • visto che si tratta di un cesso pubblico, suggerisco ai compagni vandali di cambiare genere di scritte, e di virare verso:
      – disegni di cazzi
      – messaggi tipo “se vuoi un pompino, telefona al ***”
      – slogan tipo “lazio merda”, o “roma merda”, a seconda dei gusti
      – poesiole tipo “viva la figa e chi e’ d’accordo metta una riga”
      – ….

  26. Intanto, il compagno Carbonio 14 sbugiarda le ricostruzioni “storiche” di fascisti e revisionisti pansisti :-D
    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/09/12/Scheletri-Medioevo-Bolognese_7463849.html

  27. Solidarietà ai tre denunciati per avere scritto la verità storica sul boia Graziani direttamente sui muri dell’edificio che ad Affile ne esalta i crimini:
    http://www.asca.it/news-Affile__ragazzi_denunciati_per_danneggiamento_sacrario_Graziani-1195892-ATT.html

  28. Il movimento antifascista romano riesce a informarsi su chi siano i tre denunciati di Affile? In loco rischiano ritorsioni…

  29. Intanto, incredibile ma vero, si risveglia il capogruppo in regione del Pd, Esterino Montino: «Prendo atto, e con piacere, che nel paese di Affile i giovani non la pensano come il Sindaco che ha voluto un sacrario per il generale fascista e repubblichino Rodolfo Graziani – ha detto Montino – Non mi pare che siamo di fronte ad atti di violenza, come dice il senatore Rampelli evidentemente d’accordo con questa opera della vergogna di cui hanno parlato i giornali di tutto il mondo oltre che quelli nazionali, ma ad una vivace e giovanile espressione di dissenso e rivendicazione dei valori della Costituzione italiana. Nulla di violento nemmeno nelle frasi scritte sul mausoleo con la bomboletta spray. Penso che nei prossimi giorni mi recherò nel paese in Provincia di Roma per incontrare i cittadini. Quei ragazzi sono una speranza , non hanno imbrattato un luogo pubblico, non hanno usato violenza verso nessuno, ma rivendicato che la Costituzione prevede il reato di apologia del fascismo. Quel mausoleo questo è».

    • Non essere ingeneroso :-) In un partito senza senso senza nerbo senza progetto senza sapore, dove l’espressione “schiena diritta” è associata unicamente allo stare sdraiati, almeno Montino su questa schifezza si è mosso ed esposto subito. E’ stato lui, tra le altre cose, a fare l’esposto alla Corte dei conti.

  30. […] Non solo abbiamo rimosso gran parte di questa storia (ben venga il finale di Bengasi a riassumerla in un’unica, potente immagine!), ma dedichiamo vie, parchi e sacrari agli sterminatori che allagarono la Libia di sangue. […]

    • Che è OT. Ti preghiamo di non lasciare commenti in un thread a casaccio, e di non usare il commentario di Giap come sostituto dell’email o di altri canali.

      • Perdonate questo OT, ma mi è parso doveroso (forse implicitamente usando un funambolismo linkato che per nulla intendeva portare ad alcunchè di fuorviante) riflettere/ricordare ” la democrazia” “la trasparenza” “i diritti civili” che non si basino su nessuna figura carismatica, retorica o centralizzata….una democrazia con verità storiche di un colore liquido di indegnità che scivola di mano in mano…

        SOLIDARIETA’ AI 3 RAGAZZI!

        Art. 11 della costituzione italiana

        L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

        • Scusa tu, sono stato un po’ brusco, ma non ho visto alcun legame cogente e evidente tra i link che proponevi e la discussione in corso. E’ vero che allargando la visuale *niente* è OT e tutto c’entra con tutto, ma cerchiamo, di volta in volta, di mantenere un focus! :-)

          • è che vi si vuole mettere a parte delle nostre epifanie… dovreste creare un thread in cui vi si cinguetta. Si pensa che qualcosa che ci illumina, preso e rimasticato dai vostri cervellucci, esca meglio di come era prima. dato che avete un flusso di mail assurdo si posta qui, dove si è certi di esser letti, al costo di esser cassati.
            chiamala condivisione dal basso.
            chiamala urgenza di condivisione dal basso.

          • Beh, “un thread dove ci si cinguetta” è il nostro profilo su Identica:
            http://identi.ca/wumingfoundt
            dove c’è anche un gruppo dedicato a Giap:
            http://identi.ca/group/giap
            Le cose estemporanee/OT è meglio metterle lì.

  31. Il sindaco di Affile (che non vuole essere ripreso) improvvisa una – confusissima – ricostruzione della vicenda di Graziani. http://www.youtube.com/watch?v=YVd46SpCRRA

    • L’ho scritto e lo ribadisco: ad Affile l’hanno presa [alla leggera e son finiti] nel cul [de sac]. Non si aspettavano un’attenzione del genere, e se all’inizio gongolavano in nome del “purché se ne parli”, ora si rendono conto che la faccenda è grossa, molto più grossa di quel che pensavano, e nessuno di loro – prima di tutto per inadeguatezza culturale, come dimostra Viri ogni volta che apre bocca – è minimamente all’altezza di gestirla. Finché rimarrà in piedi, quel sacrario porterà al paesello rogne una dopo l’altra o addirittura tutte insieme. Io sono davvero convinto che Viri di Graziani non sappia quasi nulla, e su quel piano anche molti camerati più consapevoli (militanti di Roma, ad esempio) nicchiano a soccorrerlo, perché
      1) Graziani è da sempre imbarazzante anche per la destra, pure molti di loro lo maneggiano con le pinze (quando non lo tengono proprio a distanza di pertica);
      2) per argomentare sul piano “storico” dovrebbero bypassare Viri e smentire certi suoi negazionismi, mettendolo in difficoltà.
      Quindi il “centro”destra romano (vedi Lollobrigida su Twitter) si limita a chiamare “teppista” chi fa le scritte, dice che imbrattare un’opera pubblica è incivile, ma si guarda bene dall’entrare in profondità nell’argomento e non risponde a chi ricorda i crimini di Graziani, che sono acquisiti, innegabili, pluridocumentati e da lui stesso rivendicati con tanto di firma.

  32. A livello nazionale molti ancora non lo sanno, ma a Filettino si sta avvicinando una “tempesta perfetta”, visto che alcuni nodi dell’ultimo scandalo della casta – quello che ha come protagonista Franco Fiorito detto “Er Batman” – proprio lì arrivano al pettine, nel comune che di recente si è provocatoriamente nominato “principato” e ha nominato principe l’avvocato Taormina. A Fiorito avevano anche intitolato la nuova moneta del mini-stato virtuale:
    http://www.unita.it/italia/quando-filettino-conio-la-moneta-fiorito-1.445914
    Certe cose andavano avanti da anni, ma guarda un po’, esplodono solo adesso. E’ come se alla destra del Lazio qualcuno – magari ad Addis Abeba nel ’37? – avesse fatto un malocchio che in qualche modo, oggi, colpisce passando per Affile e Filettino :-D

  33. […] invitiamo alla lettura di questo articolo di Wu Ming 1, su un ennesimo recente caso di abuso pubblico della storia […]

  34. […] scavare nella nostra cattiva memoria con il romanzo Timira, che ho appena finito di leggere, e con ampio approfondimento sul criminale di guerra Graziani (e sul suo leggendario portar sfiga a chiunque gli stesse vicino…) […]

  35. A proposito di memoria, assassini e stragi nazi-fasciste una storia del 43′ che viene da L’Aquila su 9 ragazzi che resistettero e furono catturati sui monti circostanti e fucilati. Una ricostruzione dello storico Walter Cavallieri che vale la pena diffondere 69anni dopo la strage.

    I nostri IX ventenni: Anteo, Pio, Francesco, Fernando, Berardino, Bruno, Carmine, Sante e Giorgio

  36. Lo scandalo partito da Fiorito sta sconquassando il PdL del Lazio e la giunta regionale di centrodestra. Insomma, da un mesetto a questa parte si nota un certo subbuglio a Roma e dintorni, e il raggio degli effetti si allarga… Uhm…
    Per fortuna, *noi* siamo atei e razionalisti.
    *Loro*, però, dovrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente :-D

  37. Il 23 settembre i rasta appariranno ad Affile, come sognato da Wu Ming 5!
    NON IN MIO NOME
    Federazione Assemblee Rastafari Italia, ANPI, Comunità Etiopica, Comitato Affile Antifascista, tutti uniti contro il mauseleo di Graziani.
    http://www.facebook.com/FreeForFreedom/posts/366290796783394

    • Vi prego, ditemi che ci sarà almeno un giapster, residente a Roma o dintorni, che il 23 settembre si recherà ad Affile per fare un gonzo-reportage dal sogno realizzato di Wu Ming 5: partigiani, rastafari e antifascisti uniti nella lotta.
      Manca solo qualche ex-Blissettiano per potenziare l’onda di sfiga con un bell’attacco psichico, e poi altro che le dimissioni della Polverini!

      • Il 23 settembre. Il giorno in cui nacque, nel 1923, Giorgio Marincola, partigiano e quasi rasta (in fondo sognava il ritorno in Africa).

        • Sì, infatti, se un* o più compagn*, fratelli, sorelle e quant’altro vanno ad Affile domenica, tenete conto che un reportage ipermediale (foto, audio, video, la qualunque) da pubblicare/aggregare qui su Giap sarebbe una bella ciliegina sulla torta.

  38. Nel 1941, dopo il crollo dell’impero di cartapesta di Mussolini, il negus neghesti Hailé Selassié rientrò ad Addis Abeba. La sconfitta degli italiani per mano britannica non aveva fatto che sancire una situazione di fatto: in sei anni, l’Etiopia non eravamo mai riusciti a conquistarla davvero. Erano stati sei anni di guerriglia incessante, per reprimere la quale il regime fascista aveva speso MILIARDI, mandando a scatafascio l’erario. Selassié era già rientrato nel Paese tempo prima e, con il famoso Editto di San Michele, aveva amnistiato tutti i ras e capi militari (pochi, in verità) che lo avevano tradito per collaborare con gli italiani. Al tempo stesso, aveva esortato gli Arbegnuoc a non prendersela in nessun caso con i civili italiani, a non fare rappresaglie gratuite durante l’avanzata verso la capitale.
    Ad Addis Abeba, una delle prime mosse dell’imperatore fu girare questo filmato:

    Noi siamo tutto fuorché monarchici e non abbiamo certo uno sguardo acritico sul Negus e le istituzioni dell’impero etiope, ma questa è faccenda umana prima che politica: chiunque abbia studiato quel frangente avrà riscontrato l’enorme differenza di spessore (dignità, coraggio, cultura etc.) tra gente come Selassié e Ras Immirù da una parte e gente come Graziani e Badoglio dall’altra. Guardate il video di un qualunque discorso di Mussolini, guardate la iattanza fracassona, l’ebefrenica grevità… Poi guardate questo filmato di Hailé Selassié.
    Nella storia della guerra d’Etiopia è piuttosto facile distinguere tra aggressori e aggrediti, ma è altrettanto facile distinguere i leoni tranquilli dalle pecore ruggenti.
    Per questo, anche il meno “terzomondista” e romantico degli osservatori, anche il più laico e repubblicano, vedendo il sorriso lieve con cui il Negus conclude l’allegoria del fanciullo che con la sua fionda abbatte il gigante, non può che pensare: Sì, cazzo, sì! Perché un sorriso come quello, unito alla certezza che Golia può essere abbattuto, sarà sempre la negazione attiva dei fascismi, dei colonialismi vecchi e nuovi, delle smanie imperiali. Persino – davvero paradossale! – sulle labbra di un imperatore.

  39. La cattura di Omar al-Mukhtar
    Anche guardando la foto della cattura di Omar al-Mukhtar viene istintivo fare un simile parallelo: da un lato lo sguardo fiero e l’atteggiamento dignitoso del catturato esposto in catene, dall’altro i sorrisi ottusi (per non parlare delle pance sporgenti trattenute a stento dalle divise) di chi lo esibisce come trofeo davanti all’obiettivo fotografico.

  40. Oggi, peraltro, attivisti di SEL hanno “attacchinato” sui muri del mausoleo di Affile:
    http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/09/17/foto/abbattiamo_l_apologia_del_fascismo_sel_contro_il_monumento_a_graziani-42731184/1/

  41. PIÙ VICEREALISTI DEL VICERÉ: SCAPPELLAMENTI A CENTRODESTRA SU TWITTER

    Pochi giorni fa, su Twitter – dove, dopo mesi di lontananza, abbiamo fatto un’incursione “hit and run”, per antifascismo si può fare – l’assessore regionale pidiellino Francesco Lollobrigida si inerpicava su lastre di vetro oliate per difendere il ripugnante mausoleo di Graziani.

    Suo degno compare tale Giovanni Colanera, vicesindaco di Rocca S. Stefano, che si esercitava addirittura in puerili negazionismi, chiedendo dove fossero “le fonti” che attribuiscono crimini di guerra a Graziani (sono all’Archivio centrale dello Stato, per dire il primo posto che ci viene in mente).

    Più vicerealisti del viceré, costoro arrivano a negare azioni che lo stesso Graziani rivendicava, e che ormai sono oggetto di ricostruzione anche da parte dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito.

    Mentre le sparava un po’ a casaccio, Lollobrigida ingenerava in noi un sospetto; forse ha scambiato “Topolino in Abissinia”, disco italiano di propaganda fascista e razzista, per un cartone animato americano di condanna del fascismo, o qualcosa del genere:

    Soprattutto, Lollobrigida se l’è presa molto per il fatto che abbiamo rivangato la storia della “maledizione abissina”:

    Soffermiamoci sulla nostra esortazione, a chiusura dello scambio: sì, dovrebbero preoccuparsi, *loro*. Perché tutto questo avviene durante il più scombussolante scandalo che il centrodestra del Lazio abbia mai conosciuto, con la giunta regionale che barcolla, la Polverini che si mette la faccia tra le mani:

    …E tutti che prendono le distanze da Francone “Er Batman” Fiorito, uno che era talmente riverito che poco tempo fa gli avevano dedicato una farsesca moneta locale, il Fiorito.

    “Locale” di dove?
    Ma di Filettino, ovviamente. Il più antico borgo di Grazianilandia. Che un anno fa, provocatoriamente, si è dichiarato “indipendente” dall’Italia e si è scelto come “principe reggente”… Carlo Taormina, che infatti è l’avvocato difensore di Fiorito.

    La situazione sta precipitando e, guarda il caos, ha iniziato a precipitare nell’ultimo mese. Vorrà dire qualcosa?

    Quando l’Italia invase la Libia nel 1911, uno degli slogan era: “Faremo di quel deserto un giardino fiorito”.
    Oggidì, *se fossimo superstiziosi*, diremmo che la maledizione post-coloniale resuscitata dalla giunta di Affile sta facendo del giardino di Fiorito un autentico deserto.
    Per fortuna nostra, la superstizione non è cosa che ci riguardi.
    Però consigliamo ai superstiziosi di stare all’occhio :-)

    • Funzionare funziona eh.
      Dopo la buca che stava per inghiottirsi La Mussolini c’è ancora chi dubita?

      http://www.romah24.it/incidente-per-la-mussolini-quasi-sprofonda-con-lauto-in-una-voragine-a-villa-torlonia/

      Ora si tratta di capire dov’è il potenziometro della sfiga e metterlo a fondo corsa.

      • Il potenziometro della sfiga è ad Affile. Più attenzione si attira sul sacrario, più se ne parla, più iniziative si fanno in loco (scritte, attacchinaggi, e domenica c’è il presidio di etiopi, rastafari e antifascisti), ovvero più incomodo si causa all’amministrazione locale, e più il monolite si carica e carica e carica, irradiando una iazza sempre più spaventosa.
        Iazza che va a colpire sempre più inesorabilmente:

        – la parte politica che ha voluto o assecondato il sacrario;
        – chiunque entro i confini del Lazio abbia difeso tale scempio e/o abbia insultato chi lo contesta;
        – i poteri locali (comunali, provinciali, regionali) implicati nella vicenda, anche solo per le incaute e infauste esternazioni di un loro rappresentante di spicco;
        – la destra dei luoghi del Lazio simbolicamente/affettivamente legati a Graziani: Filettino, Affile e Arcinazzo.

        Naturalmente, noi illuministi non crediamo a niente di quanto appena detto, ma direi che, per stare dalla parte del sicuro, dovremmo dare la massima visibilità possibile a questo thread e a tutte le iniziative contro l’ignobile mausoleo :-D

        • E vedrete che presto il collegamento tra il caso #Fiorito e l’ #effettograziani si farà esplicito. A parte avere nome e faccia sulla banconota farlocca del comune che ha un parco intitolato a Graziani, che già basterebbe a reincarnarsi nel parafulmine in cima all’obelisco di Axum, sicuramente Fiorito avrà partecipato a qualche commemorazione di Graziani, o avrà collaborato con il sindaco di Affile, qualcosa del genere :-)

        • chiedo a chi ne sa piu’ di me: e’ possibile che un’ azione telepatica di potenziamento possa poi generare un campo di sfiga che si propaghi anche fuori dai confini del lazio?

    • Secondo me con la deriva fascista di questi tempi c’è molto molto bisogno delle vostre incursioni anche mica solo “hit and run”… (sì sì lo so, già spiegato, già detto… io ci provo sempre :-D)

  42. Grandioso! Questo commento meritava un post a sé stante…

  43. Prima o poi bisognerà esporre nel dettaglio le tattiche usate da fasci e reazionari vari per “presidiare” e rendere intoccabili pagine della Wikipedia italiana dove si ridimensionano (o negano) i crimini del fascismo e, più o meno sottilmente, si rivaluta quest’ultimo. Esplorate un po’ le pagine dedicate a gerarchi vari, al colonialismo italiano, alla questione triestina etc.
    Io per ora linko due discussioni emblematiche, quella sulla voce “Rodolfo Graziani” e quella sulla Guerra d’Etiopia.

    E poi, guardate la differenza tra la voce inglese sul TIGR (organizzazione clandestina dell’antifascismo sloveno tra anni ’20 e ’30) e la corrispettiva voce italiana. In quest’ultima, il TIGR è un gruppo di terroristi, nella prima è un gruppo di antifascisti (ma un IP di Trieste continua a sostituire “antifascist” con “anti-italian”).

    Sulla Wikipedia italiana, molte pagine dedicate ai conflitti del Novecento dalla Marcia su Roma al 25 Aprile sono usate a scopo di propaganda revisionista e destrorsa. Tempo fa, su un forum triestino, un utente spiegava “a volo d’uccello” in che modo operano questi wikifascisti, riporto quell’intervento (che chiaramente era in triestino):

    —-

    No solo wikipedia italiana, i ga conquistà anche certe pagine de quella inglese. No xe troppo dificile, certi tipi X Y se conquista autorevolezza in certi campi enciclopedici che no c’entra con la politica.

    Diventadi “Admin”, i crea delle pagine de Wikipedia dove praticamente i fa quel che i vol, perchè no i ga nissun giudice sora de lòri e per i argomenti controversi i se rimetti all’assemblea dei Admin, cioè i suoi amici. Se diventa Admin per acclamazion.

    Le regole de Wikipedia prevedi che le informazioni storiche devi aver delle citazioni, e lori i le metti. Decine e decine de citazioni, de libri che no i ga mai letto e addirittura inventandose robe che i autori no gaveva mai scritto. Tanto, chi va a farse el giro delle biblioteche.

    Inveze ghe xe più dificile assumer el controllo de pagine creade da altri, magari che xe in linea da alcuni anni. Uno dei più famosi, un certo Mastrangelo che ga messo su una rivista de sedicente “Storia” e che ga pubblicà libri sul fassismo e sul Duce che nissun compra, con finanziamenti erogadi dal sottobosco squadrista dei ultimi governi Berlusconi, el iera stà cazzà fora da Wikipedia per averle sparade troppo grosse. E apriti Cielo, dalla sua rivista el scrivi che Wikipedia saria “comunista”.

    Tra i vari trucchi, xe quel de corregger pagine tramite utenti non registradi; spesso i trova pagine “sguarnide” o con Admin no troppo efficienti, e i riva a inquinar le pagine e far trolling nelle “discussioni”.

    I accedi a Wikipedia via Proxy, con numeri IP diversi per no farse trapàr. Ma i nick, gira e rigira xe sempre i stessi, come el lessico personale. E ogni tanto se riva a traparli fora de wikipedia, nei loro siti e blog fassistoni.

    Dove i se esprimi con ben altro linguaggio, certi incita all’odio etnico e ovviamente i dopra l’agomento “foibe” per reclutàr giovanissimi sdegnài, per l’estrema destra.

    In certi casi parti vere e proprie guerre informatiche, me ricodo una su certe pagine de Wikipedia inglese dove i iera stài butài tuti fòra, da un gruppo de appassionai croati che iera rivài a dimostrar che iera sempre i stessi utenti a romper le balle, con identità diverse. No me ricordo de preciso i argomenti ma xe sempre i stessi.

    Se volè capir qualcossa de più, clicchè in alto a destra de una pagina de wikipedia italiana sospetta, su “cronologia”. Là trovè tutte le correzioni della pagina, fatte da chi, come e quando.

    E vederè che i utenti xe sempre i stessi. Qualchidun metti nome e cognome, i altri solo el nik ma se vedi le pagine dove che i scrivi, che xe sempre le stesse.

    […]

    Zerchite le pagine de wikipedia italiana su Trieste, Franz Josef, Istria e Dalmazia; ma anche foibe, slavi, solite robe. Attenzion che no tutte la pagine xe infestade ma quasi tutte.

    Fa attenzion ai falsi storici più evidenti.

    Clicca sul tasto in alto a destra della pagina Wikipedia “cronologia”.

    Xe un poco laborioso, ma con un poca de pratica te riverà presto a individuar chi e quando ga fato la zonta o la modifica del falso storico con data ed ora.

    Ciolte nota del nik, clicchighe sora e varda se l’autor fornissi qualche notizia de sè stesso, se per caso el partecipa al “Progetto Istria e Dalmazia” de Wikipedia ‘taliana o qualcossa de simile.

    Se no xe el nick e xe solo un IP, no te pol far granchè salvo notarte la radice del numero IP, te pol risalir all’ultimo blocco de 256 numeri de l’Adsl de qualche Provider.

    Individuài i falsi storici, fa una ricerca con google sempre su Wikipedia italiana per veder le altre pagine dove te li pol trovar.

    Ripeti el controllo sulla “cronologia” delle pagine, te vederà che spesso, se tratta de spam in brevi archi temporali; i autori infesta gruppi de pagine sempre col stesso cut & past a distanza de pochi minuti, ore o de qualche giorno.

    Se te vol, prova a cenisr i nick dei autori; xe gruppi ristretti che collabora.

    Dopo, zerca sempre le stesse frasi fora de Wilkipedia, te troverà siti, forum e blog nazionalisti e neo fassisti. Ma te troverà anche i blog de qualche quotidiano o de posti come Bora.la.

    No se sbaglia, nissun riscrivi i interventi, xe tutto un copia e incolla e te li bechi anche per la punteggiatura.

    A volte te pol trovar el stesso intervento con nick diversi in loghi diversi. Tien presente el lessico, poca gente xe in grado de cambiarlo a piacimento.

    E po’ da cosa nasce cosa, te vederà che se te gaverà tempo de far ste piccole investigazioni informatiche, te troverà un sacco de roba. Ma ciolte anche un tranquillante, a volte le incazzature che se ciapa a far ste ricerche, xe notevoli.

    • Ecco, se c’è qualche volonteroso/a disposto a formare una task-force che faccia inchiesta, perlustrando ogni tanto quei meandri (cronologie e discussioni delle voci storiche più inficiate e infingarde) e annotandosi strategie, retoriche, frottole e mezzucci… Potrebbe formarsi un gruppo di lavoro che, con calma e gesso, lavori a un testo collettivo, come è già successo con il post “Futuro anteriore”.

      • Penso sia importante lavorare d’inchiesta sulle pagine di wikipedia – più inficiate e infingarde :) – visto che wikipedia fra gli internauti, soprattutto quelli meno attenti, si è guadagnata lo statuto di “fonte oggettiva e affidabile”… e penso si possa supporre che le stesse retoriche atte a inserire elementi di una narrazione revisionista su wikipedia siano molto simili a quelle che inquinano tutto il dibattito pubblico, quindi smascherate per smascherate si raggiungerebbe un importante risultato.

        Aggiungo che varrebbe la pena anche porre attenzione ai “monumenti ai caduti” che sono sulle piazze delle nostre città/paesi, capita che fra un alpino crepato in Russia e un partigiano si ricordi anche qualche fascista locale ammazzato in una delle italiche guerre italiche… spesso semplicemente non ci si bada, ma capita. In questo caso ognuno dovrebbe fare il suo…

      • Lavoro necessario, anche se “a volte le incazzature che se ciapa a far ste ricerche, xe notevoli” : )
        Se posso dare il mio contributo, la materia mi pare bollente e volentieri mi rendo disponibile…
        Chiaro che la questione sull’attendibilità di wikipedia circa informazioni storiche é solo la punta dell’iceberg rispetto a una deformazione mnemonica che in Italia la destra porta avanti con tutti i mezzi da decenni, ma é interessante capire appunto come questo (vecchio) negazionismo si applichi alle nuove tecnologie.
        P.S. Da wikipedia Italia, alla voce su Rodolfo Graziani, l’ultima riga (sulla questione del mausoleo) rimanda proprio qui su Giap: “Mentre in Italia sono state sollevate tiepide polemiche riguardo allo sperpero di fondi pubblici, nel resto del mondo ha fatto scalpore la riabilitazione di Graziani [38][39]”. La nota 39, appunto, si riferisce a questo post…

        • La nota 39 è stata rimossa. Leggi nella “Discussione” il motivo per cui è stata rimossa (insieme al link a una lettera aperta di Umberto Lorenzoni dell’ANPI), poi clicca sul nome di chi l’ha rimossa e leggi *bene* il suo profilo, senza farti ingannare dalla citazione da Brecht proprio in cima. Mi sa che il nostro amico triestino ha davvero fotografato la dinamica con grande accuratezza…

          • Visto : (
            Ammazza che curriculum! Chiede di rimuovere la pagina su Claudia Cernigoi perché “non attendibile” (parliamo di foibe…), inizia un flame sulla pagina di Giorgio Almirante, viene definito “vandalo neofascista” da altri utenti, rimuove il link a Giap perché i Wu Ming non sono autorevoli cosi’ come la lettera dell’Anpi ecc ecc…Si’, l’amico triestino ci ha visto benissimo.
            Per inciso la discussione procede, un utente sta difendendo l’utilità del link a Giap, ma non mi pare il caso di fare la radiocronaca della faccenda, la discussione é già stata linkata…

            • A proposito di Claudia Cernigoi, è interessante la discussione sulla sua rimozione dalla voce sulla Decima MAS: “Il palazzo” fa notare che è perplesso in quanto «abbiamo largo spazio (sic) alla Cernigoi in altre voci» e “Jose Antonio” risponde «Favorevole alla rimozione della Cernigoi in questa voce. Per le altre valutare». Claudia Cernigoi è, inoltre, citata come “negazionista” delle foibe (qui ritroviamo Theirrulez, scatenato dopo che alcuni utenti fanno notare che il paragrafo sulle foibe è stato inserito per «pareggiare i conti»).

              • Molto interessante il paragrafo su Claudia Cernigoi attualmente presente nella voce “Negazionismo”, perché è un esempio di come questi usano il linguaggio per camuffare il POV, nasconderlo dietro una parvenza di oggettività: notate i verbi usati per Cernigoi, che “fornisce un’interpretazione”, “definisce”, “ripropone”. Rustia invece (storico di destra) “contesta alla radice”, “dà smentita” e “dimostra” che “non sussistono” le ipotesi altrui.
                Ovviamente, il paragrafo è crivellato di note in modo da sembrare “scientifico”, però le note sono solo rimandi ai libri di Rustia, Pupo e Spazzali, consistenti nei soli titoli, zero citazioni virgolettate, e nemmeno il benché minimo esempio o compendio di quelle tesi. Una nota è addirittura ridicola perché c’è scritto solo: “In uno studio del 2003”. Vattelapesca di quale studio si tratti, ammesso che esista. Nessuna nota fornisce il minimo elemento a supporto del fatto che Rustia abbia “smentito” e “dimostrato”, conclusione soggettiva che siamo spinti a prendere per buona sulla fiducia. Ecco qui sotto il testo:

                Nel 1997, la pubblicista italiana Claudia Cernigoi fornì un’interpretazione dell’intero processo di presa di coscienza storiografica sviluppatosi in Italia nel corso degli anni novanta sugli eventi concernenti i massacri delle Foibe, definendolo come il frutto diretto della cosiddetta «propaganda nazifascista», teso a riproporre un «neoirredentismo» italiano.[28] Uno degli scopi dichiarati dall’autrice nel suo volume, dove il numero degli infoibati viene ridotto a “poche centinaia”, è quello di «liberare finalmente anche gli Sloveni e la sinistra tutta da quel senso di colpa che si portano dietro come “infoibatori”».[29] Il testo provocò moltissime polemiche, tanto che un ricercatore vicino alle associazioni degli esuli istriani, Giorgio Rustia, pubblicò nel 2000 un saggio fortemente critico delle metodiche di studio della Cernigoi[30]. Rustia contestò alla radice l’intera impostazione del saggio della Cernigoi, in primis dando smentita del numero delle vittime proposto dalla Cernigoi[31] e inoltre ricostruendo la storia personale di alcuni degli infoibati per dimostrare che non sussistevano le ipotesi accusatorie a giustificazione del loro infoibamento. Gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali[32] hanno indicato quindi la Cernigoi come una negazionista delle foibe,[33] scatenando una dura reazione da parte della giornalista triestina. Altri autori oltre Claudia Cernigoi sono considerati negazionisti dal mainstream storiografico italiano Sandi Volk ed Alessandra Kersevan, come rilevato dalla stessa Cernigoi[34].

            • e’ interessnte anche questo. theirrulez, jose antonio, il palazzo, e anche mastrangelo di cui parlava il tipo di trieste, li ritroviamo tutti quanti qua:

              http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Battaglia_di_Tarnova&offset=&limit=500&action=history

              si tratta della voce sulla cosiddetta “battaglia di tarnova”. tarnova (italianizzazione di trnovo) e’ un vilaggio sulle montagne sopra gorizia.

              nel gennaio del ’45 a trnovo quelli della x mas, insieme ai tedeschi, si presero una rata dai partigiani sloveni della “kosovel” e italiani della “triestina”. nell’ economia della guerrilla partigiana, la battaglia di trnovo fu solo una delle azioni che portarono alla liberazione di gorizia nel maggio ’45. invece quella battaglia e’ diventata un caposaldo della memorialistica repubblichina, che la presenta come battaglia a difesa dell’ italianita’ di gorizia (tesi curiosa, visto che nel settembre del ’43 gorizia era stata annessa direttamente al III reich).

              dalla cronologia delle modifiche si vede che la pagina e’ stata blindata fin da subito, e che la maggior parte delle schermaglie hanno riguardato l’ attribuzione della vittoria ai partigiani.

            • p.s. per farsi venire l’ ulcera.

              questi qua invece sono stati piu’ grezzi, e sono intervenuti direttamente sul monumento ai partigiani di trnovo:

              http://www.mladina.si/96789/spostuj-vse-mrtve/

          • Interessanti sviluppi dietro le quinte della voce “Rodolfo Graziani”. Praticamente, questo José Antonio si muove così: rimuove senza discussione qualunque informazione – anche documentata, pluri-riscontrata e acquisita dalla storiografia – sui crimini di Graziani, dopodiché, se e quando viene contestato, cerca di bollare come POV [non neutrale] qualunque aggiunta non autorizzata da lui e minaccia di bloccare la pagina. Forte di una presenza praticamente “around the clock” (è sempre lì a presidiare), ostacola il miglioramento della pagina e la correzione delle parti più o meno subdolamente agiografiche.

          • Ad ogni modo, la cosa che funziona di più è la maieutica. Quando si hanno due minuti due di tempo, “pungolare” il blindatore di turno nelle discussioni e facendo modifiche puntuali, in modo che si scopra di più, il suo gioco diventi meno sottile e più vistoso, e almeno qualche rospo sia costretto a ingoiarselo, almeno per il momento, consapevole che se tira troppo la corda si espone e manda tutto a puttane. Con costui sembra avere funzionato: incantonato da due-tre persone diverse, si è messo a cancellare e minacciare blocchi, quindi è intervenuto un admin che ha referenziato l’aggiunta all’incipit su Graziani, rendendo inequivoco che doveva restare.

        • un altro campo di battaglia, dale mie parti, e’ quello della toponomastica (meno importante della storia, ma comunque importante).
          le localita’ della slovenia che tra il ’18 e il ’43 facevano parte del regno d’ italia e il cui nome era stato italianizzato, vengono sempre citate col nome italianizzato. sulla wiki italiana questo e’ un dato ormai consolidato. ora le schermaglie si sono spostate anche sulla wiki in inglese.

          un esempio: il villaggio di rut, italianizzato in “rutte”. dalla cronologia si vede che “italianized in rutte” e’ stato piu’ volte sostituito con “italian: rutte”.

          http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Rut,_Tolmin&diff=503763624&oldid=458993722

      • Intanto, siccome il modo più semplice per presidiare è arrivare primi, io lo scorso anno avevo studiato e scritto http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Anti – che non è più stata modificata. Gli intellettuali forse sono meno attraenti per i nostalgici o forse più semplicemente vengono santificati in modo più consono alla loro levatura, come Anti stesso.

    • Forza, volontari! Si tratta di formare un gruppo di lavoro/inchiesta sui neofascisti che “blindano” Wikipedia IT. Più si è, meno fatica si fa. Non è un lavoro da fare in fretta e furia: si tratta di cercare su Wikipedia e raccogliere esempi di apologie di fascismo e revisioni storiche a cazzo, vedere chi ne è responsabile, dare un’occhiata alle discussioni sulle voci (spesso sono molto più interessanti delle voci stesse), vedere quali alleanze e collaborazioni ci sono tra i diversi “blindatori” che usano Wikipedia per celebrare la carriera di aguzzini e stragisti e propagandare sotto enciclopediche e “neutre” spoglie – perché se lo facessero troppo esplicitamente sarebbero bannati – nazionalismo, sciovinismo, odio razziale etc. Le forme, gli spazi e gli strumenti per interagire, discutere, condividere, produrre sintesi si trovano senza problemi (mailing list, blog o forum con password, google drive, dropbox etc.)

    • “Fascisti su Wiki” (invece che su Marte) sarebbe un ottimo tema da discutere alla convention su “Saperi, Poteri e Mediattivismi” di Bologna a cui sarà presente anche un rappresentante di Wikimedia Italia.
      ***
      Purtroppo questi episodi non fanno che accrescere lo scetticismo del cittadino mediamente critico ma informaticamente inesperto che sapendo poco e nulla di copyleft, pagine wiki, scritture collettive e dinamiche di rete, liquida il tutto con un semplice:”Vabbè ma Wikipedia non è affidabile”.
      ***
      Domanda: questi cyber-fasci ci sono sempre stati o è un fenomeno degli ultimi 5-6 anni (magari collegato con l’ascesa dei social)? Perchè io ho sempre pensato che a certi livelli di “sbattimento gratuito” (aggiornare wiki, sharare file, tradurre testi ecc.) ci fosse un sottobosco di attivisti tendenzialmente progressisti, mentre i fasci, avvezzi alle dinamiche di tastiera, preferissero il buon vecchio casco&cinta.

      PS: la testimonianza wiki in triestino fa troppo ridere! :-D

    • un’altra voce da tenere d’occhio (sebbene almeno sia esplicitamente marchiata come non-neutrale…) è : http://it.wikipedia.org/wiki/Crimini_di_guerra_italiani

      Qua è là nel testo ci sono già segnalate alcune affermazioni più o meno vagamente revisioniste o negazioniste, ma la loro cancellazione va motivata e difesa nella discussione (che c’è ed è molto interessante, di nuovo…). Quindi… diamoci dentro ;)

    • Ed ecco il solito José Antonio intento a “blindare” la voce “Pietro Badoglio”, in questo caso con notevole sprezzo del ridicolo.
      Praticamente un troll di destra che su Wikipedia si è impadronito di un’intera tematica.

    • Segnalo che anche nella voce “Guerra d’Etiopia”, come già in quella “Rodolfo Graziani”, gli utenti stanno facendo grossi passi avanti, soprattutto nella sezione sull’utilizzo dei gas:
      http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Guerra_d%27Etiopia
      E anche nella voce “TIGR”, come segnalato da Tuco, inizia a muoversi qualcosa.
      Tutto questo è avvenuto negli ultimi giorni, e proprio in voci che avevamo segnalato e discusso qui.

      Intanto: ultima chiamata, c’è già un bel gruppo di volontari per l’inchiesta sulle retoriche del revisionismo storiografico nelle voci e discussioni di Wikipedia IT. Chi vuole unirsi al gruppo si segni qui sotto, grazie.

  44. Aggiungerei alla bibliografia il numero della rivista Zapruder sul colonialismo italiano, una lettura illuminante. Il 23esimo numero: http://www.storieinmovimento.org/index.php?sezione=1&sottosez=num23
    (alcuni articoli sono on line, per gli altri su cartaceo ci si vede in biblioteca)

    Per chi non l’avesse mai letta: Zapruder è una rivista di storia fatta da accademici – in genere giovani e precari – di assoluto valore. Nasce da un’assemblea dopo i fatti di Genova.

  45. Altro esempio. Nella discussione sulla voce “Resistenza italiana” (http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Resistenza_italiana) un troll che si fa chiamare “Ex alto fulgor” é stato bloccato perché continuava a sostenere che la voce fosse inesatta: si sarebbe trattato di una guerra di “occupazione” (da parte dei partigiani, che lui chiama “ribelli”) e non di liberazione, dato che in Italia l’unico governo riconosciuto era la RSI, e che semmai era la Wermacht a liberare le città europee dalla democrazia ecc. ecc.
    Lui é stato cassato, qualcuno vigila, ma il lavoro da fare é parecchio…

  46. nella discussione sul tigr, di cui parlava wm1 qua sopra, c’e’ questo AleR che ha cassato tutti i rifermenti alle ricerche storiche pubblicate in lingua slovena.

    “Sono passati 20 giorni ed ancora non cè stato nessun chiarimento sulle fonti, molte risultano non esistenti e quelli di cui ho trovato traccia sono testi di nicchia pubblicati esclusivamente in lingua slovena irreperibili.”

    http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:TIGR

    • alcuni giorni fa qualcuno ha corretto la pagina italiana sul tigr, scrivendo giustamente “anti-fascist” al posto di “anti-italian”. prontamente tale “theirrulez” ha ripristinato “anti-italian”.

      questo e’ il profilo di “theirrulez”

      http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Theirrulez

      • e qui c’e’ “theirrulez” impegnato nella discussione sulla voce “casa pound”

        http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:CasaPound

        • discussione in cui compare anche jose antonio di cui sopra.

          • E un tizio descrive alla perfezione il meccanismo, che vale anche per le pagine storiche di cui stiamo discutendo:

            “Questa voce appare come una vetrina di propaganda di casapound, che nemmeno il loro sito li presenta così bene, e scorrendo un po’ le discussioni si capisce anche perchè: sempre 2 o 3 soggetti che utilizzano la parolina magica POV per dire che non si può modificare niente, se non a favore dell’associazione. due volte ho provato a fare modifiche, e in entrambi i casi, con la scusa del POV, è stato cancellato tutto. adesso mi si contesta che degli studenti accoltellati sono un fatto secondario, oppure non enciclopedico, oppure ancora, non avendo altri argomenti (tipo “è un POV!!”), si afferma che avrei falsificato la fonte…”

          • Qui li vediamo al lavoro entrambi; è una discussione a proposito di… una battuta di dialogo tratta da un film a cartoni animati di Miyazaki. E’ istruttivo vedere come questi signori siano molto attenti e attivi nella loro opera di vigilanza e repressione dell’antifascismo, non solo in ambito storico ma in tutta la sfera culturale, inclusi i manga giapponesi:

            http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Porco_Rosso#Citazione_inopportuna.3F

            • Questo è un caso in cui si è riusciti a bloccarli, siete stati pronti, documentati e lucidi. In pagine che sono fuori dal loro solito “range” (foibe, squadrismo, miliziani, guerre coloniali, Salò, neofascisti etc.) trovano più facilmente persone che “presidiano” nel senso buono del termine, cioè intervengono contro abusi e scoraggiano ulteriori tracotanze.

        • Ehm…

          questo è l’elenco di tutte le discussioni in cui Theirrulez è stato attivo:

          http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Theirrulez

          L’utente ha ricevuto la “stella al merito” (?!) di wikipedia “per il costante contributo in generale e per il lavoro attorno alle Forze armate italiane cobelligeranti e alla Guerra di liberazione italiana”.

          Mi sa che qui c’è da fare parecchio lavoro…

          • Dire che un “giro” di estrema destra tiene in ostaggio numerose voci di Wikipedia IT ad alcuni suonerà esagerato, anche perché Wikipedia ha meccanismi di autodifesa che, una volta sollecitati, funzionano (non sempre, ma abbastanza spesso). C’è chi, se allertato, argina almeno le prepotenze più eclatanti. Di sicuro, neofascisti e nostalgici delle colonie si sono ben incistati nel corpo dell’enciclopedia, con un presidio quotidiano che dura da anni, “soft trolling” nelle discussioni, abbondanza di espedienti retorici e argomentazioni speciose, la definizione di “POV” usata arbitrariamente come passepartout per la censura etc. Questo lavorìo è stato a lungo “sottotraccia”, poco o niente visibile, complice la mancata vigilanza di tutti noi. Segnalare quel che sta avvenendo, invitare a leggere sempre discussioni e cronologie delle voci che ci suonano “strane”, questi sono già i primi, stentati passi verso un’attività di inchiesta.

  47. Avessimo esportato questo allora: http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2012/09/19/news/intv_pileggi-42833230/?ref=HRERO-1
    ci risparmiavano gas, omicidi di massa e Graziani era solo il centravanti del Toro.

  48. Trasmissione di Radio Onda Rossa dedicata al Comitato Affile Antifascista:
    http://www.ondarossa.info/newsredazione/quel-monumento-non-deve-restare-si-anima-laffile-antifascista

  49. Gira voce che #Polverini stia per dimettersi. #effettograziani in aumento costante! Che il potenziometro della sfiga stia al sacrario di Affile ormai non c’è dubbio.

  50. Italian Fascist War Crimes in Ethiopia: A History of Their Discussion, from the League of Nations to the United Nations (1936-1949) – PDF – di Richard Pankhurst, uno dei massimi esperti mondiali di storia dell’Etiopia

  51. la butto la’: questa faccenda dei “fascisti su wiki” non potrebbe essere un buon tema per una tesi di laurea, o di dottorato?

  52. Post puntuale e preciso. Ho studiato queste cose per l’università (e per interesse personale), mi sono letto tutto Del Boca (e pure tutto De Felice).
    Manca forse un’analisi del perché personaggi come Graziani (o Roatta, responsabile primo dei massacri in Jugoslavia con la famosa Circolare 3C) siano potuti morire nei loro letti, e dunque un’analisi che afferisca alla completa e totale rimozione della memoria storica delle occupazioni in Libia, Africa Orientale (e non solo Etiopia) e Jugoslavia.
    Manca anche una puntualizzazione, non secondaria secondo me: in realtà l’armamentario propagandistico del fascismo in tema di colonialismo veniva dritto dritto dall’Italia liberale e fu utilizzato da quella repubblicana nell’immediato dopoguerra per riottenere almeno la Tripolitania.
    I massacri di Graziani (e Badoglio) prima in Libia e poi in Etiopia erano già iniziati nel 1911.
    E questo peggiora ulteriormente le cose…

    • E’ vero, nel post dovevo mantenere un focus su Graziani e non ho potuto estendere e approfondire ogni aspetto, per il momento ho demandato un po’ di compiti alla “Bibliografia ragionata”. Ma abbi fede: altri articoli (e libri) seguiranno :-) Sulla continuità di certe retoriche razziste e coloniali tra Risorgimento, Italia liberale, Italia fascista e Italia repubblicana abbiamo iniziato a dire un po’ di cose nei due interventi linkati a fine post, “Patria e morte” e “Tripoli, suol del dolore”.

      • Si, chiaramente il post richiedeva il focus su Graziani. Volevo solo contribuire per indicare alcuni percorsi di dibattito da approfondire anche con un altro post.
        Ad ogni modo alla bibliografia si potrebbe aggiungere Oltremare di Nicola Labanca, sintesi secondo me ben fatta, che introduce anche al tema della continuità di retoriche del colonialismo italiano.

  53. Fascisti su Wiki. Sto preparando una mail, nei prox giorni la invierò a tutti quelli che, intervenendo in questo thread, hanno linkato e commentato esempi di blindatura, soft trolling, censura etc. Finora sono 11 persone, e spero se ne aggiungano altre. Nella mail proporrò alcuni spunti per avviare un lavoro meno episodico e il più possibile collettivo. Come detto sopra, più si è e meno si fatica, visto che per ora si tratta di raccogliere e catalogare esempi, seguire le mosse dei (e collaborazioni tra i) “blindatori” etc. Si tratterebbe di mettere insieme – con calma e gesso – un “libro bianco” sulle retoriche e gli stratagemmi usati nel tentativo di trasformare Wikipedia Italia in una sorta di “Web.Cul.Pop.”, una macchina di propaganda neofascista, anti-antifascista, revisionista. Poi, se nel mentre si riesce anche a intervenire e/o sollecitare interventi, e a sbloccare qualche situazione, sarebbe ancor meglio. Magari esercitando un po’ di “maieutica”, per attirare allo scoperto qualche lercio pesce di fondale.

    P.S. Ripropongo anche qui – a scanso di equivoci – quanto scritto in un altro commento, perché ritengo quella precisazione importante ma era nel viluppo di un sotto-thread e quindi meno visibile:

    Dire che un “giro” di estrema destra tiene in ostaggio numerose voci di Wikipedia IT ad alcuni suonerà esagerato, anche perché Wikipedia ha meccanismi di autodifesa che, una volta sollecitati, funzionano (non sempre, ma abbastanza spesso). C’è chi, se allertato, argina almeno le prepotenze più eclatanti. Di sicuro, neofascisti e nostalgici delle colonie si sono ben incistati nel corpo dell’enciclopedia, con un presidio quotidiano che dura da anni, “soft trolling” nelle discussioni, abbondanza di espedienti retorici e argomentazioni speciose, la definizione di “POV” usata arbitrariamente come passepartout per la censura etc. Questo lavorìo è stato a lungo “sottotraccia”, poco o niente visibile, complice la mancata vigilanza di tutti noi. Segnalare quel che sta avvenendo, invitare a leggere sempre discussioni e cronologie delle voci che ci suonano “strane”, questi sono già i primi, stentati passi verso un’attività di inchiesta.

    • Anche a mio avviso è necessaria una presenza militante e organizzata su Wikipedia. L’ultima infamia alla quale ho assistito attonito è stata la cancellazione della voce relativa a Davide Cesare “Dax”, ucciso dai fascisti a Milano. La cosa fu giustificata in maniera assolutamente ridicola, qui potete leggere da voi le motivazioni…
      http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Davide_Cesare

      • Vergognoso oltre ogni limite. L’ennesimo insulto a Dax e a tutte le vittime del nuovo squadrismo. E l’hai visto il profilo di chi ha proposto e ottenuto la cancellazione? Per carità, il motivo non era mica politico… Era solo questione di “non-enciclopedicità”…

        • Qui la lista sulle voci storiche che la stessa Wikipedia ritiene “non neutrali”:
          http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Voci_non_neutrali_-_storia
          Va da sé che il vero marciume va stanato proprio dove invece l’utente medio crede di confrontarsi con voci equilibrate e “oggettive”…

        • Scusate se mi intrometto, ma dai commenti forse non avete ben chiaro come funzionano le cancellazioni su it.wikipedia. In pratica e con qualche semplificazione:
          1)un utente(che deve avere alcuni requisiti, ovvero almeno 50 modifiche 60gg. prima della procedura, per evitare il proliferare di account multipli) apre la proposta e scrive le sue motivazioni. Se entro una settimana nessuno apre ufficialmente una discussione in merito(lo può fare chiunque abbia i requisiti di cui sopra), la voce si cancella, come è avvenuto in questo caso.
          2)Se qualcuno apre la discussione, si cerca un accordo discutendo la rilevanza del soggetto della voce
          3)Se non basta neanche questo, si apre una votazione e se almeno 2/3 votano per la cancellazione, si cancella.

          Ora, dato che nella voce in questione ci si è fermati alla prima fase perché la cosa è stata ignorata, mi sembra poco opportuno prendersela con l’utente, anche perché quelli che bazzicano le cancellazioni sono tanti, e se non se ne sono curati evidentemente la voce era probabilmente abbastanza messa male da non fare capire l’importanza del soggetto, o più probabilmente nessuno ha pensato che fosse il caso di tenere la pagina.

          Voglio comunque precisare che non ho intenzione di convincervi che l’utente in questione è un santo: non lo conosco e la pagina utente mi sembra troppo poco per giudicarlo. Comunque, se anche fosse di scarsa neutralità, a causa dell’indifferenza sotto la quale è passata la procedura(se a torto o ragione non so dirlo) la responsabilità sarebbe un po’ di tutti. Volevo solo spiegarvi come stanno le cose, anche perché una conoscenza almeno basilare delle procedure di wikipedia mi sembra il minimo per i vostri scopi.

          • Ciao sEdivad,
            che “la responsabilità [è] un po’ di tutti” è la premessa di tutto il discorso, io ho scritto “mancata vigilanza di noi tutti”, ho anche ricopiato quella precisazione in una parte più visibile del thread. E’ chiaro che se questi possono far passare certi orrori come quelli linkati in questi giorni e altri rintracciabili seguendo le discussioni su WP, è perché altri (troppi altri) hanno/abbiamo disertato quel terreno, o lo hanno/abbiamo praticato in modo troppo episodico e noncurante.

            Riguardo al caso specifico, la pagina potrà anche essere stata malmessa, lacunosa, POV, quel che si vuole, ma se nel proporne la cancellazione si sostiene che il caso stesso di Davide Cesare non merita menzione in un’enciclopedia, l’iniziativa a me sembra in tutto e per tutto ideologica.

            Su Wikipedia ci sono voci su casi di cronaca ben meno rilevanti, per le quali non è stata proposta la cancellazione. Qui si trattava di una “cause cèlebre”, di una persona assassinata da fascisti, alla cui uccisione sono seguiti scontri, polemiche, un processo molto accidentato, e il nome di quella persona è diventato un riferimento rilevante nel mondo dei movimenti, dei centri sociali etc. Sono stati scritti libri e centinaia di articoli su quotidiani e periodici, come giustamente ha ricordato – inutilmente – l’utente “Avversario” in quel breve thread.

            Guardacaso, un utente “dichiaratamente di destra” (parole sue) e ritenuto da molti “fascista” (parole sue) propone la cancellazione di una voce dedicata a una vittima di un omicidio con matrice di destra. La politica non c’entra? Mah, io alle favole non credo più da tempo.

            Dopodiché, è indubbio che queste cose passino perché c’è disattenzione, e anche nel caso la pagina fosse stata pessima si tratterebbe di “disattenzione”, ovvero mancanza della giusta attenzione alla qualità etc. Però che la proposta di cancellarla sia stata “neutra” e “innocente”, no, non mi sembra plausibile.

            • Sulla mancata vigilanza e la proliferazione di contenuti poco rilevanti mi trovi d’accordo: sostanzialmente il problema – secondo me- è che certi argomenti, un po’ per la loro diffusione, un po’ perché più piacevoli e meno pesanti di quello di cui stiamo discutendo, trovano più utenti che se ne occupano: se apri la cronologia di una pagina su un film(o anche un romanzo un minimo diffuso)trovi millemila utenti, anonimi e non, che aggiungono i dettagli più impensabili alla trama e in generale cose di cui si può fare a meno(esempio: https://it.wikipedia.org/wiki/Figlia_del_silenzio#Trama ). Per le voci storiche è l’esatto contrario, non solo per scarso interesse nella gente in genere, ma anche perché succede abbastanza spesso che chi si occupi di temi del genere, dove le discussioni non mancano mai, spesso si stufi di farsi il sangue amaro e se ne vada, lasciando inevitabilmente sul campo i più motivati a inserire quello che gli pare. Per gli stessi motivi, è molto più probabile che si salvi la voce sul Polpo Paul (non sto scherzando *) che una pagina come quella in questione. Insomma, secondo me il problema è più che altro culturale, e per come funziona Wikipedia non ci si può far molto, purtroppo.

              Sull’utente, come ho scritto sopra, non mi esprimo perché non l’ho mai incrociato nelle discussioni, a differenza di altri contributori citati qui che spesso appaiono un po’ ovunque. Neanche io credo molto alle favole, e probabilmente è come dici tu, ma mi sembra un po’ frettoloso, tutto qui. :-)

              *Ad oggi ci sono state ben 3 proposte:
              https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Polpo_Paul
              https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Polpo_Paul/2
              https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Polpo_Paul/3

          • A prescindere dalla questione stilistica, quello che mi ha fatto incazzare è definire l’episodio “una rissa”, ridurlo a mero fatto di cronaca nera e negare la matrice politica della cosa. Chiunque conosca quella storia e i contorni della stessa, in primis il delirio accaduto all’ospedale San Paolo, sa bene che non è certo di una rissa che si parla…

          • Sì però ho imparato proprio oggi che esiste anche la possibilità di cancellazione immediata e uno dei criteri è il contenuto “palesemente” non enciclopedico. Ora, l’avverbio “palesemente” è chiaramente interpretabile a piacere come ad esempio in questo esempio http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Bar/Discussioni/Inserire_Vittorio_Arrigoni%3F (pagina segnalata da Mauro Vanetti su identica).
            Hai ragione comunque sulla conoscenza delle procedure, in effetti mi interesserebbe partecipare a questa cosa ma a occhio mi sembra più complicato di quel che pensassi :-/

            • @punto_fra

              Sì, è abbastanza complicato perché le procedure sono un po’ bizantine (questo è specialmente vero nel caso della Wikipedia in italiano, si noti che le regole non sono le stesse in tutte le versioni, che sono abbastanza autonome l’una dall’altra).

              Al tempo stesso, non è così complicato come potrebbe sembrare a prima vista e soprattutto credo che vada valorizzato il fatto che si tratta di regole che la community si è data da sé stessa. Il vero punto in realtà è proprio questo: al di là della bontà o meno di questa o quella regola, la qualità del lavoro redazionale ha un rapporto molto stretto con la qualità della comunità online che svolge quel lavoro. Più che diventare degli azzeccagarbugli, io suggerirei di arricchire la comunità wikipediana in italiano di utenti colti, precisi, collaborativi e ben informati; nel caso della pagina di Vik, un grande problema fu proprio che molte delle persone intervenute a favore della cancellazione molto semplicemente non avevano mai sentito parlare di Vittorio Arrigoni e hanno peccato di superbia (“tra qualche mese questa pagina sarà dimenticata”… andate a vederla adesso, tra l’altro esiste in 14 lingue).

              A fare gli azzeccagarbugli incaponendosi sui regolamenti e su trucchetti cretini sono già bravissimi i “fascisti da Wikipedia”, che di solito non sono del genere con cinghia e crapa pelata, ma signori di mezza età o liceali sfigatoni con la fissazione dell’araldica e della storia militare dell’Austria-Ungheria, un abbozzo di sindrome di Asperger e De Felice sul comodino. Non aspettatevi i naziskin, quelli sono così scemi che i loro edit vengono revertati per vandalismo prima che il tasto del loro mouse sia tornato su.

              • “I loro edit”… vengono… “revertati”?
                Minchia, lo stiamo perdendo! Sta cominciando a parlare wikipediese!

            • Propongo la cancellazione immediata del termine “revertati” perché dal mio POV è un evidente recentismo

            • Bla bla bla, non vi ascolto neppure, parlatene coi miei socketpuppet.

        • Certo che ho visto il profilo. Quello stesso giorno mi sono registrato su wikipedia con l’obiettivo di contrastare questa egemonia strisciante. Farlo collettivamente e in maniera organizzata ovviamente avrebbe ben altri risultati, ribadisco. Facciamo nostro il motto “don’t mourne, organize” di Joe Hill, dunque. :)

          • Bisogna essere inappuntabili: solidi, documentati davvero, realmente enciclopedici, rispettosi delle regole che Wikipedia si è data, aperti e pronti al dialogo con gli utenti che non accettano certe schifezze, tesi a sollecitare le “buone pratiche” di cui quella comunità è capace. Ma per fare tutto questo, un lavoro di inchiesta, di robusta documentazione, di disamina preliminare e catalogazione delle tattiche che abbiamo visto, a me sembra imprescindibile.

            • Per la mia esperienza su Wikipedia, aggiungo che non basta essere “inappuntabili: solidi, documentati davvero, realmente enciclopedici, rispettosi delle regole che Wikipedia si è data, aperti e pronti al dialogo con gli utenti che non accettano certe schifezze, tesi a sollecitare le “buone pratiche” di cui quella comunità è capace”. Purtroppo.

              Tempo fa ho provato con altr* utent* a proporre, in chiaro, un progetto per migliorare le voci riguardo il femminismo e le tematiche di genere, ma la reazione mi è sembrata decisamente di “chiusura” (http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Bar/Discussioni/proposta_progetto_%22Laboratorio_Femminismi%22 ). E’ complicato e in soldoni funziona molto in base a “rapporti di forza”, su vari piani, non solo numerici. Per questo oggi contribuisco sporadicamente e limitandomi quasi esclusivamente a cose di poco conto e bibliografie. Se a qualcun* interessasse la storia delle voci riguardo i femminismi e questioni di genere c’è anche lì un sacco di lavoro da fare (ampliare, migliorare, correggere, eliminare POV, “vandalismi” e propaganda).

  54. Ciao a tutti, seguo con molto interesse questa discussione ormai da un po’ di giorni…
    Leggendo l’ultimo commento di Wu Ming 1 mi viene spontaneo chiedere come si potrà rimanere informati sul proseguire di questa discussione, una specie di report su questo problema sul wiki da poter rendere pubblico.

    C’è qualche idea a riguardo?

    • Beh, intanto ti comunico che sei anche tu un volontario :-)
      Prima del “libro bianco” immagino diversi momenti intermedi, tipo dei post su Giap e/o altrove, che servirebbero ogni volta a rilanciare, a sollecitare segnalazioni e contributi di una comunità più estesa, ad allargare il gruppo di lavoro.

  55. Ecco un tentativo d’irruzione wikifascista che per manifesti limiti di intelligenza dell’utente (che porta l’ambiguo nome di “Ernst Junger”), revisionismo storico misto a sensazionalismo e mancanza di fonti è stato bloccato:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Ernst_Junger#Giuseppina_Ghersi

    “Ernst Junger” tentava di creare una pagina wiki su Giuseppina Ghersi, ragazzina di tredici anni uccisa a Savona all’indomani del 25 aprile 1945, probabilmente dai partigiani, per aver collaborato con le autorità fasciste. “La Destra” qualche mese fa ha tappezzato il centro storico di Savona con manifesti inneggianti Giuseppina Ghersi (http://ow.ly/dRmeC) rivolti a “tutti i savonesi il cui ricordo è ancora spietatamente vietato dai gendarmi della memoria rossa”. Per un confronto/coincidenza tra fonti storiche e revisionismi storici a Savona: http://simo.noblogs.org/post/2012/09/18/savona-le-sorprese-e-i-revisionismi-della-storia/

  56. Curiosità forse OT, ho trovato questo commento risalente al 2007 nella discussione relativa alla voce Benito Mussolini di fr.wikipedia:

    “Tout le monde sait que “it.wikipedia” est un des hauts lieux, de la propagande des nostalgiques de tout poil (divers exemples en ont d’ailleurs déjà été signalés sur “fr.wikipedia”). La traduction en français d’articles qui s’y trouvent, quand bien même serait-elle bien intentionnée, équivaut à mettre dans le circuit des truquages que le lecteur français, moins encore que le lecteur italien, a les moyens de repérer.”

    http://fr.wikipedia.org/wiki/Discussion:Benito_Mussolini

  57. Per bibliografia/documentazione:

    «(…)“Faccetta nera”, canto che accompagnò i soldati italiani nella guerra d’Etiopia, veicola la retorica del colonialismo come liberazione dalla schiavitù e, soprattutto, sovrappone la donna africana alla terra da conquistare. Il suo testo esprime la cultura e le relazioni sessuate che accompagnarono la conquista dei territori africani fino alle soglie dell’‘impero’ fascista (…)»

    Nicoletta Poidimani, “Faccetta nera: i crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d’Africa”, in “Crimini di guerra. Il mito del bravo italiano tra repressione del ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati”, a cura di Luigi Borgomaneri, Guerini e associati, 2006

    http://www.nicolettapoidimani.it/docs/faccettanera.pdf

  58. Ethiopians outraged by monument to notorious Italian war criminal
    By KAREN JUANITA CARRILLO – Amsterdam News, New York
    http://www.amsterdamnews.com/news/international/ethiopians-outraged-by-monument-to-notorious-italian-war-criminal/article_3f3c3fd6-03ff-11e2-a78c-0019bb2963f4.html

  59. mmmmhh.

    qualcosa si e’ mosso. la discussione sulla voce italiana sul tigr si e’ improvvisamente animata.

    http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=TIGR&offset=&limit=500&action=history

    • Si è mosso qualcosa anche perché ne stiamo discutendo qui su Giap e abbiamo dato una visibilità extra-wikipedia al problema. Se pensiamo che ogni commento che facciamo va anche su Twitter…
      Bene.

    • Sono passati due anni e non è più successo niente. Interessanti il nerbo, l’attenzione e la cura della comunità nell’affrontare certi problemi…. e certi altri no :-)

    • il particolare la conclusione (del solito theirrulez):

      “Ce l’abbiamo fatta. Ricordo che Lista delle stragi avvenute in Italia è stata cancellata perché ritenuta non aderente a criteri univoci di inclusione con analogo ragionamento, ovvero perché non vi era corrispondenza con la definizione giuridica di strage, laddove ogni fonte faceva un uso del termine diverso. Qui, in questa voce, che altro non dovrebbe essere che una pur breve lista dei “crimini di guerra italiani” abbiamo lo stesso problema. Non credo che la voce andrà in cancellazione per questo poiché in questo caso le sensibilità degli utenti sono chiamate in causa, ma ciò non toglie che le lacune e le anomalie sottolineate dal Romani vanno colmate e risolte con urgenza.”

      • …e con il ricorso strumentale e cavilloso a definizioni strettamente, angustamente giuridiche, decontestualizzano gli avvenimenti e cancellano la storia un pezzo alla volta.
        Poi magari sono gli stessi che, altrove, sbraitano contro la magistratura.

      • questa conclusione e’…. di oggi, 22 settembre 2012. la discussione e’ cominciata nell’ agosto di quest’ anno, presumibilmente in corrispondenza della costruzione della latrina di affile.

        vedo anche che tra i partecipanti alla discussione c’e’ tale vasco vascon. una vecchia conoscenza.

        http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-vicissitudini_di_una_giornalista_scomoda..php

        • e qua c’e’ vasco vascon che cinguetta con jose antonio:

          http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Vasco_vascon

          • Fantastico, questo scambio. Praticamente gli amici loro “non hanno bisogno di citare fonti” perché le fonti sono… loro stessi, in quanto del tale o del tal altro argomento “sanno praticamente tutto”.
            A chi non la pensa come loro, invece, impongono lo slalom tra i concetti, l’obbligo di aderire a definizioni strettissime, le fonti non vanno mai bene, tutto è POV etc. etc.

        • Ah, sì, Vascon è quello che ha molta fantasia nell’insultare gli interlocutori: praticamente a *chiunque* dice: “Sei un bastardo e un figlio di puttana” (tra l’altro, se ci pensate, si tratta più o meno dello stesso concetto).

        • (per aprire il link, bisogna copiarlo e incollarlo nella maschera di ricerca)

  60. MOZIONE D’ORDINE “FASCISTI SU WIKI”

    Sospendiamo per il momento la sotto-discussione su Wikipedia in questo thread, perché sta diventando difficile da seguire e vorremmo continuare a dare spazio alla vicenda Affile/Graziani. Usate il tasto “Reply” di questa finestrella solo per offrirvi volontari per il progetto d’inchiesta. Nei prossimi giorni ci doteremo di altri spazi e strumenti dove proseguire la discussione, proporre link, analizzare tattiche ed espedienti etc.

  61. L’idea della task force è molto interessante, specie su argomenti simili. Inutile dire che dovrà essere molto “precisa” per potersi confrontare con gli azzeccagarbugli fascistelli che si trovano.
    Io ho subito segnalato il post ad amiche e amici che si occupano di storia e storiografia. Faccio l’esempio della “riconquista” della Libia. Il termine può suonare “sbagliato”, ma nella storiografia è in uso proprio per descrivere determinati avvenimenti. Un utente nella discussione linkata proponeva “occupazione” ma non è corretto perché “occupazione” è tutta quella che parte dal 1911, ma “riconquista” (sempre e solo tra virgolette) indica una fase precisa degli eventi. In questo caso già utilizzare “riconquista” tra virgolette è una vittoria, e seguire i termini della storiografia rende enciclopedica la voce.

  62. A proposito della guerra chimica in Etiopia, queste sono le istruzioni su come usare le bombe all’iprite, distribuite dall’Aeronautica italiana in Africa Orientale
    (Archivio dell’ Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, Fondo AOI, cart. 176, fasc.1. – Dattiloscritto di pp. 26, parzialmente numerate, senza data né firma, ad uso dei comandi dell’Aeronautica in Africa Orientale, come da timbro a inchiostro sulla prima di copertina e altre pagine interne. Corredato da tre fotografie.)

    Istruzione sulla bomba C. 500 T.

    E’ diviso in parti:
    I. Istruzione sul funzionamento, conservazione ed impiego della spoletta “T” per bomba C-500 T.
    II. Caratteristiche e norme d’impiego della bomba C-500 T.
    III. Conservazione manipolazione della bomba C-500 T.
    IV. Tavole di tiro della bomba C-500 T e tabella di graduazione della spoletta “T” per detta bomba
    V. Appendice: rilievo della direzione del vento al suolo e della quota del bersaglio.

    […]
    [p.10]
    La bomba C-500 T. è stata realizzata con lo scopo di permettere il tiro da alta quota con aggressivo liquido, contro bersagli di vaste dimensioni.
    Essa è munita della spoletta “T” la quale, come specificata nella I^ Parte, è congegnata in modo tale da provocare l’esplosione della bomba prima che questa raggiunga il suolo.
    L’esplosione genera una pioggia di aggressivo liquido che va a depositarsi sul terreno sotto forma di gocce di varia grandezza (più grosse al centro della zona colpita, più piccole ai bordi).
    L’area irrorata da ogni singola bomba e la concentrazione dell’aggressivo sull’area stessa, dipendono, come è ovvio, dalla intensità del vento dal suolo e d’altezza di scoppio della bomba.
    Per un’altezza di scoppio sul terreno che si aggiri sui 250 metri e per vento al suolo d’intensità compresa fra i 3 e i 9 m/s, si può considerare che l’area efficacemente colpita dall’aggressivo vari tra i 50.000 e gli 80.000 mq. Distribuiti in un ellisse molto allungata il cui asse maggiore, (disposto secondo la direzione del vento) può avere lunghezza dai 500 agli 800 m., ed il cui asse minore può avere una lunghezza dai 100 ai 200 metri.
    […]

    [pp.11-12]
    Circa l’efficacia dell’aggressivo liquido si può dire che esso agisce principalmente per contatto delle goccioline sulla pelle degli individui colpiti. Il contatto ha luogo anche attraverso gli indumenti di qualsiasi natura essi siano (lana, tela, cuoio, ecc) se chi li indossa, appena si accorge di essere colpito, non abbia l’avvertenza di liberarsene. I vapori sono dannosi solo in forti concentrazioni, concentrazioni che è difficile ottenere mediante l’impiego della bomba C-500.
    L’effetto dell’aggressivo liquido non è immediato. I primi sintomi si manifestano dalle 6 alle ore 12 dopo che l’individuo è stato colpito. Dopo 12-24 ore si manifestano le prime lesioni che, se la superficie colpita è grande, sono gravissime e che, ad ogni modo sono di lentissima guarigione anche se la superficie colpita è piccola.
    La persistenza dell’aggressivo sul terreno, varia a seconda della natura di quest’ultimo ed aseconda [sic] della temperatura dell’aria.
    […]
    Tenendo conto delle caratteristiche della bomba C-500 e delle proprietà dell’aggressivo in essa contenuto si possono trarre le seguenti norme generali a carattere orientativo, sulla scelta dei bersagli e sulle modalità d’azione, norme che dovranno di volta in volta essere applicate a seconda delle esigenze che la particolare situazione richiede.

    1. Scelta dei bersagli

    L’azione dell’aggressivo liquido è sempre diretta a colpire esseri animati (agglomerati di persone o di bestie).
    L’obiettivo animato può essere colpito direttamente facendo cadere su di esso la pioggia di aggressivo, od indirettamente facendo cadere la pioggia di aggressivo su una zona di terreno che esso certamente ed entro breve tempo dovrà attraversare [meno di 24 ore].
    […]
    In questo caso è da tener presente che, quando l’odore dell’aggressivo sia noto al nemico, questo potrà evitare di attraversare la zona infestata allungando magari il suo percorso di marcia. In tale caso si sarà solo causata al nemico una perdita di tempo, cosa questa che può però avere, in particolari condizioni, qualche importanza.

    […]
    [13]
    Non sarebbe razionale, salvo in rari casi, impiegare contro piccoli nuclei quantità di aggressivo sia pure modeste perché pochi uomini potrebbero facilmente porsi in salvo dalla nube aggressiva portandosi sopravvento e soprattutto perché non si usufruirebbe del grande vantaggio offerto dall’azione portata con bombe C-500 di poter cioè colpire vastissime zone senza che nessuno degli esseri animati in esse contenuti possa sfuggire all’azione dell’aggressivo.

    E questo è un elenco di bombardamenti effettuati in Etiopia dal 1936 al 1939, tratto dal Diario storico del Comando dell’Aeronautica in Africa Orientale (Diari storici 8° e 9° Stormi, Aus/Am)

    Fronte Nord 1935-36 (comandante: Badoglio)

    Fronte Sud 1935-36 (comandante: Graziani)

    Operazioni di repressione 1936-39

    Va specificato che una bomba C-500-T conteneva 212 kg. di iprite, quindi è facile calcolare quante tonnellate di questo vescicante siano state rovesciate su quel Paese.

    Ricordo che l’uso dei gas in Etiopia – che comunque non fu l’unica atrocità, anzi, e quindi la discussione non va incentrata solo su quello – fu a lungo rimosso e negato con vigore dalle associazioni di reduci dell’Africa, contro ogni evidenza, e anche da illustri opinion-leader come Montanelli (che nel ’96, seppure obtorto collo, dovette chiedere scusa e invocò la buona fede, ma è una lunga storia).
    Adesso che quella strategia non può più essere portata avanti (le informazioni riportate nelle fonti di cui sopra non sono controvertibili), la destra revisionista cerca di “ridimensionare” l’utilizzo dei gas e spacca il capello in quattro, disputando ogni singolo litro di iprite, fosgene, arsine. Come se aver usato qualche quintale di meno bastasse a far dire agli interlocutori: “Ah, beh, allora come non detto!”

    A proposito, che fine hanno fatto le bombe non utilizzate?
    http://www.velenidistato.it/2011/05/ecco-dove-sono/

    [Poi, vabbe’, ci sono altre strategie retoriche, ma queste sono prese di pacca dalla retorica del regime del 1935-36 (e da pseudo-documentari falsi e razzisti come “Africa addio”): l’Etiopia era una terra di barbarie, i negri sono già bravissimi a massacrarsi da soli e al confronto le nostre repressioni sono robetta etc. etc. Questo per giustificare, nemmeno troppo obliquamente, l’invasione fascista.]


    • Qui
      trovate Guerra Chimica, un articolo dell’allora Generale di brigata Giovanni Zanghieri, pubblicato nel febbraio 1937 su Rivista di fanteria. La scansione è mia e, lo so, non è eccelsa.

      Fra le altre cose, l’articolo mira a dimostrare che:

      1 – la sottoscrizione al protocollo di Ginevra non è vincolante.
      Cito testualmente Zanghieri:

      Gli Stati ratificanti o aderenti definitivamente hanno obblighi di osservanza soltanto verso gli altri Stati nelle stesse condizioni: hanno, invece, libertà d’azione:
      – verso i non ratificatori o non aderenti definitivamente
      – verso i ratificatori o aderenti che violino il protocollo
      – verso i ratificatori o aderenti che abbiano fra gli alleati Stati che non rispettino, di diritto o di fatto, il protocollo.

      2 – non si può impedire la produzione di aggressivi chimici perché le sostanze usate per produrre tali armi sono utilizzate anche dall’industria di pace, impedirne la produzione equivarrebbe a un blocco dell’industria dei coloranti, per dire.

      3 – Gli aggressivi chimici, che tanto sbigottiscono il popolino, non sono peggio delle altre armi:
      a) al contrario delle pallottole, gli aggressivi chimici “avvisano” (vedi alla voce nebbione)
      b) con una buona maschera antigas non ti fanno niente
      c) cito testualmente (e il corsivo non è mio): nessun aggressivo chimico uccide in campo aperto

      In queste undici pagine Libia e Etiopia* – siamo nel 1937, nel pieno della “pacificazione” dell’Impero – non vengono mai citate. L’ignaro lettore che si accontentasse delle parole di Zanghieri potrebbe tranquillamente pensare che l’ultimo impiego di armi chimiche sia avvenuto durante la Grande Guerra.
      Non si parla nemmeno di aggressione chimica nei confronti della popolazione civile.

      * L’Etiopia, tra l’altro, sottoscrisse il protocollo di Ginevra quattro giorni dopo l’inizio dell’avanzata italiana.
      vedi qui

  63. Il sindaco di Affile ha fatto chiudere l’area dove sorge il vespas il sacrario a Graziani. Ufficialmente per provvedere a ripulirlo. Plausibilmente, per impedire altri blitz, scritte, attacchinaggi, performances, qualunque cosa.
    La sfiga colpisce Affile anche così, privando la cittadinanza di una zona verde e chiudendo dopo appena un mese un monumento costato un sacco di soldi e inaugurato in pompa magna. E pensare che secondo Viri le polemiche avrebbero fatto bene al turismo… Il potenziometro gira, e gira, e gira…

    • Ieri (23.09), per tutto il giorno, decine di carabinieri e poliziotti hanno effettuato controlli sulle strade di accesso ad Affile. Alcuni erano pure in tenuta antisommossa. Il sindaco ha vietato la vendita di alcolici nei pubblici esercizi… il tutto per via della manifestazione rastapartigiana e antifascista “Non in mio nome”, bandiere dell’ANPI e dell’Etiopia, mostra sui crimini italiani in Africa, un dibattito pubblico, nessun incidente.
      http://bit.ly/OOGS5z
      Attendiamo gonzo-resoconti sugli ultimi effetti della maledizione abissina!

  64. chi ha voluto il vespasiano di affile non ha idea di cosa ha messo in moto:

    • Pensa che, quand’ero piccolo, questa sequenza me la raccontò per filo e per segno mia madre, il giorno dopo averla vista al cinema! :-D

  65. “C’è una specie di maledizione sulla Regione Lazio” (Gianni Alemanno, 20/09/2012)

    “Credo ci voglia un azzeramento totale all’interno del centrodestra” (Gianni Alemanno, 23/09/2012)

    Pure noi crediamo ci voglia. Ma basta lasciar lavorare la maledizione.

    ***

    “E’ evidente che c’è un tentativo di far terra bruciata e una sorta di deserto dei tartari nei confronti di tutto il Pdl” (Fabrizio Cicchitto, 23/09/2012)

    Più che al deserto dei tartari, suggeriamo di pensare a quello della Cirenaica.

    • #effettograziani finally hits #polverini. Ogni iniziativa contro il sacrario a Graziani aumenta il vortice di iella nel centrodestra del Lazio: ieri presidio ad Affile (qui le foto), oggi la Polverini è finalmente costretta a dimettersi. Provino a negare che lo avevamo previsto nei minimi dettagli!

  66. K.O.D. – Il sindaco di Affile Ercole Viri dà il suo “placet” a Chiara Colosimo:
    http://www.romaest.it/news/09/2012/il-sindaco-di-affile-sulla-colosimo-capogruppo-in-regione/

    • “Per noi sindaci di centrodestra e per i nostri giovani Chiara Colosimo sarà un punto di riferimento fondamentale in Consiglio regionale”
      Viri non ha fatto in tempo a dirlo che, abracadabra!, la Colosimo non è più capogruppo, non c’è più il punto di riferimento, non c’è più il consiglio regionale.

  67. Un altro argomento usato ieri e oggi per giustificare la “civilizzatrice” invasione fascista dell’Etiopia è questo: in Etiopia c’era ancora la schiavitù, è stata l’Italia a proibirla.
    Da un assunto vero a metà (“c’era ancora la schiavitù”) deriva una completa fandonia. Perché, pur essendo vero che la pratica non era ancora stata estirpata, l’aveva già vietata Selassié con ben 3 provvedimenti legislativi (un editto del 1923, una legge del 1924, con un’integrazione di quest’ultima nel 1931). I primi sforzi governativi per abolire la schiavitù risalgono addirittura al regno di Menelik II.
    Sul blog “Library Law” della Libreria del Congresso, Washington DC, si trova una serie di post molto informativi al riguardo:
    http://blogs.loc.gov/law/2012/02/abolition-of-slavery-in-ethiopia/

    • Un altro argomento usato ieri e oggi per giustificare la “civilizzatrice” invasione fascista dell’Etiopia è questo: in Etiopia c’era ancora la schiavitù, è stata l’Italia a proibirla.

      Ogni volta che sento parlare di giustificazioni di tal genere mi viene istintivo pensare alla famosa scena del film *Brian di Nazareth*, quella in cui si riuniscono i ribelli del Fronte popolare di giudea. Qui, in un ribaltamento di ruoli tra conquistati e invasori, sono i colonizzati stessi (o, almeno, una parte) a suggerire giustificazioni all’imperialismo straniero (Roma ha costruito fogne, strade, etc…)
      Considero questa pellicola davvero splendida e rido ogni volta che mi capita di rivedere quel frammento, ma a pensarci bene questa ironica scena è tutta giocata su certe dinamiche retoriche pro colonialismo.

      http://www.youtube.com/watch?v=3_POlW6dXJo

      • è che i ribelli del film sono (comicamente) velleitari e inconcludenti come si vede anche nel frammento

        (comunque anch’io apprezzo i Monty Python e questo film in particolare assieme a Il senso della vita, scusate l’OT)

  68. Scrivere lettere aperte al sindaco di Affile serve a poco, l’avete visto e sentito il sindaco di Affile?

    A quale sensibilità e cultura del dialogo si sta facendo appello? Al solito, il PD una ne pensa e cento ne scazza.
    No, lasciamole perdere le frasette levigate, le cortesie istituzionali, le infiorettature civili… Serve ben di più una sana e sadica guerra psicologica, ha molto più senso ed efficacia preconizzare vento e tempesta, spingere verso l’autoavverarsi delle più nere profezie, condurre attacchi psichici e controllare frequentemente il potenziometro.

    Del resto, “maledizione sul Lazio” e “azzeramento del centrodestra” sono espressioni coniate e usate non da noi, ma dall’avversario stesso (nello specifico, da Alemanno). Basta metterle insieme: maledizione, azzeramento.

    Né siamo stati noi a chiamare una pseudo-moneta autonomista “il Fiorito”: è stato lo pseudo-principato di Filettino, capitale morale (?) di Grazianilandia.

    E mica è colpa nostra se, poche ore dopo la “benedizione” del sindaco di Affile, a Chiara Colosimo è scoppiato il palloncino.

    Affile, Filettino, Graziani, Fiorito, Viri, Colosimo, sfiga, scandalo, maledizione, dimissioni, azzeramento… Sono – come minimo – coincidenze/connessioni servite su un piatto d’argento.

    Suvvia, perché lesinare le botte quando se le chiamano da soli, praticamente le invocano, e tutto quadra, tutto torna?

    Una narrazione tossica non si sconfigge con le lettere aperte, ma favorendo la diffusione di narrazioni-antidoto. Viva la maledizione abissina!

  69. Perché parlare ancora di un boia. Una nota, un’autodenuncia e un’idea – di Daniele Barbieri
    http://danielebarbieri.wordpress.com/2012/09/26/perche-parlare-ancora-di-un-boia/

  70. Ecco un altro che sta sfidando la iazza (e la storia) in modo scriteriato: Teodoro Buontempo detto “Er Pecora”
    http://www.teodorobuontempo.it/2012/09/26/monumento-affile-omaggio-a-grande-costruttore/

  71. […] Ma il vero scoop si svolge nei commenti, che cominciano ad analizzare casi di rivisitazione storica non più solo per una propaganda becera ed ignorante, ma su piattaforme comunemente usate perchè accessibili e verificate: su Wikipedia! […]

  72. Poi dice che Graziani non porta sfiga: l’assessore regionale alla mobilità e ai trasporti Lollobrigida Francesco, uno dei dirigenti del “centrodestra” laziale più attivi sui social network (attivissimo su Twitter!) nel difendere la schifezza di Affile, oggi è stato silurato. Ci piace ricordarlo così, mentre faceva benaltrismo da quattro soldi:
    .

  73. Ciao. Su Graziani, segnalo questo articolo di Gian Antonio Stella sul Corsera di oggi: http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/1b387b47163f7406c9fb137bd66cd737.pdf

    • Era ora, cazzo!

    • Avete presente quando, dopo un mese e passa che difendete un avanposto, alla buon’ora vedete giungere i rinforzi?

        • Poi, vabbe’, a leggere di #Affile e #Graziani sui social network pare che prima del pezzo di Stella nessuno avesse detto né fatto niente, ci si indigna perché “l’Italia è stata zitta” etc.
          Beh, non tutta l’Italia.
          Certo, chi si è accorto della controversia solo oggi non può sapere del mese e mezzo di mobilitazioni (piccole ma coraggiose e tenaci), petizioni, azioni dirette seguite da denunce, articoli in rete, esposti, interrogazioni parlamentari e – modestamente – il post e la discussione qui sopra. Tutte cose – sia detto per inciso – senza le quali nemmeno Stella avrebbe scritto il suo articolo.
          L’importante è che finalmente la questione sia giunta alla ribalta nazionale nei suoi termini più chiari e con le parole doverosamente nette che ha usato Stella. Ben venga persino il TG3 (finora troppo occupato a parlare di Renzi che prende le distanze da Di Pietro che manda il segnale a Bersani sul fatto che Casini dice che Vendola osserva che se Monti non si ricandida etc. etc.).
          Ma forse non avrebbe dato fastidio, nella giornata di oggi, qualche riferimento ai testardi che hanno denunciato fin da subito lo scempio – il “Vespasiano di Sangue” – e si sono adoperati come potevano, in rete ma soprattutto in loco, per rompere i coglioni a chi lo ha voluto, costruito e difeso.

  74. Se l’accostamento tra ANPI e rastafariani etiopi in quel di Affile vi è sembrato arrivare dritto dal mondo dei sogni, allora dovreste leggere quel che Luigi Goglia ha scoperto a proposito di un gruppo di etiopi, somali ed eritrei inquadrati nella Polizia dell’Africa Italiana. La P.A.I, dal 1943, fu attiva anche in Italia e un gruppo di 25 africani disertori venne rinchiuso a Villa Spada di Treia (MC). Liberati grazie a un’azione partigiana, i prigionieri scapparono con le armi in pugno. “Carletto” Abbamagal morirà in battaglia. Thur Nur fucilato dai nazifascisti. Raghé Mohamed in uno scontro a fuoco. Degli altri non si sa quasi nulla.
    Per saperne di più: Colonia e postcolonia come spazi diasporici, a cura di Uoldelul Chelati Dirar, Carocci 2012. E non fatevi spaventare dal titolo…

  75. Altri 20.000 euro per installare videocamere al Vespasiano di #Affile? L’ultimo regalo della #Polverini ai fan di #Graziani:
    http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=36244

  76. Il fiero alleaten Ercole Viri, sindaco di #Affile, si esibisce a Radio Capital. #Graziani? “Un valoroso che ha usato mezzi duri”. La deportazione di mezza popolazione della Cirenaica? “In guerra devi schiantare l’avversario, lo devi ammazzare!”
    Ciliegina sulla torta: “Graziani non era fascista”. E poi la solita fandonia sesquipedale sugli “alti valori morali e sociali” alla base della sua riduzione di condanna.

  77. Una querela multipla per il fiero alleaten Ercole Viri, sindaco di #Affile, e per la donna della provvidenza Renata #Polverini:
    http://www.ogginotizie.it/175039-renata-polverini-denunciata-per-apologia-di-fascismo/#.UGtrWhikjbk
    La querela arriva da Prato. Mi sovviene che nel ’43 Curzio Malaparte scrisse un interessante e per nulla banale testo, rimasto a lungo inedito, dove consigliava ai pratesi come ribellarsi al Grande Imbecille, ovvero a Mussolini. Chissà se in rete si trova…
    L’avvocato del querelante è Francesco Mandarano, che molti giapster ricorderanno come l’autore del libro Dalla parte di Bruno Fanciullacci.

  78. La nipote del cuggino di #Graziani accorre a difendere l’illustre parente – Macellaio d’Italia e “capocunicolo” in quel di Cirene – e la scelta del fiero alleaten Ercole Viri di intitolargli un vespas un sacrario.
    http://www.larena.it/stories/Cultura_e_Spettacoli/416757_la_nipote_del_generale_graziani_e_lo_scandalo_del_monumento/

  79. Intanto Udine elimina dallo stradario il generale Cadorna, un arrogante inetto che mandò al macello decine di migliaia di persone e ordinava fucilazioni di “indisciplinati” come si ordina un caffè, eppure è omaggiato in tutte le città d’Italia:
    http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2011/10/26/news/cadorna-cancellato-l-addio-il-13-novembre-1.1622595
    Scelta in controtendenza, e coraggiosa. E’ ora di finirla con le reputazioni tenute alte per forza d’inerzia e ignoranza.
    Grazie a Giobix per aver segnalato la cosa su Lipperatura.

  80. […] realtà però qualcuno ci ha provato ad innescare un dibattito preciso e lucido su questi temi, si tratta del collettivo di scrittori Wu Ming e della comunità reale che gli gravita attorno. […]

  81. Anche l’ANPI querela il sindaco di #Affile ed “eventuali compartecipi” per la costruzione del Vespasiano a #Graziani:
    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_ottobre_5/affile-anpi-denuncia-sindaco-sacrario-graziani-2112120494764.shtml

  82. Ieri sera, abbandonato sul sedile d’un regionale qualunque, giaceva una copia de “Il Tempo”. La apro.

    http://goo.gl/BisCt

    Qualcuno mi spiega la differenza fra antifascismo e “la cappa gramsci-azionista sull’antifascismo imposta dal mito dell'”unità della Resistenza” a guida comunista”?

    Per Il Tempo forse significa “esprimere una malinconica sopravvivenza di un passato che non vuol passare”.

    Per la serie: [non] dare il tempo a Il Tempo.

    • Notevole nell’articolo il riferimento al generale Patton, “del quale non si discutono le qualità militari ma che, se il conflitto mondiale avesse avuto un esito diverso [vale a dire: se avesse vinto Hitler], sarebbe stato probabilmente processato per crimini di guerra”. Pur di difendere Graziani, il giornalista del “Tempo” evoca scenari di storia controfattuale alla Philip K. Dick.

      • Che gli Alleati abbiano commesso crimini di guerra, beh, è ovvio e non c’è bisogno di ipotesi controfattuali: da oltre sessant’anni il mondo commemora (sempre troppo poco, ma lo fa) le vittime di Hiroshima e Nagasaki, e la lotta per il disarmo nucleare – lotta che conseguiva dall’orrore per quei massacri -, ha influenzato il dibattito internazionale, l’immaginario e la cultura pop di tre generazioni, la composizione dei movimenti etc. Oggi, al mondo, nessuno fa l’apologia dell’utilizzo di bombe atomiche per cancellare intere città.
        Anche i crimini coloniali dei britannici furono rivoltanti, basti pensare a quel che hanno fatto in Kenya (ma almeno gli inglesi, quando riemergono documenti che li inchiodano, non si arrampicano sugli specchi per negare l’evidenza).

        Il punto è un altro, e cioè il modo *strumentale* in cui in Italia vengono usati i crimini di guerra e i crimini coloniali altrui.
        Dopo decenni di “eccezionalismo” in cui – rimuovendo le nostre atrocità – illustri e meno illustri opinion maker volevano darci a bere che il nostro colonialismo era stato diverso, meno crudele, più umano etc., ora si rivolta la frittata, e gli eredi di quegli opinion maker tentano di difendere i nostri crimini coloniali in nome del “così fan tutti”.
        Prima si giustificava la nostra ingiustificabile condotta dicendo che eravamo diversi, adesso si giustifica dicendo che eravamo uguali agli altri.

    • Nella stessa pagina, articolo a sinistra, si equiparano monumenti e toponomastica dedicati a Bresci al “vespasiano di Affile” e a tutta la toponomastica littoria.
      Insomma, avere ucciso un dittatore sanguinario (a costo della propria damnatio memoriae) ed essere stato un sanguinario sottoposto di un altrettanto sanguinario despota, sono da considerarsi pari.

      Per la serie: il Tempo è proprio pessimo, diluviano cazzate.

  83. Ripugnante Repellentosa risposta del sindaco di #Affile a Zingaretti: #Graziani in Africa “ha agito con eroicità” (sic!) etc. etc.
    http://www.laziocom.com/news-lazio-com/10/10/2012/sindaco-affile-a-zingaretti-graziani-fu-un-eroe/23326
    La sentite anche voi questa voce che viene da oltremare…? Questa specie di filastrocchicità?

    Zet gutt yaffdeh binay decuna laffeh poh
    Ow hoh saff
    Geddele Gibba vicerè
    Azz ya nush ka see Affilè Affilè
    Zet gutt yaffdeh binay decuna laffeh poh
    Geddele Gibba Viriviri
    Arr Billa Graziani
    malediziò malediziò
    Zet gutt yaffdeh binay decuna laffeh poh
    Duhduhb Duhduhb
    Eva yoph
    te possinò vicerè
    Arr Billa Ercolè
    Zet gutt yaffdeh binay decuna laffeh poh
    Ow hoh saff
    lasherà lashìa diyellà
    Vay vay doo boos wok
    Malediziò malediziò
    nonavete ankora vistonien te

  84. Proposta: intitoliamo l’aeroporto di Forlì ad Adolf Hitler. Suonerebbe benissimo: “Aeroporto internazionale Adolf Hitler”.
    Non dico che la politica di Hitler non possa né debba essere valutata anche negativamente, però è innegabile che
    1) il Terzo Reich fece molto per l’aeronautica;
    2) ogni anno la Romagna è visitata da una grande quantità di tedeschi, e intitolare l’aeroporto a un loro illustre concittadino potrebbe incentivare ulteriormente il flusso turistico!
    http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2012/11-ottobre-2012/intitoliamo-aeroporto-duce-bufera-unindustria-forli-2112209136803.shtml

    • Quello che ha proposto questa minchiata è il capo degli imprenditori della provincia di Forlì e Cesena. Devo tirar fuori la solita tiritera che l’antifascismo è lotta di classe o lo diamo per assodato?

      Comunque vorrei aprire un sottothread su due merdate romagnole: Casa Mussolini a Riccione (logo: M e ombrellone – giuro), inaugurata da un sindaco del PD alla presenza di uno dei figli dell’insaccato, e l’intero paese di Predappio trasformato dal merchandising mussoliniano in una specie di letamaio a cielo aperto visitato in continuazione dalla peggio feccia d’Italia.

    • Intervengo solo per rammentare un “piccolo” dettaglio che forse a qualcuno è sfuggito: l’aeroporto di Forlì, in tempo di guerra, è stato luogo di fucilazioni. Un cippo commemorativo le ricorda.

      http://www.comunisticesena.it/index.php?option=com_content&task=view&id=472&Itemid=48

  85. Da Pisa, contro la commemorazione militarista e nostalgica di El Alamein. In quella battaglia “noi”, giova ricordarlo, combattevamo dalla parte di Hitler. E’ un bene che le forze italiane siano state sconfitte, ma un’idiota rappresentazione nazionalista insiste sul valore, il sacrificio per la patria etc.
    http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2012/10/12/27099-pisa-contro-la-guerra-niente-spazi-alla-commemorazione-di/?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+controlacrisi+%28ControLaCrisi.org%29

  86. Chiedo scusa per la totale incongruità del commento.

    E’ necessario abolire il Nobel per la Pace.
    L’assegnazione appena effettuata all’Unione Europea è un insulto, una vergogna, un’inaccettabile presa per il culo.
    La prova che l’Occidente non è malato, ma un cadavere putrefatto in ogni sua cellula.
    L’assurda autoreferenza di questo gesto non ha pari, ed è a suo modo esemplare. Un finale giusto e grottesco.
    Su di noi deve calare il silenzio. Ciò che meritiamo è l’estinzione.
    L.

    • Chiedo scusa anche io per l’OT.
      E’ uno schifo l’assegnazione del nobel alla UE, una parte della Trojka che sta peggiorando le condizioni di vita di tante persone. Come se in Grecia, Spagna e Italia non ci fosse gente che protesta ricevendo manganellate.
      E poi l’ha detto lo stesso Monti che siamo in guerra. La guerra dichiarata dalla Trojka ai diritti dei lavoratori e al benessere di tutti.

  87. […] Ieri sera, poco prima di mezzanotte, ignoti ci riferivano che anonimi, muovendosi invisibili e lesti come agli ordini di un generale vietnamita, avevano approfittato delle tenebre per intitolare gli ultimi 7 vespasiani di Bologna al generale Rodolfo Graziani, realizzando un gemellaggio tra quegli utili manufatti e il Sacrario al Soldato di Affile (RM). Incuriositi, uscivamo in perlustrazione e constatavamo che, sì, era accaduto davvero. […]

  88. […] di Bologna al generale Rodolfo Graziani, realizzando un gemellaggio tra quegli utili manufatti e il Sacrario al Soldato di Affile (RM). Incuriositi, uscivamo in perlustrazione e constatavamo che, sì, era accaduto […]

  89. Manifestazione a Washington contro il sacrario di #Affile #Graziani #effettograziani http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/10/21/news/protesta_contro_graziani-45019204/

  90. E adesso #Polverini prende le distanze dal sacrario! Forse sospetta che le abbia portato una certa sfiga? :-D #Affile #Graziani #effettograziani
    http://www.liberoquotidiano.it/news/1104201/Roma-Polverini-monumento-Graziani-ad-Affile-Io-lo-rimuoverei.html

    • “amministrativamente corretto”…ogni tanto tirano fuori delle perle…guardando su Wikipedia sembra pure che non abbia origini politiche di ispirazioni fasciste. Deve essere stata una corvée da pagare alla Destra che l’appoggia. Il che la dice lunga su quali persone stiano dietro di lei.

  91. Gli ebrei italiani: “Demolire il sacrario di #Affile; #Graziani criminale fascista e rastrellatore”
    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_ottobre_29/ebrei-via-sacrario-graziani-2112462056696.shtml
    Glielo spiegherà @lollobrigida4 che invece era “un eroe”.

  92. […] Fiore salva l’Italia dalla crisi vi sta scritto tra un ardito monumento al sacrario di Affile e un patriottissimo arrembaggio agli euro-burocrati di Bruxelles risiede tutto l’italico […]

  93. #Affile: sabato fiaccolata contro il Vespasiano di Sangue dedicato allo sterminatore razzista #Graziani – Demolire l’orrido tributo al serial killer fascinazista
    http://www.contropiano.org/it/cultura/item/12383-affile-sabato-fiaccolata-contro-il-mausoleo-della-vergogna

  94. #Affile #EffettoGraziani Sei sagome di cartone impiccate al Vespasiano di Sangue che onora il genocida ciociaro
    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_novembre_22/affile-sagome-impiccate-sacrario-graziani-2112825662804.shtml

  95. Bravi gli antifascisti spagnoli che bloccano un omaggio a Franco!
    Suspenden el homenaje a Franco en el Palacio de Congresos de Madrid «dada la alarma causada»
    http://www.lavozdegalicia.es/noticia/espana/2012/11/22/suspenden-homenaje-franco-palacio-congresos-madrid-dada-alarma-causada/00031353580454689920514.htm

  96. Ecco la puntata di “Atlantide” (La7) sul Vespasiano di Sangue di #Affile #Graziani
    http://www.la7.it/atlantide/pvideo-stream?id=638452

  97. Un dossier in francese sul Vespasiano di Sangue di #Affile, a cura della Ligue des Droits de l’Homme:
    Scandale en Italie : un mausolée en hommage à #Graziani, criminel de guerre fasciste
    http://www.ldh-toulon.net/spip.php?article5260

  98. Ancora se ne parla su The Guardian, in un articolo sulla riabilitazione di Mussolini:
    http://www.guardian.co.uk/world/2013/jan/01/benito-mussolini-rehabilitation-italy

  99. Salve, vorrei segnalare questo testo:

    http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858104309

    di recente pubblicazione, in cui viene approfondita la percezione della reputazione del soldato italiano nella II guerra, in relazione a quella del soldato tedesco.
    L’autore aveva già pubblicato uno studio sui criminali di guerra nazisti in libertà che, seguiva la scia di precedenti studi quali “Operazione Odessa” di Uki Goni e “I nazisti che hanno vinto” di Fabrizio Calvi.