Siamo reduci da un intenso week-end in Val di Susa. Come WM, era la quarta volta che visitavamo i luoghi della lotta No Tav, ma ogni volta quella comunità riesce a stupirci in positivo.
Sotto una pioggerella costante, abbiamo partecipato alla grandiosa marcia di sabato 23, da Susa a Bussoleno. Abbiamo parlato con molte persone e incontrato tanti giapster da poter fare uno spezzone tutto nostro. Abbiamo preso tanti appunti, nei prossimi giorni cercheremo di svilupparli e di scrivere un testo, un pezzo narrasaggistico che faccia il nostro punto sulla questione (immaginario della lotta No Tav, come la lotta racconta se stessa, rapporto tra No Tav e altri movimenti, questione M5S etc.) O forse scriveremo due pezzi diversi, uno più analitico e uno più “gonzo”, vedremo.
All’indomani della marcia, la mattina del 24 marzo, i nostri anfitrioni Simone e Laura ci hanno accompagnati in pellegrinaggio al cantiere TAV in Val Clarea, ove meno di un anno fa avevamo letto prosa e poesie. Non pareva moversi foglia, non s’udiva strepito di macchinari, i bipedi che andavano raminghi fra i reticolati erano tutti armati e in divisa. Vale il fatto che fosse domenica? Eppure, sulla carta, il cantiere non onora le feste comandate. Si lavora alacremente, sulla carta.
L’impressione era quella di molti “solitari” in corso sugli schermi dei furbofoni. I più ambiziosi, plausibilmente, giocavano a Ruzzle. Non sorprende che i No Tav lo chiamino da sempre il «non-Cantiere».
Lo diciamo per i molti che non lo sanno: il tunnel che stanno scavando – si fa per dire: una cinquantina di metri in due anni di presunta attività! – non è già quello per cui passerebbe il chimerico treno, ma un semplice «cunicolo geognostico» finalizzato a studiare la conformazione delle montagne. Montagne piene di amianto, uranio e radon. I lavori veri e propri sono lontanissimi dal cominciare (del resto, non sono iniziati nemmeno in Francia). Checché ne dicano i media mainstream, non c’è il progetto definitivo. Logica vuole che, se ci fosse, non starebbero ancora studiando la conformazione del massiccio d’Ambin.
Quanto al citatissimo «Corridoio 5» (la famosa tratta Lisbona-Kiev), da tempo non esiste più, se mai ha avuto una qualche speranza reale di esistenza. Il Portogallo se ne è chiamato fuori, a Kiev se non cadono dalle nuvole poco ci manca, i soldi che servirebbero nessuno li ha davvero (è tutto indebitamento a carico dei nostri figli, nipoti e pronipoti), l’utilità della tratta è messa in dubbio da sempre più esperti.
Se il Ponte sullo Stretto di Messina si appoggia da sempre su piloni di (brutto) sogno, il TAV Torino-Lione – in realtà bisognerebbe chiamarlo «Susa – Saint Jean du Maurienne» – viaggia ancor più campato in aria. Si stanno sperperando miliardi di euro, si sta militarizzando e devastando una valle, si stanno picchiando, incarcerando e processando persone, tutto questo – diciamolo chiaro e tondo – per niente, per l’anima del cazzo.
Già adesso, in valle, si respira amianto oltre i limiti di legge (ricordiamo che per beccarsi un mesotelioma basta inalare una sola microfibra). Trapanare montagne che ne sono piene zeppe è una pessima idea. Se poi lo si fa per niente, è un’idea criminale.
Eppure, mentre moltissimi sono pronti a dire che il Ponte sullo Stretto è un’inutile minchiata, il mainstream informativo continua a sostenere che il TAV in Val Susa è «progresso», «modernizzazione», accesso a chissà quale Bengodi di trasporti pan-europei e affari e vantaggi che – come sempre nella propaganda di questo genere – will trickle down for everybody e chi si oppone è un retrogrado, un ottuso, “non capisce”. Il consenso mediatico per quest’opera fantomatica è assolutamente trasversale.
Chissa se c’entra il fatto che il Ponte sullo Stretto è un chiodo fisso di Berlusconi, mentre il TAV Torino-Lione – benché Berlusconi e tutta la banda siano d’accordo – è soprattutto un chiodo fisso del “centrosinistra”, con tanto di mega-appalti a cooperative “rosse” come la CMC di Ravenna.
Il cantiere del cunicolo geognostico è in realtà un fortino, un presidio poco più che simbolico. Serve a far vedere che «tutto procede». E’ necessario far vedere che «tutto procede», perché la macchina degli appalti, degli stanziamenti, dell’indebitamento e delle carriere/reputazioni in gioco non può fermarsi di colpo. Inoltre, si tratterebbe di riconoscere una sconfitta enorme e certificare la vittoria del movimento No Tav, ammettendo che ha sempre avuto ragione a opporsi allo scempio. Ne deriverebbe una crisi di legittimità dello Stato, che non risparmierebbe quasi nessuno dei suoi apparati. Qualcosa che andrebbe ben oltre il solito sputtanamento della «casta». Qualcosa di molto vicino a una crisi di sistema.
Ergo, mantenere le apparenze in Val Susa è anche una questione di principio. Il dissenso non può, non deve avere ragione.
Il fortino stesso, manco a dirlo, risulta in larga parte abusivo. Per dirne soltanto una, le fortificazioni non compaiono in nessuna carta progettuale.
Dopo la consueta identificazione da parte di scoglionatissimi digossini e celerini (gente costretta a presidiare il nulla giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, e intanto la gioventù fugge via per sempre), abbiamo scelto il punto migliore e sventolato le bandiere che portammo a casa dal Canada nel 2008: quella della tribù Mohawk e quella delle Sei Nazioni irochesi (quindi della più antica Costituzione e della più antica democrazia esistenti sul pianeta).
E’ stato il nostro minuscolo omaggio simbolico agli «indiani di valle» che da vent’anni, con perseveranza e fantasia e contro tutti i poteri dello stato e dell’economia, portano avanti una lotta esemplare.
Non è una lotta «esportabile» altrove (molti, nel corso degli anni, si sono fatti illusioni in tal senso e ci hanno sbattuto la faccia), ma il fatto che esista mantiene accese le braci. Anche perché [inspirare fortemente] non è mai stata così vicina alla vittoria come appare oggi. A sarà düra, sì, ma chi la düra l’ha vinta.
Le due bandiere rimangono in valle. Speriamo di vederle sventolare ancora. Grazie a Simone e Laura per l’ospitalità «da gran signori» (e le idee), a Maurizio per la chiacchierata a cena (e le idee) e a tutta la masnada di giapster, con e senza ombrello (e con tante idee). Ci si rivede presto.
AGGIORNAMENTO 29/03: Ecco il reportage.
Riporto qui alcune parole che ci siamo scambiati tra «masnadieri» a fine camminata, mentre dal palco parlavano insieme pompieri notav e militanti dei centri sociali. Si parlava molto sensatamente del fatto che il “fronte sitav” e lo Stato stesso (come ricordate anche nel post, ormai la questione eccede di parecchio le ragioni tecniche) sono sempre più con le spalle al muro. E questa non è una bella situazione di lotta, è pericoloso lottare contro un nemico che sta perdendo ma non ha vie d’uscita. Quindi: quali vie d’uscita per lo stato e i sitav?
Ricordo che provai a rispondere così: daranno la cosa in pasto all’antimafia, faranno rotolare qualche piccola testa di… pasdaran sitav. Non so se basterà: si sono veramente spinti in un vicolo cieco negli ultimi anni, 50 metri di vicolo scavato nell’amianto, e si sono giocati parecchio, direi proprio tutto.
Non avevo detto in realtà niente di nuovo, un anno fa lo anticipò già Wu Ming 4: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=7234&cpage=1#comment-11414
Nel frattempo di acqua (e merda) sotto i ponti ne è passata parecchia, molte altre questioni si incrociano e vorticano intorno a quel cantiere in Clarea. Il PD e la sua fine (in particolare il gruppo dirigente bersaniano), i legami con cooperative come la CMC, il M5S, la cosiddetta “fine della seconda repubblica”… Quella strategia, quella via di fuga laterale, probabilmente era già quasi impossibile da prendere un anno fa, forse chi avrebbe dovuto imboccarla non ne ha avuto la forza, forse ancora speravano di farcela o erano troppo affamati e speravano di continuare a cibarsi degli sprechi per un altro po’… Ora da quella condotta forzata magari saranno costretti a passarci più rovinosamente.
E ho anche un po’ di paura, perché chi pochi anni fa avrebbe dovuto fare quelle scelte difficili ora ha meno potere e più guai di allora, sarà difficile tenere insieme un fronte così composito mentre è in ritirata. Ricordo che ci sono state negli anni anche imprese già indagate per mafia, spero che nessun orco o balrog dia qualche colpo di coda per vendetta mentre sta già cadendo negli abissi di Moria.
Ed esistono anche altri rischi più “politici”. Ma il movimento ha resistito vent’anni, c’è sempre stato, e anche ieri Perino, con tutte le simpatie verso i 5 stelle, ha ribadito che la battaglia si vincerà «da notav», in valle.
Grazie Wu Ming per le lotte, le idee e il vostro modo di raccontarle, e per le bandiere irochesi.
Comunque da parti del PD giungono segnali, anzi, espliciti inviti a “smarcarsi” dal TAV. Non a caso vengono da persone meno compromesse o non direttamente collegate a quello scempio. Insomma, si stanno muovendo “pontieri”, con tutta evidenza è in corso un lavoro diplomatico, si veda la presenza a Bussoleno di Puppato ed Emiliano, e le ripetute dichiarazioni di Puppato:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-23/laura-puppato-italia-follia-160359.shtml?uuid=AbVdKxgH
Un modo “onorevole” per smarcarsi può anche essere basato sull’argomento della “non-priorità” dell’opera: c’è la crisi etc. Al contempo, può anche rotolare qualche testa meno importante per opera dell’antimafia… Le due cose non si escludono. In ogni caso, qualcosa dovranno tentare, perché il folle avventurismo sì-TAV ha fatto loro un sacco di danni, e se perseverano è da suicidio.
La conversazione a Bussoleno sotto la pioggia partiva dall’osservazione che fa Guido Fissore in coda a quest’intervista:
http://www.saradura.it/INTERVISTE/9-Guido%20Fissore.pdf
Sì, nel PD volano gli stracci contro i pasdaran, anche Emiliano ne lancia qualcuno, si veda ad esempio questo sereno scambio: https://twitter.com/stefanoesposito/status/316094449572777984
Il problema è che la dirigenza bersaniana, già in grossa crisi, mi sembra più sitav del resto del partito, e questa è un’altra linea di frattura che si gioca sulla questione. Del destino del PD non mi rammarico, anzi, ma appunto anche lì dentro si stanno giocando partite accese.
(Singolare tra l’altro “l’argomento” di Esposito, apparentemente un non sequitur, e poi proprio lui insomma, che per anni non ha esitato a mettere in moto anche le questure e le aule giudiziarie, che evidentemente ora non devono sembrargli più tanto dei campi di battaglia favorevoli?).
Sono d’accordo comunque sul fatto che non basterà l’antimafia. Grazie per il link a Fissore, parole molto acute.
Tifiamo rivolta ovunque :-)
hi trovato l’analisi di diserzione molto acuta, e mi chiedo, nel frattanto se non si prepari una fronda interna. Come una moderna dc sembra che un pezzo del pd, il più furbo, voglia trattare con il movimento notav! E lo fa sapere da giornali di sistema.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-23/laura-puppato-italia-follia-160359.shtml?uuid=AbVdKxgH
La prima regola del capitale è che non ci sono regole, ma prevale l’istinto alla riproduzione.
Sembra che forse, lungi dal pensare di ribaltare nel fango le cose, si stia profilando una soluzione a bassa tensione. Il Pd si presenta come un giano bifronte che tiene in sé gli argomenti del sì e del no, per risultare credibile sia in caso di perdita che in caso di pareggio. Mi sembra una soluzione tipica della balena bianca, ma suppongo sia molto simile a ciò che vedremo. Per fortuna le persone che compongono il gruppo eterogeneo di protesta hanno imparato, con il tempo, a non fidarsi di chi si attacca a un carro che vince, e di fidarsi solo di un obiettivo, e non di chi, volta per volta, cerca di appropriarsi della lotta.
La lotta è di chi la fa, di chi si espone. Forse, dopo questa giornata, i processi scenderanno di tensione. Hanno fallito, almeno politicamente, nel tentativo di spaventare chi lotta. Mi auguro che smettano di far pagare a pochi la protesta di molti, moltissimi.
Sui rischi ‘politici’, ma più in generale un po’ su tutta la situazione nel movimento notav ho trovato questo articolo di cui, a parte un po’ di eccessivo trionfalismo qua e là, condivido quasi tutto.
Ho scritto male il link :-(
Questo è giusto
http://anarresinfo.noblogs.org/2013/03/26/23-marzo-no-tav-senza-deleghe-ne-sconti-a-nessuno
Esiste un’analisi precisa e tecnica che dimostri l’inutilità della TAV? Vorrei mettere a confronto veri dati ma non ho trovato molto.
Hai voglia! :-) Ci sono decine di dossier, compendii e libri zeppi di dati, da Il libro nero dell’alta velocità di Cicconi, che è anche on line:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/11/il-libro-nero-dellalta-velocitain-anteprima-su-ilfattoquotidiano-it/156781/
a Non solo un treno della coppia Revelli-Pepino, passando per Corruzione ad alta velocità di Imposimato e Travolti dall’alta voracità di Cancelli-Sergi-Zucchetti etc., per arrivare all’appena uscito libro di Rastello e De Benedetti, Binario morto, sul fatto che non c’è nessun “corridoio” Lisbona-Kiev.
Qui trovi una bibliografia, credo sia difficile essere più completi:
http://www.notavtorino.org/bibliografia.htm
Su notav.eu, notav.info o notavtorino.org trovi una plètora di documenti, perizie, analisi, saggi scritti da docenti al Politecnico di Torino, da esperti di economia dei trasporti etc.
Il movimento No Tav, nel corso degli anni, ha acquisito sempre più competenze tecniche e scientifiche, gli specialisti giunti in valle hanno stimolato l’autoformazione e oggi il militante medio ha cognizioni di causa che molti pseudo-“esperti” che concionano sui giornali nemmeno si sognano. Su questo aspetto della lotta sono state fatte riflessioni interessanti, segnalo quest’intervista a Mario Cavargna:
http://www.saradura.it/INTERVISTE/1-Mario%20Cavargna.pdf
e questa a Claudio Cancelli:
http://www.saradura.it/INTERVISTE/7-Claudio%20Cancelli.pdf
In generale, consiglio TUTTE le interviste che ci sono su saradura.it
…e se il tempo è poco ecco il bignami: http://www.pro-natura.it/torino/pdf/150ragioninotavmag2012.pdf
Dipende da cosa intendi tu per ‘dimostrare l’inutilità’. Provo a fare alcuni esempi
– Se vuoi un documento che spieghi come trasportare merci su TAV inquini più che su TIR (considerando il ciclo completo) http://www.notavtorino.org/documenti/av-valutazioni-fuorvianti-2010.pdf
– Se vuoi un documento che dimostri come l’aumento del flusso merci previsto dai promotori non si sia verificato (pre crisi aumento dell’1% contro il 100% previsto, che sposterebbe la saturazione della linea attuale dal 2030 precisto a dopo il 3000) http://www.notavtorino.org/documenti/previs-merci-fut-30-12-10.pdf
– Più in generale esite un documento intitolato ‘150 ragioni contro la tav’, al momento in rete ho trovato solo l’edizione precedente (‘100 ragioni’), datata ma ancora valida http://www.notavtorino.org/documenti/100-rag-notav-valsusa-feb-06.htm
In generale per dire che un cosa è inutile bisogna specificare rispetto a quele obietttivo, il punto che i prponenti il loro obiettivo, aldilà di qualche vago slogan, non l’hanno mai dichiarato
Adesso forse le cose sono un po’ cambiate ma fino a 5 anni fa la cosa curiosa di quest’opera pubblica era che non si trovavano studi seri a favore dell’opera. In genere, per la localizzazione di siti indesiderati, quando nasce un conflitto si trovano sempre esperti che dicono cose opposte tra loro. Puoi criticarne la buona fede, gli interessi inconfessabili, quello che vuoi: però si espongono, come per esempio nel caso degli inceneritori. Sulla TAV no, dalla parte del “SI” politici e mondo imprenditoriale dall’altra quasi l’universo mondo.
oltre ai link che ti hanno fornito gli altri ti suggerisco di dare uno sguardo alla tabella di pagina 14 dell’Ottavo quaderno dell’Osservatorio, quello in cui finalmente pubblicano l’analisi costi benefici.
http://www.notav.info/documenti/operazione-verita-il-quaderno-n-8-dellosservatorio-lo-pubblichiamo-noi/
In soldoni lì si dice che la Torino-Lione è proficua (nei termini del profitto capitalista) solo nello scenario economico denominato “rimbalzo”, uno scenario in cui non solo si esce dalla crisi, ma il PIL comincia a galoppare come un cavallo dopato. Negli altri due scenari l’opera è in passivo o in pari.
Facciamo finta per un attimo che siamo tutti capitalisti, quale imprenditore rischiando il PROPRIO patrimonio si metterebbe in un’avventura del genere?
Volevo segnalare la conferenza-dibattito dal titolo “Grandi opere: contestare, partecipare, decidere” che si terrà qui a Torino il 13 aprile nell’ambito della manifestazione “Biennale democrazia” (questo il link al programma dell’intera manifestazione: http://biennaledemocrazia.it/eventi/
questo il link della suddetta conferenza: http://biennaledemocrazia.it/eventi/grandi-opere-contestare-partecipare-decidere/). E’ evidente che si parlerà anche e soprattutto di tav.
Da una veloce indagine sui nomi dei relatori partecipanti e sulle loro biografie e bibliografie ho la sensazione che le posizioni in campo non saranno nettamente schierate sul fronte no-tav e questo mi dà sempre da pensare. Spero di sbagliarmi, ma leggendo un articolo di Luigi Bobbio -uno dei relatori convocati- ho percepito una certa ambiguità stridente quando non proprio un “cerchio-bottismo” sospetto: http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:1453
Magari qualche valligiano è più informato e più allenato di me negli smascheramenti! Mi toccherà andare alla conferenza per vederci più chiaro…
Grandi Wu Ming!
Sul fatto che “si stanno picchiando, incarcerando e processando persone” aggiungo solo che lo Stato si è costituito parte civile al processo!
Ad ogni modo al corteo i No DalMolin ci hanno invitato alla manifestazione del 4 Maggio, che personalmente raccolgo volentieri.
Sugli irochesi vi linko l’indirizzo ad un’immagine (siccome non so bene come si fa potrei fare un pasticcio): http://www.mariocapanna.it/?page_id=26#
Già Engels aveva intuito che tipo di società fosse la loro. Ottima trovata quella delle bandiere ;-)
Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura…
Alla faccia di chi vorrebbe ancora dipingere i No Tav come un fenomeno NIMBY, qui siamo di fronte a gente che ha realizzato una rivolta permanente, una resistenza che dura 20 anni. Giù il cappello e solidarietà a questi nativi.
Una domanda a bruciapelo, non come provocazione ma proprio come dubbio: l’ immaginario creato sopra gli indiani d america non potrebbe peccare un pò della stessa “utopizzazione” che l’ immaginario libertario ha creato sui pirati?
Molto spesso è stato così, ma non nel nostro caso. In Manituana – e poi in Grand River – abbiamo cercato di lavorare in tutt’altro modo, e non sui “soliti”, oleografici indiani di prateria ma sull’unica “grande potenza” indiana del Nordamerica, la confederazione irochese di cui Marx ed Engels parlarono in termini di entità “proto-statuale”. Degli irochesi – specificamente, dei Mohawk – abbiamo cercato di raccontare le prassi di democrazia diretta e gestione della comunità in un momento in cui queste prassi erano già “ibridate” con abitudini e istituzioni europee. Ci interessavano le contraddizioni generate da quell’ibridarsi, e abbiamo scelto personaggi “anfibi”: Joseph Brant, traduttore in mohawk del Vangelo di Marco; sua sorella Molly, moglie del più alto funzionario dell’Impero britannico nelle Colonie; Philip Lacroix, al tempo stesso un “philosophe” franco-canadese e il più sanguinario dei Mohawk. Etc. etc.
volevo solo aggiungere che engels ne parla sulla base degli appunti di marx sull’origine della famiglia della proprietà privata e dello stato come di una società basata sul matriarcato ancora ad uno stadio abbastanza originale e che la successiva evoluzione che si poteva studiare sui greci e sui romani era a uno stadio già più evoluto/corrotto del modello irochese e di tutte le società primitive e le pagine più belle sono quando mette a parogone la dignità degli irocchesi che colpiva chiunque ne venisse a contatto con il degrado morale dellle popolazioni occidentali e in particolar modo del proletariato
http://femminismoproletario.noblogs.org/files/2010/10/origine-della-famiglia-della-proprieta-privata-e-dello-stato.pdf
In realtà Engels ne parla sulla base di “Lega degli irochesi” di Lewis Henry Morgan: “Giungiamo ora ad un’altra scoperta di Morgan” (cit.).
È sbalorditivo come riesca a descrivere una società in maniera abbastanza fedele (almeno secondo i resoconti di chi ci è stato) senza averla conosciuta direttamente!
Forse scopro l’acqua calda, però non posso trattenermi dall’osservare che “Le origini della famiglia” è una fonte d’ispirazione per “Manituana” così come “La guerra dei contadini tedeschi” lo era stata per “Q”. Solo per dire che, insomma, qui Engels è di casa :-)
KARL MARX AND THE IROQUOIS
di Franklin Rosemont
Io lo trovo decisamente calzante. Oltretutto la storia della costruzione di molte tratte ferroviarie nordamericane si fonda sullo scontro /oppressione/ “espropriazione” verso i nativi.
Aspetto con ansia i vostri pezzi, sia quello “gonzo” che quello analitico. Credo che in questa fase gli scenari più interessanti non siano tanto quelli relativi alla tav in se, anche io ispirando profondamente credo che la realizzazione dell’opera sia su un binario morto, quanto quelli che parlano di “immaginario della lotta No Tav, come la lotta racconta se stessa, rapporto tra No Tav e altri movimenti, questione M5S etc.”.
Mai come in questo momento si percepisce come la lotta in valle travalichi la “semplice” questione dell’alta velocità. E’ fondamentale che l’opera non veda la luce, ma è altrettanto fondamentale che questa luce venga oscurata dalla lotta notav come è stato fino ad ora e non da commissioni d’inchiesta o da giochetti di sopravvivenza del pd. La portata di quanto è stato fatto negli ultimi 20 anni non può e non deve essere cancellata, anche solo a livello mediatico, da questi meccanismi di “appropriazione indebita”, che tra l’altro i valsusini conoscono perfettamente.
A sarà comunque düra.
Da piemontese e Notav vi ringrazio per il vostro pluriennale impegno in questa battaglia. Voglio solo aggiungere qualcosa sulla Lega degli Irochesi per chi avesse voglia di leggere grandi libri: In Towards an Anthropological Theory of Value David Graeber ne da una lettura profonda le cui ramificazioni si estendono ben oltre il nostro attuale concetto di democrazia. Forse per volontà dello stesso autore, il libro è interamente online: http://shawnslayton.com/open/iPAD/Book%20%20Anthropology%20Theory%20of%20Values.pdf. Il materiale mitopoietico di cui abbiamo bisogno è già tutto lì, nelle monografie antropologiche. C’è poco davvero da inventare.
Cari Wu Ming, un parziale OT. Sono totalmente d’accordo con voi quando dite che la TAV è un pessimo “investimento”, ma se dite “è tutto indebitamento a carico dei nostri figli, nipoti e pronipoti” cadete nel più comune dei luoghi comuni sulla crisi, e cioè che il debito pubblico sia di per sé un male.
Non è certo questo il luogo per sprofondare nell’orribile dibattito sulle cause macroeconomiche più o meno lontane della crisi, nè tantomeno ho le conoscenze per portare avanti questo dibattito. Sono però diventato ipersensibile a questi temi troppo importanti*, e quindi non resisto a farvi notare quella che, secondo me, è una superficialità. Il diavolo si annida nei dettagli, o tra parentesi.
Pignolosamente vostro.
* Troppo importanti nel senso che mi piacerebbe molto che fossero meno importanti, perché nella vita le cose importanti sono altre, ma purtroppo in questi giorni lo sono molto, cioè troppo.
Non mi sembra che nel passaggio che virgoletti ci sia la conclusione che dici. Non afferro la logica con la quale “traduci” la nostra frase. C’è scritto “indebitamento a carico dei nostri figli, nipoti e pronipoti”, non “il debito pubblico è di per sé un male”.
Il problema è trovarsi costretti a pagare debiti contratti da altri a nome nostro, per giunta a scopi ignobili. Indebitamento *di chi*, *per cosa* e *per colpa di chi*.
Diciamo che il messaggio che mi pare passi, in una frase che è un po’ fuori contesto, sia che il problema è anche lo spendere dei soldi in generale e non lo spendere dei soldi in qualcosa di dannoso per la comunità.
Per come ho inteso (o frainteso) io quell’inciso, mi è parso che avvallasse il suddetto luogo comune. Se ho frainteso, ritorno volentieri al mio silenzio, e magari mi prendo una pausa dagli articoli di economia che mi fanno venire il sangue amaro. Ciao.
Ti sembriamo sostenitori della linea “il problema principale è la spesa pubblica”? :-D
Eheh, scusate, si, forse è proprio meglio se lascio perdere un po’ l’euro, e vado a godermi il sole.
Il No Tav è arrivato in Tunisia.
Non so se state seguendo le notizie che arrivano dal Forum Sociale Mondiale: il Forum della Dignità di Tunisi, ma ieri c’è stato un corteo in cui sventolavano bandiere No Tav, e in queste ore dovrebbe esserci un “Primo seminario del Forum contro le grandi opere pubbliche che tratterà della TAV Tangeri – Casablanca.” (ok, non è la nostra, però..solidarietà!)
C’ero anche io. Arrivato da fuori in corriera. E ho camminato per tutta la manifestazione con la sensazione che la valle, ormai, non avesse più bisogno di me/noi.
Lantar, dissento!
Oggi più che mai la valle ha bisogno dell’aiuto dei “forestieri”. Da anni ci ripetiamo che per vincere è necessario tenere botta in Clarea e contemporaneamente aprirci all’esterno, universalizzare la lotta, estenderla oltre il Musinè. Per fare questo da tempo i/le militanti girano in lungo e in largo la penisola e non solo, per raccontare e confrontarsi.
Una delle cose che facevano più piacere nei momenti caldi era l’elenco di tutti i luoghi d’Italia in cui qualcuno stava manifestando per noi e con noi. Altra cosa magnifica era sentire, per esempio sabato, la parlata valsusina mischiata con tutti gli altri accenti. La buona presenza dei francesi è stata nell’ultima manifestazione un ottimo segnale.
No, c’è bisogno dei forestieri, persone che prendano la corriera per venire a darci una mano, per marciare con noi, per aiutarci a tirare giù quelle maledette reti, per smontare il cantiere e infine per fare la più grande festa che ci sia mai stata sotto le montagne della alpi Cozie.
@f.s.
Da valligiano “adottivo”: d’accordo su tutto. Ma le Graie niente?
No Balmafol, No Party!
;-)
Mi sono sentito per la prima volta inutile a causa del numero di M5S presenti (con spillette e chiacchere varie) con l’aria e la boria di avere l’esclusiva sul movimento.
Non penso che tornerò.
Facciano loro.
@lantar
Sabato c’erano quaranta o cinquantamila persone. Otto chilometri di percorso di cui quattro pieni di gente. Noi stavamo più o meno a metà corteo, dal cavalcavia vicino a Foresto non si vedeva la fine guardando indietro nè l’inizio guardando avanti. E a perdita d’occhio nemmeno una bandiera M5S.
Alcuni narravano che altri giuravano di aver intravisto forse delle sciarpe, ma pure a Lourdes e a Fatima si dice che sia andata più o meno così. Se un autostoppista galattico fosse atterrato sabato pomeriggio da Rigel direttamente tra Susa e Bussoleno, quasi sicuramente sarebbe arrivato a sera senza nessuna nuova associazione mentale tra il numero cinque e i corpi celesti.
Guarda che senza il movimento “loro” non possono fare niente, a parte le mosche cocchiere. Il movimento invece c’era da molto prima e ci sarà ancora quando loro avranno finito di chiacchierare.
Deh, non desistere! Ma la prossima volta, snobba la tribuna VIP e cercati una curva. :-)
Probabilmente anche più di cinquantamila. Vecio, noi *credevamo* di essere a metà corteo, in realtà ho poi scoperto che eravamo più indietro. Davanti a noi c’era una massa sterminata, e la prima parte del corteo era compattissima. Ecco, io in tutta la giornata ho visto le 5 Stelle una volta sola, su una maglietta, alla nostra partenza da Susa. Per il resto, nulla. Niente bandiere. Questo lo ha fatto notare anche Revelli nel suo pezzo sul “Manifesto”. Mi è stato detto che il movimento aveva chiesto ai grillini di stare sotto le righe, per evitare sovradeterminazioni. Che sia andata così, o che i grillini abbiano deciso da soli, è in ogni caso la dimostrazione che nel rapporto (che credo temporaneo) fra No Tav e M5S non è il secondo a “battere il tempo”.
Ciao,
io non so bene a che altezza ero, forse a metà e in effetti non vedevo nè l’inizio nè la fine del corteo.
Sono stata con i NotunnelTav di Firenze dietro lo striscione ‘No tav No mafia’ e devo dire che nonostante la gente intorno a noi cambiasse spesso le spillette dei 5 stelle le vedevo continuamente, non ho mai visto bandiere ma sinceramente non ne MAI viste, neanche in altre occasioni se non nei banchini di raccolta firme, forse le ritengono un simbolo della vecchia politica/casta mentre la spilletta fa più ‘uno vale uno’ e poi vuoi mettere la versatilità della spilletta, basta coprirla e puoi infiltrarti ovunque, si abbina con tutto…
Scusate il tono ma la sensazione è stata un pò quella dell’accerchiamento e mi ha urtato abbastanza perchè i partiti, giustamente !, sono stati relegati nella seconda parte del corteo mentre loro scorrazzavano tranquilli (ho visto solo uomini 5s ma quello immagino sia un caso) tra il movimento e i movimenti come se ne fossero parte..
Ma andiamo oltre, i Notav, come tutti gli altri movimenti, esistevano prima di Grillo e dei suoi adepti ed esisteranno dopo, quindi rimaniamo lucidi, facciamo attenzione alle loro mosse ma non arretriamo di un centimetro nelle lotte perchè la vittoria è stata, è e sarà nelle nostre di mani.
E stata una manifestazione bellissima, ignorata dai media proprio perchè perfettamente riuscita, ma chi era lì ha avuto chiara la percezione di un risultato, mi fa paura dirlo, ottenuto con vent’anni di resistenza, e’ valsa la pena fare 14h di pullman da Firenze per quella giornata.
Grazie a tutt* i/le Valsusin* del mondo!
Le bandiere ce le hanno eccome, e le usano, ma sabato non le hanno portate. Le spillette non sono un problema, non caratterizzano un corteo, nelle foto d’insieme non le vede nemmeno chi ha sedici decimi di vista. E’ del tutto normale che ci fossero spillette del M5S in Val Susa, dove quel partito ha ottenuto percentuali da plebiscito (a Venaus addirittura il 58%!). Davvero qualcuno si aspettava di non vederne? Il punto, però, è che non era un corteo “di grillini”, era in tutto e per tutto un corteo No Tav, dal primo passo fatto a Susa all’ultima sillaba dell’ultimo discorso fatto sul palco a Bussoleno. Questo conta.
Non mi aspettavo di non vederne. Ho avuto delle conferme. Qui da noi hanno tentato di mettere il cappello su diverse realtà conflittuali, per poi defilarsi o dopo le elezioni locali oppure quando non riuscivano a imporre il loro simbolo o il loro nome. Risultato: polemiche (interne ai comitati) a non finire e perdita di vista dell’obbiettivo, ossia il contrasto alle grandi-medie-piccole opere inutili e speculative (qui nel veneto ce n’è una caterva), e tempo sprecato (e guardate che, come le energie fossili (e individuali), nemmeno il tempo è rinnovabile). Sicuramente il movimento NoTAV è più strutturato di noi per gestire la situazione. Sicuramente è una nostra pecca questa “sofferenza” e sicuramente il senso di estraneità è stato un problema mio personale a giudicare dai commenti che leggo.
Apro un altro fronte.
Uno del nostro movimento è arrivato da Milano con un pullman organizzato da M5S sul quale viaggiava quello che ha fatto il grande fratello. E mi chiedo ma che c’entro io con gente così? Sono snob? Spocchioso? Può darsi, ma non mi sarebbe mai passato per la testa di presentarmi ai provini per il grande fratello. Ecco, una differenza culturale non da poco. Ma, ancora una volta, forse sono io l’ultimo mohicano sampietrino in mano….
Io ti capisco, ma mi sembra che qui su Giap nessuno abbia bisogno di promemoria su quanto sia ambiguo e pericoloso il grillismo, su come funzioni il suo “apparato di cattura” delle istanze dei movimenti e su che tipo di gentaglia imbarchi il M5S (a cominciare dai grotteschi, ignorantissimi, gretti portavoce in parlamento). Il punto è che la lotta No Tav in Val di Susa ha delle peculiarità che vanno comprese, è un movimento che va avanti da vent’anni e prima votava “bulgaramente” per PRC e Verdi. Le forze politiche a cui dare un voto “tattico” passano, il movimento resta.
@lantar
“E mi chiedo ma che c’entro io con gente così? Sono snob? Spocchioso?”
Lo sei e lo siamo ed è normale, ma in Valsusa oggi penso che sia diverso, io penso di avere imparato qualcosa, perfino stando fuori dal cuore della faccenda.
Me lo ha spiegato un mio amico carissimo, che sabato non ha potuto ma qualche anno fa era tra quelli che passavano le notti ai presidi (questa è la gente che ha seminato e si è fatta il mazzo per ottenere una giornata come sabato scorso).
Tempo fa gli ho fatto lo stesso tuo discorso nella sostanza, e lui mi ha spiegato che in quella lotta non è importante da dove arrivi, quello che conta è che ci sei. Non conta se hai quarant’anni e sei sempre stato “in un certo modo e da una certa parte”, oppure se hai vent’anni e non ti perdi un pezzo del GF. “Certo, magari sono ragazzini, vestono e parlano in quel modo e sono sempre attaccati al cellulare come all’ossigeno. Però quando è ora di esserci arrivano anche loro e fanno la loro parte come tutti gli altri. E sanno benissimo perché sono lì. Siamo noi che siamo snob”.
i 30 secondi di video mi hanno fatto venire in mente la lotta (che dura ancora oggi) degli abitanti di Sanrizuka in Giappone contro la costruzione dell’aeroporto di Narita (fine anni sessanta fino a metà settanta). Nel senso che quelle rivolte diedero vita ad una delle serie di documentari più importanti nella storia (regista Ogawa Shinsuke) sono opere di parte, completamente fuse con i contadini che resistevano e con le loro vite.
Questo per chiedervi: esistono dei documentari che raccontino le lotte decennali e la vita degli abitanti della Val di Susa? e non mi riferisco a i video degli scontri o quant’altro ma ad opere dal respiro più ampio…
(scusate il paragone “lontano” ma mi occupo di questo)
grazie
E dire che mi ricordavo una filmografia da qualche parte ma al momento non la trovo e vado a memoria:
“Gli indiani di Valle”
“No Tav. Fermarlo è possibile”
“Il vento che fermò il treno”
E poi Manolo, Manolo, semper Manolo:
“Fratelli di Tav” e la sua appendice “I peccati della Maddalena”
I video di Manolo li trovi qui
http://vimeo.com/fratelliditav
oltre ai due che diceva f.s. anche “La parabola di Chianocco”, breve ma ben fatto sull’occupazione dell’autostrada di febbraio 2012
Scusate l’intervento a rate, una filmografia, aggiornata solo al 2008 ma fino ad allora esaustiva, la trovate qui
http://www.notavtorino.org/documenti/filmografia-notav-18-5-08.htm
Documentari noTav: puoi cercare sui siti l’elenco, francamente a memoria non riesco a ricordarli tutti, ma ce ne sono molti.
Ad esempio http://www.spintadalbass.org/libri.htm c’è una sezione che elenca anche i filmati
dal titolo più in tema con questo post :D “NO TAV gli indiani di valle” Adonella Marena 2005 fino al “I peccati della Maddalena” di Manolo Luppichini 2011.
@Wu Ming: ma porc! adesso picchio Maurizio :D potevo conoscervi e rompervi le scatole anche dal vivo a saperlo, e invece vi camuffate dietro bandiere viola di cui non conoscevo il significato. Andrò subito a comprarmi anche Manituana… Grazie (anche a WM1 per le parole sui 5 stelle :D sono un provocatore nato). Ora vado a leggermi il vs pezzo su internazionale che abbiamo lo spoiler segreto :)
Se poi volessi documentarti sugli “albori” della lotta NoTav (anche – e soprattutto – per non dimenticare quelli che, nel lottare, sono stati incastrati duramente da coloro che gettarono le basi per poter istruire i processi attuali contro chi si oppone all’opera) c’è questo ottimo lavoro di Tobia Imperato, pieno zeppo di riferimenti bibliografici e giornalistici
http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2009/le_scarpe_dei_suicidi2.pdf
In questo blog dove il nome “Luther Blisset” ha qualche attinenza, è forse opportuno ricordare che in calce al libro linkato è contenuta una pesante accusa alla “colonna torinese del Luther Blisset”, che ha dato luogo alla replica “Come fare le scarpe ai suicidi” http://www.ecn.org/filiarmonici/come_fare_le_scarpe.pdf
Quando è uscita la seconda edizione del libro (identica ma con questa nuova prefazione http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2008/prefazione_seconda_edizione.pdf) c’è stata una nuova replica (qui http://www.informa-azione.info/files/rifareleggi.pdf).
Personalmente, non avendo i mezzi (informazioni e frequentazioni di prima mano) non ho modo di schierarmi ma, pur trovando importantissimo divulgare il lavoro di Tobia Imperato, trovo anche eccessive certe sue posizioni. Forse oggi dopo ulteriore frequentazione della Val di Susa qualche tono lo cambierebbe, chissà. In ogni modo trovo giusto divulgare anche le repliche contestualmente al testo per dovere di cronaca.
Hai perfettamente ragione, per completezza dell’informazione sarebbe stato necessario linkare anche i documenti che hai indicato tu.
Così come riconosco che alcune sue posizioni, oggi, potrebbero essere considerate eccessive (sugli scazzi tra l’autore ed alcuni centri sociali neanche io mi ci metto, per gli stessi tuoi motivi): in ogni caso, personalmente riconosco a questo lavoro il merito di aver illustrato con chiarezza il substrato culturale nel quale è stata fatta crescere l’attuale “atmosfera” nei confronti del movimento NoTav e di aver riorganizzato con precisione la pubblicistica del periodo.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/3/28/32256-no-tav-i-liberatori-non-esistono-sono-solo-i-popoli-che-si/
Segnalo questo appello, a firma “Antifascisti No TAV”, che entra a gamba tesa sulla questione del rapporto tra movimento No TAV e “delega in bianco” al M5S.
Conosco bene la prima firmataria: sindacalista di base in una fabbrica della Valle, è una compagna attiva da sempre nel movimento contro la Torino-Lione, da prima che acquisisse interesse nazionale (e da prima che si svegliasse Beppe Grillo). Per la cronaca, fa parte di quella sinistra che si è sempre opposta a qualsiasi collaborazione col PD e con gli altri partiti Sì TAV.
Bellissimo il titolo che è stato dato all’appello: “I liberatori non esistono, sono solo i popoli che si liberano da soli” (Che Guevara). Si aderisce inviando un’email ad antifascistinotav@libero.it
Feconde contraddizioni si stanno moltiplicando anche in Val Susa.
Ciao Mauro,
in Valle questo appello non è stato visto come un efficace e ruvido tackle, ma come una scomposta entrata che manca tanto la caviglia quanto il pallone.
Già il nome lascia perplessi, antifascisti no tav, come se ci fossero dei non antifascisti no tav che non aderiscono all’appello. Si è detto, ripetuto e ridetto che 2 sono le discriminanti del movimento: antifascismo e antirazzismo. Firmare in questo modo un appello ha fatto non poco storcere il naso a chi l’antifascismo lo porta avanti e lo pratica.
E poi l’appello. Va bene che va di moda, ma abbiamo le assemblee, i coordinamenti dei comitati, che senso ha tirare fuori queste perplessità attraverso un appello che fai girare su siti, mailing list e social network, e non dove ci si può parlare e confrontare? Attirare l’attenzione?
E poi i due punti:
-da tempo i comitati non erano così protagonisti come nelle assemblee di paese che hanno preparato la manifestazione, mi sfugge il senso della necessità di un loro rilancio proprio nel momento in cui questi si stanno impegnando a fondo. E poi di nuovo, esiste un coordinamento, perchè chiedere il rilancio dei comitati attraverso un appello on line.
-la delega in bianco è certamente un rischio, lo era quando rifunda e i verdi prendevano valanghe di voti e lo è oggi. Non ricordo gli estensori dell’appello stracciarsi le vesti all’epoca, e non vedo perchè farlo ora. Bisogna fare attenzione, tenere la barra dritta, controllare che nessuno nelle vicinanze abbia un cappello in mano. Ma sono cose che ci siamo ripetuti mille volte, perchè fare un appello? Tanti si aspettavano lo scorso sabato una marcia grillina, non è stato così, non poteva essere così e noi lo sapevamo.
Forse la ragione dell’appello è un’altra. Rifunda in valle, dopo il dodecalogo ha dilapidato il consenso, la geniale idea di non candidare Nicoletta Dosio alle ultime elezioni, per rispettare il volere di altri alleati che non volevano una candidata così no tav, ha fatto il resto. Questo appello, più che un tentativo di “rafforzare l’iniziativa unitaria e plurale del nostro Movimento”, pare un tentativo di sollevare polemica post-elettorale. Sbagliato nei modi e nei tempi (pochi giorni prima di una manifestazione), non ha ottenuto il risultato che gli estensori parevano auspicarsi. Insomma, nulla a che fare con il grande Kamil Glik: https://www.youtube.com/watch?v=i-yoy2B5ksQ
@f.s.
Non sono in grado di scendere così nel dettaglio della faccenda quindi taccio sulle questioni di opportunità, organizzazione, tempistica ecc. Si sa che quegli aspetti sono estremamente difficili da valtuare dall’esterno e non conosco la Valle abbastanza bene.
Ho letto il testo e mi è sembrato interessante, conosco Lucia e so come si è schierata anche dentro Rifonda, sin dai tempi – mi pare – del dodecalogo. Idem per quanto riguarda la vicenda di non candidare la compagna Dosio, una decisione imposta dai vertici di Rivoluzione Civile, accettata dai vertici dei partiti e che in tanti abbiamo invece stigmatizzato duramente – e che secondo me e altri è rivelatrice di quanto fosse sbagliata l’operazione Ingroia.
Però riguardo alla firma a me non sembra affatto discutibile: l’on. Roberta Lombardi che si è presentata alla marcia (anche se sono d’accordo che non è stata una “marcia grillina”) francamente non riesco a considerarla una “No TAV antifascista”. Questo discorso senz’altro non si estende automaticamente a tutti i grillini né a chi come Perino ha fatto dichiarazione di voto per il M5S. Quanto sia fondata la preoccupazione che subentri un meccanismo di delega in bianco non so dirlo, è questione che dovete discutere voi, ma meglio preoccuparsi per niente che sottovalutare il rischio. Da parte mia sono abbastanza ottimista sull’intelligenza collettiva del movimento e ho visto questo appello come uno dei tanti esempi di reazione positiva a questo pericolo.
Sai che me la sono persa la Lombardi?! Non sono sicurissimo ci fosse.
Discutevo la firma perchè l’appello a me pareva tanto una scaramuccia post-elettorale, e sovradeterminarlo firmandolo antifascisti no tav sviliva tutti quelli che sono e praticano l’antifascismo ma che si tenevano ben fuori da una polemica come quella sollevata dai firmatari. E se ne tenevano ben lontani proprio perche le elezioni sono un campo che i movimenti dovrebbero utilizzare tatticamente senza scannarsi per questo o quel partito.
P.S. D’accordissimo su Ingroia (non ci crederai, ma alla manifestazione ho visto almeno 3 bandiere di rivoluzione civile!), solo che Rifunda nelle prime mosse post-elettorali da queste parti mi sembra voler continuare a percorrere una strada autodistruttiva.
Ancora P.S. Ma avete visto Glik? Se legge Girolamo: Goikoetxea docet.
Uhm, secondo me la Lombardi non c’era. Non mi sembra fosse menzionata in alcun articolo sulla visita al cantiere o sulla marcia, né ho sentito di qualcuno che l’avesse anche soltanto intravista.
Avete ragione, quel giorno era malata: http://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=357257111049422&id=350507821724351
“Sono a casa con la febbre ma sono idealmente in marcia in Val di Susa accanto ai miei concittadini contro il TAV, un’opera inutile, dannosa e pagata con altro debito pubblico in capo ai nostri figli.”
Si consideri un dettaglio inquietante: non sono venuto neanch’io per lo stesso motivo. Che ci sia sotto un inciucio partitocratico??!?!! FATE GIRARE
Vi pregherei cortesemente di non far circolare questi appelli; l’unica cosa veritiera essendo la considerazione che “entrano a gamba tesa”.
“feconde contraddizioni”? da lontano probabilmente è più facile prendere lucciole per lanterne.
Non mi pare questa la sede per pubblicizzare scambi “privati”, ma semplicemente questo comunicato NON nasce a nome del Movimento NoTav, ma a nome di una sigla inventata per l’occasione, e non è stato discusso in nessuna assemblea.
A prescindere da quanto si possano condividere certi temi, questo comunicato è ben noto in Valle ma è stato giudicato come minimo “inutile” e “superfluo”. La preoccupazione è che possa portare divisioni in un movimento che vuole essere includente (e se mi trattengo dal dettagliare, i firmatari dovrebbero solo essermi grati); la critica è che per quanto possa essere spiacevole e riduttivo, una “piattaforma” più ampia non è oggetto del Movimento NoTav.
Mentre “per quanto riguarda il pericolo che si instauri un’ etichetta politica, con riferimento lampante al movimento 5 stelle” mi pare sia stato più che chiarito che “il movimento 5 stelle sia in questo momento un semplice compagno di viaggio provvisorio come lo sono stati molti altri nel passato”
Tra l’altro, in merito all’antifascimo, interpellati alcuni nostri “referenti” nell’ANPI, la risposta è stata “Vi comunico in modo chiaro e inequivocabile che questa roba degli antifascistinotav@libero.it mi è sconosciuta e non ho idea di chi si tratti. Stessa questione per i compagni che ho contattato chiedendo informazioni: nessuno ne sa niente”
A prescindere dalla stima per i firmatari che possono essere noti (e più o meno apprezzati) in Valle, si tratta quindi di una istanza magari condivisibile ma che per correttezza non avrebbe dovuto essere firmata con una sigla NoTav, semplicemente perché non è che ognuna delle 50.000 persone che partecipano (parteciperanno) ad una marcia, se vuole essere intellettualmente onesta, possa firmare dei propri scritti con il nome TizioCaio No Tav.
In questo reply sto già volutamente smussando i toni rispetto al giudizio che è stato dato a questo comunicato, anche da parte di ben noti antifascisti, per cui vi pregherei vivamente di chiudere qui, sul nascere, la questione.
Grazie
@e.talpa
Ahem, “vi pregherei di non far circolare”… cosa significa? A chi si rivolge la preghiera? Specifico che si tratta di un mio commento assolutamente privo di consultazione con chiunque altro, neppure coi firmatari. L’ho letto su Controlacrisi e l’ho trovato interessante, stop.
Non mi pare sia firmato “Movimento No TAV” ma non conosco i dettagli dei vostri accordi su come si possa utilizzare l’espressione “No TAV”. Idem per l’ANPI, che non mi pare abbia il copyright dell’espressione “antifascisti”. Io ho letto la firma semplicemente come “alcuni antifascisti che sostengono la lotta No TAV”.
Comunque sì, vedo la faccenda da lontano quindi è probabile che stia prendendo lucciole per lanterne. Ma ammettiamo anche l’ipotesi che non esista un’opinione unica “in Valle”? In generale non condivido la paranoia sulle “divisioni”, un movimento può essere unito nell’azione pur confrontandosi e discutendo posizioni diverse. Uno scritto non mi fa mai paura, anche quando si trattasse di parole sbagliatissime come dici essere queste.
Ripeto: non conosco i dettagli e rispetto la tua opinione, mi informerò meglio.
A proposito di resistenza indigena, democrazia diretta, polizie militarizzate e “grandi opere”: http://dgrnewsservice.org/2013/04/09/munduruku-people-prepare-to-go-to-war-with-brazil-over-dam-projects/
In Brasile, la comunità india Munduruku si trova costretta sul piede di guerra a difesa della foresta amazzonica. A ribadire di nuovo l’attualità di certe narrative.
Per quanto riguarda l’immaginario della lotta No Tav e la capacità di reinventarsi continuamente e reinventare le narrazioni questa sera mi è venuto in mente un collegamento con le Madri di Plaza de Mayo argentine che partirono con i volantini nascosti nei salmi della messa e poi svilupparono simboli come il fazzoletto bianco in testa o elementi visivi come i cartelloni con le foto dei figli scomparsi. Le Madri riescono a resistere ed esistere atttivamente dopo anni ed anni perché sono riuscite a non fossilizzarsi solamente sugli aspetti iniziali della lotta e della ricerca della verità. Si sono rispecchiate nei valori dei figli e conducono battaglie per l’alfabetizzazione e la scolarizzazione nelle bidonville argentine proprio come i loro figli 40 anni fa e si sono aperte ai giovani. Simbolico è il loro rifiuto verso la nascita di un museo della memoria al posto dell’ex campo di detenzione dell’Esma a cui le Madri hanno preferito un luogo di cultura dove praticare nuove forme di lotta. E anche gli slogan sono cambiati. Da “aparicion con vida” sono passate a “distribucion de la riqueza”, mantenendo sempre la propria coerenza e la propria genuinità e non accettando mai il “contentino” perché nessun denaro potrà restituire loro i figli perduti ma questi possono “rinascere” se si porta avanti il loro pensiero e il percorso che avevano intrapreso anni addietro.
Insomma le Madri, come il movimento NoTav e come tanti altri “movimenti” possono aiutare a comprendere il perché di altrettanti fallimenti. Penso ad esempio all’Anpi che in molte realtà si è estremamente legata alle istituzioni non riuscendo a trovare un reale riscontro tra le nuove generazioni in particolare oppure ha riproposto quella favoletta della Resistenza “buona” con cui ci ha bombardato da un qualche decennio il “centrosinistra”.
Rileggendo mi devo scusare per il pessimo lessico e l’inesistente punteggiatura :) vengo da una faticosa giornata e sono stanco, perdono