Da un’idea di Alberto Biraghi. Qui.
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#Tifiamoasteroide contro il governo di larghe intese. In 24 ore, già 7 racconti!
http://maurovanetti.info/?q=node/873
Ce ne sono altri quattro che ho ricevuto via email, quindi siamo a UNDICI. Se tanto mi dà tanto, in 10 giorni ne dovrebbero arrivare un sacco e una sporta.
FAQ:
(?) C’è un limite di battute?
(!) No. Anzi, sì: 10 milioni. http://maurovanetti.info/?q=node/873#comment-869
(?) Bisogna commentare sul sito?
(!) Come vi pare, potete anche agire con discrezione e mandarlo all’indirizzo asteroide@maurovanetti.info
(?) Devo mettere un titolo?
(!) Come vi pare, poi vediamo cosa farne.
(?) Avete ricevuto il mio racconto? Cosa ne farete?
(!) State in sciallo. Tra un po’ ci facciamo risentire, perché ci sarà probabilmente bisogno di qualche aggiustatina.
(?) Posso interpretare la traccia in modo creativo?
(!) Purché si mantenga il finale com’è, gli hack sono benvenuti.
Siamo solo all’inizio della settimana, c’è tempo fino a domenica alle 16 e siamo già a TRENTASETTE racconti.
Sarà un’antologia piuttosto grassoccia!
Altra domanda traendo spunto da quanto sta avvenendo nel blog =p
C’è un limite di racconti a persona?
Nessun limite.
@ wu ming 1: se io avessi scritto, in un qualsiasi commento su Giap, le semplici parole “nessun limite”, il sistema mi avrebbe cazziato con un bel “c’è probabilità che questo commento sia privo di senso”. Tu invece puoi farlo perché sei l’admin del sito (o uno dei 4). Si chiama abuso di potere. Occhio, potrei chiamare a raccolta qualche giappista e organizzare una temporanea sommossa di protesta.
Era il doppio significato della frase “Nessun limite”. Noi siamo gli Admin, siamo onnipotenti, limitati solo dalla disciplina che imponiamo a noi stessi, oltreché dal nostro innegabile buon gusto.
Dinanzi all’innegabile buon gusto – così raro di questi tempi – tocca fermarsi. Peccato, avevo già pronto lo slogan (ovviamente letterario e colto, considerato l’ambiente) per il tafferuglio: “tutti i frequentatori di Giap sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
Knock-knock at your front door
It’s the suede/denim secret police
They have come for your uncool niece
Compagno Tuco, i tuoi raffinati gusti musicali sono la prova lampante che lo stile, qui dentro, non è monopolio esclusivo degli Admin onnipotenti. Anche i giappisti (g minuscola) volano alto. Fine OT.
Tutta gente spinta dall’amore per il governo Letta! :-D
Pensa che figata se arriviamo a 100. Un’antologia di 100 racconti contro le larghe intese #Tifiamoasteroide
Larga l’intesa, stretta la via: mandate la vostra che ho mandate la mia.
p.s. l’amore per Letta è cresciuto nell’ultima ora quando, sdegnato dal risultato delle amministrative, si è premurato di lisciare il pelo al Padrone e alle milizie romane abbacchiate per la sconfitta di Alegianni, esercitandosi in un mirabile contorsionismo pur di salvare il Governo (magari quelli ci credono che non hanno preso una batosta): “Risultato elettorale premia le larghe intese”.
Eh?! Ti meriti il peggio, Letta.
Noi #Tifiamoasteroide
la cosa imbarazzante (una delle tante) è che questa frase avrebbe potuto dirla chiunque: sia che avesse vinto il PDL che il PD l’esternazione sarebbe stata quella, ma allora perché non hanno partecipato direttamente insieme? Qui siamo davanti a un caso di cecità, o cretinismo politico, davvero da guinness.
infatti. ma a loro piace così, una sorta di onanismo ma allo stesso tempo di ‘menarselo a vicenda’ (‘abbiamo vinto ma ciò rafofrza le larghe intese, quindi anche tu alleato abbacchiato, sorridi” / “abbiamo perso ma che l’alleato non gioisca troppo: è grazie alle larghe intese che sorridono ora”; aut aut insomma).
se fosse cecità siamo rovinati. se si tratta di ‘far gli scemi per non far la guerra’, come si dice dalle mie parti, siam rovinati uguale e in più con la beffa della presa per i fondelli.
p.s. perché non pensi che il sogno erotico segreto di Er RigoLetta fosse quello di creare due poltrone di sindaco per Roma così da non scontentare né Aledanno nè quel Marino lasciato solo da gran parte del Pd perchè ‘critico’ verso le larghe intese? (e ciò comunque non me lo rende certo più digeribile il buon Marino, eh) :)
Ci proverò anch’io, ma si parte in salita: contro il Vernacoliere è dura, raggazzi :D
Vabbe’, ma #Tifiamoasteroide mica è satira, è più tipo… hai presente la danza della pioggia?
Con una sola “g”: ragazzi. Che sempre dura resta: ma è il bello delle sfide (e infatti il sistema mi dice che c’è probabilità che questso commento sia privo di senso)
Tra l’altro, Girolamo, sei finito a tua insaputa dentro ad uno dei racconti dell’antologia. Il mio. Non volermene!
Scusa, Luca, mi sono accorto solo ora della tua risposta. Qual è il titolo racconto (o la tua firma), che vado a leggermelo?
@girolamo
Non l’ha messo nei commenti, l’ha mandato a me via e-mail! Un po’ di pazienza e avremo l’intera antologia…
Comincio col ringraziare le decine e decine di persone che hanno contribuito a questo gesto d’amore verso il nostro governo. Il risultato è davvero incredibile, sono stato sommerso di commenti e lettere elettroniche e ci vorrà un po’ di tempo per mettere ordine, ma vi assicuro che ne varrà la pena. La cosa più sbalorditiva è che i racconti non sono per niente ripetitivi, ne avete pensate veramente di tutti i colori!
Gli autori portino pazienza, verranno contattati tra qualche giorno con le mie proposte di piccole modifiche (voglio tenere uno stile redazionale omogeneo – punteggiatura, corsivi ecc. – e in qualche caso circoscritto potrei addirittura osare suggerire qualche miglioramento a un livello più alto), di titolo e di firma (in parecchi casi c’è da scegliere tra nome e pseudonimo, talvolta c’è più di uno pseudonimo e alcuni racconti sono addirittura frutto a loro volta di scrittura collettiva!).
NB: Se qualcuno degli autori non mi ha comunicato in nessun modo il suo indirizzo e-mail (cioè se ha mandato il racconto via commento ma senza inserire un indirizzo di posta elettronica), per favore lo faccia scrivendo ad asteroide@maurovanetti.info oppure il suo racconto sarà adottato dal Curatore che, pur mantenendo la firma indicata, deciderà in autonomia come crescerlo fino alla maggiore età.
Peccato, non sono riuscito ad elaborare in tempo… però una storiella m’era venuta in mente, per chi la volesse leggere l’ho pubblicata qui a mo di outtake: http://lofinotes.tumblr.com/post/53351754091/tifiamoasteroide-outtake-la-guerra-psichica-3-0
Arrivò sulla spiaggia in ritardo, il sole era quasi tramontato. Non c’era più nessuno, sul bagnasciuga impronte di piedi e il segno della barca trascinata nel mare. Alle sue spalle, il vulcano in mezzo all’isola borbottava; cominciò a urlare con quanta voce aveva.
A un certo punto, sforzando la vista al massimo, tra i flutti gli sembrò di vedere qualcosa. Si mise a correre a perdifiato dentro l’acqua, gridando e implorando, coi vestiti che si inzuppavano, un sapore salato in bocca: schizzi di mare o le sue stesse lacrime, chissà.
Gli sembrava che la barca si fosse fermata ad aspettarlo, ma non ne era sicuro; a ogni onda la perdeva di vista. Non toccava più, cercò di nuotare ma i vestiti lo appesantivano, se li strappò di dosso inghiottendo acqua e piangendo. Un braccio possente lo sollevò di peso, lo caricò brutalmente sulla scialuppa.
«Si parte e si torna insieme» disse uno, e gli consegnò un remo; «Datti da fare».
Il vulcano sputacchiò qualche lapillo, preparandosi ad esplodere. Dall’enorme cratere si levavano nubi di fumo nero.
nooo! la protagonista del mio racconto (anche se mai nominata per nome) se n’è andata! R.I.P.
il tempo passa… muoviti asteroide!
Ciao. Stiamo preparando l’ebook, ma ci manca la copertina!
Lanciamo dunque un contest nel contest, chiedendo a tutti gli artisti di mandarci le loro proposte entro la fine di giugno.
Immagine: quel che volete ma avrebbe senso metterci un asteroide e/o Enrico Letta.
Titolo: “Tifiamo asteroide” (con la A minuscola, senza virgolette).
Sottotitolo: “Cento storie sulla fine catastrofica del governo Letta”.
Sotto il sottotitolo: “a cura di Mauro Vanetti”.
Ancora più sotto: “con una postilla di Wu Ming”.
Proporzioni: A5.
Formato per la submission: JPEG, bassa risoluzione, non esecutivo.
A giudicare i lavori saranno Christiano (xho) e Valentina (Flaccidia). Nello spirito collettivista e inclusivo di tutta questa operazione, niente esclude che i diarchi decidano di fare un libro con più di una copertina… Mandate i vostri capolavori ad asteroide@maurovanetti.info, verranno prontamente inoltrati alla Commissione Affari Estetici.
Poiché mi hai suggerito di risponderti qui, eccomi. :) Come ti scrivevo su twitter, mi ha un po’ sorpreso la regola dei due nomi propri – tuo e di wm – in copertina, data la natura “collettiva e inclusiva” dell’ebook. Di primo acchito, avrei trovato più adatto un semplice “ebook collettivo”.
Detto ciò, ribadisco che alla tua affermazione su twitter “Non pensavo fossi seriamente preoccupato per la copertina” ho replicato – e continuo a farlo – che No, non sono preoccupato :D . Non lo sono perché so chi ci sta dietro al lavoro, ma appunto dietro e non davanti.
Se posso dire la mia: sono d’accordo in parte.
1. Il nome in copertina Mauro se lo merita per l’enorme lavoro di cui si è fatto carico *aggratis*.
2. Il nome dei Wu Ming in copertina pubblicizza esplicitamente la stessa opera.
Esempio: Tizio va in libreria e legge “Sun Tzu: L’arte della guerra” . Tizio continua a leggere in copertina “Con prefazione dei Wu Ming”
3. Piuttosto, io proporrei di aggiungere in copertina qualcosa tipo “Opera Colletiva”
Misteriosamente il mio commento è uscito mutilato. Ricapitolando il punto 2:
La prima reazione di Tizio è “Ma che è sta roba qua?”
La seconda reazione, alla lettura di Wu Ming, è “Figata! Lo prendo subito!”
Non hanno anche gli autori dei racconti lavorato a gratis? L’avranno fatto volentieri, di loro spontanea volontà, ma alla fine hanno prodotto dei contenuti senza ricevere compenso – non che io pensi che dovrebbero riceverne uno, perché è bello donare agli altri delle cose belle, ma lo stesso vale per il lavoro di Mauro. La “ricompensa” della copertina non serve a lui più che agli autori.
Inoltre, è comune considerare il lavoro di “gestione” di lavoro altrui più importante di questi ultimi (come succede anche là fuori…): per me il lavoro di Mauro è importante tanto quanto quello degli autori, né più né meno. Gli autori hanno prodotto contenuti, Mauro ha prodotto una relazione tra essi, WM una postilla. Bene, grazie mille a tutti voi. :)
Pubblicizzare il lavoro? Ma proprio non si riesce a pensare in modo diverso? Il lavoro è stato conosciuto grazie a passaparola, qualche RT, qualche post. Chi lo conosce magari lo leggerà (io non ho partecipato, ma lo conosco, ad esempio). Ciò che tu scrivi mi fa immaginare i ragionamenti di un ufficio marketing di qualche casa editrice… mi potresti rispondere che il tuo punto di vista è diverso, che a te interessa far avere questo regalo a più persone possibili: io ti risponderei chiedendoti ancora, Ma non si può farlo in maniera diversa dallo standard dell’industria letteraria? A quanto ho intuito da Mario, ci sono dei racconti scritti da persone celebri: avere il loro nome in copertina non sarebbe allora altrettanto utile a portare lettori? Forse sì, ma forse è anche bello, quando possibile, evitare “gerarchie” verticali, per ricordarci che appunto si può.
(A parte che alcuni vedendo il nome WM potrebbero dire “Pfff, l’ennesima cacata maoista!”… :P :D).
Leverei le maiuscole, opera collettiva.
“che a te interessa far avere questo regalo a più persone possibili”
Si hai centrato il punto. Però in effetti non avevo considerato il contro-effetto della “Pfff, l’ennesima cacata maoista!” :)
Filippo, di tutta la mia risposta consideri l’unica frase che non è seria e che vuole essere una battuta. :P Ok… :)
Va bene visto che mi incalzi ti rispondo su tutta la linea. Avendo scritto (al di là che il mio pezzo sia accettato o meno) posso dirti che mi sono solo divertito, partendo dal presupposto che tutto fosse un gioco. Il lavoro che Mauro dovrebbe fare prevede una dose di fatica e impegno che mi sembra vada oltre il semplice gioco. Da qui la mia esaltazione del suo lavoro =P
“Ciò che tu scrivi mi fa immaginare i ragionamenti di un ufficio marketing di qualche casa editrice…”
Questa affermazione la potrei prendere come un complimento, ma vediamo perché. Lasciamo perdere la questione di soldi che sott’intendono gli interessi del marketing, io sono dell’opinione che qualsiasi opera letteraria non debba mai essere pensata per un pubblico di nicchia, a più persone arriva meglio è. Perché chiunque scriva qualcosa ha un messaggio da portare al prossimo, nella fattispecie il fine di Tifiamo asteroide è evidente. Quindi il nome dei Wu Ming in copertina è un ottimo modo per far conoscere la raccolta di racconti, Qualcuno dirà, come hai scherzato tu, “l’ennesima cacata maoista!”. Lo considero positivo perché è sintomo che dei racconti si sta parlando: si sta diffondendo la notizia in modo ancora più amplificato del “passa parola di nicchia”. Lo stesso passa parola amplifica il suo raggio d’azione.
Seguendo il ragionamento, penso che un indice con i nomi o nick dei partecipanti, compresi “i famosi” sia un bene.
Ps. Ho notato su twitter che Mauro ha attribuito a un altro Filippo i commenti qui su Giap. Non voglio mettere in bocca a un’altra persona le mie parole eretiche :)
Leggo e scrivo molto di furia, perché sto per perdere un treno. Io ho scritto il mio pezzo in 3 minuti secchi ed è stato un semplice gioco. Se tutti i lavori fossero giochi vivremmo in una società armonica. Dal momento che Mauro ha coordinato tutta la faccenda, dedicando tempo e fatica al progetto e rubando tempo al lavoro che fa per campare, qualsiasi sia, mi sembra giusto che il suo contributo sia riconosciuto e il suo nome vada in copertina, al contrario di chi, come il sottoscritto, ha fatto solo un piccolo divertissement. Quanto a WM, diciamo che può essere solo il nostro megaf… no, dai, scherzo, … wu ming siamo noi, in questo progetto non c’è megafono che tenga e quindi metterei anche il loro nome in copertina… oppure ci inventiamo una cosa tipo “Wu Ming’s writing brigade, giap branch”… che ne so….poi dentro il libro facciamo la lista di tutti quelli che hanno contribuito… scappo, devo mangiare un boccone e poi partire…
@Filippo
Ops, ho confuso un Filippo con un altro! Mi scusino entrambi gli interessati. Anzi, per scusarmi proprio con entrambi (e per superare il filtro anti-succinzione) lo scrivo due volte:
@Filippo
Ops, ho confuso un Filippo con un altro! Mi scusino entrambi gli interessati.
Sicuramente non sto facendo un lavoro più importante di quello degli autori (e inoltre ci sono altri che mi stanno aiutando a farlo e che saranno naturalmente ringraziati a dovere), dal mio punto di vista il centro della questione è semplicemente che non ho mai visto un libro senza l’indicazione degli autori e/o del curatore, per una questione di chiarezza verso il lettore, a cui bisognerà pur dire chi si prende (anche collettivamente, se è il caso) la *responsabilità* (non necessariamente il merito) di un’opera.
Senza pensarci molto, ho fatto come ho sempre visto fare in questi casi: si dice che è un’opera collettiva (“Cento storie”) e si dice chi l’ha curato e chi ha fatto la postfazione. Però mi sembra che ci sia ancora un po’ da scavare perché su questo tema possono saltare fuori delle osservazioni interessanti. E naturalmente vorrei che le decisioni finali le prendessimo, anche se informalmente, insieme, e ne fossimo tutti o quasi tutti convinti.
I Wu Ming scriveranno la postilla ma non tanto per questioni pubblicitarie (per un libro gratuito senza editore che ce ne frega?), ma perché tutta l’operazione che stiamo facendo è “figlia di Giap”. Mi piace l’idea di Prunetti, cioè firmarlo “Wu Ming’s Writing Brigade, Giap Branch”, perché questa è in effetti la sostanza della questione; spero sia chiaro che c’è una differenza non superficiale tra fare una mera raccolta di racconti e *organizzare* un’iniziativa… hmmm… coff coff… “letteraria”, per quanto a cavallo fra lo scherzo e l’esperimento come questa. La differenza non è tanto in termini di sbattimento e di relativa remunerazione, è in termini di significato, di obiettivo, di “discorso” ecc. Non stiamo facendo un’antologia a posteriori, l’abbiamo costruita di proposito, e devo dire che stiamo anche intervenendo sui testi per adattarli allo scopo, nel rispetto delle intenzioni dei singoli autori ma anche dei binari che ci siamo dati. Se questa idea è una stronzata (altamente probabile) o se vuol dire qualcosa, è giusto che si dica “chi” l’ha fatta, dove ovviamente quel “chi” è un’identità autoriale, che non corrisponde necessariamente a un individuo anagrafico.
Sotto sotto chi ha fatto questa cosa sono “gente del giro dei Giapster”, è “la comunità attorno ai Wu Ming”; dire che l’hanno scritta in cento, ma col finale scritto da uno, e però con la complicità dei Wu Ming (e dentro diremo anche: da un’idea di Biraghi, con l’aiuto dei co-curatori, con le copertine dei tizi, selezionati da questi altri, e con la colonna sonora di questi qua, ecc.) è un’approssimazione della vera firma, che secondo me dovrebbe essere una cosa tipo “Wu Ming Foundation” (magari inteso come “editore” più che come autore, ma se c’è l’editore può anche non essere indicato l’autore), se esistesse veramente una Wu Ming Foundation come entità separata dal collettivo Wu Ming e molto più larga del quartetto. Questa entità per ora non esiste, e non esiste neppure la Wu Ming’s Writing Brigade evocata dal Prunetti, ma spero e credo che quando uscirà il post per la Glasnost 2013 torneremo a parlarne…
Come ridurre questo guazzabuglio concettuale a qualcosa che stia su una copertina leggibile?
Secondo me la riconoscibilità dell’identità autoriale ricopre un ruolo importante nella produzione culturale e camuffarla, ibridarla, renderla collettiva, sfumarla ecc. sono operazioni importanti per decostruire una certa retorica individualista, ma non coincidono col negarla, col diluirla, con l’anonimizzarla. Si è detto molte volte che “Wu Ming” vuol dire “anonimo” ma in realtà è uno pseudonimo, non nasconde affatto un tentativo di fingere di non esistere, anzi.
Non intendo negare, diluire e anonimizzare l’identità autoriale, né mancare in chiarezza sulla responsabilità del libro.
All’interno del libro, si possono indicare gli autori, i curatori e i postillatori, con relative identità, responsabilità e contributi. Che ne so, in una introduzione, in delle pagine dedicate a questo scopo, in cui viene anche spiegato ciò che dici sull’organizzazione dell’iniziativa letteraria, ad esempio. :)
In copertina ci andrebbe così “un’etichetta” che indichi tutto questo gruppo di persone che più o meno ha prodotto l’opera. Ebook collettivo è un esempio semplice, voi ne avete proposte di più affascinanti e significative, che fanno intuire chi ha contribuito alla produzione e da dove questi soggetti provengono – Giap.
Se ci sono così tante persone coinvolte, se Mauro non è l’unico curatore, se è un’opera che nasce da una comunità, quella di Giap, e quindi le sue influenze magari non si limitano a chi ha materialmente contribuito ad essa, io proprio non vedo la necessità e il motivo di avere solo due “identità” in copertina. L’identità autoriale è distribuita tra tante persone e così dovrebbe essere a tutti gli effetti.
“I Wu Ming scriveranno la postilla ma non tanto per questioni pubblicitarie (per un libro gratuito senza editore che ce ne frega?), ma perché tutta l’operazione che stiamo facendo è “figlia di Giap”.”
Ovviamente i Wu Ming non scrivono per fare pubblicità al libro, ragionavo piuttosto sul fatto che il loro nome in bella vista è senza dubbio un bel veicolo promozionale. Certo il libro è gratuito, ma non parliamo di soldi, parliamo di diffusione dell’ebook. Sarebbe bello che arrivasse a più persone possibile, no? (E magari allo stesso Letta, sai che risate *.*)
Poi, mi riallaccio a quel che dice redv1ew e a lui mi rivolgo. Nei libri vediamo spesso, sotto il nome dell’autore dell’opera (in questo caso perché non Wu Ming’s Writing Brigade?), altri nomi che seguono termini come “con prefazione di/ a cura di/ tradotto da”, ma questi nomi passano in secondo piano rispetto al nome dell’autore (e infatti sono scritti anche con un carattere più piccolo). Io non vedo questo gran risaltare dei singoli.
Se questo titolo non fosse già stato usato per il delizioso (e introvabile) libro edito da Spartaco del duo francese che si firma Colonel Durruti potremmo intitolarlo “Ammazza un bastardo”. Non era male. A margine: se vi capita di trovarlo, accattatevillo. Io l’ho citato nel mio racconto per #tifiamoasteroide.
PS: Naturalmente le proposte di copertine non devono basarsi su immagini protette da copyright, sarebbe troppo facile!
A proposito: non ne stiamo ricevendo molte. Possibile? Datevi da fare, geniacci della grafica: asteroide@maurovanetti.info è l’indirizzo a cui spedire i vostri capolavori!
Sempre sulla copertina: mi permetto di rilanciare una proposta che mi è arrivata via email.
“Una bella massa informe e compatta composta di tutti i nomi/nick di chi ha inviato i testi che manda in frantumi sulla copertina pezzi di Letta e annessi.”
Se qualcuno sa realizzare questa cosa, scriva ad asteroide@maurovanetti.info; per le caratteristiche dell’idea, non è realizzabile finché non abbiamo la lista definitiva delle firme degli autori, quindi la teniamo un po’ fuori concorso.
Intervengo un po’ in ritardo per quotare il pensiero di Mauro e ricordare che come è successo per Futuro Anteriore, l’oggetto narrativo sarà rilasciato sotto licenza libera e un modo per “rintracciare” i singoli autori ci sarà. Noi mettemmo una nota finale con l’elenco dei nickname…ma questo non è davvero importante.
Credo che TifiamoAsteroide non sia proprio la sede per affermare dei singoli nomi, piuttosto un modo per collimare moltitudini ;-)
L’importante è creare un evento, diffondere pensiero ed essere efficaci. Nome del curatore e titolo sono doverosi. Wu Ming come “organo promotore” è altrettanto un’ottima scelta.
Per il resto: viva la ballotta di Giap!
[…] sono voluti due mesi (l’appello è datato 6 giugno). Non è stato facile gestire l’abnorme mole di materiali ricevuti, a riprova che questo […]