Questa è la breve storia del nostro primo libro fotografico (se mai vedrà la luce).
Ed è la breve storia di un nuovo “progetto transmediale multiautore” che ci vede coinvolti.
All’inizio – ormai sette anni fa – 4 era un reportage, un progetto di fotografia documentaria immaginato da TerraProject.
Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli hanno percorso l’Italia in cerca dei quattro elementi primordiali: Aria, Acqua, Terra, Fuoco.
Hanno immortalato l’inquinamento industriale, la cementificazione delle coste, le crepe di vecchi e nuovi terremoti, l’attività dei vulcani.
Hanno trovato un linguaggio comune, un’unità stilistica e di costruzione dell’immagine che va ben oltre la scelta del formato quadrato.
Ricordo alcuni loro scatti su un vecchio numero di Internazionale, ma allora non sapevo ancora chi fossero.
Poi, nel maggio 2010, ci arriva la mail di un “collettivo di fotografi fiorentini”, con oggetto: “fotografia collettiva – prova contatto”. La proposta di collaborazione è ancora vaga, si parla di “legare forme di scrittura a narrazioni visive”, di una mostra da tenersi a Firenze, di un catalogo da stampare in proprio.
Da lì, dopo varie prove e rimuginazioni, nasce l’idea di usare le immagini del reportage come tarocchi narrativi: selezionarne alcune, metterle in fila, ricavarne racconti. Non le storie immortalate dalle inquadrature – ché per quelle parlano già le foto – ma intrecci nuovi, monologhi dove i singoli elementi narrano in prima persona e gli uomini non sono mai protagonisti. Quattro favole patafisiche che mescolano miti e geologia, cronaca e invenzione, immagini e parole. Quattro racconti scritti da Wu Ming 2, cercando di tradurre il senso dei singoli reportage in una trama inedita e in una lingua d’aria, d’acqua, di terra e di fuoco.
Renata Ferri ci ha aiutato a scegliere le immagini, a calibrare i testi, a unire i due ingredienti in un ibrido fecondo.
Ramon Pez ha concepito il design e la grafica del libro illustrato – che poi sono diventati 4 libri in una confezione unica.
Daria Filardo si è presa cura della mostra, dove le 4 storie generano 4 audioracconti e un reading di 40 minuti.
Anna Iuzzolini ha coordinato l’intero progetto e ci ha impedito di perdere pezzi per strada.
Ma al termine di tutto questo lavoro, sette anni dopo l’idea iniziale, 4 non è ancora finito.
La stampa del libro, infatti, è legata a una campagna di crowdfunding, e le 1000 copie di carta e colla si potranno toccare solo grazie alla raccolta di 520 quote da 25 euro, entro il 23 dicembre 2013.
La mostra, invece, sarà a Firenze dal 9 al 30 novembre, allo spazio espositivo delle Murate.
L’inaugurazione è per sabato 9, alle ore 18, con una lettura concerto di Wu Ming 2 accompagnato da Giovanni Azzoni e Michele Freguglia di Frida X.
Il conto sulle dita è cominciato: 1..2..3…
4 – UN LIBRO DI FOTOGRAFIE E RACCONTI from TerraProject Photographers on Vimeo.
L’evento è stato davvero emozionante, a 360° gradi. Foto molto significative, i testi assolutamente azzeccati (Terra, il mio preferito, mi ha toccato dentro), così come il sottofondo musicale. Il tutto racchiuso in quella chicca di cornice che sono le Murate. Una bellissima esperienza. Grazie.
Purtroppo Firenze è per me fuori mano, spero quindi che si riesca a raggiungere la quota necessaria per la stampa del cofanetto, il mio preorder è fatto: da quello che ho potuto leggere/vedere è un progetto molto bello e meritevole di arrivare sulla carta stampata, sia per le foto che – pur non avendoli letti, ma letta la presentazione di WM2 – per i racconti. Mi permetto di riportare anche qui le poche ma buone (ma proprio buone) parole spese da WM2 nel dare conto su come ha lavorato a partire dalle foto selezionate per arrivare ai quattro racconti (da http://bit.ly/1aoOiQZ), per poi aggiungere my two cents che spero non arrivino troppo fuori tiro rispetto a 4 IL LIBRO:
Spesso le parole che si appiccicano sotto una fotografia sono parole di troppo.
Data, luogo, autore: ogni altra informazione può guastare l’incanto. Perché sprecare tempo a illustrare ciò che l’immagine già racconta in un battere di ciglia?
Non a caso, l’aggettivo “didascalico” si usa per criticare un discorso pedante, banale.
Allo stesso modo, pochi scrittori amano illustrare i loro romanzi, per paura che le immagini sembrino stampelle di parole zoppe.
Potete immaginare la mia sorpresa, allora, di fronte alla sfida che il collettivo TerraProject mi ha lanciato ormai un anno fa: scrivere non uno, ma quattro testi, da intrecciare agli scatti dei loro reportage.
Ho guardato le fotografie e mi sono venute in mente solo aggiunte superflue. Le ho riguardate, e tra Acqua, Terra, Aria e Fuoco, ho visto baluginare un quinto elemento invisibile. Alcune inquadrature, una volta selezionate e messe in fila, mostravano un inatteso legame narrativo. Storie che gli autori non avevano previsto e nemmeno inseguito con i loro obiettivi.
Allora mi sono detto che le parole, raccontando quelle storie invisibili, potevano illuminare un segreto che le foto da sole non riuscivano a svelare. Le ho riguardate ancora, e ho capito che di storie così ce n’erano ben più delle quattro richieste, e che il gioco combinatorio aveva bisogno di regole per non trasformarsi in puro pretesto.
Poche regole per impreziosire la sfida e alzare la posta.
Primo, che le immagini fossero parte essenziale del racconto e non illustrazioni accessorie.
Secondo, che il racconto rielaborasse – in tutt’altra forma – il senso profondo delle fotografie, senza tradirlo per altre emozioni.
Terzo, che i quattro racconti avessero una struttura narrativa comune.
Il risultato potrete averlo tra le mani sostenendo la campagna di prevendita.
(Wu Ming 2)
La parte fotografica di 4 IL LIBRO mi ha ricordato un progetto – sarà che è un progetto che ha poi fatto scuola – a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati: “Paesaggio italiano”. Coinvolgendo altri importanti fotografi, prevalentemente italiani, in un viaggio fotografico nel paesaggio italiano, venne allestita prima una mostra alla Pinacoteca Provinciale di Bari nel 1984, per passare poi alla stampa con testi di Arturo Quintavalle e un testo accompagnatorio di Gianni Celati: “Verso la foce, reportage, per un amico fotografo”. Sono un estimatore del lavoro di Ghirri, uno dei fotografi italiani che per primi spostarono l’uso del mezzo fotografico verso una sensibilità artistica accompagnata da una preliminare ricerca concettuale, attento ai segni naturali e artificiali che contribuiscono alla definizione del paesaggio, nel cui lavoro personalmente ho sempre trovato anche un elemento “narrativo”. Una risonanza che mi pare di cogliere con 4 IL LIBRO anche se qui il reportage fotografico è definito come “progetto di fotografia documentaria” e si è sviluppato attorno ai quattro elementi naturali.
Tifo dunque per il raggiungimento delle 520 quote, così da potere avere tra le mani e sotto gli occhi questo *libro-oggetto* ed esplorare il risultato dell’ibridazione fra fotografia e scrittura, e scoprire a cosa ha portato “usare le immagini del reportage come tarocchi narrativi”.
In fondo in ogni visitazione dei luoghi portiamo con noi questo carico di già vissuto e già visto, ma lo sforzo che quotidianamente siamo portati a compiere, è quello di ritrovare uno sguardo che cancella e dimentica l’abitudine; non tanto per rivedere con occhi diversi, quanto per la necessità di orientarsi di nuovo nello spazio e nel tempo. (Luigi Ghirri, Paesaggio italiano, 1989.)
p.s. Giorni fa ho scovato un tesoro, la digitalizzazione di tutti i cataloghi di Ghirri, che si sfogliano che è un piacere… condivido il link: http://bit.ly/18lUnOd
Al nome di Ghirri, le fotocamere s’inchinano. Stiamo parlando di uno dei più grandi fotografi italiani. Senz’altro un riferimento che i TerraProject hanno tenuto ben presente, soprattutto per intraprendere un percorso alternativo. Su questo, spero verranno qui a dire la loro.
Sui racconti, immagino saranno abbastanza spiazzanti per chi ci conosce, perché ho tentato un approccio patafisico fantastico che non ha molti precedenti nella nostra produzione. Tra qualche settimana, metteremo qui su Giap l’audio del reading di Firenze, così ci sarà modo di discutere anche dei testi.
Intanto, faccio una proposta: può essere divertente mettere su Giap la selezione di foto relativa a uno dei 4 elementi e poi invitare chi lo desidera a giocare la mia stessa partita, ovvero mettere in fila le immagini come “tarocchi narrativi” e provare a raccontare quel che le tiene insieme?
Può essere divertentissimo :)
Aggiungo complimenti vari eccetera eccetera fino al raggiungimento dei 50 caratteri per ottenere un post che abbia un senso.
È una proposta molto interessante!
(nota a margine, devo rivedere il mio approccio quantitativo ai commenti, sembra che io sia troppo bignamico.)
Sarebbe un esperimento bello, potenzialmente allargherebbe il progetto in una dimensione condivisa oltre ad essere divertente: un gioco collettivo combinatorio sull’ibridazione tra immagini fotografiche e scrittura.
Chiaro andrebbero mantenute le tre regole, per mantenere alta la sfida, così come l’impostazione generale a cui ti sei attenuto – WM2 – durante la stesura dei quattro racconti…
Senza regole che gioco è, troppo facile ;)
Grande idea WM2 !!!
Puoi anche decidere varianti al gioco:
a) che non metti tutta la selezione di un elemento, ma solo un sottoinsieme grande/piccolo a piacere
b) che decidi tu l’ordine della fila
c) che imponi di scegliere dalla selezione completa un sottoinsieme numericamente limitato di scatti
(che pacchia… spero solo che poi mi resti un po’ di tempo per giocare :-)
Ciao Mr. Mill, si certamente, come dice WM2, Ghirri è un riferimento chiaro per qualsiasi fotografo che si cimenta nel tipo di lavoro documentario, come quello che facciamo noi. Il lavoro collettivo “Viaggio in Italia” del 1984 è sicuramente un riferimento imprescindibile. E’ inoltre uno dei primi lavori collettivi di fotografia, dove Ghirri riunisce un gruppo di fotografi per lavorare sull’Italia. Il nostro approccio è stato chiaramente diverso, i 4 elementi sono stati lo spunto per parlare di 4 argomenti ben precisi, acqua-antropizzazione della costa, aria-inquinamento industriale, terra-dopo terremoti e fuoco-vulcani attivi. Dopo aver realizzato i primi 2 capitoli, terra e fuoco, decidemmo di legarli al discorso degli elementi realizzando gli altri 2, sempre però partendo da tematiche geografiche e sociali. Se ti va puoi leggerti il testo della curatrice della mostra a questo link: http://www.terraproject.net/sashimi_uploads/testo.jpg
Un saluto, Simone
Grazie Simone, ho letto il testo della curatrice della mostra Daria Filardo e ora mi sono più chiari i riferimenti e il procedimento utilizzati per arrivare alla definizione di questo lavoro di riscrittura dei luoghi “secondo una sintassi visivo/narrativa”. Oltre alla prima parte di presentazione delle quattro sezioni, credo sia fondamentale nel risalire all’approccio generale di ideazione del progetto tutta la seconda parte, che invito i giapster interessati a leggere: paesaggio vs territorio, spostamento e slittamento (io aggiungerei anche spaesamento).
Sono categorie che qui su Giap in passato sono state introdotte e discusse – penso in particolare all’intervista fatta proprio da WM2 a Marco Armiero (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=7008) – e che credo fossero già entrate nella riflessione che accompagnò la scrittura de “Il sentiero degli dei” (ancora WM2), così come lo sono state per quella di “Point Lenana”. In 4 IL LIBRO le montagne rappresentate esplicitamente sono vulcani, ma pensando invece all’elemento “Acqua” e a come viene presentata questa sezione dalla curatrice, mi è venuto facile uno slittamente sull’antropizzazione delle montagne con la costruzione di dighe per la captazione dell’acqua e la produzione di energia elettrica nelle centrali idroelettriche a valle (ma di esempi in tal senso ce ne starebbero anche altri). Era anche questa una risonanza che avevo in qualche modo avvertito immediatamente con la presentazione di 4 IL LIBRO, ora che leggo che il mio primo commento non era fuori tiro e che Ghirri e “Viaggio in Italia” sono citati proprio nel testo della curatrice della mostra di Firenze, mi allargo e butto qui anche questa ;)
[…] la mostra Wu Ming + TerraProject = 4. Un viaggio di fotografie e racconti. Come abbiamo spiegato qui, 4 è un “progetto transmediale multiautore” – un friendchise come lo chiamerebbe […]
Da fotografo e appassionato di letteratura non potevo chiedere di meglio. Spero di avere presto in mano il cofanetto, e spero anche che la mostra possa in futuro girare per l’Italia…