di Wu Ming 4
Alla vigilia della Grande Fusione, ovvero dell’acquisto di RCS da parte di Mondadori, una notizia giunge a rompere un po’ di uova nel paniere grande quanto il colosso editoriale che nascerà, equivalente a metà del mercato librario italiano.
No, non è l’appello lanciato da Umberto Eco e sottoscritto da svariati autori, contro l’avvento del supersoggetto editoriale, in nome della libertà di stampa, di espressione, di pensiero, eccetera. In quell’appello si tirano in ballo molti principi ma non si parla del precipitato reale e immediato. In un post sull’argomento Loredana Lipperini ha messo i puntini sulle i, facendo notare che «dacché finanza è finanza, ci si fonde, o si acquisisce, per licenziare» e che «la questione dei lavoratori dei due gruppi, fin qui ignorata, dovrebbe essere invece prioritaria: il SuperSoggetto non porterà soltanto al monopolio contenutistico e distributivo, ma all’eliminazione di chi rende possibile il libro, almeno in moltissima parte.»
Forse si potrebbe aggiungere che, dacché finanza è finanza, dopo l’acquisizione e la razionalizzazione avviene la svendita per coprire i debiti. Più di un tycoon straniero è già in allerta.
La notizia che rovina la festa annunciata riguarda proprio la realtà concreta di chi nelle case editrici ci lavora, e ci lavora da freelance, vale a dire i precari e le precarie che si occupano di leggere inediti, correggere bozze, fare editing, impaginare i libri, ecc. Il loro lavoro è parte integrante dell’attività produttiva di un grande gruppo editoriale, ma non è riconosciuto in termini di stabilità contrattuale.
Si è appena conclusa un’indagine dell’Ispettorato del lavoro iniziata nel 2013, che ingiunge a Mondadori e RCS Libri di assumere in pianta stabile i precari che svolgono mansioni fondamentali dentro le redazioni.
Questa ingiunzione non cade dal cielo, è il frutto dell’attività della Rete dei Redattori Precari, che ha spinto il sindacato a prendere l’iniziativa e a chiamare in causa l’Ispettorato del lavoro.
Va da sé che il gruppo che deve essere acquisito, cioè RCS, non ha sollevato problemi e ha già annunciato la stabilizzazione di 21 redattori precari. L’acquirente Mondadori invece si affretta a fare ricorso (e ciò lascia intendere che quanto paventa Loredana sulle reali intenzioni dopo l’acquisto è fondato).
Va fatta notare una cosa. Questo punto non sarebbe mai stato messo a segno se quei liberi professionisti avessero deciso di abbandonare sdegnati il gruppo Mondadori anni fa, invece di fare resistenza là dentro. Provare a ingrippare quell’ingranaggio significa anche ostacolare il cammino verso il monopolio. «Resistere un minuto più del padrone»…
Non è l’unica notizia positiva che giunge dal fronte delle lotte dei lavoratori dell’editoria. Recentemente la storica casa editrice bolognese Il Mulino (il cui nome a più di un lettore ricorderà gli anni universitari) ha decretato la crisi e avviato la cessione di ramo d’azienda a una cosiddetta “newco”, cioè una nuova azienda che prende in carico la produzione editoriale. Anche in questo caso, mentre soffia il vento del Jobs Act, era facile prospettare una drastica “razionalizzazione” aziendale a discapito dei lavoratori. Per la prima volta nella storia della casa editrice i lavoratori sono scesi in sciopero. C’è stata una vertenza sindacale, chiusa con un accordo che impegna Il Mulino e la newco a mantenere i livelli occupazionali, a non applicare il Jobs Act, e ad applicare invece l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori anche al di sotto dei 15 dipendenti. Sono stati infranti tre tabù in un colpo solo, a dimostrazione che si può fare e che non c’è nulla di ineluttabile nell’andazzo renzista (a patto di non introiettarlo, ovviamente…).
Insomma mentre probabilmente si prepara la svendita in blocco dell’editoria italiana a qualche colosso straniero, c’è chi guarda il dito, chi contempla la Luna e chi lotta nella bufera.
“Va da sé che … RCS non ha posto problemi e ha già stabilizzato 21 redattori precari”. Non è esatto.
Secondo la nota diffusa dalla Rete dei Redattori Precari, RCS Libri – che invece, a quanto so, non ha rilasciato dichiarazioni in merito – “si è impegnata a trasformare 21 contratti a progetto in contratti a tempo indeterminato, a decorrere dal 1° luglio p.v.” Un semplice impegno, dunque, per giunta fra diversi mesi (a fusione avvenuta?).
Al momento, l’azienda non ha nemmeno reso noti i nomi dei 21 futuri beneficiari della stabilizzazione.
Corretto in “ha già annunciato la stabilizzazione di 21 redattori precari”. Grazie della precisazione. Il senso del discorso voleva essere appunto che l’acquisito potenzialmente può stabilizzare chi gli pare, tanto poi la musica la sceglierà qualcun altro e buona notte ai suonatori.
Grazie a te per l’edit. Sì, il senso è chiaro; dalle informazioni che faticosamente iniziano a emergere, la direzione sembra essere precisamente quella.
[…] presumibilmente già annoiatissimo Scott Jovane, i nostri timori, quelli ribaditi da Wu Ming 4 in questo post. Ovvero, che queste voci che sibilano di una mega-sforbiciata ai dipendenti ad acquisizione […]
[…] presumibilmente già annoiatissimo Scott Jovane, i nostri timori, quelli ribaditi da Wu Ming 4 in questo post. Ovvero, che queste voci che sibilano di una mega-sforbiciata ai dipendenti ad acquisizione […]