«Il lupo è un animale conflittuale, non è pacifico, né pacificatore, è uno che arriva e mette in discussione.»
Dopo la prima puntata, su Alpinismo Molotov prosegue la più articolata e sorprendente riflessione sui lupi che possa capitarvi di leggere.
«Progetto con una scuola elementare, iniziano le storie sul ritorno dei lupi. Io faccio tutto il discorsino: i lupi sono stati sterminati, mancavano gli habitat, mancavano le prede, qualcuno li ammazzava direttamente. Un bambino alza la mano e dice: “Maestra, ma allora è come con i curdi”.
Era il 2000 o il 2002. Mascella che cade di tutti gli adulti. Lui dice: “Maestra, lei ha detto che scappano perché c’è chi gli distrugge la casa, l’habitat, non hanno più niente da mangiare e qualcuno gli spara”. Cacchio. I lupi sono come i curdi, come i richiedenti asilo. Questa cosa del lupo come profugo io da allora ce l’ho lì fra i miei pallini. I lupi vengono affrontati culturalmente e intellettualmente spesso con le stesse categorie con le quali affrontiamo i profughi, i migranti. Nessuno di loro se ne sarebbe andato dalle Alpi se non lo avessimo ammazzato noi, se non gli avessi tolto le prede, distrutto la casa, cioè l’habitat. E tutti loro una volta che hanno delle occasioni perché pensano di avere un destino migliore da un’altra parte se ne vanno. Pensano di avere un territorio più bello di quello dove sono e di trovare un compagno o una compagna con cui mettere su famiglia.»
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