Quando gli è stato fatto notare che nel quartiere da lui amministrato e nel resto di Bologna è in corso un’epidemia di nuovi supermercati – vicinissimi l’uno all’altro – mentre diversi centri commerciali già realizzati sono in crisi e ormai mezzi chiusi, il presidente del quartiere Navile Daniele Ara ha risposto su Twitter:
«Esiste libertà e concorrenza nel commercio. Decide il consumatore se sono troppi. Bravi o meno bravi.»
Traduzione: lasciamo campo libero ai cementificatori; poi, se i progetti falliscono e gli esercizi chiudono, cazzi loro.
È con questa bella logica, applicata tanto all’edilizia abitativa quanto ai centri commerciali, che il Navile e l’intera città si sono riempiti di «scheletri urbani», edifici incompiuti oppure terminati ma ineluttabilmente vuoti, invenduti, sfitti, e di grandi esercizi mezzi deserti, pieni di serrande abbassate.
Sì, il “consumatore” ha deciso, ma solo dopo che quei terreni sono stati riempiti di cemento e asfalto.
Il “consumatore” ha deciso, ma solo dopo che si sono sperperate risorse in progetti che non avevano gambe per camminare.
Nel mentre, in Italia la crescente percentuale di suolo impermeabilizzato causa dissesto idrogeologico, e nel periodo estivo l’asfalto trasforma le nostre città in trappole roventi.
Su Twitter, qualcuno ha risposto ad Ara, rivolgendosi per suo tramite a tutti i liberisti-col-culo-degli-altri:
«Ok, e adesso che il “consumatore” ha deciso che l’autostrada BreBeMi non gli piace cosa fate? La togliete e ripristinate tutto come prima?»
Il messaggetto di Ara, scritto su Twitter per riflesso pavloviano, è solo una “stecca” durante la prova generale di un requiem. Il requiem per la «pianificazione riformista emiliana». La partitura si legge nella nuova legge regionale sull’urbanistica, che toglie ai Comuni quasi ogni potere d’intervento sui nuovi progetti edilizi.
La subalternità politica del PD alle lobby dell’asfalto, del cemento, del tondino e della grande distribuzione organizzata è evidente, addirittura appariscente, in tutte le scelte (e non-scelte) urbanistiche compiute di recente a Bologna, da FICO al «Passante di Mezzo» passando per la maxi-colata di cemento che incombe sui Prati di Caprara. Da tempo monitoriamo la situazione e facciamo inchiesta pedibus calcantibus.
È in nome di quella subalternità che si sono sgomberati spazi occupati ora consegnati alla polvere.
È in nome di quella subalternità che il PD continua a minacciare l’XM24.
L’ultimatum scade il 30 giugno.
Già dalla sera del 29 saremo lì.
Veniamo ora alla Cirenaica.
Nel pomeriggio di domenica 25 giugno 2017, al termine di AAA – festival dell’autoproduzione, autogestione e autorganizzazione tenutosi a VAG 61 e in quartiere – Resistenze In Cirenaica ha tenuto un presidio informativo in via Libia 67, di fronte al cantiere dell’ennesimo nuovo supermercato.
Molti abitanti del quartiere hanno potuto ascoltare il racconto di come si è arrivati all’attuale progetto, e la storia di quel lotto dal 1945 a oggi. Una storia che nel XXI secolo si è fatta parecchio “movimentata”, tra sgomberi, strani vicinati, incendi dolosi (due) e ribassi del valore del terreno.
Durante il presidio è stato appeso al cancello un grande striscione con la scritta: «Si scrive GREEN, si legge cemento e supermercati.»
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Il riferimento era allo slogan «All4TheGreen» che nei giorni del G7 sull’ambiente ha tappezzato il centro città. Non fa una piega: il potere locale che cementifica e avvelena i territori ha accolto da ipocrita e parolaio una kermesse ipocrita e parolaia.
Da due anni il «collettivo di collettivi» Resistenze in Cirenaica ricostruisce e racconta la storia del rione, ne visita i luoghi della memoria, ne mappa i conflitti passati e presenti. RIC ha organizzato trekking urbani, reading, performance, proiezioni, presentazioni di libri, incontri e pubblica una collana di libri intitolati «I Quaderni di Cirene» (i volumi 1 e 2 sono ordinabili on line). Il collettivo si ritrova al VAG 61 e al giardino pubblico Lorenzo Giusti.
RIC ha anche proposto di cambiare finalmente il nome a via Libia, ultimo rimasuglio di toponomastica coloniale nel rione, e ha applaudito l’azione anonima che nel 2016 ha aggiunto ai cartelli la dicitura: «Luogo di crimini del colonialismo italiano».
Il presidio in via Libia è stato solo la prima tappa di un nuovo lavoro di informazione che Resistenze In Cirenaica proseguirà nel quartiere, collegandosi all’attività di altri gruppi e comitati che a Bologna contestano i progetti urbanistici e infrastrutturali dell’attuale giunta.
La storia raccontata al presidio è stata scritta in forma di inchiesta (o di macabra ballata), si intitola Lost in the Supermarket e si può leggere sul blog di Resistenze In Cirenaica.
Cirenaica, giovedì 13 luglio, h.18:30, assemblea di quartiere sul progetto di nuovo supermercato. Qui l’evento FB.
[…] In un precedente post di Giap abbiamo segnalato la strana vicenda – fatta anche di sgomberi e incendi dolosi – che ha portato a un progetto di nuovo supermercato alla Cirenaica, storico rione di prima periferia di Bologna est. Questo accade proprio in una fase che vede la città subire una dura offensiva delle lobby del cemento e – fuori tempo massimo, dato che il modello risulta in crisi ovunque – della Grande Distribuzione Organizzata. […]
[…] di cui fa parte anche Wu Ming, è fin dall’inizio parte della mobilitazione. RIC ha fatto un presidio raccontato, organizzato un’assemblea di quartiere al giardino pubblico «Lorenzo Giusti», e aiutato a […]