Che cos’è Giap, che cos’è la Wu Ming Foundation

3 giugno 2017, escursione ai Quattro Denti, Chiomonte, Val di Susa. Un momento clou della prima festa nazionale di Alpinismo Molotov, primo evento di questo tipo organizzato da un collettivo della Wu Ming Foundation.

Era tempo di fare un punto della situazione. Da tempo il progetto Wu Ming era diventato ben più esteso e complesso dell’originario «collettivo di scrittori».

Nel 2016, commentatori che non seguivano il nostro lavoro da anni hanno scritto: «Sono rimasti in tre». In realtà non siamo mai stati così numerosi.

La realtà ha superato le vecchie descrizioni e oggi molti chiedono una “mappa”.
Chi è Nicoletta Bourbaki?
Che cosa vuol dire «Alpinismo Molotov»?
Cos’è Quinto Tipo?
Come si partecipa a Resistenze in Cirenaica?
Che differenza c’è tra Wu Ming e Wu Ming Contingent?

Insomma, era necessario aggiornare, rielaborare e migliorare la pagina di autopresentazione «Che cos’è la Wu Ming Foundation». Ora ci sembra molto più «narrata» e chiara.

È un lavoro che andrà fatto periodicamente. E serviranno traduzioni in altre lingue. Tempo al tempo.

Intanto, buona lettura.

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6 commenti su “Che cos’è Giap, che cos’è la Wu Ming Foundation

  1. Salve! Vi seguo ormai da anni anche se non mi si può definire un “wuminghiano” della prima ora, anzi… Prima di Point Lenana, ogni tanto bazzicavo su Giap – per lo più su segnalazione esterna di qualche post particolarmente interessante – ma mai avevo letto un vostro scritto. Il fatto era che, pur generalmente apprezzando le vostre prese di posizione, nutrivo un pregiudizio con la forma “romanzo storico”… proprio non riuscivo a non pensarlo come un polpettone indigesto per gentarella incolta di bocca buona incapace di confrontarsi con le sottigliezze della “storiografia vera” o troppo svogliata e quindi disposta a farsi andar bene romanzetti dove il passato era un semplice ingrediente esotico o, peggio ancora, alla divulgazione più scriteriata/sensazionalistica/antiscientifica e via stigmatizzando. Un pregiudizio tagliato con un’accetta smussata, mi rendo conto, che a ripensarci mi imbarazza non poco. Poi mi capita fra le mani Point Lenana – dovevo farne un riassuntino su commissione di un liceale, ho sbarcato il lunario anche così – e bé… ho preso atto che la questione presentava molte più sfumature. “Ma allora si può fare divulgazione storica seria, fornendo al lettore gli strumenti per proseguire la strada per conto suo e invogliandolo pure!”, credo di aver esclamato a un certo punto della lettura, come Fantozzi che prende coscienza di sé dopo esser giunto all’ultima pagina del “Capitale”. Questa faccenda dell’ibridazione fra narrazione e saggistica mi ha intrigato tantissimo, ho iniziato a cercare anche al di fuori della vostra produzione opere che presentassero queste caratteristiche. Mi è inevitabilmente venuta la curiosità di leggere poi i vostri precedenti, quelli definibili “romanzi veri e propri” e li ho divorati uno in fila all’altro. Che scoperta, intrecci così ben congegnati, tutt’altro che polpettoni, e dove la Storia non era uno sfondo avventuroso oleografico, non solo, ma un campo aperto di problematizzazioni e stimoli per leggere il presente. Da allora non vi ho più mollato: sono diventato un lettore abituale (e prima d’ora silente) di Giap; ho seguito molte iniziative da voi promosse; ho capito la potenzialità dell’interazione fra forme espressive differenti. Ora, tutto questo me lo potevo benissimo tenere per me, che difficilmente frega a qualcuno. Però leggendo la pagina aggiornata della Wu Ming Foundation, ho apprezzato una volta di più l’opera vostra e la capacità di coinvolgere altre forze vive in un ammirevole impegno di resistenza culturale. E mi è venuta voglia, forse mi son sentito in dovere per via di quell’antico pregiudizio, di dirvi in maniera senz’altro sguaiata: “Bravi, grazie!” – a tutti, mica solo a voi tre ;) – e così ve lo ho detto.

  2. Mi colpisce che, in questa visione sempre più allargata di cosa è e cosa è stata la WMF, non ci sia alcuna menzione de iQuindici.

    • Sono svariate le cose della nostra storia precedente che qui non menzioniamo. Lo stesso Luther Blissett Project è dato per implicito e consegnato a un link.

      Massimo rispetto per l’esperienza de iQuindici, ci mancherebbe. Solo, c’è una differenza per noi molto chiara.
      I collettivi presentati qui sono tutti nati da questo blog dopo la sua fondazione nel 2010, si coordinano in mailing list che girano sul server di wumingfoundation alle quali siamo iscritti anche noi, interagiscono con noi tutti i giorni.
      Il percorso de iQuindici, invece, per varie ragioni si era reso completamente autonomo da WM già negli anni Zero, ben prima che questo blog esistesse, e negli anni il riferimento a WM si è fatto più vago. Al momento non abbiamo praticamente rapporti, se non di amicizia con alcuni vecchi fondatori. Ma se iQuindici vogliono tornare a collaborare con noi e ragionare insieme su come farlo, ben venga, i modi si trovano.

      Qui raccontiamo come si è sviluppata la Wu Ming Foundation a partire dall’inizio del decennio in corso.
      Guardando indietro, il 2010 ha introdotto forti elementi di discontinuità e rinnovamento. Non a caso nel 2009 uscirono “New Italian Epic”, che gettava uno sguardo retrospettivo sulla poetica che avevamo definito, e “Altai”, libro che tornava a Q e chiudeva conti importanti.
      Quell’anno fu l’ultimo della prima vita di Wu Ming, e nel 2010 siamo rinati.

  3. Approfitto per questa foto d’insieme per porvi una domanda, che non è frutto di curiosità così per dire, ma sinceramente sentita.
    Ovvero, dopo quanto è successo negli ultimi anni, la situazione finanziaria del gruppo in merito alla parte “culturale” ha trovato un minimo di stabilità?
    Ricorderete quel bellissimo thread sull’opportunità di parlare apertamente di soldi in vista dei mutamenti subiti e agiti dalla rete nel recente passato. Vennero fatte alcune proposte, e non so poi quali siano state sondate.
    A che punto siamo, se è lecito chiedere?

    • All’osso la domanda è: come campiamo? :-) Cerchiamo di rispondere con il massimo della glasnost senza tediare né fare feticismo dei fatti nostri, giusto le linee essenziali per far capire com’è la situazione di un soggetto anomalo quale noi siamo.

      In apparenza la situazione non è molto diversa da quella fotografata cinque anni fa: la quota principale dei nostri redditi è ancora composta da diritti d’autore. Negli ultimi anni l’anticipo percepito per L’Armata dei Sonnambuli, più quelli percepiti per libri solisti, più quelli di alcune riedizioni in tascabile, più il saldo dell’opzione Fandango per i diritti televisivi di Q hanno costituito il grosso delle nostre entrate. Si noti che sono quasi tutti *anticipi*, spesso per scalarli dalle vendite ci vogliono anni. E gli anticipi di oggi sono ben più bassi di quelli che l’editoria pagava fino a qualche anno fa. Però teniamo, e non era scontato.

      La scommessa che abbiamo fatto sul download gratuito – e che abbiamo rinnovato anche quando tutti ci dicevano «Siete pazzi, il futuro sono gli ebook a pagamento» – si è rivelata giusta. Quella che indicava nell’ebook la grande svolta del mercato editoriale, che avrebbe fortemente ridimensionato la quota del libro su carta, o addirittura estinto quest’ultimo, si è rivelata una narrazione campata in aria. I nostri libri vengono scaricati gratis ma continuano a essere comprati in libreria. Non faranno numeri strepitosi, ma fanno numeri dignitosi.

      Nel complesso, sono dignitose anche le cifre che arrivano a ciascuno di noi una volta divise le royalties. Non certo stratosferiche, ma decenti. Poi lavorano anche le nostre mogli, e in aggiunta facciamo qualche corso, qualche conferenza pagata, le serate di reading musicali… Insomma, siamo sopra la linea di galleggiamento.
      C’è stato un momento in cui i numeri si erano striminziti, la “forbice” tra i download e le copie vendute si era allargata, ed effettivamente abbiamo temuto che il nostro modello fosse condannato, o quasi. E invece no. ¡Aquí estamos!

      • Sono lieto che riusciate a lavorare ancora con cifre dignitose e tutto sommato seguendo la vostra passione.
        Non era per farmi gli affari vostri, né perché pretendessi di sapere in quanto giapster. E’ che magari siete timidi e non ci avete detto che sopravvivete grazie alla Bacchelli!
        A parte le mie scemenze, penso che continuando a comprare i vostri libri e magari facendo qualche abbonamento (quest’anno vorrei sottoscrivere quello per “Quinto Tipo”) si sostenga decentemente il vostro progetto.