Ben svegliata, «opinione pubblica democratica»! Ammesso e non concesso che il vostro sia un risveglio e non un semplice passaggio da uno stato di ipnosi all’altro.
Ben svegliati, giornalisti «democratici»! Con poche, lodevoli eccezioni, dobbiamo dire che sinora avevate fatto schifo.
Da anni, su Twitter, vi si sfotte amaramente con l’hashtag #laparolaconlaF. La parola con la F è la più semplice ed esatta, eppure non la usavate mai.
Amedeo Mancini? Un «ultrà della Fermana».
Gianluca Casseri? Un matto solitario.
Casapound? Giovani fichi e colorati.
Le uccisioni? Opera di «balordi», «tifosi», «movida violenta».
I tentativi di pogrom contro migranti e profughi? Azioni di «cittadini esasperati».
Le spedizioni punitive, le aggressioni? Semplici «risse».
E così via.
L’hashtag #laparolaconlaF fu lanciato proprio per segnalare e raccogliere gli eufemismi, gli espedienti, le perifrasi usate per non chiamare mai «fascisti» i fascisti.
Ben svegliati, opinionisti e politici «democratici»! Voi dicevate che l’antifascismo è old, che bisognava superare certe divisioni perché «sveglia, è il 2011!», «sveglia, è il 2013!», «Sveglia, è il 20XX!». La sindrome del «current year», come dicono negli USA. E per far vedere quant’eravate avanti, coi fascisti ci dialogavate, li ospitavate e loro vi ospitavano nelle loro sedi. Citavate una frase «di Voltaire» che Voltaire non ha mai scritto: «Non sono d’accordo con le tue idee ma darei la vita ecc.»
[Va da sé che nessuno di voi «darebbe la vita» per un bel nulla. Nessuno di noi lo pretende, ma allora non atteggiatevi, su.]
Nel mentre, arrivavano bollettini di guerra, e voi rispondevate con uno «pfui».
Soltanto un mese fa, era ancora tutto un dire «siamo nel 2017», «ancora coi fascisti? Ma il fascismo è morto 70 anni fa!», «sono solo pochi nostalgici», «quando sento la parola “antifascismo” mi viene in mente la DDR» ecc.
I fascisti, dal canto loro, ne approfittavano per bastonare e linciare. Tanto, non c’era alcuna emergenza: chiamandoli in altri modi, i media impedivano di unire i puntini numerati.
Questo tweet è del gennaio 2015. Ormai tre anni fa.
La parola proibita inizia con F. Non si può dire né scrivere. Se si usa il nome tocca ammettere che esiste la cosa. pic.twitter.com/DEfPVCE5kg
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) 20 gennaio 2015
Sul pervicace non voler riconoscere e nominare i fascisti ha scritto, qui su Giap, Selene Pascarella. Una disamina preziosa, più che mai attuale in queste ore.
Ma perché si suona l’allarme adesso? Cosa c’è di nuovo?
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In apparenza, nulla. Veneto Fronte Skinheads aveva già interrotto riunioni sgradite, come accaduto a Como, e Forza Nuova aveva già fatto presidî come quello sotto la sede di Repubblica/Espresso.
Nel 2008 un’azione anche più stridente e squadristica l’aveva compiuta Casapound sotto la sede Rai di via Teulada, per protestare contro una puntata di Chi l’ha visto?.
Dieci anni dopo, quell’azione sembra aver pagato: oggi la TV li fa proprio salire e li ospita in studio.
[A proposito, nemmeno quella volta si usò la parola con la F: «Giovani di destra contro Chi l’ha visto?» ecc.]
Questi ultimi episodi, in realtà, sono acquerugiola di rose rispetto a molti dei crimini che il neofascismo ha compiuto in Italia negli ultimi anni, omicidi compresi, senza minimamente suscitare queste reazioni. È paradossale che scatti l’allarme contro i fascisti per i loro exploit meno violenti.
Intendiamoci, non significa che violenza non ci sia stata: l’intimidazione è violenza, quella che si vede nel video di Como è violenza; il punto è che hanno fatto ben di peggio, anche peggio — sì, mettiamoci pure quella — della testata inferta da Roberto Spada al giornalista Piervincenzi. Eppure, quelle volte, l’«indignazione democratica» è stata scarsa o, quando c’è stata, ha avuto la durata di un fuoco di paglia e zero effetti concreti.
In un altro paese, ad esempio, per smettere di legittimare Casapound sarebbe bastata questa foto.
Era il 2011, e c’erano già compagn* che tenevano il conto delle aggressioni fasciste. Avevano cominciato subito dopo l’uccisione di Davide «Dax» Cesare a Milano, nel 2003. L’elenco includeva già centinaia di episodi. Compresi svariati omicidi: nel 2011 i neofascisti avevano già ucciso Dax, Fabio Tomaselli, Renato Biagetti, Nicola Tommasoli. Alberto Bonanni era già in coma.
Casseri uccise a colpi d’arma da fuoco due persone e ne condannò una terza all’invalidità totale. I suoi legami con Casapound erano documentati, ma passò l’idea che fosse uno «isolato», uno che in quelle sedi c’era passato per caso.
Casapound mise in campo una strategia mediatica di lungo corso, che includeva l’attività di una task-force segreta su Wikipedia, capeggiata da Lorenzo Berti, leader di Casapound Pistoia. Nella foto di gruppo qui sopra è il quarto da sinistra, giubbotto nero, collo di pelliccia. Tra i compiti principali della conventicola, l’eliminazione di qualunque riferimento a Casseri nella voce «Casapound» di Wikipedia.
Oggi quando si parla di Casapound e con Casapound, la strage razzista compiuta dal loro attivista Casseri è un grande rimosso.
Intanto, veniva attaccato chi — nei quartieri, nelle scuole, nelle piazze — i fascisti cercava di fermarli.
Ogni volta, ogni cazzo di volta che, negli ultimi dieci anni, si è cercato di sollevare il problema del fascismo che rialzava la testa, e soprattutto del clima razzista e xenofobo che rendeva questo possibile, migliaia di ignavi hanno risposto citando frasi estrapolate di Flaiano o Pasolini, chiamando «fascisti» gli antifascisti e sentendosi originalissimi atque modernissimi. Esempi qui.
I più numerosi, pavloviani e intruppati sono quelli che citano Pasolini sul «fascismo degli antifascisti», ignorando che lui — dai neofascisti perseguitato, più volte aggredito e forse ucciso — intendeva il contrario di quel che gli attribuiscono loro. Esempi qui.
Già, che intendeva dire Pasolini con l’espressione «fascismo degli antifascisti»? Wu Ming 1 lo ha spiegato a suo tempo, semplicemente riportando la frase al suo contesto. Il contesto, nemico n.1 dei banalizzatori caca-frasi tipo Baci Perugina (ma col cacao sostituito dalla merda).
«si estrapolano paradossi come “il fascismo degli antifascisti” per difendere le adunate di estrema destra, guardandosi bene dal dire che Pasolini usava l’espressione per attaccare l’ipocrisia del cosiddetto arco costituzionale, l’insieme dei partiti al potere, quelli che — dice in un’intervista del giugno 1975 — “continueranno a organizzare altri assassinii e altre stragi, e dunque a inventare i sicari fascisti; creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista, e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno”.»
Ehi, ma… Da un certo punto in avanti… Questa considerazione di Pasolini sembra scritta oggi per il PD!
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Il Partito Democratico che ora chiama alla tardiva, irriflessiva e, soprattutto, strumentale ammucchiata «antifascista» è lo stesso partito di tutta questa gente che coi fascisti — anche con Forza Nuova — ci ha fatto i selfie e bevuto il prosecchino, ci ha commemorato gerarchi e criminali di guerra ecc.
Volete amministratori PD in posa sorridenti con Forza Nuova? Eccoli.
Volete dirigenti e amministratori PD che hanno meritato la tessera di Forza Nuova ad honorem? Eccoli.
«Profughi e moschea, da Forza Nuova tessera ad honorem al Pd Regazzoni
[…] Il movimento di estrema destra riconosce così a Regazzoni di aver preso “coraggiose prese di posizioni su immigrazione, sicurezza, degrado e soprattutto sul pericolo che una grande moschea a Genova potrebbe rappresentare”.» *«Codigoro, tessera «ad honorem» di Forza Nuova per la sindaca pd
[…] Dopo l’annuncio di Alice Zanardi di voler alzare le tasse agli abitanti che ospitano profughi, gli estremisti di destra la «associano» al movimento. Oggi partono i controlli di Ausl, vigili e tecnici del Comune promessi dalla prima cittadina.» **«Forza Nuova: “La Serracchiani prenda la nostra tessera onoraria”
Forza Nuova si inserisce nella polemica che ha investito la Serracchiani: “Sottoscriviamo quanto dichiarato dalla Governatrice e la invitiamo a ritirare la tessera onoraria del nostro movimento, anche lei, a quanto pare, comincia a capire”» ***
Quanto a Walter Veltroni che adesso (adesso!) si dice preoccupato per «l’onda nera», sposiamo in toto quanto hanno scritto, in una lettera aperta, le compagne e i compagni di Renato Biagetti e le Madri per Roma Città Aperta:
«Le ricordiamo, ben poco caro Veltroni, che negli stessi mesi in cui Roma era teatro di continue iniziative neofasciste e di uno stillicidio di aggressioni a studenti, attivisti di sinistra e migranti, lei era anche sindaco della città. E in qualità di sindaco e primo segretario del PD ha sostenuto una precisa linea di neutralizzazione della memoria e della pratica politica antifascista sul territorio capitolino […] Non solo ha fatto della storia recente del paese una pappa indistinguibile e indigesta, ma ha anche permesso alle organizzazioni neofasciste di radicarsi e prosperare, assegnando sedi e indulgendo sulle manifestazioni xenofobe che durante gli ultimi mesi del suo mandato imperversavano a Roma, arrivando a strumentalizzare l’omicidio di Giovanna Reggiani, come puntualmente ricostruito qui da Christian Raimo. E così, per citare forse il caso più eclatante, si è arrivati negli anni del suo mandato, all’assegnazione della sede di via Beverino ad associazioni come Foro753, in virtù dell’ordinanza n. 58 del 12 ottobre 2006, firmata dal suo assessore Claudio Minelli. Una comoda tana, dove per oltre un decennio sono state organizzate attività formative per militanti neofascisti, iniziative revisioniste e meeting politici. Chiudere Foro 753 fu l’unica richiesta di Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti nel suo incontro con il sindaco Veltroni. Ma la risposta in chiaro stile ricattatorio del sindaco fu che per una sorta di par condicio tra fascismo e antifascismo, alla chiusura dei covi di destra avrebbe dovuto seguire anche la chiusura dei tanti centri sociali romani antifascisti. Ora, che Foro753 è definitivamente transitato nel network Lealtà&Azione, che fa capo alla scena “hammerskin” milanese, quella dei saluti romani alle tombe dei repubblichini nel cimitero Monumentale, come la mettiamo?»
E allora torniamo alla citata considerazione di Pasolini:
«[…] creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista, e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno.»
Quelli di Forza Nuova sono utili idioti del sistema. Nulla di nuovo sotto il sole. L’intera storia del fascismo può essere riassunta in quel modo.
Lo sforzo (finora) massimo per spiegare quali siano lo spazio e la funzione del neofascismo oggi in Italia, quali narrazioni tossiche lo alimentino e come si possa combatterlo, lo abbiamo fatto in Predappio Toxic Waste Blues. A quel testo continuiamo a rimandare.
Nel mentre, invitiamo a diffidare del PD e di certa «opinione pubblica democratica» anche — soprattutto! — quando portano in dono l’«antifascismo».
Segnalo la puntata di “tutta la città ne parla” su radio3 del 30 novembre, in cui si parlava dell’intimidazione fascista di Como. Pungolato da un’ascoltatrice che si lamentava via SMS dell’assenza di contraddittorio, Pietro Del Soldà ha risposto che in redazione hanno deciso che con i fascisti non c’è necessità di dialogo. Scalda il cuore!
Segnaliamo un ottimo pezzo di Infoaut sullo stesso argomento:
L’antifa-washing del PD è disgustoso e pericoloso.
Tanto per confermare e aggiungere materiale all’enorme mole che con sapienza raccogliete da tempo segnalo anche questo episodio degli “inni alla tolleranza”.
Commentai con questo articolo l’episodio del Casseri. L’articolo girò un bel po’ e finì anche nell’annuario cartaceo “I Laic” dell’allora seguitissimo sito di Cronache Laiche.
Qualche mese dopo l’annuario finì nella mani di Alessandro Litta Modignani che lo recensì per “notizie radicali” e si meravigliò del fatto che un articolo del genere poteva essere considerato laico (le parole non esatte non me le ricordo e l’articolo non è più reperibile su notizie radicali) perché ormai da sessant’anni (sic) i radicali avevano deciso che in democrazia si deve tollerare gli intolleranti.
Questo per dire quanto avesse ragione un mio amico che in tempi non sospetti diceva che i “sinceri democratici” riconoscono un fascista solo dopo aver preso una manganellata in faccia.
Anyway, cercai di rispondere al Nitta Modignani con questa replica ma ottenni solo il risultato di non vedere più la sua recensione sul sito.
Ma la frase ““continueranno a organizzare altri assassinii e altre stragi, e dunque a inventare i sicari fascisti; creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista, e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno” Da dove è presa precisamente, la trovo citata sia come intervista che come lettera a Moravia.
È tratta da una sorta di intervista collettiva che la FGCI di Roma fece a Pasolini il 6 giugno 1975. Le parole di PPP, sistemate in un unico intervento, furono pubblicate su «L’Unità» il 10 giugno.
[…] Un interessante contributo in merito lo si trova qua: Toh, i fascisti! Tra allarmi tardivi e inviti all’ammucchiata, con le elezioni dietro l’angolo, del collettivo Wu […]
[…] pubblicato su Giap, a proposito delle amnesie del cinema nostrano, della riluttanza a pronunciare «la parola con la F», dei format giornalistici e televisivi utilizzati per raccontare (e ignorare) la violenza […]
[…] A ‘sto punto ce lo tirano proprio fuori dai polpastrelli, il pezzo che pubblichiamo su Giap col titolo: «Toh, i fascisti! Tra allarmi tardivi e inviti all’ammucchiata, con le elezioni dietro l’an…. […]