[Due giorni fa Facebook ha rimosso, senza preavviso e senza fornire informazioni, il profilo di Davide Grasso, autore di Hevalen. Perché sono andato a combattere l’ISIS in Siria, uscito di recente nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre.
La mannaia griffata Zuckerberg è calata anche su altri profili e pagine – su tutte, quella di Uiki, l’Ufficio di Informazione sul Kurdistan in Italia – che informavano sulla situazione in Rojava e nel resto della Siria, sulla rivoluzione del confederalismo democratico, sulla città libera di Afrin attaccata dall’esercito del dittatore turco Erdogan, e sull’arresto a Praga del compagno Saleh Muslim, presidente del PYD.
Quest’ultimo episodio, recentissimo, non può non ricordarci le responsabilità italiane nell’arresto del compagno Abdullah Öcalan. Correva l’anno 1998 e il capo del governo era Massimo D’Alema, oggi riciclatosi come campione di una presunta «sinistra-sinistra».
Riportiamo qui di seguito le parole di Davide Grasso a commento della grave censura subita. WM]
Mi chiamo Davide Grasso. Il mio profilo Facebook è diventato più popolare da quando ho scelto di andare a combattere l’Isis in Siria nel 2016 nelle fila delle Ypg. In quei mesi ho utilizzato il mio profilo per informare la community di fb su quanto fosse drammatica la situazione in Siria, ed anche per sensibilizzare su quanto migliaia di ragazze e ragazzi arabi, curdi, cristiani, internazionali stessero facendo per combattere il califfato, che nel frattempo continuava a seminare morte sia nel mondo musulmano che nelle nostre città, da Parigi a Nizza, da Manchester a Londra e Barcellona.
Nell’ultimo mese gli stessi ragazzi con cui ho combattuto per un mondo senza fondamentalismi sono stati attaccati dalla Turchia e dai miliziani di Al-Qaeda in una piccola città che si chiama Afrin. Afrin è una città dove, dopo sei anni di bombardamenti e in mezzo ai massacri della Siria, qualcosa di positivo è avvenuto: il governo è stato assunto dalle comuni e assemblee del popolo e le donne hanno deciso di ribellarsi e decidere sul proprio destino. Io ho cercato di informare su cosa stesse accadendo e su quali fossero le attività della popolazione e delle donne di Afrin, ma soprattutto sull’orrore dei bombardamenti turchi che hanno provocato in poco tempo quasi 200 morti civili e oltre 400 feriti, e migliaia di sfollati.
Facebook ha bloccato il mio account. Era uno dei pochi canali di informazione su questa tragica situazione, anche perché era lì che pubblicavo ciò che mi scriveva Jacopo Bindi, un amico italiano che si trova in questo momento laggiù, sotto le bombe e a rischio della vita, per non lasciare sola quella popolazione. Facebook non ha dato alcuna spiegazione per questo gesto. Premesso che la censura è da rifiutare sempre, non è chiaro quali interesse Facebook volesse tutelare: quelli dei miliziani fondamentalisti che in questi giorni ad Afrin si fanno i video-selfie mentre asportano i seni dai corpi martoriati delle donne curde?
Oggi gran parte del pensiero critico viaggia sui social network, e Facebook è uno dei social più importanti del mondo come numero di iscritti; ma è anche un’azienda privata, che tutela i suoi interessi e ha rapporti con molte imprese e molti governi, tra cui anche quello della Turchia. Silenziare chi fa informazione sui massacri dei civili su richiesta di chi li sta massacrando, cioè la Turchia, sarebbe inaccettabile; di fronte a quello che sta succedendo ad Afrin, Facebook dovrebbe astenersi dal fare censura e, se non lo fa, dovrebbe essere richiamato alle sue responsabilità umane, anche perché siamo noi umani che lo riempiamo dei contenuti che lo fanno esistere, non la sua proprietà, che per di più ha sempre più lo stile di un’inquisizione. E non è possibile mettere il potere e i soldi davanti alla vita delle popolazioni civili, tanto più in Siria dove la gente ha già patito abbastanza, anche senza la censura di fb.
Denunciamo gli abusi contro i profili che diffondono informazione intorno a fatti tragici, perché Facebook può voler tutelare l’imbarazzo ipocrita dei carnefici, ma noi dobbiamo avere a cuore le vittime.
Continuiamo per la Siria e per Afrin!
sarà pur vero che se non scriviamo dove la gente legge il nostro pensiero sfuma nel nulla, però c’è anche da dire che nel nostro agire ci dovrà pur essere la costruzione di un mondo digitale migliore; la critica a ciò che è facebook e compagnia cantante, ovviamente, ci sta, ma intanto che si rimane lì su la si continua pure a legittimare come La Rete.
io mi chiedo come mai non ci si trasferisca in tant[i|e] su robe tipo https://zeronet.io/ e si colonizzino spazi di libertà dalle fondamenta piuttosto che chiedere al lupo di diventare vegano
Svignarsela! Bisogna Svignarsela! (Lev Tolstoj – Le sue ultime parole)
Per me bisogna stare da entrambe le parti:
come dici tu, in un mondo migliore, dove si possa costruire. E su questo ci sarebbe tutto un lavoro da fare per trovare e costruire, a partire da segnalazioni come la tua, da esperienze raccolte.
Ma bisogna stare anche dall’altra parte, dove invece si deve fare la guerra, con strategie, tattiche e trucchetti da guerriglia.
Il mondo migliore deve essere la catapulta con cui si possono fare azioni dall’altra parte.
Perché dall’altra parte c’è tutta la gente che deve essere raggiunta, e quelli buoni da portare da noi. Questo è quello che dobbiamo cercare di fare.
Sulla questione Kurdistan credo che questo sia il punto fondamentale.
Tra di noi siamo tutti convinti e d’accordo, la causa è la migliore delle cause possibili, e potrebbe raccogliere un grandissimo consenso nell’opinione pubblica.
Però ci troviamo sempre a cantarcela e suonarcela tra di noi: agli incontri nei centri sociali, alle manifestazioni, su Giap.
Fuori non ne sanno nulla perché nulla vogliono fargli sapere.
Se vogliamo aiutare i fratelli e le sorelle curde dobbiamo sfondare e conquistare gente dall’altra parte.
Sapendo com’è l’altra parte ed essendo preparati.
Se il blocco di un account facebook o twitter significa la distruzione di tutti i suoi contenuti, della sua storia e delle sue relazioni, io devo avere una catapulta che mi consenta di risfrombolare tutto immediatamente su un nuovo account.
Se mi bannano l’IP devo avere una VPN che lo nasconda.
Se tacciono e oscurano le notizie, allora devo dirottare gli ashtag di Sanremo.
E così via.
Hubzilla potrebbe forse funzionare da “avamposto” a metà strada tra la torre d’avorio delle reti crittate e i social network proprietari.
esattamente, hubzilla c’ha sempre il problema di avere server affidabili che possano garantire minimamente continuità (anche s’è è vero che chiunque può installarsi il suo, con, comunque, un più di competenza che ne limita l’utilizzo) ed è proprio per questo che tempo fa avevo proposto ad autistici/inventati di diventare un hub; poi non se ne è fatto nulla
Segnaliamo che nel giro di un paio di giorni sono stati segnalati da qualcuno e sospesi da Facebook anche il giornalista Gennaro Carotenuto, che riflette sull’episodio qui, il candidato di Sinistra Rivoluzionaria Mauro Vanetti (per avere usato la parola “negri”, ma stava citando la poetessa Ada Negri) e la candidata di Potere al Popolo Elisa Corridoni (per avere usato la stessa parola, ma stava parlando di Toni Negri). Di questi ultimi due episodi si è occupato Andrea Scutellà qui.
Qui (soprattutto coi cognomi) Facebook è nella parte “Vieni avanti, cretino!” che con regolarità interpreta, quale intermezzo tra numeri più impegnativi.
Regolarmente, con interventi censori di facile comicità sembra volerci rassicurare ostentando una ingenua ignoranza: la bambina vietnamita come pedopornografia, il dipinto rinascimentale con le tette di fuori, i cognomi Negri…
Un po’ come quando gli sfugge il documento riservato delle guidelines di censura, e tutto il mondo sta a discutere per giorni sulla percentuale visualizzabile di capezzolo (ero solo io a cercarci dei leaks sulla censura politica, ed a non trovare un cazzo?).
Via, sono un po’ ignoranti ma sono così innocenti!
Come un bravo presentatore, ci fanno sentire superiori.
Non escludo che, affiancanti ai casi di censura deliberata, possano esserci anche veri casi di ignoranza. Questi lavoratori del terziario in avanzato stato di decomposizione, i censori di questi leviatani hanno un turnover altissimo, un lavoro psichicamente usurante, stressato sui volumi, indifferente alla qualità, per cui la cultura non viene richiesta.
Ma anche quando l’ignoranza fosse genuina, non sarebbe un’attenuante.
Non attenua la censura mirata e deliberata, solo aggiunge l’ulteriore gravità di delegare la nostra vita di relazione a tanta rozzezza.
Ciò che più conta è che, vera o finta che sia l’ignoranza, c’è chi la sta usando coscientemente per i propri scopi.
Frequentando i twitteri curdi (anch’essi falcidiati dalla censura in occasione dell’attacco ad Afrin) si incontrano messaggi del tipo:
“Ai compagni curdi: è importante non rispondere ai troll turchi che provocano, limitatevi a bloccarli, se rispondete e ribattete vi denunceranno come spammer e Twitter vi sospenderà”.
Strategie calcolate e preordinate.
La Turchia ha migliaia (documentati da “Berat’s Box” seimila, anni fa) di troll pagati, che affiancano la complicità dei social network ed i tribunali asserviti (che emettono il 95% di tutti gli ordini mondiali di rimozione di twitt).
E’ anche questa una guerra. E come guerra va combattuta (a seguire).
Alla lista dei bannati aggiungiamo anche Marco Rovelli. Curiosamente tutti compagni, di varia estrazione, mentre post e pagine di odio e palle legocattofasciorazziste prosperano indisturbate, ma questa è una notazione maliziosa.
Piuttosto farei notare che, anche ammettendo un’innocente ottusità del dio Algoritmo che banna e zittisce da una parte sola, il Congresso USA ha appena approvato una coppia di provvedimenti che, se fossero ratificati anche dal Senato e dunque diventare legge, potrebbero aumentare l’innocente ottusità nella Rete tutta: il FOSTA e il SESTA.
https://twitter.com/EFF/status/968571126795272192
Precisamente, l’Innocente Ottusità Strabica diventerebbe legge, non sarebbe più solo limitata a singoli soggetti privati come Google e Facebook, per cui anche evitando queste e altre piattaforme, non si potrebbe evitare la mannaia della precensura (sì, siamo a Minority Report, perché i fornitori non avrebbero mai le forze di fermare il cybercrime ex-post, quindi probabilmente si preverrà).
Ovviamente nel nobile intento di arginare pedopornografia e sex-trafficking, brutti sporcaccioni malpensanti!
L’account di Davide è stato riattivato. «Mi hanno riattivato l’account. Data l’inconsistenza dei contenuti di questa email che me lo rende noto, non posso che considerarlo un effetto della diffusione della mia denuncia pubblica, che ha circolato grazie a tutti voi, per cui ringrazio tutt*» –> https://www.facebook.com/davide.grasso1?hc_ref=ARSzPEii_8c4SArDpZX7PLN4qL75sWTPKZ2LYXmLVmzYY7p4FIR5Z8o4MYUC3HM2u1o
sai te che fortuna!
questo direi che è l’altra faccia del problema:
si continua ad utilizzare il faccialibro (legittimazione) che fa quello che vuole con tutto ciò che gli facciam fagocitare poi tolgono un account che se è di un certo “livello” scatena un putiferio che ne provoca la riattivazione, alla fine il faccialibro, agli occhi dell’inernauta fa la figura addirittura di chi si accorge dei propri sbagli (legittimazione^2)… e rimane la fogna che è, dove tutti sguazzano allegramente, al sicuro, tra le braccia della magnanima matrigna… e la rete si specializza in identificazione controllo… e profitto
bah, continuiamo pure a darle da mangiare