Raccontare il cambiamento climatico: Blues per le terre nuove, un progetto narrativo-geografico di Wu Ming 1

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[WM1:] Venerdì 9 marzo, ad Avigliana (Val di Susa), presenterò per la seconda volta la mappa-racconto del mio progetto narrativo – storico – geografico Blues per le terre nuove. Credo sia tempo di dirne qualcosa.

Un’avvertenza preliminare: Blues per le terre nuove è un progetto già avviato (da tempo sto facendo ricerche e sopralluoghi), ma durerà diversi anni. Diventerà un libro, ma non solo: ci saranno «tappe d’avvicinamento», camminate, workshop, laboratori di scrittura collettiva (uno è già in corso).

Il tutto si inserisce nel percorso illustrato in Cantare la mappa. Mentre Wu Ming 2 proseguirà il Ciclo dei Sentieri camminando a ponente (da Milano a Torino e poi, lungo la Valsusa, da Torino al confine con la Francia), io camminerò a levante.

Il libro che ne uscirà non sarà la mia prossima uscita “solista”. Prima ci sarà un altro libro, un romanzo, del quale per ora non dirò nulla.

Ma soprattutto, prima ancora, ci sarà il romanzo russo collettivo, che arriverà in libreria nell’autunno di quest’anno.

Ma perché parlare già ora di un libro di «dopodomani»? Perché pre-presentarlo in giro?

Perché, se il progetto è di lunga durata, la tematica è più che mai urgente.

Dopo essermi dedicato alle montagne coi libri Point Lenana, Cent’anni a Nordest e Un viaggio che non promettiamo breve, ora ho intrapreso un cammino che mi porta e riporta, un viaggio dopo l’altro, nella pianura più bassa d’Italia, addirittura sotto il livello del mare. È il mio territorio d’origine: basso ferrarese, Delta del Po. Era dai tempi del racconto Arzèstula che sentivo quel richiamo, e ho risposto.

Voglio raccontare di paludi che non ci sono più, fiumi che hanno cambiato corso e nome, bonifiche, lotte bracciantili, lotte ambientali, mondi che finiscono, cambiamento climatico. Voglio raccontare la perenne lotta tra terra e acqua che ha dato a quel territorio la sua forma.

Il basso ferrarese è terra nova. È il risultato sempre in bilico di secoli di trasformazioni e sconvolgimenti: il Po che “rompeva” e cambiava corso (la «rotta di Ficarolo») o veniva deviato (il cosiddetto «taglio di Porto Viro»), quattrocento anni di bonifiche, sommovimenti idrogeologici… Quando nella seconda metà del XVI secolo Alfonso II d’Este avviò le «grandi bonificationi», ​la vastità delle terre emerse causò stupore.

Quello del grande Delta del Po è un territorio precario, sempre in bilico, costantemente sull’orlo del​ disastro. ​Ciò che nel corso di secoli fu sottratto all’acqua, l’acqua può riprenderselo in qualunque momento. Basta che smettano di funzionare gli oltre cento impianti idrovori… ​

…o​ che il mare si sollevi.

Secondo diversi studi climatologici, nel corso dei prossimi ottant’anni l’acqua del​l’Adriatico potrebbe alzarsi di circa un metro: le stime vanno dai 90 ai 140 centimetri. In quel caso, l’entroterra di pianura verrebbe sommerso per circa trenta chilometri. Lo scenario ipotizzato si può vedere in questa mappa: sommerse Venezia e le altre località rivierasche dalla Romagna alla Venezia Giulia; sott’acqua buona parte del basso ferrarese e del Polesine rodigino; città e paesi abbandonati, centinaia di migliaia di profughi, enorme perdita di suolo agricolo, di riserve naturali, di biodiversità, di acqua potabile… Le conseguenze, molto ovviamente, non saranno solo locali. L’Italia ne uscirà ridisegnata, e diversissima da com’è oggi.

2100

Ottant’anni sono un battito di ciglia.

Uno scenario estremo? ​Il basso ferrarese è sempre stato estremo, ed ​è già da tempo in parziale stato di abbandono, punteggiato di villaggi-fantasma. Soprattutto, sta già vivendo​ fenomeni estremi legati al cambiamento climatico.

Il Po è indebolito dalla siccità e quindi afflitto dal problema del «cuneo salino». Durante l’estate l’Adriatico è più alto e più forte, così la sua acqua risale e “sala” il corso del fiume per chilometri e chilometri (l’estate scorsa 14 chilometri, nel 2006 addirittura 30), creando problemi all’agricoltura e pericoli per la falda d’acqua potabile. Il «cuneo salino» non è altro che l’avanguardia del processo descritto sopra.

Anche le «bombe d’acqua» e trombe d’aria che sempre più spesso si abbattono sul territorio hanno a che fare con il riscaldamento globale.

La risalita del cuneo salino lungo i rami del Delta del Po, estate 2017.

Come dice la massima alchemica, «quod est inferius est sicut quod est superius». Quel che sta in basso è come quel che sta in alto: come sull’arco alpino, nella zona del delta del Po gli effetti del cambiamento climatico sono più netti e si vedono prima. Per questo ha senso presentare Blues per le terre nuove in Valsusa, per questo il progetto coinvolge Alpinismo Molotov.

La mia intenzione è tracciare le vie dei canti di questo territorio sorprendente.

Si tratta di narrare il passaggio dal mondo sommerso del XVI secolo…

…al mondo sommerso del XXII secolo.

E, per questa strada, raccontare la «grande cecità» (per citare Amitav Ghosh), la rimozione che, soprattutto in Italia, ci fa parlare di ogni sorta di falso problema e surrogato di conflitto, ci fa parlare di tutto tranne che di questo.

O meglio: qualcuno ne parla, ogni tanto viene fatto notare, ma si finisce sempre per dilazionare, rimuovere, parlare d’altro.

Perché questo vivere sull’orlo, dilazionando? Perché la nostra condizione non viene tematizzata? Perché prevale la convinzione che il nostro tran tran possa proseguire come lo stiamo vivendo ora, giorno per giorno?

Forse perché tematizzare nel modo giusto quel che sta accadendo – il modo che porterebbe all’azione collettiva – richiederebbe troppa fatica cognitiva?

Sono partito dall’aforisma: «È più facile immaginare la fine del mondo che immaginare la fine del capitalismo». E infatti la fine del mondo, lo scenario post-catastrofe, il post-apocalisse vengono immaginati e raccontati spesso, soprattutto nella fantascienza, ma non abbiamo un sufficiente numero di narrazioni sulla lotta necessaria.

Panoramica della mappa-racconto che Wu Ming 1 sta presentando in giro per l’Italia.

Cosa possono fare gli scrittori di fronte a un processo che si svolge su una scala così vasta, immane, inabbracciabile? Come possono raccontare il cambiamento climatico in una chiave che non sia soltanto quella «post-catastrofica»?

Forse possono cantare la mappa del cambiamento climatico. Scegliere un territorio e raccontare com’era, com’è e come sta per diventare.

In questo caso, è stato il territorio a scegliere me, molti anni fa.

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9 commenti su “Raccontare il cambiamento climatico: Blues per le terre nuove, un progetto narrativo-geografico di Wu Ming 1

  1. Da dove comincio? Dalla prima cosa che ho notato, la locandina, appena vista mi si è riempito il cuore, conosco quel posto, conosco gli argini,i suoni, I profumi, semplicemente casa. Poi ho cominciato a leggere, ho divorato le righe, sapere che il “mio” delta sarebbe diventato il centro di un nuovo progetto wu ming, mi ha emozionato. Con voi sono stato nella Germania luterana, sono passato per Oxford, sono stato in Vietnam, Eritrea, Tra il Canada e l’America, mi sono riposato a Roma, prima di tornare indietro nel tempo a Parigi, nella terre di mezzo…dopo tanto finalmente venite a trovarmi. Il mio non vuole essere un commento lungo, perché se parliamo di Delta, di Basso ferrarese, rischierei di diventare prolisso, la mia è più una proposta di arruolamento volontario alla causa. Non vivo in Italia, ma come vi ho già detto è il “mio” delta e sono sicuro che potrei aiutarvi, con contatti, storie, localizzazioni di punti strategici
    Da Comacchio A Rosolina.
    Se avete bisogno sono qua

  2. Ieri sera ero presente, grandissimi complimenti. Il ferrarese è un territorio che non conoscevo, e il racconto fa veramente toccare con mano la fragilità dei territori che chiamiamo casa – e che, magari, diamo per scontato siano lì. Sarebbe bello che uno dei prossimi incontri venisse magari filmato (senza inquadrare WM1, ovviamente :-) ), o magari rendere disponibile la mappa cantata su youtube…questa cosa deve girare, come hai detto durante la serata, NESSUNO o quasi parla di quanto il cataclisma possa essere vicino a noi.

  3. […] giugno TORINO Blues per le terre nuove Il nuovo progetto narrativo-geografico di Wu Ming 1 Dettagli a […]

  4. Ahhhh! Adesso credo di capire meglio l’interesse speciale per le mappe emozionali, anche se urbane, in Spagna e altrove ;) Bellissimo progetto!

  5. […] Si svolge al confino di Ventotene tra il 1939 e il 1943. Finora su Giap avevamo pubblicato solo un’allusione, qui, quarto capoverso. A gennaio daremo l’annuncio con tutti i […]

  6. […] Infine, volevo scrivere il romanzo prima di imbarcarmi definitivamente nel lungo progetto di UNO su storia e geografia della mia terra d’origine – il basso ferrarese / Delta del Po – e sul cambiamento climatico, progetto che ha come titolo di lavoro Blues per le terre nuove. […]

  7. Cosa veramente interessante. Vorrei proporla anche in provincia di Ferrara. Come posso contattarti?