Ricordiamo Louis Adamic soprattutto come l’autore di un libro «di culto», di quelli che è facile fraintendere, che a maneggiarli scottano le dita, che incatenano i loro autori a immagini stereotipate: Dynamite: The Story of Class Violence in America, scritto nel 1931 e riscritto nel 1934.
Eppure, prima di trovare una morte enigmatica negli Stati Uniti della «caccia alle streghe», Louis fu tante persone, forse troppe: inquieto adolescente sloveno nell’impero austroungarico, migrante transatlantico in cerca di fortuna, americanissimo scrittore on the road, padre mai riconosciuto del New Journalism, cantore delle comunità meticce dei nuovi proletari (un Jack London mitteleuropeo tra gli scioperi degli Industrial Workers of the World), agitatore politico e infine sostenitore della Iugoslavia del maresciallo Tito. Una storia, molte storie a cavallo tra due continenti, tra i mostri del ventre d’Europa e l’American Dream spazzolato contropelo.
Andrea Olivieri ha costruito un oggetto narrativo dove ogni capitolo è un campo minato, una narrazione ibrida squassata da continue esplosioni. L’autore non solo ricostruisce la storia di Louis nella sua complessità, ma ne adotta il metodo giornalistico e la poetica, ibridando fiction e non-fiction, e ne incrocia le traiettorie con quelle di altri proletari “meticci”, vissuti in una zona dai confini incerti e dunque dai molti, troppi nomi: «Litorale adriatico», «Primorska», «Venezia Giulia», e chissà quanti altri.
In uno sviluppo sorprendente, la biografia di Adamic dialoga con la storia di famiglia dell’autore. Famiglia di operai antifascisti e partigiani, protagonisti di un’epopea tra la Via Flavia e il West, nomadi tra i porti e cantieri navali di Monfalcone, Trieste, Fiume.
Seguendo le vicissitudini di Albano e Leda, i nonni partigiani, Olivieri ci accompagna lungo le strade di un’umanità brulicante alla Dos Passos, in una borderland dove l’«identità nazionale» è continuamente messa in crisi, i confini sono mobili e ogni lingua è lingua franca. Un mondo di solidarietà di classe e internazionalismo, che grazie a queste pagine torna a ispirarci.
Una cosa oscura, senza pregio è l’esito di anni di ricerche, è un libro d’esordio che lascerà un segno, è un’opera luminosa e dai molti pregi.
ANDREA OLIVIERI (Trieste, 1969) è ricercatore e lavoratore culturale freelance. Prima che gli Stati Uniti gli negassero il visto per motivi politici, ha potuto consultare diversi archivi, seguendo le tracce di Louis Adamic attraverso l’America.
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Una cosa oscura, senza pregio è il tredicesimo titolo della collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre e sarà in libreria dal 28 marzo 2019.
A Quinto Tipo ci si può abbonare: con soli 45 euro, usufruendo mediamente del 30% di sconto, quattro UNO – «Unidentified Narrative Objects» – atterreranno a casa tua senza spese di spedizione per l’Italia, a partire proprio da Una cosa oscura, senza pregio. Per ulteriori informazioni, richieste particolari ecc. puoi scrivere a redazione@edizionialegre.it
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Dynamite è un capolavoro , l’ ho letto seguendo le opere del magister Evangelisti! Sicuramente questo libro sarà un ottimo lavoro , posso chiedere se.e.quando ci saranno pubbliche.presentazioni ?
Senz’altro. Verranno comunicate tempestivamente sul blog di Quinto Tipo (linkato nel post qui sopra).
[…] aprile ROMA Una cosa oscura, senza pregio Presentazione del libro d’esordio di Andrea Olivieri con Wu Ming 1, direttore della collana […]
L’audio della prima presentazione di «Una cosa oscura, senza pregio», con interventi di Wu Ming 1 e Giuliano Santoro, è ascoltabile qui.
«L’effetto ottico funziona eppure il prestigio inscenato dai due è esplicito, senza finzioni». Un passaggio del libro che per Wu Ming 1 non è solo una dichiarazione di poetica, ma un vero e proprio manifesto della collana #QuintoTipo.
Imminenti presentazioni di «Una cosa oscura, senza pregio»: 2 maggio, Trieste alla Libreria Minerva con Nicoletta Romeo – 3 maggio, Monfalcone (GO) all’ANPI con Anna Di Gianantonio – 8 maggio, Bergamo al Barrio Campagnola con Giorgio Personelli – 9 maggio Pisogne (BS) alla libreria PUNTOACAPO con Franco Berteni.
[…] [Una preziosa riflessione della storica goriziana Anna Di Gianantonio, a partire da Una cosa oscura, senza pregio, il libro di Andrea Olivieri pubblicato nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le […]
«Una cosa oscura, senza pregio» di Andrea Olivieri è nella rosa di 12 libri tra i quali, l’8 dicembre, verrà scelto il «Libro dell’anno» di Fahrenheit. La proclamazione avverrà in diretta dalla Fiera della piccola e media editoria di Roma.
«Una cosa oscura, senza pregio» dopo aver guadagnato un posto nella dozzina finale al “Libro dell’anno” di Fahrenheit, è stato il secondo libro più votato dalla giuria. Congratulazioni ad Andrea e grazie a tutt*.
«Una cosa oscura, senza pregio» è il secondo libro più votato come «Libro dell’anno» di Fahrenheit-Radio3, dopo «Febbre» di Jonathan Bazzi.
Forse la mia preoccupazione principale riguardo a questo libro aveva a che fare col rischio che venisse relegato alla storia locale di un territorio, per quanto complessa e spesso strumentalmente utilizzata nel dibattito politico nazionale, e malgrado metà delle vicende raccontate abbiano a che fare con gli Stati Uniti.
Ora ho scoperto che una delle tre giurie, quella degli ascoltatori/lettori forti, lo ha premiato in modo particolare, e che quella giuria aveva una distribuzione geografica davvero ampia e rappresentativa, da nord a sud. Questo credo dimostri che, al di là della specificità storica e territoriale, le storie raccontate in «Una cosa oscura, senza pregio» hanno un valore universale. Per quanto mi riguarda è questo il primo obiettivo che mi ponevo, raccontare delle storie che in potenza possono risuonare per chiunque e ovunque.
Sembra che assieme ad Alegre e Wu Ming 1 ci siamo riusciti!