Bologna, 29 giugno, contro il nulla che avanza. Cosa ci insegna la lotta di #XM24

Zerocalcare per XM24.

di Wu Ming

Sabato 29 giugno, a Bologna, ci sarà un’importante manifestazione a difesa di XM24. Ci troveremo alle 16 in piazza XX settembre. Sfideremo la canicola, perché l’appuntamento è cruciale. La minaccia di sgombero dello spazio non è mai stata così concreta.

Negli anni ci siamo espressi più volte, con parole e azioni, a difesa di XM24.
■ Siamo stati complici di Blu nell’azione Occupy Mordor.
■ Abbiamo pubblicamente vituperato l’ipotesi di insediare, al posto del centro sociale, una caserma dei CCuna «casa della letteratura» [cliccando il primo dei due link, potete leggere una cronologia di XM24 dal 2002 al 2017].
■ Abbiamo contribuito a scrivere e lanciare la petizione che, due anni fa, ha raccolto oltre 2700 firme.
■ Abbiamo organizzato «I piedi sulla città», camminata/performance nei luoghi della Bologna distopica, tra sgomberi, cementificazione, bolla del «food» e grandi opere inutili.
■ Di recente, abbiamo dedicato a XM24 la lettura che ha chiuso il convegno Vent’anni di Q: sul rapporto tra ricerca storica e narrativa all’Archiginnasio di Bologna.

Quella di XM24 è un’esperienza preziosa e una vicenda emblematica. Un vero caso da manuale: incapsula tutto ciò di cui scrive Wolf Bukowski nel suo recentissimo La buona educazione degli oppressi.

D’altronde, Wolf ha potuto scrivere quel libro anche grazie al contatto ravvicinato con XM24 e alla presenza attiva in quello spazio. Non a caso La buona educazione degli oppressi è dedicato a Rocco, compagno di XM24 morto nel marzo scorso. Compagno che, come leggiamo nella dedica,

«non perdeva occasione di ricordare come fosse nella condizione degli ultimi che andava letta la tragedia del presente; e spendeva senza risparmiarsi energie, riflessioni, passione, parole e lotte per e soprattutto con chi non ha voce, chi non ha ancora trovato voce e chi neppure sa di avere una voce per farsi sentire.»

È la città-mercato neoliberista – la città ridotta a kermesse permanente in nome del «marketing territoriale», la città classista ed escludente costruita negli ultimi decenni, la Bologna ridotta a mangiatoia e gigantesco B&B – a privare di voce chi non vi si adatta. Ed è un dato di fatto che in questi anni la voce di XM24 abbia faticato a farsi udire, nel frastuono delle campagne sensazionalistiche sul «degrado», nello sbraitare di chi esigeva maggiore «decoro» e invocava sempre più truci politiche securitarie.

Fin dal nome – che significa «Ex Mercato Ortofrutticolo di via Fioravanti 24» – XM24 è l’estrema testimonianza, l’ultimo scampolo della realtà popolare che esisteva in quella striscia di Bolognina, una zona che in pochi anni è divenuta al tempo stesso leccata e mostruosa. Si va dalla stazione AV fino alla Trilogia Navile, passando per The Student Hotel e la finta piazza chiamata «Liber Paradisus», dove troneggiano l’infernale palazzo del Comune e la Ka’ba nera del relativo parcheggio.

La vista dal retro di XM24. Foto di Michele Lapini. Clicca per ingrandire.

È del tutto ovvio che il centro sociale – coi suoi colori, la sua composizione sociale, il suo esibito meticciato culturale e antropologico – sia un pugno nell’occhio dei poteri locali. Da lì va sloggiato, per poter dichiarare compiuta la metamorfosi teratogena della via.

Non ha mai avuto la minima importanza cosa fare dell’edificio dopo lo sgombero, tant’è che i piani sono cambiati più volte, dalla caserma al co-housing. L’importante è che XM24 scompaia. Perché ciò avvenga, il partito trasversale degli affari è ricorso ai più sporchi espedienti.

La Bolognina immaginaria del PD leghista

Il «panico morale» sulla Bolognina, sul «degrado», sugli immigrati ha creato un clima favorevole a sgomberi di massa. È anche con questa leva, manu militari, che si è cercato a più riprese di «infighettire» il rione.
Un rione ancora popolare ma a ridosso del centro, dunque appetibilissimo per speculazioni e gentrification.
Un rione, nonostante tutto, ancora meticcio e sgarrupato, perciò da ripulire.
Per questo era ed è necessario descriverlo come luogo di inenarrabili pericoli.

Rampini e i suoi calzini durante la recente «robinsonata». Clicca per ingrandire.

Si riferiva proprio alla Bolognina il sovranista-chic Federico Rampini quando, al Salone del Libro, ha parlato di «quartieri intorno alla stazione in mano agli spacciatori» e ha detto di aver paura a «uscire dall’hotel dopo le dieci di sera». Giustamente, sui social è stato sommerso dalle pernacchie. E questa è la «sinistra».

Appunto: le vicende di XM24 e della Bolognina, come quelle fotografate da Wolf nel suo libro, aiutano a smontare una narrazione tossica, che possiamo riassumere con la frase: «È inaudito, adesso con Salvini succede X!», laddove X sta per il giro di vite autoritario, l’esternazione abominevole, la sparata razzista del giorno.
In realtà, come spiega Wolf, tutto c’era già prima… ma «di sinistra».

Se il salvinismo giungerà ad amministrare Bologna, sarà solo un «cofferatismo maturo», come sul piano nazionale è già oggi un «minnitismo maturo». I toni saranno forse più sguaiati, ma nei contenuti difficilmente un assessore alla sicurezza leghista si distinguerà dall’attuale Alberto Aitini.

[En passant: il fatto stesso che esista un assessorato alla sicurezza è un tristo segno dei tempi. La «sicurezza» di cui si ciancia non è mai la sicurezza sul lavoro, o la sicurezza del godere di diritti e welfare, no, è sempre e solo la sicurezza alla Rudy Giuliani, la sicurezza Law & Order.]

Ci si è giustamente indignati per la rimozione di striscioni “sgraditi” dai balconi e dalle vie, rimozione spesso affidata ai Vigili del Fuoco. Ebbene a Bologna i Vigili del fuoco sono stati mandati a rimuovere bandiere pro-XM24.

È così: da qualunque parte si prenda questa vicenda si troveranno poteri «di sinistra» indefessamente impegnati ad aprire varchi per le scorribande di un’eventuale futura amministrazione leghista.

Del resto, è quel che fanno da decenni, a ogni livello, dopodiché si sorprendono, cadono dalle nuvole constatando che la retorica del «male minore» – del «meno peggio», del «vota noi altrimenti arriva chi fa persino più schifo» – non funziona più e, in preda al disgusto, milioni di persone piuttosto che votare PD scelgono di astenersi.

È d’uopo ricordare che in Emilia-Romagna già alle scorse regionali ci fu un vero e proprio «sciopero del voto». Nella limitrofa Ferrara, anche al recente ballottaggio tra i due candidati sindaci l’astensione ha toccato il 39%, segno che l’immagine del «barbaro leghista che si prende l’Emilia» non basta più a far «turare il naso». Nella vita e nella politica deve esserci di più, dev’esserci qualcosa oltre il turarsi il naso e l’ingoiare rospi, qualcosa oltre una «sinistra» che ha fatto la destra e pensava di restare impunita perché  la «vera destra» è peggio.

Le forsennate campagne per la «sicurezza» e contro il «degrado» hanno fatto passare l’idea di una Bolognina compattamente ostile a XM24. Una Bolognina così, tuttavia, non esiste. Se n’è costruito il simulacro evocando astratti «cittadini esasperati» – poco più che fantasmi da rubrica lettere del Carlino – e a furia di falsi allarmi.

Uno sfiatato coup de théatre è stato l’appello pro-sgombero firmato dai segretari dei circoli PD del quartiere Navile. Come ha fatto notare Alessandro Canella di Radio Fujiko,

«se si guardano i firmatari della letterina dai toni leghisti, si trovano nomi di quasi autentici sconosciuti insieme ai “soliti noti” catto-renziani.»

Che i segretari di circolo siano, anche a Bologna, perfetti sconosciuti è nell’ordine delle cose. La verità, infatti, è che i circoli PD sono in gran parte gusci vuoti. Non solo: come ha mostrato in una puntata di Report Bernardo Iovene, rischiano persino lo sfratto dalle loro sedi, per morosità.

Al tempo stesso, però, invocano lo sfratto altrui, la chiusura di uno spazio sociale attivo e frequentatissimo. Uno spazio che si ritrova «abusivo» solo perché, volutamente, il Comune non ha voluto rinnovargli una convenzione.

I morti cercano di seppellire i vivi.

Claudio Mazzanti (PD) ha più volte agitato la mazza ferrata intimando lo sgombero di XM24.

La Bolognina solidale con XM24

Già grazie allo «sportello di ascolto del quartiere» aperto da XM24 si era avuto conferma che gli abitanti dei dintorni non somigliano alla massa codina descritta dal PD, dal suo frontman anti-XM24 Claudio Mazzanti e dal Resto del Carlino. Negli ultimi tempi, però, il flusso delle testimonianze solidali si è fatto più intenso.

Abbiamo trovato molto significativa e rappresentativa la lettera di Giada, residente di via Gobetti che ha scritto una lettera aperta a Daniele Ara, presidente del Quartiere Navile, Matteo Lepore, assessore comunale, e Raffaella Santi Casali, consigliera comunale, in difesa di XM24. Ne proponiamo qui uno stralcio:

«Ho sempre conosciuto e frequentato XM24, per questo sono stata felice di acquistare la casa proprio in via Gobetti. Questo mi permette di riconoscere ancora di più il valore di certi servizi che offre al quartiere, servizi di cui beneficiano persone di una eterogeneità sorprendente. Il mercato Campi Aperti del giovedì è soltanto uno degli esempi: in fila alle bancarelle si può incontrare la signora settantenne che abita in quartiere, il papà con il bimbo in braccio e il cane al guinzaglio, la ragazza dell’assemblea di XM, l’uomo in giacca e cravatta con la borsa del computer, la studentessa universitaria fuorisede. Il tutto mentre ai tavoli e alle sedie vicino all’orto ci sono ragazzi africani che ascoltano la musica, due signore bolognesi di mezza età che chiacchierano bevendo una birra allo stesso tavolo di un gruppo di ragazzi che fanno altrettanto. Intorno ci sono bambini che giocano […] A fronte della ricchezza che per me rappresenta tutto ciò in termini di integrazione e crescita, sia per i singoli individui di tutte le età, sia per la comunità di abitanti della Bolognina, non riesco a considerare disturbo la musica che in alcune sere d’estate si sente da casa mia (durante la settimana mi è capitato soltanto di giovedì dopo il mercato, massimo fino alle 23 e non tutte le settimane).»

La scuola di italiano con migranti – e non per migranti – di XM24. Partita a carte. Foto di Michele Lapini. Clicca per ingrandire.

Ma sono soprattutto due recenti petizioni, entrambe ancora aperte, a mostrare che nel quartiere la solidarietà a XM24 è viva e battagliera.

«XM24, un bene prezioso da tutelare» è partita da insegnanti della Bolognina, tra i quali alcune maestre delle Federzoni – duecento metri in linea d’aria da XM24 – e ha raccolto la solidarietà di ben 240 docenti di ogni ordine e grado: scuole per l’infanzia, elementari, medie e superiori. Gli istituti comprensivi della Bolognina e del quartiere Navile hanno aderito in massa, così come gli insegnanti del Pilastro, di San Donato e di altri quartieri popolari. Ecco l’incipit del testo:

«Un paio di anni fa durante un’assemblea cittadina a XM24 un ragazzo poco più che adolescente raccontò in breve la sua storia. “Io sono palestinese, sono arrivato a Bologna quando ero piccolo e da allora vivo in questo quartiere. Per me la Bolognina è due cose: la scuola Federzoni e XM24”.
Quella premessa servì a spiegare che i due luoghi, la sua scuola elementare e il centro sociale, erano per lui importanti punti di riferimento. Luoghi accoglienti, aperti, ricchi di relazioni, in cui tutti potevano sentirsi a casa. Questo accostamento tra una scuola del quartiere e XM24 deve fare riflettere.»

Bolognina, le scuole Federzoni. Clicca per leggere il testo della petizione «XM24, un bene prezioso da tutelare», firmato da 240 insegnanti di Bologna.

A commento di questa petizione, il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Marco Lisei – quello della cintura nera – ha scritto su FB: «Finché insegnanti ritengono un bene prezioso un centro sociale che ha fatto più danni della grandine… C’è arrivato pure il PD che deve chiudere! Robe da matti.»

L’altra petizione, appena partita, è «Famiglie per XM24». Anche di questa pubblichiamo un estratto:

«A volte si sente dire, soprattutto da rappresentati di partito, che XM sarebbe un luogo che alimenta il degrado nel quartiere. Noi famiglie della Bolognina pensiamo invece che, al contrario, XM sia stato e sia tuttora argine a una serie di situazioni critiche che vive il quartiere e che all’XM vengono affrontate con esperienze di solidarietà concreta. Anzi, che il vero degrado non sia XM ma il non luogo che sta alle sue spalle: un’intera area semi abbandonata con cantieri mai partiti e palazzi non ancora terminati, con aree verdi abbandonate a se stesse e nessun parco giochi o spazio dedicato al quartiere. […] chiediamo all’amministrazione comunale con forza e determinazione che XM24 non solo resti dov’è ma che, anzi, gli spazi che ora occupa siano assegnati al centro sociale in modo permanente, investendo magari soldi pubblici nel progetto per ampliarlo, migliorarlo e proteggerlo come si protegge qualcosa di importante, qualcosa di prezioso.»

Un co-housing per distruggerli *

Per chi ci legge e non ha avuto modo di seguire gli sviluppi di questa vertenza – che, ribadiamo, non è solo su un singolo spazio ma sul modello di città – ecco un breve riepilogo degli ultimi avvenimenti.

Dopo la caserma e la Casa della letteratura, nel 2018 il comune gioca un’altra carta. In città c’è un’emergenza abitativa – vedremo tra poco perché – quindi cosa c’è di meglio del mettere contro lo spazio sociale chi ha bisogno di una casa? Così a novembre 2018 il comune comunica di voler «realizzare un cohousing per giovani coppie sulla scia dell’esperienza positiva di Porto15», proprio nell’«immobile dell’ex Mercato Ortofrutticolo dove oggi si trova il centro sociale XM24».

I locatari di Porto15. Nel novembre 2018 hanno rifiutato la strumentalizzazione della loro esperienza da parte del sindaco Merola ed espresso solidarietà a XM24.

Merola rimedia anche questa volta una brutta figura, e a stretto giro le famiglie di Porto15, protagoniste di un progetto di «abitare collaborativo» appunto in via del Porto, rispondono:

«per rispetto dello spirito [del nostro] progetto crediamo di non dover essere mai associati alla parola sgombero, di XM come di nessun’altra realtà autogestita, in questa città o altrove. La nostra esperienza non è compatibile con la messa in concorrenza del diritto alla casa con quello alla cultura, né con la distruzione degli spazi sociali realmente inclusivi che esistono a Bologna».

Poi concludono segnalando uno – tra i tanti – edifici di proprietà pubblica in stato di abbandono e inutilizzato, proprio vicino a loro.

A marzo 2019 il co-housing calato dall’alto su via Fioravanti 24 viene inserito nel progetto «Mille case per Bologna». Si tratta di un’operazione di marketing che riassume diversi progetti di edilizia residenziale pubblica (in gran parte completamenti e ristrutturazioni già programmate), il cui scopo dichiarato è tamponare l’emergenza abitativa.

Da cosa sia causata questa emergenza lo sanno tutti, e lo scrive papale papale persino (!) il centro studi di Tecnocasa:

«Tra le città che hanno registrato l’aumento dei canoni più elevato ci sono Bologna (+5,5%, +2,6% e +4,1%) e Milano […]. Il fenomeno degli affitti turistici continua a far sentire i suoi effetti in alcune realtà come Bologna e Firenze contribuendo alla riduzione dell’offerta di immobili destinati alla locazione residenziale.»

Come è ovvio, se non si fermano Airbnb e simili non basterà neppure costruire una BisBologna dove deportare i ceti popolari per frenare la crescita dei prezzi, ma è altrettanto chiaro che una classe dirigente che si regge sul valore degli immobili può così illudersi di proseguire business as usual.

Il règaz Matteo Lepore, che nell’attuale giunta passa per quello «più a sinistra». È assessore alla qualunque: promozione della Città, turismo, relazioni internazionali e foglie di fico assortite. Ogni tanto si dice che sarà il prossimo candidato sindaco del PD.

Nondimeno, rimane ridicola la sproporzione tra i mille alloggi promessi e i dieci che, a ogni costo, si vogliono realizzare in via Fioravanti 24, e che potrebbero essere benissimo realizzati altrove senza cancellare, per una manciata di co-abitanti, un luogo attraversato da migliaia di persone. Ma nel mondo asfittico del PD bolognese quei dieci appartamentini diventano il tappo da far saltare. Al punto che, stando a quanto si dice in giro, l’assessore Matteo Lepore ritiene che dei trecento e passa alloggi da sistemare in Bolognina si debba iniziare proprio da lì, da quelli contro XM24.

Da maggio 2019 la voglia di sgomberare XM24 diventa irrefrenabile, e partorisce diversi mostri:

■ Il giorno 14 viene riciclata dalla stampa locale (imbeccata dal comune?) la fake news dell’assegnazione di un altro locale a XM24, che risponde mostrandone l’inconsistenza propagandistica.

■ Il giorno 27 giunge a compimento il percorso regolamentare del comune che semplifica la realizzazione del co-housing sul piano delle procedure. L’enorme paradosso è quello che gli spazi a uso collettivo e aperti alla cittadinanza («sale polifunzionali attrezzate, alloggi per l’ospitalità temporanea, strutture educative»), ovvero il gagliardetto sociale del co-housing, potranno essere realizzati altrove e anche dopo:

«la parte di spazi ad uso collettivo la cui utilizzazione sarà aperta alle attività di interesse generale […] non è computata nelle superfici che concorrono alle verifiche della capacità edificatoria […]. Il volume può essere integrato in altri edifici o autonomo ed essere costruito contestualmente o successivamente all’insediamento […].» (RUE, Variante art.32bis, comma 3)

■ Il Comune entra in una fase grafomaniacale e spedisce raccomandate a XM24 indicando date sempre più ultimative entro cui lasciare lo stabile (il 24 maggio e poi il 28 giugno), passate le quali avvierà le «procedure per il rilascio coattivo» dell’immobile.

Intanto, un incontro istituzionale annunciato dal presidente del quartiere sul co-housing, che si sarebbe dovuto tenere il 19 giugno, viene fatto saltare, con tutta probabilità per paura di contestazioni da parte di XM24.

Ed eccoci all’oggi.

A futura memoria (ma non finisce qui)

Le ruote dentate di tutti gli ingranaggi – gli ingranaggi istituzionali e del potere economico – girano in direzione dello sgombero di XM24. Nostro compito è versare sabbia nel serbatoio, e scagliare sabots tra le ruote.

E se sgombero sarà, che almeno sia ricordato con l’obbrobrio e l’ignominia del caso: quel pasticciaccio brutto della via meroliana. La distruzione di un’esperienza che passerà alla storia della città e non solo. La fine dell’ultimo baluardo di Bolognina popolare lungo la striscia di via Fioravanti.

Ma intanto quel baluardo va difeso. Ci vediamo a Bologna il 29 giugno, alle 16, in piazza XX settembre.

LEGGI ANCHE

La Cirenaica che resiste con XM24, contro il nulla che avanza!

* Paragrafo a cura di Wolf Bukowski.

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14 commenti su “Bologna, 29 giugno, contro il nulla che avanza. Cosa ci insegna la lotta di #XM24

  1. Il fatto è che, di fatto, il “salvinismo” amministra già Bologna. Solo che ha un altro nome, e il simbolo che avete messo nell’articolo è già rappresentativo della giunta comunale attuale almeno dal governo cittadino del sindaco Vitali.

  2. […] luogo. Il collettivo di scrittori Wu Ming racconta i disegni che stanno dietro alle minacce in un articolo denso e […]

  3. Stamattina sul Corriere di Bologna c’è un’intervista all’assessora alla casa Gieri che fa un’involontaria (e imbarazzante) parresia, ammettendo che il cohousing non c’entra nulla:

    «Il Comune vuole indietro quell’immobile. E poi pensa di realizzare lì un intervento
    di co-housing. È una narrazione sbagliata dire che vogliamo lo sgombero per fare il co-housing perché sono due percorsi diversi, anche se paralleli».

    Senza aver capito nulla di ciò che dice XM24 (e ampiamente riportato qui sopra), e cioè che il cohousing è solo l’ennesimo pretesto, credendo al contrario di dire una grande e convincente novità, Gieri ammette che il comune odia XM, e che quello che farà lì è del tutto secondario.

    E poi fa il capolavoro di tirare in ballo di nuovo Porto15:

    «Gieri ricorda il modello a cui ci si ispira, “la bellissima esperienza di Porto 15″».

    Wow, e tutto in poche righe…

  4. A due giorni dalla grande manifestazione di XM24 («super corteo» scrive in un momento di sincerità La Repubblica) parte il tentativo delle destre bolognesi di parlare d’altro, di distogliere lo sguardo dalla bellezza commuovente di quel momento di partecipazione, e di puntare lo sguardo al muro, come fa chi non osa guardare in faccia chi ha davanti. Si puntano così gli occhi al muro, ai muri, e alle scritte che, qui e là, vi sono state tracciate, facendo per l’ennesima volta della bomboletta spray la principale protagonista della vita politica cittadina.

    A partire da questo noiosissimo tema, ronzino di battaglia di tutti i reazionari, Aitini si lascia intervistare da La Repubblica (in edicola oggi) facendo lezioni di cosa sia e cosa non sia di sinistra. Che è un po’ come se io mi mettessi a fare l’allenatore di calcio, anzi peggio, visto che all’intervallo delle elementari ci ho pure giocato, da schiappa, mentre Aitini il campo della sinistra sembra non averlo mai attraversato.

    Dice Aitini:

    «Hera ha trovato ovunque bottiglie rotte. […] è di sinistra sporcare in questo modo la città quando ci sono cestini ad ogni angolo? È di sinistra fare i fuochi di artificio all’una di notte, disturbando la quiete e il diritto al riposo di chi vuol dormire in casa propria? Io dico di no.»

    Si noti come l’approccio reazionario punti al ribasso, a una città ridotta a poco più di un cimitero (a parte commercio e grandi eventi, che possono fare e disfare tutto in nome del profitto). Un tempo lo spauracchio agitato prima delle manifestazioni, ed enfatizzato nei giorni che seguivano, erano scontri o sabotaggi, ora basta il rumore e qualche bottiglia, probabilmente sfuggita ai cestini – che erano strapieni.

    Tocca spiegare tutto: quando i cestini sono pieni straripano; e quando c’è molta gente in giro ci sono normalissime dinamiche di massa che producono anche rumore e sporco. Poiché i momenti collettivi sono momenti irrinunciabili della vita civile, le istituzioni dovrebbero tacere e raccogliere i rifiuti, e compiacersi di avere la fortuna di non amministrare una morgue ma una città viva. In fondo è per questo che si paga la «tassa del rusco», no? Oppure la si paga solo per aumentare i profitti di Hera?

    Parlare poi degli occasionalissimi fuochi d’artificio, mistificandone oltretutto l’orario di un’oretta buona, è ridicolmente pretestuoso. Essi sono l’eccezionale, non il quotidiano; non sono insomma come gli aerei che si levano dal Marconi ogni quarto d’ora impedendo persino di capirsi quando ci si parla trovandosi sulla loro linea di decollo o atterraggio (come accade alla Bolognina).

    Ma il pezzo forte del tutorial aitiniamo su «cosa è di sinistra» è quello sui graffiti:

    «Ma io mi domando e chiedo: è di sinistra imbrattare i muri della città? Io penso di no. Manifestare è un diritto, ma calpestare i diritti degli altri non lo è. Chi pulirà ora i muri? I cittadini o il Comune, coi soldi dei cittadini. É giusto? Per me no. Chi era alla manifestazione accusa la destra di calpestare i diritti, ma loro fanno la stessa cosa».

    Aitini ci spiega che i muri puliti e silenti sono di sinistra, e che spendere soldi per ripulirli è una brutta cosa. Peggio di un orologio fermo, che almeno due volte al giorno segna l’ora esatta, Aitini si approssima al vero, ma non ce la fa. Spendere soldi per ripulire i muri è davvero spiacevole, ma la cosa di sinistra da fare è non pulirli più, piantarla con queste campagne di pulizia e di polizia («L’assessore ricontrollerà insieme alle forze dell’ordine tutte le telecamere di sorveglianza lungo il percorso, a caccia dei colpevoli»).

    Lasciare che i muri parlino significa infatti sgravarci dal peso odioso di una politica ripiegata sul ridicolo, che perseguita la socialità con sgomberi e ordinanze, alimenta l’aggressione turistica e la cementificazione, ma si occupa ossessivamente di imbiancature.

    Ma ovviamente la cosa non è possibile, non è neppure pensabile: i muri puliti, si premurano a ricordarci i giornali in coro, sono essenziali per la candidatura dei portici a patrimonio Unesco, candidatura per la quale sono attesi a Bologna, per l’anno prossimo, dei loschi figuri detti «gli ispettori». Questi «ispettori» dell’Unesco daranno un voto alla città, e si suppone più i muri saranno noiosi e uniformi, e taciturni, più il voto di questi brutti personaggi sarà alto.

    Seguiamo quindi il sillogismo che emerge dall’intervista di Aitini:
    -I muri puliti sono di sinistra
    -La candidatura Unesco richiede muri puliti
    -Quindi, la candidatura Unesco, che è resa possibile dalla pulizia dei muri, è il compiersi di una politica di sinistra.

    Giusto, no?

    Ebbene: le candidature e i riconoscimenti World Heritage Unesco sono invece una vera e propria sciagura. Come dimostrano Venezia e Firenze, e la parte Unesco di Roma, lo status di patrimonio Unesco serve solo a perseguitare poveri e marginali dalle zone “tutelate”, rendere impossibile tramite sanzioni durissime l’agibilità a manifestazioni sindacali e all’uso non turistico della città (compreso, ovviamente, quello dei graffitari); piegare i trasporti (e il relativo prezzo) al servizio dei turisti, alimentare la crescita smisurata degli affitti e l’espulsione delle classi popolari, e degli studenti di ceto modesto, da zone centrali e dalla prima periferia, che saranno sempre più airbnb-izzate. Il World Heritage crea ricchezza per pochissimi speculatori e devastazione sociale per gli altri.

    Il riconoscimento Unesco è un dispositivo neoliberale e di destra, che colpisce i ceti popolari, e chi è di sinistra lo deve contrastrare. Dunque, se i graffiti aiutano a ridurre le possibilità di successo di quella venefica candidatura, ebbene, fosse anche solo per questo (e non si tratta ovviamente *solo* di questo), sono da considerarsi di sinistra, proprio al contrario di quello che pensa Aitini.

    Un ultimo punto. Aitini non deve aver letto l’intervista alla sua collega di giunta Gieri, intervista di cui parlo qui: https://www.wumingfoundation.com/giap/2019/06/bologna-29-giugno-xm24/#comment-32839

    Gieri dice che il co-housing non c’entra nulla con lo sfratto a XM24, e che anzi «È una narrazione sbagliata dire che vogliamo lo sgombero per fare il co-housing perché sono due percorsi diversi, anche se paralleli».

    Aitini oggi invece a Repubblica dice proprio che «[…] In via Fioravanti il
    Comune vuole fare delle case», riallacciando alla grande la narrazione del co-housing con lo sgombero.

    Non riescono neppure a concordare una versione comune. Se non avessero potere sarebbero ridicoli. Avendolo, sono una tragedia.

  5. Assalto alla #Bolognina: cosa c’è dietro e intorno alla querelle su #XM24.

    «La progettazione urbanistica *è* un pranzo di gala… e tu non sei invitato/a.»

    Analisi e infografiche a cura di LabUrba (Laboratorio Urbanistica) per XM24
    (pdf del pieghevole distribuito al corteo del 29/06/2019)

  6. Biblioteche, bibliotecari, utenti. Appello per #XM24.

    «Proprio come una piccola biblioteca di quartiere XM24 è uno spazio fisico in cui fermarsi senza necessariamente dover consumare. Un bene comune, in cui esercitare la curiosità nei confronti del mondo attraverso libri, parole, musica ma soprattutto attraverso l’incontro con le persone.

    Proprio come una piccola biblioteca di quartiere, anche XM24 è un luogo marginale, lontano dal centro e dal clamore dei grandi eventi culturali, nel quale tuttavia si rafforza quotidianamente il legame tra le persone residenti attraverso una progettualità ricca e accessibile a tutti.

    Purtroppo, la narrazione prevalente su XM24 è stata strumentalizzata e piegata al tema della sicurezza e dell’ordine pubblico. Vale il contrario: chi conosce XM24 sa della ricchezza dei suoi laboratori e della varietà delle iniziative culturali proposte, partecipa ai progetti che ci hanno visto collaborare insieme, frequenta il suo infoshop/archivio che mette a disposizione di tutte e tutti libri, opuscoli, riviste, materiali autoprodotti o pubblicati da case editrici indipendenti. Gratuitamente. E contribuendo alla costruzione di quella sicurezza troppo spesso malamente intesa.»

  7. Visto che nell’articolo qui sopra abbiamo citato Rampini e le sue incredibili sparate su #Bologna – città dove ha paura a uscire dall’albergo dopo le 22 – segnaliamo una recensione del suo ultimo libro, pubblicata sul sito di Jacobin Italia a firma di Giulio Calella.

    La notte di Rampini.

  8. Lettera aperta al Sindaco di Bologna Sig. Virginio Merola

    Buongiorno Sig. Sindaco, mi chiamo Stefano Leonardi, sono un pensionato di 64 anni e sono nato in via Fioravanti, al n. 7, dove tuttora abita mio padre, Antonio, di 99 anni.

    Apprendo, con molta tristezza e senza comprenderne le motivazioni, che Lei e le sua giunta avete deciso di sgomberare il centro sociale XM24.
    L’unica esperienza, in questi anni, che ha ridato corpo e sapore a un quartiere inevitabilmente destinato alla scomparsa del suo patrimonio di storia, di resistenza e di cultura proletaria.

    Quando ero piccolino il mercato ortofrutticolo rappresentava un punto di riferimento, di aggregazione e di vita.

    Si vedevano arrivare alla mattina presto i “ fruttaroli” con i carretti con i cavalli per comperare la frutta e la verdura che poi avrebbero rivenduto nelle loro botteghe, arrivavano anche dalla provincia. La sera prima erano arrivati i camion con la frutta dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Campania.

    Sotto casa mia, proprio di fronte a quella che è adesso Liber Paradisus, c’era il bar Bruno, dove si trovavano tanti abitanti della zona. Operai (molti di loro erano ex Partigiani), gente del quartiere, i camionisti che venivano dal sud ed anche noi bambini – c’erano i gelati sfusi Sammontana…… (un cono da 10 lire….).

    Dove c’è adesso il palazzo ex Telecom – sciaguratamente sgomberato anch’esso nonostante avesse espresso un’esperienza estremamente positiva- c’era la fabbrica dell’ACMA, una fabbrica di macchine automatiche i cui operai erano modello ed esempio per noi bambini. Posso dire che sono diventato Comunista grazie a loro. Dopo tutto non era passato poi molto tempo dalla fine della guerra, e la maggioranza degli operai delle fabbriche bolognesi era comunista, molti operai venivano da esperienza partigiana e di Resistenza.

    All’angolo di via Fioravanti con via Gobetti c’era un deposito dove un signore raccoglieva carta e cartone.

    Un chilo di carta o cartone lo pagava 5 lire. Così, siccome eravamo tanti bambini e tutti poveri, nei pomeriggi d’estate ci organizzavamo e andavamo a raccogliere ovunque nel quartiere carta e cartone. In un pomeriggio riuscivamo a raccoglierne anche 20 o 30 chili. Con i soldini che ricavavamo, più o meno 150 lire, andavamo al mercato ortofrutticolo e compravamo un’anguria che mangiavamo, con gioia e soddisfazione, spesso nel capannotto del maniscalco (sì, perché dentro il mercato c’era il maniscalco, che ferrava i cavalli che trainavano i carretti che venivano a prendere la frutta). Tempus fugit………

    All’angolo di via Fioravanti con via Carracci c’è ancora quel grande palazzo bianco, il palazzo della Banca, così era chiamato. Ci abitavano i dipendenti di una banca, non ricordo quale. Il problema era che i cortili erano in comune. Noi di via Fioravanti e quelli di via Carracci eravamo tutti poveri mentre quelli della “banca” erano sicuramente più ricchi di noi. Ma quando si è bambini queste cose non hanno nessuna importanza e di fatto noi giocavamo tutti assieme senza nessun problema. Solo dopo un po’ di tempo venimmo a sapere dai ragazzini “figli di quelli della banca” che i loro genitori gli avevano detto di non giocare più con noi perché noi eravamo gli “ zingari “.

    Mi scusi, Signor Sindaco, per queste riflessioni e ricordi estemporanei, ma con quale motivazione lei intende sgomberare l’unica esperienza degli ultimi 30 anni in Bolognina che si ricollega perfettamente allo spirito di fratellanza, libertà e solidarietà che questo quartiere rappresenta.

    L’XM24 si basa su questi principi. Quando ho iniziato a frequentarlo ne ho apprezzato lo spirito – che mi ricordava proprio quello che vivevo io da bambino – e l’idea che lo guida.

    Accoglienza, fraternità, solidarietà.

    I ragazzi di Campi Aperti con i loro prodotti, la Signora di Reggio che cucina divinamente, potersi bere una birra facendo conoscenze e incontri culturalmente produttivi e tanto altro.

    Perché porre fine alla continuazione di una storia che è solo positiva, ricca e stimolante?

    Per far contento Mazzanti? Per interessi “altri”?

    La prego di cuore, non si renda complice di un omicidio culturale come la chiusura di XM24.

    Non alimenterebbe altro che odio e rancore nei suoi confronti. A partire da me.

    Stefano Leonardi

    Nato e cresciuto in via Fioravanti

    Si può sottoscrivere la lettera qui:
    https://www.change.org/p/tutti-lettera-aperta-al-sindaco-di-bologna-759f3075-bc73-45d5-8592-5ed0d296a1f3?recruiter=742406695&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=psf_combo_share_abi&utm_term=psf_combo_share_initial&recruited_by_id=cab26d90-5f46-11e7-a894-2704e0023402&share_bandit_exp=abi-16516789-it-IT&share_bandit_var=v0&utm_content=fht-16516789-it-it%3Av5&use_react=false

  9. […] La Repubblica. Migliaia di persone hanno manifestato per lo spazio pubblico autogestito XM24, minacciato di sgombero  dall’amministrazione comunale. Non si è trattato di un corteo tipicamente «militante», […]

  10. Importante comunicato di #XM24.

    Il nulla che avanza alla conquista della mente di Merola + AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE

    Il 29 giugno la città ha mostrato il suo affetto, solidarietà e il suo bisogno di XM24.

    Nei giorni seguenti la solidarietà non si è fermata, come dimostrano le migliaia di firme raccolte – in pochi giorni – dalla petizione lanciata a partire dalla lettera di Stefano, abitante della Bolognina da più di mezzo secolo, a cui Merola ha dato una risposta con cui giunge persino a legittimare la paura del diverso: «Ci sono altrettante richieste di residenti di chiudere quel posto, alcune fatte col becero tono della destra, altre di semplici cittadini che non amano il centro sociale forse perché ciò che è così diverso può anche fare paura.»

    Mercoledì 10 luglio sul Corriere di Bologna leggiamo che «A sentir Merola però l’Xm24 da allora [cioè da fine giugno] non si è più fatto vivo».

    L’accusa dell’amministrazione a XM24 di non voler dialogare non è nuova, e ci accompagna da anni. Ma finalmente la verità emerge chiara, ed è Merola stesso a dire come stanno le cose:

    «Se si sono fatti vivi? Non mi interessa proprio […] Il dialogo con l’Xm 24 per quanto ci riguarda è finito. Tutte le occasioni di dialogo sono state fatte».

    Il sindaco di Bologna dice il falso. Solo negli ultimi giorni (26 giugno, 3 luglio e oggi 10 luglio) ci sono stati tre incontri “a tre”, avvenuti in questura: XM24, l’assessore Matteo Lepore e il presidente di quartiere Daniele Ara, alla presenza di questore. Obiettivo degli incontri: trovare una soluzione diversa da uno sgombero coatto, a partire dalla nostra disponibilità ad affrontare anche un trasferimento pur di tutelare l’esperienza collettiva di XM24.

    Unica proposta dell’amministrazione: l’abbandono dei locali prima dello sgombero e l’assegnazione di uno spazio di transizione (praticamente un magazzino) nell’attesa di uno spazio che al momento neppure esiste.
    Proposta inaccettabile per XM24: restare in un magazzino in attesa del “magari” e del “mercato” e dello scontro tra le correnti del PD.
    “Non c’e’ nessuna disponibilità di immobili di proprietà pubblica, non ho mandato per trattare su questo. Trovatevi uno spazio privato e magari vi aiutiamo” ha detto Lepore il 3 luglio. Persino su questo XM24 è stato disposto a ragionare.

    Il 10 luglio, una settimana dopo, con l’incontro già fissato nel pomeriggio, Merola con l’intervista al Corriere, nega l’esistenza di questi incontri: «non mi interessa proprio», dice il sindaco. A conferma, la mattina stessa arriva a XM24 l’ordinanza di sgombero, previsto a partire dal giorno 25 luglio.

    ordinanza_sgombero (pdf)

     

    Dunque: gli incontri in questura erano un bluff? Oppure Merola non sa cosa fanno i suoi assessori?

    Da una parte c’è un’amministrazione che si riempie la bocca con la parola «partecipazione». Dall’altra la partecipazione vera: le assemblee affollatissime, le migliaia di persone che frequentano XM24 ogni settimana, l’amore determinato con cui diecimila persone sono scese in strada il 29 giugno.

    Sono Merola, Lepore e Aitini i protagonisti di una pessima telenovela: quella del Pd bolognese. La nostra è una storia infinita.

    Che continua…

    A PARTIRE DA OGGI STESSO

    Giovedì 11 luglio Alle 19.00 ci sarà un AGGIORNAMENTO PUBBLICO sulla battaglia contro il nulla che avanza, con l’intervento di Stefano Leonardi, nato e cresciuto in Via Fioravanti, e di Mauro Boarelli, della redazione della rivista Gli Asini, e la condivisione di riflessioni, pensieri e strategie di Resistenza.

  11. […] invece il pallido «La telenovela è finita». Anche qui la posta in gioco è uno sgombero – quello di XM24 – con cui Merola spera di far dimenticare la serie infinita di fallimenti sociali e urbanistici […]

  12. […] L’ultimo giorno di festival inizia con una serie di saluti e giri con amici torinesi che mi aiutano a comprendere meglio il rapporto di TOdays con la città e quali siano le iniziative del capoluogo piemontese quando si parla di riqualificazione urbana. Quando mi raccontano di Barriera di Milano, dello sgombero dei centri sociali e delle opere volte a nascondere le problematiche dietro lenzuola ricamate di posti gourmet finto popolari mi rendo conto che purtroppo i punti di contatto con Bologna, la città che vivo ogni giorno, sono molti.  […]

  13. […] contro il Nulla neoliberale che governa la città di Bologna. Una sfida che il 29 giugno ha riempito le strade, nei giorni precedenti lo sgombero ha dato vita a una quotidianità eccezionale – neppure i media […]