[Riportiamo il comunicato col quale Resistenze in Cirenaica rivendica l’azione di guerriglia odonomastica portata a termine ieri sera sul confine ovest del rione Cirenaica di Bologna.]
La sera del 7 novembre 2019 Resistenze In Cirenaica ha reso omaggio al combattente internazionalista Lorenzo Orsetti, caduto in Siria il 18 marzo 2019. Abbiamo dato il suo nome a un giardino ancora privo di intitolazione all’inizio di via Sante Vincenzi. Ora si chiama Giardino Lorenzo Orsetti detto Orso – Partigiano (1986 – 2019).
Nel rione Cirenaica di Bologna la maggior parte delle vie porta nomi di partigiani caduti per la Liberazione; anche Lorenzo è stato un partigiano ed è così che lo ricordiamo, tra le combattenti e i combattenti di tutte le liberazioni.
“Orso” stava dando il proprio contributo alla lotta contro l’ISIS e alla rivoluzione del confederalismo democratico, un esempio di società laica, antisessista e antifascista in pieno Medio Oriente.
In diverse città – Roma, Torino, Palermo, Firenze… – piazze e parchi portano già il nome di questo nostro compagno.
Dal 2014 Resistenze In Cirenaica lavora per fare dell’intero rione un grande luogo di memoria, raccontando le storie di resistenza al colonialismo e al fascismo incastonate nei nomi delle vie e nel nome stesso del quartiere; organizzando trekking urbani e performance; realizzando murales e curando libri autoprodotti. L’azione che ha tenuto a battesimo il progetto RIC è stata l’intitolazione dal basso al ferroviere anarchico Lorenzo Giusti del giardino pubblico di via Barontini.
Durante un trekking urbano abbiamo anche reintitolato via Libia alla partigiana Vinka Kitarovic e via De Amicis alla partigiana Tolmina Guazzaloca.
Le nostre azioni hanno ispirato le ignote che l’8 marzo scorso hanno ribattezzato la piazzetta degli Umarells «piazzetta delle Partigiane», così come molte altre performance nel resto d’Italia.
Quella di ieri sera non era dunque la prima azione di guerriglia odonomastica e non sarà l’ultima.
In Siria del Nord si continua a combattere e morire e dopo l’invasione turca la situazione si è fatta ancora più grave. In questi anni migliaia di persone provenienti da tutta la Siria e da tutto il mondo sono cadute per difendere la rivoluzione del Rojava. Questo cartello non è solo per Orso ma per tutte e tutti loro.
Della situazione in Siria si parlerà questa sera al Vag61 di via Paolo Fabbri 110.
Alle 19:30 ci sarà una cena a sostegno della Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus.
Alle 21 si svolgerà l’incontro con il regista Luigi D’Alife, autore del documentario Binxet – Sotto il confine, per un aggiornamento sulla situazione della Siria del Nord.
A seguire, la proiezione del documentario Radio Kobani di Reber Dosky.
[…] στις 08.11.2019 Wu […]
[…] 7 novembre 2019 pubblicavamo il comunicato col quale il «collettivo di collettivi» Resistenze in Cirenaica rivendicava l’intitolazione […]
Lo lascio qui perché è l’articolo più recente sulla guerriglia odonomastica, visto che non ne avete ancora scritto uno sulle rivolte negli USA del 2020:
A Washington, capitale degli USA, la sindaca Muriel Bowser rinomina un tratto della sedicesima strada in “Black Lives Matter Plaza”, e fa dipingere “Black Lives Matter” a caratteri cubitali gialli sull’asfalto
Il contesto è che Washington, come molte altre capitali di federazioni, si trova in una “zona federale” speciale che non è uno stato vero e proprio (paradossalmente, i residenti non possono neanche votare alle presidenziali). Mentre tutti gli altri stati americani sono più o meno liberi di gestire le proteste a modo proprio, a Washington la più alta autorità locale è il sindaco, e attualmente comanda il presidente, che come capo supremo delle forze armate, se vuole può anche dispiegare truppe (altrove è vietato dalla Costituzione)
Mentre cerca di organizzare il dispiego di truppe, ostacolato a ogni passo (ma sempre passivamente, da vecchi uomini bianchi che lo disprezzano ma non vogliono perdere i propri privilegi), Trump ha anche raccolto una bizzarra congregazione di forze di polizia federale, dalla polizia penitenziaria (Federal Bureau of Prisons, o BOP) alle guardie forestali (National Park Service, o NPS) alle guardie di frontiera (U.S. Customs and Border Protection, o CBP), tutti in assetto antisommossa (anche se gli agenti di alcune sigle si sono palesemente attrezzati a proprie spese con quello che capitava) – praticamente, sta radunando i lealisti attorno al suo palazzo, mossa più da dittatore che da presidente democratico. La stampa riporta che alcuni agenti, come quelli del BOP, rifiutano di identificare se stessi o la propria agenzia di riferimento. Tra questo e l’equipaggiamento fai-da-te, molti sospettavano che si potesse trattare di mercenari – di nuovo, qualcosa che richiama più la Russia di Trump che gli USA
Non è difficile vedere questo gesto del sindaco come un modo per fare il più possibile con il poco potere rimastole, nonché un chiaro sgarbo verso Trump – la sedicesima strada conduce di fronte alla Casa Bianca, e la gigantesca scritta gialla è a trecento metri dall’ingresso anteriore
La dimostrazione che si tratta unicamente di uno sgarbo al presidente Trump e non di appoggio ai manifestanti e alle loro richieste è che la sindaca Bowser non solo s’è sempre dimostrata estremamente pro-polizia (aumento del loro budget, assunzione di 4000 nuovi agenti; sostegno alla candidatura di Bloomberg, ex sindaco di New York famoso per aver incentivato gli abusi di polizia sui neri), ma due anni fa aveva specificamente cercato di censurare le opere d’arte negli spazi pubblici negando finanziamenti alle opere “oscene, lascive, volgari, apertamente politiche, o eccessivamente violente”