Il gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki ricorda di cosa si è reso responsabile Giampaolo Pansa dal 2003 – anno della prima pubblicazione de Il sangue dei vinti – a oggi, e segnala le inchieste e gli “smontaggi” durante i quali ci è toccato occuparci anche di lui.
Niente ipocrisie: de isto mortuo malum.
Nicoletta Bourbaki è un gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico in rete, sulle false notizie a tema storico e sulla riabilitazione dei fascismi in tutte le sue varianti e manifestazioni. Il gruppo si è formato nel 2012 in seguito a una discussione su questo stesso blog e ha al suo attivo molte inchieste e diverse pubblicazioni. Lo pseudonimo collettivo «Nicoletta Bourbaki» è un détournement transfemminista di «Nicolas Bourbaki», maschilissimo gruppo di matematici francesi attivo dagli anni Trenta agli anni Ottanta del XX secolo.
Ho letto anni fa, poco dopo l’uscita “Il sangue dei vinti”. L’ho trovato fin da subito, da lettore inesperto, un libro non solo mendace, come lo definisce Mauro Vanetti, ma anche abbastanza insulso per lo stile. In pratica Pansa con le sue bufale è stato l’innesco ( anche se sinceramente non ho mai capito perchè si sia messo a scrivere quella robaccia, persino il tornaconto personale risulta oscuro) e i social media hanno funzionato da combustibile. Ma si sa che ormai bufale e complottismi vanno per la maggiore non solo in Italia.
Che brutta chiusa: “Pansa è morto, ma il pansismo resterà con noi a lungo, purtroppo.” Realistica ma da togliere il fiato
Tre cose da fare dopo la morte di Pansa.
Luca Casarotti su Jacobin Italia.
Pansa e i partigiani bolognesi: fango e menzogne
ZIC ripropone uno scritto di Resistenze in Cirenaica.
Qua Pansa spara una caterva di stronzate su foibe e esodo, uno zibaldone di tutte le falsificazioni che Nicoletta Bourbaki ha smontato in questi anni. Gli “esuli” diventano addirittura 300000, Zara viene bombardata dagli americani su istigazione di Tito, gli istriani se ne vanno per sfuggire alle foibe, ecc. ecc.
https://web.archive.org/web/20140503022605/http://www.liberoquotidiano.it/news/libero-pensiero/932905/Pansa–l-Istria-e-le.html
Pansa «g’ha stopat el so bus», «ha riempito il suo buco», come commentava la mia bisnonna (che saltò giù dal camion della Todt che la stava deportando in Germania e dovette nascondersi fino alla Liberazione) quando moriva qualcuno di cui non si sarebbe sentita la mancanza.
E siamo d’accordo, l’an mancarà nianc a nuàltar, però stiamo attenti a non trasformare questo spazio commenti nel “muro della soddisfazione” per la morte di Pansa. Primo, perché non è il nostro stile; secondo, perché ovviamente la sua morte non implica alcun alleviarsi della pressione diffamatoria contro la resistenza, l’antifascismo e l’idea stessa che si possa insorgere contro l’oppressione. Come ha scritto Nicoletta, il “pansismo” rimane. Anzi, almeno sul breve periodo, la santificazione trasversale post mortem lo rafforza.
Certo, non era mia intenzione stappare lo champagne o invitare altri a farlo.
Sono ben consapevole che il pansismo beneficerà per qualche tempo della scomparsa del suo creatore, e anzi non mi sorprenderebbe la creazione di qualche «cattedra di studi pansiani» (magari su iniziativa di qualche docente universitario di area PD) consacrata alla denigrazione professionale della Resistenza.
[…] lucide voci contro: per esempio quelle del collettivo Nicoletta Bourbaki, rilanciate dai Wu Ming (https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/01/in-morte-di-giampaolo-pansa/), o quella di Luca Casarotti su Jacobin Italia […]