Avevamo pensato la scarpinata di domenica a Montesole come evento car-free, tutto trasporto pubblico: si arrivava all’appuntamento in treno, e in treno si rientrava, su un’altra linea. Per questo il percorso non era «ad anello»: non avevamo in mente auto parcheggiate a cui tornare.
Purtroppo, non avevamo fatto i conti con gli strascichi dell’emergenza coronavirus nel trasporto pubblico.
Sui mezzi i posti sono contingentati. In pratica, dimezzati. Abbiamo chiesto a Trenitalia informazioni sulla capienza del regionale Bologna Centrale – Prato delle 09:08. Ci hanno risposto: 150 posti. Abbiamo spiegato la situazione e chiesto se ci fosse modo di aggiungere una carrozza: ci è stato rivolto uno sguardo di compatimento. Abbiamo chiesto quante persone sarebbero potute salire sulla corriera per Vado che parte dall’autostazione di Bologna alle 08:50. Ci hanno risposto: una trentina.
Alla scarpinata del 30 maggio eravamo centocinquanta. Diversi segnali ci hanno fatto capire che domenica potremmo essere di più. C’era il rischio che il personale della stazione e/o la polizia bloccassero le salite a bordo, e che diverse persone, magari giunte apposta da altre città, rimanessero appiedate. Qualcosa del genere è già accaduto.
Dovevamo dare più scelte su come arrivare a Vado.
E così, nuovo sopralluogo, e nuovo percorso.
Per via di una deviazione del traffico, non siamo riusciti a tracciare un anello perfetto, ma si torna comunque al punto di partenza, il che consente di raggiungere la stazione FS di Monzuno-Vado anche con mezzi propri.
C’è acqua potabile – all’ora di pranzo o subito dopo – e il tragitto non presenta difficoltà. Lunghezza e dislivello sono analoghi a quelli dell’ipotesi precedente.
Ricapitolando:
ANDATA
■ Il ritrovo è sempre alla stessa ora, stesso luogo: h. 9.45 alla stazione di Monzuno-Vado, partenza alle 10.
■ Si può arrivare in diversi modi:
§ Con mezzi propri. Il parcheggio della stazione è grande, ma nel caso fosse pieno, ce ne sono altri due comodi, entrambi lungo la strada che ci porterà all’attacco del sentiero. Sono indicati nella mappa. Chi vuole può aspettarci lì, passeremo intorno alle 10:15.
§ con il treno regionale per Prato che parte da Bologna Centrale alle 09:08 e arriva a Monzuno-Vado alle 09:40.
§ con la corriera 826 per Vado che parte dall’autostazione di Bologna alle 08:50, con arrivo alle 09:40.
RITORNO
Sempre da Monzuno-Vado. Per chi deve rientrare subito, il primo treno utile è alle 18:18. Ce n’è uno anche alle 17:19 ma non è detto che per quell’ora si sia già tornati. Per chi vuole tratteneresi ancora un poco – l’ultima tappa sarà un concerto della BaLotta Continua – c’è la corriera alle 19:30, linea 826 (orario completo qui, la fermata è «Vado provvisoria»). Il treno successivo è alle 21:49, ma diverse persone si sono dette disponibili a dare passaggi. Invitiamo chi conosce altre/i partecipanti a mettersi d’accordo per una forma di car sharing.
Ecco il numero di telefono per le info dell’ultimo minuto, nel caso di arrivi all’appuntamento in ritardo ecc. 3286355138. Sarà attivo soltanto dalle 9:45 di sabato.
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A conti fatti, abbiamo avuto la plastica conferma che l’attuale situazione spinge a usare l’auto. Lo aveva già fatto notare Off-Topic Lab parlando di Milano. Così scriveva sul suo canale Telegram il 4 maggio scorso:
«Il “compromesso” tra misure di sicurezza e ripresa lavorativa comporta un taglio di oltre 1 milione e mezzo di posti sui servizi ATM, con una capienza massima di 500mila persone. La metropolitana potrà trasportare 350mila passeggeri al giorno (1,3 milioni prima dell’epidemia). Anche Trenord ha ridotto la capienza da 350mila persone trasportate quotidianamente a 150mila. E tutti gli altri?»
Tutti gli altri si attaccano. E non al tram, appunto.
L’iniziativa car-free la faremo un’altra volta.
Beh!, che dire?!, anche stavolta in tantissimi! Volevo ringraziare gli organizzatori e, in particolare, la Balotta Continua che si porta dietro gli strumenti musicali ed il primo giorno d’estate non ha deluso le aspettative: il caldo si è fatto sentire. Anche stavolta il percorso era impegnativo ed in alcuni tratti si respirava un silenzio carico di concentrazione, inframmezzato solo dal rumore degli sterpi secchi che scricchiolavano sotto le scarpe. Camminare insieme ad altri ha un senso differente, soprattutto se si è così numerosi e se le pause servono, oltre che a riprendersi le forze, anche ad ascoltare riflessioni come fossero favole nel bosco. Stanchi, incantati, ipnotizzati dalle parole. È stata evocata anche la presenza di Tuco, per un commento scritto qui su Giap, sull’importanza di uno sguardo “decentrato” per inquadrare meglio le cose. Un po’come se tutta la comunità di Giap fosse presente pur non potendoci essere fisicamente. Volevo salutare le persone con cui ho chiacchierato fino all’ ultimo, perché una volta arrivata al parcheggio non avevo più le forze necessarie per rimanere. Alla prossima. A settembre.
Dopo aver lasciato decantare le emozioni della giornata, proviamo a trarne un bilancio in vista delle prossime scarpinate letterarie.
Anzitutto, la questione trasporti, che abbiamo affrontato con troppa leggerezza, spinti dal desiderio di proporre una camminata senza prologhi ed epiloghi in automobile.
La disorganizzazione di Trenitalia, in conseguenza delle misure anti-contagio, ci ha costretto a modificare in corsa il percorso che avevamo pensato, ripiegando su un anello con caratteristiche meno adatte all’iniziativa. Tuttavia, anche così ci sono stati grossi disagi per chi ha scelto l’andata e ritorno in treno. Antonella, una delle scarpinatrici, li racconta qui.
E non ci consola sapere che non siamo i soli a doverci scontrare con la débacle delle ferrovie: anche la rassegna Trekking col treno, per la prima volta in 29 anni, ha dovuto imporre la prenotazione obbligatoria e il numero chiuso per le sue iniziative di cammino e spostamenti su rotaia.
Il numero dei partecipanti (circa 250, cento in più della prima volta) ci ha creato qualche problema anche sul sentiero. Gli inevitabili rallentamenti di una simile carovana – specie alla partenza – ci hanno costretto a tagliare due letture e ridimensionare il concerto finale, anche perché di treni utili per il rientro ce n’era soltanto uno e non si poteva rischiare di perderlo. In tanti anni che accompagno gruppi in montagna non avevo mai visto una coda per rifornirsi d’acqua come quella che s’è formata di fronte alla fontanella di Cerpiano, imponendo una sosta più lunga del previsto di almeno un’ora.
Anche i luoghi per le varie tappe, individuati con un sopralluogo nei giorni precedenti, si sono rivelati spesso troppo angusti per tanta gente, soprattutto quando il sole, uscito da dietro alcune nubi provvidenziali, spingeva a cercare solo zone d’ombra.
Infine, l’effetto passaparola ha sicuramente richiamato anche persone che non erano del tutto informate su quel che sarebbe accaduto e soprattutto sulle caratteristiche del percorso, che per quanto “di media difficoltà” si è dimostrato più faticoso di quanto alcuni si aspettassero (detto che è praticamente impossibile comunicare per iscritto quanto sarà faticoso un percorso a piedi, perché dipende anche dal caldo, dalle condizioni del terreno, ecc., oltre che dalla capacità di ognuno di confrontarsi con dati come dislivello, tempi di percorrenza, lunghezza…)
Nonostante questi inciampi, la giornata è stata comunque molto piacevole e interessante, abbiamo raccolto tantissime richieste di ripetere l’esperienza e siamo convinti che ci riproveremo a partire da settembre. Tuttavia, ci troviamo di fronte a un dilemma che non ha grandi margini di mediazione. Numeri di questo tipo hanno bisogno di un’organizzazione più complessa e più consona a un’agenzia di viaggio che a una combriccola di scrittori e musicisti: bisogna individuare percorsi con spazi adatti alle soste, punti acqua più abbondanti, più persone che conoscano il tragitto e abbiano fatto un sopralluogo. D’altra parte, se si vogliono contenere i numeri, si deve in qualche modo limitare la partecipazione: ma come? in base a quale criterio?
Presi tra questi interrogativi, ci prendiamo una pausa d’estate e di scrittura, per tornare a parlarne con temperature più miti. A tutte e a tutti, per il momento, grazie dei passi.
Davvero sconfortante il resoconto di Antonella sul tragitto di ritorno con Trenitalia. Purtroppo prevedibile, a fronte del fatto che le reali misure, disposte per alleviare i disagi procurati dall’ emergenza sanitaria, sono state solo un esercizio di vuota retorica, per imbonire il pubblico. Insomma anche in questa situazione abbiamo coerentemente assistito ad una politica tutta ” chiacchiere e distintivo”. Esattamente come durante l’ emergenza. Per quanto riguarda l’ organizzazione delle prossime scarpinate, sono sicura valga per molti di noi, la lunghezza del tragitto, la difficoltà, il valore simbolico del luogo e tutto quanto il resto sono fattori la cui importanza assume maggior rilievo grazie alla spinta aggregativa dei partecipanti: per la condivisione di un luogo, un tempo ed uno spazio di riflessione comuni. Per molti di noi i momenti conviviali più belli, oltre a quelli del cammino, sono anche quelli della sosta, utili ad allenare la capacità di ascolto reciproca oltre che le gambe. Forse, si potrebbe optare per spazi in grado di contenere carovane di persone così numerose, ridimensionando il percorso, solo se è molto caldo, in previsione di una così ampia partecipazione. Il motivo principale per cui ci siamo ritrovati in così tanti, forse, è da rintracciare nel fatto che è un po’come partecipare al festival dei poeti di Castelporziano ( passatemi l’ anacronistica sognante metafora), insomma: soprattutto per le parole, di cui siamo avidi “consumatori”. È evidente che la formula scarpinata/ lettura sia anche un’ abile diversivo per aggirare in maniera intelligente i divieti, a cui però non dobbiamo noi stessi attribuire un carattere permanente. Se il caldo sarà opprimente anche a settembre, si può pensare ad una passeggiata più breve ed intervallata da molte letture, in grandi spazi, magari dalle quattro del pomeriggio in avanti. E fare passeggiate più lunghe con l’autunno. Solo una proposta. Solo un’idea. Scartabile, ovviamente.
Ma guarda, in fondo non è stato neanche sconfortante. In sostanza l’itinerario era stato cambiato proprio perché era già chiaro preventivamente che a prendere il treno sarebbe andata così, no? Alla fine siamo arrivati a Bologna con neanche un’ora di ritardo, praticamente nella norma. Era giusto buffo da raccontare per quanto ha fatto tenerezza il goffo affastellarsi di misure e contromisure tutte rigorosamente in contraddizione una con l’altra.
Dopo la carica di endorfine della scarpinata collettiva e dell’ascolto ci voleva ben altro per metterci di cattivo umore.
Piuttosto, anche da piccoli episodi come questo traspare la gravità della crisi del settore pubblico (stavo per scrivere in Italia, ma penso che sia un problema generalizzato): l’unica cosa per cui rimane in piedi sono le procedure, non importa se hanno senso o no, se danno risposte ai problemi o se ne generano di nuovi, sembra che più nessuno, proprio più nessuno ci creda, dal capo del governo giù fino all’ultimo capotreno della linea più secondaria, l’unico problema di tutti costoro è solo pararsi il didietro rispettando (o emanando) delle procedure avulse dalla realtà.
Però, se 250 persone preferiscono scarpinare nei boschi riallacciando dei fili e cercando insieme una via d’uscita, forse c’è speranza.
Grazie a tutti/e
bè, invece forse si sono accorti di quanto fosse ingestibile il contingentamento dei posti su trasporti pubblici: pare che da domani i posti a sedere su treni e bus dell’Emilia-Romagna potranno di nuovo essere occupati al 100%. In uscita una ordinanza di Bonaccini che ammette la deroga all’obbligo del distanziamento:
https://www.bolognatoday.it/cronaca/trasporti-bus-treni-posti-ordinanza-bonaccini.html
Considerazioni di carattere ambientale e sguardo all’orizzonte circa la vivibilità delle città o timore di danneggiare il turismo?
o forse dopo i picchi di paranoia si fa strada l’idea che col virus si dovrà convivere a lungo…
Errata corrige: “un abile diversivo” senza apostrofo, ovviamente. Volevo anche aggiungere che uno dei momenti più interessanti ( e assolutamente “stanziale”) a cui abbiamo partecipato negli ultimi anni è stato la lettura del murale di Blu, secondo l’ interpretazione tolkieniana, quando ancora c’era XM. Sigh. Oppure Resistenze in Cirenaica che,già in nuce, contiene la coniugazione della passeggiata esplorativa di quartiere e le incursioni letterarie. Purtroppo esperienze che sono una prerogativa dei soli residenti ma che,nel tempo, hanno contribuito a stratificare un immaginario di partecipazione.