Se tutto va come deve andare, il libro di Wu Ming 1 La Q di Qomplotto – sottotitolo non definitivo: «QAnon e dintorni. Come le fantasie di complotto aiutano il sistema» – arriverà in libreria il 25 febbraio il 25 marzo 2021 [dopo la proroga ottenuta per inserire gli ultimi sviluppi, su tutti l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, N.d.R.]
La Q di Qomplotto è già preordinabile sul sito delle Edizioni Alegre, dove si può leggere in anteprima l’indice completo, anche tradotto in inglese.
In realtà non è “solo” un indice, perché include i sommari dei singoli capitoli.
I sommari – ispirati a quelli de Il mattino dei maghi di Pauwels e Bergier – sono composti a loro volta di titoli. O meglio: sono concatenazioni di frasi allusive, indovinelli, calembours. Consentono di vedere già ora l’architettura del libro, di comprenderne in linea di massimo l’andamento narrativo ed espositivo, e al tempo stesso lasciano vuoti da riempire, propongono enigmi e misteri.
È un tentativo di applicare nella scrittura stessa e nella presentazione del libro quel «mostrare la sutura» che da anni sta al centro della prassi wuminghiana e che, con le debite riconcettualizzazioni, proponiamo come alternativa al semplice «debunking».
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A febbraio, molto probabilmente, saremo ancora in piena emergenza «Inetti vs. Covid»: bombardati di dpcm che per essere interpretati hanno bisogno di FAQ che per essere interpretate hanno bisogno di FAQ sulle FAQ; schiacciati nei soffietti di provvedimenti a fisarmonica uno più irrazionale e rococò dell’altro; colpevolizzati da governanti che dall’emergenza traggono vantaggio politico e dai media che dalle campagne di linciaggio traggono profitti; sottoposti continuamente al doppio legame schizogeno «questo puoi farlo, ma se lo fai sei un irresponsabile».
È implausibile che da qui a febbraio si possa tornare a presentare libri negli spazi fisici.
Questo, per chi fa il nostro lavoro, è un grosso problema.
Per noi che lo facciamo in un modo tutto nostro, è un problema due volte.
Come si sa, fin dal principio noi ci siamo dati un precetto: non andare in televisione, non apparire nei media coi nostri volti, evitare a tutti i costi di diventare vedettes mediatiche. Ci siamo presi l’impegno di raggiungere lettrici e lettori con la sola forza del nostro lavoro in rete e degli incontri fisici con le persone.
Senza quegli incontri, per un pezzo avremo solo il lavoro in rete. Che però:
1) non compensa la perdita: se dopo una bella presentazione fisica davanti a cento persone si vende come minimo una trentina di libri, dopo una bella presentazione on line davanti a cento persone si vendono al massimo tre libri;
2) nel nostro caso, è a sua volta sottoposto a restrizioni che derivano dal nostro stile, dal nostro peculiare profilo. Detto in parole povere: noi le presentazioni on line nemmeno le facciamo.
L’unica cosa che ci è venuta in mente è coinvolgere chi ci segue, condividere queste nostre riflessioni, partire prima rispetto al solito, lavorare su anticipazioni e preordini, reinventarci il mestiere di presentar libri nei modi che ci verranno in mente. Compiendo ogni sforzo possibile, nei limiti dello stile che ci siamo dati, perché lavori di anni non finiscano in un tonfo sordo.
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Quando è cominciata l’emergenza, la Wu Ming Foundation aveva diversi titoli sulla rampa di lancio. Libri a cui si era lavorato molto, alcuni erano il risultato di un impegno durato diversi anni. La loro pubblicazione è stata rinviata di alcuni mesi, ma non è bastato, perché quando finalmente sono arrivati in libreria sono scattate le nuove chiusure. Nei mesi scorsi abbiamo dato notizia di queste uscite, ma non siamo stati in grado di valorizzarle come meritavano. Questa è l’occasione per recuperare quei libri, ricordare che esistono, aggiornare chi legge sul loro problematico viaggio. Un viaggio iniziato mentre, per forza di cose, quasi tutt* pensavano ad altro.
A settembre la casa editrice Minerva ha mandato in libreria La battaglia della merda, testo di Wu Ming 2 e illustrazioni di Giuseppe Palumbo.
Il libro – scritto e illustrato per bambini dai 10 anni in su – racconta una vicenda accaduta a Bologna tra il 1327 e il 1334, nel bel mezzo delle lotte tra guelfi e ghibellini, quando la città era governata dal francese Bertrando del Poggetto, rappresentante del Papa in Italia, durante il trasloco dei pontefici ad Avignone.
La battaglia del titolo è quella che permise ai Bolognesi di cacciare l’infame Bertrando, dopo averlo assediato per due settimane nel suo castello nuovo di pacca, usando come arma quintali di merda.
Il 14 ottobre, quando ancora si poteva, WM2 & Palumbo, affiancati da Tiziana Roversi, hanno presentato il libro alla biblioteca Sala Borsa di Bologna. Ecco l’audio dell’evento.
La battaglia della Merda – incontro in Sala Borsa, Bologna del 14 ottobre 2020
L’8 ottobre è arrivato in libreria, pubblicato da Alegre, Quando qui sarà tornato il mare. Storie dal clima che ci attende, del collettivo Moira Dal Sito. Un «romanzo di racconti», scritto da una ventina di autrici e autori, risultato di un laboratorio su cambiamento climatico e scrittura collettiva coordinato da Wu Ming 1 nella biblioteca comunale di Ostellato, basso ferrarese, nel 2018-2019 (con una coda fin dentro il 2020). Il laboratorio era parte del progetto transmediale di WM1 Blues per le terre nuove, progetto che durerà diversi anni.
Lo scopo era immaginare il mondo sommerso di fine secolo e ambientarvi storie create con vari metodi. Ne è nata l’epopea di un mondo ancora e sempre in bilico, tra fatalismi e ritorni all’utopia, miti antichi e sogni di futuro. Un mondo di isole creole, afropadane, dove si parlano pidgin e nuovi dialetti.
Nel lungo testo introduttivo, WM1 racconta storia, conflitti e peculiarità del basso ferrarese, riflette sul ruolo dello scrittore nel clima che cambia, racconta l’esperienza del laboratorio e annuncia il progetto Blues per le terre nuove.
Qui una densa intervista al collettivo Moira Dal Sito, apparsa sulla testata ferrarese Filo Mag.
Qui una videopresentazione del libro, con due componenti del collettivo, a cura di Gaia Benzi di Edizioni Alegre.
Il 5 novembre la casa editrice Pendragon ha pubblicato Il diario dell’eroe, raccolta di scritti di Gilberto Centi – poeta, scrittore, performer, giornalista culturale – tra i quali spicca l’opera che dà il titolo al volume, sulla quale Gilberto stava ancora faticando quando la morte gli impedì di proseguire il lavoro, nella prima estate del nuovo millennio. Ci sono voluti vent’anni, a inseguire scatoloni e riordinare fogli volanti, tra l’Aquila e Bologna, perché questo libro vedesse la luce, e vecchie promesse venissero mantenute. Il grande lavoro di riordino dei materiali si deve a Vincenzo Bagnoli, ma un contributo importante a quest’uscita tanto attesa, lo hanno dato anche Valerio Monteventi, Cesare Ferioli e Mavi Gianni. Noi abbiamo scritto, per l’occasione, un breve ricordo di quel nostro “fratellastro maggiore”, che fu nostro compagno di strada negli anni del Luther Blissett Project.
Il 7 novembre siamo tornati a parlare de L’Uomo Calamita, lo spettacolo teatrale, illusionistico e circense scritto e interpretato da Giacomo Costantini, Fabrizio “Cirro” Baioni e Wu Ming 2. Ci è toccato annunciare l’annullamento della tournée autunnale, dopo che già era saltata quella primaverile.
La vicenda è ambientata durante la seconda guerra mondiale, quando il fascismo proibì gli spettacoli girovaghi degli “zingari” e iniziò a rastrellarli e concentrarli “sotto rigorosa vigilanza”. Vista la situazione, una compagnia di circensi, guidata dall’enigmatico “Uomo Calamita”, mette i propri superpoteri magici e funambolici al servizio della Resistenza antifascista.
La storia dell’Uomo Calamita è raccontata anche in un libro scritto da Wu Ming 2, illustrato da Marie Cécile e pubblicato da Strane Dizioni. In vista della tournée autunnale c’era stata una ristampa di mille copie.
Non potendo girare insieme allo spettacolo, il libro può comunque arrivare nelle case di lettrici e lettori. È ordinabile al costo di 15 € (spese di spedizione incluse) mandare una mail all’indirizzo stranedizioni@gmail.com, con oggetto “UC”, e seguire le istruzioni che si riceveranno.
Il 3 dicembre è uscito La farina dei partigiani, di Piero Purich e Andrej Marini.
Sedicesimo titolo della collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per Alegre, La farina dei partigiani è stato descritto – in una recensione a tutta pagina sul quotidiano di Trieste Il Piccolo – come una versione proletaria de I Buddenbrook di Thomas Mann. Si tratta infatti di una saga familiare, la storia – ricostruita tra interviste e archivi – di una famiglia allargata della classe operaia bisiaca, i Marini-Romano-Fontanot, dall’inizio alla fine del Novecento. Tre generazioni di lotte e odissee personali, tra il cantiere navale di Monfalcone e l’emigrazione in America, tra la guerra partigiana in Friuli e il tentativo di costruire il socialismo in Jugoslavia.
Chi ha amato Una cosa oscura, senza pregio di Andrea Olivieri ritroverà quel mondo, visto da diverse angolature, ne La farina dei partigiani. I due libri sono “cugini”, hanno in comune diverse ambientazioni, storie e personaggi.
Due cose sulla genealogia.
1) Dall’indice manca qualsiasi accenno alle pseudocospirazioni invocate nei processi staliniani: una violenza di stato e interpartitica delle più feroci. Una frattura politica dalle conseguenze gigantesche e non solo politiche in URSS e fuori. Quando il cospirazionismo viene nel modo più esplicito dal potere.
2) Un accenno cospirazionista si trova nel dottor Stranamore. Il generale ammutinato è convinto che sia in atto una somministrazione di fluoro che contamina i fluidi corporei e adotta di conseguenza un particolare comportamento sessuale. La somministrazione di veleni in modo occulto da parte di nemici non meglio precisati è sicuramente un motivo tradizionale (l’uso di filtri supposti magici ne è la estrinsecazione reale) non so se all’epoca del film si fantasticasse anche di somministrazioni del genere. Mi pare che nell’analisi delle fantasie cospirative si possano riconoscere anche aspetti di tipo antropologico.
Più in generale, non so, c’è qualcosa che mi lascia perplessa in questo traslare sistematicamente i fenomeni USA nella nostra realtà, come se essi dovessero costituire il nostro orizzonte di riferimento e darci le chiavi di lettura del qui e ora prendendole da un mondo che è per fortuna ancora diverso da qui. Giusto inquadrare un fenomeno nei suoi elementi e antecedenti storici e mostrare se e come si diffonde. Per esempio sarebbe interessante sapere per quali canali e attraverso quali contatti, soprattutto fisici, nel senso di quali persone reali, arrivi in Italia un fenomeno come Qanon, cioè chi vi sia dietro all’imitazione/importazione di quella tematica, perché se ne occupi e con quali modalità. Ciò non toglie che in Italia sia per fortuna un fenomeno minoritario e irrilevante: per dire, rimanendo nell’ambito, anch’esso lontano dall’essere esaustivo, delle rappresentazioni, la riscrittura della storia di cui si occupa NB per la parte relativa a WP ma che certo non si limita a quella fonte, mi pare molto più scottante perché concerne una fonte molto più diffusa. Ecco, non sembra opportuno che casi come il cospirazionismo alla Qanon diventino anche nostro malgrado il nostro filtro di cosa e come tenere d’occhio e adoperare per leggere tutta o la maggior parte della nostra realtà, ritenendo magari con ciò di averne esaurito gli elementi costitutivi fondamentali.
1) in generale, il fatto che qualcosa «manchi» dall’indice non significa che non sia nel libro. Avrai visto che molti titoli di sommari non riportano pedissequamente il contenuto di quella parte di capitolo, e tra l’altro un elemento che ti sembra mancare in una parte potrebbe essere in un’altra;
2) la parte «Genealogie» non riguarda il cospirazionismo tout court, non è una ricostruzione storica generale ma l’individuazione di quali elementi siano confluiti nel corso dei secoli in fantasie di complotto incentrate sull’Abuso Rituale Satanico. La trattazione delle purghe staliniane, parlando di quel filone specifico e di fantasie sul pedosatanismo, sarebbe fuori fuoco.
3) nel libro non c’è alcuna «traslazione di fenomeni USA nella nostra realtà», men che meno «sistematica». Il movimento è semmai l’opposto: cerco di mostrare che QAnon non è una semplice «americanata» ma è anche cosa nostra. Quasi tutti gli elementi tematici e le sottonarrazioni che compongono QAnon hanno avuto origine in Europa, e avevano già prodotto diverse sintesi ed esercitato varie influenze in Europa molto prima della loro “americanizzazione”. Quando arrivano da noi, in realtà stanno tornando. Per modo di dire, eh, perché in realtà non se ne sono mai andati.
1.1) Ovvio, non l’avevo precisato per brevità. Ancora non mi rimetto dalla scomparsa di S-J. Tuttavia secondo:
2.2) parrebbe di capire che il “cospirazionismo di stato”, che potrebbe includere per esempio anche affermazioni di esponenti governativi, ad esempio, oltre al ben strutturato programma delle purghe staliniane, non è trattato nel libro. Però, o il libro si dedica al solo cospirazionismo satanico (anche se la “demonizzazione” di alcuni individui o gruppi caratterizza più o meno esplicitamente quasi sempre il cospirazionismo e anche se credo che nel caso di Mosca l’elemento di origine ebraica ad esempio potesse in qualche caso giocare ma non so in modo quanto esplicito) oppure se vuole allargare gli orizzonti, una genealogia solo parziale dispiace perché altera di parecchio la prospettiva.
1) Non capisco in base a cosa «parrebbe» che nel libro il cospirazionismo di stato non sia trattato. A parte i campanelli che dovrebbe far suonare il “Libro primo” dell’indice – «Fantasie di complotto vs ipotesi di complotto», «Complotti veri e complotti immaginari», «Ogni fantasia di complotto ha un nucleo di verità», «Sul non saperci fare col sintomo» ecc. –, chi ha seguito i lavori di questi due anni e ha letto i materiali di avvicinamento (come le due doppie inchieste apparse su Internazionale) avrà visto che la riflessione sul cospirazionismo di stato non solo c’è ma è centrale nella riflessione. Riflessione la cui architrave è il tentativo di catalogare/creare i concetti giusti, cioè utili a distinguere complotti reali e complotti immaginari;
2) «Però, o il libro si dedica al solo cospirazionismo satanico»…
Non lo fa, anche qui bisogna leggere il “Libro primo” dell’indice: «esempi di cospirazionismo a sinistra», scie chimiche, «guerra climatica», morbo di Morgellons, Grande Sostituzione, Genocidio bianco, Soros che dirige tutto e paga tutti, Putin ovunque, e molti altri esempi fatti sia mentre ricostruisco genesi e sviluppo di QAnon sia nei capitoli di inquadramento teorico generale sulle funzioni sistemiche delle fantasie di complotto;
3) «una genealogia solo parziale dispiace perché altera di parecchio la prospettiva».
La genealogia è una parte del libro, una parte di approfondimento sui processi che hanno portato a QAnon, non a caso è il “libro secondo”, che viene dopo il più lungo e corposo “libro primo”;
ciao, voglio lasciare un commento al monumentale “la farina dei partigiani”.
l’ho letteralmente divorato in meno di una settimana: era da tempo che non facevo le 2 di notte a leggere. grazie!
non ho apprezzato molto la scelta di saltare da una storia all’altra ad ogni capitolo. ho fatto fatica ad esempio a riconoscere e collegare tra loro i diversi personaggi della storia (un albero genealogico forse avrebbe aiutato). però poi ho risolto leggendo svariati capitoli alla volta!
comunque, tanta, tantissima roba nel libro: tanta tensione, paura e tristezza per il fato avverso. l’ideale comunista frantumato davanti alla realtà. Mi avete fatto pensare che, nonostante le impressioni, le affollate manifestazioni e scioperi, in fondo la maggioranza degli italiani non fosse con il comunismo ma fosse più…democristiano (fascisti a parte, ovviamente). E forse il vero grande errore dei comunisti è il non aver capito che a Roma ci stava il Papa e che avrebbero dovuto trovare il modo di dialogarci invece che contrapporcisi (per diventare poi i figli del diavolo). Giuste, giustissime le rivendicazioni di laicità, anche perché la Chiesa in quei temi doveva essere reazionaria a dir poco, però probabilmente questo, unita alla paura degli USA che l’Italia diventasse comunista è stato il motivo della disfatta iniziata fin dai primi giorni dopo la guerra.
Non vedo l’ora di leggere il nuovo Q.
Grazie per aver apprezzato il libro di Piero e Andrej!
Sulla questione che sollevi, bisogna però distinguere: Togliatti e tutto il gruppo dirigente del Pci, già nella Costituente, nominalmente in nome del dialogo con le «masse cattoliche» ma in realtà per le solite considerazioni tattiche, fecero un gran numero di concessioni al potere cattolico, cioè al Vaticano, alla DC, alla borghesia che la DC ora rappresentava.
Concessioni politiche, come votare compattamente sì all’inserimento in Costituzione dei Patti Lateranensi – quelli firmati nel 1929 da Mussolini e Pio XI – e dunque alla conferma del cattolicesimo come religione di stato, e concessioni culturali, improntate a un certa “desistenza” su questioni etiche (di “costumi”) e/o legate alla laicità della vita pubblica.
In cambio, le masse proletarie ebbero sostanzialmente una lunga sequela di calci nei denti.
È vero che nei territori, nei paesini, nella provincia, la situazione del dopoguerra e degli anni Cinquanta era da film con don Camillo e Peppone, di contrapposizione dura, ma non certo per intransigenza “laicista” da parte del Pci. Anzi, in quasi tutte le battaglie laiche degli anni 60 e 70 – divorzio, aborto ecc. – il Pci dovette essere trascinato per i capelli, dopo molti tentennamenti per le solite considerazioni tattiche, ormai fini a se stesse.
3.3) Se è acclarato che gran parte di quello che sono gli USA è roba di origine europea, a partire dalla religione, al simpatico sterminio dei nativi, all’importazione di massa di manodopera in gran parte a perdere, e perché no alle vecchie tematiche cospirative dalle radici antiche come quelle cui l’indice accenna, ciò non toglie che la società USA sia (ancora) qualcosa di diverso e quel cospirazionismo sia qualcosa di estremamente peculiare a quella realtà mentre quei fenomeni storici cui accennavo hanno costruito una società e delle problematiche che non sono comparabili né traslabili ipso facto con l’altro lato dell’Atlantico. Da noi quel cospirazionismo è un fenomeno di importazione non di massa, non ha portato alle stesse anche sanguinose conseguenze e per questo mi pare significativo ricondurlo ai personaggi precisi che a questa importazione si dedicano, più che sostenerne una vitalità “eterna” a livello diffuso, in parte scontata per certi elementi antropologici, finendo col farne l’elemento preponderante con cui fare i conti. La stessa questione del satanismo che mi pare sia stata evocata nel caso Val d’Enza copre malamente una rete di malaffare molto sonante, con radici precise nella privatizzazione, pardon “liberalizzazione” dei servizi sociali e sanitari (da noi abbracciata in seguito alle direttive UE dal viso salvifico https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/SPEECH_00_91 ). Michelle è americana (credo canadese, ma se non sbaglio passa anche per gli USA o è USA il marito/psicologo, anche se poi si stabiliscono mi pare a Londra), Q-anon è USA, in Europa non ci siamo ancora inventati le pizzerie gaiosataniche, se mai quelle con le radio distrutte dalla polizia a far da colonne sonore, ma insomma è ancora un’altra atmosfera per fortuna. Ecco, se decostruire il percorso storico di un tema in qualche modo antropologico è interessante, un amalgama tra passato e presente in realtà geografiche così distanti mi sembra persino rischioso e poco chiaro. (Può essere una mia fissa: certi passi per così dire universalistici de La visione del sabba mi hanno lasciato la stessa impressione di incertezza spaesata.)
Poi mi dirai che dall’indice non si può capire tutto e come darti torto?
1) «quel cospirazionismo sia qualcosa di estremamente peculiare a quella realtà mentre quei fenomeni storici cui accennavo hanno costruito una società e delle problematiche che non sono comparabili né traslabili ipso facto con l’altro lato dell’Atlantico.»
Il successo di QAnon in Germania, con la sua egemonia segnica e di contenuti in manifestazioni di massa, e la presa di #Saveourchildren (cioè QAnon in versione nicodemita) in UK dovrebbero far capire che a essere peculiarmente americana di QAnon era solo la prima sintesi dei suoi elementi, ovvero la prima veste in cui l’abbiamo conosciuto. Il fenomeno rilevato nel corso del 2020 è proprio che gli elementi di quella narrazione continuano a ricombinarsi e producono nuove sintesi che tengono conto delle peculiarità di altri contesti nazionali e culturali. Avremo QAnon oltre QAnon, come annuncia l’indice del libro. Se ci attendiamo di vedere QAnon in Italia come lo abbiamo visto negli USA, l’esito sarà falsamente consolatorio: «da noi è poca, pochissima roba». E alla prossima sintesi, alla prossima iperfantasia di complotto, resteremo sbalorditi. Meglio attrezzarsi prima.
2) «un amalgama tra passato e presente in realtà geografiche così distanti mi sembra persino rischioso e poco chiaro».
Anche qui, hai letto una parte di indice e ti sembra di aver già letto il libro. Un poco di pazienza, su. Prima di stroncare un «amalgama», assicuriamoci che esista.
3) «Da noi quel cospirazionismo è un fenomeno di importazione non di massa, non ha portato alle stesse anche sanguinose conseguenze»
Breivik ha tuttora il primato del “body count” di un attentato ispirato da fantasie di complotto che superficialmente avremmo detto «all’americana». E la strage di Hanau del febbraio 2020 con cui si apre il mio libro era ispirata alla “teoria” sulle basi sotterranee in cui si adora il Diavolo e si tengono schiavi bambini. E vari altri attentati avvenuti in Germania negli ultimi tempi sono tutti in odore di QAnon e dintorni.
Sul fatto che si tratti solo di “importazione”, mi permetto di ribadire i miei seri dubbi. Sul fatto che non sia di massa, dipende dall’ordine di grandezza che hai in mente: in piazza a Berlino c’erano sicuramente masse.
3) «e per questo mi pare significativo ricondurlo ai personaggi precisi che a questa importazione si dedicano, più che sostenerne una vitalità “eterna” a livello diffuso», anche qui, non capisco chi e cosa tu stia criticando con quell’«eterna». Quel che scrivo nel mio libro? Difficile, visto che esce a febbraio. Ribadisco: un poco di pazienza.
Sull’argomento del libro su cui già avevi scritto due lunghi e argomentati articoli poi pubblicati su Internazionale, ricordo che mi erano rimasti dubbi su un paio di punti che ti chiedo se verranno approfonditi nel libro, senza chiederti di svelare troppo ovviamente …
1. c’è un approfondimento su chi e perchè ha messo su i siti che hanno dato il via a tutto? Ricordo che nell’articolo si diceva che Quanon nasceva come gioco (molto complesso) poi trasformatosi in modello di business e setta/rete terroristica. Ora, a me sembra strano che dietro una cosa così enorme, dagli effetti devastanti, non ci siano personaggi/reti di calibro elevato, i cui fini non siano (fra mille virgolette) importanti. Altrimenti, una volta visti gli effetti devastanti, perchè i creatori non hanno bloccato tutto subito? Che razza di criminali sono?
2 (collegato al punto 1). C’è un’analisi della scarsa persecuzione penale del fenomeno? Possibile che qualcosa che ha dato vita ad atti così terribili non sia perseguita con fermezza in tutto il mondo? Cosa gli permette di esistere ancora???
Dal 2018 a oggi molte inchieste e indagini di vario tipo – tecniche, testuali e quant’altro – hanno ricostruito con sufficiente precisione come e per mano di chi QAnon, da occasione di “shitposting” e di scherzo come tante altre se ne trovavano su 4chan in quel periodo, sia diventata il fenomeno di cui stiamo parlando. Una recente analisi testuale ha anche dimostrato che nel 2018 è letteralmente cambiata la mano di chi scriveva le Qdrops. Si sanno dal 2018 i nomi e cognomi – principalmente tre persone – che da 4chan hanno spostato il gioco su YouTube e sui social più mainstream, a scopo di lucro e di propaganda. Si è anche ricostruito che in quella fase diedero una mano migliaia di bot russi su Twitter, ma stiamo già parlando di un secondo momento, successivo di mesi alle prime Qdrops. Sappiamo ormai con ragionevole certezza che nel passaggio da 4chan a 8chan il “boccino” è finito in mano a Jim e Ron Watkins, ed è ormai chiaro che negli ultimi due anni la firma “Q” è stata gestita da loro due. Insomma, grossi misteri non ce ne sono.
Nel libro ricostruisco questo sviluppo, facendo però notare che da solo non spiega il “successo” di QAnon. Successo che non sarebbe stato possibile in quei termini senza l’elemento della orizzontalità e le dinamiche di autorganizzazione ed emulazione reciproca che tutti gli studiosi seri del fenomeno riscontrano. QAnon è cresciuto in un determinato contesto storico e comunicativo, i social network hanno reso possibile la sua rapida trasformazione in un ARG (gioco di realtà alternativa) e poi in tante altre cose: una setta “rizomatica”, in primis. È quest’ultimo aspetto il più interessante e rivelatore, non l’altro. Nomi e cognomi dei mestatori organizzati o meno che hanno sfruttato il fenomeno è utile saperli, ma non ci dicono molto delle ragioni profonde per cui QAnon ha preso piede.
Sul secondo punto, proprio l’altro giorno è stato condannato a sette anni di carcere l’artefice del cosiddetto “Hoover Dam Standoff”, un adepto di QAnon che aveva bloccato con un furgone blindato il ponte sul fiume Colorado che collega Arizona e Nevada. Analogamente è stato condannato a quattro anni di prigione l’uomo che irruppe al Comet Ping Pong con un fucile. Sempre quattro anni si è beccato l’uomo che al Comet Ping Pong cercò di dare fuoco. Sicuramente verranno condannati a svariati anni di galera tutti quelli che sono stati arrestati per aver compiuto azioni dirette collegabili a QAnon. Negli USA sono molto duri con chi fa qualcosa. Invece perseguire chi dice qualcosa è molto, molto più difficile che da noi. Querelare per diffamazione è possibile solo in alcuni casi, anche istigazione e hate speech sono molto più protetti che da noi. In sé, in linea di principio, non è un male, anzi, ma questo rende molto facile travestire da “libertà d’espressione” attività che invece sono finalizzate a discriminare, perseguitare, anche uccidere.
Ovviamente non si può sostituire una presentazione del libro dal vivo però, forse, si potrebbe creare un’anteprima su Giap, seguendo la falsa riga e l’ architettura della presentazione dal vivo. Magari pubblicando qui letture di brani estratti dal libro e dando la possibilità di commentarli e approfondirli. So che non ha nulla a che vedere con una presentazione dal vivo ma il consueto pezzo di approfondimento e analisi su Giap, in questo caso particolare, potrebbe essere arricchito da contributi ” speciali”. Sarebbe un’anteprima, una cosa alternativa, che non sostituisce la presentazione reale. Che magari si potrà fare anche dopo la pubblicazione del libro. Con un vero dibattito col pubblico dei lettori.
Sui giornali nazionali stanno evidenziando il collegamento del mondo Qanon con quanto avvenuto ieri al Congresso.
La donna uccisa sembra fosse una seguace di Qanon e anche il tizio vestito con la pelle di Bisonte che compare nelle foto pare avesse un ruolo importante nella galassia Qanon.
In ogni caso anche su siti italiani di integralisti cattolici “apocalittici” ieri c’era attesa per per il voto, in quanto questi, da sostenitori di Trump, speravano in qualche modo in un ribaltamento legale del verdetto elettorale nella votazione al Congresso.
Non riesco a rendermi conto di quanto “pesanti” in termini reali siano le posizioni del genere in Italia (e ripeto, in Italia: in America abbiamo visto che cosa è successo e quanto siano pesanti). A seconda di cosa leggo a volte sono portato a pensare che siano rilevanti, mentre altre volte penso che siano pochi e autoreferenziali.
In America i fatti di ieri hanno dimostrato che lì ormai c’è un enorme problema molto rilevante.
Secondo me il problema è enorme e c’è anche qui da noi. Forse ha assunto nomi differenti da Qanon, ma è riconducibile alle stesse dinamiche e agli stessi strumenti.
La sfiducia nelle istituzioni, nella politica, nella medicina, nel giornalismo, non nasce dal nulla, ma è diretta conseguenza del comportamento che queste hanno seguito negli ultimi 20-30 anni. Istituzioni guidate da incompetenti, politici alla ricerca di fama e tornaconto, interessi privati nella sanità pubblica, giornalismo piegato a lacchè di gruppi capitalistici e giornalisti raccapriccianti ogni sera in TV.
La responsabilità dei social network e di chi li amministra è evidente nell’aver contribuito alla diffusione di fantasie di complotto, ma queste hanno trovato un terreno fertilizzato da anni di scempiaggini ai danni del 98% della popolazione. Il capitalismo troverà un modo di riassorbire questa stortura e trarne vantaggio. In Italia la farsa la portano avanti gli stessi personaggi che oggi si issano a difensori della democrazia.
Un piccolo OT sulla “copertura mediatica” dell’evento di ieri e del “fenomeno” Qanon:
Sui giornali sembra che abbiano subito “deciso” che le corna del tipo con la pelle di bisonte erano “corna da vichingo”, tanto che c’è già un articolo in cui viene intervistato e citato un docente di studi medievali islandesi per dire che i vichinghi non avevano le corna e che quindi il tizio ha fatto un “collage di ignoranza storica” […] “per ricollegarsi a un’ideologia ben precisa”.
Io non sono né storico, né antropologo, né ovviamente voglio “difendere” l’ideologia ben precisa, ma leggevo Tex Willer quando c’erano ancora i disegni di Galep e quelle per me sono corna di bisonte esattamente come aveva il buon Nuvola Rossa!
Il che sarebbe anche più coerente nell’incoerenza totale dei seguaci di Quanon e del suprematista “medio” degli “stati vaccari”, che i nativi li hanno sterminati ma che poi si fanno “belli” dei loro simboli in contrapposizione al potere centrale dello stato federale.
Credo.
Questo solo per dire l’ovvio, e cioè che le analisi di certi fenomeneni fatte dalla stampa mainstream rischiano di essere parecchio superficiali.
Secondo me quello che si vuole nascondere è che gli Stati Uniti sono sostanzialmente in una guerra civile permanente (acuita nell’ultimo quadriennio dal Presidente più divisivo della storia), in un paese in cui, come ha detto il reverendo Jackson qualche mese fa al tempo del Black lives matter, “l’unico linguaggio conosciuto è quello della violenza”. Gli Usa sono sempre stati questa roba qui, un contesto dove il segregazionismo e l’iniquità sociale sono fatti istituzionalizzati: il provincialismo italiano (e forse anche europeo in un certo senso) unito alla loro evidente egemonia culturale, ha venduto alle nostre latitudini il mito della “democrazia americana come modello” quando in realtà non è altro che un presidenzialismo spinto, all’interno di un contesto bipartitico (dove quindi non può che costituirsi una oligarchia bipartisan), in cui spesso sono altri agenti esterni (leggasi Pentagono e lobbies molto più potenti che in Italia) a condizionare le varie politiche. Posto che i fatti di ieri non sono stati di certo improvvisati, e che la destra sovranista globale è un fenomeno molto preoccupante, mi pare che il contesto italiano, a livello sociale-politico e generale, sia molto diverso da quello statunitense, e così anche i relativi problemi (il loro è in primis un problema sociale, il nostro istituzionale).
Il libro verrà distribuito anche nelle librerie (quali?) o sarà solo acquistabile online sul sito di Edizioni Alegre?
Purtroppo devo riempire il resto del commento per raggiungere il limite minimo di battute :-) sentitevi liberi di cancellare il commento. Purtroppo devo riempire il resto del commento per raggiungere il limite minimo di battute :-) sentitevi liberi di cancellare il commento. Purtroppo devo riempire il resto del commento per raggiungere il limite minimo di battute :-) sentitevi liberi di cancellare il commento. Purtroppo devo riempire il resto del commento per raggiungere il limite minimo di battute :-) sentitevi liberi di cancellare il commento.
Come tutti i libri Alegre, sarà distribuito in libreria e dove non lo trovi lo puoi ordinare.
Il post qui sopra inizia con la frase: «il libro di Wu Ming 1 La Q di Qomplotto – sottotitolo non definitivo: «QAnon e dintorni. Come le fantasie di complotto aiutano il sistema» – arriverà in libreria il 25 febbraio.» :-)
Il mondo di QAnon. L’inchiesta uscita a settembre su Internazionale ora anche in versione audio, grazie a Better Radio.
https://www.spreaker.com/user/betterradio/qanon-wuming1-internazionale-primaparte
E qui la seconda parte:
https://www.spreaker.com/user/betterradio/qanon-wuming1-internazionale-secondapart
Buongiorno,
desidero chiedere all’Autore se verrà rilasciata anche una versione in formato digitale .epub o se la decisione spetterà all’editore.
Vi ringrazio e vi auguro una buona giornata.
Mi dispiace dover ripetere il commento in modo da poter essere pubblicato, forse avrei dovuto mandare una email ma mi è sembrato eccessivo disturbare per una cosa del genere.
“Buongiorno,
desidero chiedere all’Autore se verrà rilasciata anche una versione in formato digitale .epub o se la decisione spetterà all’editore.
Vi ringrazio e vi auguro una buona giornata.”
“Buongiorno,
desidero chiedere all’Autore se verrà rilasciata anche una versione in formato digitale .epub o se la decisione spetterà all’editore.
Vi ringrazio e vi auguro una buona giornata.”
Tutti i nostri libri, coi nostri tempi, vengono rilasciati anche in vari formati elettronici, ma non in contemporanea con l’uscita del cartaceo in libreria.
Una mozione d’ordine per tutte e tutti: abbiamo un limite minimo per i commenti perché preferiamo che questo spazio venga usato per la discussione. Per tutto ciò che non è discussione, per favore, usate la mail. Tutti questi «Scusate se ripeto/aggiungo per superare il limite di battute» aggiungono solo rumore, a scapito del segnale.
Uno dopo l’altro, gli opinion-maker del cospirazionismo prendono le distanze da QAnon dicendo che era un fake, una trappola, uno scherzo, un grande depistaggio, un delirio ecc.
Anche il nostrano Maurizio Blondet:
«Bisogna accettare la realtà: tutte le carte che [Trump] poteva giocare – dalla corruzione della famiglia Biden ai brogli, alle rivelazioni di Epstein alle peggiori cose del Deep State – non le ha giocate. Il fantastico Kraken non l’ha scatenato. Allo stato attuale, bisogna concludere che queste carte non ci sono; che sono state creazioni deliranti della rete QAnon, miraggi e calunnie che in qualche misura hanno indotto in errore anche me. Io di QAnon ho diffidato, ma non abbastanza.»
Questione di pochi giorni, forse di poche ore prima che gridino al metacomplotto di Wu Ming.
Conto alla rovescia.
Belissima recensione de La farina dei partigiani a firma di Franco Foschi, sul blog di Quinto Tipo.
https://quintotipo.edizionialegre.it/content/la-lunga-strada-verso-la-coscienza
Molte e molti credenti in QAnon stanno «rompendo le righe» e descrivendo l’intera operazione come «una truffa», «un diversivo», «una psy-op», «una strategia per screditare e distruggere il partito repubblicano» ecc.
Che l’influenza di QAnon abbia praticamente distrutto il partito repubblicano lo stanno scrivendo nero su bianco alcuni suoi esponenti di punta, lo ha appena fatto Ben Sasse in un suo articolo d’opinione ospitato su The Atlantic.
Come segnalavo in un commento qui sopra, anche il nostrano Maurizio Blondet, uno dei primissimi a portare QAnon in Italia, ora lo denuncia e si rammarica pubblicamente di averci creduto.
Naturalmente, sorgono con grande rapidità nuove fantasie di complotto sulla fantasia di complotto.
È una fase molto fluida: noi continuiamo a dire «QAnon», ma da quasi un anno il fenomeno si stava evolvendo, diramando e frammentando. Già prima del 6 Gennaio QAnon era oltre QAnon. Molte versioni della fantasia di complotto erano ormai prive – anche per ragioni tattiche, per aggirare i ban dei social network ecc. – di qualunque riferimento a Q, alle Qdrops e persino a Trump.
Forse per via di tutto questo assistiamo a un rinnovato interesse per l’ipotesi che il tutto sia partito su 4chan come una burla. Sì, un «prank» in breve tempo sfuggito al controllo e preso in mano da vari propagandisti, profittatori e provocatori. Nel passaggio tra 2017 e 2018 costoro hanno avviato i processi che hanno trasformato QAnon in ciò che sappiamo. Di molti di costoro ormai si sanno i nomi, gli ultimi in ordine di tempo sono Jim e Ron Watkins. L’uno o l’altro e occasionalmente entrambi sono, molto probabilmente, gli autori delle QDrops scritte dal 2018 a oggi.
Un paio di settimane fa gli esperti della società svizzera OrphAnalytics hanno reso pubblica un’analisi «stilometrica» di quasi cinquemila QDrops, e confermato che alla fine del 2017 qualcuno ha dirottato la firma “Q” e se n’è appropriato. Da un giorno all’altro è letteralmente cambiata la mano di chi scriveva le “gocce”.
Un chiarimento che ritengo molto importante: a mio avviso queste scoperte e ricostruzioni non servono a capire «chi c’è dietro». L’approccio utile non è quello “dietrologico”, ma quello fenomenologico. È interessante quel che c’è “davanti”: i modi in cui l’ipotetico scherzo è stato preso alla lettera, le trasformazioni che QAnon ha conosciuto e sta conoscendo, il suo essere in simbiosi coi social, le ragioni e le dinamiche della sua “presa” sui soggetti, le forme di cultura partecipativa che innesca.
Questo è anche l’approccio che sto seguendo nel mio libro, che a questo punto, grazie all’ultima proroga dei termini di consegna, arriverà fino all’irruzione al Congresso del 6 gennaio, e oltre.
Ad ogni modo, forse per via dei rompete-le-righe e del clima che si è creato, nelle ultime 24 ore c’è stato un boom di visite – da tutto il mondo – alla versione inglese dell’articolo che ho scritto a ottobre insieme a Florian Cramer, «Blank Space QAnon. Sul successo di una fantasia di complotto come gioco collettivo di interpretazione testuale».
Quelle descritte nell’articolo, nelle mie inchieste uscite su Internazionale e nel libro che sto finendo sono dinamiche che si ripresenteranno, per questo dobbiamo averle ben chiare.
Siamo già nel post-QAnon, in un quadrante di universo in fieri, where no-one has gone before.
«Siamo già nel post-QAnon, un quadrante di universo in fieri where no-one has gone before.»
Servono quindi mappe logiche che aiutino a delineare rotte per attraversare questi nuovi, inesplorati territori dell’”attivismo” politico on-line; che in qualche modo facilitino l’orientamento nelle zone liminali della twitter-facebook-blog/sfera. Personalmente ho trovato stimolante e molto “lovecraftiana” l’opinione di R.Douthat (Republicano e cattolico) sul New York Times del 9 Gennaio [1] che descrive Trump come un «elemento di contatto (conduit)» tra il mondo dei sogni della sua base e la realtà: avendo fallito nel tentativo di convincere l’establishment Repubblicano ufficiale a credere alla narrazione delle elezioni truccate, the Donald avrebbe, secondo Douthat, permesso «…al sogno di irrompere nella realtà, facendo credere ai sognatori che l’azione diretta sarebbe stata un opzione plausibile, causando così la sommossa violenta con il suo strascico di morti». Politici e finanziatori più fedeli di Trump, in particolare Ted Cruz, Josh Hawley and Kevin McCarthy, vengono paragonati nell’articolo a «cinici personaggi di un film dell’orrore che credono di poter trasferire un po’ di potere da una ipotetica dimensione occulta senza considerare che il velo che ci separa da suddetta dimensione avrebbe potuto lacerarsi». A dir poco inquietante.
[1] https://www.nytimes.com/2021/01/09/opinion/sunday/trump-capitol-riot-legacy.html
Letto ciò, subitaneamente mi è sorto lo stimolo ad immaginare una specie di QAnon in salsa italiana rivolto al mondo leghista: mi chiedo se, pur conscio che si rischiano di avere degli effetti imprevedibili da apprendista stregone, non potrebbe avere una sua utilità politica pratica “inventarsi” uno scenario analogo che possa risultare convincente all’elettore medio leghista che per moti versi ha molto da condividere con l’ambiente elettorale di base di Trump. Una sorta di Lutherblissettata del nuovo millennio con cui accalappiare i nostri “testa di bisonte”, in una specie di versione cospirativa ragionevolmente (ma non troppo) compatibile con lo scenario culturale medio italiano, che per certi versi è più smagato di quello anglosassone, quindi meno disposto ad assumere posizioni fideistiche tipiche del seguace (certi movimenti come ad esempio Scientology qui non hanno mai davvero sfondato) ma per altri pare ben disposto a trovare a tutti i costi la figura del nemico occulto (o anche palese) sul quale fare ricadere tutte le colpe passate, presenti e future delle sciagure che gravano sul popolo buono e innocente.
Aggiornamento su «La Q di Qomplotto»
Abbiamo aggiornato la pagina di preordine. Ora c’è l’Indice definitivo, disponibile anche in traduzione inglese.
Ricordiamo che la copertina che stiamo usando è provvisoria, la definitiva sarà completamente diversa.
N.B. Abbiamo posticipato l’uscita del libro di un paio di settimane, passo necessario per poter inserire i fatti del 6 gennaio (e oltre).
Buona lettura (dell’Indice, per ora).
La farina dei partigiani. Un’epica della Resistenza al confine orientale
Anna Di Gianantonio recensisce su Pulp Libri l’UNO di Piero Purich e Andrej Marini.
Una videoconversazione su La farina dei partigiani, con gli autori, lo scrittore Franco Foschi e il “nostro” Luca Casarotti.
https://yewtu.be/embed/17psVSDP4t4
Adriano Sofri recensisce La farina dei partigiani.
https://archive.is/IFcZn
Su Carmilla Paolo Lago recensisce Quando qui sarà tornato il mare.
Mentre negli USA, la città di Washington è in stato di massima allerta un’altra volta, a causa di alcuni seguaci di Qanon tutt’ora attivi online che ancora sperano in un coup di Trump entro oggi, 4 Marzo, ispirati ovviamente da una strampalata congettura storica, il Telegraph inglese ripropone l’ipotesi che all’origine del fenomeno ci sia «una burla letteraria italiana» degli anni 90 messa in piedi da un «collettivo di artisti», nello specifico quattro scrittori che si firmavano Luther Blisset. Il giornalista si domanda se dietro alla misteriosa Q di Qanon non ci sia in realtà «…un burlone che stà cercando di estendere il raggio di azione di una beffa tratta da una finzione letteraria postmoderna»
https://archive.vn/sDlWE
Quando qui sarà tornato il mare libro del mese sul sito dell’associazione Re:Common, realtà con cui abbiamo collaborato più volte, che fa lavoro d’inchiesta su grandi opere inutili, imperialismo dell’industria energetica e aggressione neocoloniale ai territori:
https://www.recommon.org/il-libro-del-mese-quando-qui-sara-tornato-il-mare-storie-dal-clima-che-ci-attende/
Quando qui sarà tornato il mare citato anche in quest’importante pezzo di Giuseppe Luca Scaffidi:
La casa sconosciuta. Psicologia della trasformazione. Solastalgia e forme di adattamento al collasso dell’ambiente naturale