L’attesa è stata lunga, il tragitto periglioso, il lavoro faticoso, la situazione intorno quella che sappiamo, ma ormai, ecco, si può dire che ci siamo.
Giovedì 25 marzo 2021 arriva nelle librerie – che al momento restano aperte anche in zona rossa – il nuovo libro di Wu Ming 1: La Q di Qomplotto. Sottotitolo: QAnon e dintorni. Come le fantasie di complotto difendono il sistema. Lo pubblicano le Edizioni Alegre, conta 592 pagine ed è il risultato di quasi tre anni di lavoro tra ricerca, stesura, limature, controlli e aggiornamenti in extremis.
A essere precisi, è una sintesi di (almeno) venticinque anni di lavoro svolto nell’ambito del Luther Blissett Project, prima, e della Wu Ming Foundation, poi.
Se molti hanno scoperto QAnon solo il 6 gennaio scorso, con l’irruzione al Campidoglio di Washington DC, la sua storia è in realtà molto lunga, la sua genealogia ramificata e intricata, e in uno dei suoi intrichi ci ritrovammo coinvolti noialtri, quando eravamo più giovani.
Il sentiero che ci ha condotti a La Q di Qomplotto parte da quel giorno del 1996 in cui cominciammo a occuparci del caso Bambini di Satana. Non a caso il libro è dedicato a Marco Dimitri, morto il 13 febbraio scorso. Nel libro, tra le molte vicende raccontate, c’è anche quella che allora lo travolse.
Due parole su cosa c’è nel libro
L’autore è Wu Ming 1, l’opera è dunque solista, ma rende conto di un lungo lavoro comune. Di più: alcune parti del testo sono dichiaratamente frutto di scrittura collettiva.
Oltre al testo sulla bandella di copertina, per farsi una prima idea dei contenuti si può leggere l’indice definitivo (pdf). Come si vede, il libro segue le tracce di un gran numero di storie, spostandosi continuamente da una sponda all’altra dell’Atlantico.
Alternate alle storie – o meglio, innervate a esse – vi sono riflessioni, analisi, creazioni/distruzioni di concetti (molti li trovate nelle tag di questo post), numeri di magia, esperimenti e spin-off di altri libri, nonché suggerimenti e proposte su come andare oltre il fact-checking e il debunking.
Nella tetralogia di capitoli intitolata «In viro veritas?» si esprime anche una critica – materialistica, radicale, anticapitalistica – dell’emergenza pandemica. Emergenza la cui gestione non poteva che alimentare fantasie di complotto. Siamo grati a tutte e tutti coloro che nell’ultimo anno, discutendo su Giap, hanno aiutato a sviluppare il discorso.
Acquistare La Q di Qomplotto
Alla data di oggi quasi cinquecento persone hanno preordinato il libro dal sito di Alegre, e di questo le ringraziamo.
Per chi non l’ha ancora comprato, oltre all’ordine diretto le scelte a disposizione sono numerose.
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Come sempre, invitiamo a privilegiare le librerie indipendenti, ciascuna delle quali è un importante presidio di cultura e relazioni sul territorio.
Certo, a volte non è facile: non in tutte le zone ci sono librerie indipendenti, anzi, esistono zone d’Italia del tutto prive di librerie. Può inoltre capitare di essere lontani dalla propria libreria del cuore, perché emigrati o in trasferta di lavoro o bloccati chissà dove dall’emergenza Covid. Infine, i rozzi e stolti gestori di detta emergenza potrebbero anche aver di nuovo la rozza e stolta idea di chiudere le librerie, così, di botto.
In tutti questi casi è possibile usare Book Dealer, sito di e-commerce nato proprio per sostenere le librerie indipendenti. La procedura è molto semplice: si cerca la propria libreria preferita, si seleziona il titolo e si compra. Maggiori dettagli qui.
Naturalmente si può comprare La Q di Qomplotto anche in una libreria “di catena”. A quel punto, meglio se se ne ha a disposizione una “fisica”, cioè dotata di muri, pavimento e scaffali tangibili.
E se proprio si vuole ricorrere all’e-commerce più mainstream, beh, il libro è disponibile sui siti di IBS, Unilibro, Mondadori Store, LaFeltrinelli e altre librerie on line. Poi ci sarebbe l’immenzionabile, ma appunto, non lo menzioniamo. Men che meno lo consigliamo. Del resto, mica ha bisogno che lo consigliamo noi…
Cogliamo l’occasione per segnalare che La Q di Qomplotto è già su Goodreads e pure su Anobii.
Una discussione a partire dal libro
Ancora per chissà quanto non sarà possibile presentare libri coi corpi, nella condivisione di uno spazio fisico. Ragion per cui – è un discorso che abbiamo già fatto – toccherà spremersi le meningi.
Per l’intanto, il 12 marzo scorso Wu Ming 1 ha pre-presentato La Q di Qomplotto (in inglese) insieme a Florian Cramer, nostro vecchio sodale dei tempi blissettiani.
L’evento on line, naturalmente trasmesso solo in audio, si è svolto con la moderazione di Tatiana Bazzichelli e a cura del Disruption Network Lab di Berlino.
Per lo streaming dal canale di Disruption Network Lab, cliccare sull’immagine qui sopra.
Il podcast è disponibile su Radio Giap Rebelde. Ci si arriva da archive.org o da iTunes/Apple Podcast.
Bonus track (Aggiornamento 22/03/2021)
A partire da giovedì 25 marzo, chi acquisterà La Q di Qomplotto alla libreria Modo Infoshop di Bologna (via Mascarella 24/b) riceverà anche un opuscoletto della collana “Fotocopie”, realizzato ad hoc, intitolato L’elenco telefonico della Q di Qomplotto.
Si tratta dell’indice dei nomi, che per vari motivi Wu Ming 1 non ha potuto inserire nel libro, arricchito da una nota introduttiva (un dietro-le-quinte sulla stesura).
Chi non vive a Bologna e ha interesse a ricevere l’opuscoletto può contattare direttamente la libreria.
Integrazione: giovedì 25 marzo L’elenco telefonico della Q di Qomplotto sarà disponibile anche alla libreria Alegre di Roma, circonvallazione Casilina 72-74 (cioè al Pigneto). In regalo per chi acquista il libro, in vendita a €3 per chi il libro ce l’ha già.
Mi chiedo, leggendo, ascoltando e guardandomi in giro se la pandemia in corso non si presti in maniera esemplare a diventare l’evento/perno su cui ruota/ruoterà il meccanismo narrativo necessario a creare e/o rigenereare l’egemonia culturale necessaria a continuare ad estrarre profitto “ ’til the kingdom comes”. Come dice Florian Cramer durante la conversazione QAnon as a Paradigm for Future Social-media-driven Conspiracism: «…una nuova qualità di Qanon, se confrontato con il cospirazionismo in generale, è che la narrazzione non si basa più sulla dicotomia vero/falso oppure su affermazioni tipo “questa è la vera storia segreta” ma su un precetto: vi diamo degli indizi, fate poi voi le vostre ricerche” » Mi pare insomma che il “metodo Qanon” sia già molto presente e pervasivo nei nostri (di tutti) metodi di approccio all’informazione in generale e sulla pandemia in particolare e, di conseguenza, alla critica e/o all’eventuale dissenso.
è quello che sto verificando personalmente in queste ore/ giorni. per discostarmi da un approccio fideistico nella diatriba vaccino/no vaccino, con l’inerzia che mi spingeva a risolvere il problema e le tensioni correlate ( esistenziali, politiche, etc) con l’opzione vaccino, ho dovuto fare un passo oltre: uscire dalla semplificazione che attribuisce torti e ragioni da una parte e dall’altra in modo totalizzante, provare ad ascoltare esperti con diversi pareri, approfondire i problemi che dovrebbero essere all’origine delle varie divaricazioni, e vedere configurarsi piano piano una reale complessità, piani diversi del problema, apparire qua e la frammenti di verità e compresione , e alla fine comunque la necessità di una scelta, forse di una scommessa, infondata, dove ciò che si schiarisce piano piano sono solo i criteri che ne potranno essere alla base.
Buongiorno, in merito alla questione trattata dal vostro “La Q di Qomplotto” volevo solo segnalare questo articolo apparso il 20 marzo sul Guardian, edizione digitale: https://www.theguardian.com/us-news/2021/mar/20/revealed-man-behind-fast-growing-cult-becoming-the-new-qanon-sabmyk-network
Spero che all’interno del vostro volume si possano trovare delle piste, suggerimenti pratici, per intervenire attivamente nel contrastare il fenomeno della cospirazione come modalità di filtrare la realtà. Naturalmente ho già prenotato la copia del libro alla mia libreria di fiducia. Grazie ancora per il vostro lavoro.
Segnaliamo un aggiornamento al post qui sopra. Potremmo chiamarla «Operazione elenco telefonico».
Sabato 3 aprile h. 17:30 Wu Ming 1 intervistato su La Q di Qomplotto nell’ambito di «Viaggio al fondo del buco nero», speciale sul cospirazionismo in onda su Radio Frequenza Appennino.
Qui la presentazione dell’evento.
Qui il canale Telegram di RFA.
Su r/Qult_Headquarters, importante sub-reddit dedicato a QAnon e cospirazionismo in rete, si commenta la pre-presentazione del libro con WM1 e Florian Cramer.
https://www.reddit.com/r/Qult_Headquarters/comments/mbpbn9/the_q_in_qonspiracy_talk_with_wu_ming_1_about/
Dato che è stata menzionata anche nel sub-reddit mi azzardo a riproporre quì la domanda posta al termine della discussione tra WM1 e Florian Cramer, sperando che abbiate il tempo di rispondere e anche perchè credo sia importante considerando lo stato di forzata inattività che ci troviamo a vivere e la sensazione di scoraggiamento/impotenza che sembra provare la maggior parte delle persone con cui interagisco: esiste una relazione tra le fantasticherie di complotto e la teoria di Bejamin secondo la quale il fascismo, in modo particolare, cerca di ottenere il soddisfacimento nelle masse di necessità politiche fondamentali attraverso l’estetica e, in caso affermativo, esiste secondo voi la possibilità di un riscatto da tutto ciò attraverso l’estetica stessa, magari con caratteristiche diverse?
Nel libro non uso il concetto di «estetizzazione» (parlo di incanto, sublime, reincanto) e non incentro il discorso sul fascismo perché avrebbe seriamente limitato il discorso (un capitolo si intitola «Il problema non è solo a destra»). Ma quello che dici è praticamente il fulcro stesso della mia analisi, nonché di tutta l’ormai pluridecennale riflessione di Wu Ming sul mito, la mitopoiesi, l’andare oltre il debunking ecc. Riguardo a QAnon già nell’inchiesta uscita su Internazionale nell’ottobre 2018 avevo introdotto la questione sul come evitare la “cattura” del cospirazionismo tramite forme di reincanto “critico”, nel libro ho cercato di sviluppare il discorso, e a un certo livello, come mi ha fatto notare Mariano Tomatis, il libro stesso, nelle sue forme, cerca di essere una messa in pratica di quel che dice il suo contenuto. Siamo solo all’inizio, però. E non è un lavoro che possa essere fatto da poche/pochi.
(un capitolo si intitola «Il problema non è solo a destra»),quando fai questa affermazione,intendi la galassia “rossobruna”,o comunque quella parte di ex sinistra che ha riscoperto la sovranità nazionale come bandiera o intendi anche altro?,c’è poi una cosa che mi incuriosisce nella narrazione dei qanonisti le forze armate insieme a trump sono visti come i salvatori del mondo dai pedofili,ecco non può essere che queste teorie complottare, non solo in usa,ma anche in altri paesi derivino anche da settori di quel tipo lì magari deviati?,tu mi hai bacchettato quando io ho asserito che nel mondo fitness\palestre,non tutte naturalmente,quelle teorie insieme ad un certo darwinismo sociale imperano,però io viaggiando sulle pagine fitness dei social ne vedo molta di gente che fa affermazioni di quel tipo non solo sul covid,ma anche sui vaccini,su kalergi,sulla pena di morte,ecc…,poi mi domando ma questa è una semplice curiosità se davvero qanon sfonderà in europa visto che molti dei suoi target sono nazionalisti ed in certo senso anche antiamericani,e dall’altro se invece non finirà anche in usa visto che ha toppato diverse profezie…
Ragazzi, io ho lavorato anni per scrivere questo libro. Nel corso di questi anni ne ho anticipato e “testato” varie volte alcuni contenuti-chiave, qui su Giap ma soprattutto nelle inchieste uscite su Internazionale, erano praticamente degli abstract del punto a cui era arrivata in quel momento la riflessione, che è proseguita. Nel libro ho cercato di sviluppare ed esporre tutto nel modo più chiaro e utile. Adesso finalmente ‘sto benedetto libro esce. Non credo di essere particolarmente stronzo se vi chiedo di leggerlo, e di discuterne dopo averlo letto :-)
Ciao,
premesso che appena possibile comprerò il libro e cercherò anche di leggerlo (>500 pagine “tecniche” spero di farcela!), c’è una cosa che è un po’ che voglio chiedere sulla “ormai pluridecennale riflessione di Wu Ming sul mito, la mitopoiesi, l’andare oltre il debunking ecc.” che conosco poco (in pratica ti sto chiedendo un bignami) e che magari mi sarà più chiara dopo aver letto il libro ed è questa:
voi pensate che nell’andare “oltre il debunking” la mitopoiesi svolga la sua funzione grazie a “qualcosa” che va oltre gli aspetti prettamente materiali dell’esistenza e legati chenesò, a un’ipotetica capacità della mente e del pensiero “collettivi” di influenzare la realtà (pensiero parecchio new-age su cui non mi esprimo né in un senso né in un altro, ma che adesso che ci penso riguarda anche alcune delle cose dette da SteCon nei suoi post, credo), oppure pensate che la mitopoiesi funzioni “semplicemente” sulla base di meccanismi noti e assolutamente materiali e neurologici del funzionamento della psiche umana e li sfrutti per “aggirarli” e “aggirarne gli effetti” nell’ottica di “smontare” un mito avverso e i relativi effetti?
E’ una domanda che mi faccio da un po’, ma magari leggessi di più lo avrei già capito… :-)
Mi sa che c’è un equivoco, le pagine sono “tecniche” nel senso che per scrivere il libro ho usato delle tecniche, che sono anche tecniche letterarie, narrative. Non a caso è il “romanzo di un’inchiesta”.
Riguardo alla domanda, le fantasie di complotto, nonostante sembrino “contro”, rafforzano l’ideologia dominante, quella che giustifica gli attuali assetti sociali e ogni giorno opera per far percepire come accettabile e perfino “naturale” il sistema. Quando il malcontento è catturato dal cospirazionismo le persone si perdono in diversivi, surrogati di conflitto, false lotte, e quelle energie vengono sottratte al cambiamento. Debunkare le fantasie di complotto non incide minimamente su questo processo, anzi, incide ma nel senso che finisce per agevolarlo. Per questo bisogna imparare a parlare di tutto ciò in altri modi, e trovare prassi che vadano oltre il debunking. Nel libro provo a fornire spunti utili ad avviare questo percorso.
Grazie, e scusa per l’equivoco sul “tecniche”: quella che voleva essere una “diminutio” mia e delle mie capacità umanistiche (prima o poi me lo toglierò sto vizio dei disclaimer, dei preamboli e delle excusatio non petite) è venuta fuori malamente come se quello fosse un “problema” del libro. Scusa.
Grazie comunque della risposta, ora ho ancora più voglia di comprarlo e di approfondire tutto il discorso, sperando così quando farò i prossimi commenti di entrare meglio nel merito.
Mancano ancora più di 200 caratteri e sto commento è forse inutile, ma volevo rimediare all’equivoco anch’io. E i caratteri non bastano ancora, ne mancava 1
Nessun bisogno di scusarsi, ci mancherebbe, tanto più che ho pensato di non aver comunicato bene io cosa intendessi con “tecniche”. Quando diciamo che in un libro che in teoria sarebbe saggistica usiamo tecniche letterarie intendiamo che l’esposizione/argomentazione è sempre anche narrazione e dunque usiamo “congegni” come l’inizio in medias res, la storia-nella-storia, la mise en abyme, il gioco coi cambi di registro, l’anticipazione, il “cliffhanger” ecc.
Aggiornamento: nella giornata di domani, giovedì 25 marzo, il libretto L’elenco telefonico della Q di Qomplotto sarà disponibile anche alla libreria Alegre di Roma, circonvallazione Casilina 72-74 (cioè al Pigneto). In regalo per chi acquista il libro quel giorno, in vendita a €3 per chi il libro ce l’ha già.
L’inqursione per la Q di Qomplotto – libraio per un giorno
Oggi tra le 11.00 e le 13.30 e tra le 15.00 e le 18.30 Wu Ming 1 sarà alla libreria Alegre, circonvallazione Casilina 72/74, Roma (al Pigneto, insomma).
Una curiosità: la notizia riguardo l’autore del pamphlet Il nome multiplo di U.E. era stata già data? Allora l’avevo letto con interesse e mi ricordo che era diventato un caso enorme. Poi, chiarita l’estraneità di Eco e i nomi degli autori di Q, il pamphlet entrò in una zona d’ombra. Apprendo solo ora chi era veramente l’autore e il significato di K.M.A. :-D
Ho visto che anche Wikipedia sulla pagina dedicata a Luther Blissett non da indicazioni al riguardo:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Luther_Blissett_(pseudonimo)
“Alcuni intellettuali hanno ravvisato in Luther Blissett delle coincidenze con il pensiero di Umberto Eco. Il settimanale tedesco Der Spiegel, nel numero del 26 maggio 1997, trattando del dinamismo di Blissett in Germania, indicava apertamente Umberto Eco tra i precursori del progetto. Nello stesso anno, veniva pubblicato sul web un pamphlet anonimo firmato “KMA”, intitolato Il nome multiplo di Umberto Eco, pubblicazione anti-Blissett ascrivibile al cospirazionismo di estrema destra.”
«la notizia riguardo l’autore del pamphlet Il nome multiplo di U.E. era stata già data?»
No, su quella vicenda il libro fa rivelazioni sinora inedite. Nel testo principale e in nota.
Domani, mercoledì 31 marzo 2021, alle h.16 Wu Ming 1 sarà ospite della trasmissione Fahrenheit di Radio 3, dove presenterà La Q di Qomplotto rispondendo alle domande di Loredana Lipperini.
Ho il libro in lettura, sono a pagina 296, sull’invito al re-incanto consapevole, e sta rispondendo in pieno alle mie attese: ricostruzione e ragionamento su un fenomeno in pratica “culturale” che è allo stesso tempo familiare ed enigmatico. Fin qui tutto sembra indicare come la matrice abbia una forte impronta nordamericana, un grado di autosuggestività psicogena che “da noi” sembra avere meno emuli e meno cruenti. I danni nostrani sono politici e sociali, e interpersonali: ho ben chiara la mia frustrazione quando, provando a riflettere con alcune amicizie e conoscenze delle conseguenze inevitabilmente grottesche dei loro assunti cospirazionisti a social aperto, mi guardano con l’animo afflitto per il mio non-conoscere-la-verità, cioè non bazzicare le stesse catene WhatsApp e le stesse bolle Facebook, e magari fossero dei soliti visionari oscurantisti per partito preso: sono persone di buon carattere e spesso, ma non sempre, che non hanno avuto accesso a una istruzione di qualità o anche solo aggiornata (neanche io l’ho avuta, ma poi ho avuto i libri). Un grazie e un saluto.
Grazie a te! Sicuramente la sintesi operata da QAnon nel periodo 2017-2019, che descrivo nella parte che hai letto sinora, è molto nordamericana, non ci piove. Però sia guardando all’indietro sia guardando intorno vediamo che i materiali ricombinati sono europeissimi, fanno parte della nostra storia e della nostra cultura, più andrai avanti e più parlerò di questo, soprattutto nella seconda parte. Infatti nel corso del 2020 QAnon ha prodotto sintesi diverse in Europa, ad esempio in Germania. Dunque non parlerei tanto di “emuli” nostrani, quanto di “cugini” che si guardano da due rami dell’albero genealogico. Delle due, anzi, sono “gli americani” a essere in parte epigoni e in parte sviluppatori di fenomeni e bad trip nostrani. Sulla cruenza, ricordiamoci di Tobias Rathjen e di Anders Breivik, e anche del nostrano Luca Traini, che non ha fatto una strage per pura botta di culo delle sue vittime. Tutti loro erano sospinti da fantasie di complotto, e in particolare Rathjen da fantasie in gran parte coincidenti con QAnon…
Ho concluso il libro da forse meno di un’ora, i capitoli balestriniani sono di grande bellezza e efficacia, se posso qualcosa del mordente si allenta durante la maratona-della-digressione, che sa un po’ di versione accelerata – con per inteso che 1) non è che in un libro solo si possono scrivere tutti i libri che andrebbero scritti; 2) e qualcuno di quegli altri libri in effetti è stato già scritto, quindi l’invito è di andarselo a leggere – e che un altro po’, e ci sta tutto, sa di resa dei conti in sospeso. È un libro su molte cose e per fortuna non su QAnon soltanto, mostrando come QAnon sia l’ennesimo ritorno, certo con le sue specifiche dovute principalmente alle nuove tecnologie a disposizione, delle pessime fantasie che non possono essere mai debellate del tutto: per quante volte il cacciatore spari al lupo in finale di favola il lupo sarà di nuovo lì ogni prossima volta che a Cappuccetto tornerà voglia di inoltrarsi in un bosco e forse la sciagura più grande sarebbe se a Cappuccetto non tornasse più voglia. Mi colpisce in particolar mondo la responsabilità-della-invenzione: sono tempi in cui ci dicono in tutti i modi che la letteratura è morta, che il racconto non racconta più niente, e poi siamo sempre alle prese con la stessa minaccia: le storie, quando non vengono riconosciute per ciò che sono e dunque delle storie, infrangono il limite della pagina e diventano vere-presenze mai innocue, d’altronde innocue non lo sono mai, né fuori dalla pagina né dentro. Un altro grato saluto, specialmente per la voglia ritrovata di leggere altro dei Wu Ming (il mio primo-e-ultimo, per ora, è stato il fantomatico e ormai famigerato “Q” del ’99).
I capitoli balestriniani sono stati un azzardo ma sentivo necessario scrivere così e soltanto così la cavalcata che conclude la prima parte. Mi fa molto piacere che ti siano piaciuti e sono molto curioso di sentire altri pareri al riguardo.
Allora mi butto:
Li ho trovati molto efficaci per trasmettere il senso di accumulo di eventi e riflessioni sugli eventi che si sono succeduti in un priodo in cui, secondo la vulgata del virocentrismo che il libro si era appena lasciato alle spalle, non stava succedendo niente che non riguardasse la pandemia, anzi “il virus”. Ma la tecnica, nel secondo capitolo, si presta anche a trasmettere l’idea (esplicitata in apertura di capitolo) che sì, erano successe anche quelle altre cose che andavano riportate, ma che non mutavano la natura di quanto riferito su QAnon e le fantasie di complotto. E poi questa cavalcata mi sembra corrispondere, simmetricamente, al finale della seconda parte (spoiler) con le esplosioni che preparano al risveglio. Così la prima parte si conclude con la spossatezza e il burnout, mentre la seconda con una giornata di sole. Il sole dell’avvenire, mi viene da scrivere con un po’ di retorica, quello in cui per parlare del capitalismo e dei suoi dispositivi si usano l’imperfetto e il trapassato prossimo.
Grazie per le osservazioni più che acute. In particolare, nell’ultima riga hai colto perfettamente il punto riguardo all’uso “idiosincratico” dei tempi verbali, in Un viaggio che non promettiamo breve e ne La Q di Qomplotto.
La primissima recensione de La Q di Qomplotto.
Oggi sul Fatto Quotidiano Gad Lerner recensisce La Q di Qomplotto a tutta pagina definendolo «formidabile inchiesta».
Ieri Wu Ming 1 è stato ospite della trasmissione Fahrenheit di Radio 3.
Oggi le Edizioni Alegre pubblicheranno sui propri canali web la prima puntata dell’audioserie La Q di Podqast, in cui WM1 approfondisce i temi del libro dialogando con interlocutori e interlocutrici. Si comincia con una chiacchierata tra WM1 e Mariano Tomatis. Titolo: «Magia».
Tra poco, h.10, in onda sulla webradio RKO la prima parte di una lunga intervista a WM1.
https://rkonair.com/2021/03/31/la-q-di-qomplotto-diqotomiqo-intervista-wu-ming-1/
Nel pomeriggio pubblicheremo qui su Giap uno speciale con tutti questi (e altri) materiali.
Qui lo speciale.
https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/04/prima-ondata-q-di-qomplotto/
Frequentando e commentando su Giap sarò “di parte”: mi associo a ciò che ha già detto Mariano Tomatis: libro eccezionale. Per moltissime ragioni, una su tutte: gli attrezzi che mette a disposizione, gli svariati concetti nuovi, funzionali, necessari che propone, ne cito solo uno, sperando di non “spoilerare”: ratiosuprematismo. Insomma, «son roba importante che servon sempre», i concetti, quindi grazie, gran bel lavoro, mi ha stimolato intellettualmente come poche altre proposte culturali erano riuscite a fare negli ultimi mesi.
Ho apprezzato lo sforzo creativo in maniera particolare in quanto mi trovo a ragionare spesso in lingua madre, l’italiano, mentre la mia vita materiale è immersa nella cultura anglosassone. Qanon appestava l’atmosfera del regno da tempo e nonstante avessi letto e ascoltato molto materiale interessante, spesso validissimo, mi sembrava esserci sempre come uno scarto o un non detto, che le analisi fossero sempre un po’ parziali. Per me ha quindi rappresentato un lavoro di inchiesta ampio ed essenziale. Maneggiare concetti mi è sicuramente più semplice in italiano, quindi ri-grazie perchè sono convinto che l’esperienza di lettura tornerà salutare sia “on the road” che per riflessioni a carattere più personale.
Aggiungo solo un paio di cose: l’autoradio di Armstrong e la battuta di Diotallevi sul cane sodomizzato mi provocano ancora attacchi di riso improvvisi e, considerando gli argomenti trattati, direi che vuol dire molto. Efficace poi, sempre per quanto mi riguarda, l’ambientazione onirica; l’aver “ritrovato” insieme, in un altro “luogo”, Belbo e Diotallevi è stata un esperienza decisamente incantevole.
In chiusura, riguardo all’oggetto libro: azzeccatissima la foto di copertina ma c’è un difetto d’impaginazione di alcuni capitoli nella mia copia che sono inclinati a sinistra.
Grazie, Dude, della bella recensione!
Per quanto riguarda le pagine inclinate, scrivi ad Alegre specificando quali sono così fanno una verifica, può esserti capitata una copia di prova delle prime uscite, finita per errore tra quelle da inviare. redazione@edizionialegre.it
Un oggetto narrativo non identificato denso come un cubo di osmio 18x6x26.
Andrò un po’ fuori tema, chiedendoti, Wu Ming 1, quali siano le probabilità di vedere, un giorno, una traduzione inglese di questo libro/manuale. Lo riterresti un’officina tascabile utile anche all’estero?
Restando in tema di traduzioni, considerato che giap nasce come blog letterario, come vi ponete voi, da autori, nei riguardi della discussione che sta animando molto il mondo della letteratura oggigiorno, in merito a chi dovrebbe tradurre cosa?
Potrebbe essere tema di un articolo su giap a se stante?
Saluti a tutte e tutti.
Poiché su Giap non incoraggiamo le andate fuori tema, sul tuo vero OT non rispondo :-)
Invece sul tuo non-OT (annunciato come tale ma non lo è), rispondo che al momento LQdQ è in lettura presso due editori angloamericani, uno francese, uno olandese, uno tedesco e uno spagnolo. Io ritengo che il libro debba circolare anche fuori dall’Italia e spero che lo faccia: l’inventario di concetti, la descrizione delle dinamiche e la genealogia tematica di QAnon non sono pensati per l’Italia e basta, ma intervengono direttamente – sovente a gamba tesa – nel dibattito internazionale sul cospirazionismo.
Finito di leggere ora.
Volevo complimentarmi per l’enorme e complesso lavoro di ricerca di questo ennesimo oggetto narrativo non identificato, che spero possa essere tradotto in più lingue possibili, visti i numerosi temi trattati. Il libro è una scoperta continua pagina dopo pagina del fenomeno LPR a livello storico, antropologico, socio-culturale di origine più europea. Vista anche la mia età non ero a conoscenza di molte attività dei Luther Blissett, per non parlare della minuziosa ricostruzione storica dell’origine del complotto giudaico-cristiano fino ad arrivare ai giorni nostri, impressionanti i revival che si hanno leggendo il libro.
Mentre leggevo i capitoli sulle “caccia alle streghe” in Italia ed Europa durante lo Stato Pontificio, pensavo alla bolla papale del Papa Giovanni XVII “Super illius secula” del 1326 la quale prendeva di mira, (forse per la prima volta?) le comunanze dei Monti Sibillini, in particolare la zona di Montemonaco e il Lago di Pilato considerate, attraverso il passaparola e la leggenda, zone dove si praticava la stregoneria e dove confluivano eretici, maghi e fattucchieri da tutta Europa.
Anni fa a una presentazione di un “Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav” al Sisma di Macerata ti regalai un libro “La Sibilla Appenninica di Luigi Paolucci, 1967. Spero ti sia stato utile :)
Importantissimi e vitali i numerosi richiami letterari presenti nelle note e durante la lettura del libro, fondamentali per approfondire l’argomento in futuro.
In particolare chiedo gentilmente se qualcuno ha una copia dei due testi pubblicati da DeriveApprodi ormai più di venti anni fa:
1) Nemici dello Stato: Criminali, mostri e leggi speciali nella società di Controllo, 1999.
2) Comunicazione-Guerriglia, Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione, 2002.
Grazie di tutto.
Il riferimento alle Comunanze dei Monti Sibillini crea un insolito – ma in fondo prevedibile – collegamento tra i due libri appena usciti dalla nostra bottega: La Q di Qomplotto e l’edizione aumentata del Sentiero degli Dei. In uno dei paragrafi che ho aggiunto alla nuova edizione, c’è questo passaggio, a proposito dell’Appennino e del suo rapporto con le città di valli e pianure:
“Una lunga storia di proprietà collettive, di beni comuni, di villaggi che gestiscono i loro pascoli, di usi civici della legna e delle acque, di una diversità economica e sociale che ha cercato di resistere agli appetiti della città, al tentativo di controllare le risorse della montagna, di conquistare valli remote, di reprimere quelle forme di organizzazione, considerate devianti.
Augusto Ciuffetti ricorda che la bolla papale di Giovanni XXII Super Illius Specula, del 1326, considerata l’atto fondativo della caccia alle streghe, indica nelle comunanze dei Monti Sibillini un luogo di ritrovo di maghi e streghe, catari ed eretici, impegnati a lanciare incantesimi per avvelenare il sommo pontefice.
Nello spirito “facciamo-da-noi”, nell’autogestione e nella resistenza dei montanari, i poteri della città hanno sempre visto un nemico da sottomettere, con la violenza, la diffamazione, l’isolamento, la lusinga e il denaro.”
Esatto, scusami per gli errori di battitura andavo di fretta, parlavo di Papa Giovanni XXII che penso da avvio alla caccia alle streghe facendole rientrare nella santa inquisizione avviata invece da Papa Innocenzo IV nel 1252 in Italia con la bolla papale “Ad exitrpanda” tra le Marche, Romagna e Lombardia prendendo di mira non soltanto le donne, ma anche le confraternite che seguivano fedi “pure”, essenziali e povere. Un libro per me illuminante è stato il racconto storico di Sebastiano Vassalli “La chimera”, dove vengono ripresi molti aspetti sulla caccia alle streghe, il ruolo della donna nelle piccole comunitá e nel teatro Medioevo, la creazione dal nulla attraverso le torture di argomentazioni cospirativi e di stregoneria sviscerati magistralmente nel libro La Q di Qomplotto. Il primo libro che ho letto in vita mia, ed un cerchio lungo 15 anni. Mi avete fatto viaggiare con la mente, cosa rara di questi tempi.
Grazie per i link, 30€ sono sempre ben spesi per i libri. ;)
Non lo so se c’enta ma avrete visto che è appena morto Marshall Sahlins che è stato forse il “nemico” numero 1 della scuola di Chicago e sostanzialmente del paradigma imperante della razionalità economica e, in definitiva, della superiorità dell’organizzazione capitalistica rispetto a tutte le altre. In una visione “pacificata” dello sviluppo in cui i più forti vincono perché sono più bravi e fanno il bene comune e non perché uccidono e devastano. Era il maestro di Graeber e “L’economica dell’età della pietra” è un libro bellissimo a prescindere dalla tesi, forse più di “un grosso sbaglio” di cui è abbastanza nota la conclusione, che avrete letto in questi giorni: “La mia modesta conclusione è che la civiltà occidentale sia stata fondata su un’idea erronea e perversa di natura umana. Insomma, scusateci, ma ci siamo proprio sbagliati”
Chiedo scusa sia dell’OT (forse) che dell’abuso di virgolette (soprattutto).
Nemici dello Stato lo trovi qui.
Per quanto riguarda Comunicazione-guerriglia, invece, in questo momento ce n’è una copia in vendita su Maremagnum.com ma a 30 euro!
Sono a poco più di metà (in viro veritas/2), ma vorrei provare a buttare qualche commento a caldo – cosa che spero sia informativa di per se stessa anche se cambiassi completamente idee e prospettive alla fine del malloppo.
Volume spettacolare, quel tipo di volume che non tanto porta fatti nuovi, ma _mette a fuoco_, _rivela relazioni implcite_ e _codifica_ idee che già intuisci: “ratiosuprematismo” è una parola bellissima e da sola vale di venti euro dati al libraio.
Sui “bucatori di palloncini” mi ero già espresso parlando del burionismo in un commento su giap, ma quel commento l’ho riscritto otto volte e _non avevo la parole_ per dire _perchè_ intuivo da tempo come il blastatore di turno fosse nocivo, girando intorno al punto ma mai centrandolo.
Grazie, Uno: ora ho una parola per pensare – e Orwell ci insegna che è fondamentale.
Un altro “a-ha moment” è stato quello sulle fantasie di complotto assolutorie a sinistra (e.g. l’elite britannica che vende pound allo scoperto).
Avendo una cassetta degli attrezzi limitata, specie per la realtà britannica, le vedevo come mere esagerazioni.
Deliziosi i riferimenti a Gramsci ed Eco (adoro da sempre il Pendolo).
Ho invece notato – almeno fin qui – l’assenza del Vonnegut di Cat’s Cradle.
Uno, non ti è davvero mai passato per la testa nello scrivere?
Gli abitanti di San Lorenzo praticano _tutti_ una religione _smark_.
“Essere smark” e il reincanto consapevole in un certo senso _è_ il tema del libro, dalla primissima pagina.
Ed è poi di sorprendente attualità lo scenario apocalittico, i modi della sua evoluzione e le strategie di “coping” dei protagonisti (mi è sempre rimasta impressa la frase che Mona dice al protagonista nel rifiutare il sesso, mostrando i limiti del (re)incanto – i limiti della crescita? – e riconducendo il simbolico alla terra viva).
Un altro riferimento di attualità che mi sarei aspettato vedere è Wells: non tanto Morlock ed Eloi, quanto il fatto che, se ne La Guerra dei Mondi i patogeni riescono a segare le gambe ai colonizzatori, qui nel mondo vero essi sono così persuasivi da garantirsi la collaborazione degli uomini, che arrivano a vietare i girotondi ai propri bambini per da permettere alle macchine marziane – fenomenali “impollinatori” di patogeni – di continuare a funzionare, estrarre il sangue e spargere erbaccia rossa.
(L’analogia ha un chiaro limite, ma che diavolo, mica posso fare tutto il lavoro io ;-)
Eh, compagno Rinoceronte, prova a immaginare quanti potenziali riferimenti e “ganci” ho dovuto lasciar fuori perché il libro avesse solo seicento pagine anziché duemila o tremila… :-)
Forse è meglio così, in effetti.
Personalmente non avrei beneficiato da richiami a roba che conosco, e che immagino siano patrimonio di molti altri lettori e giapster, quanto ho beneficiato dal capitolo, solo in apparenza il più superfluo, sui Beatles.
Non tanto su Paul-is-dead, ma sul fenomeno della Beatlemania e sui tratti della produzione artistica già evidenti nei primi 45 giri, di cui guardacaso mi sono ritrovato a scrivere recentissimamente altrove, ancora una volta senza riuscire a mettere a fuoco.
Una unica, davvero minuscola, contestazione invece mi sovviene ora: confesso non mi sono sentito saziato delle righe in cui liquidavi in fretta la seducente teoria per cui i lavoratori migranti possano abbassare il livello della contrattazione.
È vero, nel merito, che la non abbondante ricerca tende a mostrare un effetto minimo (ma più pesante per le fasce a basso reddito), ma mi sarei speso di più.
Comprendo come la tesi che si vuole falsificare possa corrispondere all’intuizione di qualcuno: io stesso sono stato migrante tra regioni d’Italia e poi dall’Italia all’estero, e ogni volta ho preso delle sòle gigantesche appena arrivato, anche accettando cose che non avrei accettato in patria dove avevo una rete di supporto familiare-amicale.
(Sì, è molto facile che la ragione sia che sono fesso io, ma sorvoliamo.)
Limitarsi a obbiettare che alle code della distribuzione possano esistere individui molto attivi nella lotta una volta _dentro_ il sistema e con uno stipendio da fame con cui mantenere la famiglia (cosa anzi compatibile con l’intuizione di cui sopra), mi è parso mancare il vero punto.
Nessuna contestazione, _evidentemente_, su come le varie “soluzioni” dal sapore razzista o esclusivo vadano ad “abbaiare sotto l’albero sbagliato”.
A questo proposito, c’è un ramo parallelo di discussione che forse andrebbe approfondito, specie alla luce del fatto che “diversity” è la nuova parola-feticcio del neoliberismo (quali sono le implicazioni?), avendo “sustainability” esaurito la sua carica: https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0019793915602253
Però la contestazione en passant – la faccio en passant perché per il resto rimando ai chiarissimi scritti di Vanetti – è più specifica. Riguarda la conclusione politica che questo o quel rossobruno trae da una narrazione essenzialista. La narrazione secondo cui il lavoratore italiano sarebbe meno disposto di quello immigrato ad accettare salari bassi, un certo livello di sfruttamento, vessazioni degradanti ecc. Questa è una fola, smentita ogni giorno dalle condizioni in cui moltissimi lavoratori nostrani – precari, precarissimi, “sommersi”, in nero, sottopagati, sotto ricatto ecc. – lavorano, e non certo per colpa dei migranti, visto che la ristrutturazione/destrutturazione del mercato del lavoro e la sconfitta storica della classe operaia italiana sono cominciate da ben prima che l’immigrazione da altri paesi divenisse un “tema”.
La conclusione tratta da questa premessa falsa fa il gioco dei padroni, va nella stessa direzione del sistema: impedire la solidarietà e la lotta comune tra salariati autoctoni e immigrati, aizzando i primi contro i secondi perché presuntamente portatori di diversi interessi. Per sostenere questa posizione si ricorre persino a citazioni estrapolate di Marx, ad esempio una sua lettera sull’odio anti-irlandese tra gli operai inglesi, dove però diceva l’opposto di quel che i “sovranisti di sinistra” gli fanno dire.
Ai tentativi padronali di dividere i lavoratori – sia gli occupati tra loro, sia gli occupati contro i momentaneamente non-occupati – le forze di classe hanno sempre risposto cercando di unirli.
Per non andare OT in questo thread, consiglio di commentare sotto la mini-serie di Vanetti linkata sopra, da cui è nato il libro La sinistra di destra a cui rimando ne LQdQ.
Approfitto di questa sequenza di interventi per segnalare una quisquilia che mi ha colpito.
A pagina 450 durante il godibilissimo dialogo onirico Belbo riassume la posizione degli autori del Mattino dei Maghi in questo modo “… ti apro la porta del club e sul uscio ti attacco bottone, affascinandoti pure… per dirti che comunque resti fuori”.
Più corretto rispetto alla metafora del club sarebbe ricorrere alla figura del privèe, io ti faccio entrare nel club, dopo che hai fatto la fila e pagato il biglietto, ma sarai confinato ad uno spazio subalterno rispetto a quello delimitato in cui si muoveranno i VIP che potrai comunque guardare, senza interagire.
Però, però… Nel mondo prefigurato da Pauwels e Bergier i «vip» – l’élite tecnocratica illuminata che amministra il Sapere e regge le sorti del mondo – sono nascosti, non è che sei nello stesso club ma non puoi interagirci: non puoi nemmeno entrare a vederli, non sai chi sono, ti basti sapere che esistono, dietro quella misteriosa porta, e sono dei gran fighi.
Alla luce della lettura di LQdQ e della appena iniziata lettura del buon libro di Stefania Consigliere, ho trovato abbastanza interessante questo pezzo di Bevilacqua su il manifesto circa la confusa bagarre sull’agricoltura biodinamica – che Wikipedia stamani riporta essere “l’agricoltura biologica con un po’ di riti in più” – e la levata di scudi da parte di alcuni noti “megafoni della Scienza” (trovatemi un’altra espressione, per carità, che non sia “divulgatori” perchè la divulgazione non si fa col megafono).
https://ilmanifesto.it/gli-improvvisati-esperti-di-agricoltura-biodinamica/
Confesso che ho la sensazione che ci sia qualcosa che mi sfugge riguardo all’intera faccenda, compreso l’articolo, ma non riesco a restringere il campo.
Vorrei segnalare il lavoro di Silvia Federici da leggere insieme a LQdQ; sarei anzi curioso di sentire l’opinione di WM1 in merito, ci sono punti in cui sembrano sempre lì per toccarsi.
Questa review (che a volte sembra non capire il punto, anche se alcune critiche le trovo condivisibili) e questo video fanno un rassunto discreto di alcuni punti centrali in un’opera IMHO meritevole di lettura:
https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0141778919887930
https://web.archive.org/web/*/https://www.youtube.com/watch?v=tmk47kh7fiE
—
Re-enchanting the World [is] Federici’s contribution to contemporary discussions around the notion of the commons. Commons are a form of self-governance, resources held by a community, managed by the people who use them.
[…]
Federici stresses that the commons are not only a set of resources but more importantly a set of social relations. The central claim in Federici’s argument is that capitalism relies on enclosures, that is, privatising resources and using violence to destroy the communities that had previously used them.
[_And_ privatising relations, ndRino]
[…]
The practice of magic is “the refusal of work in action” […]
Like a lot of spiritual practices, it can be about community and solidarity, but it’s also the _refusal of an explanation_ […]
[…]
Witch Hunts were key to cementing [the role of] women [in] the domestic sphere even moreso than before, only this time with a twist: whereas under feudalism you might have kids and they could help you on your land or with your trade, under capitalism, your kids go and work for somebody else to put money in their pocket.
Women were, expected to – unpaid! – reproduce and rear the next generation of workers […] in the Marxist jargon, [Federici] says the Witch Hunts were a form of “Primitive Accumulation”.