Romanzo che nel frattempo è stato pubblicato anche in catalano da Tigre de Paper e in castigliano da Anagrama, e ci fa molto piacere il successo di critica e pubblico che sta avendo nello stato spagnolo e in alcuni paesi dell’America Latina.
Cogliamo dunque l’occasione per segnalare, in calce all’usuale florilegio di recensioni italiane, un pugno di reseñas iberiche e transatlantiche.
Hanno scritto di Proletkult:
«Da un lato c’è l’autunno terminale di Bogdanov (e sullo sfondo tra la folla dei figuranti si vedono i segni della prima glaciazione staliniana), dall’altro l’irruzione di una revenant, fragile e ostinata silfide dell’utopia, che sembra direttamente uscita dalle pagine di Stella rossa nei modi di una promessa di umana alterità o di un pegno poetico.
Le due sequenze si incontrano, si armonizzano senza tuttavia contaminarsi come accade di regola nelle misture postmoderne. Lo stile è sobrio, controllato e scandito dal ritmo equanime che è la cifra di Wu Ming. Vi si irradia l’eco di un conflitto secolare, i riflessi tuttora persistenti di un grande bagliore, le fisiche ustioni di quanto fu detto “il sogno di una cosa”, se non altro a ricordarci che noi non viviamo, qui e ora, nel migliore dei mondi possibili.» (Massimo Raffaeli, Il Venerdì di Repubblica)
«Come sempre accade con la fantascienza migliore, siamo davanti a un’opera politica e non dovrebbe sorprendere che rechi la firma, sebbene sotto pseudonimo, di autori italiani. Il collettivo Wu Ming, che con il suo attivismo si colloca in una precisa area politica, facilmente identificabile quanto scarsamente rappresentata, non poteva scegliere dimensione migliore per inaugurare il nuovo corso dopo la fase del romanzo storico. Gli omaggi dichiarati a Ursula K. Le Guin e a Walter Tevis (ma anche a David Bowie e al suo Uomo che cadde sulla Terra, alla cui figura il personaggio di Denni è inequivocabilmente ispirato), oltre che alla fantascienza di Aleksandr Bogdanov, impreziosiscono una linea di ascendenza diretta con il filone più politico del genere […] La fotografia di Lenin è sbiadita, ma nessuno ci impedisce di girare altre bobine e montare il girato secondo il nostro gusto. Una rivoluzione non è bastata. Cento film, cento libri, cento poesie o cento canzoni possono essere un buon inizio per preparare le prossime cento.» (Giovanni De Matteo, Quaderni d’altri tempi)
«[I precedenti romanzi di Wu Ming] costruivano sempre e comunque dei periodi ipotetici dell’irrealtà. Proletkult opera in questo senso un cambiamento profondo, poiché intreccia ad un what if dell’irrealtà un’altra tipologia di periodo ipotetico, della possibilità. Proletkult, infatti, può anche essere letto come un romanzo “storico” che si interroga su che cosa sarebbe successo se il progetto culturale del Proletkult, e non la centralizzazione burocratica, avesse guidato la rivoluzione russa. Ma il punto di vista di Denni appartiene ad una società “del futuro”, più avanzata sia rispetto a quella russa del 1927 sia alla nostra. Questo spostamento in avanti attiva un altro livello di ipoteticità potenziale, un livello che spinge ad immaginare concretamente anche le conseguenze delle nostre azioni nel futuro. La prospettiva dell’esaurimento delle risorse nacuniane appartiene ad un futuro che è il nostro futuro, il futuro del nostro modello di sviluppo dominante. La cooperazione tra Denni e Bogdanov è la cooperazione postumana a cui dobbiamo eticamente aprirci noi, oggi. Il what if di Proletkult articola periodi ipotetici diversi, che lasciano all’evoluzione degli eventi una forte dose d’imprevedibilità: che cosa succederà se non lavoriamo insieme per trovare forme di sviluppo più sostenibili?» (Paolo Saporito, La Balena Bianca)
«Wu Ming prosegue sulla strada inaugurata venti anni fa esatti con Q (a colui che fu l’editor di quel romanzo, firmato ancora come “Luther Blissett”, Severino Cesari, scomparso nel 2017, Proletkult è dedicato) e che sempre più sembra andarsi colorando di fantastico […] riferimenti a situazioni storiche, a personaggi autentici, cui si sovrappongono sottili distorsioni nel tessuto del reale, che alterano la percezione del lettore, sollecitato a chiedersi di continuo se quanto viene narrato sia accaduto davvero oppure se sia invenzione, e, in questo caso, quanto sia verosimile. Tutto ciò porta a considerare la realtà sotto altra luce: la storia così come la conosciamo non è necessariamente quella reale, e nemmeno l’unica possibile, e se il passato può andare/essere andato altrimenti, tanto più può andare altrimenti il presente.» (Alessandro Fambrini, Pulp Libri)
Alcune recensioni in catalano, castigliano ed euskera:
■ Víctor García Tur, «Camarada Bogdanov», El Pais (edizione catalana), 16 aprile 2021
■ Nicolás Román, «Ciencia ficción y socialismo: Proletkult, la batalla cultural», Rosa, rivista di sinistra cilena, 22 marzo 2021
■ Julen Azpitarte, «Marxismo martetarra», Argia, settimanale in lingua basca, 22 novembre 2020
■ Jordi Montell Arroyo, «Proletkult: què fer després d’una revolució», Núvol, rivista culturale catalana, 5 novembre 2020.
Scarica Proletkult:
ePub – Kindle (Mobi) – Kindle (azw3) – Pdf
Ricordiamo che i «Titoli di coda» sono a parte –> «I marziani e i titoli di coda. Fonti, spigolature e approfondimenti dall’officina di Proletkult»
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Post Scriptum
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