«Il 9 agosto presso il circolo anarchico Berneri di Bologna si è tenuta un’assemblea autoconvocata di antifasciste contro il greenpass. All’assemblea erano presenti persone di varie realtà antifasciste di Bologna e dintorni. L’assemblea è durata tre ore, durante le quali si è ragionato su un documento da far circolare, che permetta di scindere i discorsi sul vaccino da quelli sul green pass, ponendo al centro il fatto che il pass è un dispositivo di controllo e digitalizzazione che riguarderà le vite e i diritti di tutti, vaccinati e non vaccinati. Con tutte vorremmo continuare a confrontarci. Una mobilitazione contro questo dispositivo è urgente e fondamentale.»
Quest’assemblea e il documento che ha prodotto – diffuso come infografica, vedi sopra – sono un segnale importante. Segnale che attendevamo da tempo: per udirlo, qui su Giap, abbiamo tenuto collettivamente in allenamento le orecchie. E, come mostriamo sotto, non è l’unico. Forse davvero si sta muovendo qualcosa.
In Francia quel «qualcosa» si muove da tempo, e su ben altra scala. Sono contrari al pass sanitaire e alla gestione securitaria della pandemia non solo tutti i partiti di sinistra – France Insoumise, il Partito comunista francese, il Nouveau Parti Anticapitaliste e Lutte Ouvrière – ma anche il più grande sindacato intercategoriale, la CGT, e il sindacato contadino Confederation Paysanne, oltre naturalmente – avverbio che qui in Italia non potremmo usare – alle più svariate realtà di movimento, anticapitaliste e della critica radicale.
Collettivi di compagne/i intervengono alle manifestazioni contro il pass per non lasciare spazio a soggetti più ambigui o di destra, e per fornire letture diverse da quelle di certo cospirazionismo sui vaccini. Sui siti “di movimento” francesi è normale trovare letture molto vicine a quelle che su Giap portiamo avanti dalla primavera del 2020. Alcuni link li abbiamo proposti un paio di settimane fa, svariati altri ne segnaleremo.
Non si tratta di “fulmini a ciel sereno”: oltralpe, anche nei momenti più cupi del 2020, non si è capitolato al pensiero unico virocentrico. Perché?
Forse perché, come ha fatto notare anche un “decano” della critica radicale, l’ex-membro dell’Internazionale Situazionista Raoul Vaneigem, in Francia ampi settori di movimento abitano la rottura provocata dall’eruzione dei Gilets Jaunes (2018-2019). Se vogliamo usare un altro insieme di concetti: sono fedeli all’Evento che è stato quell’eruzione. Nemmeno la pandemia è riuscita a scalzare quest’impostazione.
In Italia, purtroppo, “a sinistra” e nei giri “di movimento” – gli stessi in cui, seppure criticamente, ci siamo sempre riconosciuti – fin dal principio sono state egemoni letture ben diverse da queste, anzi, proprio opposte. Il virus è stato considerato – come imponeva la narrazione mainstream – l’unico problema di cui ci si dovesse occupare, «punto». Ciò ha prodotto un deficit di critica ai provvedimenti governativi e alla gestione securitaria e diversiva dell’emergenza.
No, «deficit di critica» è un understatement. In molti casi si è trattato di sostegno esplicito al governo, di adesione a misure tanto repressive quanto epidemiologicamente insensate. Misure che indicavano all’opinione pubblica capri espiatori. Misure improntate alla demonizzazione dell’aria aperta – dove il contagio rasenta l’impossibilità, e c’erano già tutti gli elementi per capirlo l’anno scorso – mentre al chiuso si continuava a pendolare e lavorare.
Quando criticammo duramente il famigerato appello «contro gli agguati» in difesa del governo Conte bis, ci venne risposto che potevamo permetterci di scrivere certe cose perché ci credevamo «anagraficamente salvi da minacce mortali» e non avevamo visto «amici andarsene invisibili in un reparto di terapia intensiva». Il clima era quello, e non fu certo la risposta più sguaiata.
Il sostegno acritico ai diversivi, infatti, si tradusse nella propensione a insultare, calunniare, accerchiare e linciare sui social chi criticava la gestione pandemica, esprimendo posizioni simili alle – o almeno compatibili con – le nostre. Dagli al «negazionista», cioè all’assassino in pectore. Siete come Salvini e Meloni*! Insultate i morti di Bergamo! «Volete riaprire tutto come Confindustria»**! Ecc. ecc.
Per dirla col suddetto Vaneigem, «invece di denunciare i fautori della morbosità generalizzata, una fazione d’intellettuali, di retro bolscevichi, di pretesi libertari hanno adottato la neolingua orwelliana, diventata il modo di comunicazione tradizionale delle istanze di governo». A lungo chi commentava qui per la prima volta esordiva confessando un senso di smarrimento e straniamento nei confronti «dei compagni, che non riconosco più».
Certo, ci sono state lodevoli eccezioni: di lotte contro alcuni provvedimenti e alcuni aspetti della gestione pandemica si è riusciti ad avviarne, come quella contro la Dad e per il ritorno alla scuola in presenza, che su questo blog abbiamo seguito da molto vicino. Saremo sempre grati alla rete di Priorità alla scuola e ai Cobas Scuola. E ci sono state mobilitazioni importanti tra i lavoratori di cultura e spettacolo. Ma a lungo ci siamo contati sulle dita di due mani, e forse mancava pure qualche dito. Poi gli annunci sull’introduzione del green pass*** hanno smosso qualcosa e si sono moltiplicate le prese di posizione, giorno dopo giorno più esplicite.
Ovviamente non siamo d’accordo con tutte le argomentazioni che stiamo leggendo, tantomeno con tutte le pose d’accento. Ad esempio, risulterà chiaro a chi ci conosce che non siamo in sintonia con quanto scrive – in un testo per altri versi importante e pregevole – il compagno Nico Maccentelli sulla Cina, su come si è gestita la pandemia a Cuba ecc. Non siamo d’accordo nemmeno con alcune enunciazioni del documento delle Antifasciste contro il pass****. Ma il punto non è questo.
Il punto è che, come diciamo sempre, bisogna saperci fare col sintomo. Quelli che descriviamo sono sintomi non più di un male, ma di una graduale guarigione.
Ecco cosa ci sentiamo di dire a chi con noi ha animato questo blog nell’ultimo anno e mezzo abbondante: siamo sempre minoranza, eccome se lo siamo… Ma non siamo soli come nel 2020, e non è più così facile calunniarci.
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* In barba al logoro «nulla sarà più come prima», in tempo di pandemia Salvini e Meloni svolgono la → consueta funzione sistemica dei fascisti: rappresentare una finta opposizione, in modo da 1) intercettare il malcontento reale e incanalarlo dove non può nuocere al sistema; 2) dare modo a chi difende il sistema di diffamare il malcontento non intercettabile dai fascisti, associandolo comunque a questi ultimi. Gran parte della “sinistra” ha preso parte a questo giochino, e con zelo.
** «Riaprire tutto» implicava che si fosse chiuso tutto. Il paragone che seguiva implicava che ciò fosse dispiaciuto a Confindustria. Ma non era successa né l’una né l’altra cosa. La verità era che avevano chiuso in casa noi – la popolazione in genere – proprio per non chiudere le aziende di Confindustria, che di questa “misdirection” era ben lieta, altro che spiacersi. Il cosiddetto «lockdown» all’italiana – chiudere il lungomare lasciando aperta la fabbrica, demonizzare l’aria aperta e lasciare gremiti i treni dei pendolari, dare alla presunta “movida” le colpe che invece erano e sono della classe dirigente, inseguire gli “untori” nei boschi coi droni ecc. – è stato il trionfo dello stesso padronato che si era opposto al blocco della produzione ad Alzano e Nembro. Durante il suddetto «lockdown» si poteva uscire di casa solo per essere sfruttati – e nel tempo libero nemmeno una passeggiata al parco, sennò «uccidevi gli anziani» – e per restituire ai capitalisti tramite la spesa al supermercato una parte del proprio salario. #Iorestoacasa è stata la narrazione che ha deresponsabilizzato e agevolato i padroni. Coprifuoco e obbligo di mascherina all’aperto sono stati i due sequel di quella narrazione.
*** Nel mondo in cui il vero della devastazione ecologica e climatica diviene un momento del falso del tran tran capitalistico, ogni schifezza va definita «green», anche provvedimenti come il pass sanitario, che con l’ecologia non ha alcun legame diretto.
**** Ci è stato chiesto, per maggiore chiarezza, di esplicitare su quali punti siamo in disaccordo, ovvero cosa avremmo scritto e cosa no. → Lo abbiamo spiegato qui. A dispetto dei nostri caveat, sui social network svariate persone, chiaramente senza aver letto il post, hanno tout court attribuito l’infografica a noialtri. Simili commenti superficiali ci fanno “mettere il cappello” su quella che invece è un’iniziativa di una parte di movimento antagonista bolognese, nella quale non abbiamo avuto alcun ruolo. Ci teniamo a chiarirlo, per rispetto di quelle compagne e di quei compagni. [Nota del 19/09/2021]
In questo mare di base qualità di idee sistemiche per ripensare il mondo, alla fine abbiamo dovuto attendere il vaccino. Perché il vaccino è un modo molto utile che abbiamo per ridurre la diffusione del virus.
Il green pass però è una risposta debole, deresponsabilizzante per il governo e a basso costo per limitare la diffusione del virus
In realtà, l’unica misura in grado di frenare la diffusione del virus con certezza non è il lockdown, bensì è il tampone gratuito a chiunque ogni mattina. Così tuteliamo chi si vuole vaccinare e chi no. È chiaro che chi non si vaccina è più esposto al contagio e agli aspetti più dannosi della Covid-19; ma se l’obiettivo è frenare la diffusione prima di tutto, un green pass con il tampone gratuito è la soluzione migliore. E il fatto che il tampone sia gratuito garantisce che non sia una discriminazione.
Se ci fosse il tampone gratuito, chi fosse sprovvisto di green pass sarebbe anche contrario a controllare la sua situazione sanitaria (e sarebbe grave se lavora con altre persone, per esempio non vaccinate). Un green pass con tampone gratuito non può essere uno strumento di controllo perché lo avrebbe chiunque è sano.
E se ci fosse il tampone gratuito ogni mattina per tutte e tutti non ci sarebbe bisogno del green pass perché già quello sarebbe garanzia di contenimento della diffusione del virus.
Quindi piuttosto che puntare il dito contro il green pass, per eliminare la discriminazione dovremmo discutere sulle modalità di accesso al green pass, ovvero lottare per il tampone gratis.
La mia opinione è che il green pass sia validissimo come strumento per assicurare una quasi nulla circolazione del virus in un luogo in cui si radunano persone, a patto che chiunque possa averlo, altrimenti non serve a nulla perché si verrebbero comunque a creare sacche di popolazione esposte gravemente agli effetti della malattia.
Perché, certo, si è liberi di non fare il vaccino; allora in quel caso bisogna fare il tampone a tappeto per riuscire a tracciare il virus il più possibile altrimenti si dà adito alle varianti. Una situazione in cui si vaccina solo chi vuole e si tampona solo chi ha sintomi è una situazione che non permette di limitare la diffusione del virus, e lo abbiamo già visto in questi mesi.
P.S. il mio vecchio nickname era “quantizzando” ma non riuscivo ad accedere, è la seconda volta che commento qui. Sempre complimenti per i vostri spunti di riflessione.
Io però sento la necessità di ragionare ancor più a monte e aprire una riflessione anche su cosa significhi e cosa implichi risultare positivi al tampone oggi in Italia, e come vengano comunicati e gestiti tali significati e implicazioni.
A giudicare da quel che vedo e sento in giro, ormai quasi nessuno, senza cercare FAQ in rete o chiedere a chi ci è appena passato, ha più la minima idea di quanto duri l’isolamento se si risulta positivi al tampone, men che meno ha chiaro chi dei propri contatti dovrebbe entrare in isolamento «fiduciario» e per quanto ecc.
L’anno scorso su durata dell’isolamento e modo di uscirne si è cambiata politica un sacco di volte, e ogni cambio di procedura ha retroattivamente prodotto discriminazioni. Diciamo pure che si è giochicchiato con la vita delle persone, e si sono compiuti veri e propri abusi. Durante l’estate del 2020 si è continuato a tenere reclusi in casa per niente (a volte per mesi) singoli o nuclei famigliari i cui componenti non erano più contagiosi da parecchio tempo ma continuavano a risultare positivi al tampone di controllo (sul perché risultassero positivi, qualche parola più sotto). Negli altri paesi il criterio del tampone di controllo per uscire dall’isolamento era già stato abbandonato su raccomandazione dell’Oms, solo noi continuavamo ad applicarlo contro l’evidenza scientifica. Ci siamo adeguati solo dopo quattro mesi. Dopodiché, per breve tempo – e per paura dell’ennesima variante – il criterio è stato reintrodotto, ma solo in alcune regioni e solo per breve tempo, e di nuovo cambiato ecc.
Secondo me è per questi pregressi, quest’incertezza, questo fai-e-disfa e questa comunicazione schizogena che – sempre stando a quanto vedo e quanto sento – moltissima gente non si fida più e di farsi il tampone non ha proprio voglia. Non ne ha voglia, perché teme le conseguenze del risultato positivo più di quanto tema il risultato stesso. Ovvero: ormai teme l’isolamento (l’incertezza su quel che accadrà riguardo all’isolamento) più di quanto tema il virus. Almeno questa è la mia impressione, basata su conversazioni avute nel mio giro di conoscenze e in giro per l’Italia durante le ferie.
Descrivo una situazione-tipo che conosco direttamente: famiglia in vacanza con figlio adolescente; i genitori hanno il GP ma il figlio no perché è ancora in attesa della prima dose di vaccino; i genitori vorrebbero visitare un museo ma per andare con loro il figlio dovrebbe farsi il tampone; figlio: «Ma poi che succede se risulto positivo? Quanto devo stare in isolamento? Per tutte le vacanze che rimangono? E mettono in isolamento anche voi? No, no andate da soli.» Scagli la prima pietra chi non ha mai avuto o sentito questi dubbi.
Venendo all’altro punto: il criterio del tampone di controllo per uscire dall’isolamento è stato abolito quando decine di studi hanno dimostrato che, a dispetto del risultato positivo, le persone in isolamento dopo alcuni giorni non erano più contagiose. Ci si è interrogati troppo poco sulle implicazioni di questo: ci hanno detto, in pratica, che un risultato positivo non era verità colata, che risultare positivi non significava per forza essere ammalati e di conseguenza nemmeno contagiosi. Potevi risultare positivo anche per via di un filamento di RNA virale che stava nel tuo corpo da mesi (perché avevi avuto il Covid e non te n’eri accorto) e non aveva alcuna carica infettante. Ce l’avevano detto, ma en passant, e molti di noi non ci si sono soffermati sopra.
[Anzi, quando sollevammo il problema su Giap (citando un’inchiesta del New York Times, non certo un organo cospirazionista), sui social partì il consueto linciaggio, con insulti e «che brutta fine hanno fatto i WM» ecc.]
Di più: da un giorno all’altro nella comunicazione mainstream sono svaniti del tutto (puff!) i concetti di «carica virale» e «carica infettante», oggi ci sono solo Negativi e Positivi, e Positivi equivale tout court a contagiosi, e ciò ha conseguenze non di poco conto sulla percezione della situazione.
Nonostante il dato più importante – anche per cambiare “colore” alle Regioni, e pure questa è gamification e andrebbe sottoposta a critica – sia quello sui ricoveri, e l’andamento da seguire per comprendere le proporzioni del pericolo sia quello dei decessi, il numero dei «contagi» è ancora quello su cui fa leva l’allarmismo emergenziale.
L’aumento – anche poco o pochissimo rilevante – dei positivi rispetto al numero del giorno prima (ci sono seri dubbi sul fatto che tale bollettino quotidiano abbia senso, ma lasciamo stare) fa suonare la campana d’allarme, genera titoli strillati, «non ne usciamo», la curva si alza, «quarta ondata!», tra un po’ tocca richiudere tutto ecc. ecc.
Quando però distogli lo sguardo dall’ipnotico tremolio di quelle cifre, vedi una situazione molto diversa: un paese di sessanta milioni di abitanti in cui ci sono circa quattrocento (non quattrocentomila: quattrocento) ricoverati in terapia intensiva e in cui i morti di Covid sono all’incirca una ventina al giorno.
Dati da tenere sotto controllo, certo, però se non ci fosse questo frame ansiogeno e decontestualizzante, in forza del quale le morti da Covid sono diverse e “pesano di più” delle morti che il capitalismo causa in mille altri modi, questi dati non basterebbero a giustificare lo stato d’emergenza, l’emergenza come governance e la pandemia come pretesto per ogni porcheria.
Ora, il Covid è senz’altro un grosso problema, la pandemia c’è e soprattutto nel 2020 ha fatto un sacco di morti, anche se più per negligenze e condotte criminose della classe dirigente che per la letalità del virus in sé.
Il Covid è un grosso problema. Fatta questa considerazione, la integrerei ricordando che nel 2018 secondo l’Agenzia europea dell’ambiente in Italia ci sono state quasi 66.000 morti premature per malattie causate dall’inquinamento atmosferico. Sono 180 al giorno, quasi il decuplo delle attuali vittime giornaliere per Covid, come mai questa non è un’emergenza? (domanda retorica)
Ricordiamo che stando all’ISTAT in Italia le malattie cardiovascolari (molte causate dal modo in cui siamo spinti a vivere, lavorare, mangiare, respirare ecc.) sono la principale causa di morte: 224.482 decessi, pari al 39% per cento del totale. Sono 615 morti al giorno, trenta volte il numero degli attuali morti di Covid giornalieri. Come mai questa non è un’emergenza? Forse perché i dati di questa strage non vengono sciorinati su base giornaliera?
Soprattutto, perché chi tenta questa contestualizzazione, e cerca di dare al sistema le colpe che invece il sistema scarica su noi tutti, è accusato di «negare la pandemia»?
Ecco, secondo me se non riconosciamo la cornice ideologica dentro cui ragioniamo di tamponi e quant’altro, non ne usciamo.
> Ovvero: ormai teme l’isolamento (l’incertezza su quel che accadrà riguardo all’isolamento) più di quanto tema il virus.
L’altro giorno ho sentito i soliti CT da bar berciare che “dovrebbero farglieli pagare cari, i tamponi, ai no vax, altro che gratis coi soldi pubblici”.
Ora, va da se che in un’ottica di salute pubblica _tamponare tutto quello che si muove_ dovrebbe essere desiderabile, ed è solo grazie alla narrativa del Green Pass che ciò che era doveroso e non è mai stato fatto diventa “un regalo ai no vax” anzichè una banale strategia di salute pubblica.
Ma cosa mi ricorda questo, e da un po’?
La narrativa intorno a malattie infettive che portano con se un certo stigma.
Sto pensando ad esempio all’HIV, da cui non abbiamo imparato niente, e nella cui narrazione si è innestata spesso la caccia “all’untore”, “all’irresponsabile” (prima de “il giovane che balla” c’era “il giovane promiscuo”), la disvisione intenzionale di come _e perchè_ si diffondesse a macchia d’olio in categorie già deboli ed emarginate, ed infine le critiche “da bar” a programmi di test rapido, gratuito ed anonimo (in alcune metropoli estere le HIV clinic che offrono “walk in tests” sono comuni, in altre no), ai consultori, all’educazione sessuale o ai programmi di “needle exchange”.
“Ma quali test gratuiti, fanno le Cose Immorali e pretendono una mano dai Cittadini Onesti Che Pagano Le Tasse? Bastardi!”
Il paragrafetto quotato lì sopra mi pare si innesti benissimo nel medesimo quadro.
Scusate, ho capito che non volete che venga riportata qui la merda di Twitter ma un esempio di malafede e carogneria come questo è importante vederlo per rendersi conto… Ecco come il commento di WuMing1 qui sopra è “interpretato” da tale Melger Tina, ho letto e riletto quello che c’è scritto qui sopra e a me sembra veramente, veramente incredibile che si possa darne questa “lettura”, è chiaro che la malafede contro di voi è arrivata a proporzioni inarrivabili:
“Ho appena letto la risposta di WuMing1 dove teorizza un complotto fantascientifico sui tamponi per non dover fare la quarantena!
Sono solo dei negazionisti di merda fin dall’inizio della pandemia che ora “usano” il greenpass per giustificare le loro cospiranoie.”
Davvero lunare, sì.
Ma noi cosa possiamo mai dirti, Sangiusto? Cosa possiamo dirti che non abbiamo già scritto mille volte, soprattutto ne «L’amore è fortissimo…» e ne «La Q di Qomplotto»?
Il “pavlovismo” algoritmico, la tossicomania da scambi accelerati e la FOMO vissuta in branco, il denunciare “complottismo” ovunque, il pensare di cavarsela con l’epiteto «negazionisti», soprattutto il non leggere niente davvero perché si ha troppa foia di scagliare la pietra…
Non c’è nulla che possiamo fare se non stare lontani da quei tritacarne, perseguire tutt’altro stile, lavorare in tutt’altro modo («lavorare con lentezza»), avere perseveranza. Non so dire se otterremo risultati, ma a un certo livello questo lavoro è il suo stesso premio.
Detto questo, ribadisco anche a nome dei miei compadres che qui preferiremmo non vedere più riportata certa spazzatura social, va limitato al minimo il “rumore”, la cosa più bella di questo blog resta che si riesce a discutere, ciascuno prendendosi i propri tempi e senza essere incalzati da torme sbavanti.
Qui una riflessione su certe reazioni “social” (e sul perché siano inevitabili, possiamo farci ben poco).
Completamente e totalmente OT, me ne scuso con tutti e soprattutto con i padroni di casa. Anche perché sono uno sconosciuto al secondo commento e scrivo sul primo post aperto che ho trovato. Di nuovo, scusate! Ma a me la notizia di Valerio mi ha devastato. Non lo ho mai conosciuto personalmente, ma lo seguo nel pensiero, nelle articolazioni, nel suo modo di essere contro senza fanatismi. Ho stragoduto del suo immaginario anche quando, spesso, mi è parso fastidiosamente incoerente.ma pace. Come pochi sapeva contrastare il più e il meno. Eymerich è uno dei gran più figli di p della storia eppure si è tifato per lui… Mi manca un riferimento importante. Aprite uno spazietto per Valerio? Ciao e scusate si nuovo
Sono contento che la critica al green pass stia inizando a consolidarsi, ma questa infografica trasuda parecchio antivaccinismo e arriva perfino a sottendere un rifiuto al vaccino quando termina con “se puoi: non fare il green pass”, che non è possibile se non rifiutando di vaccinarsi. Chiunque si vaccini, infatti, possiede automaticamente un green pass, puoi non scaricarlo, non andartelo a vedere, far finta che non esista, ma quel green pass è stato creato in automatico al momento della vaccinazione ed è legato alla tua tessera sanitaria.
Non capisco la titubanza delle antifasciste ad esprimersi senza ambiguità sul tema. A meno che quelle stesse antifasciste non stiano cercando di mediare con realtà realmente contrarie ai vaccini. Anche in quel caso non ne capisco la necessità per criticare il green pass come dispositivo di controllo.
Un’ultima considerazione, in merito all’infografica, è sul punto in cui si richiama alle cure domiciliari. Francamente lo trovo a dir poco ingenuo se non addirittura propenso al mero fine, come sopra, di nascondere un antivaccinismo intrinseco. Chiunque abbia anche solo qualche rudimento di come funzioni un SSN (anche fosse universale e accessibile a tutti, cosa che attualmente non è) sa che parlare di cure domiciliari, in un contesto come quello di una pandemia, è semplicemente ridicolo e pericoloso.
Scusami, anche noi abbiamo detto che il documento non ci convince in tutto (lo riteniamo importante soprattutto come segnale di una parziale inversione di tendenza), però dedurre l’antivaccinismo dalla frase «non fare il green pass», che noi abbiamo letto come: non scaricarlo e non usarlo (linea di condotta già scelta e dichiarata anche da alcuni commentatori qui su Giap), mi sembra un’inferenza azzardata. L’intento dichiarato nel disclaimer è proprio quello di «separare i discorsi sul green pass da quello sui vaccini». Andare a cercare l’intento di «nascondere un antivaccinismo intrinseco», secondo me, ha come effetto una lettura capziosa e svilisce l’importanza di questo documento.
Dopodiché, la nostra posizione è questa: non è questione di «mediare con realtà contrarie ai vaccini», bensì, come detto più volte, di scavalcare la trappola dicotomica vaccinismo / antivaccinismo perché:
1) non è necessario essere contro i vaccini per essere contro la strumentalizzazione che ne fa il governo;
2) è necessario parlare ogni volta che è possibile con chi manifesta (orrida espressione) “esitanza vaccinale”, senza fare i Burioni, perché quelle posizioni si sviluppano a partire da nuclei di verità che dobbiamo saper riconoscere e perché va scongiurata la “cattura” di quel malcontento da parte di cospirazionismi vari;
3) oggi moltissime persone che non sono mai state contro i vaccini sono additate come «novax», perché il «novax» è il nemico pubblico più facile da additare, il capro espiatorio dei fallimenti e delle porcate della classe dirigente, e per quanto possibile dovremmo difendere le persone di cui sopra da questo mobbing politico-mediatico.
Ciao WM, non vorrei sembrare troppo indiscreto ma – date le molte sottigliezze della questione (che mi pare emergano dai commenti al post) – credo sarebbe molto interessante sapere quali siano i punti del documento che non vi convincono e per quale motivo. Nonostante credo che si possa convenire senza troppi problemi sul fatto che sia utile ed importante “segnalare” che ci sia qualcosa in movimento, mi pare che possa essere altrettanto corretto far capire quale sia la vostra posizione puntuale sull’elenco in questione (anche per evitare che vi si possa imputare ingiustamente di sposare alcune tesi invece che altre).
Ce le imputano comunque, fidati. Non ha molta importanza fare distinguo di questo genere, ad ogni modo è principalmente una questione di focus e di accenti. Noi – ma attenzione, noi non siamo un’assemblea di movimento, siamo tutt’altra soggettività, scriviamo da tutt’altra posizione e in tutt’altre condizioni, quindi l’esperimento mentale ha valore limitato – avremmo impostato il documento in modo diverso, partendo non dalla questione della digitalizzazione e del controllo ma dalla narrazione diversiva, come del resto abbiamo sempre fatto dalla primavera del 2020.
In concreto, saremmo partiti dal fatto che il green pass non potrà mai funzionare ai fini dichiarati, facendo svariati esempi di quanto sia assurdo e incoerente il reticolo di obblighi e divieti. L’esempio delle messe non è il più efficace, ce ne sarebbero tanti altri. Come riassumeva ieri in una chat un compagno di Alpinismo Molotov:
«Al lavoro per accedere alla mensa devi avere green pass (ma per bagni e docce no, e immagino la disinfezione degli spazi in un’azienda a fine turno) mentre in albergo, sia per soggiornare che per mangiare se sei ospite non è richiesto. Se lavori in trasferta e quindi la tua mensa è il ristorante dell’hotel non hai nessun obbligo, se te ne stai in sede invece ne hai (e in trasferta spesse volte ci stai con dipendenti di altri millemila appaltatori o sub, mandando in vacca qualsiasi possibilità di tracciamento). Al bar prima si poteva stare solo seduti ora seduti al chiuso obbligo di green pass, al bancone (il luogo più a rischio) no […]»
E questi sono solo pochi esempi. Fatto ciò, avremmo specificato le vere funzioni del green pass, cioè creare l’ennesimo alibi al governo per la mala gestione della pandemia e additare l’ennesimo nemico pubblico e capro espiatorio: «il no vax».
Insomma, prima di ogni altra cosa avremmo inserito il pass nel solco di tutti i provvedimenti che hanno scaricato la responsabilità della crisi pandemica verso il basso. Come scrivevo in questo commento di qualche giorno fa:
«L’analisi dei provvedimenti contraddittori e delle narrazioni incongrue che si sono succedute ci ha portati a trovare una costante: lo scarico delle responsabilità verso il basso. Quei provvedimenti, per “naturale” omeostasi (stabilizzazione, riequilibrio) del sistema, sono stati quasi tutti diversivi, e quelle narrazioni erano narrazioni diversive. L’altro aspetto su cui ci siamo concentrati è una sorta di nostro vecchio cavallo di battaglia: l’emergenza come metodo di governo. Penso che la pervicacia con cui abbiamo posto l’accento su questi due aspetti abbia distinto la nostra lettura degli eventi da altre che si sono più concentrate sul controllo biopolitico. Che c’è eccome, ma secondo noi è un aspetto da affrontare in seconda battuta, prima va capito come questo controllo viene giustificato e imposto con l’emergenza. Mi sembra che le letture che sono partite dal controllo biopolitico siano scivolate più facilmente in fantasie di complotto».
Questo documento scongiura quest’ultimo rischio delimitando il campo abbastanza bene, però appunto parte dal controllo, cosa che noi non facciamo mai.
Scendendo più nei dettagli, noi non avremmo accennato alle «cure domiciliari», per le ragioni che stiamo vedendo in questo stesso thread.
Non avremmo nemmeno aggiunto il punto dove si dice che «siamo ancora in piena pandemia» ecc., per i motivi che spiega Rinoceronte Obeso qui:
«Se è un modo di evidenziare le promesse campate in aria e il “moving the goalposts” (“dai, ancora un po’… è solo temporaneo, insieme ce la faremo”) della classe dirigente-imprenditoriale, non mi sembra il migliore, perchè non opera la necessaria scissione tra epidemia e vessazioni. Sembra anche implicare che la durata della pandemia o la magnitudine del suo impatto in una comunità siano variabili del tutto incontrollabili, e temo che con una buona dose di retorica si possa usarlo come trampolino di lancio per riesumare la narrazione moralizzante dei “comportamenti virtuosi” e del “non possiamo permetterci una birra al parco, ce lo chiede LaScienza” che si cerca di lasciarsi alle spalle con fatica.»
Avremmo anche dedicato più righe a una questione che invece viene affrontata solo con una proposizione condizionale: «Se puoi: non fare, non chiedere, non esibire il green pass».
Non dovremmo in alcun modo dare l’impressione che l’unica postura accettabile sia il «gran rifiuto», cioè non scaricare e non usare il green pass. Sarebbe terribilmente escludente. Se è importante costruire un’opposizione che rifiuti il divide et impera tra vaccinati e non vaccinati, è ancora più importante non dividerci tra chi il green pass non lo scarica (perché può permettersi di non scaricarlo) e chi invece per vari motivi deve averlo per forza. Proprio su questo stiamo ragionando in questi giorni, plausibilmente scriveremo un post ad hoc. Ad ogni modo, tutte e tutti insieme, chi il GP ce l’ha e chi non ce l’ha, dovremmo esigere che venga abolito.
In ogni caso, come dicevo, questo è un esperimento futile, noi siamo noi, quel che scriviamo noi è quel che scriviamo noi. Questo documento è un segnale importante e per questo abbiamo contribuito a diffonderlo.
P.S. Aggiungo che non avremmo ripreso nell’incipit, dandola per buona, la frase di Bob Hope (quello triste) sul green pass come «la più grande digitalizzazione mai fatta» delle nostre vite. Abbiamo scritto troppe volte di come funzionino i social network, l’estrazione di big data e il «capitalismo della sorveglianza» per non sapere che quest’iperbole è fuorviante. Magari avremmo usato la frase per dire questo (ma su Giap, non nel documento).
Ciao, rispondo qui sulle cure domiciliari anche se originariamente volevo rispondere a palmer eldritch nell’altro post sulle fette di formaggio, così ne approfitto per fare i complimenti a WM1 per il post sopra che sarebbe da incorniciare.
Per cure domiciliari, che non ci sono state e invece avrebbero duvuto esserci, NON si intende fornire ossigeno “a casa” o fare flebo etc., si tratta semplicemente di adottare, a cura dei medici di base, protocolli un po’ più attivi del famoso “tachipirina e vigile attesa”.
Sempre per la teoria delle fette di formaggio, le cure docmiciliari avrebbero potuto essere una fetta di formaggio fatta di altre fette di formaggio, allo scopo di “tappare tutti i buchi possibili” e ridurre il numero di ricoverati e il relativo collasso dei reparti TI e le morti.
la prima (sottile) fetta evrebbe dovuto essere “non prenderla”, quindi DPI e comportamenti responsabili, certo, ma anche miglioramento del proprio sistema immunitario, che in casi di esposizione a cariche virali basse (ovviamente non vale molto se lavori come infermiere in un reparto di TI covid immerso nell’areosol virale) secondo me avrebbe fatto la differenza: quindi Vitamina C, per esempio, che è dimostrato che aiuta a mantenersi generalmente sani d’inverno con particolare riferimento alle malattie dell’apparato respiratorio, o almeno era così alle medie e alle superiori e anche all’università (e non te la sto vendendo come “cura”, ma come contributo alla prevenzione che anche solo come “placebo” costava poco plubblicizzare).
la seconda fetta sono gli antiinfiammatori (la tachipirina è antipiretico e antidolorifico, NON antinfiammatorio). Io ho quasi 50 anni e da quando sono bambino se ho febbre, dolori, sintomi alle vie aeree superiori mi sono sempre curato con l’aspirina.
Certo, ha potenziali effetti collaterali (a me il dottore la faceva prendere a “stomaco pieno”), ma non impiegarla in questo caso nelle procedure “ufficiali” mi sa tanto di medicina difensiva (la tachipirina va bene a tutti e male non fa, ma è poco utile però a trattare gli altri sintomi dell’infezione, quelli che poi portano all’insufficienza respiratoria).
La terza fetta è il cortisone. Anche qui, NON sono un medico, ma sono un genitore amico di altri genitori, e di bimbi con le polmoniti ne abbiamo visti e sentiti e il pediatra prescrive molto spesso bentelan o altri cortisonici, e in seguito anche un antibiotico perché anche se la polmonite è virale c’è sempre il rischio di infezioni secondarie batteriche come parassiti “di debolezza”.
Dopo tutto questo, ma solo “dopo” tutto questo, se la situazione non migliora subito o se cala la saturazione (il pediatra a noi diceva di contare i respiri nel sonno, ma ci sono i saturimetri acquistabili on line e utilizzabili dai familiari del malato, senza impegnare il SSN) si va all’ospedale.
Secondo me liquidare tutte le “buone pratiche” normali in caso di polmonite virale come “ridicolo e pericoloso” in “questo contesto” vuol dire ancora una volta chiudere gli occhi e, per fare un metaforico dispetto alla moglie “complottista”, aderire in modo troppo acritico alla narrazione “ufficiale”
Per evitare equivoci, forse sarebbe il caso di distinguere tra assistenza domiciliare e cure domiciliari, nel senso di terapie. Perché – e qui vado a bagnare i fiori di palmer eldritch – le cure domiciliari che dovrebbero prevenire l’ospedalizzazione, semplicemente, non esistono.
Gli unici farmaci attualmente disponibili che, se usati precocemente in soggetti particolarmente a rischio, prevengono l’ospedalizzazione, sono gli anticorpi monoclonali. Quelli efficaci, ovviamente. Non tutti funzionano con tutte le varianti.
Tecnicamente non sarebbe neppure corretto dire che i monoclonali prevengano l’ospedalizzazione. Prevengono il peggioramento della malattia che porterebbe all’ospedalizzazione, ma la terapia si fa comunque in ospedale. Che è una delle ragioni dell’utilizzo limitato. La principale delle quali resta il costo.
Quanto ai protocolli ufficiali, non essendo medico non posso dire se e quanto fossero corretti, ma non è vero che non prevedessero, se necessario, l’uso di farmaci diversi da paracetamolo e FANS. Si è semplicemente ritenuto di non partire bombardando la gente con corticosteoridi, antibiotici ed eparina come fossero caramelle.
Il problema dell’anno scorso, però, non è tanto il modo in cui la gente è stata curata a casa, quanto il fatto che tanti non sono proprio stati raggiunti e curati a casa per inadeguatezza di un sistema totalmente sbilanciato sull’assistenza ospedaliera, oltre che massacrato dai tagli.
Quindi secondo te le varie reti di medici per le cure domiciliari (me ne hanno citate almeno un paio, ma non ne conosco gli orientamenti politici) sono per l’assistenza e non per la “cura”?
Tu dici che «le cure domiciliari che dovrebbero prevenire l’ospedalizzazione, semplicemente, non esistono».
Forse non ci capiamo su questo punto. Se si intende la pastiglia miracolosa di cui parla Palmer eldritch siamo d’accordo e sono d’accordo anche con lui.
Ma se parliamo di un insieme di attenzioni e terapie che, modulate sul paziente a casa o in ospedale “prevengono” (o ne riducono la probabilità) il decorso verso la ventilazione forzata (questo intendevo con “ospedalizzazione”) secondo me non si può escludere che quelle citate sopra nel mio commento abbiano proprio quella funzione e quell’effetto.
Non sappiamo (o almeno mi risulta che ad oggi non si sappia) perché su 10 positivi al covid x sono asintomatici, y sono paucisintomatici e z passano da sintomi via via più gravi per finire intubati.
E quindi non possiamo escludere che “qualcosa” nelle condizioni di partenza “ma anche” nel percorso terapeutico possano variare l’equazione e spingere verso un decorso piuttosto che un altro.
C’è a titolo di esempio il già citato studio retrospettivo su over 60 ospedalizzati, dove chi prendeva precedentemente il cardirene rischiava significativamente di meno di finire intubato rispetto ai coetanei che non lo prendevano.
Inoltre, sulle procedure «non è vero che non prevedessero, se necessario, l’uso di farmaci diversi da paracetamolo e FANS. Si è semplicemente ritenuto di non partire bombardando la gente con corticosteoridi, antibiotici ed eparina come fossero caramelle. »
Sì, ma con i medici di base che non andavano neanche a casa, questo si è tradotto nel fatto che chi poteva (per competenze proprie, per il “parente” medico, per la possibilità di rivolgersi a medici privati) sollecitava telefonicamente e proponeva cure, monitorava la propria situazione, insisteva con il proprio medico di base e alla fine il cortisone o altro gli veniva prescritto, mentre chi non poteva si trovava chiuso in casa senza contattare nessuno ad aspettare che “passasse la nuttata” a suon di tachipirina, e poi se la “nuttata” non passava rischiava di trovarsi intubato.
Anche qui bisogna distinguere. I medici “ribelli” che ad esempio prescrivono l’idrossiclorochina – farmaco per cui ci sarebbero evidenze non solo di inefficacia ma anche di pericolosità – non propongono terapie domiciliari, ma terapie alternative. Francamente, ripeto, non essendo medico, io questi li lascerei fuori dal discorso.
Quanto agli altri, per la maggior parte non fanno nulla di diverso da quanto previsto dai protocolli ufficiali. Ovvio che i pazienti li curino, ma il punto fondamentale è il fatto di intercettarne di più e soprattutto intercettarli prima, in modo da ridurre la pressione sugli ospedali. Per questo dico che l’accento va posto sull’assistenza (medica) domiciliare e non sulla cura, nel senso di terapia.
Sulla terapia poi ci sarebbe da fare un discorso più approfondito (che non farò, perché non sono in grado). Ma l’uso dei cortisonici in pazienti che non hanno bisogno di ossigeno, ad esempio, pare peggiori le cose. Si parla di un incremento della mortalità del 15-20%, mi pare. Altrimenti non sarebbe certo un problema prescrivere il Bentelan. E lo stesso discorso immagino valga per tutti gli altri farmaci che si possono usare nella terapia domiciliare, ma su cui il protocollo ufficiale è invece molto cauto. Alla fine cosa rimane, il Cebion?
Infine, proprio perché non sappiamo prima, a parità di condizioni, a chi toccherà la pagliuzza corta, mi sembra scorretto e pericoloso parlare di cure domiciliari che prevengono l’ospedalizzazione. Prevengono l’ospedalizzazione conseguente alla mancata cura. Come fa pressoché qualunque cura. Altrimenti, ripeto, stiamo parlando degli anticorpi monoclonali, che prevengono in quanto anticorpi e si usano in casi ad alto rischio ospedalizzazione (e morte).
Riguardo alle terapie domiciliari, un recente aggiornamento della Dr. Gentilini dell’ISDE si trova qui:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/11/coronavirus-si-aggiornino-le-linee-guida-sulle-terapie-domiciliari/6287079/.
Riguardo all’idrossiclorochina, difficile mettere una pietra sopra a quel che è stato un evento forse unico nella storia della medicina: l’insorgere di centinaia di specialisti da tutto il mondo nel giro di pochi giorni, in opposizione a una delle più autorevoli riviste del mondo (Lancet) che nel maggio 2020 ne aveva dichiarato l’inefficacia (seguì un’imbarazzante retraction). I trial successivi sono stati accusati di avere il bias di essere svolti solo su pazienti che avevano oltrepassato il limite temporale di somministrazione utile: mi sembra poco corretto quindi fare affermazioni conclusive.
In ogni caso, non si è “medici ribelli” quando si fanno somministrazioni off-label di farmaci presenti sul mercato, previo consenso informato: è una procedura normata e prevista.
Mi va bene anche definirli “insorti” – sempre tra virgolette – se “ribelli” non va bene. Scherzi a parte, il punto rimane quello che dici anche tu, ovvero che questi medici si oppongono all’orientamento generale/ufficiale sull’idrossiclorochina (e non solo). Se a torto o a ragione, io non sono in grado di dirlo e quindi mi astengo dal discutere di queste questioni.
Non stavo comunque insinuando che facessero qualcosa di illegale, prescrivendo l’idrossiclorochina.
Resto però molto scettico di fronte a certi numeri, anche non sapendo nulla dei farmaci citati. Mi viene da pensare che se ci fosse realmente una riduzione di mortalità del 96% nei soggetti che assumono regolarmente ivermectina, di ‘sto virus a quest’ora non ci ricorderemmo neanche più.
Isver, volevo risponderti ma se non scrivo da PC non riesco, e nel frattempo ha risposto per me Antonio D. Palma, sulla parte dei “medici ribelli”.
Era un argomento che avevo evitato perché potenzialmente ancora più controverso, ma vedo che ne stanno iniziando a parlare anche nella lettera aperta citata qui: https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/kit-antifascista-contro-green-pass/#comment-44341 *
Sull’inefficacia dell’idrossiclorochina ne so tanto quanto te e ci può stare benissimo, sulla “pericolosità” avanzerei invece qualche dubbio visto che è un farmaco impiegato da decenni e viste le reazioni citate da Antonio D. Palma sopra.
Avrà certamente controindicazioni e dosaggi adatti, inadatti o tossici, ma come tutti i farmaci, compresa l’aspirina e la tachipirina. Da lì a definirlo “pericoloso” se impiegato sotto controllo medico, mah, a me qualche dubbio sui criteri adottati viene, anche senza che questo configuri per forza una fantasia di complotto.
Idem per l’ivermectina che citi.
In ogni caso, proprio perché medici che in qualche modo una laurea l’hanno presa e con magari (boh?) decenni di esperienza sul campo e in corsia, tendo a fidarmi più di un medico “insorto” che di un epidemiologo televisivo nel giudicare una terapia…
Chiudo l’OT (scusate) “insistendo” con un’ultima chiosa sui corticosteroidi (sempre con un po’ di autoreferenziale esperienza diretta da genitore NON medico – faccina sorridente – ): certo che il cortisone ha l’effetto di abbassare le difese immunitarie, ed è proprio per questo che nelle fasi iniziali di un’infezione non si dovrebbe dare.
Ma nel momento in cui l’infezione e l’infiammazione conseguente, ormai avanzate, iniziano a creare complicazioni respiratorie (che credo dipendano anche da un accumulo di liquidi) ti assicuro che il bentelan viene dato “quasi” come acqua fresca** dai pediatri ai bambini con bronchiti o polmoniti, e il tutto a casa prima che si debba configurare il ricovero.
* ne parla anche sul suo blog, in un post del novembre 2020, una commentatrice che ha scritto occasionalmente qui. Il blog l’ho conosciuto proprio cliccando da Giap sul suo nick che in qualche modo mi risuonava “affine”.
**sempre sotto le indicazioni e il rigido controllo del pediatra curante!
«Ne approfitto per fare i complimenti a WM1 per il post sopra che sarebbe da incorniciare»
Grazie, Cugino, però il post qui sopra è collettivo, messo insieme e sistemato dall’intero terzetto.
:-)
c’è un qui pro quo nel qui pro quo, io mi riferivo nello specifico a questo tuo commento: https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/kit-antifascista-contro-green-pass/#comment-44300
«Io però sento la necessità di ragionare ancor più a monte e aprire una riflessione anche su cosa significhi e cosa implichi risultare positivi al tampone oggi in Italia, e come vengano comunicati e gestiti tali significati e implicazioni.[…]» e tutto quanto segue.
Trovo molto importante il discorso sui numeri, ripreso anche da Ale M. più sotto. E l’esempio del ragazzo che si preoccupa delle conseguenze “logistiche” del tampone positivo piuttosto che delle possibili conseguenze sulla propria salute dell’essere positivo è secondo me molto reale e molto diffuso, perché ormai a livello di percezione di molti essere “positivo” ma senza sintomi, tanto da temere che la positività venga fuori da un tampone casuale, non significa essere anche malato.
O meglio (qui è diffcile e non so se mi spiego correttamente), l’ansia sull’untore asintomatico si è tramutata nell’ansia di essere positivi senza saperlo.
Che non è più la paura di morire, ma la “sensazione” della casualità di questa condizione di asintomatico.
Ciao,
ero all’assemblea in questione e sono una delle persone che ha redatto l’infografica.
vorrei solo confutare in incipit questo diffamatorio commento che creando associazioni di sintassi distorce il senso di quanto abbiamo faticosamento scritto.
1) come evidente nel sottotitolo: il nostro obiettivo è quello di staccare il discorso sul greenpass da quello sui vaccini (all’assemblea erano presenti sia persone vaccinate che persone non)
2) non abbiamo invitato nessuno a non vaccinarsi
3) abbiamo esplicitamente invitato alla DISOBBEDIENZA ATTIVA circa l’utilizzo del greenpass come dispositivo di controllo: cioé non stamparlo, non mostrarlo, non scaricarlo. è evidente che l’automazione della tecnica del qrcode è un’altra faccenda, che non riguarda quanto possiamo fare.
4) abbiamo esplicitamente invitato persone (sia vaccinate che non) a prendere una posizione netta contro il greenpass in quanto strumento di controllo e digitalizzazione forzata delle nostre vite, che lede molti diritti civili e dell’uomo frutto di secoli di lotte sociali.
Aggiungo ora due altri commenti, a titolo personale:
1) una caratteristica di base del ragionamento del politicamente corretto è quella di funzionare per assonanze mistificanti capaci di decontestualizzare e decostruire un discorso solo in virtù del suo associarlo a qualcosa di riprovevole. ci sono studi e libri su questo. di recente, l’ottimo saggio di Walter Siti sulla letteratura che per essere critica non può essere addomesticata, è un ottimo esempio. Smettiamola con questo controproduttivo e semplicistico modo di non affrontare la critica, riducendola ad ipotetico mostro (è contro il greenpass= è no vax= non vale nulla di quel che ha detto). questa è la strategia che i liberal in salsa pd usano da decenni per continuare nelle loro politiche e non affrontare le critiche sul merito.
2) invito col cuore a confrontarsi a voce e per le strade, a ritrovare l’amore per il dialogo e lo scambio con chi la pensa magari un pò diversamente ma con cui ci si è sempre incontrati da qualche parte. non produce nulla arroccarsi dietro tastiere e schermi a continuare e alimentare narrazioni tossiche. estrapolando una parola o due da un testo si può sempre trasformarlo in qualcosaltro che non è.
il senso di questa infografica è invitare a prendere posizione contro il greenpass, a confrontarsi, a parlare, a mobilitarsi contro questo lasciapassare che è fascista.
Cerco di rispondere a tutti in un commento solo. Condivido i 3 punti della vostra posizione (WM) e sono d’accordo nel separare i discorsi sul green pass da quelli sul vaccino (nonostante fisicamente siano legati, essendo il secondo una condizione necessaria e sufficiente del primo). Vorrei però che si facesse in modo critico e non acritico. E per me questa infografica è fatta in modo acritico. Ad esempio, rinuncia ad enunciare che la vaccinazione è giusta e necessaria. Perché lo fa? Perché non dire apertamente che la vaccinazione rimane fondamentale? Non si tratterebbe certo di mobbing politico verso gruppi di persone. Il contrario, ossia non parteggiare per la vaccinazione, è invece essere ambigui e mescolati in una soluzione fangosa con tutte le destre.
Il mio non è un commento diffamatorio, ma una critica su un blog che ospita post su cui si discute. Dove avrei dovuto esprimerla tale critica se non sotto al post? Poi può essere completamente errata, ma mi sembra di non aver sbagliato inviando un commento.
Il politicamente corretto non c’entra un tubo con quanto sopra o in generale con il green pass e i vaccini. Sul parlare per le strade, a voce, ripeto che questo è un blog!
Cugino_di_Alf, scusami, ma mi viene da risponderti semplicemente che per fortuna le linee guida nei protocolli non le scrivi tu che non sei medico e ti fai guidare dall’esperienza personale nelle scelte sanitarie. Cure domiciliari standardizzate sono assolutamente impraticabili.
Concludendo, penso che si possano separare i discorsi, ma dando per assodato che la vaccinazione è necessaria. Riconosco le buone intenzioni, ma un kit difettoso anche solo in un punto, resta un kit difettoso e inutilizzabile.
Saluti
Ho fatto un casino con il commento e ora lo identifica come duplicato. Scrivo queste brevi righe cercando di eludere il filtro.
Bardamu, piaccia o no c’è un problema proprio nell’enunciazione che tu richiedi: cioè che la “vaccinazione è giusta e necessaria”. Non tutte le persone la pensano così. Per una serie di motivi che possono andare dal complottismo antivaccinale fino a uno specifico scetticismo su questo vaccino o ancora più specificamente sull’opportunità di vaccinare tutta la popolazione, anche quella giovane e sana. Ora, si può anche essere convintissimi che questa diffidenza sia infondata e immotivata, ma di certo non si può fingere che dal febbraio 2020 a oggi la comunicazione mainstream intorno alla diffusione del virus e successivamente sui vaccini non sia stata un disastro di contraddizioni e rumors e che le politiche pandemiche non siano state un fiorire di doppi legami a catena. Davvero si pensa che una persona comune, non particolarmente ferrata in materia, dovrebbe confidare senza mezza remora nei vaccini anti-Covid? Io che mi sono vaccinato e sabato farò vaccinare anche mio figlio maggiore, ammetto sinceramente di averlo fatto senza particolare convinzione, con molti dubbi e molta speranza.
I governi e i mass media che oggi chiedono di aderire convintamente alla campagna vaccinale sono gli stessi che per mesi ci hanno rifilato panzane su come il virus si diffondeva e su cosa non dovessimo fare per tutelarci (sono quelli che ci hanno messi agli arresti domiciliari per due mesi, tanto per dire, bambini inclusi). Come si fa a pensare che le persone oggi non dovrebbero farsi venire nemmeno l’ombra di un dubbio di fronte alla demonizzazione dei nuovi “runner”, “festaioli”, “adolescenti indisciplinati”, “negazionisti”, ecc.? Quando si semina vento si raccoglie tempesta. E così è. Ma la tempesta non è necessariamente negativa se riesce a esprimere anche una critica dal basso alla gestione pandemica, quella che finora ci è mancata. Se nel mezzo della tempesta prendono piede i complottisti e gli anti-scienza è soprattutto perché chi avrebbe potuto e dovuto produrre una critica d’altro segno e senso è rimasto a casa e oggi non può che continuare a farlo, prigioniero delle proprie stesse premesse. Meno male che si palesa un approccio diverso, finalmente, come quello espresso dall’infografica in questione (e senza alcun bisogno di condividerla in ogni suo punto, ribadiamo).
Il kit suddetto, ci è stato spiegato, è stato scritto da persone vaccinate e non vaccinate, ovvero da persone che hanno fatto scelte diverse in base a valutazioni personali. E infatti non affronta la questione vaccinarsi Sì/No, bensì quella di non farsi schedare e discriminare in base a questa scelta.
Sono perplessità che, come facciamo notare nell’articolo, in Francia vengono sollevate anche da altri: partiti politici di sinistra, sindacati, non associazioni di terrapiattisti e fattucchieri (anche se magari in piazza ci saranno pure quelli). Non accettare questa realtà, limitandosi a richiedere una petizione di principio in favore della vaccinazione anti-Covid non guadagna un millimetro alla costruzione di un dibattito, temo.
@WM4:
> Per una serie di motivi che possono andare dal complottismo antivaccinale fino a uno specifico scetticismo su questo vaccino o ancora più specificamente sull’opportunità di vaccinare tutta la popolazione, anche quella giovane e sana.
So di sfondare una porta aperta per molti, ma vorrei rimarcare il grande assente nella lista, che è la critica non tanto “al vaccino” come scelta medica personale, la critica ossia “allo strumento” come può essere la recensione di un prodotto su Amazon, quando _alla politica sanitaria di cui il vaccino è strumento_, e dunque alla _politica tout court_, che manifestamente vuole usare il vaccino per puntellare un sistema insostenibile e patogeno.
“Mo’ c’è il vaccino, vi ribeccate le classi pollaio, le fabbriche, i tram, le tonnellate di CO2 in atmosfera, la schiavitù del salario, il cemento, le grandi opere e tutta quella merda.”
(Postilla: “E se davvero non vi andava bene avete avuto un anno per dire qualcosa, era un’occasione che capita una volta sola, invece vi piaceva #stareacasa”, e detta così sembra piuttosto coerente, come discorso.)
Se posso aggiungere e permettermi un appunto da scienziato sociale le evidenze, i rapporti costi/benefici comparati (ma su questo servirà discorso più lungo, a partire magari dalle fette di formaggio) non giustificano affatto, allo stato delle conoscenze, la vaccinazione per fasce d’età indiscriminate e per soggetti sani al di sotto dei 50 anni. Dire che questo serve e ha ricadute sul resto della popolazione manco è al massimo un’ipotesi allo stato. Dal punto di vista del militante l’unica cosa che mi viene da pensare è che ogni vaccino somministrato ad un 18enne è un vaccino sottratto a chi ne ha veramente bisogno. Capisco wm4 e comprendo che i ragazzi si sono rotti le palle ma con i dati a disposizione (vantaggio vaccino vs probabilità di malattia) è l’ennesimo esercizio di privilegio occidentale. Speriamo vada bene
Confermo, Robydoc, è la rottura di balle (termine tecnico perfetto). Dopo aver trascorso mesi a guardarsi le spalle ogni volta che usciva per andare a fare due tiri a canestro con un paio di amici; dopo essere scappato su per i colli ogni volta che sentiva arrivare la volante della polizia chiamata dal solerte delatore da balcone; dopo che in vacanza è dovuto restare fuori dai luoghi pubblici al chiuso; e dopo aver saputo di dover fare due tamponi a distanza di 7 giorni per poter riprendere gli allenamenti e probabilmente ancora altri per poter giocare in campionato, ha deciso che è meglio sfruttare il privilegio nord-occidentale e prendere il Green Pass. Quindi va a vaccinarsi anche se non gli serve a niente, perché le probabilità che un quindicenne in piena salute si ammali contraendo il covid sono infinitesimali. Ma appunto, la politica dei bastoni tra le ruote, dello scarico di responsabilità, della rottura di balle… funziona. Sabato quindi va a sprecare una dose che avrebbe fatto comodo ad altri ad altre latitudini.
Tutto giusto, ma con questo ragionamento non si tiene conto del fatto, che anche non ammalandosi potrebbe fungere da serbatoio. Fino a che ci saranno ampie sacche di popolazione (o interi stati, vedi ad esempio gli stati in cui non sia possibile oggi eseguire vaccinazioni di massa) che fanno da serbatoio ci sarà sempre la possibilità di far sorgere nuove varianti, col rischio di rendere vana la vaccinazione fino ad oggi intrapresa. Che sia poco utile dal punto di vista della salunte individuale si può essere anche d’accordo, ma se si fa un ragionamento di politica sanitaria pubblica mondiale, l’unica maniera di ridurre, circolazione e serbatoio, ad oggi è la vaccinazione estensiva, anche dei soggetti con basso rischio. Il vaiolo se n’è andato così, vaccinando tutti indiscriminatamente. Contrariamente per l’influenza classica, esistevano lavori (disponibili su Cochrane Library) che dimostravano che vaccinare estensivamente adulti e giovani adulti sani, non era cost effective in un sistema pubblico(perchè raramente, queste fasce avevano complicazioni gravi), ma per l’influenza il goal non era farla sparire dalla circolazione, ma semplicemente non farla circolare tra le fasce di popolazione piu’ a rischio. Questo concetto non è l’immunità di gregge, si badi bene, qui si sta cercando di arrestare la circolazione al minimo, fino a cercare l’eradicazione. Tommaso Barnini, Medico di Famiglia e Medico USCA
Allora forse puoi aiutarmi a capire. Una volta vaccinata la stragrande maggioranza della popolazione italiana che può sviluppare sintomi gravi, invece di spendere tempo a vaccinare la popolazione giovanile a basso rischio non sarebbe meglio usare quei milioni di dosi per i paesi dove la vaccinazione è più indietro? L’obiettivo di estirpare il covid mi sembra più lontano da conseguire rispetto a quello più impellente di ridurre il numero dei morti di covid e dei ricoverati in terapia intensiva prima che arrivi l’autunno. Proprio perché c’è un tema di “politica sanitaria pubblica mondiale”, non sarebbe meglio dare la precedenza alle fasce a rischio e ai paesi a rischio, anziché vaccinare un ragazzo che ormai è in contatto quasi soltanto con adulti vaccinati?
“Il vaiolo se n’è andato così, vaccinando tutti indiscriminatamente.”
Attenzione, però. Perché quello del vaiolo è praticamente l’unico virus a essersene andato così, non avendo alcun serbatoio animale.
Ora, è vero che sull’origine di SARS-CoV-2 non è stata fatta ancora chiarezza, ma il caso dei visoni danesi dell’anno scorso, dimostra comunque che l’obiettivo di eradicare questo virus si scontra con la sua capacità di “nascondersi” in altre specie.
Senza contare, ovviamente, tutti i problemi legati alla stessa vaccinazione di massa su scala globale.
Per il momento diciamo che ci stiamo vaccinando per tenere sotto controllo la malattia, senza avere realmente una prospettiva.
Sull’immunità di gregge, Nature e moltissime altre fonti ritengono che sia molto improbabile da ottenere:
https://www.nature.com/articles/d41586-021-00728-2
https://www.nature.com/articles/d41586-021-00396-2
https://www.nytimes.com/2021/05/03/health/covid-herd-immunity-vaccine.html
Le varianti che si sono già selezionate e diffuse, non usano come serbatoio solo i non vaccinati, ma anche i vaccinati, quando diminuisce la funzionalità del vaccino. Curiosamente, però, di nuovo sono additati i “no vax” come unici o principali responsabili dell’eventuale delusione sull’efficacia della strategia vaccinale.
L’agente che seleziona una fra le molteplici varianti che si formano naturalmente per la intrinseca instabilità genetica dei virus a mRNA, è nel nostro caso proprio il vaccino – così come lo sarebbe un qualsiasi farmaco curativo usato su larga scala.
E’ corretto dire, come è stato fatto, che vaccinando a tappeto il 100% della popolazione senza dare il tempo al virus di generare nuove varianti in grado di diffondersi, si sarebbe eradicato il patogeno e l’epidemia, ma questo non è avvenuto e manifestamente non c’erano le condizioni perchè avvenisse (abbiamo presente qual è la attuale percentuale di persone vaccinate nel mondo?).
Questo qua sopra è un ottimo esempio di come argomenti fallaci si siano diffusi attraverso i mezzi di comunicazione negli ultimi mesi, fino a diventare senso comune.
È infatti ovvio a quasi tutti gli esperti, a parte l’assurda minoranza “zero covid”, che l’eradicazione del virus non avverrà mai. Ad oggi, nessun paese occidentale è riuscito a vaccinare più del 60-65% della popolazione – e nessun green pass porterà mai questa percentuale a 100. Resta poi fuori, ovviamente, tutto il resto del mondo. Per cui di “serbatoi” ce ne saranno sempre – e non c’è da preoccuparsi.
Il sars-cov-2 non sparirà. Sta diventando endemico, cioè un virus che circola nella popolazione senza fare danni particolari – così come, del resto, accade con gli altri coronavirus, tra cui quelli del raffreddore e dell’influenza. Il vaiolo è l’unica infezione della storia ad essere stata eradicata, e ciò è stato possibile solo per le peculiarità di quel virus, diversissimo da questo.
Si veda ad es.: https://www.theguardian.com/commentisfree/2021/jul/16/covid-19-seasonal-virus-spreading-during-summer-pandemic
Proprio perché il virus è destinato a restare, è fondamentale costruire *ora* un senso critico rispetto alle misure repressive e discriminatorie quali il green pass.
(Aggiungo un aneddoto in questo senso: Pochi giorni fa, una conoscente mi ha detto che molti ginecologi stanno raccomandando alle donne incinte di non fare il vaccino fino al parto; donne che ora sono escluse non solo da bar e musei, ma anche dalle mense aziendali.)
Non è vero che il vaccino sia condizione necessaria e sufficiente per avere il green pass. E’ condizione sufficiente ma non necessaria. Il green pass si può ottenere anche con un tampone negativo e ha validità di 48 ore. Per esempio mio figlio tredicenne in attesa di seconda dose ha dovuto fare il tampone in modo da ottenere il green pass necessario ad attraversare il confine tra Italia e Slovenia. Noi abitiamo a Trieste e come si può notare osservando la carta geografica a ovest c’è il mare, a sud la Slovenia, a est la Slovenia e a nord ancora la Slovenia, tranne un corridoio della larghezza di 1,5km che collega la città al resto di questo meraviglioso paese. Quindi qua, dal punto di vista della mobilità, vivere senza green pass equivale a vivere in zona arancione. Qua abbiamo le balle piene di questi inutili confini di merda. Abbiamo le balle piene dei posti di blocco, del regio esercito, del Piemonte Cavalleria, della Brigata Sassari, dei mitra spianati. Una militarizzazione simile non l’ho vista nemmeno a Trebinje nella Republika Srpska al confine tra Erzegovina e Montenegro.
«La disinformazione [è] il cattivo uso della verità. Chi la diffonde è colpevole, chi le crede imbecille»
Si muore Ogni Santo Giorno (OSG):
«[…] classe di età 0-49 anni, considerando l’intero anno 2020, i decessi totali sono inferiori a quelli medi degli anni 2015-2019 dell’8,5%»
(https://www.istat.it/it/files//2021/03/Report_ISS_Istat_2020_5_marzo.pdf)
Inquinamento atmosferico (2020) : 84.400 PA – 231 morti al giorno, OSG
(https://www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/molti-cittadini-europei-sono-ancora/morti-premature-attribuibili-allinquinamento-atmosferico)
Abuso di alcohol: 17000 PA circa – 48 morti al giorno OSG
(https://www.epicentro.iss.it/alcol/epidemiologia-monitoraggio-2020)
Abuso di antibiotici: 10.000 morti circa, 27 morti al giorno, OSG
(https://www.ilsole24ore.com/art/abuso-antibiotici-10mila-morti-anno-italia-triplo-incidenti-stradali-AC6RW1z )
Sul lavoro (2020): 1270 – 3.5 morti al giorno, OSG
(https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/news-ed-eventi/news/news-dati-inail-infortuni-malattie-professionali-2020.html)
Incidenti stradali (2020): 2395 – 6 morti al giorno OSG
(https://www.istat.it/it/files//2021/07/Incidenti-stradali_2020.pdf)
Abuso di sostanze stupefacenti (2019): 373 – 1 morto al giorno, OSG
(https://www.iss.it/documents/20126/0/relazione-annuale-al-parlamento-2020-dati-2019.pdf/c5dd54ae-5e24-381d-7367-4ac427c2fc4b?t=1611899971308)
Omicidio volontario (2019) : 315 morti in Totale – 111 solo donne, una ogni 3 giorni, OSG
(https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donne)
Mortalità infantile: «[…] il danno maggiore è stato indiretto: “Il Covid ha segnato una riduzione delle vaccinazioni del 30%, una riduzione delle attività dei pronto soccorso fino all’80%; un ritardo diagnostico di patologie gravi (-33% tumore pediatrico); un aumento dei disturbi psichiatrici; la sospensione delle terapie; e un aumento di sovrappeso e obesità”».
«in Italia i medici di famiglia sono troppo pochi […] si calcola una carenza d’organico che va dalle 10mila alle 15mila unità».
( https://web.archive.org/web/20210817181514/https://www.adnkronos.com/allarme-carenza-medici-di-famiglia-ma-i-posti-sono-pochissimi_66qoBo8YF7t21WKSTkp1tN?refresh_ce )
Oltre 317 decessi OSG che richiederebbero urgenti, diretti interventi sul territorio.
«L’ossessione securitaria serve a fomentare la guerra tra poveri e prevenire scenari […] di lotte che creano comunanza e dissipano la paura».
Per non parlare dei dati di mortalità complessivi per tutte le cause del 2021, dude, parziali; che ci sono, fino a luglio, ma che nessuno pubblica ancora. Nonostante il lockdown sanitario e il peggioramento delle condizioni di vita essi (ripeto: 2021, non 2020) sono normali rispetto a quelli degli anni precedenti.
Se durante il 2020 la bassa capacità di screening soprattutto nella “prima ondata”, coi pochissimi tamponi, sottostimava enormemente i morti Covid di allora e il bollettino delle ore 18 segnava solamente la punta dell’iceberg di un fenomeno in realtà straordinario, durante il 2021 i tamponi sono molto più diffusi e ci portiamo e ci porteremo sempre dietro i morti con un passato test positivo Covid.
Gli oncologi segnano diminuzioni nei morti per tumori, perché alcuni pazienti prendono il Covid e muoiono per quello (diventano morti Covid); e via dicendo per tutte le malattie, che segnano contrazioni paradossali invece di aumenti come ci si sarebbe dovuti aspettare a causa delle difficoltà di accesso alla prevenzione e alle cure.
Guardiamo i morti per tutte le cause. Osserviamo che mediamente ogni inverno fa in Italia 50mila morti in più che ogni estate. Seguendo la demografia anziché la medicina, non sono solo i famosi “8-12mila” i morti annui per influenza, in assenza in passato di tamponi per l’influenza. Che poi questo Covid abbia fatto non 50mila ma oltre 100mila morti durante il 2020 e che se non fosse stato contrastato ne avrebbe fatti centinaia di migliaia ancora in più è un altro conto ed è precisamente il conto del passato 2020; ma durante il 2021 ha fatto e sta facendo un numero di morti normale.
In altri termini l’attuale profilo di contrasto al Covid sembra a me più che sufficiente nel contenere la pandemia, anzi sovrabbondante, non tale da avallare una logica così tanto emergenziale da *impedire l’accesso alla sanità (!) e all’istruzione pubblica (!)* non a festaioli ma a pazienti e studenti mascherati, disciplinati e distanziati, pur anche senza vaccino “che funzionicchia” o tampone. Nè tale diniego sarà a mio avviso giustificato da picchi futuri di mortalità giornaliera di centinaia di persone che ci saranno e che in passato (non tamponate) erano la norma dal punto di vista di quanti purtroppo morivano OSG in Italia con un virus in corpo.
Lo diciamo da un anno e mezzo, i morti di «sanità bloccata perché c’è il Covid» – o di rinuncia ad accedere alle strutture sanitarie perché i media hanno instillato il terrore del Covid – saranno molti di più dei morti di Covid. Tanto per restare alle malattie cardiovascolari citate sopra, responsabili del 39% delle morti in Italia:
«[…] nell’ultimo anno e mezzo la pandemia da Covid ha portato ad una riduzione delle attività chirurgiche tra il 50 e l’85%, mentre la cardiochirurgia, nel nostro Paese, ha fatto registrare un decremento del 55%: si sono ridotti gli interventi valvolari, i bypass coronarici e la chirurgia dell’aorta. Anche sul fronte della diagnostica cardiovascolare si è rilevata una riduzione del 75% circa degli ecocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica. La mancata attività di diagnostica preventiva – causata dall’emergenza sanitaria – ha portato anche ad un ulteriore incremento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale […]
Tutto ciò è accaduto anche perché i tempi di accesso e di trattamento delle emergenze sanitarie come, ad esempio, quelli per l’infarto, si sono allungati a causa della pandemia sia per la paura dei pazienti di contrarre il virus presso le strutture sanitarie ma anche per il sovraccarico di chiamate al 118. Così come si è prolungato il tempo che intercorre tra l’ingresso in ospedale e l’esecuzione dell’angioplastica coronarica; anche qui la causa principale sono i tempi per il necessario screening covid a cui deve sottoporsi ciascun paziente prima di accedere alle strutture sanitarie.»
Fonte.
1/1 Riguardo il GP, ovvero la digitalizzazione sociale (schedatura) e la società della sorveglianza, sto leggendo un libro interessante e, direi, sconvolgente (o almeno questo è il mio caso, nel leggerlo, essendo appassionato di informatica fin dall’adolescenza) per i fatti che documenta e i luoghi comuni che smentisce in merito a l’informatica, “La Rete” e le sue origini.
“Surveillance Valley” (Yasha Levine) (per chi come me ha scarso potere economico: esiste un torrent, ad es su tpb)
Vien nettamente ridimensionata (e in alcune sue parti smentita) la leggenda di Internet che nasce da una rete militare, ARPANET, “progettata principalmente per avere un mezzo di comunicazione che resistesse ad un attacco nucleare ma poi diventa una rete totalmente civile/commerciale a sè sante e senza piu’ grosse intromissioni dai militari”.
Vien documentato che:
1) la Rete nasce militare come strumento di anti-insorgenza (esterna e interna) usata attivamente e per lungo tempo *primariamente* come strumento antirivoluzionario per monitorare, analizzare, predire comportamenti umani e in particolare rivolte/proteste sociali e poi implementare metodi per manipolarli/disinnescarli.
2) narrativa “rete difensiva”? No, è l’esatto opposto: ARPANET nasce come *arma* per distruggere qualcosa che nè la guerra convenzionale nè un attacco atomico riesce ad annientare: la guerriglia. Ovvero un’arma capillare contro il dissenso (in USA e all’estero).
” the impetus was rooted not so much in the need to survive a nuclear attack but in the dark military arts of counterinsurgency
and America’s fight against the perceived global spread of communism.”
[…]”conflicts and regional insurgencies against US-allied governments from South America to Southeast Asia and the Middle East.
These were not traditional wars that involved big armies but guerrilla campaigns and local rebellions, frequently fought in regions
where Americans had little previous experience. Who were these people? Why were they rebelling? What could be done to stop them? In
military circles, it was believed that these questions were of vital importance to America’s pacification efforts, and some argued
that the only effective way to answer them was to develop and leverage computer-aided information technology.”
” “The way Godel saw it, the Pentagon needed to develop advanced weaponry, based on technology that was not just nuclear technology,
but that could deal with this coming threat,” writes Jacobsen “
2/2″[…]Kennedy faced regional insurgencies [..] Cuba, Algiers, Vietnam and Laos, Nicaragua, Guatemala, and Lebanon. Many of these conflicts came out of local movements, recruited local fighters, and were supported by local populations. Countering them was not something that a traditional big military operation or a tactical *nuclear* strike could solve.”(appunto..)
“early-warning” per il fronte interno: “In early 1970, he published an exposé in the Washington Monthly that revealed a massive domestic surveillance and counterinsurgency operation run by the US Army Intelligence Command […] “CONUS Intel”—Continental United States Intelligence—the program involved thousands of undercover agents. They infiltrated domestic antiwar political groups and movements, spied on left-wing activists, and filed reports in a centralized intelligence database on millions of Americans. “When this program began in the summer of 1965, its purpose was to provide **early warning of civil disorders** […]” reported Pyle. “Today, the Army maintains files on the membership, ideology, programs, and practices of virtually every activist political group in the country”
3) la propaganda de “La Rete che migliorerà il mondo e porta democrazia”, da dove arriva e che sbocchi ha avuto (emblematica la squallida storia delle origini di Wired, che nel leggere ho avuto un flashback: m’è venuto in mente il M.A.R. di fumagalli da “Strategia dell’Alta Tensione”)
4) e non è vero che la rete fu sempre ben voluta. Negli anni ’60 gli studenti protestavano in massa contro ARPANET: contro la “digitalizzazione” e le schedature facilitate per mezzo di banche-dati e reti informatiche (usano la parola “Octoputer”, e la rete come tentacoli).
Ci fu lo scandalo di ARPANET nel 1975 che ebbe risonanza su tutte le tv e giornali e interrogazioni al congressi.
Allora la popolazione capiva che il progresso tecnologico in una società basata sullo sfruttamento porta solo al totalitarismo. A distanza di anni quel dissenso è sparito.
Un po’ come in Italia dove, fino a 15 anni fa si manifestava contro la videosorveglianza e per la privacy .. e ora invece..
..tanti stan su facebook.. a (in sostanza) scrivere dossier per il nemico.
..o se la prendon con chi protesta contro un lasciapassare che consente al min. delle “interiora” (da “Idiocracy”) di conoscere i nostri spostamenti (e al governo di, potenzialmente, disciplinarli, inibendo di volta in volta nuovi luoghi o ponendo nuove condizioni)
Molto logico e condivisibile, soprattutto nell’invito a separare la discussione sul vaccino da quella sul green pass. I termini della questione sono abbastanza chiari: non c’è dubbio che il vaccino offra una forte protezione dalle forme gravi e dalla mortalità agli adulti e agli anziani (per bambini e adolescenti il rischio con o senza il vaccino è comunque minimo). Non c’è dubbio che il vaccino sia un atto medico che richiede il consenso informato del paziente. La deontologia medica privilegia il diritto di scelta del paziente sulla sua sicurezza: se accetto il rischio e rifiuto il vaccino non me lo si può imporre. In corso di epidemia il vaccino potrebbe essere imposto per legge, per motivi di salute pubblica, ma nel caso dei vaccini per il Covid questi non impediscono che il vaccinato diventi portatore del virus e risulti contagioso, quindi le motivazioni di salute pubblica sono deboli. Per queste ragioni è perfettamente coerente accettare il vaccino e opporsi al green pass: la libertà di scelta individuale non comporta insostenibili conseguenze sociali o pubbliche. Rimangono sul tavolo almeno due problemi: se sia plausibile una misura che protegga il non vaccinato contro la sua volontà impedendogli di accedere a luoghi affollati, nei quali potrebbe incontrare il virus, e se sia plausibile imporre l’obbligo per quei lavoratori maggiormente a contatto col pubblico (attualmente sanità e istruzione) allo scopo di rassicurare il pubblico stesso: se cioè il diritto dell’utente possa prevalere su quello dell’erogatore di servizi. Le paure dell’utente possono essere ingiustificate, ma lo sono anche quelle di molti adulti e anziani che rifiutano il vaccino e vanno considerate in entrambi i casi. Quello che certamente non si può fare è diffondere falsa informazione sull’efficacia delle terapie o delle misure di distanziamento: la massima protezione è data dal vaccino e non è possibile al tempo stesso proteggere il cittadino dalla malattia e dall’obbligo vaccinale, scegliere l’uno significa rinunciare almeno parzialmente all’altro.
Il problema è _proprio_ l’informazione sull'”efficacia delle terapie o delle misure di distanziamento”, soprattutto delle seconde.
Oserei dire che interessarsi in modo specialistico dell’_efficacia_ di qualcosa in modo slegato dalla sua natura e dai suoi aspetti qualitiativi – prima ancora che dei suoi costi umani – è una delle cose più tossiche che si possa fare, e che è la chiave di volta di questa emergenza quanto più in generale di trent’anni di post-thatcherismo.
Concorderemmo quasi tutti che la castrazione è un contraccettivo massimamente efficace, ma largamente inaccettabile.
…ma solo perchè non siamo in emergenza, e se sembra una boutade ricordo che, senza andare nello Xinjiang o in Bangladesh (https://en.wikipedia.org/wiki/Compulsory_sterilization), perfino alcuni esponenti leghisti nella democratica Italia suggerivano la castrazione forzata come soluzione di buon senso ad una ‘”emergenza stupri”.
È l’_accettabilità_ delle diverse, _infinite_ misure possibili, e del modo in cui vengono adottate, negoziate, calate, imposte, che è il campo di battaglia e insieme la cifra di tutto il disastro umano a cui assistiamo e che dovrebbe importare ai movimenti, non la loro _efficacia_.
Non che _se volessimo_ parlare di efficacia non potremmo rinfacciare ai padroni assassini che il manuale di epidemiologia delle Giovani Marmotte spiega che un “lockdown” per essere tale, ed essere efficace, non può essere una cosa in cui vieti le altalene ma lasci aperte le fabbriche, eh.
Ma _prima ancora di ciò_, bisogna discutere molto a lungo se sia possibile o accettabile, _anche se massimamente efficace in senso epidemiologico_, pretendere di _calare dall’alto_, per _anni_, un nuovo modello di rapporti umani sintetico, costruito a tavolino e in larga misura surrogato e vuoto della sostanza (*).
A me pare scontato che la conclusione di una tale discussione dovrebbe essere “decisamente no”; “è la peggiore mostruosità che abbia sentito da quando sono nato, non è un’opzione, vai a chiudere qualche fabbrica, metti in pensione anticipata tutti gli over 50, vai bollire qualche oligarca in pentola, poi torna e _forse_ ne riparliamo”.
Ma è il fatto che tale discussione venga inibita o del tutto dimenticata che è terrorizzante e rappresenta il compiuto e pieno dominio di quelle vaccate sull'”efficacia” (duale di “non possiamo permetterci di farne a meno”) con cui si impone ogni misura draconiana, schiavizzante e disumanizzante da trent’anni.
(*) Quale è stato naturalmente anche l’effetto collaterale di molte recenti “innovazioni” nei rapporti di lavoro calate dall’alto oltre che della nascita del capitalismo stesso.
Io credo che lockdowns e distanziamento, salvo casi particolari, siano sostanzialmente poco efficaci, per vari motivi. In primo luogo nelle nostre società il lavoro può essere sospeso o svolto in modalità “a distanza” solo in parte, probabilmente fino al 50% circa (ci sono stime più precise, vado a memoria): distribuzione, produzione essenziale (alimenti, farmaci, etc.), servizi (nettezza urbana, giustizia), sanità non sono comprimibili. In secondo luogo la gente deve uscire di casa per una serie di ragioni insopprimibili: acquisti, assistenza, salute, etc. In terzo luogo gli isolamenti dei contagiati costituiscono un grosso problema: puoi fare tutti i lockdowns del mondo ma se un tuo convivente si contagia il virus entra in casa tua anche se tu non esci. In quarto luogo col lockdown rallenti l’epidemia, ma ne prolunghi la durata. Se ti dice bene, eviti il sovraffollamento degli ospedali, e curi meglio i malati, ma più di questo non ottieni. E tutto questo a prescindere dai costi economici e sociali esorbitanti, per una malattia che alla fin fine ha causato 130.000 decessi in un periodo nel quale ce n’è stato comunque un milione per altre cause.
Attenzione che qui cadiamo nella solilta trappola semantica.
“Il lockdown”, intesa come totale e temporanea serrata di una area ristretta in cui è rilevato un focolaio di una malattia infettiva, con tanto di razioni consegnate porta a porta dall’esercito, a cui segue un protocollo di test tale da garantire una _accettabile probabilità_ di avere eradicato il patogeno, funziona _benissimo_: la Nuova Zelanda ha totalizzato 26 morti, con _i lockdown_.
La schiavitù(*), invece, non funziona benissimo.
Rimando a: https://anthrosource.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/maq.12599
“Despite the WHO’s emphasis on testing and South Korea’s and Germany’s early success in reducing the spread of the virus, most countries considered testing at scale as a low priority and relied on an extreme version of the Chinese approach of lockdown. However, in China, the approach was tailored and regionalized; as a WHO report noted, “specific containment measures were adjusted to the provincial, county and even community context, the capacity of the setting and the nature of novel coronavirus transmission there” (WHO 2020). The lockdown focused on the major cities in the most affected province, constraining the life of 56 million people in a country of 1.4 billion. In other words, it was a limited lockdown affecting 4% of China’s total population. In contrast to the tailored and regionally differentiated intervention that sought to minimize the socio–economic impact of the response, many other governments across the world imposed nationwide lockdowns that went far beyond China’s locked-city approach. In practice, these lockdowns amounted to curfews (often legalized after the fact by emergency laws).”
e a: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)00978-8/fulltext
“Countries that consistently aim for elimination—ie, maximum action to control SARS-CoV-2 and stop community transmission as quickly as possible—have generally fared better [at health, the economy, and civil liberties] than countries that opt for mitigation—ie, action increased in a stepwise, targeted way to reduce cases so as not to overwhelm health-care systems.”
Che poi a volte mi viene – per pochi istanti, poi mi metto a ridere – il sospetto che la nostra classe dirigente sia in completa buona fede, perchè non erano attenti quando a scuola spiegavano il concetto di “integrale” – che dovrebbe rendere il tutto intuitivo.
(*) Scelgo di chiamare un modello in cui si va a farsi sfruttare in fabbrica e poi si viene rinchiusi in casa con il suo nome.
Per me la difficoltà a prendere posizione netta su determinate scelte governative è stata dovuta a una incapacità a decifrarne l’ambiguità: tanti provvedimenti, tra cui anche il green pass a mio avviso, hanno delle potenzialità positive accanto agli aspetti oppressivi e soprattutto diversivi (faccio un esempio: preferisco frequentare una piscina/ palestra/festa di matrimonio a cui si accede con green pass, che non potervi accedere o rischiare il focolaio – ci son altre realtà come teatro/cinema/scuola stessa dove pretendere il green pass mi sembra non strettamente necessario). Tale ambiguità si riflette anche nelle voci critiche che si sono levate contro di esso: molte di esse andavano a parare nell’antivaccinismo tout-court, altre, le più autorevoli, penso a Agamben, scivolavano in toni e paragoni (nazismo/persecuzione degli ebrei) più offuscanti che chiarificatori e francamente dal mio punto di vista non condivisibili. Vi è un evidentemente mancanza di una critica ragionata e strutturata, anche se per mia esperienza, già dal primo lock down, non sono mancate pratiche critiche e resistenze de facto che hanno comunque reso più umana l’esperienza dell’ultimo anno e mezzo. Mi accodo anche io nel rilevare che i movimenti stanno tuttora esitando a prendere posizione decisamente critica, preferendo piuttosto agire al micro livello con pratiche di solidarietà o proteste circoscritte a determinati problemi (abitazione/ reddito/ambiente) di fronte a difficoltà innescate o acuite dalla gestione della pandemia. È indubbiamente manCata una capacità di analisi più ampia. Grazie per portare alla luce e dare visibilità a queste voci emergenti. Attendo con interesse un vostro contributo sulle possibilità di pratiche inclusive e ragionate di opposizione al GP o a suoi determinati usi (concordo che dire ‘sticazzi non lo scarico’ non è esattamente praticabile da tutti)
Segnaliamo:
Lettera aperta a Contropiano, su green pass e dintorni
di Roberto Sassi, Nico Maccentelli e Valerio Evangelisti
https://contropiano.org/interventi/2021/08/18/lettera-aperta-a-contropiano-su-green-pass-e-dintorni-0141449
(Anche in questo caso la segnalazione non implica endorsement, cioè un nostro accordo con l’impostazione – tantomeno con ogni passaggio e ogni argomentazione – dell’articolo. La cosa che ci preme documentare è l’esplicitarsi di contraddizioni nella sinistra di classe e di movimento e l’aprirsi di una dialettica. Tutt’altra aria, rispetto a un anno fa.)
Scusate, sarà un po’ lungo quindi divido la mia risposta in più parti.
Quando avete iniziato a scrivere all’inizio di questa pandemia vi leggevo con grande attenzione, offrivate analisi che condivido tuttora sulla fallimentare gestione della pandemia da parte della politica, asservita agli interessi padronali di una produzione che non doveva fermarsi, mentre noi come lavoratori eravamo liberi di uscire solo per andare a produrre e i bambini e ragazzi venivano rinchiusi in casa assoggettati ad una dad, che si è rivelata essere uno strumento classista. Sull’analisi, nulla da eccepire.
Però, c’è un però. Siamo ancora in mezzo alla pandemia, perché, è inutile nasconderselo, la variante delta esiste ed è estremamente contagiosa e le persone continuano a morirne. La storia insegna che, non serve essere medici né tanto meno virologi, le malattie, soprattutto quelle altamente infettive, si combattono con farmaci e vaccini (spero non serva qui ricordare i danni e i morti causati da vaiolo e poliomelite e di come li abbiamo sconfitti con i vaccini).
Ora, sui farmaci al momento mi dispiace ma non abbiamo a disposizione un’arma come gli antibiotici per le infezioni batteriche, da qui ne consegue che qualunque tematica relativa alle terapie domiciliari è vuota di significato.
L’altra arma, che abbiamo, sono i vaccini: vaccinazione di massa e in tutto il mondo, altrimenti nasceranno altre varianti contro le quali i vaccini potrebbero rivelarsi inutili.
I vaccini hanno i brevetti nonostante siamo in piena pandemia e quindi dovrebbero essere resi disponibili e gratuiti a tutti, dall’altra perché se sono riusciti a realizzarli così rapidamente è solo perché abbiamo inondato le case farmaceutiche di soldi pubblici. I vaccini sono sicuri, spero non crediate che ci sia un enorme e globale complotto ordito e portato avanti da tutta la comunità scientifica mondiale. Se non altro vi prego di riflettere su questo: sono state inoculate quasi 5 miliardi, sottolineo miliardi, di dosi nel mondo, la stragrande maggioranza nei paesi ricchi, veramente credete che big pharma ci abbia volontariamente rifilato un vaccino che ci ucciderà tutti? Perché se fosse così, a chi poi potrebbero continuare a vendere spary nasali contro il raffreddore, aspirina, multivitaminici, antidolorifici, antidolorifici in confezioni rosa che sono uguali agli altri ma costano di più…
Perdonami, ma leggere anche i commenti – e un po’ meglio i post, anche quelli precedenti – aiuterebbe a non far avvitare le discussioni. Rispondo solo su un punto.
“Ora, sui farmaci al momento mi dispiace ma non abbiamo a disposizione un’arma come gli antibiotici per le infezioni batteriche, da qui ne consegue che qualunque tematica relativa alle terapie domiciliari è vuota di significato.”
Stai mettendo insieme due discorsi diversi, esattamente come chi parla di cure domiciliari efficaci in contrapposizione ai vaccini.
Non possiamo bandire dal dibattito ogni riferimento alle terapie, domiciliari e non, solo perché siamo alla disperata ricerca di una soluzione miracolistica (che abbiamo individuato nei vaccini). Il fatto che non esista un farmaco di efficacia tale da cambiare radicalmente lo scenario, non significa che altri farmaci non possano essere comunque utili. Negli USA ad esempio si è fatto un uso massiccio del controverso Remdesivir, che pare abbia contribuito a far crollare la mortalità ospedaliera. Qui era argomento “negazionista” e dunque tabù.
Certo, non ci sono terapie domiciliari alternative in grado di prevenire l’ospedalizzazione. Ma come ho detto in un altro commento, l’assistenza domiciliare è stata una grave lacuna del sistema l’anno scorso, e questo ha contribuito ad aumentare i carichi ospedalieri per semplice mancanza di cura.
In un paese socialista ci sarebbe stata la corsa a chi si vaccinava per primo, perché ci sarebbe stato quel senso di solidarietà che dovrebbe essere parte di tutti quelli che vivono in una comunità. Rifiutare di vaccinarsi mentre il virus galoppa sventolando una libertà personale, che altro non è che individualismo, è un atteggiamento francamente incomprensibile ed esecrabile.
Il green pass è uno strumento surrettizio ed ipocrita messo in campo dalla politica che non ha avuto il coraggio d’introdurre l’obbligo vaccinale per tutti. Esso serve per evitare che chi ha deciso di non vaccinarsi continui ad andare in giro ad infettare gli altri. Vaccinarsi è questo, diminuire di molto il rischio di infettarsi, nel caso ci s’infetti diminuisce il rischio di sviluppare forme gravi e di finire in ospedale (togliendo le cure a tutti gli altri malati), diminuisce la circolazione del virus e la possibilità che nascano nuove varianti.
Quindi, non sono contraria al green pass, anche se personalmente sarei andata casa per casa con la siringa. Fino a quando le persone non capiscono che ci si deve vaccinare tutti allora accetto il green pass e anzi, io i non vaccinati non li avrei proprio fatti uscire di casa tout court, nemmeno a scendere in portone per prendere il pacco amazon. Sarà un’idea dittatoriale, ma se invece di covid dovessimo affrontare l’ebola credo che il green pass non si sarebbe nemmeno posta come questione, saremmo tutti corsi a vaccinarci.
Chiaramente le associazioni padronali hanno sfruttato e continuano a sfruttare la gestione della pandemia per abbattere anche quei pochi diritti che sono rimasti a noi lavoratori, il green pass nelle mense aziendali è questo, sfondano qui e domani con la legge 300 potremmo giocarci a palla.
Ma di chi è la colpa?
Di tutti quelli che hanno assecondato in qualunque modo quelli che non vogliono vaccinarsi, invece di isolarli come sarebbe giusto, per rispetto di tutta la comunità e di tutte quelle persone che vorrebbero ma non possono vaccinarsi e che se si prendono il covid rischiano di morire. Tra queste due categorie mi pare che stiate scegliendo di difendere gli indifendibili, mentre state condannando gli altri a dover rimanere chiusi in casa a vita. E vi risparmio l’esempio lacrimevole del bambino reduce da un tumore e dalle cure oncologiche che deve continuare a vivere segregato in casa perché la comunità ha deciso che lui non ha diritto di poter giocare con gli altri bambini.
“In un paese socialista ci sarebbe stata la corsa a chi si vaccinava per primo, perché ci sarebbe stato quel senso di solidarietà che dovrebbe essere parte di tutti quelli che vivono in una comunità.”
Nella borghesissima Italia, a oggi hanno ricevuto almeno una dose di vaccino il 90% dei cittadini over 60 e il 70% di quelli tra i 12 e i 59 anni. Ed è stato somministrato credo il 96% delle dosi consegnate, quindi meglio di così non si sarebbe potuto fare in ogni caso. Questo significa che chiunque parli di esitazione vaccinale oggi in Italia, parla a vanvera. E significa anche che il green pass è prima di tutto non necessario, ovvero una gran presa per il culo.
“Chiaramente le associazioni padronali hanno sfruttato e continuano a sfruttare la gestione della pandemia per abbattere anche quei pochi diritti che sono rimasti a noi lavoratori, il green pass nelle mense aziendali è questo, sfondano qui e domani con la legge 300 potremmo giocarci a palla.
Ma di chi è la colpa?
Di tutti quelli che hanno assecondato in qualunque modo quelli che non vogliono vaccinarsi…”
Mi autocito da qui:
https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/07/come-rapportarsi-alle-grandi-mobilitazioni-contro-green-pass-et-similia-alcune-indicazioni-dalla-francia/#comment-43807
“Ma facciamo pure finta che il punto sia il vaccino. Tanto se un’azienda scavalca lo stato, ficca il naso tra i dati sensibili di un lavoratore e lo ricatta, di chi è la colpa? Ma è ovvio: di chi l’ha costretta a farlo, di chi “se ne approfitta”, dei furbetti e via dicendo. Quante volte l’abbiamo già sentita questa storia?”
Se adesso dobbiamo per forza vaccinare anche i giovani, presto anche gli under 12 appena disponibili i vaccini, è perché tutti quelli che avrebbero potuto e dovuto vaccinarsi e non l’hanno fatto.
Negli anni Settanta pretendevamo vaccini gratuiti per tutti e adesso parliamo di libertà di scelta. Parliamo di effetti sul lungo periodo quando per un mal di testa ingurgitiamo tutto quello che troviamo nel cassetto delle medicine, se per un’influenza prendiamo anche quegli antibiotici ormai scaduto che ci aveva dato il dentista e che non avevamo finito perché tanto dopo 3 giorni stavamo bene (poi non lamentiamoci per le infezioni antibiotico resistenti e se per curare un caso di peste hanno dovuto provare ben 8 antibiotici).
Intanto da gennaio 2021, mentre miliardi di soldi pubblici sono stati dati alle aziende, l’Inps non copre più la quarantena perchè a loro i soldi pubblici non sono stati dati. Sconfortante che su questo tema nessuno sia sceso in piazza a protestare. Nelle manifestazioni non ci sono richieste di investimenti pubblici nella sanità pubblica, nessuno che si muova quando sul piano per il rientro a scuola siamo allo stesso identico punto dell’anno scorso: soldi per aumentare il numero di aule, soldi per assumere più personale e avere classi meno numerose.
Invece tutti a strapparci le vesti perché i non vaccinati sono stati esclusi dalle mense aziendali, non capendo che su questo punto si gioca la partita della tenuta o meno della legge 300, tutti a chiedere i tamponi gratuiti per chi nella scuola non ha voluto vaccinarsi, quindi soldi pubblici non per gli studenti ma per chi dovrebbe aver a cuore il futuro dei ragazzi e invece se ne strafrega altamente in nome di una sua libertà di scleta.
Intanto, mentre noi ci impegniamo in una discussione su quanto uno strumento come il green pass sia degno di un governo autoritario, le classi dominanti stanno decidendo come spendere i miliardi del RF, che pagheremo noi e le generazioni future, e indovinate cosa faranno? Sanità pubblica? Scuola pubblica?
No signori, privatizzeranno tutto il privatizzabile e anche di più.
E noi saremo complici perché invece di fare tutti il nostro dovere e vaccinarci per lottare per un mondo migliore, saremo rimasti ingolfati in una discussione che non ha ragion d’essere in quanto sarà superata dalla realtà dei fatti.
Fb, mi spiace, ma non ci siamo proprio.
Il tuo triplice commento non c’entra assolutamente nulla con le nostre analisi sulla gestione pandemica e con le discussioni in corso su Giap.
Questa roba sembra un copia-incolla di un testo che avevi scritto con altra destinazione. Inducono a pensarlo passaggi come questo:
«I vaccini sono sicuri, spero non crediate che ci sia un enorme e globale complotto ordito e portato avanti da tutta la comunità scientifica mondiale. Se non altro vi prego di riflettere su questo: sono state inoculate quasi 5 miliardi, sottolineo miliardi, di dosi nel mondo, la stragrande maggioranza nei paesi ricchi, veramente credete che big pharma ci abbia volontariamente rifilato un vaccino che ci ucciderà tutti?»
Venire qui a “rintuzzare” cose che qui non sono mai state dette, anzi, sono state proprio smontate, e più volte, è davvero pessimo.
Se lasci un commento del genere dove, tra le altre cose, ci si sta sforzando di distinguere la questione del vaccino dalla questione del green pass, è segno che non hai letto niente.
Se dici che tutta la colpa della situazione ce l’ha chi non vuole vaccinarsi, cioè una piccola minoranza della popolazione – non sto a ripescare i dati della campagna vaccinale che Isver meritoriamente continua a monitorare a riproporre e che dimostrano chiaramente che non esiste alcuna “emergenza novax” – qui dove si è smontato questo diversivo, è ancora una volta segno che non hai letto niente.
Questo modo di approcciarsi può andare “bene” sui social, qui no.
Qui pretendiamo serietà.
Intervengo solo per sottolineare come invece i tamponi gratuiti per tutti siano una lotta giusta e sacrosanta. Tamponare a tambur battente ridurrebbe eccome la diffusione del virus. Far sì che ciò sia gratuito e accessibile a tutti, anche e soprattutto a coloro che rifiutano il vaccino, è alla base di qualsisasi idea di SSN universale e gratuito. Pretendere invece che “l’untore” paghi per il suo tampone, o che i malati paghino per il posto letto è tutto il contrario di quella idea e gioca solo a favore di chi vuol privatizzare (ulteriormente) il nostro sistema sanitario.
Quella dei soldi pubblici che andrebbero spesi per i tamponi invece che per migliorare la scuola pubblica è proprio il classico diversivo che serve a distogliere l’attenzione e scaricare la colpa. Dobbiamo pretendere entrambe le cose, non una delle due!
Non ho copiaincollato nulla, ho dovuto dividere il mio commento in tre parti. Tutto qui. Per il resto, beh, mi dispiace ma non concordo. Forse nel commento troppo lungo si è perso il senso, ovvero: c’è una pandemia, la pandemia la si combatte con farmaci e vaccini. Non ci sarebbe stato bisogno di green pass, avrebbe dovuto esserci una responsabile e solidale corsa a vaccinarsi. Così non è stato. Ora il rischio per i lavoratori è che aprano una breccia nella legge 300, che non è perfetta ma è l’ultimo argine allo strapotere padronale. Ma il discorso che più mi sta a cuore è questo, e qui copioincollo quanto già scritto: Invece tutti a strapparci le vesti perché i non vaccinati sono stati esclusi dalle mense aziendali, non capendo che su questo punto si gioca la partita della tenuta o meno della legge 300, tutti a chiedere i tamponi gratuiti per chi nella scuola non ha voluto vaccinarsi, quindi soldi pubblici non per gli studenti ma per chi dovrebbe aver a cuore il futuro dei ragazzi e invece se ne strafrega altamente in nome di una sua libertà di scleta.
Intanto, mentre noi ci impegniamo in una discussione su quanto uno strumento come il green pass sia degno di un governo autoritario, le classi dominanti stanno decidendo come spendere i miliardi del RF, che pagheremo noi e le generazioni future, e indovinate cosa faranno? Sanità pubblica? Scuola pubblica?
No signori, privatizzeranno tutto il privatizzabile e anche di più.
E noi saremo complici perché invece di fare tutti il nostro dovere e vaccinarci per lottare per un mondo migliore, saremo rimasti ingolfati in una discussione che non ha ragion d’essere in quanto sarà superata dalla realtà dei fatti.
«Non concordo» non vuol dire niente di niente. Sei venuta qui a scrivere robe totalmente fuori contesto, a rinfacciare posizioni che nessuno ha preso, a mettere in fila un non sequitur dietro l’altro, indifferente a quanto si sta realmente discutendo e argomentando qui.
Di fronte a quest’arroganza, passa in secondo piano persino il fatto che parli della campagna vaccinale palesemente senza avere idea di come si stia svolgendo. Nei suoi commenti Isver ha più volte fatto notare, dati alla mano, i risultati che la campagna ha ottenuto in termini di copertura della popolazione, e questo nonostante la comunicazione incoerente che l’ha accompagnata, i ripetuti cambi di criteri in corsa, la pessima organizzazione, la mancanza di scorte, gli ostacoli che si è trovato di fronte in molte realtà locali chi vaccinarsi voleva ma non poteva.
Nonostante questo, si diceva, si stima già vaccinato il 90% degli over 60. In generale, circa l’80% degli italiani over 20 ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Nelle ultime settimane il flusso delle somministrazioni è rallentato, ma perché scarseggiano le dosi, non per colpa dei malvagi «novax». Invece tu sostieni che il green pass è conseguenza del fatto che «non c’è stata la corsa a vaccinarsi» (pensa se ci fosse stata allora!), e segnali persino l’enorme problema di «chi nella scuola non ha voluto vaccinarsi». Nella scuola, dove risulta vaccinato l’85% di insegnanti e personale ATA. Come si chiedeva giustamente Isver: chi sostiene che siano percentuali basse, che parametro ha in mente, dal momento che una campagna vaccinale di questa portata e con queste caratteristiche non si era mai vista prima?
Ma niente, ti hanno indicato il capro espiatorio, sono i «novax», e tu ci hai creduto. Ti hanno poi detto che per colpa di questi «novax» il green pass – strumento che, ricordiamolo, è entrato in vigore in pochissimi paesi, in alcuni è stato tout court dichiarato incostituzionale e non potrà che rivelarsi inutile ai fini dichiarati – era una conseguenza inevitabile, e tu ci hai creduto.
Ora, tu puoi credere quello che vuoi, ci mancherebbe. Quello che non puoi fare è venire qui in modo sgangherato e irrispettoso verso chi si sta confrontando in modo serio.
La querelle sul green pass quale strumento di controllo delle masse ci sta distogliendo da quello che stanno facendo. Con i soldi del RF smantelleranno quel poco di stato sociale che ancora abbiamo. Lo dimostra l’accordo appena firmato da Speranza con i privati, con tanto di fondi pubblici, per le cure domiciliari. Leggete il piano ventennale di Confindustria, è quello che vogliono fare con le riforme del Recovery plan. Loro hanno le idee chiare e stanno facendo di tutto per realizzarle.
La mia domanda allora è: ha senso stare qui a scannarci sul green pass o forse dovremmo vaccinarci tutti e pretendere che tutti si vaccinino così da scendere in piazza e lottare per il tipo di società che vogliamo?
Stanno usando la pandemia per imporre restrizioni di controllo sociale e per erodere i diritti, ma questo lo facevano anche prima della pandemia. Il rifiuto di questo attacco padronale ai nostri diritti però non può portare al rifiuto dei provvedimenti di tutela della salute collettiva, ma solo a quegli espedienti inseriti in modo opportunistico. Sono contraria ai licenziamenti legati alla non vaccinazione ma questo non può comportare che s’ignorino le persone che invece non possono vaccinarsi e il loro diritto alla salute. Sono contraria alla libertà del datore di lavoro di controllare il green pass del lavoratore, ma non sono contraria al green pass stesso che, in mancanza di un obbligo vaccinale, è al momento l’unico strumento di tutela della salute collettiva.
«La querelle sul green pass quale strumento di controllo delle masse»
Per noi, e non lo argomento più perché l’ho già fatto troppe volte, non è principalmente questo bensì principalmente un modo escogitato dal governo per scaricare le responsabilità della sua mala gestione e additare l’ennesimo nemico pubblico. In questo diversivo, tu che vieni qui a denunciare diversivi – in realtà a fare benaltrismo – ci sei cascata in pieno.
Lasciaci perdere, su, non è cosa.
In Spagna non c’è il green pass, nè l’obbligo vaccinale per gli insegnanti: la ministra dell’istruzione Pilar Alegria ha detto che i prof spagnoli sono quasi tutti vaccinati quindi non c’è bisogno di imporlo a nessuno. questo perché gli spagnoli si sono vaccinati in massa. Perché in Spagna sì e in Italia e Francia meno? esistono popoli più fessi di altri? :) https://ilmanifesto.it/in-spagna-la-campagna-vaccinale-va-a-gonfie-vele/?utm_medium=Social&utm_source=Twitter#Echobox=1628675397-1
il Green Pass italiano è contorto è sbagliato e a mio avviso non bisogna prenderlo troppo sul serio, ma prenderlo per quello che è: un ‘nudge’, una ‘spinta gentile’ a vaccinarsi, che però in Italia diventa una cosa fantozziana, faccio un esempio.
io mi ero scordato che servisse il green pass e dopo il 6 agosto andai in una biblioteca pubblica, dove mi impedirono di entrare dicendomi di andare in farmacia. vado in farmacia, mi rilasciano il green pass, in biblioteca me lo scannerizzano ed entro. vivo in una città turistica quindi vedo i bar e gli autobus stipati di turisti senza mascherina, tutto legalmente senza bisogno di green pass.
Cmq il giorno dopo ritorno in biblioteca sventolando il green pass, l’usciere mi guarda e mi fa “ma glielo abbiamo già controllato negli scorsi giorni?” e io “Sì!” “beh allora può andare”. e sono entrato senza scannerizzare il green pass, che poteva essere anche il qr code del menu di una pizzeria. lol.
insomma è una barzelletta il green pass, ma in questo periodo ci sono nudge ben peggiori.
https://gds.it/articoli/cronaca/2021/08/13/crescono-i-contagi-in-sicilia-nuova-ordinanza-di-musumeci-dal-green-pass-alle-mascherine-ecco-cosa-cambia-14ccf2f5-3028-40fb-add6-c436e927b0e5/
La Sicilia ha smesso di fare tamponi gratuiti due giorni fa perché la gente si tamponava per ottenere il green pass per fare feste o matrimoni ed evitava quindi di vaccinarsi.
Quindi nella regione con più disoccupati e meno vaccinati d’Italia hanno tolto la possibilità di fare tamponi gratuiti perchè la gente ‘se ne approfittava ed evitava di vaccinarsi’
la filosofia che ci sta dietro è sempre quella del nudge di Sunstein, della spinta a fare qualcosa visto che non si può sparare Pfizer con la cerbottana ai passanti
Carlo, proprio il fatto che il pass sia uno strumento eclatantemente inutile e sonoramente cialtronesco dovrebbe far capire che è in atto un diversivo, che i fini dichiarati non sono quelli reali, che il green pass serve principalmente al governo – e più in generale alla classe dirigente – a scaricare la responsabilità verso il basso e nello specifico verso un capro espiatorio, il (sovente fantomatico) «no vax». Dopodiché, è utile a un sacco di usi “secondari”, discriminatori e vessatori, nel mondo del lavoro ne vedremo delle belle.
Il fatto che la gestione della pandemia sia cialtrona – questo lo scrivevamo già a febbraio 2020! – dovrebbe farci preoccupare di più, non di meno, e non solo perché la cialtroneria – soprattutto in Italia – non è in antitesi con l’autoritarismo, anzi, ne è una caratteristica fondamentale (cosa c’era di più cialtrone del fascismo?) No, c’è di più di questo: la cialtroneria è parte del metodo, di mossa cialtrona in mossa cialtrona – regolarmente sottovalutata perché tanto è cialtrona – si stabiliscono precedenti via via più gravi.
Quanto al “nudge”, il green pass non è del tutto riconducibile a quel concetto, perché la coercizione a usarlo non è affatto “gentile”, ma anche nel caso del nudge (che è al centro delle politiche neoliberali), la spinta è “gentile” soltanto nel senso di subdola, inavvertita. In realtà quella che è stata messa in campo per mezzo dei nudge è stata un’abrasione costante della sfera dei diritti. Di nudge in nudge, negli ultimi decenni il neoliberismo ci ha messo di fronte a un fatto compiuto dopo l’altro, configurando una realtà mostruosa. Se non ci siamo accorti per tempo dell’instaurarsi del capitalismo basato sul “data mining”, dello strapotere dei padroni delle grandi piattaforme, dell’avvento di una classe di ultramiliardari alla Bezos che può comprarsi il mondo quando vuole, è perché quei modelli di business e quelle sfere di potere si sono imposte coi nudge.
P.S. Sinceramente, a me i dati della vaccinazione nel mondo della scuola spagnolo sembrano davvero molto simili a quelli della vaccinazione nel mondo della scuola italiano.
C’è una certa varietà su base regionale, almeno l’ho sentita forte passando gli ultimi due mesi fra Emilia, Sicilia e Piemonte, e a quanto ho percepito vale sia nel mondo scolastico che in altri segmenti. Magari il discorso è analogo nelle comunidades spagnole, non so, ma certo in Sicilia ho avvertito inneschi belli accesi di riluttanza ai vaccini tanto condita di salse reazionarie, borborigmi lavici diversivi un bel po’ – mentre intorno tutto brucia davvero (ulivi, boschi e vigneti, non vignette ahinoi) in un’indifferenza delle autorità e dei cittadini che niente, mi ha turbato. Parlo di km e km quadrati e risalendo lo stivale è un susseguirsi di scempi inverecondo.
‘Giù’ riecheggiano in loop deformanti i casini dei mesi scorsi su Astrazeneca, aspetti e schegge di notizie che oltre a essere state malgestite da governi e regioni sono state ‘coperte’ di merda da stampa e tv di infimo livello. Oggi parli con la gente e vedi spaccarsi famiglie, alcune sul (e dal) pass, in altre scetticismi pregressi hanno scavato fossati in un gioco di specchi paralizzante.
Tremendamente difficile tenere insieme tutto senza scivolare in questo o quell’altro fosso
però già ci fu la tessera del tifoso e i daspo che già all’epoca si gridava giustamente all’apocalisse dei diritti che è in atto passo dopo passo, come nei decenni precedenti con le leggi d’emergenza etc insomma cose che si sanno bene direi. si può tornare indietro a lungo, e per l’appunto
il passaporto di sanità veniva usato anche nel Cinquecento, quando c’era il barreggiamento cioè lockdown e alcune città erano focolai epidemici, veniva richiesto un documento che attestasse di avere una certa distanza dall’epidemia, in quel caso geografica e in questo caso immunitaria.
a me più del green pass preoccupa il potere che hanno preso polizia carabinieri esercito in maniera rapida, alcune città hanno un livello di controllo esasperante, e questo dipende certo dalle politiche dei governi ma anche dai tanti sindaci che emettono le ordinanze, prefetti, assessori, questori, elites varie preti etc. Il green pass mi fa meno paura di questa gente, lo vedo come un pezzo di carta un ennesimissimo tassello della israelizzazione delle politiche di sicurezza, e mi sembra che questo manifesto voglia farne troppo un totem e in alcuni punti prende derive velleitarie e imprecise.
è giusto opporsi al green pass che è un controllo odioso e veramente totalitario, ma cosa è il green pass se non un ulteriore upgrade della carta di identità elettronica europea, dei passaporti con impronte digitali, il POS stesso, paypal etc.
poi appunto bisogna stare un po’ più attenti in questo periodo, chi rifiuta il vaccino e il distanziamento probabilmente non ha avuto parenti morti di covid oppure è uno per lo meno ambiguo o rincoglionito, e ci sono convergenze strane tra forza nuova, fricchettoni, sessantenni pensionati imbesuiti da facebook, ed è innegabile che alcuni stronzoni tentino di infilarsi in discorsi come questo giusto contro il green pass, come sapete molto bene
«cosa è il green pass se non un ulteriore upgrade della carta di identità elettronica europea, dei passaporti con impronte digitali, il POS stesso, paypal etc.?»
È lo strumento con cui il governo prosegue la strategia adottata fin dall’inizio della pandemia, quella di metterci tutti sul “chi vive” – in questo caso potremmo dire: “chi merita di vivere” – gli uni contro gli altri. Deviare l’attribuzione di responsabilità verso il basso e disperderla in orizzontale è ciò che ha fatto la classe dirigente fin dai primi di marzo del 2020.
«chi rifiuta il vaccino e il distanziamento probabilmente non ha avuto parenti morti di covid oppure è uno per lo meno ambiguo o rincoglionito»
Mi spiace ma questa banalizzazione la trovo irricevibile, stanti tutti gli sforzi che qui si sono fatti e si stanno facendo per inquadrare le questioni.
«Rincoglionito» è un epiteto che lascerei ai più tracotanti debunker che credendo/fingendo di difendere la Logica e la Scienza difendono lo status quo al contempo rendendo un pessimo servigio alle scienze.
L’argomento «non hai avuto morti» è odioso ed è stato usato anche contro di noi più volte (tra l’altro: che cazzo ne sanno che non abbiamo avuto morti?), quindi tendiamo a non usarlo contro nssuno.
«Rifiutare il vaccino» è una “sintesi” che impedisce di discernere e comprendere le tante posizioni e sfumature al riguardo: si può essere pro vaccini e vaccinarsi al tempo stesso criticando la strumentalizzazione del vaccino fatta dal governo, l’organizzazione della campagna vaccinale ecc.
«Rifiutare il distanziamento» vuol dire poco perché dopo tutte le stronzate sparate in quest’anno e mezzo abbondante, e dopo le manifestazioni di entusiasmo o quantomeno di compiacimento per scenari distopici a venire (resteremo distanziati per sempre ecc.), bisognerebbe spiegare cosa s’intende per distanziamento, dove, quando, tra chi. Nel distanziamento è incluso il “gomitino”? Il rifiuto fobico del contatto tra i corpi?
Per dire: sempre più studi stanno dimostrando che quel che succede al virus all’aria aperta è diversissimo da quel che succede in spazi chiusi e poco ventilati. A fronte di un’informazione scandalistica e gridata su partite di calcio, movida, manifestazioni e festeggiamenti della vittoria agli Europei, al momento nella letteratura scientifica non si trovano certezze sul fatto che un solo focolaio si sia mai sviluppato all’aperto, e questo già prima dei vaccini anti-Covid. I comportamenti all’aperto possono essere diversi da quelli al chiuso, infatti l’obbligo di mascherina all’aperto era demenziale, l’ennesimo diversivo. In nome della “Scienza” si è diffusa superstizione. Dire questo è «rifiutare il distanziamento»? Lo si fa perché non si hanno parenti morti e/o si è ambigui e/o si è rincoglioniti?
Sul filone “approcci demenziali alla mascherina” c’è un altro aspetto notevole che non mi pare sia stato esplorato a dovere.
Approfitterei per tirarlo fuori qua.
Si tratta dell’_estetizzazione_ della mascherina e della sua inclusione nella rappresentazione _per definizione_ idealizzata che si ha in riprese e ritratti ufficiali, in televisione, sui podi sportivi (compresi quelli all’aperto, ovviamente).
Un ritratto, buon Dio, dovrebbe ben essere uno in cui si vede la faccia.
Non riesco a credere che se il Presidente della Repubblica, certamente tamponato a sangue come il suo servizio d’ordine, compare in camera in un’occasione ufficiale senza-mascherina-e-distanziamento possa dare la svolta all’epidemia.
Idem se i campioni d’Europa si fanno riprendere in mondovisione sul podio con la coppa in mano e il volto visibile.
I media, gli organizzatori di eventi, i politici, i capiredattori che scelgono le copertine sembrano calcare invece la mano sull’ubiquità della mascherina come feticcio estetico.
Ci vedo una perversione grillesca dei rapporti numerici e degli ordini di grandezza – la conseguenza estrema dell'”uno vale uno”, del risolvere i conti pubblici con il taglio dei parlamentari, dell’aggressione alle “star miliardarie che volano in jet e predicano” (i nuovi “comunisti col Rolex”), ai “voli privati per i politici” (ricordiamo la photo-op di Mattarella su un volo di linea qualche anno fa, a cui seguì l’ovazione sui social).
Oltre, naturalmente, allo stesso ragionamento che equipara _tutte_ le situazioni in termini tanto di regolamentabilità e necessità di prossemica ed affettività, in cui la fabbrica e la cena coi cognati pari sono.
La “flat tax del sacrificio” come valore condiviso e applaudito.
Non è una cosa che mi fa dormire sereno – sappiamo del resto chi beneficia dalle flat tax.
Sulle sacche di scettici dellla vaccinazione credo si stia assistendo al classico effetto detto delle “eco-chambers”; è ovvio che quando il commander-in-chief dà un ordine bisogna eseguirlo.
https://www.treccani.it/vocabolario/echo-chamber_%28Neologismi%29/
https://web.archive.org/web/20210731071601/https://www.dw.com/en/joe-biden-its-a-pandemic-of-the-unvaccinated/av-58702624
Per il resto, mi permetto di lasciare una citazione piuttosto lunga ma attuale e pertinente, perdonatemi la pigrizia.
«Io posso solo congetturare in che modo si arriverà alla crisi […] credo che lo sviluppo si arresterà da solo. La paralisi sinergetica dei sistemi che l’alimentano provocherà il crollo generale del modo di produzione industriale.
Le amministrazioni credono di stabilizzare e armonizzare lo sviluppo affinando i meccanismi e i sistemi di controllo, ma non fanno che precipitare la megamacchina istituzionale verso la sua seconda soglia di mutazione. In un tempo brevissimo, la popolazione perderà fiducia non soltanto nelle istituzioni dominanti, ma anche in quelle specificatamente addette a gestire la crisi.
Il potere, proprio delle attuali istituzioni, di definire valori (come l’educazione […] la salute […] l’informazione etc) si dissolverà di colpo allorchè diverrà palese il suo carattere illusorio.
A fare da detonatore sarà un avvenimento imprevedibile e magari di poco conto […] Una coincidenza fortuita renderà manifesta la contraddizzione strutturale tra gli scopi dichiarati delle nostre istituzioni e i loro veri risultati. Ciò che è già evidente per qualcuno salterà di colpo agli occhi della maggioranza: l’organizzazione dell’intera economia in funzione dello “star meglio” è il principale ostacolo allo “star bene”.
[…]
Da un girono all’altro importanti istituzioni perderanno ogni rispettabilità, qualunque legittimità, insieme alla loro reputazione di servire il bene pubblico.
È ciò che accadde alla Chiesa romana al tempo della Riforma e alla monarchia francese nel 1793. Nello spazio di una notte l’impensabile divenne evidenza».
[La convivialità, Ivan Illich, 1973, p.162]
Io trovo che ci siano delle contraddizioni nei commenti.
In un commento Wu Ming 4 scrive:”piaccia o no c’è un problema proprio nell’enunciazione che tu richiedi: cioè che la “vaccinazione è giusta e necessaria”. Non tutte le persone la pensano così. Per una serie di motivi che possono andare dal complottismo antivaccinale fino a uno specifico scetticismo su questo vaccino o ancora più specificamente sull’opportunità di vaccinare tutta la popolazione, anche quella giovane e sana.”
e continua con:”Se nel mezzo della tempesta prendono piede i complottisti e gli anti-scienza è soprattutto perché chi avrebbe potuto e dovuto produrre una critica d’altro segno e senso è rimasto a casa… il kit suddetto, ci è stato spiegato, è stato scritto da persone vaccinate e non vaccinate, ovvero da persone che hanno fatto scelte diverse in base a valutazioni personali. E infatti non affronta la questione vaccinarsi Sì/No, bensì quella di non farsi schedare e discriminare in base a questa scelta.” Quindi riassumendo si ammette l’esistenza di un “problema no vax”, perfino in seno alle stesse realtà di movimento.
Più sotto però, Wu Ming 1 e Isver dicono che il “problema no vax” è un falso problema, un diversivo. Che numeri alla mano l’adesione è sufficiente.
Ora io penso che abbia ragione Wu Ming 4, quando ammette che il problema c’è. Può non essere visibile guardando l’Italia come un unicum, ma è molto più visibile quando si guardano le piccole realtà. Faccio qualche esempio: nel mondo della scuole i gruppi di mamme e insegnanti contrarie alle vaccinazioni sono molti e combattivi. Nella sanità sudtirolese, il problema dei sanitari contrari al vaccino è un problema serio, che sta creando non poche difficoltà di organico. Realtà omeopatiche e lontane dalla medicina tradizionale sono variegate e diffuse in tutta Italia… ecc.
Questo per dire che se lasciamo passare l’idea che anche non vaccinarsi vada bene, a livello di società rischiamo di far riprodurre e crescere quel sentire. E ciò andrebbe contrastato con ogni mezzo, non iscritto come falso problema.
Il green pass è uno strumento che serve al solo scopo di incentivare ulteriormente le vaccinazioni. Io penso che non funzionerà in quelle sacche di contrari e penso pure che finirà nel dimenticatoio come l’app immuni. Manifestare contro il green pass con in mano un cellulare con cui si scrive sui social fa sorridere…
Ehm, no, nemmeno dal tuo taglia-e-incolla che decontestualizza alcune frasi di WM4 risulta che WM4 “ammetta l’esistenza di un problema no vax” mentre per me lo stesso sarebbe un falso problema.
Se rileggi bene i commenti vedrai che WM4 sta mettendo a fuoco un aspetto della situazione e io un altro.
WM4 tematizza la sfiducia, l’insofferenza, lo scetticismo, il disincanto diffusi nel corpo sociale. Sentimenti causati non solo da un’informazione incongrua sui vaccini ma da una gestione schizogena della pandemia. Sentimenti diffusi anche tra chi si vaccina (a questo proposito WM4 fa l’esempio di se stesso, ma vale per gran parte dei presenti qui, direi che siamo quasi tutti vaccinati doppia dose). Sentimenti di cui sarebbe importante tenere conto perché tutto fuorché infondati e che invece vengono, stoltamente, “blastati”.
Invece io, e per l’ennesima volta, faccio notare che il “no vax” (spesso presunto, dato che ormai è etichettato come “no vax” chiunque provi i sentimenti di cui sopra e chiunque esprima una critica al GP, ed è persino gettato nel novero dei “no vax” chiunque per vari motivi non abbia ancora il pass) in questa fase è un comodo nemico pubblico, un capro espiatorio per la mala gestione della classe dirigente.
Per favore, non commentiamo in fretta e furia, sforziamoci di leggere bene prima di estrapolare passaggi e scrivere in base alla prima impressione.
Riguardo a quanto riteniamo inane e sbagliato dire “tanto il pass non se lo filerà nessuno ergo è roba di cui non occuparsi”, ho già scritto in altri commenti.
Sui social: non devi certo dirlo a noi, e in ogni caso delle contraddizioni non si “sorride” con mal riposto senso di superiorità: sulle contraddizioni si ragiona e si lavora.
A proposito di social, su twitter l’odio contro i Wu Ming continua a scorrere potente. Si formano inedite alleanze tra assadisti, anarco-stalinisti, renziani, frattaglie di post-operaismo, ex giapsters. Spesso i più feroci sono persone che in passato hanno non solo commentato assiduamente su giap, ma anche collaborato a progetti. E’ come se dovessero farsi perdonare, assomigliano a certi ex sloveni di trieste che inneggiano a Nazario Sauro. Il modo di procedere tipico è isolare e screenshottare qualche frase – magari nemmeno scritta da voi ma da qualche commentatore, oppure semplicemente riportata qua-, sovradeterminarla con qualunque sgnificato abietto sia possibile metterla in vaga corrispondenza, attribuirla a voi e poi chiamare a raccolta il branco.
Cagano sul proprio karma.
Ho letto il commento di Tuco, sono andato a vedere, da buon masoch… Da questa mattina vanno avanti scambi lunghi decine & decine di cinguettamenti. Vi attaccano perché dicono che siete per le “cure domiciliari” usando una frase scrinsciottata non vostra ma presa dall’infografica e che avevate già criticato… Pare proprio che nessuno abbia buttato un occhio sulla discussione qui e forse neanche abbia letto il post (e direi neanche quelli precedenti a occhio e croce), commentano tutti lo scrinsciott, prezioso strumento di conoscenza… Nelle stesse “discussioni” vi attaccano anche per aver detto che il gp è “la più grande digitalizzazione di massa etc”, mentre invece lo ha detto Bobo Speranza e voi avete scritto che è “un iperbole fuorviante”. C’è anche uno dice che non potete criticare il green pass perché su Giap c’è un tracker che controlla i movimenti dei nostri maus (ma i paranoid sono sempre gli altri mi raccomando), Ppiersante e altri gli hanno fatto vedere che si è confuso con un normalissimo plugin per le statistiche. Insomma il livello è questo qui, un mucchio di rabastura… Però diciamo che è sempre la stessa compa di utenti, si capisce subito.
Non posso trattenermi dal mettere qui il mio tuit preferito della giornata, cari wuminghi, potete far notare quanto volete che in Francia la gauche c’est contre le greenpass, tanto c’è chi ha la risposta giusta e definitiva che chiude la discussione!!! Eccola qua:
“Poi vabbè, fa ridere assai che usano la Francia come modello di paese con una riflessione critica più vicina alla loro.
La Francia che vede l’omeopatia tra le forme di cura più usate dai compagni da decenni”
C’erano anche tre faccine che si mettevano la mano in faccia, chiaro, dall’alto di questo popò di argomentazione…
Per favore, evitiamo di importare qui la merda che c’è su Twitter.
Ciao Woasnet, sulla questione delle contraddizioni ti hanno già risposto.
Sui numeri dei vaccinati e sulle percentuali ampiamente maggioritarie di vaccinati nelle fasce di popolazione più a rischio anche.
Io invece vorrei solo far notare questa parte:
«Nella sanità sudtirolese, il problema dei sanitari contrari al vaccino è un problema serio, che sta creando non poche difficoltà di organico. Realtà omeopatiche e lontane dalla medicina tradizionale sono variegate e diffuse in tutta Italia… ecc.»
Ecco, questo secondo me, invece di essere visto come un problema per cui si debba andare a convincere con le buone o con le cattive questi “reprobi”, dovrebbe far riflettere sul fatto che ci sia “un problema” “con la” e della medicina ufficiale.
Problema che non è “colpa” dei reprobi omeopatici o simili, ma forse del fatto che la “medicina ufficiale” non sempre è in grado di dare tutte le risposte.
E per “risposta” non intendo cure miracolose per malattie incurabili (ovvio che non ci siano e non ci possano essere tutte “quelle” risposte), ma approcci più umani e più attenti al paziente e al suo contesto ambientale, familiare, sociale, etc.
Mi stai dicendo che se ci sono sanitari contrari al vaccino è colpa della medicina ufficiale che non è più attenta al paziente e non colpa di quei sanitari che si dimostrano completamente ignoranti e inadatti al mestiere… Siamo seri per cortesia. Il problema di chi rifiuta la vaccinazione come misura di prevenzione esiste ed è un problema della società contemporanea. Poi si può voltarsi dall’altra parte e fingere che non ci sia, come fanno qui la maggior parte dei commentatori, ma resta un problema.
E fare fronte comune con chi è parte stessa del problema non mi sembra una grande idea.
Sull’omeopatia, idrovora degli ignoranti, ci sarebbe da fare un altro discorso, ma non è il caso.
Woasnet, io non lo so se il problema di chi rifiuta la vaccinazione come misura di prevenzione è così grave come dici nella società contemporanea, ma ti è stato già risposto a più riprese che se i dati delle vaccinazioni in Italia sono realistici, ebbene non pare essere un grave problema almeno in questo paese. La stragrande maggioranza della gente in Italia si è vaccinata o si sta vaccinando. La vogliamo smettere per cortesia di assecondare la ricerca del “mostro” di turno da parte dei mass media e dei politici inetti? Perché non accorgersi dei diversivi in atto questo sì è voltarsi dall’altra parte, e con un forcone in mano, per giunta.
Qua non si tratta di fare fronte comune, qua si tratta di provare a capire le persone invece di stigmatizzarle e licenziarle perché la pensano diversamente.
Wu Ming 4, informati un po’ sull’Alto Adige e su quanto sia radicata qui la contrarietà ai vaccini e poi ne riparliamo. Più di 4000 sanitari hanno rifiutato di vaccinarsi e tutt’oggi, dopo lettere di eventuale sospensione, sono ancora più di 2000 quelli decisi a non vaccinarsi.
Questo non è assecondare la ricerca del mostro, ma esporre e criticare un problema per la società. Senza essere subdoli, senza cercare di tenere unite mele e pere. E continuando a criticare il governo di inetti, che rimane un governo di inetti anche se ammettiamo l’esistenza di un problema che loro usano forse come diversivo.
Ecco, vedi, qui c’è proprio una diversità di approccio. Se dei medici – cioè gente che della propria materia qualcosina dovrebbe sapere, sicuramente più di me – non vuole inocularsi questo vaccino (cosa diversa dell’essere antivaccinisti, concorderai) – io voglio ascoltare le loro ragioni. Perché io stesso il vaccino me lo sono sparato sulla fiducia, con nessuna particolare consapevolezza. La partita dei vaccini, concorderai magari anche su questo, non è stata giocata proprio con grande fair play dagli attori in campo: multinazionali farmaceutiche, governi, UE, ecc. Viceversa non credo che avresti così tanti scettici tra il personale medico, al netto di qualche “eretico” no vax sovraesposto dai media. I fenomeni vanno capiti e indagati, non subito stigmatizzati.
Sui numeri dei vaccinati e sulle percentuali maggioritarie, non riesco proprio a pensarla in modo “italiano” sarà perché vivo in sudtirolo? Sarà perché il problema non ha confini politici o geografici? Sarà perché la maggioranza, questa si, ampia e maggioritaria, non ha le tutele che possiamo avere noi?
Mettiamola così; ho 66 anni, mi sento in piena salute, sopratutto mentale, e penso di fare il vaccino solo dopo che le persone più deboli fisicamente e finanziariamente, abbiano la possibilità di accedere alle tutele sanitarie di cui posso usufruire io.
Come il comandante di una nave che si sente in dovere di lasciare per ultimo la nave che affonda, per fare un esempio infelice.
Conosco diverse persone che sono state sospese dal lavoro, con il divieto di lavorare in altro modo, e che stanno affrontando una situazione fino a ieri impensabile. Hanno per mio conto tutto il diritto al rispetto.
Penso e auguro ogni bene alle persone che si sono vaccinate, credo, senza dubbi, che abbiano fatto bene a farlo. Ma non tollero gli insulti che, cominciando dal capo del governo e via a scendere, vengono indirizzati a chi chiede un mondo umanizzato, fatto consapevolmente da persone e destinato consapevolmente a persone.
Ci sono altre popolazioni, che per motivi economici o per motivi altri non hanno la possibilità, almeno quanto la mia, o la vostra, se vogliamo, di essere tutelati. Mi sorprende che debba scriverlo.
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@woasnet: “Il green pass [..] serve al solo scopo di incentivare [..] vaccinazioni.”
Beh, insomma ..
qua si discute da parecchi giorni anche del fatto che questo “incentivo” non serve perchè:
1) il numero di non vaccinati in Italia non pone un gran problema, vista l’alta adesione al vaccino
2) con l’introduzione del green pass le prenotazioni non han subito alcun calo.
Il gov ha reso obbligatorio il green pass.
Di fatto funziona come un obbligo vaccinale senza esplicita norma di legge.
Ma quello di spinger la gente a vaccinarsi è solo un motivo apparente, visto che “spinger” non serve a niente. Moltissima gente si vaccina e s’è vaccinata: il vaccino non è affatto “disertato in massa”.
Quindi il gov sui non vaccinati sta solo facendo demagogia.
Mi chiedo a volte: Piuttosto che “green pass imposto per imporre la vaccinazione”, non è che forse è l’esatto contrario e in realtà il governo sta usando pandemia e vaccino come *pretesti* per imporre il green pass, siccome è GP la priorità (ghiotta occasione) del governo?
Nessuno meglio del governo conosce la situazione di adesione alle vaccinazioni.
Sapendo quindi che non c’è rischio di avere un basso numero di vaccinati, perchè hanno introdotto il green pass, ovvero un *obbligo*? Obbligare è, da sempre, controproducente.
Andrebbe evitato il piu’ possibile. Il gov ha *rischiato* semmai, introducendo il GP, di *abbassare* il numero di adesioni al vaccino. Cosa che pare non essere avvenuta, ma il rischio l’ha corso lo stesso. Come mai?
Ecco che forse (faccio un’ipotesi, forse assurda, forse no) al governo la faccenda del vaccino e della pandemia importa ben poco rispetto al green pass e pare (specialmente dai toni usati di recente dal governo) che la priorità sia imporre il lasciapassare senza se e senza ma.
(continua)
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Imporre la schedatura.
Imporre la selezione dei luoghi in cui possiamo entrare e decidere chi puo’ o non puo’ viaggiare.
Imporre la selezione di comportamenti da assumere/evitare per poter mantenere i diritti che abbiamo avuto fin’ora (accedere a posti che ora son ad “accesso ristretto” o avere passaporto, patente di guida ecc ecc)
*Imporre un precedente*
In modo che se ora è il vaccino/tampone il discriminante per avere o non avere diritti, in seguito perchè non le infrazioni stradali (park in doppia fila ecc) o “politiche” (sciopero,manifestazione ecc) o reati politici associativi (aver partecipato a una manifestazione in cui son poi avvenuti scontri: daspo dalla società ) o reati di opinione (es. commenti su internet/social media, come avviene in Cina col social credit)?
woasnet: “Io penso che non funzionerà in quelle sacche di contrari e penso pure che finirà nel dimenticatoio come l’app immuni.”
L’app immuni era marcia come il gp, ma non era obbligatoria.
Inoltre il gp ha scadenza, ma la legge che lo impone no, è qui per restare.
“Manifestare contro il green pass con in mano un cellulare con cui si scrive sui social fa sorridere…”
(ma che discorso è ?)
giusto. Siam schedati in rete, porgiamo anche l’altra guancia no? (facepalm)
Sinistra. Una volta i vertici si facevano carico delle necessità e delle istanze delle basi (più ancora i sindacalisti di quelle degli operai) che non avrebbero avuto alcuna forza politica per carenza d’istruzione. Se qui, oggi, in regime d’istruzione generalizzata, date del reazionario a ogni e qualsiasi primo venuto e pure se dice qualcosa di simile a certi articoli che ospitate, voglio vedere che non si dirottano tutti su Facebook e le sue pagine complottarde. L’intellettuale di sinistra non esibisce la lunghezza del suo siluro, le colpe della sinistra vanno spartite tra tutta la sinistra, purtroppo. Ah, prevengo: questa è una geremiade. Volutamente.
Ancora due parole e poi basta sugli attacchi via social che alcuni giapster hanno riportato qui. Una riflessione.
In fondo era inevitabile, e nella logica delle cose, che documentando le prime contraddizioni visibili nei movimenti italiani, al contempo segnalando quant’è diversa la situazione in Francia, mettessimo le dita su varie piaghe e suscitassimo una reazione ferina da parte di chi per tutto questo tempo ha custodito l’approccio virocentrico come l’unico possibile “a sinistra” e scagliato anatemi contro chiunque lo mettesse in discussione.
Perché ci fosse tale reazione al post non c’era bisogno di leggere davvero quest’ultimo, tantomeno la discussione sotto, men che meno di conoscere bene la nostra critica dell’emergenza pandemica e i concetti che abbiamo messo in campo (qui e altrove, come su Internazionale e in La Q di Qomplotto): è palese che nessuno di quanti ci attaccano in queste ore ha seguito il nostro lavoro al di là dei soliti screenshot fatti ad arte.
No, dicevo, per avere una reazione così basta un’impressione generica, quasi un’intuizione: quella che a sinistra si stia cominciando a reimpostare la questione dell’emergenza. Ecco allora partire il coro con le accuse e le calunnie: «negazionisti», «no vax», «complottisti», «fascisti», «siete come Confindustria» ecc.
Bisogna essere consapevoli di una cosa: se alla gestione della pandemia non si contrapporrà una forza materiale, un ciclo di lotte, un movimento che agisca sulle stesse contraddizioni che abbiamo segnalato, un conflitto lungo le stesse linee di frattura che abbiamo rilevato, tutto resterà nella dimensione del “dibattito”, e niente che scriviamo potrà preservarci in toto dal vederci attribuito il contrario di quel che scriviamo.
Ce la dobbiamo «mettere via«, non può esistere il chiarimento una «volta per tutte», non esiste la teorizzazione invulnerabile temprata nel sangue caldo che sconfigge i nemici d’un colpo, se lo pensassimo peccheremmo di ratiosuprematismo, sarebbe una forma di pensiero-debunking.
Puoi aver fatto tutto il lavoro antifascista che vuoi, per anni e anni, e rimandare a esso anche nello stesso post qui sopra (per ribadire qual è la solita funzione sistemica dei fascisti), puoi aver denunciato anche con inchieste gli esperimenti rossobrunisti, qualcuno che non lo sa e non vuole saperlo o finge di non saperlo ti chiamerà lo stesso «fascista» e/o «rossobruno».
Puoi avere smontato tutte le fantasie di complotto (anche sulla pandemia e sui vaccini) che vuoi e persino averci appena scritto sopra un libro di 600 pagine, qualcuno che non lo sa e non vuole saperlo o finge di non saperlo ti chiamerà lo stesso «complottista» e «complottista no vax», magari gridando di andarti a leggere della vicenda X (un cautionary tale su complotti e scienza) senza immaginare che nel libro l’hai ricostruita a menadito.
Puoi aver attaccato di continuo Confindustria, spiegato che tutto è cominciato col suo rifiuto di fare la zona rossa in val Seriana, denunciato gli escamotages con cui i padroni hanno tenuto aperte le fabbriche (lo abbiamo fatto sin dalla primavera 2020), spiegato che le lotte dei lavoratori durante la pandemia sono un momento di nuovo protagonismo della working class, spiegato che il governo ha gestito la pandemia tramite diversivi che hanno fatto sparire la responsabilità dei padroni, qualcuno che non lo sa e non vuole saperlo o finge di non saperlo griderà lo stesso che stai «con Confindustria».
Puoi aver precisato continuamente i contorni della tua critica e “acuminato” i concetti, spiegandoli e rispiegandoli, ci sarà sempre qualcuno che distorcerà la tua analisi.
Puoi aver dichiarato di esserti vaccinato, tu e tutta la tua famiglia, puoi avere spiegato e rispiegato qual è la tua posizione sull’antivaccinismo, puoi esserti sforzato di separare la questione vaccino sì/no da quella del green pass, ma se il tuo approccio non è il “blastaggio” dei «novax» ci sarà sempre qualcuno secondo cui sei un «novax» anche tu. Ecc. ecc.
Di contro, è importante avere un’idea di quali «rapporti di forza» stiamo parlando, nel senso: quanti sono questi che ci attaccano «non volendo sapere e fingendo di non sapere»? Sicuramente molti meno di quanto faccia pensare il loro baccano. Per dire, sono plausibilmente molte di più le persone che ci scrivono, che leggono Giap, che hanno letto LQdQ, che sono venute alle presentazioni e agli altri momenti di confronto pubblico che nonostante tutti i problemi siamo riusciti a organizzare.
Ragion per cui, continuiamo a lavorare, senza illusioni ma con fiducia.
Capisco l’essere prevenuti, ma qui si stanno ipotizzando scenari distopici a tutto spiano. Il continuo ipotizzare scenari distopici è sintomo prodromico di mania persecutoria e paranoia, non certo dimostrazione di capacità di analisi critica e di giudizio.
Concentrarsi a lottare sul green pass quando ci sarebbe da lottare per tamponi gratuiti, sanità pubblica, scuola, operai (Es. GKN), morti sul lavoro, accoglienza, mi sembra davvero di guardare al dito invece che alla luna.
Se si sceglie di analizzare la situazione attuale partendo dal green pass allora si sceglie di rimanere arroccati su questioni di principio e di non avere nessun ruolo nella società che nel mentre va avanti.
Un errore, che la sinistra o presunta tale non può permettersi, a meno di non voler definitivamente scomparire e dissolversi nel nulla…
Cioè noi spieghiamo e rispieghiamo che il green pass è un diversivo per poter scaricare le responsabilità del governo e dei padroni, distogliere l’attenzione dalla mala gestione deviandola sui «no vax», continuare a gestire l’emergenza in modo capitalistico, far leva sulla pandemia per un’enorme ristrutturazione (che comprende tutte le tematiche e gli ambiti quel che hai appena elencato), e tu vieni a dirci che… non dovremmo denunciare questo diversivo perché farlo è un diversivo. Ti rendi conto della fallacia logica, spero, ora che te l’ho riassunta brutalmente… Solo in virtù di questa fallacia ti sembra di dire cose tanto diverse da quelle che diciamo noi. Quanto agli «scenari distopici», il capitalismo basta e avanza.
Ciò che restava della sinistra (qualunque cosa significhi) si è data da sé il colpo di grazia quando invece di lottare per “tamponi gratuiti, sanità pubblica, scuola, operai, morti sul lavoro, accoglienza” si è appiattita sulla politica emergenziale dei governi e sui diversivi scaricabarile messi in atto. La demonizzazione dei comportamenti individuali e l’accettazione della reclusione domestica (magari rivendicando un reddito di pandemia da “carcerati”) hanno sostituto ogni altra rivendicazione reale collettiva. E a cammellare le piazze è stata lasciata Giorgia Meloni. Questo mentre il capitale non ha dormito un giorno.
Vi leggo tutti con curiosità e interesse, e trovo il discorso stimolante, rispetto alle prospettive piuttosto paludose del dibattito generale. Volevo, quindi, proporre alcune considerazioni, mi auguro pertinenti. La deresponsabilizzazione del potere e la colpevolizzazione del cittadino, vengono attuate attraverso una mortificazione di matrice quasi religiosa, seguendo il parallelo Chiesa-Governo/Fedeli-Cittadini: un modus a cui, evidentemente, siamo abituati dalla nostra cultura di riferimento e che, forse per questo, trova meno resistenze del previsto. Esattamente come la dogmatica cristiana, il ginepraio di norme che i Governi hanno prodotto in questo anno e mezzo di pandemia, a colpi di DPCM e decreti, diventa impossibile da rispettare per la sua natura confusa e contraddittoria, e finisce per generare stordimento, frustrazione e sensi di colpa permanenti anche in quegli «uomini di buona volontà» che vorrebbero farlo. E quindi, la grazia di una liberazione dal virus e dell’avvento di un mondo nuovo al grido di «niente sarà più come prima» (una chiave vagamente millenaristica), viene continuamente predicata ma sistematicamente rinviata a causa dei «peccati» del popolo. Se durante il primo lockdown (marzo-maggio 2020) il modello era ancora quello divieto/sanzione, a partire dalla scorsa estate mi pare che la narrazione abbia iniziato a virare verso lo schema teologico del libero arbitrio: divieto formale/concessione sostanziale/responsabilità individuale. Per esempio: la movida estiva è pericolosa, sei comunque libero di andare in vacanza, ma poi dovrai renderne conto alla società. A me sembra un concetto sovrapponibile al doppio legame citato da Wu Ming 4 (credo), in un commento precedente. L’era Draghi è caratterizzata interamente da questa dinamica: bisogna vaccinarsi, ognuno è libero di non vaccinarsi ma se non ti vaccini dovrai vedertela con la tua coscienza. Ti viene concessa la possibilità di esercitare una scelta, ma di fatto è una scelta pesantemente condizionata da remore morali di cui si dovrà espiare la colpa (contagi e fai morire). Penso anche agli articoli che si leggono quasi quotidianamente sui non vaccinati che si sono «pentiti» delle loro scelte eterodosse e che, riportando la loro esperienza, cercano di alimentare il convincimento altrui, esattamente come i «convertiti» sulla via di Damasco che, ritrovata la rettitudine, ne danno testimonianza pubblica per fare proselitismo.
Estrapolando dal dibattito, e dalle linee di frattura, una note su cure domiciliari e vaccino.
Attenzione a non entrare in mimesi con la logica del “magic bullet”. Il vaccino ci è stato venduto come “unica soluzione” in grado di farci uscire dalla pandemia, in assenza di un farmaco in grado di curare la malattia. E cioè: siccome la sanità territoriale non ha il proiettile magico, allora accettiamo il proiettile magico vaccinale – come se la medicina fosse fatta di proiettili magici, invece che di una valutazione diagnostica sempre specifica e sempre, almeno un po’, azzardata.
Ipotizzare che la medicina sia valida solo quando trova una cura che va bene per tutti indistintamente (i famosi “protocolli”), significa aderire alla versione tecno-capitalista dell’ “uomo nuovo”: soggetti perfettamente aderenti alla norma universale attesa, che rispondano alle molecole allo stesso modo e che possono essere curati senza interrogarsi sulla loro storia, il loro ambiente, le condizioni sociali del gesto medico ecc. Per fortuna, però, le cose non funzionano così e la medicina rimane, in larga misura, un’arte dell’azzardo ben informato. Non abbiamo bisogno di proiettili magici, ma di medici in grado di fare il loro (difficilissimo) lavoro.
Segnaliamo:
Federmeccanica ama il green pass, per sfruttare meglio
di Dante Barontini
https://contropiano.org/news/politica-news/2021/08/19/federmeccanica-ama-il-green-pass-per-sfruttare-meglio-0141472
A proposito di questo articolo segnalo che è stato scritto dopo una critica piuttosto aspra inviata da Sassi- Maccentelli ed Evangelisti alla posizione di sostanziale appoggio al passaporto sanitario presa da Contropiano in un’editoriale dal titolo “Il delirio sul green pass” a firma di F. Piccioni.
https://contropiano.org/interventi/2021/08/18/lettera-aperta-a-contropiano-su-green-pass-e-dintorni-0141449
Lo ricordo solo per evidenziare che l’appiattimento su posizioni filo governative in nome di un’emergenza che costituisce un assioma indiscutibile viene da dove meno te lo aspetteresti…
A proposito della sinistra che più sinistra non si può (va talmente tanto a sinistra che si ritrova a destra).
“pessimismo della ragione, ottimismo della volontà”, così diceva un celebre Antonio Gramsci e così mi sento di condividere stamattina, ringraziando sentitamente tutti wuming per il lavoro minuzioso che state facendo di critica e decostruzione di tutti i commenti faziosi e fuorvianti che ricevete.
è evidente e quanto più sconfortante che chi non vede la luna ma si ostina a guardare il dito sono sedicenti compagnerie che continuano a non volere vedere la gravità di quanto sta accadendo in questi mesi e settimane, e che pensano che basti inocularsi un vaccino per uscire dall’emergenza pandemica (ignorando i dati che arrivano da israele, inghilterra, etc). come si fa a non vedere che il lasciapassare è un nuovo documento che è qui per restare, e che limita in modo enorme tutti i diritti civili, come per l’appunto quelli all’istuzione pubblica, al lavoro sicuro, alla possibilità di muoversi o assembrarsi senza essere tracciati costantemente? come si fa a non vedere che il vaccino è una delle soluzioni, ma non l’unica e che – come dicono le cifre riportate sopra nei commenti- la campagna vaccinale ha riscontrato un tale successo in italia da rendere il greenpass una cosa quasi inutile in termini di incentivo ulteriore? (si parla del 90% del personale scolastico già vaccinato… cosa centra dunque questo pass per accedere alla scuola dell’obbligo?). come si fa a non vedere che l’attacco è portato ai soli settori della cultura e della formazione, che sono i baluardi di ogni reale cambiamento strutturale potenzialmente rivoluzionario o comunque possibile?
sarei tentat di farmi venire lo sconforto, ma ricordo ancora Gramsci e penso che no, non possiamo proprio farci venire lo sconforto. a chi infama, a chi devia i discorsi e le analisi, a chi si ostina a guardare il dito e non la luna, non posso che mandare tutta la forza della mia energia perché si svegli, e smetta di arroccarsi dietro case e mura private, dietro tastiere da cui è fin troppo facile insultare, e si svegli un attimo, sperando non sarà troppo tardi.
Ogni diritto tolto a una di noi, è un diritto tolto a tutte. stiamo vedendo erodersi tutte le garanzie costituzionali guadagnate in anni e secoli di dure lotte. come si può dire che non è una cosa grave?
Ancora una volta grazie. L’infografica condivisa (anche se non condivisa appieno) riassume le osservazioni accumulate in un anno e mezzo in cui a sinistra era tabù parlare di certe prospettive, e quando mi sono ritrovato in piazza era difficilissimo intercettare volti amici.
Ho la sensazione, nutrita dai commenti, che resti il tabù dell’antivaccinismo, come se non fosse possibile manifestare alcun dubbio o critica alla soluzione vaccinocentrica. Come se ‘non avrai altra soluzione all’infuori di me’. Vedo materializzarsi la FEDE nella scienza (descritta bene da Harari), che considera blasfemia qualsiasi pensiero non allineato. E se il vaccino non fosse LA soluzione? su queste pagine, al di là delle cure domiciliari, se ne è parlato tanto e credo siano emerse molte buone proposte.
Adesso la terza dose è dietro l’angolo, siamo ancora in stato di emergenza e lo saremo almeno fino a fine anno (con numeri che si commentano da soli), a settembre ci sarà pressione perchè anche gli adolescenti si vaccinino (oggi merdubblica sbandierava il rischio ‘enorme’ in età pediatrica!), il vaccino è di fatto l’unica soluzione messa in campo dalle stesse menti che hanno partorito il greenpass, non dimentichiamolo. Vaccinare la totalità della popolazione (con un vaccino sperimentale, protetto da brevetto, e tutte le altre sfumature già discusse) è come decidere di uccidere zanzare con un kalashnikov. Un ottimo business model per chi produce kalashnikov e munizioni.
Forse uno dei motivi della incomunicabilità tra “noi” (virgolette sempre più pronunciate) dipende anche dal capire poco di cosa stiamo esattamente parlando. Se rimaniamo nel generico “strategia criminale del governo” un certo accordo lo troviamo, ma se via via scendiamo nello specifico salta quasi tutto, con scazzi annessi e vie d’uscita del tutto impolitiche (“allora tanto vale stare col governo” vs “a questo punto meglio i no vax”), con corredo di accuse speculari (“così difendi il governo” vs “così strizzi l’occhio ai no vax”).
Vie d’uscita ne vedo poche, io stesso faccio parte di un “campo” e per lunghi momenti della giornata mi viene da prendere per le orecchie questi che blaterano di “allora non sapete l’iter di approvazione di un vaccino se dite che è sperimentale” (ma certo, spiegamelo tu dai, magari la parte in cui si parla dello “snellimento delle procedure”) e non so se valga la pena semplificare al massimo.
Certo che fa impressione come la discussione verta su un fenomeno (il virus e la portata dell’epidemia) su cui è lecito avere una quantità di dubbi enorme (l’ho detto varie volte: non sappiamo quanti sono morti, visto che si contano in modo misterioso e cangiante; non sappiamo quanti sono i contagiati, visto che dipende dall’accuratezza dell’esame e dalla possibilità di censirli veramente). Se non fosse per la tragica serietà del tutto ci sarebbe da ridacchiare sul fatto che anche su queste semplici affermazioni si potrebbe abbattere la scure del negazionismo. Così come fa impressione l’abbandono dell’idea che “il corpo è mio e me lo gestisco io” perché qualcuno ha deciso che no, come se questa idea che il corpo sia nella mia disponibilità dipendesse dal mio livello culturale o dalla mia intelligenza o dalla mia empatia verso gli altri. Non me la ricordavo così francamente.
«l’abbandono dell’idea che “il corpo è mio e me lo gestisco io” perché qualcuno ha deciso che no»
Chiunque si sia ritrovato a dover fare i conti con un autorità prevaricatrice e violenta non può fare a meno di riconoscere i miasmi neo-coloniali che certi precetti emanano.
Non è un caso se in stati come gli USA e GB sono le minoranze latine e afro-americane ad essere le più scettiche e restíe ad accettare la vaccinazione come soluzione a questo guaio che è il sistema economico/sociale stesso ad aver contribuito in larga parte a generare.
Infatti ora le si cerca di “arruolare” con offerte in denaro.
I problemi sanitari ›› e non ‹‹ che le classi sociali impoverite di questi paesi e nel mondo in generale si trovano ad affrontare quotidianamente sono ben più consistenti, tangibili e altrettanto letali dell’attuale virus in circolazione. La paura, lin certi luoghi, non attacchisce.
robydoc io penso che manchi una mappa geografica per districarsi nella complessità. Anche nell’infografica qui su non c’è una linea che leghi i vari temi.
Spesso nelle discussioni con varie persone io stesso mi perdo tra i vari spunti e punti di vista e le tematiche coinvolte.
Quello che manca forse è un indice condiviso (mea culpa se gia disponibile in LQDQ che ho ancora sul comodino), un albero che consenta di poter fare zoom in e zoom out, focalizzando la discussione qualora su un argomento talora su un altro senza perdere di vista la loro correlazione seppur lontana.
Provo a proporne uno qui per spiegarmi meglio, ovviamente incompleto.
Difficle soprattutto perchè alcuni ‘rami’ sembrano fondersi, e lo stesso ramo puo evolvere temporalmente in direzioni inaspettate
1.Il contesto precovid (magistrale a mio avviso il post di SteCon)
1.1 evoluzione delle scelte in politica sanitaria
1.2 avanzamento spietato del capitalismo
1.3 …
2. Il virus
2.1 origini del virus
2.1.1 laboratori di wuhan (prima complotto poi solida realtà…)
2.1.2 zoonosi
2.1.3…
2.2 epidemiologia del virus
2.2.1 modalità di replicazione e trasmissione
2.2.2 varianti
3. la risposta al virus
3.1 mascherine
3.2 lockdown
3.3 differenziazione tra le categorie
3.4 …
4. soluzione alla sindemia
4.1 il vaccino
4.1.1 liberalizzazione brevetti
4.1.2 effetti collaterali
4.1.3 definizione fasce di rischio
4.1.4 contagiosità dei soggetti vaccinati
4.1.5 …
4.2 cure alternative
4.3 raccolta ed analisi dei dati
4.4 prevenzione
4.5 LA comunità scientifica
4.6 greenpass
4.7 ….
5. i media
5.1 terrorismo mediatico Vs mediatico terrorismo
5.2 expertise
5.3 …
6. what’s next
6.1 quali condizioni per la fine della pandemia?
6.1.1 mortalità zero contagio zero
6.2 immunità di gregge
“Quando si arriva a una contraddizione imbarazzante vuol dire che si sta per capire qualcosa” pare sostenesse Niels Bohr (il fisico).
Anche io non me la ricordavo così, quella del corpo è mio e me lo gestisco io. Uno slogan novecentesco, varcato il secolo e cambiato il soggetto, diventa improvvisamente imbarazzante.
Solo nel novecento è diventata di massa l’accettazione dell’idea che si poteva non voler offrire il proprio corpo per una guerra; solo nel novecento le donne hanno usato in massa lo slogan.
Curiosamente, sia nel caso degli arruolati che delle donne, il limite che la cultura dominante del tempo opponeva era simile a quello attuale: non è un tuo diritto in quanto confligge con l’interesse pubblico (“disertore, puttana/assassina”).
L’interesse dello stato nell’avere esseri umani arruolati in guerra era evidente ai più; la chiesa si è fatta carico di imbastire una ragione socialmente meno imbarazzante della verità riguardo all’autodeterminazione del corpo femminile: “interesse pubblico nel dover far nascere bambini, nel mantenere e replicare il nucleo primario della società”.
Oggi, l’interesse pubblico minacciato da chi si vuole auto determinare riguardo al trattamento sanitario, starebbe nel “rimanere veicolo di contagio”. Che questa condizione valga anche per chi si è fatto il trattamento, però, è già stato accertato…Chissà cosa ne direbbe Bohr. Disertore, puttana, no vax. Gente individualista, zecche.
Su Repubblica on line Matteo Pucciarelli dà notizia del kit e della nostra segnalazione.
No Green pass, il ‘kit antifascista’ contro il lasciapassare
Se finora la critica al Green Pass era stata monopolizzata dal mondo sovranista, populista o direttamente neofascista, adesso anche da una parte di sinistra arriva l’invito a disobbedire. Il ‘kit di pronto soccorso antifascista contro il nuovo lasciapassare’ arriva dal mondo dei movimenti, a cavallo tra sinistra radicale e circoli anarchici. E a diffonderne il contenuto è Giap, il blog del collettivo Wu Ming, che certo non possono essere accusati di complottismo (l’ultimo libro di Wu Ming 1, La Q di Qomplotto, analizza e prende di mira proprio le fantasie di complotto).
La premessa fatta dal gruppo di scrittori bolognesi è che in Francia “sono contrari al pass sanitaire e alla gestione securitaria della pandemia non solo tutti i partiti di sinistra – France Insoumise, il Partito comunista francese, il Nouveau Parti Anticapitaliste e Lutte Ouvrière – ma anche il più grande sindacato intercategoriale, la Cgt, e il sindacato contadino Confederation Paysanne, oltre naturalmente – avverbio che qui in Italia non potremmo usare – alle più svariate realtà di movimento, anticapitaliste e della critica radicale. Collettivi di compagne/i intervengono alle manifestazioni contro il pass per non lasciare spazio a soggetti più ambigui o di destra, e per fornire letture diverse da quelle di certo cospirazionismo sui vaccini”. Nelle note a margine, si sottolinea che “in tempo di pandemia Matteo Salvini e Giorgia Meloni svolgono la consueta funzione sistemica dei fascisti: rappresentare una finta opposizione, in modo da intercettare il malcontento reale e incanalarlo dove non può nuocere al sistema; dare modo a chi difende il sistema di diffamare il malcontento non intercettabile dai fascisti, associandolo comunque a questi ultimi. Gran parte della ‘sinistra’ ha preso parte a questo giochino, e con zelo”.
Comunque, i dodici punti del documento partono da una premessa, o forse più che altro una speranza: non mischiare il piano del discorso sui vaccini con quello sul Green Pass, perché quest’ultimo non è una cura “ma un documento”. Il qr code individuale varato dal governo viene considerato uno strumento di controllo che “alimenta una nociva abitudine alla schedatura”; è interpretato come una forma di ricatto contro i lavoratori e contro il diritto all’educazione, messo in campo senza un dibattito parlamentare. Inoltre si contesta più in generale la gestione della pandemia, le responsabilità sui tagli alla sanità pubblica, “la speculazione de-responsabilizzata dell’industria farmaceutica”.
Ce n’è abbastanza per discutere ore, di certo l’argomento tocca sensibilità diverse e sfata in parte il mito della destra egemone nel contestare di volta in volta i provvedimenti emergenziali. “Fai pressione affinché il tuo sindacato prenda posizione contro il Green Pass”, è scritto ancora sul kit. In realtà la Cgil e in parte anche Cisl e Uil, oltre ai sindacati di base, in queste settimane hanno posto diversi rilievi sull’utilizzo del lasciapassare, in relazione ai luoghi di lavoro. La materia è sicuramente complessa, di sicuro problematizzare le questioni a sinistra – perlomeno storicamente – non è mai stato un problema.
Parto dal dire che questo “kit di pronto soccorso” mi sembra una buona iniziativa e mi sento di fare un plauso alle compagne/i che lo hanno fatto e ne hanno discusso. Sul dibattito che continua a prodursi nei “movimenti” (diciamo così per capirci) sono sempre più sconfortato. Da tempo ho abbandonato una presenza stabile sui social network, per il modo in cui si aggrediscono gli altri utenti: più che altro non voglio farmi manipolare anche io e diventare un piccolo Burioni che “blasta”, “asfalta” chi non la pensa come me. Di questi problemi ne avete già parlato a sufficienza e non vorrei dilungarmi. Aggiungo solamente un’idea, cioè che secondo me ha ragione Wolf Bukowski a segnalare quanto sia importante per lo Stato questo esercito di soldatini sui social che bastona chiunque si allontani di un centimetro dalla narrazione ufficiale.
Ciao! E’ la prima volta che scrivo qualcosa qui, seguo il blog quotidianamente ormai da diversi anni e ci tenevo a farvi sapere che siete senza dubbio una delle cause principali della conservazione della mia sanità mentale da inizio pandemia. Vivo in Francia (a Toulouse) e mi pare che possa essere appropriato ch’io dica la mia sulla questione. In effetti penso che la faccenda sia più complessa di quanto possa sembrare oltr’alpe. Qui in città, ad esempio, il movimento percepisce la lotta al greenpass come una roba tendenzialmente da novax, populisti e fasci. Esattamente come all’inizio dei gilets jaunes, salvo i novax. Al tempo i gilets jaunes si sono ingrossati integrando tutta la realtà di movimento “antagonista”, è vero anche che certe polarizzazioni non sono mai davvero scomparse, creando scompiglio in seno alle manifestazioni stesse; ma quella è un’altra faccenda. Il punto è che il movimento (nella sua realtà locale, ma stiam parlando di una delle città più grosse e tradizionalmente politicizzate del paese) si tiene oggi fuori dalla faccenda e non prende posizioni ufficiali. Se è vero che in diverse città è senza dubbio successo qualcosa di simile a quanto accaduto coi gilets jaunes, il guaio qui è che il dibattito è soffocato dalla dicotomia tra provax e novax (che dovrebbe essere di fatto slegata dal problema di fondo) e dalla suddetta percezione della lotta in questione, condannando la realtà locale di sinistra&co al più assoluto immobilismo. Un primo articolo locale che fa un ragionamento che esca dall’equazione “no greenpass=novax” è uscito letteralmente solo l’altro ieri. Difficile dire se la cosa cambierà col rientro dalle vacanze, dal momento che potrebbe essere un processo che si autoalimenta (diverse persone pensano che una data cosa sia di destra, quindi non la fanno, quindi restano solo le persone di destra a farla, quindi diventa effettivamente una cosa di destra). E’ difficile dire se a breve esisterà una contestazione tout court.
Seppure non totalmente, il kit è ampiamente condiviso, ed è già una cosa buona in quasi due anni di pandemia in cui nei vari ambienti antagonisti si è discusso tanto e forte. Personalmente ho passato questo tempo in un mare di dubbi, nati da una mia incapacità di distinguire, nei provvedimenti presi dallo stato per il contenimento della pandemia, tra ciò che era “giusto” o “necessario” per la tutela della salute e ciò che andava a costituire un tassello in più in una strategia di controllo degli individui, di inibizione della socialità (e della politica dal basso), di militarizzazione delle città. Se nella gestione del post sisma dell’Aquila 2009 la volontà di sfruttare l’emergenza per motivi di controllo e militarizzazione erano più evidenti (perché più evidente era l’alternativa, anzi le alternative possibili), nel caso della pandemia molte norme erano misure necessarie al contenimento e contemporaneamente misure militarizzanti e di controllo. Al netto delle palesi contraddizioni generate dalla necessità tanto di non intasare gli ospedali (dal punto di vista dello stato, chiaramente, per ragioni economiche più che umanitarie) quanto di tenere attiva la macchina capitalista (interi settori esclusi dal lockdown e divenuti presto focolai), la pandemia ha messo alla prova le analisi e le critiche antagoniste. Altre riflessioni che mi hanno messo in crisi: ho visto molti compagni e compagne (non tutti) snobbare mascherine e distanze; mi sono chiesta allora se non stessero usando il loro privilegio (essere giovani, in questo caso) a sfavore della comunità. Da anarchica mi sono chiesta: ma la nostra concezione di comunità è davvero così ristretta? mi sono chiesta e mi chiedo tuttora, se oltre alla critica, giusta e necessaria oggi più che mai, non sia importante anche una fase creativa, di invenzione, di immaginazione: che soluzioni immaginiamo per arginare la pandemia? in che altri modi poteva avvenire la contenzione dei contagi, la gestione degli ospedali e della vita civile? E quindi: il nostro ruolo è solo quello di sentinelle che vigilano sul potere (e quindi di attivare riflessioni, compilare analisi e critiche a chi di fatto ha il potere e prende le decisioni) o anche quello di immaginare alternative possibili che vadano oltre il nostro piccol ocollettivo? Non è una critica alla critica, ma una vera domanda, aperta, desiderosa di confronto e piena di speranza
> ho visto [compagni] snobbare mascherine e distanze; mi sono chiesta [se] non stessero usando il loro privilegio […]
Secondo me “check your privilege” è un terribile modo di argomentare (ti rimando all’ormai classico scritto di Bifo in cui si qualifica come “nonno asmatico”).
Tuttavia, il vero punto è che qui si vede bene un _importante_ overload operato nel 2020 sul _significato_ attribuito alle tremende mascherine (il discorso sul “distanziamento” è meno interessante, ma comunque contenuto in quanto segue).
Inizio ricordando che _da sempre_ le mascherine o le maschere antigas sono state usate da artisti e manifestanti _per il loro “shock value”_.
Quella _in particolare_ in cui le banali attività quotidiane sono svolte con una maschera antigas è una immagine _scioccante_ ormai classica:
https://archive.is/fLvny
https://archive.is/42acg
Quella foto con l’abito da sposa e le maschere antigas è _scioccante_ perchè il rito perde del suo stesso significato, è disumano, spaventoso.
La mascherina è uno strumento _altamente_ tecnico, come le pinne, la tuta da astronauta o il computer quantistico.
È giustamente progettato con uno e un solo scopo: fermare i microbi, senza alcun riguardo per quegli aspetti che invece diventano rilevanti nella quotidianità.
Non è un caso se _nessuna_ civiltà umana ha sviluppato, tra i tanti capi e paramenti, un lenzuolino quadrato di garza legato alle orecchie con un elastico.
Tale accessorio – anche qualora non richiamasse la spiacevole realtà medica! – é fortemente inibitorio della socialità di per se; difficile rilassarsi ed empatizzare con chi lo porta:
https://archive.is/lmumO
https://archive.is/L2tMR
È una sonora vaccata l’idea che i rapporti umani possano funzionare più-o-meno-lo-stesso con mascherine-e-distanziamento: a parte la produzione e il consumo si butta dalla finestra la _totalità_ dell’esperienza umana.
Sarai allora d’accordo che la mascherina è l’_extrema ratio_, viene giusto prima del sepukku!
Anzi, se serve la mascherina al parco proprio non si può andare in fabbrica, si muore in femtosecondi!
La mascherina – specie se fuori da contesti “particolari”, es. i bus – dovrebbe quindi _almeno_ venire _DOPO_ la dimissione della classe dirigente, lo spegnimento delle produzioni al di fuori dei beni primari e la socializzazione del resto, l’esproprio proletario, la pensione a 50 anni e quant’altro (rimando al commento di robydoc su come niente sia gestito in modalità emergenziale)
Se tanto non si è preteso, è _anche_ perché un’immagine pienamente distopica come la mamma che spinge la carrozzina con la mascherina è stata trasformata in una rappresentazione di Senso Civico ed Altruismo ™, e dunque resa una “quotidianità accettabile”.
Sinceramente questa risposta mi sembra una presa in giro. È chiaro che la mascherina all’aperto è una vaccata, non ho specificato, sbagliando, ma quando scrivevo dei compagni che non la usavano mi riferivo a contesti al chiuso e affollati, come in assemblea, per esempio, o durante le feste. L’analisi antropologica e sociologica della mascherina che hai fatto è sacrosanta (sono un’antropologa) ma non ho capito il punto: visto che la socialità ne risentiva avremmo dovuto continuare a frequentarci anche al chiuso senza mascherina permettendo al virus di circolare e impedendo per sempre la socialità a chi di quel virus sarebbe morto? O visto che non c’è stata la dismissione della classe dirigente ecc ecc ecc avremmo dovuto per protesta evitare la mascherina e di nuovo far circolare il virus con le sue conseguenze? L’unico sfondo teorico a questa presa di posizione mi sembra l’assunto: il covid non esiste! E bo,ripeto, mi pare una presa in giro. Ritorno alla mia domanda (rimasta ignorata): come avremmo dovuto gestire la pandemia? E certo che una parte della risposta deve essere ed è necessariamente una critica alla gestione dello stato: ma la seconda parte dovrebbe contenere alternative reali. Se mascherine no, se distanziamento no, allora cosa? Non è una provocazione ma una domanda reale
Però, Sbarbina, tu parti dall’assunto che «hai visto compagni» non fare x e y, e da lì generalizzi e concludi che non si sia fatto x e y. Io ho preso parte a eventi al chiuso in spazi “di compagni” (ce ne sono stati ben pochi, prima per le chiusure e poi per la bella stagione che consentiva di farli all’aperto), e le precauzioni che sappiamo le ho viste prendere.
Come sai, la nostra critica a gran parte della compagneria parte da un assunto opposto: che nei milieux che erano nostri sia stato espanso a dismisura e fino a risultati grotteschi il concetto di «principio di precauzione»; che la gran parte delle compagne e compagni sia stata troppo ligia, legalitaria, obbediente, impaurita, e in generale abbia scambiato per precauzioni autentiche assurdità, rinunciando a criticarle.
Compagne che camminano all’aperto con doppia mascherina, compagni coi guantini azzurri ovunque, compagne che disinfettano ossessivamente aderendo a quello che giustamente The Atlantic ha chiamato «teatro dell’igiene» e che ha fatto pure danni e continua a farli, compagne che si danno il gomitino e dicono che dovrebbe sostituire strette di mano e abbracci anche dopo la pandemia (una roba agghiacciante), compagni che hanno continuato a non uscire di casa anche quando il governo “magnanimamente” lo ha consentito e pensavano così di essere “più a sinistra” ecc. Li avrai visti anche tu, tutti questi comportamenti.
Mi viene da dire: per fortuna non frequentiamo gli stessi compagni! No, comportamenti iperobbedienti nelle realtà che frequento non ne ho visti per fortuna, più eccessi di tipo opposto, di qui il mio commento. Però questo nostro piccolo dibattito sull’uso delle mascherine è un esempio perfetto di come si siano mosse le opinioni in questo periodo, per polarità, per opposizioni inconciliabili, per adesioni fideistiche, da un lato e dall’altro. Trovo repellente la sottomissione prona alle misure governative quanto respingente le contestazioni che pur partendo da giusti motivi e pur portando argomenti ragionevoli (“ la mascherina è un impedimento reale alla socialità) hanno l’effetto di minimizzare il problema pandemia e si liberano quindi della responsabilità individuale e collettiva (senza un uso sensato, ripeto, sensato della mascherina il virus avrebbe circolato di più). Ora, dopo il kit, sarebbe bello che ogni comunità, accanto alla contestazione, iniziasse a immaginare alternative praticabili, senza cadere nella trappola delle polarità, proponendo alternative che tengano conto della salute individuale e collettiva senza infierire, o al minimo possibile, nelle libertà individuali. Sperando che sia possibile…
A me sembra che le mascherine a livello di trasmissione, imposte come le hanno imposte, danno quanto tolgono. Basta farsi un giro su un autobus affollato, treno, metropolitana, manifestazione, riunione, supermercato ecc. per vedere come l’uso è, nella stragrande maggioranza dei casi, fatto ad capocchiam. Le persone si toccano continuamente la faccia e poi toccano superfici che subito dopo vengono toccate da persone che a loro volta non fanno altro che toccarsi il naso, abbassarsi e alzarsi la mascherina, mascherine che in molti non puliscono o cambiano per giorni. Poi col caldo non ti dico… Basta farsi un giro su un autobus all’ora di punta e immaginarsi una catena di trasmissione qualsiasi per rendersi conto di quante persone potenzialmente si possono contagiare in un solo viaggio. Direi che a livello di trasmissione sarebbe stato molto più efficace concentrarsi sul distanziamento, che quello sì che è incontestabilmente efficace, ma così, oltre a non avere il teatrino distopico offerto da un mondo di mascherati perenni, si sarebbero dovute prendere delle misure strutturali, che, come ripetuto fino alla nausea, non sono mai state nelle intenzioni di chi ci governa.
Qui serve almeno una precisazione importante (sì, avevo promesso di non entrare più in argomento, ma contengo moltitudini).
Ce ne sarebbe invero più d’una da fare (ad esempio sul toccare-le-superfici-e-poi-la-mascherina), ma mi soffermo su una, macroscopica:
È terreno di contesa anche cosa voglia dire “distanziamento”.
Vuol dire “ballare distanziati di un metro in sagra e fare gomitino” (o “stare distanziati di un metro in coda al minimarket chiuso e poco aerato”) oppure vuol dire “chiudere le fabbriche o turnazione minima, evitare i bus, radunarsi all’aperto, dimezzare il numero di alunni per classe, svuotare un po’ di RSA… disperdersi in un modo che può iniziare ad essere definito _geografico_”?
Il primo signficato, del tutto distopico secondo le definizioni e per le motivazioni già date, centrale in un’ottica di “decoro”, di “comportamento virtuoso individuale” e di “nuovo normale”, sembra predominare nella narrazione.
E così: gomitino e poi tutti in bus, chè c’è da fare il profitto.
A questo proposito, come menzionato mille volte, per formazione mi piacciono gli aspetti quantitativi, specialmente quelli macro-, e _la totale mancanza di critica_ riguardo al perdurare dell’estrazione del plusvalore in un regime di produzione c.d. “di emergenza” continua a basirmi.
C’è qualcuno che sta _letteralmente_ facendo soldi _estraendo valore_ da tutto questo macello: stiamo ammettendo da mesi che che 10 bambini mascherati in classe ~= 1 posto libero in ospedale ~= 20 operai in più in fabbrica ~= 1 parte di macchinario non essenziale prodotta o essenziale venduta con margine non zero ~= 1000 euro in tasca all’Elkann di turno.
Viceversa, ammettiamo un po’ tutti che 1000 euro sfilati di tasca dall’Elkann di turno oppure 1 alloggio sfitto requisito ~= 1 anziano potenzialmente vivo, eppure rifiutare tale esproprio non è tacciato di “uccidere gli anziani” o di “equivalere a negare l’esistenza del covid”.
Collettivamente (anche allargando lo sguardo oltre Giap, che in questo senso brilla) continuiamo a parlare molto di più degli aspetti micro-, in continuità l’esperienza delle crisi precedenti, contemporanee e sovrapposte a quella sanitaria.
Perdonami Sbarbina ma certi interventi oltre ad essere platealmente infelici suonano terribilmente «tristi e beffard[i]».
Ti ostini a tirare in ballo «responsabilità individuali e collettive», «salute individuale e collettiva», dichiari un impellente necessità di trovare alternative…
«mi sono chiesta allora se non stessero usando il loro privilegio (essere giovani, in questo caso) a sfavore della comunità».
Questa frase mi dà la netta impressione di una persona che si limita ad osservare uno spettacolo, giudicando.
È evidente la scissione tra un soggetto, più o meno consapevole di se stess* e dei propri valori che si ritiene essere fondati su di un ideologia di stampo libertario, ed un gruppo non ben definito di “altri” che, secondo te, mancherebbe di creatività ed immaginazione.
Mi permetto di suggerire allora che, forse, ci sarebbe bisogno, prima di cercare una soluzione all’esterno, di scavare a fondo dentro se stessi e solo poi provare a relazionarsi con “l’altro” in maniera più ampia possibile:
«dig deep and relate wider»
Dato che ti ritieni «aperta, desiderosa di confronto e piena di speranza» ti consiglierei allora di meditare con calma sulla coerenza di certi enunciati, in particolare l’uso di un sostantivo come «privilegio» per descrivere uno stadio della vita, dello sviluppo naturale, psicofisico dell’essere umano.
In che senso essere giovani, oggi sarebbe un privilegio?
Devo aver scritto davvero male se ho dato adito a tutte queste interpretazioni. I limiti dei dialoghi scritti, almeno per me. Non ho mai demandato ad altri la ricerca di soluzioni, ho sempre parlato di “noi”, intendendo collettivi e gruppi Che fanno politica militante dal basso, in cui mi includo. Ho definito “altri” alcuni compagni che snobbavano qualsiasi forma di protezione, con cui si è aperto un dibattito. Quando parlo del privilegio di essere giovani mi riferisco a un privilegio relativo, non assoluto, cioè al fatto che essendo il covid19 una malattia più dura e/o mortale prevalentemente per gli anziani e i già malati, una persona giovane e sana può pensare di proteggersi meno ma dimenticando che così facendo contribuisce a far circolare il virus. Mi dispiace che il mio invito a pensare collettivamente nuove strade sia preso per la solita critica giudicante e disfattista, corredato da consigli psicologici di natura personale (scava dentro te stessa!) Rinoceronte obeso condivido anche le tue riflessioni sull’uso della mascherina, solo, nel commento precedente, mi era sembrata una critica tout-court.
@ Sbarbina
Il fatto di considerare fuori luogo il consiglio di scavare dentro te stessa ci stà; ciò che personalmente trovo beffardo e tragicomico, specialmente quando ha origini nei cosidetti “movimenti/collettivi”, è l’essersi ormai abituati a commentare a mano libera dimostrando di non aver letto e/o metabolizzato minimamente ciò che viene scritto e proposto negli articoli/interventi.
«[…] invece di denunciare i fautori della morbosità generalizzata, una fazione d’intellettuali, di retro bolscevichi, di pretesi libertari hanno adottato la neolingua orwelliana, diventata il modo di comunicazione tradizionale delle istanze di governo». A lungo chi commentava qui per la prima volta esordiva confessando un senso di smarrimento e straniamento nei confronti «dei compagni, che non riconosco più».
Ecco, forse per riconoscere e relazionarsi in modo adeguato e propositivo con gli altri bisognerebbe, oggi più di ieri, allenarsi a conoscere se stessi e i propri riflessi condizionati.
La chiudo quì ribadendo ad alta voce, perchè ritengo sia importante, che il considerare una fase della vita, i 14 + anni di età, come un privilegio, relativo o assoluto che sia, rappresenta una grave degradazione del pensiero critico antagonista.
parlando di giovinezza non ho parlato di 14+, ma di compagni e compagne che partecipano alle assemblee (dai 20/25 in su). Che la fascia 0-18 sia stata una più colpita almeno negli aspetti della vita quotidiana credo sia indiscutibile. Credo, di nuovo, di non essere riuscita a chiarire cosa intendo per privilegio, ma va bene così, chiudo anche io qui per non allungare troppo e per una mia resa personale allo strumento del “commento”, generatore, almeno per me, di troppe incomprensioni che vanno di volta in volta chiarite. Non ti nascondo che anche un certo tono giudicante delle tue riposte (“platealmente infelici”, “beffardo”, “triste”, “tragicomico”, quello che troverei nei commenti di fb, per capirci, seppure espressi in tono elegante) mi mette a disagio. Dispiace perché sono temi invece su cui ragionare. Continuerò a leggere il blog sempre con interesse.
Io per formazione (marxista e non anarchica) credo nella necessità delle rivendicazioni nei confronti dello stato affinché assuma provvedimenti reali di salute pubblica. Rubo l’ultima versione dell’elenco a robydoc:
– requisizione di edifici e costruzione di nuovi per ospedali e per strutture intermedie dove collocare i contagiati non malati; conseguente aumento dei posti in terapia intensiva
– aumento dei mezzi di trasporto in modo da evitare gli assembramenti nei luoghi forse maggiormente a rischio;
– prepensionamento di soggetti a rischio (ennesima volta: ultra 60enni e portatori di patologie)
– naturalmente scuole e classi per non superare MAI i 15 alunni per classe.
Di tutto ciò lo stato italiano ha fatto ben poco, considerando la durata della pandemia, che sta nel suo secondo anno. Qualcosa hanno fatto certi governatori regionali, al loro buon cuore.
Tanto per dire: le scuole riaprono a metà settembre come al solito e nelle stesse identiche condizioni solite.
Continuare a chiedersi/ci “Cosa si doveva fare?” quando andiamo dicendolo – noi e tanti altri – dalla primavera del 2020, significa avere introiettato la responsabilizzazione individuale che ci hanno riversato addosso. La responsabilità individuale consiste nell’indossare la mascherina nei luoghi chiusi, non assembrarsi, e igienizzarsi le mani quando si toccano superfici estranee. Non serve nient’altro. Il resto deve farlo chi ha in mano le leve del comando e gestisce i soldi delle nostre tasse, invece di continuare a dare la colpa all’indisciplina sociale, fomentando la voglia di disciplina sociale, di obblighi, di divieti, di colpevoli… di fascismo, insomma.
@ Sbarbina
Il “tono” che rilevi nelle mie parole è dovuto essenzialmente, alla mia ormai totale incapacità, causata da svilimento, di pormi in rapporto empatico con una “compagna” che scrive di ritenere l’età giovanile un privilegio.
Ammetto anche un certo imbarazzo oltre che un crescente grado di irritazione nel constatare che , ancora oggi, davanti ad un tale livello di assurdità, un* qualsiasi compagn*, guardandosi intorno, riesce a descrivere a se stessa prima e agli altri poi, certi atteggiamenti individuali come abusi di un qualche “privilegio” a caso.
Mi dispaice quindi se le mie parole ti provocano disagio, posso garantirti che non è atto intenzioniale. Mi verrebbe da suggerirti di considerare il disagio per quello che è: una reazione primaria, di riflesso; in questo caso specifico credo sia dovuta alla difficoltà che si incontra nel momento in cui si è obbligati, per forza di cose, a riconoscere fatti/dati/esperienze scomode. E si, mi rendo conto di quanto tutto ciò, su di un blog, possa “suonare” paternalistico.
(Commento 1/2)
Onestamente, a me sembrava chiarissima.
Le alternative _reali_ le abbiamo discusse a sangue, e ritornare a “il covid non esiste” _quella sì_ mi pare una presa in giro.
Vedo la risposta parallela di WM1 (sacrosanta) e preannuncio che la mia seguente, per formazione (che è matematica, non antropologica e largamente amorale), sarà più tranchant.
Tiri fuori diversi punti che andrebbero sviscerati tutti, ma lo spazio è tiranno.
Provo a procedere schematicamente per “spaccare” i piani di confusione, in modo _necessariamente_ così incompleto e superficiale che potrebbe essere tacciato di rossobrunismo: chiedo un po’ di comprensione in questo senso.
I piani di confusione sono:
1. Efficacia / costo-accettabilità.
2. Azione “virtuosa” individuale / crisi sistemica / resposnabilità / agency
3. Effetti epidemiologici / effetti di prossimità
4. Emergenza / quotidianità
1. Efficacia / costo-accettabilità.
Tirando fuori l’aperto, su cui tanto si è discusso, mi complichi il discorso, perchè parli di “efficacia” dal punto di vista epidemiologico trascurando il “costo” e l'”accettabilità”, che è il vero punto.
Ritorniamoci un attimo.
È palese che la mascherina all’aperto è largamente _inefficace_ da un punto di vista epidemiologico e supremamente inaccettabile.
Poichè ampia letteratura mostra che il motore dell’epidemia, da un punto di vista di salute pubblica, sono gli eventi “super-spreader”, la mascherina quando prendi il caffè con due amic* in salute è perlopiù irrilevante e incompatibile con l’attività.
La mascherina a scuola, invece, magari _fa_ qualcosa (taccio delle pinzette per manipolare i regoli), ma è del tutto inaccettabile, e sono _queste_ situazioni il terreno di contesa politica _e_ dove probabilmente iniziamo a divergere.
Morale: mascherina-e-distanziamento anche se efficaci epidemiologicamente può essere accettabile solo in situazioni che definirei, riassumendo, “tecniche” (sala operatoria, bus, ufficio postale, forse assemblea) in presenza di una crisi _transitoria_, e non “sociali” per _manifesta incompatibilità_ (vedi punto 4).
2. Azione individuale / crisi sistemica / resposnabilità / agency
Bisogna capire cosa intendi con “noi”.
“Noi” persone, circolo o collettività?
Dovremmo avere appurato con la crisi climatica che l’azione individuale (o di piccoli gruppi) è _quantitativamente_ inefficace quando il problema è sistemico, e “fare la propria parte” dentro un sistema che tira dalla parte opposta non ha senso.
(Commento 2/2)
Se pedalo 30km sotto la pioggia per andare al lavoro anzichè prendere il mio 2000 benzina mi bagno, ma non risolvo la crisi climatica, perchè il mio contributo è irrilevante, _a meno_ di non arrivare a numeri tali che permettono anche di esprimere almeno una percentuale in Parlamento con le stesse priorità – e a quel punto la via possibile _è_ quella del cambiamento sistemico.
Magari potessi veramente “fare scoppiare gli ospedali” col mio solo comportamento, avrei una pistola puntata alla tempia del Governo: “chiudete quelle fabbriche e prepensionate tutti, altrimenti ora qui si muore sul serio e i superstiti vi decapitano tutti, perchè io vado in giro a leccare i corrimani”.
Invece il ricatto funziona esattamente al contrario: proprio chi ha il _potere_ di “fare o meno scoppiare gli ospedali” ti dice che se vai a prendere il caffè da un* amic* allora muoiono i nonni.
3. Effetti epidemiologici / effetti di prossimità
Bisogna capire se stiamo parlando degli aspetti epidemiologici (sviscerati sopra) o degli aspetti “di prossimità”.
Se hai compagni fragili o anziani, fai prima a fare l’assemblea all’aperto, se no vabbè: mascherine, però in assemblea _dobbiamo_ come minimo organizzare la Rivoluzione d’Ottobre.
Se non hai compagni fragili o anziani, ti stai bagnando sotto la pioggia per niente (punto 2.)
4. Emergenza / nuovo normale
È PROPRIO lo spazio del possibile che si è ampliato di contraddizioni (“il nuovo normale”) nel momento in cui vi è la confusione di “emergenza” e “affari quotidiani”, che è LA CIFRA stessa della distopia.
Rimando al commento di cui sopra e all’immagine della sposa con la maschera antigas, che ormai è un clichè comparso sulle copertine di 20 dischi thrash metal diversi, perchè mi pare che non stia venendo capito il punto _centrale_ di tutto il discorso.
Quando mi parli di “mascherine alla festa” mi stai provando che viviamo la distopia in modo fondamentalmente differente.
In pochi brevi sillogismi:
La mascherina è incompatibile con la festa per i motivi delucidati sopra.
Se serve la mascherina e _l’aria è pericolosa_ siamo in emergenza (transitoria per defn.).
Se siamo in emergenza, non possiamo festeggiare, rimandiamo alla settimana prossima.
Se siamo in emergenza da mesi, andiamo a fare qualche picchetto, poi festeggiamo.
Se nessuno vuole fare picchetti, vuol dire che siamo davvero tre gatti, analizziamo, persuadiamo, facciamo attivismo, intanto facciamo una festa normale per conto nostro; all’aperto se c’è anche il nonno.
P.S.: Mi scuso per il doppio commento che sarà l’ultimo del subthread, ma… Non C’Era Alternativa.
Essendo il mio primo commento in assoluto su Giap, a mo’ di autopresentazione dirò che siete stati la mia boccata di ossigeno durante il lockdown l’anno scorso e ho passato le ultime due settimane in compagnia delle Favole del Reincanto e della Q di Qomplotto, che ho terminato giusto ieri.
Siete sempre il mio faro nella notte, ma sul Green pass credo che anche a voi – anzi, diciamo a noi, tutt* – manchi una sufficiente presa di distanza decostruttiva dal discorso governativo sulla prevenzione del covid. Il quale è iniziato ben prima del GP, agli albori della campagna vaccinale e sta proseguendo senza soluzione di continuità con il GP: perciò, a guardarla dal punto di vista dei piani alti, non dissocerei la manovra del GP dalla campagna vaccinale nel suo complesso. Il nodo fondamentale, a mio avviso, è che sin da quando si è cominciato a parlare di vaccino, questo è stato presentato alla cittadinanza come un obbligo anziché come un sacrosanto diritto, un dovere nei confronti della comunità allargata, un “atto di amore” (nelle parole del Papa). L’espressione “obbligo vaccinale”, ad es, sottintende un concetto di salute quale costrizione imposta dall’alto, un processo top-down, dove il proprio corpo non è più soggetto,e già da sola è in grado di creare e nutrire interi eserciti di No Vax. (La piccola complottista che c’è in me potrebbe dire che fanno assai comodo, questi eserciti, quando la distribuzione delle dosi ha tempi assolutamente incerti e tutto dipende dalla buona volontà di tre multinazionali in croce).
A pensarci, è una strategia retorica semplice e infallibile: chiamare “dovere” un diritto e così renderlo indesiderabile. Il Green pass, se la mia analisi è fondata, sarebbe allora perfettamente in linea con la strategia complessiva e con il paradosso che essa genera: è un dispositivo talmente insidioso e scorretto che si arriva a reclamare il diritto a non avere diritto alla sanità pubblica.
Apprezzo gli spunti positivi in questo “kit”; tuttavia, preferisco la linea di Gino Strada e Vittorio Agnoletto, riassumibile nel motto “vaccino bene comune”, contro i brevetti. Vorrei che noi compagn* parlassimo meno di GP e più dei soldi del PNRR che devono essere investiti nel SSN, che si dettasse l’agenda facendo delle proposte – o almeno ci si provasse – anziché subirla. La chiudo qui per il limite di battute, ma mentre noi siamo qui ad accapigliarci, l’Italia va letteralmente in fumo. Chiedete ai pipistrelli se anche questo non c’entra con il covid ;)
Vorrei proporre un punto di vista diverso rispetto a quello che, di fondo, sostenete e sostengono la maggior parte dei commentatori. Premessa che credo di aver già fatto in uno dei miei rari commenti (ma è roba vecchia, per cui conviene ribadire): eviterò di scrivere “sono stato sempre d’accordo con voi, fino ad oggi” questo per i numerosi motivi che WM1 ha ben sintetizzato in risposta ad un utente poco sopra. In realtà, le mie opinioni divergono, con sfumature diverse, quasi sempre con le vostre; trovo queste però sempre ben argomentate e trovo che le discussioni che ne derivano siano di pari livello.
Ciò detto, vengo al punto. Sostenete in numerosi interventi che il governo e gli industriali abbiano volutamente preferito la continuità della produzione (industriale e di servizi) in danno della libertà delle persone (fabbriche aperte, persone chiuse in casa), a tal fine adoperando numerosi diversivi per distogliere l’attenzione da due elementi che sostenete come fondanti: l’inettitudine dei governati e gli interessi del capitale. Questo credo almeno di poter distillare dai numerosi post e interventi di questi mesi, con la dovuta cautela che la lettura di ogni sintesi comporta.
Si tratta di una posizione molto chiara, almeno a me sembra, a commento della quale mi fa piacere portare il punto di vista di chi, soprattutto a causa del proprio lavoro, opera “da quella parte”. (1/2 continua)
Io credo che il governo stia faticosamente (anche a causa della propria inettitudine) cercando, anche con continui riposizionamenti che danno quest’idea di cambi repentini di direzione, di bilanciare tra queste due esigenze. La mia pratica lavorativa me lo conferma, nei colloqui che – come parte del mondo produttivo – ho con funzionari ministeriali: quello che si sta operando è un continuo riposizionamento del fulcro di questa leva che, da un lato, sopporta il peso, della necessità che la produzione continui, dall’altro quello della tutela della salute, intesa nelle sue svariate accezioni. Si tratta forse di una sfumatura, ma dalle conseguenze evidenti: se pure io concordi con voi nell’individuazione dei due termini della questione (diciamo dei due pesi della leva, per stare all’esempio precedente), non mi trovo di concludere che la scelta sia stata fatta favorendo solo uno dei due, ma anzi cercando un equilibrio evidentemente reso difficoltoso dall’enormità di quello che accadeva e, sì è vero, dalle spinte feroci che gli industriali hanno portato da subito per indirizzare ogni decisione, senza alcun contro bilanciamento nel governo.
Quel che penso, inoltre, è che si tratti di una scelta condivisibile: a volta attuata con presappochismo, ma riconoscibile nelle sue linee generali. È sulla base di una valutazione (anche implicita) di come questo bilanciamento avviene, che il popolo ha valutato (e sta valutando) l’azione di governo. Concordo con voi, quando stigmatizzate chi tratta con sufficienza le masse, parla di italiani popolo di inetti arruffoni aggira-norme. Credo, invece, che in profondità le persone valutino con maturità queste scelte e le giudichino: ora, non so se la maggioranza le approvi, la mia bolla (perdonate il termine stantio) è fatta di borghesi di cultura universitaria, poco inclini a seguire Salvini o Meloni, e in questa fetta di italiani, sembra che la scelta di posizionarsi nel mezzo sia maggioritaria.
Come commento, potrete giudicarlo anche solo una premessa a ulteriori approfondimenti – o una cosa utile o inutile in sé.
Saluti.
Francamente a me pare che fin da subito il governo abbia operato una clamorosa mistificazione, gestendo le chiusure secondo un criterio quantitativo/moralistico (“si chiude tutto ciò che si può sacrificare”) totalmente favorevole agli interessi dei padroni, anziché seguire il giusto criterio qualitativo/epidemiologico (“si chiude ciò che è pericoloso”).
Alla luce di questo, non ha alcun senso parlare di posizionamento nel mezzo. Nel mezzo di cosa? Di una rappresentazione fasulla in cui da una parte c’erano la salute e l’economia, e dall’altra l’aperitivo e la corsetta? Il governo si è posizionato semplicemente dalla parte della ragione.
Gentile Isver, per prima cosa credimi se ti dico che avrei voluto citarti nel mio commento quando parlavo della qualità degli interventi come paragonabile a quella dell’articolo: a lisciarti non me ne viene nulla in tasca, per cui lo faccio. Continuo a credere che un “in mezzo” ci sia stato, e che le decisioni non siano state “totalmente” nell’interesse dei padroni. Quando mi trovo in Confindustria sembra che il governo operi politiche assurdamente punitive e che non garantiscono la continuità della produzione. So per certo che non è vero, ma considero allo stesso modo il tuo commento un iperbole, soprattutto quando parli di “aperitivo e corsetta”: spero che dal mio commento si intuisca che parlavo di altro, di salute ed economia (che poi sono i primi due termini che hai citato, ma sommandoli dallo stesso lato …). Saluti
Mah, in fondo il tuo commento esprime chiaramente una cosa che da tempo è stata sottolineata: i governi non pensano di essere in emergenza. Se lo pensassero veramente capisci che queste preoccupazioni svanirebbero come neve al sole (i morti! i morti! i contagiati!) e lascerebbero il posto d una serie di politiche emergenziali appunto. La lista della spesa ho perso il conto di quante volte sia stata fatta ma poco male, tanto non sarà l’ultima:
– requisizione di edifici e costruzioni di nuovi per ospedali e per strutture intermedie dove collocare i contagiati non malati; conseguente aumento dei posti in terapia intensiva
– aumento dei mezzi di trasporto in modo da evitare gli assembramenti nei luoghi forse maggiormente a rischio;
– prepensionamento di soggetti a rischio (ennesima volta: ultra 60enni e portatori di patologie)
– naturalmente scuole e classi per non superare MAI i 15 alunni per classe.
Tutto questo accompagnato da un numero enorme di nuovi assunti direttamente dalla PA.
Poi perdonami ma davvero l’idea che il sostegno al governo arrivi da cittadini consapevoli e responsabili che hanno valutato l’operato non la sentivo dal mio lontano primo anno di scienza della politica, quando già la tripartizione classica delle modalità di voto pareva sin troppo generosa.
Ciao robydoc, mi sembra di girarci un po’ intorno. Ritengo, a differenza di te, che il governa sia consapevole di essere nel bel mezzo di un’emergenza e che per questo sia stato necessario porre in essere alcune misure. C’è una gradazione nelle stesse? Presumo di sì: in una analisi continua dei costi e degli effetti di ogni misura, si è ritenuto di prenderne alcune e non altre. Tanti errori sono stati commessi, soprattutto nelle politiche di sostegno al reddito. Anche a costo di un perdurare della situazione, però, sono state adottate solo alcune delle misure che proponi (ad es. dalle mie parti un netto aumento dei mezzi pubblici) e non altre che, per quanto conti, proprio non condivido. Per finire, ho trovato la chiusura del tuo commento piuttosto infelice, al limite astiosa; credo sia evidente che, pur con ogni sforzo, anche in uno spazio come questo, ci sia una differenza di possibilità di approfondimento tra una nota a margine di un post e un semestre universitario. In buona sostanza: mah (come diresti tu rudemente: mah), buon per te che ricordi il primo anno di università, in ogni caso a me sembra che usare quel certo registro privi di forza ogni argomentazione senza che te ne venga nulla in tasca in termini di mio convincimento. Un saluto.
Andreas intanto le scuse se sono stato aggressivo, non era mia intenzione, le interazioni via forum impediscono orpelli e magari si esagera, non sempre volendo. Questo valga anche per il futuro.
Detto questo però io preferisco una certa rudezza a delle affermazioni che – IMHO, ma non lo dico più – sono o provocatorie o boh vedi tu. Scriviamo in un luogo che da circa 18 mesi si occupa in lungo e in largo di spiegare come e perché i comportamenti dei governi che si sono succeduti sono stati ridicoli. C’è materiale per almeno un paio di saggi e io personalmente ho provato varie volte ad argomentare il perché le decisioni della classe dirigente che convenzionalmente chiamiamo “governo” tradiscono una lettura dell’evento “pandemia” incoerente con qualsiasi nozione di “emergenza”. Questo non significa aver ragione, ci mancherebbe, ma mi aspetto che i dissensi siano un po’ più solidi di “non condivido” o “nel mio paese c’è un netto aumento di mezzi pubblici” (davvero? mi dici dove?). Questione di sensibilità ma appunto a me pare meno rispettoso questo modo di discutere, fatto di opinioni senza argomento, così, lanciati come ipotesi e sospese nell’aria. Tu presumi ci sia una gradazione e non credi sia necessario spiegare da dove derivi questa tua presunzione. Messe così sono frasi buttate lì.
Mi scuso anche per il riferimento al primo anno d’università, ma non so, come ti dicevo sarà la sensibilità diversa, ma se leggo “il popola valuta e sta valutando questo bilanciamento” la sensazione di essere un po’ canzonati è alta.
Ah, io non lo so e mi interessa poco sapere se esiste la consapevolezza di essere in mezzo ad un’emergenza. Quello che so, che a me pare evidente e che ho provato a rendere più ampio di un “secondo me” è che i provvedimenti non dicono questo.
Caro robydoc, intanto grazie di tutto. Ho a lungo valutato se il mio intervento potesse risultare provocatorio. Diverse volte, nel passato, ho evitato di scrivere perché, ragionatoci un po’ su, mi son detto che l’utilità della mia opinione era inferiore al tono che avrei dovuto assumere. Per questo resto, di fondo, un lettore silente. Per dire: qualche post fa, c’era una (ritengo) bella solida inesattezza nell’opinione di WM1 sullo smarino da galleria: è la mia materia, il lavoro di una vita in senso letterale: avrei dovuto e potuto correggere quel passaggio. Poi mi sono detto: questa correzione di un’opinione scarsamente argomentata, quanto è utile rispetto al meritorio lavoro che WM1 stesso porta avanti da anni su quell’opera specifica? E non ho commentato.
L’ho fatto, invece, questa volta, secondo te portando argomenti superficiali. In verità, si trattava (quanta presunzione!) di fornivi una scorciatoia: anziché leggere Repubblica, sarebbe stato sufficiente rileggere il mio commento (scherzo, evidentemente, ma la sostanza è quella: provocare [!] un ripensamento su una base più ampia di quella che normalmente frequenta questo posto). L’avevo pure scritto, in fondo al mio primo intervento: “Come commento, potrete giudicarlo anche solo una premessa a ulteriori approfondimenti – o una cosa utile o inutile in sé”. Questo è, più o meno, tutto; grazie ancora e un saluto.
Andreas, qui ovviamente sarebbe OT, ma se a latere mi segnalassi a quale passaggio sullo smarino ti riferisci (non ne ho proprio idea, nell’ultimo anno ho scritto di questioni Tav molto più di rado di quanto avrei voluto), mi sarebbe senz’altro utile, grazie.
Sì, ciao, se non ti spiace riuscirò a risponderti tra un paio di giorni; meglio se ti segnalo il passaggio direttamente in risposta al post dove lo avevo letto, una cosa di poco tempo fa, così da non inquinare ulteriormente questa discussione che, effettivamente, parla di tutt’altro. Ora, spero di aver superato il numero minimo di battute con il quale sto battagliando da qualche minuto con enorme sforzo e poca pazienza (eh, no: neanche con questa revisione c’ero riuscito, e onestamente neanche in quella successiva e in quella che vi ha fatto seguito: una vera nemesi per un tipo generalmente logorroico). Saluti. Andreas.
Ciao, torno da queste parti dopo qualche giorno di assenza dovuto a questioni varie. Hai avuto modo e tempo per leggere i commenti sulla questione smarino che ho lasciato nel post che avevo indicato? Se sì, e nonostante l’ordine inverso in cui sono stati pubblicati, mi piacerebbe avere un tuo ritorno (non sto certo a dirti che i tempi e i modi di cui parliamo dipendono evidentemente da tutto il resto delle cose che uno deve spicciare, e pure dall’interesse che uno può avere a rispondere, ché può darsi che la questione non sembri così importante in questi tempi tumultuosi). Intanto, un saluto. Andreas
Ciao Andreas, grazie, ho visto che li hai lasciati, purtroppo non ho ancora avuto un solo minuto per mettermi a leggerli, seguire e gestire le discussioni sull’emergenza pandemica è tutto quanto riusciamo a fare su Giap in questi giorni, più c’è ovviamente il lavoro “propriamente detto”. Mi porterò in pari appena possibile.
È senz’altro vero che il governo ha maldestramente cercato di fare l’equilibrista tra PIL e salute pubblica, per dirla rozzamente. Non è che i due governi pandemici se ne siano sbattuti della salute dei cittadini, ma hanno mediato al ribasso con le esigenze economiche e hanno sbagliato quasi tutto sul piano della gestione sanitaria. Hanno agito malamente, da un lato per inettitudine, dall’altro per acquiescenza nei confronti dei poteri economici (ma le due cose si tengono assieme, eh). Insomma l’esercizio di equilibrismo è fallito. Se guardiamo le cifre e facciamo tutte le debite proporzioni è difficile trovare un paese europeo che abbia numeri peggiori dell’Italia sul piano del contrasto alla pandemia; o che abbia maggiormente eccepito alla propria costituzione con risultati tragicomici, che vanno dall’aumento dei TSO all’abbandono scolastico di tantissimi studenti, agli inseguimenti dei podisti solitari e alle multe per chi usciva di casa “senza giustificati motivi” (né Orwell né Dick erano riusciti a immaginare una roba del genere). E sul piano economico? Qual è stata la contropartita reale? Prima di rispondere mi permetto di aprire una parentesi che non c’entra strettamente con la questione in oggetto, ma pertiene piuttosto ad aspetti sociologici e antropologici…
[Non so fino a che punto ci rendiamo conto di esserci ormai assuefatti a recepire i decreti di un premier, emessi con blanda o nulla discussione parlamentare, come fossero editti del sovrano, la maggior parte dei quali surreali e inapplicabili. Il decreto sul Green Pass è soltanto l’ultimo in ordine cronologico, quello che dice che posso prendere il caffè al bancone del bar ma non seduto al tavolino, e con il GP posso fare entrambe le cose, benché non sia chiaro se i vaccinati possano essere ancora contagiosi e quindi quale sia la differenza in termini di rischio; comunque con il GP posso entrare al cinema, come in effetti ho fatto oggi, e nella sala eravamo in 6 spettatori, volendo avremmo potuto sederci a venti metri uno dall’altro, invece non ne ho bisogno per entrare al supermercato, dove sono stato ieri, ed eravamo mooooolti più di 6; non avrei bisogno del GP per andare a messa (se volessi andarci), ma è necessario per entrare in un museo. Una volta che mio figlio maggiore sarà vaccinato potrà entrare dovunque con la mascherina, il gel per le mani e il distanziamento, mentre un suo coetaneo figlio di genitori contrari a fargli questo vaccino dovrà restare fuori o andare avanti tampon facendo a €8 alla volta, per entrare in posti dove prima entrava semplicemente con la mascherina, il gel per le mani e il distanziamento. Mio figlio minore invece – che l’anno scorso era stato bollato come pericolosissimo untore – può venire con me dovunque e comunque. Potrei andare avanti a lungo. Ogni volta mi viene in mente la stessa scena del film di Woody Allen “Il dittatore dello stato libero di Bananas”, quella in cui il nuovo presidente si affaccia davanti alla folla ed emana i primi due decreti: obbligo di parlare svedese e di cambiare la biancheria ogni mezz’ora, e per conseguente praticità, di portarla sopra i vestiti. Chiusa parentesi.]
Vengo alla questione degli effetti della suddetta mediazione o ricerca dell’equilibrio o equilibrismo, come l’ho definito. Qualcuno dei sedicenti “compagni” che si riempiono la bocca di classe operaia ogni tre per due e ci accusano di essere filo-confindustriali, liberisti, ecc. si è chiesto perché nel mondo del lavoro si è prodotta una spaccatura sul GP? Lasciamo perdere lo spauracchio dei no vax, ovviamente, che è buono per i TG della sera o per i lettori di Repubblica. Il fatto è semplice: i lavoratori nelle aziende sanno bene che il rischio calcolato sulla loro pelle durante i picchi pandemici del 2020 è stato altissimo. Quante mense aziendali sono state chiuse per focolai covid l’anno scorso? Nemmeno ne è giunta notizia. Se uno studente trovato positivo implicava il tampone per tutta la classe e la sospensione delle lezioni in presenza in attesa degli esiti, non è mai stato così per gli operai, o almeno nessuno ha controllato che lo fosse. Nella maggior parte dei casi il lavoratore positivo al tampone veniva messo a casa in malattia per due settimane e amen. Massimo rischio per i lavoratori, minimo rischio per l’azienda. Questo non è equilibrio, direi. E adesso quegli stessi lavoratori si ritrovano appeso all’ingresso dello stabilimento un bel cartello del padrone che dice che chi non ha il GP per entrare a mensa deve fare il tampone rapido ogni 72 ore (cioè 2 tamponi a settimana) al costo di €25 cada uno (€50 a settimana, ovvero €200 al mese), che verranno addebitati in busta paga. Non c’è bisogno di essere vaccino-scettici o no vax per incazzarsi, direi. Basta pensare che lo stesso che prima se ne fotteva della tua salute, adesso ti costringe ad assumerti la responsabilità che lui non ha mai voluto assumersi, sotto il ricatto di una penalizzazione salariale. Dov’è l’equilibrio in questo?
Ma c’è anche un altro tipo di rischio, per pesare il quale è necessario eccepire almeno un poco al virocentrismo: è il rischio non già di perdere la vita biologica ma tutto il resto. È il reddito zero. È così che si sono trovati tantissimi lavoratori e lavoratrici mentre il governo cercava goffamente di mappare un mondo del lavoro di cui pareva sapere poco o niente, e ai quali in extremis magari ha elargito un bonus ridicolo e soltanto per i mesi di lockdown duro, come se per molti liberi professionisti (veri o presunti) non fosse andata in fumo un’intera annata di lavoro e anche più. Lavoratori di cultura, spettacolo, sport, turismo, solo per citare settori devastati in nome del suddetto equilibrio, cioè per tenere aperte le produzioni più “pesanti”. E che dire dei ristoratori che prima hanno investito denaro per adeguare i propri locali ai protocolli sanitari e poi si sono visti chiudere a forza comunque? Loro in quale “mezzo” dovrebbero collocarsi? Facilmente nel mezzo delle piazze, direi.
Ma bisognerebbe soprattutto parlare del boom di “nuovi” lavori scoppiato sotto pandemia, ovvero del lavoro a chiamata. Non pensiamo soltanto ai rider del cibo a domicilio, ma anche ai fattorini, alle commesse, e a tutti quei lavoratori di esercizi commerciali che più di tutti hanno subito la fisarmonica delle chiusure, l’incertezza sulle riaperture, e i cui titolari, per non sapere né leggere né scrivere, hanno pensato bene di ricorrere alle forme contrattuali più “volatili”. Per loro – che sono tanti, tantissimi – la bilancia da che parte pende?
Per non parlare di tutte quelle donne – anche queste tantissime – che hanno mollato i lavori precari che avevano per stare a casa con i figli in DAD, e adesso non trovano più un nuovo impiego e rimarranno casalinghe, andando a ingrossare le file della regressione culturale e lavorativa di questo paese.
Anche qui, potrei continuare a lungo, ma sto già diventando ripetitivo e noioso. Vorrei concludere quindi dicendo che se nella «bolla» fatta di borghesi di cultura universitaria, poco inclini o addirittura refrattari a seguire Salvini o Meloni, può prevalere la tendenza a «posizionarsi nel mezzo» (anche se, come dice Isver, non è chiaro nel mezzo di cosa), questo ci dice ancora poco o niente. Se c’è una cosa che è risultata lampante in questo tempo pandemico è che le situazioni contingenti sono molto diverse e determinano angolazioni molto diverse da cui guardare e giudicare ciò che accade. Questo vale per tutti, nessuno escluso: se noi non fossimo liberi professionisti del settore cultura, genitori, e con uno specifico percorso politico-culturale, non prenderemmo le posizioni che prendiamo. Queste dipendono da quello che abbiamo vissuto e che viviamo sulla nostra pelle e su quella di chi abbiamo accanto, oltreché dai nostri strumenti di analisi e dallo spirito d’osservazione.
Ecco quindi che torno al punto di partenza: se si osserva l’operato del governo da certe “altre” angolazioni risulta chiarissimo che non c’è alcun equilibrio, ma solo equilibrismo (e pure velleitario).
“Una volta che mio figlio maggiore sarà vaccinato potrà entrare dovunque con la mascherina, il gel per le mani e il distanziamento, mentre un suo coetaneo figlio di genitori contrari a fargli questo vaccino dovrà restare fuori o andare avanti tampon facendo a €8 alla volta, per entrare in posti dove prima entrava semplicemente con la mascherina, il gel per le mani e il distanziamento.”
E’ questo che è inaccettabile, cazzo. Proprio come rappresentazione della realtà. Prima fai di tutto per convincermi che in assenza di vaccini le regole di comportamento fanno la differenza. Poi arrivano i vaccini. Quindi per convincermi che sono i vaccini a fare realmente la differenza, metti in discussione l’utilità delle regole di comportamento. Ma non nelle condizioni di prima. Prima era prima. Le regole di comportamento non bastano più… adesso! Adesso che più di sei italiani su dieci sono vaccinati. Quindi in sostanza bisogna vaccinare tutti per ripristinare le condizioni di sicurezza di quando non c’erano i vaccini. Non fa una piega.
“Ogni volta mi viene in mente la stessa scena del film di Woody Allen “Il dittatore dello stato libero di Bananas”, quella in cui il nuovo presidente si affaccia davanti alla folla ed emana i primi due decreti: obbligo di parlare svedese e di cambiare la biancheria ogni mezz’ora, e per conseguente praticità, di portarla sopra i vestiti.”
Io invece in questo periodo ho pensato spesso al terzo, che è il più attuale:
All children under 16 years old are now 16 years old… so they can get vaccinated.
Si scherza, eh, compagni di Twitter. Io se non sono vaccinati, i bambini non li mangio.
Leggo da più fonti che una differenza sostanziale fra ora e quel “prima” in cui, scrivevate, dpi e distanziamento bastavano, risiede nell’aggressività maggiore dei ceppi oggi circolanti (non mi dilungo sulla circostanza che, appunto, per mesi quelle siano state le uniche misure per permettere al museo o al cinema di operare).
Non ho strumenti per confermare, né per desumere che forme e tempi del gp siano stati guidati da considerazioni approfondite sulle varianti (c’è da dubitarne): ma se il dato è realistico qualche ragione di salute pubblica per indicare vaccini e test come strumenti primari c’è. Mi sbaglierò, ma non mi sembra che ciò implichi che le “vecchie” misure diventino di botto inutili (chi lo dice questo?) né che questo pass fosse una strada obbligata o la sola efficace.
Mi chiedo: per un governo che voglia controllare l’accesso a certe attività basandosi su immunizzazioni e test (a ragione o meno) quale dovrebbe essere la finestra temporale-copertura “giusta”? Se 6/10 non va bene, l’avessero fatto a 3/10 o 4/10 cosa cambiava dalla prospettiva di chi è critico, oltre che sui dettagli, sul principio stesso del pass? Molti su queste pagine ritengono che la ‘spinta’ sia vana e deleteria: andrebbe meglio a 3/10 di vaccinati?
Per chiarezza, io sono critico su alcuni paradossali correlati di questo pass, non accompagnato da altre più cogenti mosse, ma non sul principio in assoluto che (sarà un’illusione) potrebbe tutelare situazioni, lavori e attività più caratterizzate da affollamenti, in presenza di un problema sanitario che non si è dissolto al sole estivo, e di vaccini.
Pacifico che il supermercato sia non meno affollato di un concerto barocco, ma è strano che la fruizione del primo sia considerata a un tempo più irrinunciabile e più fugace del secondo, e che un governo che propone il green pass lo “grazi”?
Aggiungo che fin qui ci si è misurati con basi di calcolo in divenire, per es. se (quando?) le agenzie regolatorie autorizzeranno la vaccinazione pediatrica, la popolazione vaccinabile aumenterà in un fiat di qualche milione (occhio, so che i tuoi 6/10 sono su tutta la popolazione, ma i più per confutare la necessità del gp guardano la percentuale sulla platea dei vaccinabili, progressivamente ampliata come sai, e che a naso si amplierà ancora in base a evidenze scientifiche).
Condivido di più le tue precedenti analisi sulle forniture per spiegare che l’esitazione pesa meno della scarsità di dosi disponibili: questi raffronti prima/dopo dato il contesto in evoluzione li trovo meno solidi.
Certo che c’è una variante più cattiva in circolazione. Ma i numeri – e gli esperti, per una volta, concordano – ci dicono che qui e ora, in assenza di restrizioni, senza particolare zelo nel rispetto delle regole di comportamento e chiaramente a prescindere dal green pass; con però un’ormai abbastanza larga maggioranza (più del 61%) di popolazione vaccinata, questa variante più cattiva sta facendo sì dei danni, ma significativamente meno delle altre in passato. La spiegazione alternativa – che io continuo a sostenere non andrebbe liquidata tanto facilmente – è appunto quella del “sole estivo”. Ma in ogni caso qui e ora, ripeto, c’è anche quello, mentre quando non ci sarà più quello, ci sarà anche una copertura vaccinale ancora più ampia. Vedremo allora se (ci) basterà.
D’altra parte, la questione è molto semplice anche in teoria. Se la variante più cattiva “buca” i vaccini – e in parte lo fa – allora il livello di protezione di comunità garantito da quel 60% (statistico) di vaccinati, pesa certamente meno nel ragionamento. Ma allo stesso modo deve pesare meno – dal punto di vista epidemiologico, non clinico – anche la differenza tra vaccinati e non vaccinati all’interno della comunità. Non per niente in questo momento c’è ampio dibattito proprio sulla falsa sicurezza indotta dalla vaccinazione e l’opportunità che i vaccinati non abbandonino mascherina, igienizzazione e distanziamento. Precauzioni a loro volta “bucate” in una certa misura dalla variante più cattiva, peraltro.
Viceversa, se il vaccino resta LA soluzione – e mi sembra che nel discorso pubblico lo sia sempre di più, proprio per la presenza della variante più cattiva – allora oggi possiamo stare ragionevolmente più tranquilli di prima. Non in una botte di ferro, per carità, ma più tranquilli di prima sì.
Non sono considerazioni mie, è la logica applicata alla comunicazione pandemica. Che poi il messaggio che arriva sia un altro e sia contraddittorio, è proprio quello che stavo evidenziando.
Altrimenti dobbiamo pesare col bilancino l’effetto della maggior contagiosità della variante delta sull’efficacia dei vaccini nel ridurre la circolazione del virus, per stabilire quale sia la copertura vaccinale necessaria a compensarlo. Non ad azzerare la circolazione virale, sia chiaro. Solo ad azzerare il vantaggio della variante delta sulla variante alfa, lo spauracchio di prima. A me verrebbe da pensare che il 60% sia sufficiente, e i numeri, come dicevo all’inizio, almeno per il momento mi danno ragione.
Sul green pass in particolare, mi verrebbe da aggiungere una considerazione.
Almeno in Italia il documento è valido già dopo la prima dose di vaccino, che contro l’infezione da variante delta protegge ben poco. Questo significa che più il “nudge” del green pass funzionerà, ovvero più rapidamente aumenterà l’adesione alla campagna vaccinale, sottoforma di somministrazione di prime dosi, più aumenteranno le persone in giro nei prossimi mesi che, in assenza di sintomi, non si faranno alcun tampone pur non essendo affatto immuni.
Parlo di mesi perché tra la prima e la seconda dose passano minimo tre settimane, e più spesso cinque. A cui vanno sommate le due che servono mediamente perché la seconda dose faccia effetto.
E’ evidente come questa cosa sia addirittura controproducente. I semivaccinati possono diffondere il virus sottotraccia. Una percentuale di asintomatici che si fa un tampone periodicamente, è una sentinella importante della situazione epidemiologica.
Ma non mi stupisce affatto vedere che l’altra gamba del sistema del green pass, quella del tampone, paradossalmente la più sanitaria e meno politica, sia saltata sotto la pressione del moralismo di quelli che sostengono si debba “credere nella scienza”, e non tollerano l’idea di pagare i tamponi ai “no-vax”.
“Immuni, la app che dovrebbe mappare i contatti dei contagiati per evitare un’eventuale seconda ondata dell’epidemia, resterà volontaria. Ma chi sceglierà di non scaricarla, potrebbe avere delle limitazioni negli spostamenti. Un incentivo per raggiungere quel 60% di adesioni che viene considerata la soglia minima per garantire l’efficacia del sistema“
Aprile 2020 veniva pompata così L app immuni.
Confesso che da giapster (sleepercell) mi sono trovato per la prima volta “in difficoltà”.
C’è voluto tempo, galantuomo o meno, per mettere a fuoco tutta la “carne”
Non so, forse c’era troppo fumo? Beh ;)
Pian piano si dirada e non dico nulla altro perché
è stucchevole rimarcare la stima per la Giap community. XD
Solo una considerazione sull’assuefazione alla decretazione d’urgenza di questi mesi: in verità si tratta di una assuefazione di più lunga data … Sono almeno venti anni che il potere legislativo è stato trasferito (in Italia, ma non solo) dal parlamento all’esecutivo. Uno si prende la Gazzetta Ufficiale a fine anno e, se tira le somme, vede che di leggi ce ne sono poche, e quasi tutte di conversione di decreti legge o di delega, mentre abbandonano massimamente i decreti legislativi governativi, i decreti legge e i decreti ministeriali. La ragione credo sia abbastanza chiara: nel clima di continua emergenza che proprio su questo sito è stata ben descritta, in questo clima semplicemente non ci possiamo più permettere i tempi lunghi del parlamento, specialmente in un paese caratterizzato dal bicameralismo perfetto. Io ricordo i referendum costituzionali di Renzi, persona vomitevole sotto molti punti di vista, incluso questo: una prassi incostituzionale fu additata non come la conseguenza, ma come la causa dei nostri problemi.
Forse sono OT, e mi scuso per la “stucchevolezza”, ma volevo dire a WM4 che sono in particolare sintonia con i suoi commenti, e soprattutto con gli ultimi 3.
Questo aspetto, poi:
«Se c’è una cosa che è risultata lampante in questo tempo pandemico è che le situazioni contingenti sono molto diverse e determinano angolazioni molto diverse da cui guardare e giudicare ciò che accade. Questo vale per tutti, nessuno escluso: se noi non fossimo liberi professionisti del settore cultura, genitori, e con uno specifico percorso politico-culturale, non prenderemmo le posizioni che prendiamo. Queste dipendono da quello che abbiamo vissuto e che viviamo sulla nostra pelle e su quella di chi abbiamo accanto, oltreché dai nostri strumenti di analisi e dallo spirito d’osservazione.»
per me è determinante, bisognerebbe avercelo scritto sul palmo della mano e rileggerselo ogni volta che si vuole dare un’opinione o che si vuole fare un ragionamento.
Credo che molta della “forza” di analisi che avete avuto come collettivo e che hanno molti commentatori qui dipenda proprio dall’angolazione in cui vi siete trovati, che ha dato la capacità di “vedere” e di “fare proprie” anche le “contingenze degli altri”, dato che anche per chi sta obiettivamente e ideologicamente dallo stesso lato della storia queste possono essere molto diverse e variabili.
Io penso sia stato fondamentale anche il fatto che la mia compagna è maestra elementare, la moglie di WM4 è sindacalista e la moglie di WM2 è farmacista. Per diverse ragioni e in diversi modi, ciascuna di loro è stata sin dall’inizio “in prima linea” nella pandemia, sui fronti della scuola, del lavoro dipendente – in uno dei settori più devastati da chiusure senza criterio («a fisarmonica» e senza alcuna chiarezza sui “ristori”) e restrizioni – e della salute. Ciascuna di loro, giorno dopo giorno, ci portava e ci porta testimonianze preziose, che unite a quelle che raccoglievamo noi nella vita quotidiana, nel nostro lavoro, su Giap, e alle testimonianze ancora diverse fornite dalla nostra prole adolescente, hanno permesso di costruire un’angolatura, e uno sguardo multifocale molto peculiare.
Concordo. E a proposito di “prole”: solo chi ha avuto un osservatorio domestico su questi due anni scolastici sa davvero cosa ha comportato la DAD in termini di perdita dell’apprendimento e alienazione per la popolazione adolescente. Al secondo anno di DAD alle superiori c’è stato tutto un fiorire di bocciature e di materie rimandate a settembre, che in presenza probabilmente sarebbero state evitate, spesso e volentieri concentrate sui figli e figlie della working class, i più deboli sui banchi. Ieri pomeriggio, un padre di famiglia emigrato siciliano mi diceva che lui è favorevole «al Green Pass, allo scafandro, a quello che vogliono, purché li rimandino a scuola, perché altrimenti è una rovina, altro che università, tanto vale mandarli a lavorare…». Mi è venuto in mente l’incipit di un documento della CGIL Scuola dell’autunno scorso: «La scuola non ha mai chiuso…».
Angolazioni diverse da cui osservare le cose, dicevamo. Dal mio, ad esempio, sembra che qualcuno sia un ipocrita senza pudore.
Ciao Andreas S.
nel tuo intervento dipingi un affresco nel quale un governo affaticato ma comunque determinato s’impegna nel tentativo di mantenere l’equilibrio tra necessità produttive da un lato e salute pubblica dall’altro.
Io vedo invece un raffazzonato esempio di *paternalismo libertario*, meglio noto come *nudging*; andando nello specifico del GP, mi sembra poi che si stia andando ben oltre il pungolo, verso una netta spinta, nel tentativo affannato di inquadrare la libertà individuale all’interno di un non ben definito concetto di salute pubblica.
Personalmente mi auguro che l’esperimento non vada a buon fine, in quanto significherebbe che la colletività ha accettato di considerare la libertà come un illusione e le azioni individuali nient’altro che il risultato di meccanismi sui quali l’essere umano non ha nessun controllo. Teoria estremamente popolare, a “sinistra” e, guardacaso, nelle scienze economiche/del comportamento.
https://core.ac.uk/download/pdf/215668185.pdf
https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/repository/UVI/Nudging._Esperienze_31_-_Nota_breve.pdf
PS – Del primo testo linkato ho letto soltanto un centinaio di pagine e mi sembra si presti ad un analisi abbastanza approfondita di suddette teorie . Il link di per sè non rappresenta quindi un “endorsement” totale. Perdonatemi. Mi riprometto di finirlo ASAP.
Il secondo link è invece molto più sintetico, accessibile anche se manca di contraddittorio; utile a chi voglia farsi un idea generale della teoria a cui faccio riferimento sopra e che sono ampiamente conosciute e discusse in sede istituzionale.
Intanto, come avevate previsto, l’emergenza porta in dote novità apparentemente transitorie, che il padronato cerca prontamente di sfruttare a proprio vantaggio:
https://www.reuters.com/world/the-great-reboot/pay-cut-google-employees-who-work-home-could-lose-money-2021-08-10/
Ecco che a parità di mansioni, competenze e operatività si crea disparità tra dipendenti. Si penalizza la comodità ed il risparmio, laddove invece si sarebbe dovuto discutere di doveri aziendali: ad esempio, quello di retribuire al lavoratore la corrente consumata o partecipare alle spese per la propria connessione internet. Argomenti nemmeno sfiorati dai nostri sindacati.
Da quello che leggo, i nostri sindacati hanno mollato la presa (se mai l’hanno afferrata). Adesso Federmeccanica, per correggere le storture del GP sulle mense, propone apertamente un GP obbligatorio per tutti i dipendenti con tamponi a carico dei lavoratori non vaccinati e sospensione senza stipendio per chi non si volesse «allineare». Come per il personale scolastico, per intenderci. Mentre la CGIL continua a chiedere direttamente l’obbligo vaccinale, sempre in nome di una riparazione alle ingiustizie prodotte dall’equiparazione delle mense ai ristoranti. A me sembra che, più che una tutela dei diritti si cerchi di tutelare il Diritto, e che più che da sindacalisti si comportino da giuristi (d’accatto). Anche qui: si era partiti da una contestazione sacrosanta e si sta finendo per fare il gioco di Governo e Confindustria (scusate la ripetizione). Vedo muri ovunque.
Penso che porse domande e darsi delle risposte entro il solo contesto governativo a noi più vicino ci allontani da una visione d’insieme fondamentale.
Insieme ce la faremo? Chi, noi italiani? Risulta oggi chiaro che la pandemia, problema del pianeta, da non sottovalutare, è diventato un pretesto per qualcosa d’altro, da definire, sul quale ci si dovrebbe interrogare, un “operato” oramai non più di emergenza, un operato dalla “deriva” sufficientemente chiara, comune in molti paesi, che sta dettando leggi senza il dovuto consenso. Basterà poi una crisi finanziaria planetaria a convalidare il tutto?
Riusciranno a trascinare ulteriormente il nostro pensiero solo su noi stessi? Al punto da rifuggire ogni relazione umana perché capace di destabilizzarci? Finalmente la fine dell’autodeterminazione. Un prossimo all’intelligenza artificiale?
C’è dunque uno stato di insensatezza delle cose corrispondente al puro stato di necessità. Ancora e nuovamente permeabili al compromesso. Neppure la storia interessa gli eletti.
La storia che sfocia nei nostri tempi, nell’arte dell’informe, ovvero nella “produzione di oggetti di qualità specialissima offerti al godimento di chi sa apprezzarli”, a prescindere dalla domanda circa la loro necessità rispetto “alla situazione attuale dell’individuo, alla realtà presente del mondo e alla coscienza che se ne può avere”. Dunque un’arte che, rendendosi indifferente all’opposizione del bene e del male, ha definitivamente rinunciato alle ragioni del proprio esistere, che è di esprimere la condizione umana.
Concordo con quel che ha detto dude in un commento al precedente post (Arte di gov.), non esistono solo le due scelte, tenere il lavoro e fare il gp oppure non farlo e perder il lavoro, esiste anche lo sciopero!
sciopero. Finchè non viene ritirato l’obbligo di lasciapassare sul luogo di lavoro.
Se lo sciopero inizia lo stesso giorno in cui iniziano a chieder gp per entrare al lavoro, si riesce proprio a impedire l’applicazione
della legge e quindi SALVARE LAVORATORI (prorio e/o dei propri colleghi) dalle sospensioni/licenziamenti.
Le aziende non possono venire a sapere chi/quanti hanno o non hanno il lasciapassare (il gp si richiede *solo* all’ingresso del posto
di lavoro) e quindi non hanno il loro tanto amato pretesto per poter sospendere/licenziare.
Anzi boomerang, e scacco matto: si ritrovano la produzione ferma finchè non si rimangiano ‘obbligo di “permesso verde” sul posto di
lavoro.
La soluzione quindi è sciopero ad oltranza da parte di tutti i lavoratori (sia chi ha gp sia chi non ce l’ha. La solidarietà è
fondamentale*** ) finchè non viene tolta l’imposizione del gp in ambito lavorativo.
Anzi, ci vuole uno sciopero generale e fermare *tutto*, dato che il gp non solo nega i diritti in ambito lavorativo ma inibisce
attività culturali (frequentare musei, biblioteche, teatri, cinema ecc) e sociali (circoli, spiagge, discoteche,
ristoranti ecc) che sono psicologicamente *fondamentali* per sopportare la vita di ogni giorno in un contesto produttivo capitalista.
*** E lotte come questa dovrebbero essere estese contro tutte quelle leggi assurde che prevedono privazione di diritti sulla base di
comportamenti legittimi.
DASPO, sorveglianza speciale ecc. puniscono reati immaginari, non previsti dalla legge. Infatti sarebbe imbarazzante per un paese
che si dica ‘democratico’, contenere nel codice penale reati che puniscono le opinioni politiche o (nel caso dell’immaginario “reato
di degrado” ) le condizioni economiche.
Ho letto che il DASPO viene anche usato contro i senzatetto perchè chiedono elemosina.
Questo è punire una persona perchè povera ed è un provvedimento disumano.
SCIOPERO ! Antigogna ha finalmente scritto la parola magica (THERE IS alternative fra cedere al green pass o perdere il lavoro).
E’ la voce mancante nel kit di pronto soccorso antifascita, e secondo me varrebbe la pena di una revisione/integrazione.
Il kit invita a delegare a terzi (fate pressione sul vostro sindacato) o alla soluzione individuale (fate ricorso). Si sente la mancanza della terza soluzione.
Ad oggi, non c’è GP per chi mangia negli alberghi ma c’è per le mense dei lavoratori: non sembra un inizio incoraggiante, ma non è ancora detta l’ultima parola. Una coalizione diretta fra lavoratori, azienda per azienda, potrebbe fare da sprone. SCIOPERO. Anche e soprattutto auto organizzato.
Buongiorno a tutti. E’ la prima volta che scrivo sul blog, e innanzitutto lasciatemi fare i complimenti a tutto il collettivo, in particolare a Wuming1; è grazie a lui e al suo ultimo libro se sono capitato su questo sito. Ora, io lavoro in una fabbrica metalmeccanica e dal 17 agosto anche da noi vige l’obbligo di GP per la mensa (che qui hanno pomposamente ribattezzato ristorante) aziendale. Io ho il GP perchè vaccinato con doppia dose, ma solamente io e un mio collega abbiamo rinunciato alla mensa anche se in possesso dei requisiti per usufruirne. Dai sindacati non mi pare di sentire alzarsi alcuna voce. Ho provato anche a lanciare qualche esca, tipo il volantino in testa all’articolo, sui vari gruppi di Whatsapp dei colleghi (in cui sono presenti anche rappresentanti RSU), ma non mi pare che ci si stia stracciando le vesti. Evidentemente non si riesce a intravedere il problema che il GP reca con se, siamo in pochi che lo critichiamo, qualcuno purtroppo esagera pure facendo discorsi che si avvicinano pericolosamente al complottismo. E vi assicuro che è difficile cercare di ragionarci in modo costruttivo. E non sono persone disagiate e con intelligenza al di sotto della media, anzi! Ma soprattutto, lasciando perdere per un momento il GP, non ho sentito alzarsi alcuna lamentela neppure per il mancato rifinanziamento della copertura della quarantena per INPS, con il risultato che se ora me ne vado in quarantena, io mi faccio sette giorni (sette perchè vaccinato) a casa in ferie. O senza stipendio se non ho più ferie. Sindacati zitti. Non sento discussioni. Un silenzio assordante. Nella mia zona siamo la seconda fabbrica metalmeccanica più grande, se non si sente niente da noi, posso immaginare dalle altre parti. Spero ardentemente che la discussione salga di livello, io nel mio piccolo cerco di seminare dubbi.
Ciao, vi volevo segnalare questo interessante articolo
https://www.biologiperlascienza.it/2021/08/il-comitato-cure-domiciliari-covid-19/
a proprosito di chi sostiene le cure domiciliari come rimedio alla pandemia.
In sostanza: cure alternative e propaganda antivaccinale si mescolano alle preoccupazioni di povere persone innocenti che cadono in trappola alla più becera disinformazione.
Giusto per ribadire quanto sia importante, secondo me, dosare ogni singola parola in “kit di prontosoccorso” da somministrare.
Biologi per la scienza, oltretutto, è un gruppo nato come risposta alle fregnacce che andava (va?) dicendo in giro il presidente dell’ordine dei biologi.
Ed ecco la posizione dei sindacati nero su bianco (casomai qualcuno avesse avuto dei dubbi nei giorni scorsi):
CGIL “Landini: “vaccinarsi contro il Covid è anche un dovere sociale. Noi non siamo mai stati No vax“ (…) è responsabilità del governo e del Parlamento di rendere per legge obbligatoria la vaccinazione. Se lo fanno, noi siamo d’accordo. Non è il momento delle divisioni (…)”.
CISL: Luigi Sbarra dal Meeting di Rimini rompe gli indugi e chiede esplicitamente che si “approvi subito una legge che preveda l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini“.
(non facciamo di tutta l’erba un fascio, che io sappia almeno i SI Cobas e magari qualcun altro che non so, da mesi si stanno battendo per tutelare anche economicamente la libera scelta).
Verrebbe quasi da leggerla come un provocazione “swiftiana”… Per quanto grottesco e paradossale sia constatarlo, questa è la prima richiesta ai vertici del governo e dello stato di assumersi la piena responsabililtà di ciò che predicano, invece di ricorrere ai mezzucci meschini come il GP che scaricano il barile verso il basso. Mettete l’obbligo vaccinale, se avete coraggio. E si aprano le danze legali… Ci si confronterebbe su questioni più molari, anziché su dove bere il caffè e in quale locale entrare. Fine della provocazione swiftiana. Chiedo venia.
L’altro giorno volevo fare una riflessione grazie a questo:
https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/kit-antifascista-contro-green-pass/#comment-44453
poi c’è stata la definizione dei dubbi di chi vorrebbe rifiutare un trattamento sanitario o quantomeno la sua certificazione tramite green pass come «lamentazioni patrizie di chi vuole difendere le proprie belle libertà occidentali» e ritengo che la riflessione sia ora ancora più sensata, anche se devo riformularla.
Secondo me (e ribadisco, secondo me, come mia sensazione personale e vi prego di correggermi se sbaglio, visto che io non sono né filosofo, né umanista e quasi nemmeno “lettore”) il distinguo fatto in incipit di Kit «separiamo i discorsi sul green pass da quelli sul vaccino» è impraticabile e strategicamente controproducente (leggasi dichiarazioni link sopra).
Capisco perché è stato fatto, tutti i commenti al post lo spiegano benissimo e tatticamente era un prerequisito essenziale per permettere anche solo di “nascere” al documento in oggetto.
Tuttavia, a prescindere da qualsiasi discorso sulla validità scientifica e l’efficacia del vaccino (è efficace e vaccinarsi è una scelta utile a se stessi e alla società) SE NON c’è “una sorta di rispetto” e di “accettazione” della scelta di chi questo trattamento lo rifiuta, non potrà mai esserci alcuna solidarietà tra lavoratori e nessuna critica credibile al green pass e i risultati a livello anche di opinione pubblica sono sotto gli occhi di tutti.
Invece dovrebbe essere chiarito a monte che non vaccinarsi, sebbene sia una scelta discutibile, è una scelta comunque legittima proprio perché è “legittimo” rifiutare qualsivoglia trattamento sanitario che riguardi il proprio corpo, sulla cui autodeterminazione e intangibilità a mio avviso non ci possono essere se e ma.
Questa è una libertà individuale che è ben diversa dalla libertà di trarre profitto dallo sfruttamento del prossimo e il grido di “il corpo è mio e me lo (vorrei) gestire io” è antecedente anche al marxismo, attiene ai diritti fondamentali spesso violati dei “più deboli” contro “i più forti” in ogni epoca e dovrebbe essere un “paletto” che una volta messo non possa mai più essere messo in discussione! (a meno, ovviamente, di non trovare auspicabile lo stalinismo o la sacra inquisizione)
> poi c’è stata la definizione dei dubbi di chi vorrebbe rifiutare un trattamento sanitario o quantomeno la sua certificazione tramite green pass come «lamentazioni patrizie di chi vuole difendere le proprie belle libertà occidentali» e ritengo che la riflessione sia ora ancora più sensata, anche se devo riformularla.
No, fermo, qui la questione è dirimente.
Il Green Pass per definizione certifica che:
1. sei vaccinato quindi probabilmente (*) non contagioso
_oppure_
2. tamponato recentemente quindi probabilmente (**) non contagioso
È _precisamente_ la sua trasformazione in un ricatto-per-mettere-in-castigo-i-No-Vax-cattivi, che arriva _contestualmente_ al prezzo proibitivo dei tamponi che:
1. scarica sul cittadino la colpa di, e insieme
2. garantisce (!!!!!) l’imminente fallimento della politica sanitaria
Davvero questo non può che insinuare il sospetto di malizia anzichè semplice incompetenza, ed è troppo importante per farselo sfuggire.
Se _veramente_, oltre a tutte le criticità già ampiamente discusse che porta con sè, il Green Pass volesse essere uno strumento di salute pubblica, sarebbe _anche_ lo strumento per tamponare tutto quello che respira e avere una chiara idea della situazione epidemiologica e permettere _contestualmente_ un accurato monitoraggio delle varianti (con una struttura che ancora non c’è, e invocata perfino dai più esplicitamente filogovernativi fra i virologi-predicatori televisivi).
Come argomentato altrove: se questa roba non è fatta con malizia, allora davvero non abbiamo imparato _un cazzo_ dalla lotta all’HIV, oh.
Trent’anni di lavoro _gettati nella merda_.
Come postilla: ne possiamo discutere, ma riterrei macroscopicamente necessario ammettere al fine dell’ottenimento del certificato i tamponi salivari: pure con i problemi di sensibilità che presentano, il maggior numero di tamponi effettuabile sarebbe un toccasana e sovrasterebbe tali limitazioni.
Anedotticamente, mi pare che in molti siano infatti ritrosi a farsi infilare, specie se ripetutamente, un bastone nel naso (rimando alla recente controversia riguardante Petra Magoni, cantante e necessariamente gelosa del proprio apparato rino-sinuso-faringeo, che avrebbe obiettato alla richiesta priva di fondamento di un tampone da parte degli organizzatori di un suo concerto).
(*) Se n’è discusso, prendiamo pure l’ipotesi per vera
(**) Paradossalmente, esiste più evidenza della probabilità di ciò, oltre ai benefici enumerati successivamente.
Una piccola errata: raccogliendo le osservazioni di Bardamu e soprattutto Nikolaevna, sarebbe più corretto, facendo quel distinguo fra “source” e “sink” che è sempre latente dall’inizio della crisi sanitaria, dire che:
“Il Green Pass per definizione certifica che:
1. sei vaccinato quindi probabilmente (*) non contagioso E probabilmente (**) esente da conseguenze serie nell’improbabile caso di esposizione
_oppure_
2. tamponato recentemente quindi probabilmente (***) non contagioso”
Almeno questa _dovrebbe_ essere, ricostruita a posteriori, la “ratio” del dispositivo, ma non la sua narrazione, che – come già detto -, si sposta sempre più verso il mero “castigo per i no vax cattivi”.
(**) questa invece è ben più probabile, stando alla letteratura
Finalmente si comincia a sentire qualche voce sensata anche dalla sinistra di movimento, che su questo è diventata un deserto dove ci si beve qualsiasi cosa.
Quando cominceremo a vedere un po più di compagn* in piazza contro questo abominio ?
Cosa altro vogliamo aspettare ? Vogliamo veramente lasciare questa lotta di umanità ai neofascisti e a tutti gli altri impresentabili vari che non aspettano altro di avere un quarto d’ora qualsiasi di visibilità. Funzionali a screditare nell’opinione pubblica pecoreccia le ragionevoli preoccupazioni contro questo sistema oppressivo e terroristico.
Stiamo a vedere se ci si sveglia un po dal torpore o se ce ne dobbiamo andare in fondo a questa perversa spirale tecnocratica finanziaria biocida.
Vaccinazione obbligatoria: saremmo quarti, dopo Tagikistan, Turkmenistan e Indonesia. Fuori dal podio per un soffio, ma gli avversari erano temibili. Tutto questo, ovviamente, perché il nostro Presidente del Consiglio ha deciso di legiferare autonomamente, attraverso la FAQ del sito di Palazzo Chigi, senza consultare le parti sociali coinvolte (ma non è una novità). I sindacati, altrettanto ovviamente, invece di denunciare le modalità irrituali da monarchia assoluta del premier e indire uno sciopero generale, si allentano le braghe e gli mettono a disposizione il loro lato migliore. Qui siamo al delirio, altro che doppio legame.
Un chiarimento a proposito di una fandonia che circola sul nostro conto su Facebook. Ce la segnalano diffusa da Alberto Destasio, filosofo presso l’università di Catania, ma forse anche lui si fida di racconti di seconda, terza, quarta mano. Ecco cosa scrive Destasio:
«Da mesi Wu Ming sono impegnati in una campagna ideologica vergognosa contro le misure restrittive, contro i vaccini e in nome delle libertà personali. E non paghi di ciò, hanno pubblicato un loro testo in “Corpi e politica”, un blog tutto incentrato sull’inefficacia dei vaccini e il controllo dei corpi (bianchi e occidentali) ai tempi del COVID. In questo blog, tra gli altri, ci ha scritto anche Marco Tarchi, politologo leghista e direttore del “Diorama letterario”, rivista di destra che ha ospitato gli interventi di Alain de Benoist, massimo esponente della Nuova Destra francese, contro la “segregazione” da COVID.»
Prima due parole sul “riassuntino” della nostra “campagna”, dal quale si evince che Destasio non conosce le nostre posizioni sulla gestione dell’emergenza pandemica:
1) non ci siamo espressi genericamente contro «le misure restrittive», anzi, abbiamo
a) chiesto la chiusura delle fabbriche,
b) denunciato le pressioni di Confindustria per tenerle aperte, a cominciare dalle pressioni per non dichiarare zona rossa i comuni di Alzano e Nembro,
c) criticato i diversivi messi in campo dal governo per fare l’interesse del padronato scaricando – con il più classico escamotage neoliberale, già massicciamente usato prima della pandemia riguardo ad ambiente, clima, salute ecc. – ogni responsabilità dei contagi sui cittadini e le loro condotte individuali.
È nel contesto di questa ricostruzione che ci siamo opposti a certe misure restrittive: quelle che lasciavano intatti i luoghi più a rischio di contagio (quelli della produzione manifatturiera, gli hub della logistica, i luoghi di trattamento e confezionamento carni e altri alimenti ecc.), proibivano e punivano comportamenti innocui e portavano avanti un’inutile «colpevolizzazione del cittadino», come l’ha chiamata il sociologo Andrea Miconi.
Chi ha difeso queste misure restrittive “in nome della scienza” ha in realtà alimentato paure e credenze antiscientifiche, dal momento che è oggi assodato – e si era già compreso l’anno scorso – quanto sia difficile contagiarsi all’aperto.
Destasio, come altri, scambia questo discorso per una difesa individualistica delle «libertà personali». In realtà questo modo di gestire la pandemia ha aggredito la dimensione collettiva, la socialità, le relazioni tra le persone.
2) non abbiamo mai e poi mai fatto campagna «contro i vaccini», siamo vaccinati e la nostra posizione sull’antivaccinismo l’abbiamo ribadita mille volte.
Confondere la nostra denuncia dell’uso strumentale e diversivo dell’etichetta «no vax» da parte del complesso politico-mediatico con una «campagna contro i vaccini» è un errore di ragionamento non da poco.
Marchiano errore anche definire «campagna contro i vaccini» il nostro indicare nelle premesse (non nelle conclusioni) dell’antivaccinismo nuclei di verità afferenti a un anticapitalismo – istintivo, malinteso, fuorviato quanto si vuole, ma anticapitalismo – sul quale dovremmo interrogarci senza voler subito “blastare”, “asfaltare” e tutte le altre espressioni odiose in uso sui social.
Veniamo ora alla fandonia meno generica: quella secondo cui noi avremmo pubblicato un testo su un blog di destra o quantomeno ambiguo.
Già nel maggio 2020, criticando alcune mosse di Giorgio Agamben – la cui impostazione è molto diversa dalla nostra e lo abbiamo specificato ogni volta che aveva senso, senza rinunciare a dire che il suo linciaggio mediatico è stato vergognoso – uno di noi scriveva:
«noi siamo stati attentissimi a non giocare nemmeno inavvertitamente di sponda con cospirazionismi e neppure con “riaperturismi” destrorsi, mettendo sempre paletti, rimuovendo eventuali link lasciati da utenti verso Byoblu, Luogo Comune, Oltre la linea e siti simili, Agamben non sembra aver avuto preoccupazioni analoghe, visto che ha rilasciato un’intervista a La Verità. Noi non lo avremmo mai fatto né mai lo faremo. Se un convento “di sinistra” (o persino “di movimento”) ci rifiuta l’accoglienza per la notte, non bussiamo certo a un convento di destra: dormiamo sotto il cielo stellato. E se piove, cerchiamo un portico, una tettoia, una sporgenza di roccia.»
La nostra linea è ancora quella, non vi abbiamo mai derogato né abbiamo la minima intenzione di farlo. Siamo all’addiaccio da un anno e mezzo, per quanto ci riguarda possiamo restarci anche ad libitum.
Quanto al pensiero di Tarchi e de Benoist lo abbiamo sempre avversato e combattuto e non accettiamo lezioncine da nessuno.
Dall’inizio della pandemia, con poche eccezioni che qui abbiamo sempre segnalato (un paio di articoli su Internazionale, ad esempio) noi abbiamo scelto di scrivere solo ed esclusivamente su Giap.
Il blog citato da Destasio non lo conoscevamo, mai sentito nominare prima che ci girassero quelle sue righe. Non sappiamo se quel che ne dice Destasio sia accurato né al momento ci interessa, basti il dato di fatto dell’inesistenza di rapporti tra noi e loro.
Constatiamo che nell’ottobre 2020 Corpi e Politica ha ripubblicato un commento preso da una discussione di Giap. La licenza Creative Commons di questo blog consente di farlo, che la cosa ci spiaccia o meno. Quel blog lo ha fatto specificandone la provenienza e linkando il thread originale, dunque non era possibile confusione, se non in malafede.
Tanto dovevamo.
P.S. Inutile dire che, essendo la nostra analisi della gestione dell’emergenza pandemica un’analisi materialistica e di classe e in quanto tale incompatibile – nei presupposti, nei concetti messi in campo, nello svolgimento, nel posizionamento – con qualsivoglia posizione di destra, un eventuale tentativo da destra di “giocare di sponda” sarebbe palesemente strumentale, confiderebbe principalmente nella fretta di chi legge e nell’ignoranza di chi siamo e di quel che scriviamo, e soprattutto punterebbe a fare confusione e seminare zizzania. Chi “a sinistra” dovesse attaccare noi per tentativi del genere non farebbe altro che cadere nella trappola.
I contenuti del mio commento sono stati in parte confermati dalla vostra risposta: voi sposate alcune ragioni dell’antivaccinismo e ne riconoscete i presupposti falsamente anticapitalistici. La mia voluta esagerazione era dovuta al fatto che la vicinanza, anche minima, con queste posizioni sia ideologicamente fuorviante in un momento in cui forti istinti anti-vaccinisti attraversano il corpo sociale. Io credo che bisognerebbe concentrarsi unicamente sulla liberalizzazione dei vaccini, mettendo da parte ogni discorso sulla limitazione delle libertà personali. Nel vostro post in cui proponete alcuni brani tolti da riviste “di movimento” francesi in merito alla gestione della pandemia, vi sono alcuni passaggi sulle restrizioni della libertà che non sembrano tanto diversi dalle posizioni di un Agamben. In generale, da parte mia, eviterei ogni punto di contatto con queste lamentazioni patrizie di chi vuole difendere le proprie belle libertà occidentali.
Sulla questione del blog, che dire. Mi fa piacere la vostra estraneità rispetto alle argomentazioni e ai contenuti politici proposti in quella pagina. Tuttavia, resta il fatto che in “Corpi e politica” si trovano, insieme al vostro, gli interventi di De Benoist e di Tarchi. Se, come dite, non avete nulla a che fare con le loro posizioni, e al netto del discorso sulla licenza, perché non chiedete al blog “Corpi e Politica” di cancellare il riferimento al vostro testo? Un lettore teoricamente confuso, o disattento, potrebbe considerare le vostre analisi prossime a quelle di De Benoist e Tarchi.
Scusa, Alberto, davvero tra compagni: ma non sarebbe meglio leggerle, approfondirle le nostre analisi e posizioni, prima di saltare a conclusioni avendo peraltro confuso tra loro diversi concetti? Prima ancora, non ci si dovrebbe scusare per aver banalizzato e distorto le idee dell’interlocutore e scritto cose fattualmente errate?
Quello che scrivi qui è ancora una volta del tutto fuori fuoco:
“I contenuti del mio commento sono stati in parte confermati dalla vostra risposta: voi sposate alcune ragioni dell’antivaccinismo e ne riconoscete i presupposti falsamente anticapitalistici”
No.
Noi individuiamo nella presa di massa e trasversale di fenomeni come i cospirazionismi (anche in tema di vaccini) l’espressione di un malessere, di un malcontento, di una confusa coscienza che la società capitalistica è invivibile, disumanizzante, alienante. Sono questi i “nuclei di verità”, in generale e anche più nello specifico a seconda dei casi.
Nell’antivaccinismo quei nuclei riguardano gli stretti rapporti tra ricerca e mercato, tra scienza e capitale, tra medicina e profitto, e una sanità neoliberale che spersonalizza il rapporto col paziente ecc. Sono o sarebbero tutti temi nostri, sui quali si esprime un malcontento che non intercetteremo mai, e di conseguenza non porteremo mai in direzioni più sensate e feconde, se ci rifiutiamo persino di vederlo e trattiamo chi lo esprime soltanto come un nemico da blastare. Così facendo ci riduciamo a gatekeeper del sistema, difensori dello status quo. E lasciamo campo libero a mestatori e fasci.
Questo approccio lo abbiamo sviluppato nel corso di anni, deriva dal nostro lavoro su emergenze, narrazioni tossiche ecc. Lo abbiamo esplicitato e messo all’opera qui su Giap, nelle inchieste scritte per Internazionale (non certo una testata “complottista” o “novax”) e soprattutto nelle quasi 600 pagine de La Q di Qomplotto, libro che se contenesse quel che dici tu non avrebbe avuto tutte quelle recensioni positive da parte di testate e autori non sospettabili di cospirazionismo, “negazionismo” ecc.
Insomma, riterremmo più utile e proficuo confrontarci con te e con chiunque sul nostro vero lavoro di elaborazione e riflessione, non a partire dalle caricature che qualcuno mette in giro e di cui troppi si accontentano senza appurare se abbiano o meno riscontro.
Riguardo invece alla questione che continui a inquadrare come “libertà personali”, parlando di un atteggiamento “patrizio”:
sicuramente a sinistra esistono tradizioni e ambiti di discorso in cui si è parlato delle libertà personali con sufficienza e addirittura con disprezzo, ma in quelle tradizioni ci sono i gulag, ragion per cui starei attento a quali termini decidiamo di connotare in modo dispregiativo. Perché un conto è l’individualismo, un altro è la sfera di autonomia di cui ciascun essere umano deve godere, l’habeas corpus esistenziale senza il quale la vita non è vita. Senza questo distinguo si fa una confusione terribile e si finisce per sposare l’autoritarismo, per giunta in ambito capitalistico, senza nemmeno la scusa della dittatura del proletariato…
Noi abbiamo ritenuto molto “patrizia” la noncuranza con cui una sinistra borghese e intellettuale ha aderito alla gestione dell’emergenza pandemica, anche su questo abbiamo scritto molto.
Riguardo alla questione del blog, ovviamente manderemo loro quanto abbiamo scritto. Formalmente hanno agito nel rispetto della nostra licenza, hanno indicato la fonte e chi vi risalisse troverebbe il nostro disclaimer inequivocabilmente contro tutti i fascismi. Noi non possiamo controllare tutto né vogliamo farlo perché non vivremmo più. Per dire: noi non siamo su nessun social network, per quanto ne sappiamo – anzi, per quanto NON ne sappiamo – qualcosa del genere può essere accaduto anche su Facebook. Noi abbiamo la responsabilità di esprimerci in modo chiaro e confrontarci qui su Giap nel modo più limpido possibile, non possiamo accettare anche la responsabilità di come veniamo citati.
1. Io non credo di dovere delle scuse. In queste faccende non è una questione di scuse, ma di fraintendimenti o di posizioni radicalmente distanti che portano a fraintedimenti.
2. A me può fare solo piacere se, come individui singoli, siete vaccinati. Ma il punto non è questo. Il punto è l’opportunità ideologica ed egemonica di sposare una campagna contro il green pass, seppur con ragioni completamente diverse rispetto a quelle dei peggiori complottisti. Io mi interrogo criticamente sugli effetti coscienziali che un’infografica come la vostra può avere sugli strati della popolazione meno colti o semplicemente meno attenti a tutte le distinzioni teoriche del caso. Fino a prova contraria, la vostra infografica culmina in un “NON FATE il green pass”. Ma, di fatto, per avere il green pass occorre aver fatto almeno una dose di vaccino. Dunque mi chiedo: se credete veramente che le vaccinazioni siano necessarie (così come io penso), anche se non sufficienti, si può convincere benissimo uno scettico o un complottista a vaccinarsi e, parimenti, ad avere il green pass, dato che, se non erro, il green pass è l’unico documento che certifica la tua vaccinazione. È vero, non tutto deve ricadere sulle responsabilità individuali, la campagna di vaccinazione è ancora limitata e subordinata a interessi di classe, ma occorre comunque decidersi: bisogna spingere la gente a vaccinarsi o no? O tutto è affidato alle libere scelte individuali di liberalissima memoria?
3. Per quanto concerne il punto della vostra risposta su Agamben. La gogna mediatica è sbagliata quando è fondata esclusivamente su insulti e argomentazioni a sproposito, ma non vedo francamente perché occorra usare accortezza e tatto eccessivi nei confronti di un personaggio che parla del marxismo e del comunismo in termini a dir poco nefasti.
4. In quel post fb dove ho lasciato i miei commenti, vi sono tanti altri commenti in cui la vostra opera analitica e di approfondimento, che sovente ho apprezzato, viene revocata in dubbio. Che si fa in quel caso? Si pretendono le scuse di tutti e si dice a tutti i partecipanti al post che hanno frainteso le vostre posizioni?
5. Sul blog c’è poco da dire: fate le vostre valutazioni in base al vostro iter tattico e ideologico. Io mi sono limitato a rilevare la presenza di un vostro testo all’interno di un blog che accoglie interventi di Tarchi, De Benoist e altra gente molto poco marxista.
A parte il fatto che l’infografica non è di Wu Ming ma di un collettivo anarchico antifascista bolognese. A parte il fatto che Wu Ming ha detto esplicitamente di non condividere tutti i punti, in particolare l’appello a non scaricare il green pass, ma di considerare importante quel documento perché potenzialmente apre degli spazi a sinistra per una critica dell’emergenza. A parte tutto questo. Il vaccino è un farmaco, il green pass è un documento. Sono due cose diverse. Si può fare il vaccino e non scaricare il green pass. Si può anche fare il vaccino e non avere diritto al green pass, come succede ad esempio ai serbi e ai bosniaci di Trieste vaccinati sputnik. E si può avere il green pass senza fare il vaccino, ad esempio se si è guariti dal covid (una condizione in cui si trovano milioni di persone) oppure facendo un tampone. Credo che un filosofo dovrebbe essere un po’ più preciso nel maneggiare le implicazioni (e nel leggere i testi). P.S. vale anche per Agamben e Cacciari, che farebbero bene a lasciar perdere numeri e statistiche, che palesemente non sono cazzo loro.
Con “vostra infografica” intendevo con fare sbrigativo “l’infografica che avete condiviso”. Per il resto, se anche Wu Ming non condivide l’appello a non fare il green pass, dove sta il problema? Purtroppo mi sono accorto solo ora della nota in calce che rimanda ai commenti critici, e devo dire che mi trova d’accordo. Mi era sfuggita. Del resto, cosa vuol dire “non fate il green pass”? Farsi i vaccini e non scaricarlo? E che gesto di protesta sarà mai? Non vaccinarsi o non fare i tamponi? È vero, il green pass potrebbe determinare discriminazioni all’interno di certi ambienti lavoristici, ma resta il fatto che sarebbe auspicabile che tutti i lavoratori, a prescindere dal green pass, vengano vaccinati. Il green pass è un problema solo se tutti non sono vaccinati o non hanno l’opportunità di vaccinarsi. E il problema è dare a ogni individuo l’opportunità di vaccinarsi (e di avere il green pass come documento che attesti, tra le altre cose, l’avvenuta vaccinazione). Il green pass, ripeto, non è il punto dirimente della questione.
Sulle proteste francesi contro il pass sanitaire, credo ci sia da fare un appunto che spieghi la forte adesione delle sinistre extra-parlamentari francesi a questo tipo di istanze. In Francia, come sappiamo, hanno una forte sensibilità teorica e anche pratica nei confronti dei sans papier, dei controlli, delle schedature, dei tracciamenti identitari etc. I francesi mal sopportano questo controllo dell’identità. Nel suo primo trattato filosofico, Alain Badiou ha intercettato un soggetto rivoluzionario nell’immigrato sans papier francese che riceve la sua marca identitaria unicamente dall’esterno. Pertanto, più che una differenza d’essenza tra compagni francesi (critici e dinamitardi) e quelli italiani (acritici e supini), bisognerebbe parlare di sensibilità culturali e tematiche differenti legate alle diverse storie dei movimenti nei due paesi.
A proposito, dato che nel testo di Wu Ming si cita il concetto badiousiano di “fedeltà all’evento” a commento del file rouge che lega le proteste di questi mesi ai “gilets jaunes”, vorrei sapere se proprio Badiou ha rilasciato qualche intervento scritto o orale proprio sul pass sanitaire. Un pronunciamento del più grande flosofo vivente (altro che Agamben, ma per favore!) su questo tema sarebbe utilissimo.
Al netto del Suo ammettere di aver fatto polemiche senza nemmeno aver letto tutto bene (“mi era sfuggito”, eddai, può sfuggire a me che sono ignorante e non sono pagato per pensare), Le faccio alcune domande sollevatemi dall’insieme delle Sue posizioni (a titolo di legittimità nel porle, dichiaro di aver fatto due dosi di pfizer, di avere scaricato il green pass, e di avere la ferma intenzione di evitare qualsiasi contesto nel quale il green pass mi venga richiesto: per inciso, dove lavoro io siamo persone civili e non BuonUomini, quindi nessuno si sogna di chiederlo).
Lei ritiene concepibile mantenere separati, sul piano del pensiero e su quello operativo, il piano sanitario e quello politico?
Lei ritiene contraddittorio il fatto di aver aderito alla campagna vaccinale e continuare a opporsi al sistema economico e politico titolare della campagna medesima, per gli stessi motivi di “prima” e in più per quelli nuovi (ma peraltro in continuità con il “solito”) legati alla gestione della c.d. pandemia?
Lei ritiene che ci sia una qualche forma di collegamento tra vaccinarsi e arruolarsi, o tra vaccinarsi e votare, o tra vaccinarsi e diventare complici e conniventi, o tra vaccinarsi e divenire parte di una fazione? Declinata diversamente: Lei ritiene che sia sano incoraggiare, da parte del potere politico, la polarizzazione di una società prendendo a modello il tifo calcistico, ottica nella quale i discorsi dell’avversario (o nel caso degli ultrà: del “nemico”) sono sbagliati a prescindere e vanno silenziati non per quello che esprimono ma per chi li esprime, e nella quale chiunque non sia schierato per una delle due squadre e non abbia una sciarpa al collo di fatto non esiste e, perlomeno nei dintorni dello stadio e negli orari della partita, non ha diritto di manifestare la propria esistenza, non ora, non qui, levati dalle balle, non vedi che ci (che LI) stiamo menando?
Queste sono solo alcune delle questioni, le prime che mi sono venute in mente. Chissà che Lei non possa fornirmi risposte illuminanti che mi aiutino anche nella vita di tutti i giorni, dove la mia povera mente semplice fatica a capire e confrontarsi con gente (tra l’altro amici, ai quali voglio bene, e che si credono di sinistra) che arrivano a sostenere che se uno non si vaccina poi non dovrebbe avere diritto al SSN, e magari fumano un ppacchetto al giorno, hanno il colesterolo a 250, vanno in autostrada a 160 e fanno sport sul divano davanti alla tivu).
Uh, quasi dimenticavo: secondo Lei la pandemia è come una guerra? Lo chiedo perché in caso di Sua risposta affermativa potrei capire meglio (ma condividere anche meno) l’impostazione “maggioritaria” che in qualche modo lei appoggia (“fanno tutti così, tu chi sei per fare diverso?”), e lo chiedo anche perché negli stessi giorni nei quali da noi il Premier Optimum Maximum di turno (non l’amico delle palanche, quello prima) impostava questa retorica a favor di telecamera e social, il ministro della sanità tedesco (quello di adesso, non quello del ’38) proclamava, verosimilmente ignaro delle abituali gloriose iperboli alle quali il nostro popolo è affezionato e succube, che “questa non è una guerra, è una prova della nostra umanità”.
@ Alberto Destasio
«Un pronunciamento del più grande filosofo vivente […] su questo tema sarebbe utilissimo».
Estrapolo da un commento del Marzo 2020. Traduzione mia, a braccio. Il commento per intero lo trovate quì:
http://archive.today/lWaWF
«È chiaro che l’attuale epidemia [sic] non rappresenta affatto l’emergere di qualcosa di radicalmente nuovo o senza precedenti. È la seconda di questo tipo nel 21⁰ secolo e puo essere considerata discendente della prima tanto che l’unica critica seria che si può oggi indirizzare alle autorità in materia di previsioni è di non aver finanziato, dopo la SARS-1, la ricerca che avrebbe reso disponibili al mondo della medicina, genuini strumenti d’azione contro SARS-2. [ndr – epidemia SARS 1 del 2003, allora definita “la prima malattia sconosciuta del 21⁰ secolo”] »
[…]
«Ma leggo e ascolto troppi discorsi, anche nel mio immediato circolo di conoscenze, che mi creano disconcerto, sia per la confusione che manifestano che per la totale inadeguatezza alla (in ultima istanza semplice) situazione nella quale ci ritroviamo».
[…]
«Sembra che la sfida rappresentata dall’epidemia [sic] stia ovunque dissipando l’attività intrinseca della ragione, obbligando i soggetti a ritornare a quegli effetti, misticismo, fabulazione preghiere, profezie e maledizioni, che erano costume nel Medio Evo, quando la peste spazzò la terra».
Vorrei quindi rivolgere al dott. Destasio una domanda: considerando che ritiene Badiou il «più grande flosofo vivente», nel tentativo di evitare lo scatenarsi di una nuova caccia alle streghe, in che modo, secondo lei, «l’attività intrinseca della ragione» viene dissipata all’interno degli «strati della popolazione meno colti o semplicemente meno attenti a tutte le distinzioni teoriche del caso»?
Incredibile davvero. Uno scrive il falso su di noi e una volta sgamato viene qui a sostenere di non doverci delle scuse. Io se scopro di avere scritto il falso sul conto di una persona – perché ho letto male, perché ho frainteso, perché ho peccato in qualche modo di negligenza – mi scuso e mi correggo. Noi WM quando l’anno scorso ci siamo accorti di avere ospitato su Giap un post che conteneva un’informazione falsa abbiamo chiesto scusa e fatto pubblica ammenda. Siamo così originali?
Ma se ognuno sceglie il proprio stile etico-politico, il problema vero che emerge dagli interventi di certi nostri detrattori/diffamatori è ben altro e getta una pessima luce su cosa e come pensa certa gente. È come se davanti al panico da Armageddon in cui il paese è immerso da due anni a questa parte, certa compagneria abbia risposto a un antico richiamo della foresta e sia finita a negare quello che per decenni aveva professato. Tutto è passato in secondo piano. Quello con cui ci si riempiva la bocca fino a due anni fa oggi non significa più nulla. Come dice Vaneigem, trionfa una neolingua orwelliana.
Impariamo ad esempio che la libertà di scelta individuale è roba da liberali. Decenni di discorso politico sulla libertà di scelta mandati in fumo così, appiccicandoci sopra un’etichetta e tirandoci sopra una riga.
Poi impariamo che la gogna mediatica va bene, purché non si basi esclusivamente su insulti e argomentazioni a sproposito. Insomma, se la cosa è ben impostata, giusto dare addosso al compagno che non la pensa come la maggioranza (e come il governo, btw).
La libertà di dissentire e la dialettica quindi non vanno più bene nemmeno quelle.
E che dire della libertà di movimento per cui ricordiamo tutti manifestazioni, smontaggi di CPT, proteste alle frontiere al grido di “Nessun essere umano è illegale”, “Siamo tutti sans papier”, ecc, criticando Schengen e i destini umani appesi al possesso di un documento? Adesso è roba da intellettuali francesi, perché loro sono un po’ così, un po’ eccentrici.
Speriamo almeno che i migranti stranieri ci osservino bene da oltre frontiera mentre ci inoculiamo la terza dose alla faccia loro e li respingiamo ai varchi con un’arma in più: il green pass. Così imparano a fidarsi della compagneria nostrana…
Ricapitolando: niente più libertà di scelta, niente più libertà di dissentire, niente più dialettica, niente più libertà di movimento e infine sdoganamento del linciaggio socialmediatico dei dissenzienti (anche a suon di imprecisioni e menzogne per cui non bisogna manco scusarsi, figuriamoci rettificare).
Ecco nel mio catalogo politico questa piega presa dalla sinistra sta sotto la voce “stalinismo”. Ed è la piega più prossima al fascismo che la sinistra possa prendere, prima di identificarcisi.
Sinceramente trovo questa tendenza diffusa ben più preoccupante del fatto che un nostro post sia stato ripreso da ammiratori di certi rottami neofascisti come Tarchi o De Benoist, con i quali non abbiamo ne avremo mai niente a che spartire, e senza per questo metterci a sostenere la linea dei governi pandemico-confindustriali.
insomma, in buona sostanza si chiede a un gruppo di intellettuali un atto di fede pubblico senza se e senza ma alla linea del governo (dei padroni) – e lasciamo stare la scienza che, come più volte chiarito, fa molti più distinguo e ha molte meno certezze granitiche. Atto di fede con annessa esplicita scomunica di qualsiasi voce a sinistra osi insinuare il Dubbio. Non male per un filosofo.
Sì, il passaggio logico successivo non può che essere il gulag – o il rogo.
Questo in una situazione di fatto in cui la stragrande maggioranza degli italiani ha aderito alla campagna vaccina spontaneamente (o sta facendo sforzi per aderire, stante il ritmo non proprio di marcia trionfale con cui le dosi arrivano).
Questo in una realtà globalizzata in cui il tasso di vaccinazione italiano non ha e non può avere rilevanza sullo sviluppo dell’epidemia (comparsa di nuove varianti ecc). E in cui l’OMS raccomanda di non “sprecare” le dosi che servono per i paesi ancora indietro con la vaccinazione.
Questo dopo un anno e mezzo di plateali prese per i fondelli da parte di 2 governi (dei padroni).
La domanda è: perché?? onestamente non riesco a darmi una spiegazione di atteggiamenti tanto gratuitamente ossessivi
“Io mi sono limitato a rilevare la presenza di un vostro testo all’interno di un blog che accoglie interventi di Tarchi, De Benoist e altra gente molto poco marxista.”
Anche questa affermazione non è corretta. Negli ultimi tempi la leader più a destra in parlamento (ma c’è una bella gara) ha citato due volte Orwell e Brecht. Sarà colpa loro? Mi sembra sia una studiata tecnica comunicativa per continuare a confondere i piani e le differenze tra destra e sinistra. Per fingere di stare tutti dalla parte del ” popolo”.
Inoltre le tue valutazioni su certificato ” verde” e vaccino non tengono conto del fatto che né l’ uno né l’altro possono arrestare la trasmissione del virus e quindi neanche la sua circolazione.I vaccinati si contagiano fra di loro e sono veicolo di trasmissione. Questo è il limite intrinseco di questo vaccino. Questione dirimente in termini di reale utilità del GP e che dovrebbe fare riflettere invece sull’ impostazione politica di questa inutile risposta. Se l’obiettivo è convincere gli scettici questo è un boomerang. Perché non tiene conto di tutte le istanze sollevate dai dubbiosi, in termini di cura ed in termini di interessi di mercato.
Cito Stefania Consigliere:
“Attenzione a non entrare in mimesi con la logica del “magic bullet”. Il vaccino ci è stato venduto come “unica soluzione””
“Ipotizzare che la medicina sia valida solo quando trova una cura che va bene per tutti indistintamente (i famosi “protocolli”), significa aderire alla versione tecno-capitalista dell’ “uomo nuovo”: soggetti perfettamente aderenti alla norma universale attesa, che rispondano alle molecole allo stesso modo e che possono essere curati senza interrogarsi sulla loro storia, il loro ambiente, le condizioni sociali del gesto medico ecc. Per fortuna, però, le cose non funzionano così”
Il vaccino può ” solo” scongiurare gli effetti gravi della malattia. Quindi perché, come diceva Antonella, questa ossessione fanatica per gli anti vaccinisti? Perché non concentrare le energie sull’estensione di cure e vaccino ai soggetti più deboli e con meno possibilità di accedere alle cure?
Non è forse un caso che Bonomi abbia immediatamente bacchettato la rivoluzionaria (…) proposta dei sindacati di introdurre l’ obbligo vaccinale. Mica si vorrà aprire un dibattito su un’arma ricattatoria così potente nelle mani dei padroni, vero?
“Marchiano errore anche definire «campagna contro i vaccini» il nostro indicare nelle premesse (non nelle conclusioni) dell’antivaccinismo nuclei di verità afferenti a un anticapitalismo – istintivo, malinteso, fuorviato quanto si vuole, ma anticapitalismo – sul quale dovremmo interrogarci”
“Io credo che bisognerebbe concentrarsi unicamente sulla liberalizzazione dei vaccini”
A me sembra che il tema della liberalizzazione dei vaccini si sviluppi a partire dallo stesso nucleo di verità basicamente anticapitalistico da cui partono i deliri sui complotti di Big Pharma. Sbaglio?
Cioè fatemi capire come funziona…
Un tizio che non conosciamo ci calunnia in rete, dicendo che avremmo pubblicato un nostro testo su un blog di destra e che siamo «contro i vaccini» (io ho portato stamattina mio figlio di 15 anni a inocularsi la prima dose, vedi un po’ quanto sono contro i vaccini) e poi viene pure qui a rintuzzarci senza manco scusarsi per avere scritto il falso sul nostro conto… E noi lo trattiamo con britannica “politeness” e dialettica cortesia. Soccia, siamo veramente dei signori, eh.
Sì, siete dei signori. Ma soprattutto, concesso il sacrosanto diritto di replica, non ce ne può fregare di meno di continuare a leggere cosa ne pensa tizio o caio dei Wu Ming. Dai tempi di Nemici dello stato, dai tempi di Luther Blisset, dai tempi dell’appello a desavianizzare Gomorra (che nel 2006, ebbene sì, avrebbe dovuto leggere anche Bersani), dalla scelta di essere senza nome e senza volto lo state dicendo: quello che conta è quello che scrivete, dite, fate. Il vostro lavoro. Chi non lo capisce o non lo vuole capire, dopo avere replicato, per quanto mi riguarda (da lettore) può politely levarsi di torno.
«politely leva[tevi] di torno»
Ditto.
Immagino che per chi fà lavoro intellettuale oggi, schierarsi apertamente contro la mono-narrazione stia diventando cosa sempre più pesa; purtroppo durante uno shitstorm gli schizzi di merda arrivano dappertutto; mi auguro solo riuscirete ad evitare che si allarghino di portata e in intensità.
Mi sento quindi di rinnovare oltre all’ammirazione per la coerenza dimostrata negli anni, anche la solidarietà espressa qualche giorno fà. Il vostro sbattimento su Giap è, da sempre, apprezzato e rispettato.
Per quanto riguarda il resto della vostra produzione letteraria, per gli apprezzamenti e il rispetto, ne riparleremo all’uscita del prossimo libro; quindi datevi una mossa e don’t get complacent!
Inoltre: da notare che guardandole da un angolazione diversa, le cose potrebbero essere ancora più pese. Se foste stati, per esempio, intellettuali di partito?
«È in Corso una caccia alle streghe all’interno del partito»
Da Jacobin UK del 19.08.21
Ken Loach, espulso dal Partito Labourista di Keir Starmer, succeduto a Jeremy Corbin
https://archive.vn/yvCm7
Insomma, essere all’addiaccio non è poi tanto male.
“la vicinanza, anche minima, con queste posizioni sia ideologicamente fuorviante in un momento in cui forti istinti anti-vaccinisti attraversano il corpo sociale”
Pericoli, pericoli ovunque, sopra sotto, di fianco, sotto al letto… Ma davvero esistono forti ” istinti” anti- vaccinisti che attraversano il corpo sociale?… Dalle statistiche pare proprio di NO. Pare che la percentuale di NON vaccinati sia così esigua da non costituire alcun pericolo… Eppure, eppure è necessario additare un capro espiatorio e perseguitarlo barbaramente. Io sarei molto più preoccupata di aderire in maniera così acritica e selvaggia alla propaganda di regime… Davvero. Sul serio. In ogni caso è proprio grazie a chi, come te, non esprime nessuna comprensione per chi ha una opinione diversa che le posizioni di polarizzano e si estremizzano in maniera assolutamente inutile. Ma vabbè. Forse meglio iniziare ad aprire gli occhi sulla realtà: ” Il virus Sars-Cov-2 non sarà debellato, ma imparerà a convivere con noi, e noi con lui. Diventerà endemico, come i comuni virus del raffreddore, quindi il tasso di mortalità per infezione del Covid-19 diventerà pari o inferiore a quello dell’influenza”
“La strategia migliore per accelerare il passaggio da epidemia a endemia, sottolinea Lavine, è proprio la vaccinazione. ”
http://www.quotidianosanita.it/m/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=93593&fr=n
“è probabile che chiunque sia vivo oggi, a un certo punto della sua vita sarà infettato da Sars-CoV-2”
“Secondo Lavine, però l’articolo di Science è stato interpretato in modo errato da diverse testate italiane che hanno parlato di uno studio rivoluzionario secondo il quale bisognerebbe lasciar circolare liberamente il virus, riaprendo tutto e smettendola di adottare le misure di distanziamento sociale”
L’articolo dice cose interessanti dal punto di vista scientifico ma continua ad insistere in maniera martellante, ottusa e falsa su una presunta e fantomatica trasgressione di regole di distanziamento o su testate che inneggiano alla libera circolazione del virus ( ma dove?… Questo è successo nella realtà solo grazie ai provvedimenti governativi che hanno lasciato aperte le fabbriche ed è, ampiamente, dimostrato dal numero dei morti italiani. Ma le responsabilità sono in alto e non in basso.) E di questo immaginario scontro fra responsabili ed irresponsabili si è fatta portavoce, con esibita ed orgogliosa postura autoritaria, quasi tutta la sinistra parlamentare ed extra parlamentare. Ma basta guardare i dati per sapere che non è così. Si continua a ciarlare di un fantomatico 12 per cento di non vaccinati nella sanità, invece di scrivere che c’è una percentuale dell’ 88 per cento di vaccinati. Che suona in maniera completamente differente. Ma è vitale continuare a polarizzare lo scontro sbagliato… quello fra vaccinati e non vaccinati invece di quello fra sfruttati e sfruttatori. Dovrò esibire il green pass anche per esprimere la mia opinione o posso dirla senza green pass?
Io, se fossi in te, sarei molto più preoccupata di aderire in maniera così selvaggia alla persecuzione mediatica degli anti vaccinisti e di chiunque abbia osato criticare la gestione dell’emergenza.
Ne approfitto per salutare Mandragola ed esprimere tutta la mia tristezza per gli incendi in Sardegna ( l’ amata terra della mia mamma) e dire a Rinoceronte obeso che ho trovato veramente divertenti i suoi ultimi commenti.
Ciao Filo,
secondo me è importante focalizzare il concetto di endemia. Non sono un esperto, parto da alcuni concetti di base.
Una malattia è endemica, quando il patogeno che ne è responsabile circola stabilmente in una certa area geografica.
Quando gli esperti dicono che il Covid diverrà endemico, sottointendono che il Sars-CoV-2 (e tutte le varianti dei prossimi anni) non si estinguerà naturalmente e che non sarà eradicato dai vaccini. E’ una banalità, ma mi sembra che pochi si soffermino su questo punto.
Una malattia endemica non necessariamente fa pochi danni. Basta pensare alla malaria, che ogni anno è causa di centinaia di migliaia di morti.
Per i virus il discorso è un po’ diverso. In genere, il percorso di adattamento evolutivo tra virus e ospite è caratterizzato da una maggiore contagiosità del virus e una minore letalità dell’ospite. E’ quanto si spera accada con il Sars-CoV-2.
Per quanto riguarda la contagiosità, la variante Delta è più contagiosa della variante Alfa, che a sua volta era più contagiosa delle varianti precedenti. Non sorprende: non sempre accade questo con i virus, ma spesso accade e molti esperti lo avevano ipotizzato fin dall’inizio per questo coronavirus. C’è da augurarsi che a questa maggiore contagiosità si accompagni una sempre minore letalità.
Se questo accadrà, le varianti non saranno più “cattive”, solo più contagiose.
C’è anche la possibilità teorica che questo non accada e che alcune varianti del virus seguano una diversa traiettoria evolutiva. E c’è anche, anatema, la possibilità teorica che la vaccinazione di massa possa condizionare la traiettoria evolutiva del virus selezionando mutazioni che si allontanano da quella che sarebbe stata la traiettoria evolutiva per selezione naturale.
Questo ragionamento,, per quanto mi riguarda, prescinde dall’efficacia clinica dei vaccini.
Ragionare sull’endemicità e sulla transizione da pandemia a endemia (o ancora meglio a sindemia), è essenziale, secondo me, per allargare lo sguardo e ragionare ora e in prospettiva su cambiamenti strutturali, sistemici e non dettati da perverse logiche emergenziali.
Un green pass “endemico”starebbe bene a tutti quelli che oggi lo esaltano come strumento fondamentale per contrastare la pandemia ?
Ciao Nephila. Grazie per queste utilissime precisazioni. Io credo che il punto focale su cui si sta concentrando l’attenzione sia questo:
“La strategia migliore per accelerare il passaggio da epidemia a endemia, sottolinea Lavine, è proprio la vaccinazione. ”
È su questo che non si ha alcuna certezza, come tu hai ben sottolineato. Ed è su questo che si dovrebbe essere liberi di sollevare dubbi.
Tu dici: “Una malattia endemica non necessariamente fa pochi danni. ”
Credo che al momento chi sostiene l’ utilità dei vaccini lo dovrebbe fare solo nell’ottica di limitare un danno, con tutto ciò che comporta quindi la scelta inutile di vaccinare le fasce di età che non corrono percentualmente alcun rischio.Il vaccino, in teoria, dovrebbe anche ridurre la circolazione. Ma un altro punto critico rimane infatti quello della contagiosità non ancora verificata sulla variante delta. Ma anche qui l’obiettivo finale del vaccino dovrebbe, almeno, essere quello di ridurre la mortalità.
Poi tu dici: “c’è anche, anatema, la possibilità teorica che la vaccinazione di massa possa condizionare la traiettoria evolutiva del virus”.
Alla luce di tutte le riflessioni finora fatte qui, come si può sostenere che il certificato vaccinale sia un efficace strumento di prevenzione e non solo, evidentemente, un’ arma impropria senza un riscontrato fine medico e con un evidente fine ricattatorio?
Sentivo il bisogno di una boccata d’aria (mi è andata bene, ne ho avute due).
1) Ieri ho spento il pc e sono andato in piazza. Manifestazione settimanale contro il GP (sabato 17.30, Genova, quarto appuntamento perchè ne hanno fatte anche extra sabato). C’era un sacco di gente (sans papier non ne ho visti e anche i cartelli parlavano d’altro: sanità, istruzione, cultura, giulemanidai bambini, vogliamo le cure domiciliari), direi all’80% di sinistra a giudicare dal volume relativo degli applausi al giovane universitario che citava Marx rispetto a quelli all’esercente leghista deluso.
2) Oggi è uscita un’intervista di Peter D’Angelo al farmacologo Cosentino su farmaci già disponibili e cure domiciliari. Su questo blog ci sono state tante voci sprezzanti (e poco informate) sulla via d’uscita farmacologica. A meno di credere che il Fatto Quotidiano, che ha saputo assai spesso superare Repubblica in virocentrismo, vaccinismo e leccagovernismo, pubblichi pareri di universitari cospirazionisti o illusi, direi che valga proprio la pena di leggerlo.
Cosentino insiste due volte: “incomprensibile la ragione per fino a ora non siano stati inclusi nelle strategie di lotta al Covid 19 i tanti farmaci già ora disponibili” (in un passaggio successivo fa anche il nome dei farmaci utilizzabili).
La via d’uscita farmacologica è un po’ la mossa del cavallo: renderebbe impossibile, se ufficializzata, sia l’obbligo vaccinale che il GP.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/22/covid-i-farmaci-in-arrivo-e-quelli-gia-usati-a-che-punto-e-la-ricerca-dagli-antivirali-ai-cortisonici-il-professor-cosentino-ognuno-di-questi-va-impiegato-in-maniera-appropriata/6292398/
Secondo me la svista è convincersi che LA via d’uscita sia questa o quella. Non ho un centesimo delle competenze specifichce del farmacologo in questione, ma leggendo il pezzo del fq (che già avevo visto) intuisco che non siamo affatto di fronte a una negata alternativa alla prevenzione vaccinale: per questioni già ampiamente discusse anche su questo blog questa sarebbe ancora una falsa alternativa, mentre un complesso di approcci che affianchi vecchi e nuovi farmaci ai vaccini è semplicemente dovuto e logico. Specie se si guarda alla questione su scala planetaria (dove pesano geografie, asimmetrie economiche, sociali e sanitarie, semplicità di somministrazione vs difficoltà diagnostica e mancanza dei più banali presidi in vastissime aree del mondo etc etc).
Quindi bene benissimo i nuovi farmaci, giusto che i vecchi che danno benefici entrino a pieno titolo nelle linee guida e si implenti l’assistenza domiciliare (a me che l’autorizzazione/introduzione di composti avvenga preferibilmente sulla base di studi randomizzati non stupisce cmq), ma suona tanto strano che molti dicano: occhio a propalare l’idea che domani tanto arriva la pillola magica, senza dovute attenzioni e precisazioni il messaggio si presta a distorsioni facili e tossiche.
ops mancava un punto interrogativo in coda al mio commento:
“suona tanto strano che molti dicano: occhio a propalare l’idea che domani tanto arriva la pillola magica, senza dovute attenzioni e precisazioni il messaggio si presta a distorsioni facili e tossiche?”
A me non suona strano, trovo anzi doveroso che l’auspicata ricerca di terapie efficaci non scivoli nell’involontaria promozione di potenziali elisir – mentre magari preferirei che la mia migliore amica dei tempi del liceo, novella mamma, prendesse in considerazione qualcosa di più della papaya per prevenire il covid, senza confidare troppo nel nuovo imminente preparato Pfizer o AZ (curioso anche che poi si caschi sempre lì… no?).
Con questo non do né dell’illuso né del cospirazionista a Cosentino, sia chiaro.
1/2
(marchons, marchons, sans souverain!! :) )
@albertoDestasio
“In Francia,[..] hanno una forte sensibilità [..]nei confronti dei sans papier, dei controlli, delle schedature, dei tracciamenti identitari etc. I francesi mal sopportano questo controllo dell’identità.”
eh, proprio strambi questi francesi.
Si ostinano, nel 2021, ad esser ancora contrari a discriminazioni, controlli oppressioni e difendere gli oppressi. Ovvero: ad esser di *sinistra*.
Bravi invece gli italiani che, scordandosi l’abc, sono al passo coi tempi ?
se è così, ti diro’ che ogni giorno mi sento + francese e – italiano.
OUI !
“ma occorre comunque decidersi: bisogna spingere la gente a vaccinarsi o no?”
Non “bisogna spingere” la gente nè a vaccinarsi nè a non vaccinarsi. Si tratta di una scelta personale.
Bisogna invece sensibilizzare le persone sulla questione green pass e far capire che va boicottato (nel senso di non usato)
1) per tutelare i diritti di chi non ce l’ha
2) perchè rischia di diventare un precedente pericoloso (è di fatto un DASPO, solo piu’ diffuso. E scheda i movimenti )
3) oggi richiede certe condizioni (vaccino o immunità o tampone) un domani potrebbe prevederne altre.
4) perchè l’intenzione della classe dirigente è imporlo *per sempre*.
“Il green pass, ripeto, non è il punto dirimente della questione. ”
Il lasciapassare E’ il fulcro della questione. E prescinde da qualsiasi discussione su vaccini/tamponi/ecc.
Non è una questione epidemiologica ma *POLITICA*.
Così come il motivo per cui, a sinistra, sarebbe doveroso opporsi al DASPO ed esigere la cancellazione delle leggi (dal fascismo fino alla legge minniti e oltre) che lo rendon possibile
ed è una lotta che va oltre i singoli casi/situazioni in cui viene usato (senzatetto, manifestanti, partigiani andati in Rojava).
Così come DASPO permette di dare punizioni (toglier diritti) bypassando il sistema giudiziario, anche il gp va combattuto perchè è un metodo dittatoriale che si basa sulla privazione di diritti delle persone senza che queste abbiano violato alcuna legge.
2/2
** GP è una scorciatoia governativa per poter applicare sanzioni che sarebbero inaccettabili in uno stato di diritto **
GP è l’eccezione alla democrazia.
Un paese democratico non puo’ accettare, nemmeno in ambiti ristretti, una sospensione della democrazia, perchè poi tale eccezione rischia seriamente di divenire la norma.
Lasciare che venga aperta una finestra simile, rischia di risucchiare tutto come un buco nero.
GP è dire “tu questi diritti non li hai piu’. Perchè? perchè così ho deciso”.
Non si puo’ e non si deve accettare questa dinamica di potere.
Chi governa (in uno stato di diritto) è TENUTO a giustificare una sua legge sulle basi della logica. Dove questo smette di avvenire, ci troviamo di fronte a impulsi chiaramente autoritari.
il “Grip-Ass” è una presa per i “fondelli”:
In maniera amministrativa si danno sanzioni per comportamenti che la legge non reputa “reati”.
Sanzioni per “non aver seguito un *consiglio* del governo”. Il gov ‘suggerisce’ di fare il gp e di esibirlo, come se fosse tutta una libera scelta del cittadino. Però se non metti in pratica il suggerimento ti rende la vita impossibile.
Secondo te è “di sinistra” accettare questo (o anche accettare che questo venga imposto su altri) ?
—-
marchons, marchons, sans souverain!!
https://youtube.com/watch?v=PkXnFU32Zcs
Ma davvero si puo’ vagamente pensare di avere una qualche forma di dialogo con chi pubblica questa robaccia https://ilmanifesto.it/a-londra-boom-di-contagi-per-la-finale-di-euro-2020/? Capocci non e’ neanche stato tra i peggiori ma onestamente non trovo termine piu’ adeguato di “schifezza” per un’operazione simile. Il rapporto di cui si parla # e che ovviamente non viene linkato, hai visto mai qualcuno se lo legga direttamente – tende a dimostrare esattamente il contrario cioe’ che durante questi eventi i dati sono stati perfettamente in linea con quanto succedeva nel resto del paese. Mentre altrove, nel paese, si contagiavano tra l’1,36% e l’1,57% dei cittadini negli eventi sportivi si contagiavano meno dello 0,5% dei partecipanti. Siccome questo non [ il Manifesto eccovi il link:
https://www.gov.uk/government/news/government-data-shows-mass-events-can-take-place-safely-but-fans-urged-to-remain-cautious-in-crowds-and-get-vaccinated
E le conclusioni
The data from these two events, alongside the majority of others conducted as part of the Events Research Programme, demonstrate that mass participation events can be conducted safely, with case numbers comparable to, or lower than community prevalence. It is however, important to note that when observing this data, assumptions cannot be made that transmission definitely happened at the event, nor that individuals became infected at the time of their attendance at an event
Incredibile, ora mi calmo
Hai ragione, trafiletto così così (e il titolo è peggio del box). Si sbaglia.
Vedo che era il terzo pezzo che scrivevo quel giorno, nello stesso giornale avevo scritto pure questo
https://ilmanifesto.it/confindustria-quando-la-prudenza-non-era-di-casa/
e questo
https://ilmanifesto.it/vaccini-scaduti-lo-spreco-dei-paesi-ricchi/
e quel box scritto di corsissima è uscito così.
Grazie per le critiche, quando sono utili aiutano più di mille pacche sulle spalle (grazie anche per i complimenti eh ;-)
Ora metto il link al rapporto. Sul Manifesto ce ne sono di rado ed è un mio pallino (ma i pezzi sul sito non li mettono i collaboratori): non pensare a chissà quale complotto ai danni del lettore.
Beh, però oggi sul manifesto dite che l’aumento dei contagi a Trieste e Gorizia è dovuto ai cortei contro il green pass. Indubbiamente un tot di contagi ai cortei ci sono stati (ieri si parlava di una settantina – su centinaia e centinaia di nuovi positivi nell’ultima settimana) ma i contagi sono in aumento in tutta Italia, e si diffondono da nordest soprattutto per il fatto che l’Italia a nordest confina con Slovenia e Austria, dove i contagi hanno cominciato a salire un paio di settimane fa. Ormai però tutti hanno abbracciato il sovranismo pandemico, tutti vedono nei confini nazionali una specie di finis terrae. Per me è uno degli effetti più tragici e insieme più grotteschi di questa epidemia di merda.
p.s. Da matematico mi verrebbe da dire che nei modelli epidemiologici sbolognati ai giornali secondo me si tende a dimenticare un po’ troppo il laplaciano del cazzo, cioè il termine di diffusione spaziale. Un esempio tra tanti di modelli che tengono conto della diffusione spaziale: https://link.springer.com/article/10.1007/s00285-020-01466-1 Però di epidemiologia non ne so davvero nulla, per il covid quel termine potrebbe veramente essere poco significativo, quindi alla fin fine non ho mai insistito su sta roba, né qua né altrove, perché non voglio cagarla fora del bucàl.
Marinella Salvi sul Manifesto ha riportato il parere del capo della task force friulana, che dice che i cortei “sicuramente c’entrano”, senza specificare in quale proporzione (e tu stesso scrivi “un tot”).
Nel mio pezzo, che tocca tangenzialmente la questione, si legge: «Un simile focolaio però non si spiega solo con le vaccinazioni mancate, ma anche con i contatti più frequenti con le popolazioni di Croazia e Slovenia, dove il numero di casi positivi è oggi ai massimi storici dall’inizio della pandemia».
Poi figurati: errori se ne fanno tutti i giorni e se ne continueranno a fare, quindi la rubrica “Le cazzate del Manifesto” potrebbe diventare uno spazio fisso, se c’è un pubblico interessato al tema. Io parlo quotidianamente con molti tra i massimi esperti in materia e quasi nessuno ha grandi certezze, figurati io.
Andrea, io non ce l’ho direttamente con te perché immagino la fatica di Sisifo di tenere la barra dritta in un giornale ridotto così, coi tuoi articoli regolarmente circondati da pressapochismo, sciatteria e merda. Non ce l’ho con te, però ti pongo una semplice domanda.
Il titolo «Trieste, dalle piazze ai pronto soccorso. In aumento i positivi» lo ha scritto il capo della task force?
[Task force che tra l’altro non è «friulana» ma regionale. Una task force della Regione Lazio la definiresti «ciociara»? Una della Regione Campania la definiresti «cilentana»? Il Friuli è solo una parte della Regione FVG. Comunico anche a tutti i giornalisti “regnicoli”, in primis a quelli del manifesto, che Trieste non è in Friuli.]
Quel titolo io lo trovo:
1) stilisticamente degno di Libero o del Giornale, un titolo canagliesco, gongolante perché la supposta piega degli eventi permette di sparare su una lotta che aveva causato imbarazzo;
2) facente-cadere-le-braccia per l’equivalenza positivi = pronto soccorso. Quasi due anni dopo e con la maggioranza degli italiani vaccinata, ancora a quell’immaginario lì stiamo.
“Strano” comunque che in Italia ci sia tutta questa sicurezza su presunti «eventi superdiffusori all’aperto», dato che nel resto del mondo tale certezza è stata più volte minata, nel corso dell’ultimo anno abbondante, da un gran numero di studi che qui abbiamo più volte segnalato, e che anche “grandi firme” della divulgazione scientifica, come Zeynep Tufekci, hanno passato in rassegna.
Hai ragione, ho usato «friulana» male. Ma penso – e non parlo solo per me – che l’errore derivi più dalla ricerca della brevità che da pregiudizi regnicoli. Mi sarà successo mille volte con “emiliano”. Se il Lazio si chiamasse Ciociaria-Tuscia forse Roma diventerebbe altrettanto “il capoluogo ciociaro”. Ma PER FORTUNA non abbiamo il controfattuale.
Sul titolo: non piace nemmeno a me ma un giornalista spesso queste cose le scopre insieme al lettore. A me è successo, proprio in questa pandemia, di aver richiesto e ottenuto dalla redazione la modifica di un titolo e di aver ottenuto anche che tutto il processo fosse reso pubblico, quindi non cado dal pero né perdo tempo in difese aziendaliste. Unica attenuante: il titolista è come il portiere, quando sbaglia se ne accorgono tutti.
Più in generale. Tu citi Zeynep Tufekci, ottima divulgatrice (e non solo) scientifica. Ma qui tocchi un tema editoriale su cui c’è gran dibattito nella corporaz… ops, categoria: è meglio far scrivere di Covid chi si occupa di cronaca & politica, o chi ha più dimestichezza con la scienza (e la divulgazione)? Il Manifesto ha puntato molto su di me (categoria scienza), e come spiegavo sopra questo ha significato scrivere spesso tre pezzi in un giorno – sono arrivato a 4. Ma ormai tutti i giornalisti o quasi si stanno occupando di Covid e di sue diramazioni locali e globali (come le manifestazioni) ed è materialmente impossibile chiedere a tutti i giornalisti e tutte le giornaliste cronache puntuali, presenza sul luogo e capacità critica sul piano scientifico, da condensare nelle 60-70 righe di un pezzo medio. Si può far meglio? Certo.
Andrea io apprezzo molto che anche a distanza di tempo abbia avuto voglia di tornare su una questione. Però insomma qui il problema non è un titolo o un trafiletto sbagliato ma ll comportamento complessivo tenuto dal giornale. Adesso è passato un po’ di tempo e tu non sei tenuto né a saperlo né a seguire, ci mancherebbe, ma questo intervento fa parte di un (non troppo) piccolo pacchetto disseminato qui e lì che definiscono una linea che è stata francamente penosa. Che tu ti scusi per uno strafalcione va anche bene ma insomma non è una questione personale e la cosa che da fastidio al limite è il fatto che tu sembra che le rubrichi sotto la voce “casualità”. Casualità abbastanza curiosa visto che gli errori sono sempre di un tipo solo no? C’è davvero bisogno anche di ricordare di che tipo sono? Quindi mi permetto di chiederti di essere più cortese, perché insomma qui c’è gente che un po’ sa leggere e che, per usare un eufemismo, non è stata tanto aiutata dal giornale in cui scrivi. Il titolo segnalato da WM1 è roba di tutti i santi giorni eh? Pensa che l’alternativa sarebbe quella di chiederti di essere meno ingenuo, ma appunto non mi permetto.
Invece l’incapacità di dare un nome alla regione che comprende Gorizia, la Bisiacaria, Trieste e il carso costiero deriva proprio da pregiudizi regnicoli, o meglio, da rimossi regnicoli. Il problema nasce perché la cosiddetta Venezia Giulia in realtà non esiste e non è mai esistita. E’ un’ invenzione irredentista tardo ottocentesca. La cosiddetta Venezia Giulia all’epoca era una regione di fantasia che andava dal Triglav a Veli Lošinj, dall’Isonzo alle alture di Logatec, a meno di venti km da Lubiana. Una regione che era addirittura più vasta dell’ Oesterreichisches Kuestenland (che comprendeva Trieste, l’Istria e la Contea di Gorizia e Gradisca, e che comunque era solo un’ unità amministrativa e non una regione storica). Gli irredentisti si erano invece inventati una wannabe regione storica e l’avevano chiamata Venezia Giulia, con un’operazione sincretica che metteva insieme la repubblica di Venezia e le legioni di Giulio Cesare, e ignorava la presenza di più di mezzo milione di sloveni e croati, e di decine di migliaia di tedeschi, ungheresi, serbi, greci, e qualche altra dozzina di comunità linguistiche in cui si articolava la variopinta masnada che formava la borghesia mercantile di Trieste (cit. K. Marx).
Tutta questa roba i regnicoli non sanno come incasellarla, e allora la chiamano a volte Venezia Giulia e a volte Friuli.
Non c’entra un klinc? Forse. O forse invece c’entra qualcosa col fatto che i regnicoli non sappiano mai come interpretare quel che succede a Trieste.
Andrea, ho aspettato la prima pagina del Manifesto di stamattina prima di rispondere ai tuoi understatement sulla linea del giornale riguardo alle misure «antipandemiche» del governo.
Come prevedibile, nelle cronache sulla manifestazione partita verso Bocca della Verità non trovo riferimenti al fatto se i manifestanti fossero correttamente distanziati e indossassero la mascherina. Dalle foto e dai video che ho visto ne ricavo che perlopiù non fossero distanziati, e che solo alcuni indossassero la mascherina. Come a Trieste.
Il fatto è che il titolo dell’articolo di Marinella Salvi di ieri non solo è davvero una sua sintesi efficace, ma riflette perfettamente anche la modalità con cui lei ha scritto di Trieste in queste settimane.
Anche guardando solo ai dati che ha riportato.
«Un centinaio attualmente i manifestanti no pass positivi al Covid ma il dato non rileva le migliaia di persone venute da fuori provincia. Dal 15 ottobre Trieste assiste quotidianamente a presidi e cortei, no distanziamenti e no mascherine», scrive ieri. E non credo serva qui sottolineare quanto questo passaggio sia inconsistente dal punto di vista analitico e disonesto nello stigmatizzare la protesta.
Che mi risulti la Salvi ha parlato dei cortei triestini per la prima volta il 5 ottobre, dopo il primo turno delle amministrative, per commentare un dato davvero marginale, ovvero quel supposto 4,5% del Mov. 3V. Si continua a dargli straordinario risalto, ma in realtà è un 2,07 se rapportato al totale degli aventi diritto, ovvero poco più di tremila voti come numero assoluto. Questo la Salvi non lo scrive, e invece attribuisce proprio a quella lista «No Vax» il fatto di aver «portato in piazza diecimila persone ogni settimana per tutta l’estate, incoronando Trieste come la città più antivaccino d’Italia».
Potrei continuare a lungo, rilevando il modo in cui questi «dati» sono stati accompagnati da commenti sarcastici, facendo cherry picking dalle varie anime della protesta per mettere in risalto quelle più marginali e «perculabili». O confondendo i diversi coordinamenti per far intendere che l’egemonia della piazza sia della destra e la mobilitazione una roba da mentecatti. Mi limito a notare che di norma 4 articoli Marinella Salvi, almeno sul Manifesto, li scrive in un mese se va bene.
Anche ai cortei dello sciopero generale dell’11 ottobre (io ho partecipato a quello di Bologna) la maggior parte dei manifestanti era senza mascherina e si camminava vicini. Anche al mega-corteo fiorentino per la GKN del 18 settembre. E per restare a Trieste, anche in occasione della Barcolana, domenica 10 ottobre, quando sulle Rive si sono assiepate decine di migliaia di persone.
Chissà perché, però, sul manifesto le notazioni sull’assenza di mascherina e distanziamento si fanno solo ed esclusivamente per le manifestazioni contro il green pass.
Ribadisco poi che finora nessuna ricerca ha confermato l’esistenza di «eventi superdiffusori all’aperto», anche la narrazione dominante sulla famosa partita dell’Atalanta si è rivelata piena di buchi e basata unicamente su supposizioni.
E come ultima nota, riporto i titoli del PIccolo sulla homepage di stamattina:
I costituzionalisti: «Se la salute corre rischi è dovere delle autorità vietare cortei e raduni»
L’ACCADEMICO Galli: «Impossibile vietare una manifestazione senza l’appoggio politico. E ora il Governo non intende forzare»
IL SOCIOLOGO Zoja: «Siamo tutti al disastro da paranoia collettiva»
IL SINDACO Dipiazza studia un’ordinanza contro i raduni. Il sottosegretario Sileri: «Inevitabile il freno ai cortei se il virus si diffonderà ancora»
Seguono altri titoli come:
IL REPORT In regione casi raddoppiati in 7 giorni, incremento più alto d’Italia. Ricoveri ai livelli di maggio: ecco i numeri
IL PUNTO Covid, impennata di contagi tra gli under 20: picco sotto i 12 anni
Si continua quindi a fare terrorismo sui contagi per limitare il diritto a manifestare, che necessariamente dovrebbe estendersi a qualsiasi mobilitazione, tattica che forse mira solo a fungere da deterrente alla partecipazione, ma comunque segna un ulteriore gravissimo precedente.
Ma si va verso l’estensione delle vaccinazioni (e del greenpass) per la fascia 5-12 che, come ho riportato, è una delle principali ragioni per le quali anche molte vaccinate e vaccinati stanno scendendo in piazza, con motivazioni che tutti sappiamo essere molto diverse da un certo antivaccinismo «integralista». Come scriveva Capocci stesso qualche giorno fa, questo aspetto, assieme al vergognoso gioco delle tre carte sui brevetti e le vaccinazioni nei paesi più poveri, non farà altro che rinfocolare la protesta.
Forse sarebbe il caso che almeno il Manifesto apra una riflessione redazionale sulle implicazioni di tutto ciò, e chieda ai suoi collaboratori un po’ più di serietà nel fornire «cronache puntuali, presenza sul luogo e capacità critica sul piano scientifico».
Oggi sul Corriere, Giorgio Palù, Presidente di Aifa, continua con il mantra che i vaccini proteggono al 97% dalla morte e al 95% dalla malattia grave. Aggiunge poi, senza sentire alcuna contraddizione, che la letalità del virus è relativamente bassa, attorno allo 0,2%.
Secondo i numeri da lui stesso forniti, una letalità di quel tipo (più o meno il doppio di una normale influenza che, ricordiamo, sembra essere scomparsa) indicherebbe che il nostro sistema immunitario, una volta incontrato il virus, protegge dalla morte al 99,8%. I numeri impressionanti a cui Palù si riferisce sarebbero per logica da applicare a quel resto della popolazione che risulta non protetta dal proprio sistema immunitario. […] i vaccini proteggono la grande maggioranza della popolazione leggermente meno di quanto faccia un sistema immunitario funzionante e che proteggono invece dalla morte al 97% quella minoranza (0.2 %) che, a causa di un sistema immunitario debole o compromesso, rischia di morire. Seguendo un tale ragionamento, va da sé che le ragioni per la vaccinazione di massa (inclusi i bambini), che si tenta in tutti i modi di perseguire, non sia dovuta a motivi sanitari oggettivi, ma a pensar bene ad una pura e semplice deriva ideologica di carattere medico-scientifico, a pensar male a precise ragioni politico-economiche. Se poi si va a vedere il modo in cui la fase 3 di tali vaccini è stata condotta e come si è deciso di analizzare i dati, i dubbi sull’uso politico della pandemia si fanno pressanti.
https://www.bmj.com/content/374/bmj.n2086?fbclid=IwAR0L8t_z1KixcThxtv2SAERcDoBDilFccnfHGBXpf1OX4KnYE5VCE_ZQJOQ
Non ho letto il Corriere, ma i dati che riporti sono errati, e pur finendo per essere OT, preferisco smentire questi e le tue conclusioni per chi legge e per i posteri.
Ad agosto 2021 il tasso di letalità apparente (che ricordo essere la proporzione di decessi per una determinata malattia rispetto al numero totale di persone a cui è stata diagnosticata la malattia per un determinato periodo) è del 2,09%.
La mortalità (una misura del numero di decessi, in generale o per una causa specifica, in una particolare popolazione, rapportato alle dimensioni di quella popolazione, per unità di tempo) invece, attualmente si aggira tra lo 0,5 e 1%.
“I vaccini proteggono la grande maggioranza della popolazione leggermente meno di quanto faccia un sistema immunitario funzionante” è una fesseria pretestuosa oltre che pericolosa.
Per concludere, è la prima volta che leggo un tuo commento, e temo che purtroppo questo spazio subisca come altri infiltrazioni di cospirazionisti. Sono però molto lieto di poter rimandare a questo commento di Wu Ming, che spiega molto meglio di quanto possa fare io, la posizione loro e di questo blog
https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/kit-antifascista-contro-green-pass/#comment-44468
Grazie, Bardamu, per aver risposto nel merito. Noi aggiungiamo una nota sul metodo, inteso come metodo di discussione qui su Giap. Nel commento di K abbiamo cancellato un attacco ad hominem a Palù che poteva fornire appigli per una querela. Noi qui siamo sempre stati attentissimi a non trascendere in quel senso, tant’è che pur esprimendo da anni critiche radicalissime alla classe dirigente e alla struttura di potere di questo paese, e pur avendo ricevuto decine di minacce di azione legale, non abbiamo mai, e dico mai, ricevuto una querela, perché non abbiamo mai fornito pretesti in tal senso. Esortiamo ancora una volta tutti quanti a fare attenzione.
Scusa bardamu ma a me non torna il tuo conto sul tasso di mortalità, o meglio torna se dici che stai parlando della mortalità generale (però il range è nettamente inferiore dello 0,5%). Se consideri per covid in Italia siamo allo 0,13% nella stima più “favorevole” (su base annua siamo più a ridosso dello 0,1).
Ne approfitto per ricordare che quasi tutti i ragionamenti sul tasso di letalità in genere sono senza senso, il 2,09 che citi è appunto “apparente” e risente dell’inverosimile 14% di inizio pandemia. Adesso mi pare assestato su un ragionevole 0,5 (l’ultima volta che ho controllato) ed è per fortuna in diminuzione continua.
Ciao robydoc, non ti torna perchè ho sbagliato a riportare il dato :).
È 0,1-0,5. Attualmente 217 morti ogni 100.000 abitanti. Chiedo scusa per aver contribuito alla confusione.
È importante quello che sottolinei, ossia che quasi tutti i ragionamenti sul tasso di letalità sono senza senso, o meglio precoci. Nel breve periodo si tende inevitabilmente a sovrastimare quest’ultima. Ci vorrà qualche anno e molti più dati, prima di poter definire con accettabile sicurezza il tasso di letalità.
@K, non era necessario leggere l’articolo del Corriere per contraddire il tuo ragionamento. Come ti ha fatto notare anche Isver, ti basi proprio su una fallacia matematica.
Anche “spingendo in modo paradossale” (?!) non ha alcun senso. Perché ragionare partendo da un paradosso sbagliato mi chiedo?
Solo un invito, mentre si comparano le punte degli iceberg, a non dimenticarsi degli iceberg.
Un modo per dire che va bene riassumere un fenomeno in ‘key performance indicators’ (a.k.a. KPI) ma a mio avviso è rischioso pretendere poi di continuare l’analisi di un fenomeno complesso guardando soltatno alle KPI, che vanno continuamente rimodulate e contestualizzate, soprattutto quando il contesto cambia di continuo ed il fenomeno non è stabile.
Basti l’esempio del PIL italiano che non dice nulla sul divario nord sud, o sul delta uomo/donna.
Parlare di letalità del virus appiattendo differenza di incidenza geografica, comorbidità, età, è un esercizio molto rischioso. La letalità del virus nella fascia 0-20 è zero, come l’efficacia del vaccino nella stessa fascia. I 128mila morti non sono distribuiti in maniera lineare nel tempo ed ancor meno geograficamente (la metà tra brescia e milano… fenomeno statisticamente rilevante cui ancora non è stata data una analisi decente). In base ai POCHI numeri a disposizione credo sia valido poter paralre di efficacia del vaccino soltanto nella fascia over 70, tenuto conto comunque del fatto che la stragrande maggioranza delle morti è avvenuta nella prima fase, che ha trovato tutti impreparati per svariati motivi già snocciolati su questo blog.
La complessità del fenomeno richiede una risposta complessa. Un’analisi non lineare e non monolitica capace di un continuo zoom in e zoom out nel tentativo di studiare l’iceberg nel suo complesso e non limitandosi alla sua punta.
Non ho capito Delfo, sullla “letalità” mi pare di aver detto la stessa cosa, e di dirla sostanzialmente da un anno e mezzo, cosa c’è che mi sfugge?
Ne approfitto per. Io non ho i dati sottomano ma ipotizzo – magari sbaglio – che il vaccino l’efficacia (intesa come “diminuzione di probabilità di contagio/ospedalizzazione/morte”) ce l’abbia in qualsiasi fascia d’età. Essendoci indici di letalità diverse il “vantaggio del vaccino” in termini assoluti risulterà meno evidente (purtroppo non è 0 in nessuna fascia d’età ma “molto prossimo allo zero” che non è la stessa cosa).
Però il problema “vaccino” non è questo, cioè non è dato dal singolo parametro “capacità di diminuire la probabilità di contagio/ospedalizzazione/morte”, ma da questa probabilità relazionata ai possibili danni. Provo con un esempio: se ho 50 anni ho la probabilità X di prendere il virus; la probabilità Y (minore di X ovviamente) di finire in ospedale; la probabilità Z di morire (minore di X e di Y).
X, Y e Z cambiano a seconda dalle fasce d’età. Tanto diventano più alte tanto più il vaccino sarà “conveniente”. Tanto diventano più basse tanto meno varrà la pena. Per quello che conta il parere personale e andando molto a spanne direi che sopra i 60 il saldo è positivo, tra i 40 e i 60 sostanzialmente indifferente, sotto i 40 negativo. E allo stato devono costringermi con la forza a vaccinare qualcuno minore di 12 anni, però correndo il rischio che poi li cerco a casa uno per uno.
Perdonatemi, ma dio bono, non si possono leggere ancora certe affermazioni:”… sia valido poter parlare di efficacia del vaccino soltanto nella fascia over 70″
Ma come fai ad arrivare a questa conclusione a cui nessun altro nella comunità scientifica arriva?!
Quindi il CDC, l’OMS, la quasi totalità della comunità scientifica, sono in malafede e sbagliano quando raccomandano la vaccinazione a tutti gli over 12.
Io non posso che trovare opportunistico e pericoloso continuare a fare certe affermazioni.
Un conto è criticare il dispositivo di controllo messo in atto dal governo, un conto è continuare a tessere la tela di un certo cospirazionismo mettendo in dubbio l’utilità e l’efficacia di un vaccino.
Torno a ripetere: dove si vuole arrivare, se per criticare le scelte di un governo di inetti, c’è chi tra i “compagni” ancora e subdolamente insinua che i vaccini siano inutili?!
Ciao
la mia risposta sarà breve e definitiva
prima di tutto questo è il MIO commento, quindi prima di andare spedito alla generalizzazione tira il freno a mano
quello che ho imparato ed apprezzo in questo blog è la possibilità di confronto, di dubbio.
Io non ho mai detto che CDC ed OMS stanno ordendo un complotto, questo lo hai detto tu. Non credo bisogni essere uno statistico per affermare che l’analisi, e soprattutto le conclusioni cui si giunge, debbano essere ponderate in base al contesto ed al campione analizzato. NESSUNO (incluso io che non l’ho fatto e non ho intenzione di farlo) credo abbia mai detto su queste pagine che i vaccini siano INUTILI. Cio’ non significa che non si possa discutere del CHI, COME, QUANDO. Ha senso vaccinare l’intera (dai 12 in su) popolazione occidentale se la stragrande maggioranza della popolazione mondiale resta a secco? Se ne parla qui https://www.bbc.com/news/health-58270098 per esempio, ed invece di tirare una linea retta si pongono a mio avviso domande importanti ed interessanti, quelle che mancano nella narrazione tossica imperante nel nostro paese intrisa di FEDE e TABU’.
Eh no, non funziona così. Tu ora stai depistando quanto hai affermato nel commento precedente. È una fallacia logica (Red Herring).
Tiri dentro la vaccinazione per tutta la popolazione mondiale, ma non ha nulla a che fare con quello che affermavi nel commento precedente. Tu hai affermato e quoto:”La letalità del virus nella fascia 0-20 è zero, come l’efficacia del vaccino nella stessa fascia…
In base ai POCHI numeri a disposizione credo sia valido poter paralre di efficacia del vaccino soltanto nella fascia over 70″
Parlare di efficacia solo per la la popolazione over 70 implica che per tutti quelli al di sotto sia inefficace e quindi inutile.
Dai su, non lanciare il sasso e poi nascondere la mano!
In questo sotto-thread vi state “incartando”. Se vi fermate ora, chi legge ha tutti i dati e tutti gli elementi necessari a comprendere, ragionare e formarsi un giudizio. Se invece continuate diventa sempre più tedioso e sempre meno leggibile.
“La letalità del virus nella fascia 0-20 è zero, come l’efficacia del vaccino nella stessa fascia.”
Se sostituisci “efficacia” con “necessità”, la frase ha senso. Poi si può condividere o meno. Ma parlare di efficacia variabile dei vaccini in funzione della letalità variabile del virus, è assurdo. L’efficacia è un rapporto tra numeri – uno dei pochi ad avere un senso in tutta questa storia – ed è sempre misurabile. Ovviamente finché i numeri sono tali da giustificare l’utilizzo di determinati strumenti di analisi. La differenza tra un morto e nessuno, per dire, non ha alcun valore statistico. In ogni caso i vaccini prevengono in una certa misura tutti i sintomi della malattia.
D’altronde sarebbe un po’ come dire che l’Imodium non ha alcuna efficacia se non si ha la diarrea. Però stranamente se uno lo prende senza averne reale necessità, poi si blocca l’intestino per qualche giorno. Proprio perché il farmaco è sempre efficace allo stesso modo.
Perdonami, ma mi sembra incredibile che ancora circolino questi equivoci sull’efficacia dei vaccini. Il problema non è quello che dice Palù, ma il tuo ragionamento. La riduzione si riferisce alla probabilità reale. Non avrebbe alcun senso riferirla a una ipotetica letalità del 100%.
Se la probabilità reale di morire da non vaccinati è del 2%, cioè due morti ogni cento contagiati, allora un vaccino che protegga dalla morte al 97% riduce la probabilità di morire allo 0,06%, cioè sei morti ogni diecimila contagiati. Il calcolo da fare è questo: 2*(1-0,97)=2*0,03=0,06.
Se poi la letalità reale è più bassa, meglio, ovviamente, ma i vaccini sempre del 97% la riducono. E considerato il numero altissimo di suscettibili all’infezione, è veramente difficile che una riduzione del 97% possa essere considerata irrilevante.
Dopo aver letto i commenti, pur condividendo l’analisi di Wu Ming circa il valore diversivo del green pass e la caccia al no vax in quanto essa rimanda alla responsabilità individuale ciò che dovrebbe essere responsabilità pubblica del governo, continuo a chiedermi se nelle attuali circostanze ogni opposizione al green pass non rischi di rimanere postura individuale, testimonianza di opposizione relativamente ininfluente. Posto il fatto che molti di noi non sono nella posizione di non scaricare il green pass o di fare vita ritirata da ogni socialità, anche se fosse possibile rimarrebbe un atteggiamento elitario. Inoltre, anche l’idea di opporsi in maniera attiva alla sua esibizione significa aggravare fondamentalmente gli ultimi ingranaggi del sistema, camerieri, stewards, segreterie scolastiche etc. (Tra l’altro, a parte in un museo, finora mi è sempre solo stato chiesto sulla fiducia se il green pass ce l’avevo senza che nessuno si premunisse di controllare effettivamente..) fondamentalmente ci vorrebbe un sindacato (cobas?) che riuscisse a organizzare degli scioperi contro il green pass come apice della disastrosa gestione della pandemia. Purtroppo anche nella scuola gli atteggiamenti sono soprattutto improntati alla paura di ammalarsi, a finire il programma – business as usual, o tolleranza/buonismo. Tanto smarrimento e perdita di orizzonte di senso/azione collettiva. Quindi davvero temo che non ci sia margine di opposizione significativa se essa rimane un atteggiamento individuale, per quanto riguarda l’opposizione collettiva di attende l’emergere/risveglio (messianico?) di soggetti in grado di aggregare una protesta che investa però l’intera (in-)azione del governo.
Riguardo al discorso sull’uso (e l’abuso) delle emergenze, vere o presunte, come strumenti di governo, credo sia interessante, anche se non direttamente connesso al discorso pandemia, uno stralcio dell’intervista rilasciata ieri al CorSera da Umberto Ambrosoli (figlio di Giorgio). Parlando della sua esperienza politica afferma: «Mi sono sentito a disagio nel toccare con mano le dinamiche della ricerca del consenso, costantemente anteposto alle finalità stesse dell’azione politica, sino all’irresponsabilità. Faccio due esempi. Durante il caso Stamina (metodo di cura delle malattie neurovegetative sprovvisto di validità scientifica, ndr) fu chiara l’espressione di una volontà politica più rilevante di qualunque evidenza fornita dalla scienza. E poi in occasione dell’elezione di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica al secondo mandato. Partecipai come uno dei tre rappresentanti regionali, ma non facevo parte di alcun partito e potei osservare forse con più distacco quel momento di cortocircuito della politica. Mi colpì quanto fosse enfatizzata deliberatamente una pressione enorme per spingere verso la decisione, in una condizione di irreale emergenza. In piazza Montecitorio ci saranno state cinquanta persone, nei telegiornali sembravano migliaia, nessuno si preoccupò di raccontare davvero come stavano le cose, anzi quella tensione veniva gonfiata ad arte. Una situazione assurda perché non ci si piega ad una piazza che peraltro non esiste, né la si prende come alibi, soprattutto nel caso di elezione del presidente della Repubblica, affidata secondo la Costituzione, non certo al voto popolare».
Gli estensori di quel “kit” temo abbiamo visto troppe puntate di black mirror e non sappiano più distinguere la realtà da una serie tv. Alla lunga la critica al Green pass viene ricondotta al timore di un controllo sulle nostre vite, manco avessimo tesoretti nelle banche svizzere da nascondere allo Stato. Tranquilli che la maggioranza della popolazione vuole vivere in sicurezza, ne ha pieno diritto, e non ha proprio un bel niente da tenere nascosto. Questa cultura politica della protezione del privato, questo continuo riferimento alla schedatura (andate a vedervi il casellario politico centrale all’archivio centrale dello stato prima di parlare di schedature oggi) mi sembrano quanto di più individualistico, reazionario e nocivo di questi tempi; gli stessi argomenti, in fondo, dei padroncini e dei bottegai in lotta contro lo “Stato padrone” e contemporaneamente in perenne piagnisteo perché lo Stato non li protegge in tempo di crisi. È una cultura politica tossica.
Hai scritto una banalità talmente trita che ci hanno fatto una voce di Wikipedia ed esistono aforismi (a volte apocrifi) che prendono per il culo chi la scrive.
«Non preoccuparsi della sorveglianza perché tanto non si ha nulla da nascondere è come non preoccuparsi della censura perché tanto non si ha nulla da dire» (Edward Snowden).
A prescindere dalla questione specifica del green pass, noi riteniamo tossico e reazionario questo continuo riportare tutto all’individuo, questo continuo svilire ai «cazzi propri» del singolo questioni che invece investono la sfera collettiva, condizionano le relazioni tra le persone, sono cruciali per la comprensione di come funziona oggi il capitalismo.
Tossico, reazionario e, chissà, forse indicativo di cattiva coscienza, di un imputare agli altri il proprio individualismo ed egotismo. Di sicuro è indicativo di un pensiero che non sa andare oltre l’individuo, non coglie la dimensione sociale di un fenomeno.
Abbiamo di fronte, anzi, tutt’intorno un capitalismo che – ormai ben oltre il problema della privacy – perfeziona la propria capacità di sfruttare e distruggere grazie a un continuo data mining, cioè alla raccolta, all’analisi e alla messa a valore di un’immane quantità di dati sulle nostre vite, interazioni on line, interazioni con qualunque dispositivo od oggetto “intelligente” (la I.o.S.), apparizione anche fugace di fronte a una tecnologia di sorveglianza…
Se a quest’ordine di problemi si risponde solo in termini di «qualcosa da nascondere», «neanche aveste i tesoretti», «la protezione del privato» ecc., a me sembra segno di una cultura angusta, gretta, piccolo-borghese. Altrimenti verrebbero in mente altri e più congrui riferimenti.
Tornando alle questioni di cui specificamente si sta discutendo qui: da un anno e mezzo noi e altri esprimiamo una critica alla pesante (pesante e arbitraria, perché in molti suoi aspetti epidemiologicamente infondata) compressione della sfera d’azione collettiva avvenuta in nome della lotta al virus. Ebbene, “a sinistra” sembra ci sia un blocco della comprensione, sembra risulti impossibile leggere questa critica se non derubricandola a mera «difesa delle libertà individuali».
[Col sottinteso, a volte proprio esplicitato, che le libertà individuali fanno schifo. Quelle altrui, ovviamente. Aspettate che Facebook gli sospenda il profilo per un motivo qualsiasi e vedrete il “compagno”, il leone da tastiera che per difendere il coprifuoco sputava bile sulla libertà (pfui, è merda borghese) atteggiarsi a censurato, strillare e denunciare l’arbitrio! la violazione della libertà d’espressione! ecc.]
Tra i sintomi con cui si esprimono il malcontento, il malessere, la rabbia, il dolore psicologico che attraversa la società, la disperazione causata non solo dalla gestione dell’emergenza pandemica ma dalle politiche neoliberali e classiste che tale emergenza fa continuamente passare in secondo piano, tra quei sintomi ci sono piazze che si riempiono di corpi e, seppure in modo confuso o troppo eclettico ma basandosi su un disagio che c’è davvero, contestano la gestione della pandemia.
Si tratta di piazze dalla composizione sociale variegata, benché sembri prevalervi un ceto medio che i fenomeni in corso stanno proletarizzando in fretta e in modo brutale. Sono piazze, stando a chi le sta studiando da vicino, tutt’altro che “controllate dai fascisti”. Le manifestazioni sono organizzate in rete a getto continuo, ogni volta in simultanea nazionale e a volte persino europea. Si tratta di processi di autoconvocazione e autorganizzazione di network formatisi nell’ultimo anno e mezzo. C’è una dimensione indubbiamente collettiva.
Ebbene, se di fronte a ciò, anziché farsi domande e cercare di capire, non si sa pensare ad altro che a «padroncini e bottegai», beh, secondo me si mostra un grave limite della propria capacità di guardare e della propria immaginazione politica.
«Tranquilli che la maggioranza della popolazione vuole vivere in sicurezza, ne ha pieno diritto, e non ha proprio un bel niente da tenere nascosto».
Premetto che tendo a pensare che di trollata tràttasi, ma visto che hanno risposto i padroni di casa vorrei aggiungere anche io un pensiero breve, giusto così, perchè ho qualche minuto da baloccare prima di mettermi in busta.
Caro Andrea, se non sei un troll mi permetto di azzardare l’ipotesi che tu abbia letto con trasporto, al punto da introiettarlo, il Nicholas Eymerich di Evangelisti.
Dalle parole che scrivi infatti pare trasparire fosca la figura di un inquisitore moderno che, armato del suo diritto alla sicurezza (probabilmente aquisito e non conquistato) si accanisce contro una minoranza non ben definita ma certamente desiderosa di vivere nel peccato, oltre che nel rischio perenni, in modo da zittirla se non addirittura, in qualche modo, azzerarla.
Bella lì compadre!
«Dalle parole che scrivi infatti pare trasparire fosca la figura di un inquisitore moderno che, armato del suo diritto alla sicurezza (probabilmente aquisito e non conquistato) si accanisce contro una minoranza non ben definita ma certamente desiderosa di vivere nel peccato, oltre che nel rischio perenni, in modo da zittirla se non addirittura, in qualche modo, azzerarla.»
Con la differenza che oggi, quella minoranza, ha tutto il diritto di “vivere nel peccato, oltre che nel rischio perenni”. Sinceramente alla trollata ho pensato io quando ho visto l’immagine del kit e l’aggettivo antifascista (cosa c’entra, poi, in questo l’antifascismo? Chi scarica e usa il green pass è un fascista? Siamo a questo?)
Accipicchia. Ma ho anche dei difetti, mi verrebbe da dire.
A me paiono argomentazioni trite e ritrite da anarco-capitalista, ma tant’è.
Mi vorrei soffermare però su un punto:
“Ebbene, “a sinistra” sembra ci sia un blocco della comprensione, sembra risulti impossibile leggere questa critica se non derubricandola a mera «difesa delle libertà individuali»”
E non ti sei chiesto perché? Siamo tutti (per la maggior parte) cripto-fascisti (come alludi tra le righe riferendoti a quello che ho scritto) a sinistra? Non ti sei mai chiesto perché queste manifestazioni “organizzate in rete a getto continuo” sono percepite come rivendicazioni da padroncini e bottegai? Esserci dentro non significa spostarle su rivendicazioni progressiste se a egemonizzare sono gli interessi egoistici di ristoratori e commercianti. La maggior parte degli italiani ha scaricato il green pass: non c’è nessun obbligo a farlo, la libertà personale non è compromessa, chiunque potrà continuare ad andare in pizzeria, solo non all’interno del locale. E non confondere il green pass con il data mining e l’uso dei dati sensibili per il profitto di aziende private. Qui il punto è che la maggior parte della popolazione vuole avere garantito il diritto alla salute e il diritto a ridurre ai minimi termini la possibilità di un contagio. Non sarà lo strumento perfetto il green pass, potranno esserci altri strumenti e mezzi preferibili, ma al momento non ho visto proposte alternative per garantire un diritto collettivo, per proteggere la nostra comunità, ho visto solo argomentazioni che portano alcune persone (sempre le solite) a guardarsi l’ombelico.
Ecco, «anarco-capitalista» è l’altra scappatoia che vi siete inventati per non pagar dazio e non faticare con l’analisi di una situazione complessa, e la ripetete ogni volta che siete in difficoltà.
Per prima cosa, ti inviterei a non sopravvalutarvi: quando poni la domanda retorica «siamo tutti criptofascisti a sinistra?», devi ricordarti che la “sinistra” in Italia è in gran parte ridotta a una subcultura di nicchia, che se sembra numerosa sui social è perché di fatto vive quasi solo lì. È in quei milieux che si portano avanti le campagne di “fraintendimento organizzato” che sfociano negli shitstorm contro di noi. Sono certo del fatto che sia più numerosa la community informale che ci segue con onestà intellettuale.
La nostra posizione sul green pass l’abbiamo riassunta più volte e la spiegheremo ancora nel dettaglio ma non in questa risposta. Qui basti dire che per noi il punto principale non è il controllo digitale – che pure è un aspetto per niente da liquidare – ma l’azione diversiva che si è messa in campo. Sull’incongruità e inutilità del green pass ai fini dichiarati (ad esempio «ridurre ai minimi termini la possibilità di un contagio»), qui si è già scritto parecchio. Su questo e sul fatto che nella sostanza il GP è obbligatorio, anche se in un modo che deresponsabilizza il governo, se hai voglia leggiti il thread e il post precedente di Wolf Bukowski (non credo lo farai, nessuno di voi legge mai, tutti i leoni che vengono qui a scrivere hanno in comune il fatto di non leggere prima, tipica antropologia da social). Il fatto che il pass venga scaricato obtorto collo non implica che la misura abbia un convinto consenso, e anche chi ce l’ha e deve usarlo può essere contro e chiedere che venga ritirato.
«al momento non ho visto proposte alternative per garantire un diritto collettivo»
Per forza, se non leggi… Qui nell’ultimo anno e mezzo se ne sono fatte parecchie. Una delle prime fu: chiudere le fabbriche invece dei parchi, poi si proseguì nel denunciare diversivi e politiche del capro espiatorio, tutta roba nella quale i due governi che in concreto difendi si sono impegnati pur di garantire gli interessi dei padroni e non invertire la rotta della privatizzazione della sanità.
Ah, ma già, scusa, lottare contro i padroni e per la sanità pubblica dev’essere da «anarco-capitalisti».
Sul serio: leggere prima, e con calma, cosa diciamo davvero vi eviterebbe figurette come questa e forse anche un po’ di vertigine da FOMO.
Benissimo, leggerò, grazie. Io comunque stavo soltanto commentando questo articolo specifico e il kit promosso dall’Assemblea antifascista contro il green pass, di certo non era mia intenzione criticare quanto negli ultimi mesi è stato scritto su questo blog. La mia critica è su quel kit.
Mi piacerebbe poi sapere (fuor di ogni polemica) a chi/cosa ti riferisci usando il plurale a proposito della mia risposta, dato che è una risposta personale. Soprattutto perché poi alludi a shitstorm che, sinceramente, qui non mi è parso di aver visto.
Quanto alla subcultura di sinistra: l’ho richiamata soltanto perché l’avevi citata tu («“a sinistra” sembra ci sia un blocco della comprensione»), ben consapevole della tragedia in cui versa la sinistra nel mondo reale. Ma mi pare un dato di fatto che, per quanto politicamente ininfluenti, a sinistra la maggior parte delle persone in carne e ossa non si facciano tutti questi problemi a proposito di un green pass (e secondo me a ragione), visto come strumento più o meno perfettibile per garantire il diritto alla salute.
Ovviamente la maggior parte delle persone scarica il green pass, e la maggior parte delle persone si sta vaccinando. E fino a poco tempo fa tutti portavano la mascherina all’aperto anche se non è mai servito a niente in termini di prevenzione e ha ottenuto l’unico risultato di aumentare la produzione di plastica nel mondo. Sul piano della salute pubblica certe cose sono utili (vaccinarsi, ad esempio lo è, anche se forse sarebbe cauto non investire di valore magico-messianico questo vaccino, a scanso di delusioni autunnali), certe altre sono inutili (la mascherina all’aperto), altre sono assurde e foriere di discriminazioni (il green pass). Ma le persone fanno quello che possono per cercare di vivere, di andare avanti, si adattano. Chi può biasimarle?
Questo non significa che certi provvedimenti non restino ridicoli e insulsi e che nondimeno possano trasformarsi in strumenti che spostano l’asticella del controllo panottico e l’arbitrio padronale.
Dopodiché ecco una chiosa che dice tutto: «Non sarà lo strumento perfetto il green pass, potranno esserci altri strumenti e mezzi preferibili, ma al momento non ho visto proposte alternative per garantire un diritto collettivo, per proteggere la nostra comunità, ho visto solo argomentazioni che portano alcune persone (sempre le solite) a guardarsi l’ombelico.»
Sono due anni che si chiedono soluzioni strutturali e “di sinistra”, cioè di ripotenziare il SSN, di riparare i danni dello smantellamento della medicina territoriale, di implementare il trasporto pubblico, di rifare le scuole e riorganizzarle, di rendere gratuiti i tamponi, di indennizzare davvero chi ci ha rimesso il lavoro, ecc… Ma niente, il problema è difendere i mezzucci diversivi come il GP, altrimenti si è «anarcocapitalisti». Che miseria politica, accidenti. Veramente impressionante.
« Sono due anni che si chiedono soluzioni strutturali e “di sinistra”, cioè di ripotenziare il SSN, di riparare i danni dello smantellamento della medicina territoriale, di implementare il trasporto pubblico, di rifare le scuole e riorganizzarle, di rendere gratuiti i tamponi, di indennizzare davvero chi ci ha rimesso il lavoro, ecc… Ma niente, il problema è difendere i mezzucci diversivi come il GP, altrimenti si è «anarcocapitalisti». Che miseria politica, accidenti. Veramente impressionante.»
Giusto! Ed è giusto continuare a farlo. Peccato però che queste soluzioni strutturali e di sinistra non siano per nulla all’ordine del giorno. Stiamo vivendo e agendo in una crisi sanitaria reale, in un contesto specifico, non nel mondo che vorremmo (purtroppo). Per questo, secondo me, utilizzare addirittura riferimenti antifascisti a uno strumento come il green pass è tossico e dannoso per la già enormemente disastrata sinistra in Italia.
Sono confusissimo.
“È giusto pretendere soluzioni di sinistra, però non sono all’ordine del giorno perchè non viviamo nel mondo che vorremmo, quindi dobbiamo smettere di pretendere il mondo che vorremmo e dunque anche le soluzioni di sinistra, accettando quelle di destra e accettando docilmiente il giogo dei padroni. Come fanno tutti, senza lamentarsi. TINA.”
Conosco un paio di persone che fanno sovente affermazioni similmente contraddittorie (anedotticamente: non di rado condite con affermazioni tipo “la violenza è sempre sbagliata”, disinvoltamente scodellata a condanna dei partigiani di ieri e di oggi).
A tutt’oggi non ho capito quale sorta di logica adottino per produrle, e uso questo termine in senso tecnico, vale a dire: quali assiomi diano per buoni – o: quali vacche considerino sacre – e a quali regole di deduzione si rifacciano.
Penso sinceramente che se riuscissimo a _capire_ come funzionano tali misteriosi ragionamenti, e dunque dove stia precisamente l’assioma che noi troveremmo irragionevole, potremmo sintetizzare il proiettile d’argento alchemico per polverizzare lo zombie di Tony Blair.
//Penso sinceramente che se riuscissimo a _capire_ come funzionano tali misteriosi ragionamenti, e dunque dove stia precisamente l’assioma che noi troveremmo irragionevole//
Butto li’ la mia piccola teoria di psicologia da dilettante, che spero non sia del tutto OT. Credo che tali “ragionamenti” abbiano poco a che vedere con la “logica” in senso filosofico o matematico, e siano piuttosto da ricondurre a quella che si potrebbe chiamare, riesumando un termine desueto, “economia libidinale”. La maggior parte di noi non arriva ai propri “punti di vista” partendo da un punto di vista neutro e disinteressato e poi arrivando a una posizione coerente passo logico dopo passo logico: invece, la persona media parte da certi punti di vista che si formano nella sfera emotiva, e _poi_ li razionalizza, usando tatticamente qualunque argomentazione si presti alla bisogna, e convincendosi a posteriori della bonta’ di quelle argomentazioni.
Quindi, la “logica” o meno degli argomenti non va ricercata nelle argomentazioni stesse, ma nella sfera emotiva a cui rispondono (sfera emotiva che per altro e’ soggetta a determinazioni ambientali, nonché politiche). Un argomento puo’ essere incoerente dal punto di vista logico, ma coerente dal punto di vista psicologico.
Ora, se si accettano questi presupposti, la domanda e’: la persona che fa questi ragionamenti _come si vuole sentire?_ Che immagine di sé vuole veicolare con questi argomenti?
Ora, a me pare che nell’area della post-sinistra Tory-Lite, Democrat, piddina ecc. si sia diffuso (probabilmente a causa della borghesizzazione del bacino elettorale) un ethos di “responsabilita’ sociale” che consiste fondamentalmente nel far vedere che “io faccio il bravo”. “Credere nella Scienza”, introiettare senza resistenza gli stati d’animo promossi dai media di riferimento, non protestare troppo forte perché altrimenti si diventa potenzialmente “di destra”… tutti atti di sottomissione emotiva funzionali a “non scuotere la barca”. In una parola, “essere di sinistra” (in senso ampio ed elettorale, eh) si e’ identificato con il quietismo.
Come sintetizzare il proiettile, non lo so, ma credo che in ogni caso si debba partire dall’area emotiva e non da quella razionale. Forse l’idea di Wu Ming di partire dalle “storie” e’ la strada giusta, anche se non riesco a immaginarne i dettagli.
Interessante, però ti inviterei a ragionare su quanto avevo scritto in origine (perché questa discussioncina era partita da un mio commento) e non su quanto ha scritto rinoceronte_obeso mettendo addirittura un virgolettato completamente inventato.
Quello che avevo scritto era questo:
“… è giusto continuare a farlo [pretendere soluzioni di sinistra]. Peccato però che queste soluzioni strutturali e di sinistra non siano per nulla all’ordine del giorno. Stiamo vivendo e agendo in una crisi sanitaria reale, in un contesto specifico, non nel mondo che vorremmo (purtroppo). Per questo, secondo me, utilizzare addirittura riferimenti antifascisti a uno strumento come il green pass è tossico e dannoso per la già enormemente disastrata sinistra in Italia.”
Ciò che intendevo dire è che ogni azione politica deve per forza di cose essere calata in un contesto: analisi concreta di una situazione concreta, si sarebbe detto una volta. Sfuggire da questa analisi concreta per crearsi mondi immaginari può essere suggestivo, ma corrisponde anche a una rinuncia di fatto alla politica. Dire che il green pass è una cosa da fascisti e pensare di poter egemonizzare su queste basi sintomi di ribellioni antisistemiche e magari anche gruppi di sinistra, a me pare non solo dannoso per comprendere e valorizzare il significato dei concetti di fascismo e antifascismo, ma anche totalmente campato in aria per la situazione concreta in cui siamo costretti a operare.
Si’, non ce l’avevo con te in particolare. Diciamo che sono partito un po’ per la tangente, in parte perché vivo all’estero e quindi sono un po’ avulso dal contesto e in parte perché la questione che mi appassiona di piu’ e’ piu’ generale: come ricostruire un immaginario che possa dirsi di sinistra? Sulla desiderabilita’ della prospettiva possiamo forse essere d’accordo?
Ora, quando dici che ogni azione politica va calata in un contesto, il disaccordo sembra essere questo: data la situazione politica presente, diciamo (la faccio rozza) “molto di destra”, ha piu’ senso articolare delle proposte che siano _molto_ piu’ a sinistra dello status quo, o delle proposte che siano solo _leggermente_ piu’ a sinistra dello status quo?
Mi sembra che tu sia della seconda opinione, e la maggior parte dei commentatori qui e’ in disaccordo. In questo caso, sempre pacatamente, mi trovo piu’ d’accordo con loro, ma ancora piu’ di questo trovo che la questione sia mal posta. Il problema quando si vuole articolare una posizione politica che si auspica influente e’ quella di fare in modo che, si direbbe in inglese, “risuoni” nelle teste della gente che magari non aveva mai guardato alla situazione da quel punto di vista.
Quindi, come si “risuona”? A me pare che l’approccio “geometrico” (dire una cosa di centro perché probabilmente “dista meno” dalle posizioni preesistenti della maggior parte delle persone) non sembra funzionare. Serve piuttosto qualche idea che “catturi”, il che non significa necessariamente di centro. “For the many, not the few” e “We are the 99%”, per esempio, sono slogan che hanno prodotto mobilitazioni a sinistra negli Stati Uniti e Gran Bretagna e hanno, se non altro temporaneamente, prodotto uno spostamento a sinistra dei rispettivi partiti – poi ovviamente silurato dai vertici, almeno per quanto riguarda i laburisti ora.
Non so se l’idea “il GP e’ fascista” possa servire in questo senso (non credo), ma d’altra parte non mi pare che sia quella l’idea di fondo: l’idea di fondo e’ quella di riallacciare il concetto di sinistra al concetto di liberta’, collettiva e anche individuale. Non so se ho capito che alternative piu’ realistiche proporresti.
Circa le manifestazioni “percepite come rivendicazioni da padroncini”, Antonio D. Palma qui https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/kit-antifascista-contro-green-pass/#comment-44489 ci è stato.
Io no, ma conosco un paio di persone (non inquadrabili come “padroncini”) che ci sono andate.
Tu ci sei andato?
Perché qui io ci vedo parecchie analogie con i primi Vaffa day: all’epoca di “energia di sinistra” in piazza ce n’era parecchia, specialmente su temi come ambiente e lavoro precario.
Molta gente delusa dal PD (il PD di allora, figuriamoci quello di adesso!) o più a sinistra.
La reazione da parte delle sinistra istituzionale fu la stessa della sinistra “twitter” di oggi. Tutti fasci o analfabeti politici quelli che suggerivano al PD di spostarsi a sinistra.
Tutte quelle energie sono rimaste inutilizzate (da sinistra) e si è visto come è finita, c’è stato il 2013 (dove personalmente ho capito che razza di sbaglio sarebbe stato il 5s), poi il 25% alle elezioni e tutto quello che sappiamo.
E dire che i padroni di casa qui ci avevano visto molto lungo.
Oggi il giochino è lo stesso: di gente, se non in piazza nella società, ce n’è molta a interrogarsi sul “sistema” in cui viviamo e ad avere dei legittimi dubbi sulla direzione “omeostatica?” che sta prendendo.
Chi prenderà per mano questa gente e dove la porterà?
Ad oggi il candidato più probabile è la Meloni. Dove la porterà lo sapete benissimo.
Ma mi raccomando, non corriamo neanche per un istante il rischio di calpestare lo stesso metro quadro di terreno che ha già calpestato un “padroncino” con la partita IVA…
No, non ci sono andato. Cerco di informarmi, di capire, di parlare, ma non ci sono andato. Vday e Grillo avevano inizialmente “energia di sinistra”? È stato un errore della sinistra non seguire quella energia? Se così fosse il M5S sarebbe ora un grande partito progressista. Mi pare che allora (come anche oggi) ci sia un po’ di confusione su che cosa si intenda per “sinistra”, “valori di sinistra”. È vero che oggi come allora c’è parecchia gente che si interroga sul “sistema”, ma quello che vedo io è che quell’interrogativo e le relative risposte sono egemonizzate da istinti reazionari, da classi sociali ben felici di utilizzare per i loro scopi fasce di lavoratori, di proletariato, di sottoproletariato per poi scaricarli una volta raggiunti i loro obiettivi. Io sarei ben felice di calpestare il terreno già calpestato da partite IVA, piccoli imprenditori ecc., ma soltanto se le istanze di sinistra sono in grado di egemonizzare quelle fasce di popolazione, non viceversa.
Non volevo lanciare un OT sul M5S, ma ti rispondo lo stesso.
Allora, tu dici:
«Vday e Grillo avevano inizialmente “energia di sinistra”? È stato un errore della sinistra non seguire quella energia? Se così fosse il M5S sarebbe ora un grande partito progressista.»
Prima di tutto, “la sinistra-sinistra” non è maggioritaria nel paese, quindi mi chiedo come “oggi” il M5s potrebbe essere un “grande partito progressista”.
In secondo luogo, è andata come è andata “proprio” perché quelle “energie” che secondo me c’erano (all’epoca ero andato a vedere e mi era sembrato proprio ci fossero!) sono state snobbate da sinistra e sono state lasciate libere e quindi “dirottate” dal sistema. Il M5s è stata una ottima valvola di sfogo di certe pressioni, “la base” senza una guida politica esperta si è data la forma di governo che sappiamo, le politiche sono state verticisticamente spostate su temi “populisti”, hanno raccolto il consenso di svariati delusi di Forza italia e Lega e astensionisti e sono arrivati alla “bolla” che tutti sappiamo con tanto di gente non proprio preparatissima mandata allo sbaraglio per la definitiva “delegittimazione” di qualsiasi idea abbiano mai avuto.
Lo scenario (facile dirlo dopo, lo so) avrebbe potuto esssere ben diverso se dal PD qualcuno avesse risposto bene prima, ai primi “sintomi”, facendo proprie delle istanze ecologiste, No tav e no grandi opere, per la tutela del lavoro precario, e svuotando di fatto, e sul nascere, quel serbatoio. Magari andando a elezioni con questi temi nel programma PRIMA di sostenere il Governo Monti.
Aggiungo ancora una cosa che mi era sfuggita e che è molto più IT della mia risposta precedente:
«ma quello che vedo io è che quell’interrogativo e le relative risposte sono egemonizzate da istinti reazionari, da classi sociali ben felici […]»
E certo!!
Se da sinistra si snobbano le piazze, chi vuoi che le proponga e le gestisca, “le risposte”? E’ esattamente quello che ho scritto sopra.
Oggi c’è la Meloni, che si prenderà la parte più reazionaria di quelle piazze focalizzandosi su determinate questioni e spingendo su determinati istinti.
Mentre la parte “di sinistra”, sempre più erosa, continuerà a rimanere fra gli astensionisti, i delusi, i “rinnegati” anche dalla propria (teorica) parte politica.
Non si può pensare di dare da sinistra la propria rispostina preconfezionata (vaccinatevi, untori e complottisti, e non rompete i cosìddetti – specialmente a fronte di una situazione complessa e articolata come questa) e pretendere che le piazze vi si adeguino.
Bisogna capirle quelle piazze, ASCOLTARLE e metabolizzare qualche riflessione (il che implica capacità di autocritica e di discernere il grano dalla pula), e poi prenderle per mano proponendo soluzioni meditate “di sinistra” togliendo campo e visibilità agli istinti reazionari e relative risposte politiche.
Santo cielo qui finiamo davvero OT ma il PD ha risposto eccome, quando è stato ben certo che l’iniziativa politica l’avrebbe presa lui e solo lui mentre gli eletti 5* sarebbero serviti da massa di manovra con sfumature local-personali che non si negano a nessuno.
Bettini si chiama, credo, l’artefice: ‘sta roba qui, che ci ha pure infilati nelle riforme del pnrr – il pd si regge in quanto longa manus della ue e lui, romano, non vede altra alternativa a Roma che l’elezione a sindaco dell’ex funzionario ue Gualtieri – è di sinistra quanto io sono una gazzella. Il PD, per gli interessi che ha scelto e sceglie di sostenere, non poteva fare e non farà mai nulla di diverso da quel che sta facendo.
Non lo so se avessero « energie » e di che tipo. Esprimevano però un malessere socio-economico molto chiaro: quello dovuto al totale voltafaccia ultradecennale di tutti i partiti di cosiddetta sx, volti a rincorrere prima il ceto medio e poi per il pd pure la grande industria, a scapito dapprima della tutela degli interessi dei salariati e poi anche di quelli della piccola borghesia. Il tutto guidato dalle « regole di Maastricht », cioè l’austerità ante littéram. Davanti a questo malessere la sx avrebbe dovuto esserci e chiamare le cose col loro nome, invece straparlava e ha straparlato di altre Europe fino al 2016, quando la porcata fatta in Grecia è diventata troppo grossa per essere ignorata e il Leave ha vinto in UK. A quel punto non si poteva più continuare a chiudere del tutto gli occhi dicendo che era solo roba da fasci.
Cosa ci sia adesso fra questi no pass non lo so. L’unica cosa che mi pare di aver capito è che fra i no vax, che sono pero’ fortunatamente pochi, e il loro allarmismo, ci sia sotto sotto l’eterna ossessione cattointegralista sull’aborto, di pretta importazione USA, come troppi temi del dibattito odierno, che passa stavolta dalla ricerca sulle cellule staminali, vera o complottista che sia la notizia del loro utilizzo nella prima fase della preparazione del vaccino.
Continua a parermi curioso che il pass risvegli tanta attenzione mentre la decisione dell’INPS di non retribuire più la quarantena, per quanto assai pericolosa in termini *immediati* di salute pubblica e individuale, non venga quasi riportata, malgrado la sostanziale acquiescenza del governo che ha scelto di non provvedere diversamente. Pure i sindacati si concentrano più sul lasciapassare che su questo.
Ciao, ti ringrazio del tuo “inquadramento” sul discorso V-day.
Relativamente invece all’oggi, volevo fare una precisazione su questa tua ipotesi:
«Cosa ci sia adesso fra questi no pass non lo so. L’unica cosa che mi pare di aver capito è che fra i no vax, che sono pero’ fortunatamente pochi, e il loro allarmismo, ci sia sotto sotto l’eterna ossessione cattointegralista sull’aborto, di pretta importazione USA, come troppi temi del dibattito odierno, che passa stavolta dalla ricerca sulle cellule staminali, vera o complottista che sia la notizia del loro utilizzo nella prima fase della preparazione del vaccino»
Sì e no.
Certamente c’è, più in generale nel mondo complottista più che non “no-vax”, una componente cristiana che definirei “millenarista” in cui vale veramente di tutto, dalle profezie di vari “veggenti” in contatto ciascuno con la propria “Madonna” a letture estremamente reazionarie della fede cristiana e cattolica fino a cadere nella tana del Coniglio di panici Qanonisti di importazione americana ma radicati nella “nostra” storia (come spiega WM1).
Ma questa (IMHO) costituisce una nicchia ben definita e delimitata nel fenomeno che è un po’ più vasto.
Come ho già detto altrove, la componente anti-vaccinista non riguarda solo i “no-vax” in senso stretto venuti fuori con l’obbligo delle vaccinazioni pediatriche all’asilo, ma si è allargata a molti di quelli che in qualche modo percepiscono una certa “sproporzione” di cui si è parlato nei commenti all’ultimo post pubblicato, (https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/a-che-punto-e-la-notte-pandemica/#comment-44564).
Il percorso logico che fanno queste persone è:
– il sistema non è “buono”;
– il sistema vuole obbligarmi a vaccinarmi (introducendo GP e obblighi di legge) nonostante le misure prese e la campagna di vaccinazione in atto siano [percepite come] ampiamente sufficienti se non sovradimensionate;
– la conclusione del percorso logico quindi è «ma allora la vaccinazione è “buona”?»
– (in ogni caso rifiutare un trattamento sanitario dovrebbe essere mio diritto)
Notare la premessa implicita «il sistema non è “buono”» che posiziona queste persone politicamente in modo più definito di chi teorizza doveri “comuni” ma in questo sistema ci vive, ci prospera, e non ha alcuna intenzione di modificarlo o migliorarlo.
In realtà il mio commento di risposta era quello precedente, ma rispondiamo pure qui.
I no vax sono compositi, come peraltro quasi tutto, e preesistono alle manifestazioni no pass. Se ci si deve interagire è essenziale sviscerare la loro genealogia dell’inferno, anche per distinguere tra loro chi persegue uno scopo preciso per quanto ossessivo (in questo caso secondo me la lotta a qualsiasi apertura verso la ricerca sulle staminali) e chi semplicemente viene attratto nella trappola emotivo-cognitiva che WM1 descrive e tu riporti. Si tratta anche di capire su quali elementi i primi possano fare leva nei confronti dei secondi.
Andrebbe quindi esaminata un’ascendenza come quella che ho riportato e che non avevo visto richiamare prima, neanche nei capitoli linkati del libro La Q. Oltretutto qui non si tratta di madonne piangenti, ma di gerarchie stanziali di santa romana più altre periferiche. Il fenomeno, che in un quadro più largo rientra verosimilmente nelle lotte tra fazioni di papi angelici e no, qualche rilevanza deve averla se la Congregazione per la dottrina della fede ha emanato una Nota sulla moralità in proposito.
Non metto link perché non mi è chiaro se sarebbero ammessi.
Ciao,
ho capito a quale “Nota” fai riferimento e a quali “dubbi”, sollevati da chi, questa rispondesse. Ho capito anche a quali gerarchie e a quali “fazioni” ti riferisci (fazioni che secondo me sono in qualche modo riconducibili anche alle 2 “fazioni” capitalistiche cui facevo riferimento qualche post fa, quella più “moderna” del Green New Deal e quella “vecchia scuola” fossile).
Tuttavia trovo che posizionare questa “genealogia” come dici tu in linea ascendente (diretta?) rispetto ai no-vax sia riduttivo e fuorviante rispetto all’attuale fenomeno anti-vaccinista che ha radici IMHO più variegate e profonde*.
La vedrei invece come una linea e una questione “parallela”, con le tue “gerarchie stanziali” che in qualche modo ci convergono con l’obiettivo da una parte a inserirsi e dare la propria interpretazione del/al fenomeno, (esattamente come i fasci che cercano di inserirsi e di dirottare le piazze attuali, le quali però hanno un’origine decisamente più articolata); dall’altra di utilizzare e sfruttare il fenomeno e le tensioni che lo attraversano per dare corpo alle proprie fantasie millenaristiche.
*alla fine, una delle “radici” che pesa di più, l’argomento “non detto” che IMHO più motiva gli anti-vaccinisti è la “sensazione” di sproporzione di cui si è detto, accompagnata dal fatto che fin da aprile – maggio è stato palese che l’unica via di uscita possibile e praticabile e cavalcata da tutto il mainstream per uscire dal “niente sarà più come prima” fossero proprio i vaccini.
E quindi, come ogni buon bastian contrario, una cosa che tutti vogliono tu faccia diventa proprio quella che tu non vuoi fare.
Mi piacerebbe capire perché il mio primo commento è finito in attesa di moderazione, pur non contenendo link né insulti. Comunque mi viene da fare un’altra riflessione. L’opposizione al pass e la stessa idea del lasciapassare vengono dalla Francia, dove ci saranno le elezioni presidenziali il prossimo anno. Possibile che Macron abbia voluto sfruttare la chance di mantenere e rinforzare una normativa emergenziale per stroncare la possibilità di una ripresa del movimento dei Gilet Jaunes, malgrado la durissima repressione poliziesca prima e poi giudiziaria di cui sono stati oggetto, anche attraverso il controllo dei movimenti delle persone e della libertà di riunione. Una spada di Damocle sulla campagna elettorale. Del resto la Francia ha vissuto in stato di emergenza praticamente per anni. Ora, in Italia si voterà nel 2023: Draghi e chi l’ha mandato cosa vogliono da qui a allora?
@Bardamu. Smentire quello che riferisco senza nemeno prendersi la briga di andare a leggere le affermazioni di Palù, mostra un reagire a priori che non sembra avere interesse al ragionamento ma semplicemente ad affermare convinzioni stabilite una volta per tutte; così come l’immediata accusa di cospirazionismo, come se fosse un unicum deumanizzato in cui nessun elemento possa essere considerate plausibile. Palù, ripeto, non io, parla di letalità allo 0.2 % (ti allego in link dell’intervista.
https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/21_agosto_22/palu-valutare-l-obbligo-vaccino-chi-svolge-funzioni-pubbliche-19d2061e-02b9-11ec-8e26-190f86cd2b10.shtml
So bene che secondo i dati dell’ISS la letalità è più alta (avresti potuto almeno risparmiarti la lenzioncina paternalistica sulla differenza tra mortalità e letalità). Forse il presidente dell’Aifa fa riferimento allo studio di Ioaniddis che come ben saprai è stato ampiamente citato dai cosiddetti cospirazionisti e si può tranquillamente trovare sul sito dell’OMS? Andrebbe a proposito anche aggiunto che secondo lo stesso Ioaniddis, in un altro suo studio pubblicato a marzo del 2021, i dati italiani sono considerati “impossibili”, incompleti e inaffidabili, tanto che sono stati esclusi dallo studio. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/eci.13554
Ma quello che mi premeva qui era evidentemente ragionare piuttosto sulla granitica certezza del vaccinismo, che nonostante chi lo professi o predichi continui a sostenere il contrario, è diventata una vera e propria ideologia politico-religiosa e come tale difficilmente attaccabile con il ragionamento.
@ Isver. Le tue spiegazioni numeriche (nonostante il tuo 2% sembri esagerato) confermano proprio quello che cercavo di dire io spingendo in modo paradossale (il paradosso per chi non lo coglie può essere letto come una pericolosa e pretestuosa fesseria) il ragionamento. Una cosa è infatti dire genericamente, come fanno tutti i media che il vaccino protegge al 97% (in questo senso, secondo i dati, “paradossalmente” lo fa anche il tuo sistema immunitario), una cosa completamente diversa è dire che riduce la probabilità di morire per chi si ammala dello 0.6%. Hai mai letto un giornale di regime presentare i numeri dell’effetto del vaccino in questo modo, con tale sobrietà? Ovviamente no, e se ne guardano bene dal farlo: sarebbero numeri non vendibili per la massiccia campagna propagandistica in atto.
@ Wu Ming, mi dispiace per il periodo ipotetico incriminato, starò più attento.
“Una cosa è infatti dire genericamente, come fanno tutti i media che il vaccino protegge al 97% (in questo senso, secondo i dati, “paradossalmente” lo fa anche il tuo sistema immunitario), una cosa completamente diversa è dire che riduce la probabilità di morire per chi si ammala dello 0.6%.”
Forse perché una cosa è vera e l’altra no? Se i vaccini proteggono al 97%, ripeto, allora riducono la letalità reale del 97%. Se per ipotesi la letalità reale – grazie alla protezione del sistema immunitario – è del 2%, allora grazie ai vaccini diventa dello 0,06%. La differenza, come ho spiegato, è quella che c’è tra avere due morti ogni cento contagiati e averne sei ogni diecimila contagiati.
Se la applichiamo a dieci milioni di persone, vuol dire passare da 200.000 morti a 6.000.
Vogliamo abbassare di un ordine di grandezza la letalità, 0,2%? Vuol dire passare da 20.000 morti a 600.
Vogliamo abbassarla di un altro ordine di grandezza, 0,02%? Vuol dire passare da 2.000 morti a 60.
Per considerare trascurabile l’effetto dei vaccini sulla letalità del virus, il virus dovrebbe avere una letalità tale per cui… non ci saremmo mai accorti della sua esistenza.
Isver, secondo me il tuo discorso è totalmente condivisibile tranne nel punto finale per cui invece direi: “Per considerare trascurabile l’effetto dei ‘vaccini’ sulla letalità del virus, il virus dovrebbe avere una letalità tale per cui *oggi* non ci accorgiamo della sua esistenza”. Che abbia fatto tanti morti durante le due ondate del 2020 non dovrebbe guidare le nostre azioni nel 2021 e magari per il resto della vita. Inoltre dovremmo guardare i morti complessivi per tutte le cause, nelle sue davvero minime differenze rispetto a quelli degli anni scorsi per tutto il presente anno; non fidarci acriticamente dei bollettini delle ore 18. Piuttosto potremmo chiederci se tornerà di nuovo a fare molti morti in futuro, dopo la pausa che si sta prendendo lungo tutto questo 2021, e allora sì in tal caso se conviene prevenire anche così drasticamente.
Io non ho affatto sottovalutato l’efficacia del vaccino in sé, cercavo di relativizzare, di dire che quell’efficacia va messa in proporzione alla reale possibilità di ammalarsi gravemente. In quella letalità del 2%, verosimilmente più vicina allo 0.2%, rientrano, infatti, in larga maggioranza classi d’età avanzate (l’età media di chi muore è 83 anni) e gruppi di persone con gravi patologie pregresse: fare un discorso generico sull’efficacia dei vaccini non ha molto senso a meno che questi non fermino effettivamente e consistentemente la diffusione del virus, cosa che fino ad adesso sembra essere messa in discussione anche dalla parte più ortodossa della comunità scientifica.
Vaccinare chi corre rischi ha senso, voler vaccinare a tutti i costi chi non corre rischi o ne corre di minimi non solo non ha senso ma conferma la deriva ideologica di carattere medico-scientifico di cui parlavo nel primo intervento se non addirittura la strumentalizzazione politico-economica da parte dei poteri.
Al di là di tutto ciò, continuare ad avere un approccio meramente matematico e sanitario alla pandemia, dopo tutto quello che abbiamo visto e sopportato in questi 18 mesi, dimostra che il vaccinismo è ormai la nuova ideologia di riferimento di buona parte della sinistra radicale (se così vogliamo ancora chiamarla) italiana oggi.
Al di là del fatto che il resto del commento è inqualificabile, per motivi che nemmeno mi dilungo a spiegare (viene in mente la vignetta di qualche post fa: “compagni, è ottobre e dobbiamo fare la rivoluzione…”), Andrea ha ragione su un punto.
L’estrazione da parte delle piattaforme di _relazioni_ fra i dati aggregati (tanto vuol dire “data mining”, non “estrarre dati” ma “estrarre [relazioni] dai dati”) per conoscere correlazioni tra abitudini di consumo e aspetti biografici; oppure i perversi meccanismi di automazione, personalizzati ma fondamentalmente impersonali, che creano le dinamiche più tossiche dei social network (bolle, eccetera) non sono comparabili per mezzi _e_ fini con la schedatura personale e la sorveglianza individuale in perfetto stile Stasi che, resa più facile e più automatica dalla tecnologia, si fa strada nei posti peggiori del mondo.
Da Repubblica Torino:
Pioggia di multe anti-Covid: la nuova arma contro i cortei No Tav non autorizzati
Apprezzabile il candore con cui proprio questo giornale descrive la situazione, paradossalmente scavalcando a sinistra certe testate “di movimento”.
Ah, già, se dici che l’emergenza pandemia è funzionale anche a questo, che gli strumenti emergenziali introdotti ora rimarranno anche dopo, che la circolazione del virus anche una volta ridotta ai minimi termini resterà un pretesto per qualunque arbitrio, se dici questo non puoi che essere un “complottista”… Ma a forza di recepire in modo acritico ogni provvedimento si va a finire qui.
«La strategia della questura di Torino non sembra avere come prima finalità la tutela della salute: piuttosto si tratta di una risposta nuova a un fenomeno consolidato.»
Più chiaro di così…
Per noi la frase che abbiamo messo in corsivo trascende quel che sta accadendo a Torino. È il giudizio che abbiamo dato su gran parte di ciò che è stato fatto nell’ultimo anno e mezzo.
Segnaliamo questo intervento apparso sul sito del Nucleo Comunista Internazionalista:
Appunti (e spunti di riflessione) sulla maledizione pandemica
Come sempre, il disclaimer: la segnalazione non implica condivisione di ogni singola riga, bensì la constatazione da parte nostra che nel complesso – e in particolare al punto 5 – il testo è utile al confronto dentro quella parte di sinistra antagonista («radicale», «di classe», «rivoluzionaria», «di movimento») che non ha aderito alla narrazione virocentrica o che faticosamente se ne sta discostando.
«5. […] Chi contesta gestione, vaccini e lasciapassare lo farebbe esclusivamente per affermare la libertà individuale, chi non le contesta affermerebbe, invece, il proprio profondo comportamento comunitario, in grado di assoggettare le spinte individualistiche all’interesse comune, prodromo del comunismo a venire. A me questa pare la più (carognescamente) esilarante delle scuse. Se si guarda all’opposizione dei piccoli e piccolissimi capitalisti al confinamento (quasi) generalizzato si può indubbiamente vedere in azione una rivendicazione di libertà individuale fondata sull’essenza capitalistica di libertà di sfruttare, anche se non si dovrebbe dimenticare che in queste pulsioni si fa spazio, oggi come oggi, contraddittoriamente più che la libertà di sfruttare quella di vivere, ossia di esercitare un’attività per guadagnarsi da vivere, sia pure in una condizione che si elevi da quella proletaria. Se si guarda, invece, alle pulsioni di poter esercitare una vita sociale, o di poter essere liberi di scegliere se sottomettersi o meno a un trattamento sanitario, il piano cambia completamente. L’una non si può confondere con l’altra. Vero è che la prima (libertà di sfruttare) può farsi forte agitando anche la seconda. Ma ciò è vero per qualsiasi rivendicazione di massa. Ognuna di esse può evolvere in un senso (rafforzamento del capitale) o nell’altro (gettare condizioni per la formazione di una comunità di lotta di classe). Quel che decide della direzione non è meccanicamente contenuto nella rivendicazione in sé, ma nelle condizioni generali in cui la lotta si svolge.
Le prime contestazioni che prepararono il ’68 erano tutte individualistiche.
Dal giovane Usa spaventato dalla leva obbligatoria per il Vietnam, agli afro-americani oberati dalla discriminazione razziale che li penalizzava come individui nell’ambito della società, ai giovani occidentali che avvertivano il peso opprimente delle convenzioni sociali, alle donne che non sopportavano più la gabbia-famiglia e la tutela sui propri corpi e la propria vita del padre-padrone, marito-padrone, del prete e della chiesa, ecc., ai contadini, operai, piccoli borghesi stanchi dell’oppressione coloniale che gli impediva di godere di una più ampia libertà individuale, economica e sociale, all’operaio che voleva finalmente partecipare come individuo allo sviluppo generale che il suo lavoro aveva consentito, e così via. Tutti partivano da una rivendicazione di maggiore libertà individuale. La somma di queste esigenze divenne collettiva e si trasformò in comunità solo allorquando si avviò il percorso della lotta collettiva. Perché si avviò? Perché a ogni singola oppressione corrispondeva un preciso oppressore che ne beneficiava a suo vantaggio, e perché tutti gli oppressori facevano fronte comune nello Stato (e nelle sue istituzioni, famiglia, esercito, chiesa, ecc.) e nel difendere ed estendere il dominio del rapporto di capitale […]
Cosa ha determinato il passaggio dalle pulsioni individuali per la libertà individuale in lotta collettiva contro il capitale (almeno nelle intenzioni, che furono, non di meno, enormemente diffuse)? Il semplice riconoscere di non essere soli a rivendicarle e che l’unione di tutti gli interessati era molto più efficace per conseguirle. Ciò ha aperto il successivo passaggio di coscienza sul fatto che l’oppressione esisteva perché c’erano degli oppressori che la sfruttavano ed erano intenzionati a preservarla. Gli oppressori, ulteriore passaggio, non erano poi tra loro slegati, ma facevano fronte comune nello stato e nella difesa di un determinato sistema economico-sociale. A ciò si giunse perché la mobilitazione si estese coinvolgendo agenti sociali, i proletari, che per esigere le loro libertà individuali dovevano necessariamente aggredire il cuore del sistema, cioè il rapporto di capitale basato sullo sfruttamento dell’uomo. Il ’68 fu, perciò, un primo, potente (e contraddittorio quanto si vuole), annuncio della nuova epoca in cui la lotta non era più del proletariato contro la borghesia per decidere quale classe, e come, doveva sviluppare le forze produttive, ma tra una parte rilevante (ed estremamente composita) dell’umanità che opponeva al capitale in via di farsi totale (cioè sussumere sotto di sé l’intera vita individuale e dell’organismo sociale) la totalità
della sua opposizione e dei suoi bisogni […]
Se si applicasse al ’68 lo schema che oggi tanti rivoluzionari applicano alla libertà individuale richiesta da chi si oppone al confinamento come misura di gestione della pandemia, al vaccino obbligatorio e al lasciapassare sanitario bisognerebbe concludere che sarebbe stato meglio soffocare in fasce le esigenze di libero amore, bollare di individualisti piccolo-borghesi i giovani renitenti alla leva obbligatoria per il Vietnam, deridere gli operai che non si occupavano solo di salario e orario di lavoro, ma esigevano, come i giovani, le donne, ecc. una vita più libera, e, dunque, più piena di relazioni sociali liberamente scelte.»
N.B. Il link era rotto, l’abbiamo aggiustato.
E finalmente arriva l’approvazione definitiva del vaccino Pfizer da parte della FDA americana. Tutto ciò senza alcuna discussione pubblica dei dati e solo dopo 6 mesi di sperimentazione clinica, sperimentazione che va ricordato era stata invece progettata per un periodo di due anni. Va detto inoltre che la sperimentazione manca del gruppo di controllo placebo, avendo Pfizer deciso, arbitrariamente e contro ogni protocollo scientifico, di vaccinare in anticipo tutti, inclusi coloro che avevano ricevuto inizialmente il placebo. Una cosa talmente eclatante che lo stesso BMJ si è sentito in dovere di denunciare la scorrettezza scientifica dell’azienda e quella politica di FDA. https://www.bmj.com/content/374/bmj.n2086?fbclid=IwAR2lQHkKhHGj09xBBhZ4RuHKduoSf5Vx4UwiFvLM6lmRZOuf511eLJPpe4c
Segnalo il primo caso (la notizia è di poche ore fa) di rifiuto accademico del Green Pass: trattasi di professore ordinario dell’Università di Padova, che con lettera pubblica rimette il mandato al rettore (“Sottolineo che in una università’ libera quale credevo fosse, l’appartenenza a tessere di partito, fasciste o di green pass fossero avulse, dato lo spirito libertario e democratico che credevo ci appartenesse. Sono fiero pronipote del prof. Costanzo Zenoni, che rinuncio’ alla cattedra di Anatomia all’Universita’ di Milano per non aderire al partito fascista”). L’intera argomentazinoe è leggibile qui: http://ptaunipd.altervista.org/blog/collega-rettore/.
Comunque, media e governo stanno riuscendo a far passare la proposizione “no green pass= no vax” ed è una cosa molto grave oltre che – l’ennesima – forma disonesta e meschina per creare davvero un conflitto sociale (o sei con lo Stato o sei un antagonista; o sei solidale alla comunità o sei egoista, o peggio, solidale con quelli contro la comunità, per cui devi essere emarginato: una forma propria di un contesto tribale, non di una società civile che vuol dirsi erede di Rousseau e tutte quelle pippe sulla realtà occidentale): credo che il prossimo futuro sarà un periodo ancora peggiore rispetto ai precedenti. Non tanto dal punto di vista individuale (penso che non ci saranno più restrizioni paragonabili al passato) ma più che altro rispetto alle ingiustizie che dovrò assistere: già ora una mia amica deve sperare che facciano la merdosa Dad se vorrà seguire le lezioni universitarie (Università: dovrebbe essere rinominata “esclusività”), mentre un’altra non potrà più insegnare in una scuola superiore (è una no vax non convincibile). Io il 15 settembre avrò la seconda dose di Pfizer, e sto seriamente pensando di non scaricare il green pass quando ne avrò l’opportunità. Non so però se sarò così forte (sostanzialmente mi precluderebbe il 90% delle cose che amo, dal momento che dello shopping non me ne fotte niente. Ma almeno il lavoro lo manterrei).
Ciao,
scrivo per esprimere dissenso su un aspetto del “Kit Antifascista contro il green pass”.
Condivido tutto quanto è scritto nel Kit, ma sono rimasto perplesso nel leggere che il green pass viene ritenuto un “lasciapassare fascista”. Capisco la necessità di ricondurre un discorso politco nel giusto binario, (necessità quanto mai… necessaria in questo periodo storico, visto che sono i gruppi sovranisti/fascisti che hanno fatto propria la “lotta” contro le norme politiche in tema sanitario da quando c’è il Covid) ma il lasciapassare in questione non è fascista. E’ sicuramente prodotto da menti liberiste e clericali, e questo è sotto gli occhi di tutte/i; i suoi effetti assumono tratti antidemocratici, soprattutto in rapporto alla libera circolazione e all’accesso al lavoro (appare inquietante nonché vagamente medioevale dover dimostrare con un certificato “sanitario” di essere sano, per poter lavorare). Ma rimane un prodotto non fascista; definirlo tale temo che serva solamente a confondersi.
Scusate l’esondazione di parole per una sola parola; credo che in certe occasioni i dettagli vadano a definire il contesto.
Un saluto,
Edoardo
1/2 Essendo rimasto solo questo post per commentare in tema di greenpass, posto qui (su tutti gli altri non è possibile commentare per via della chiusura dei commenti per raggiungimento del numero massimo di commenti)
Sul discorso privacy-e-greenpass (In “A che punto è la notte..” https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/08/a-che-punto-e-la-notte-pandemica/#comment-44765) Intendevo rispondere al commento di @Fabio Trabattoni (in “Gli strange days di Trieste”/3 https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/11/strange-days-no-green-pass-trieste-3/#comment-47470) e alle lacune e gravi imprecisioni in esso contenute, ma il raggiungimento del limite di 500 commenti sotto quel post non mi permette di postare di là.
Eviterei comode (e pericolosamente ipertranquillizzanti) “pietre tombali” su temi così importanti e a malapena sfiorati, visto anche
che le stesse documentazioni (le brochures ministeriali e la documentazione presente nei sorgenti della app) citate da Trabattoni
smentiscono il suo stesso post (come pure, specialmente, un semplice test che si puo’
fare installando la app in questione. Tanto per dirne una: attivare la connessione
è prerequisito per l’uso della app. E anche questo è un dato di fatto. Non è una questione di “creatività”. Tantomeno di “complottismo”, di cui son stato “accusato” con tanta leggerezza..)
Per brevità, siccome il commento è diventato chilometrico e difficile da gestire[*], metto tutto in un pastebin per chi vuole saperne di piu’:
[ https://pastebin.com/dG7dbwkG ]
In sintesi:
1) la app necessita di connessione ad Internet per il primo utilizzo, per aggiornare la CRL (Certificate Revokation List). Oltre a cioè è necessario collegarla periodicamente (una o piu’ volte al giorno) per non incorrere in disservizi e multe derivanti da uso di dati non aggiornati.
2) alle aziende il ministero offre una convenzione. Una connessione adhoc per la verifica automatica dei greenpass. In pratica l’azienda, per via telematica, comunica chi è entrato al lavoro a inizio turno e l’addetto alla verifica deve solo controllare che nessuno sia sprovvisto di gp (o abbia gp scaduto/revocato).
3)le connessioni della app non sono dirette, pare vengano delegate ad una libreria di google (googleplayservices o gsf o altro) che possono benissimo appiccicare dati (uuid o account google) che rendono l’utente verificatore identificabile e quindi identificabile il luogo in cui le verifiche vengon effettuate.
[continua]
2/2
4) le FAQ governative parlano spesso di contrasto a usi impropri e alla contraffazione senza spiegare come ciò avvenga. Ciò è possibile solo se l’id di certificato (es: fotocopiato/duplicato e usato in contemporanea in piu’ luoghi) vien segnalato tramite la connessione di download usata ogni volta che si va ad aggiornare il CRL.
5) il concetto di “privacy” spesso esposto dal governo sembra una mossa di marketing. Ha sempre dirottato l’attenzione su come abbia intenzione di impedire che i verificatori mettan le mani su dati medici riservati degli utenti il cui gp viene verificato. Nulla han mai detto sui dati che i controlli possono generare come effetto collaterale (CHI e DOVE viene verificato). Il marketing governativo spaccia per privacy un concetto ben diverso, il concetto di “confidentiality”. Di fatto il governo ‘finge’ di non far parte dell’insieme di soggetti che rischiano di violare la privacy del cittadino. Di fatto si considera proprietario di quei dati, esclude altri soggetti dalla visione ma non prevede di evitare di ottenere altri dati (dati, per molti versi, piu’ pericolosi: localizzazione costante degli accessi).
“il paese che tutto il mondo ci invidia” (proclama diffuso a reti unificate
da parecchi programmi tv) potrebbe in realtà differirsi di molto dalle numerose
brochures ministerialmente diffuse ..
Andrebbero evitate quindi facilone e ipertranquillizzanti “conclusioni tombali”, così come il ricorso alla accusa di complottismo verso chiunque si ponga leciti dubbi sull’onestà del governo.
Questo approccio porta ad una tranquillizzazione eccessiva e dannosa, una sorta di
narcotizzazione della ragione ..
Quando si discute non è mai una cosa simpatica mettere “pietre
tombali” su una discussione e nemmeno sagia, siccome posson sempre emergere
informazioni prima non note. Quindi ben venga se qualcuno aggiunge informazioni
utili. Ogni nuovo contributo/info è sempre costruttivo (specie in un
contesto/periodo di diffusa opacità governativa)
[*]scusate per la prolissità e per eventuali refusi
Mi ha colpito in questi giorni la chiarezza di un post di Sergio Bontempelli del “lontano” 2008 che sintetizza come, storicamente, “gli strumenti polizieschi di governo dell’immigrazione”, i passaporti e i controlli alle frontiere sarebbero un’invenzione della prima guerra mondiale, tornata in auge negli anni ’70, _di fronte a una percezione di insicurezza propria del sistema politico_: https://archive.ph/wip/FhFk6
Vale a dire, quando la classe politica si sente delegittimata di fronte a fenomeni ingovernabili, tirerebbe fuori i passaporti e i respingimenti _a tutela della propria stessa posizione_.
Il parallelismo con la sanità poliziesca (ma pure coi CPT, col Brexit, con Trump) è fin troppo facile, ovviamente.
Approfitto del commento di Rinoceronte_obeso per salutartlo e salutare autori e fruitori di questo spazio e per appiopparvi una brevissima riflessione (pure OT) sullo stato della infosfera oggi.
In questi giorni su social mainstream da una parte e su forum “complottisti” dall’altra leggevo notizie sempre più efferate e sconcertanti.
Sul mainstream leggevo le notizie con uno spin, nel mondo della controinformazione le leggevo con spin letteralmente opposto e spesso ribaltando la responsabilità al contrario.
In ogni caso le fonti di entrambe le parti sono spesso approssimative, autoreferenziali, di parte, affette da pesanti bias anche quando contengono nuclei di verità oppure non verificate.
Inutile dire quanto ci si trovi spiazzati e quanto io tenda a notare le stesse dinamiche informative e anche sociali che hanno imperversato per i lockdown, il GP e la campagna di vaccinazione pseudo-obbigatoria.
Tutto questo per dire che del metodo e della cassetta degli attrezzi di Nicoletta Bourbaki c’è e ci sarà un gran bisogno in futuro (sempre se non ci nuclearizzano) per affrontare e raccontare le vicende di oggi.
Grazie a tutti e a presto.