Ribelli al confino è una graphic novel ambientata a Ventotene, sceneggiata e disegnata dal grande Maurizio Ribichini.
Ribelli al confino è anche una mostra itinerante pensata per le scuole e in generale per le giovani generazioni, «realizzata su sedici roll up dedicati alla storia del confino politico durante il regime fascista e alle diverse forme di opposizione che le vittime elaborarono al tempo».
Il progetto è a cura dell’ANPPIA, l’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti fondata da Umberto Terracini, in collaborazione con il Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione – Isole di Ventotene e di Santo Stefano, che molti conoscono nella persona del suo infaticabile frontman Anthony Santilli.
Proprio ad Anthony si devono la consulenza storica e l’apparato didattico e iconografico che arricchisce e completa il libro, approfondendo ciò che è apparso, perturbante, nelle tavole del Ribichini.
Ma prima di tutto questo – e qui c’entriamo noialtri e in fondo è il motivo per cui ne state leggendo su Giap – appare un antefatto scritto da Wu Ming 1.
Infatti – ecco che alla buon’ora lo diciamo – Ribelli al confino è anche uno spin-off del romanzo di WM1 La macchina del vento (Einaudi, 2019).
L’antefatto si intitola Il vento, le onde, il confino e si svolge nell’autunno del 1926, il momento delle «leggi fascistissime» e della definitiva trasformazione del governo fascista in dittatura. Ecco l’incipit:
«Bologna, 31 ottobre 1926. Mussolini è in visita in città. All’incrocio tra via Rizzoli e via Indipendenza, un colpo di pistola raggiunge l’auto su cui viaggia. Il proiettile attraversa il bavero della giacca, perfora il cappello a cilindro del sindaco Puppini, che lo teneva in grembo, e si conficca nell’imbottitura della portiera.»
La storia a fumetti, invece, si svolge in un indefinito oggi, ma anche in uno ieri sospeso nell’oggi, come suol dirsi «sospeso» un componente allo stato solido finemente suddiviso e disperso in un liquido.
È una luminosa giornata di Ferragosto (di che anno?) quando, a Ventotene, Pietro incontra Giulio.
Ma… chi è Giulio?
«Ventotene era più che adatta, per mandarci confinati. Da venti secoli era lí alla bisogna e il fascismo si era impegnato a renderla perfetta, a rendere la fuga impossibile. Niente piú figure barbine come l’evasione da Lipari di quei tre, Emilio Lussu, Carlo Rosselli e Francesco Fausto Nitti. Erano passati dieci anni, Rosselli era pure morto, ma ai fascisti quello smacco bruciava ancora. No, a Ventotene non sarebbe accaduto. Si era presa ogni precauzione: sorveglianza strettissima in terra e in mare, limiti imposti alla navigazione, motoscafi Mas che giravano intorno all’isola con mitraglie sempre puntate. Dopo l’uso, ogni barca privata andava ormeggiata al porto, vietato tenerla incustodita in rada, e guai a lasciare a bordo vele e remi.
Un tentativo di fuga c’era stato, qualche anno prima. Il romano Stramucci, carpentiere, e il veneziano Marcaleone, marinaio fuochista, entrambi anarchici se ben ricordo, si erano costruiti un rozzo sandolino, poco più di una zattera. Una notte erano salpati di nascosto, in rotta verso Gaeta, ma nel Tirreno intorno alle Ponziane si aggirava Poseidone, dio del blu che ci tentava, dio dell’olio di ricino, da tempo in combutta col regime. Il mare si era
imbizzarrito, le onde avevano sfasciato l’imbarcazione e i due naufraghi erano stati riacciuffati.» (Wu Ming 1, La macchina del vento)
«Colpisce del lavoro di scrittura di Ribichini innanzitutto la naturalezza della narrazione, mai didascalica, e anzi dotata di un equilibrio praticamente perfetto tra realtà e immaginazione, tra detto e non detto: è il lettore a intuire, dopo aver seguito uno per uno i sassolini che l’autore semina durante tutta la storia senza il minimo clamore ma nei punti giusti, lasciando a chi legge da una parte l’emozione di cogliere la poesia del racconto, dall’altra la sensazione di essere coinvolto nella stessa indignazione e lotta alle ingiustizie, così per il passato come nel presente.
[…] Uno dei migliori autori del fumetto underground italiano torna con un monocromatico acquarello e china e con il suo inconfondibile tratto, in costante equilibrio tra incertezza e grazia. Il susseguirsi di vignette coi protagonisti in movimento tra nascondigli e fughe, che riportano alla condizione di clandestinità e di pericolo dei confinati, si alternano a momenti di pausa dal respiro più ampio, che permettono la riflessione e il confronto tra i due personaggi» (Rai Cultura)
Dopo i bastoni tra le ruote messi dall’emergenza pandemica, e sperando che non tornino a prevalere terrore e paralisi, col nuovo anno scolastico la mostra Ribelli al confino ha preso a circolare nelle scuole di Roma e del Lazio. Fuori regione è già stata allestita a Vigevano e La Spezia. Se questo post ti ha incuriosito e ti interessa portarla dalle vostre parti, puoi scrivere all’ANPPIA e/o al Centro di documentazione di Ventotene e Santo Stefano.