Bologna si è affacciata sugli anni Venti del Duemila dichiarando per bocca del suo sindaco di essere «la città più progressista d’Italia».
Il primo frutto di questo suo progresso, l’opera più importante dell’immediato futuro, sarà l’allargamento del nastro d’asfalto che l’attraversa, da oriente a occidente. L’infrastruttura formata dall’A14 e dalla tangenziale raggiungerà in alcuni tratti le diciotto corsie. Per chi non la conoscesse, si tratta di un’autostrada urbana, che corre a circa tre chilometri dal centro storico, nel ventre di quartieri popolosi, e dunque a ridosso di case, condominii, campi coltivati, parchi e scuole.
Nell’ormai diffusa e solida consapevolezza che occorre ridurre l’uso dell’automobile, un progetto del genere ha l’aspetto di un mostro riemerso dal passato. È quanto di più retrogrado, inutile e ingiusto si potesse immaginare per contenere l’inquinamento, l’impatto sul clima, gli ingorghi.
Retrogrado, perché investe miliardi nel trasporto privato, manco fossimo negli anni Sessanta.
Inutile, perché ormai lo sanno anche le pietre che seminare strade significa raccogliere traffico.
E soprattutto ingiusto, perché impatta su zone della città dove abitano famiglie straniere, a basso reddito, tenute a distanza dai quartieri residenziali della classe digerente (non è un refuso).
Un’opera che la Storia non assolverà, come l’abbattimento delle mura cittadine all’inizio del Novecento.
Sopravvissute per oltre cinque secoli, le mura vennero distrutte in poche settimane, ufficialmente per combattere il «degrado» dei loro angoli bui, all’atto pratico per migliorare la viabilità al contempo dando lavoro a qualche centinaio di disoccupati. Ma in quel caso, almeno, si trattò di un provvedimento in linea con lo spirito del tempo, che solo in pochissimi criticarono. Era l’alba della civiltà dell’automobile. Oggi invece l’idea di allargare un’autostrada che ha già dodici corsie, facendole spazio dentro una città, sembra uscita da un romanzo distopico, o da una gara di barzellette.
Invece, con sprezzo del ridicolo, il sindaco Lepore sostiene che l’obbrobrio è un’opera di nuova generazione, un simbolo green della transizione energetica. E questo grazie alle «migliorie» che le sono state appiccicate come foglie di fico: piantumazioni d’alberi, pannelli solari, depuratori, asfalti anti-rumore, gallerie. Oltre a un percorso partecipativo così concepito: «Cittadini, l’opera si farà e non si discute. Se però avete da suggerire abbellimenti e correttivi, vi concediamo una serata per esporceli. Quindi sceglieremo quelli che ci piacciono e tante grazie per la collaborazione.»
Lo stile è quello tipico dell’amministrazione alla bolognese. Lustrini e ragù, bollini Unesco e “società civile” per occultare l’estrema violenza con la quale si monetizza ogni centimetro quadrato della città. Un’estrazione di valore simile a quella del petrolio, dove anche la bellezza, o l’atmosfera di un rione, diventano “risorse” da sfruttare fino all’ultima goccia.
Contro questo modello c’è una città che resiste e costruisce alternative. Invano, verrebbe da dire, a chi osserva il panorama dall’alto, in una spietata visione d’insieme; ma con qualche piccolo risultato, se invece si stringe l’inquadratura e l’ampiezza dei luoghi. Il Passante di Bologna – la nuova A14/Tangenziale – è lungo circa tredici chilometri. Non pare insomma troppo grosso per riuscire a fermarlo, a patto di provarci davvero.
I prossimi mesi saranno decisivi. L’inizio dei cantieri, sulla carta, è ormai alle porte.
Per rilanciare la battaglia contro quest’opera dannosa, inutile e imposta, insieme ad altri comitati e associazioni abbiamo pensato di proporre una camminata a ridosso dell’A14/Tangenziale, con partenza dalla sua estremità orientale, alla Croce del Biacco, e arrivo alle Caserme Rosse, dove incroceremo la marcia I sollevamenti della Terra.
Questa marcia, promossa da più di quaranta soggetti collettivi, è contro i progetti insostenibili che potrebbero abbattersi sul territorio bolognese, dalla Bassa pianura all’Appennino.
Il ritrovo per il nostro rituale ambulante è alle ore 14.30 di sabato 3 settembre sul sagrato della chiesa di San Giacomo della Croce del Biacco (subito di fronte si trova l’omonima fermata del 14). Cammineremo per circa 9 chilometri e arriveremo intorno alle ore 18.
Lungo il tragitto osserveremo i prati dove dovrebbero sorgere i cantieri del Passante, attraverseremo i quartieri che ne subiranno l’impatto e soprattutto invertiremo il punto di vista consueto: quello dell’automobilista che guarda distratto oltre il guardrail e magari pensa: «toh, che bella campagna vicino alla città!», senza domandarsi, al contrario, come appare l’autostrada a chi vive in quella campagna.
Al termine, dopo l’incontro con i partecipanti alla marcia, ci fermeremo per una serata di approfondimento sul Passate presso la scuola di musica Ivan Illich. Consigliamo scarpe comode, borraccia d’acqua e abbigliamento adatto al meteo della giornata. A chi volesse fermarsi anche la sera, suggeriamo di portare una cena al sacco, da consumare sul posto.
Cogliamo l’occasione anche per dare le ultime notizie su I sollevamenti della Terra.
La marcia partirà da Ponticelli di Malalbergo, per celebrare il successo della Rete No Hub nell’impedire che un’antica risaia venisse trasformata nell’ennesimo “polo logistico”.
La meta finale è al Lago Scaffaiolo, sul Corno alle Scale, dove la Regione Emilia Romagna sostiene a spada tratta la costruzione di una nuova seggiovia quadriposto, su un versante ancora intatto della montagna.
Nel mezzo, le diverse tappe saranno collegate ad altre aggressioni al territorio bolognese.
Qui trovate il manifesto e il documento dell’assemblea promotrice.
Qui i contatti per informazioni su orari, pasti, pernottamenti.
Qui il programma delle dieci tappe, dal 2 all’11 settembre, con i vari incontri serali, le assemblee, le soste principali e la grande festa finale.
A chi volesse prepararsi in vista dell’appuntamento di sabato prossimo, proponiamo la lettura dell’inchiesta sul Passante che scrivemmo insieme a Wolf Bukowski già nel 2016.
Qui trovate tutte le sette puntate.
La seconda (con un addendum) riguarda il farlocchissimo percorso partecipativo citato poco sopra
Questa e questa, invece, affrontano le questioni più tecniche.
Qui abbiamo spiegato nel dettaglio per quali motivi le «migliorie» proposte per il Passante sono soltanto una copertura, dietro la quale l’avvelenamento dell’ambiente e delle persone non fa che aggravarsi.
Aggiornamento 30/08/2022. Proponiamo anche qui su Giap un video sul Passante realizzato dalla rete Bologna for Climate Justice, che troviamo molto chiaro ed efficace. Fa capire quale mostro incomba sulle periferie bolognesi e, trattandosi di un sistema integrato, su tutte e tutti noi. Buona visione.
Secondo aggiornamento 31/08/2022 Al termine dei quattro passi contro il Passante, per chi desidera partecipare alla serata presso la scuola di musica Ivan Illich ci sarà la possibilità di cenare, al costo di 5 euro (50 centesimi andranno a sostegno della marcia I sollevamenti della Terra). Il cibo sarà preparato da Pasto Nomade con prodotti dell’azienda agricola Zanarini, vino e birra di Fermenti Sociali e pane offerto da Antonella e Mario. Sarà presente anche un banchetto di Campi Aperti. Ricordiamo che i quattro passi si faranno anche in caso di pioggia e che il percorso sarà comunque fangoso, l’erba e gli arbusti bagnati, le nutrie in attesa di prede.
A proposito della nuova seggiovia quadriposto Polla – Scaffaiolo sul Corno alle Scale, il sito del comitato Un altro Appennino è possibile ha dato questa mattina una notizia importante:
“Tra i vari argomenti e pseudo-argomenti sventolati dai sostenitori della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo, il più odioso di tutti ci è sempre sembrato quello che tira in ballo la disabilità. Odioso perché un’intera categoria di persone viene strumentalizzata per giustificare il progetto senza che nessuno si prenda la briga di chiedere il loro parere. La seggiovia quadriposto, a detta dei suoi paladini, renderà accessibili le bellezze del Corno anche a chi non le può raggiungere a piedi. «Il Resto del Carlino» non fa che ripeterlo, come un mantra, ad ogni nuovo articolo in proposito. Ma che ne pensa chi si trova in quella condizione? A qualcuno è venuto in mente di domandarlo?
Beh, a noi sì. E nelle scorse settimane abbiamo ricevuto per conoscenza una prima risposta. Si tratta della lettera che la Federazione Italiana Superamento Handicap dell’Emilia-Romagna ha inviato al presidente della Regione, alla vicepresidente, all’assessore al turismo e a quella per la montagna e le aree interne.”
L’articolo continua qui riportando per intero la lettera della FISH, che boccia senz’appello il nuovo impianto e la pretesa di costruirlo “a beneficio dei disabili”.