La scorsa primavera, una raccolta fondi lanciata da Casa Spartaco, dall’Anpi di Correggio e dall’Istoreco di Reggio Emilia, ha permesso di realizzare Veglione rosso, un volume di racconti scritti da Wu Ming 2, uno per ciascuno dei dodici correggesi uccisi dai fascisti tra il 1920 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Storie di muratori, braccianti, contadini, falegnami, operai. Donne e uomini che hanno rifiutato un destino di fame e fatica. Venivano da famiglie socialiste, anarchiche, comuniste. Oppure erano i primi, della loro schiatta, che avessero osato iscriversi a un sindacato, a una cooperativa, a una lega di lavoratori. I primi a scioperare, i primi a pretendere di stare meglio, senza aspettare il giudizio universale. Bastonati, per questo, sulle strade di un borgo che sa di letame. Aggrediti nella nebbia che sale dai fossi. Pestati a sangue accanto alla bicicletta. Avvelenati con l’olio di ricino alla Casa del fascio. Malmenati in caserma e in prigione. Stesi nella polvere di una cavedagna, nel fango dei campi, sul selciato di una piazza, fuori dall’osteria, davanti alla porta di casa.
Piccole storie di una città di provincia, molte delle quali ormai dimenticate, senza cippi né lapidi, perse tra le pagine di vecchi opuscoli, pubblicazioni difficili da trovare, referti medici e faldoni d’archivio. Correggio come sineddoche, caso di studio che con i suoi dodici esempi racconta la genesi di una dittatura e la prima, troppo debole resistenza contro quello che in tanti consideravano solo «un fuoco di paglia»
Ora il libro è stampato, in sessantaquattro pagine e duemila copie. Una parte è già destinata a chi ha sostenuto il crowdfunding, mentre le restanti verranno distribuite e vendute. A quanti non ne trovassero sugli scaffali di una libreria indipendente, consigliamo di ordinarle sul sito di Panozzo editore, oppure di cercarlo nel suo territorio d’origine, come un vino buono, agli indirizzi che indichiamo in calce.
Nei prossimi giorni, abbiamo in programma quattro iniziative legate a Veglione rosso.
■ La prima è un concorso a premi. Sì, proprio come quelli della Settimana enigmistica, con il corvo parlante o con la Susi. La domanda è questa:
I dodici racconti del volume sono scritti seguendo una regola. Sapreste dire quale?
Per “regola” s’intende una struttura predefinita o una “costrizione” (contrainte) come la chiamavano gli autori dell’OuLiPo. Ad esempio, non utilizzare mai una certa lettera. Oppure, in musica, comporre una raccolta di brani in tutte le 24 tonalità minori e maggiori (come nel Clavicembalo ben temperato di J.S.Bach).
Il premio per la prima risposta corretta (da inviare all’indirizzo indicato qui a fianco, nella colonna destra, alla voce Contatti) sarà uno dei nostri libri (con la possibilità di sceglierlo tra alcuni).
■ La seconda iniziativa è domani, 31 dicembre, 102° anniversario dell’omicidio di Mario Gasparini e Agostino Zaccarelli (i primi due dei nostri dodici antifascisti). La commemorazione si terrà a Correggio, alle 10.15, in corso Mazzini, davanti alla lapide che ricorda l’episodio. Gabriele Tesauri leggerà i relativi racconti di Veglione rosso e il coro “Violenti piovaschi” si esibirà con il suo repertorio. Sarà anche possibile acquistare le prime, freschissime copie del libro.
■ Il terzo appuntamento è per il mese di gennaio, in data ancora da stabilire, quando pubblicheremo qui su Giap il primo racconto della raccolta in versione melologo (o reading, che dir si voglia). E visto che i racconti sono dodici in tutto, abbiamo deciso di rilasciarne uno al mese, con i testi declamati da Wu Ming 2 e le musiche composte dal chitarrista Stefano Pilia e dal violoncellista Mattia Cipolli dell’Ensemble Concordanze.
■ Infine, sempre a gennaio, sempre in data da definire e sempre a Correggio, ci sarà la prima presentazione del e col libro, dopo quelle fatte senza, ancora in fase di raccolta fondi.
Per l’acquisto in loco di Veglione rosso potete rivolgervi a questi indirizzi:
Istoreco Reggio Emilia, Via Dante Alighieri n. 11, Reggio Emilia, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, telefono 0522/437327
A.N.P.I. Correggio, Viale Vittorio Veneto n. 34/d, Correggio, aperto mercoledì e sabato dalle 10 alle 12, telefono 347/5028031
Libreria Ligabue, Via Conciapelli n. 16, Correggio, aperto dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 13 e dalle 16 alle 19.30 (il giovedì solo al mattino), telefono 0522/642518
Grazie ragazzi.
Ho tergiversato prima di scrivere.
Me ne sono convinta solo alla fine, appena prima di chiudere la pagina, dopo aver letto due delle parole chiave del tag: fascismo ed antifascismo.
Forse scriverò delle banalità, ma visto che per me non lo sono, le esprimo qui, dopo una lunga conversazione avuta con un’amica sulla sanità pubblica italiana, sempre più simile ad un colabrodo, dove le verdure lesse sono medici e pazienti, medici che non sono ancora scappati al sistema privato, e pazienti che tale sistema non se lo possono permettere.
Sarò breve.
L’altra parola chiave dell’articolo per me è “1920”.
Pensare di ridurre il fascismo sempre di più solo e tendenzialmente alle leggi razziali ed ai campi di sterminio si rivelerà forse un giorno uno dei più grandi errori della sinistra in Italia.
O almeno di quella che il colabrodo, ed il fuoco sotto il pentolone, ha contribuito a tenerlo in mano, o a mantenerlo acceso, fingendo che fosse per il bene di tutti.
La nostra società è, non solo Melonis causa, sempre più capitalistico/fascista.
Oggi forse non vi è più l’olio di ricino, ma il ricatto è quotidiano nella vita e nel posto di lavoro, e ancora più nel vivo io, muori tu. Tutto ciò è mi rende molto triste. Trovo, come spesso, un barlume di illusione di letture della realtà nelle parole di Benjamin, che per primo aveva visto nel “fascismo” un concetto che travalicava il singolo stato fascista, ma una condizione di potere, sociale, e di estetizzazione politica.
L’estetizzazione della vita sociale, mascherata da soluzione politica mediata dai dettami della scienza, è stato l’ultimo passo della recente storia che ci ha visto infine tuffati dentro di una guerra che si prospetta potenzialmente globale, guidati per giunta da un governo paradossalmente più di destra degli ultimi tre precedenti.
Il fatto è che la vita in generale è sempre più simile ai cento metri, e chi più tira in fuori il petto, infine ottiene la medaglia, dove tutto il resto del mondo circostante si scioglierà come neve al sole, ma dove la neve rischia sempre di più di essere il corpo sociale coeso, ed il terreno un nuovo mondo ostile da percorrere.
Andare a vedere cosa avvenne nel 1920 nel nostro paese è un po’ come fare i pupazzi di neve.. essi fino alla fine resisteranno, tenendo la neve compatta e coesa..
Speriamo non solo come immagine di ricordo, ma come punto di riferimento per ogni giorno di quest’anno che viene..
Che questi pupazzi sparsi diventino una costellazione di giganti