La banda Hood, le cariche e le ruspe

Oggi La vera storia della Banda Hood esce nelle librerie… e noi ci ritroviamo a subire le cariche con cui polizia e carabinieri tentano di sgomberare il presidio del comitato Besta in difesa di 42 alberi al parco Don Bosco di Bologna. Dal primo mattino, sul nostro canale Telegram, abbiamo reso conto degli eventi man mano che si svolgevano di fronte a noi.

Quella al parco don Bosco è una lotta se si vuole piccola, ma molto importante. Non solo perché al momento è praticamente l’unica resistenza dal basso alle politiche cementizie della giunta Lepore-Clancy, ma soprattutto perché prova ad affermare un principio e una logica diversi da quelli dominanti. Vale a dire: perché devono essere sempre gli alberi a rimetterci? Perché l’amministrazione comunale deve indebitarsi per sedici milioni di euro per demolire una scuola e ricostruirla poche decine di metri più in là, abbattendo mezzo parco circostante, invece di ristrutturarla in sede, come è stato fatto in altri casi analoghi in città, spendendo molti meno soldi?

E per favore non ci si rifili la solita risposta di comodo: di alberi ne verranno ripiantati il doppio, il triplo… altrove. Vicino o lontano che sarà, non sarà lì, e si tratterà di virgulti che – se sopravviveranno alla siccità incombente – impiegheranno comunque decenni prima di svolgere la stessa funzione che svolgono gli alberi adulti abbattuti. Se ne accorgeranno gli abitanti della zona quando avranno meno fresco, meno ossigeno, meno ombra, durante la prossima torrida estate bolognese. Gli alberi non sono numeri, sono creature viventi parte di un ecosistema, che include anche i cittadini.

Ecco, farsi manganellare per difendere gli alberi oggi, domani o domani l’altro, significa testimoniare la necessità di un cambiamento di prospettiva. Quella prospettiva che sta uccidendo le città, soffocandole nel cemento, nello smog e nell’asfalto, nonché, su larga scala, il pianeta tutto.

Scriviamo quindi questo post al volo, un po’ di fretta, avremmo voluto parlare diffusamente del romanzo di Wu Ming 4, del making of, ecc., ma gli eventi ci hanno sopravanzati.

Avremmo anche voluto annunciare la prima presentazione del libro proprio al presidio del parco Don Bosco, il 5 aprile, alle 17:30, e per ora vorremmo mantenerla in calendario. Può essere che per quel giorno il presidio così com’è oggi non ci sarà più, ma non è detto che non si possa comunque fare. Stiamo a vedere. Intanto al parco, i solerti operai mandati dal Comune della «città più progressista d’Italia» (cit. sindaco Lepore), saldamente presidiati dalle forze dell’ordine, hanno iniziato a tagliare gli alberi. Ci si conceda una citazione a cui ormai siamo affezionati, direttamente dalle parole di Barbalbero:

È l’operato degli Orchi, l’abbattimento immotivato – rárum – senza neanche la cattiva scusa di alimentare i fuochi, che ci ha mandato su tutte le furie, e il tradimento di un vicino che avrebbe dovuto aiutarci. I Maghi dovrebbero saperlo: e lo sanno. Non c’è maledizione in Elfico, in Entico o nelle lingue degli Uomini abbastanza tremenda per un tradimento del genere.

Chi ha orecchie per intendere intenderà.

Ad ogni modo, del libro e anche della lotta per il parco Don Bosco ha parlato Wu Ming 4 nell’intervista realizzata oggi da Alessandro Canella per Radio Città Fujiko, ascoltabile in fondo al suo articolo. Per sentire Wu Ming 4 parlare più diffusamente del romanzo bisogna invece prendersi il tempo di ascoltare l’intervista lunga di Paolo Nardi sul suo canale.

Per ora, questo è quanto. Un saluto speciale ai Merry Men & Women del parco Don Bosco. Seguiranno nuove.

 

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5 commenti su “La banda Hood, le cariche e le ruspe

  1. Aggiorniamo anche qui come abbiamo fatto su Telegram:

    Quando gli operai della ditta disboscatrice hanno cominciato a tagliare alberi, la collera ha spinto ad aprire in più punti le barriere e a riversarsi nel cantiere, a singoli, a piccoli gruppi, a gruppi più nutriti da varie direzioni. La polizia ha caricato, si sono viste le solite scene di più agenti che pestano una persona sola a terra. Alla fine la ditta non se l’è più sentita di continuare, non si possono abbattere alberi in mezzo alla gente. Smobilitati gli operai, a quel punto la presenza stessa delle forze dell’ordine non aveva più senso, e si sono ritirate pure loro. Il cantiere che con tanta fatica poliziesca – tre ore per conquistare cinquanta metri – era stato tirato su, con zero fatica è stato tirato giù. Anche se ha un retrogusto amaro, per quei minuti di insensato arboricidio, quella di oggi è una vittoria. La comunità del parco don Bosco ha dimostrato che resistere si può, che all’avversario le cose possono andare molto meno lisce di quel che tracotantemente si immagina.

  2. Nonostante negli articoli che si leggono – anche in quelli decenti o comunque meno squilibrati a favore della propaganda della giunta e del resoconto della giornata dato dalla questura – si parli di «sgombero», vogliamo precisare che ieri al parco don Bosco non c’è stato alcuno sgombero. A meno di non voler chiamare «sgomberi» l’allontanamento della ditta disboscatrice prima, a cui dopo i primi abbattimenti (sette alberi in tutto) è stato reso impossibile proseguire, e il ritiro delle forze dell’ordine subito dopo.

    La tenda non è mai stata raggiunta e men che meno le case sugli alberi, il presidio è intatto e si è ri-esteso all’intero parco, perché il cantiere è stato smontato.

    Oggi raccontano che se ne sono andati perché hanno fatto quello che si erano preposti di fare. Naturalmente è falso, gli alberi segnati da abbattere nell’area che – dopo tre ore di cariche di polizia – erano riusciti a circoscrivere erano ben più di sette, e infatti si stavano accingendo a tagliarne altri, ma hanno dovuto desistere.

    Ricordiamo che, nonostante la propaganda del PD e di Coalizione Civica parli di “soli” trenta alberi da tirar giù, le verifiche fatte confrontando progetto e mappa del parco restituiscono una cifra ben diversa: il numero minimo certo è 42, quello probabile si aggira intorno alla sessantina.

    Dicono che ne ripiantumeranno il triplo, il quadruplo, l’infiniteruplo, ogni volta alzano la posta. Le conosciamo bene, le piantumazioni dell’amministrazione di Bologna. Ci siamo già espressi più volte contro questa logica delle «compensazioni», anche perché le vediamo tutti i giorni, attraversando le nostre periferie, le schiere di alberelli morti, ad esempio quelli piantati senza alcun criterio, solo per fare i post su Facebook, durante le annuali, farlocche «Feste degli alberi».

    Ricordiamo poi che migliaia e migliaia di alberi, interi boschi urbani, sono stati rasi al suolo solo per circoscrivere i futuri cantieri del “Lotto zero” del Passante di Bologna*. Cantieri che non si sono ancora insediati perché non c’è ancora il progetto definitivo, dunque men che meno quello esecutivo, tanto che l’opera è descritta come «in forse» e per questo Lepore e Bonaccini polemizzano con Salvini. Ovviamente è tutto un gioco delle parti, perché il partito dell’asfalto è trasversale, ma intanto la questione si trascina, il che vuol dire che hanno tagliato migliaia di alberi alla cieca, “per non saper leggere né scrivere”, sottraendo al territorio anni di biodiversità.

    Dunque occhio, perché, soprattutto quando parlano di alberi, attraverso il labbro lepori(a)no si vede benissimo la lingua biforcuta.

    Ad ogni modo, il punto che volevamo sottolineare è che il presidio continua a esistere e resistere, con più entusiasmo di prima. Confermiamo che domani, 5 aprile, alle h.17:30 saremo là a presentare La vera storia della banda Hood.

    * Progetto che prevede il raddoppio di tangenziale e A14 lungo i km in cui corrono parallele, arrivando in alcuni tratti a complessive 18 corsie.

    • Post Scriptum. Le immagini dei boschi urbani sterminati per circoscrivere aree di cantieri che poi non si sono insediati si possono vedere nel video che avevamo segnalato e rilanciato qualche mese fa:

      LA POLKA DEGLI ABBATTIMENTI

      https://vimeo.com/882847773

    • Grazie ragazzi per gli aggiornamenti dettagliati che state comunicando e per la decisione di presentare il libro sulla banda Hood proprio li: nel Parco soggetto ad assedio. Ieri, nella mia pausa pranzo, sono stato al parco: ho trovato diversi ragazzi (giovani e non) determinati e per niente fiaccati da questo assedio fascista da parte di questa giunta del “comune più progressista d’Italia”. Ho dato una mano a spostare alcuni tronchi per creare un pò di disturbo: purtroppo possiamo fare poco difronte a questi metodi. Avremmo preferito il dialogo ma lor signori preferiscono il manganello. Spero che pomeriggio saremo numerosi. Nel mio piccolo sto diffondendo la notizia più che posso, anche se oggi è in programma anche un’altra iniziativa a Campi Bisenzio e alcuni amici che sposano questa causa ahime non ci saranno, ma ci sono sempre vicini. Ciao, massi

  3. Ciao
    Ho atteso con una certa urgenza la Banda Hood da quando l’avete annunciata. Appena ho un attimo vado in libreria, non ne ho di comode tra quelle giuste e ho la sensazione che non ce ne siano in giro molte copie in questa città quasi agonizzante.
    Ma quello che sono venuto a scrivere è che ci vedo della “bellezza” nel fatto che, in un dopo qualsiasi, sarà immediato ricordarne l’uscita in concomitanza con l’anniversario di questa bella battaglia vinta. Anche perché mi sembra di intuire una certa risonanza tra il tema del libro e quello delle attuali lotte bolognesi, spero di non sbagliarmi troppo…

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