Accade da anni.
Accade anche in città e paesi le cui amministrazioni si dicono antifasciste.
Amministrazioni i cui sindaci e assessori, qualche settimana fa, si sono fatti riprendere mentre leggevano il famoso testo del nostro collega Scurati, al quale hanno aggiunto le loro parole di preoccupazione: le sorti della democrazia, il rischio di un ritorno del fascismo… In quella chiave hanno festeggiato il 25 Aprile, e affrontano la campagna elettorale.
Accade che quelle stesse amministrazioni intitolino luoghi pubblici a Norma Cossetto, che giustamente il gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki definisce «simbolo del collaborazionismo con l’occupante nazista».
Quanto appena citato è innegabile. Nel gennaio 1945, nella Trieste annessa de facto al Terzo Reich, le fu anche intitolata una brigata nera.
Se la vicenda che riguarda Cossetto è oggi percepita come bipartisan, espressione di una memoria «da condividere», è perché c’è stato un lungo lavorio.
Svariati soggetti hanno operato incessantemente per rendere egemone e ufficiale una certa narrazione. Un insieme di montature e fandonie allestito dall’ufficio propaganda del Terzo Reich nel Litorale Adriatico occupato, perfezionato dalla X Mas intenta ad accreditarsi presso gli Alleati e per decenni arricchito di dettagli tanto macabri quanto fittizi negli ambienti del neofascismo e del razzismo antislavo.
Gli amministratori “antifascisti” intitolano luoghi ripetendo quelle fandonie. Lo fanno per ignoranza o per ignavia, per quieto vivere, per opportunismo, per tutte queste cose insieme. Il giorno prima gridavano al pericolo fascista, e torneranno a farlo il giorno dopo, ma intanto veicolano propaganda collaborazionista.
Non solo veicolano tale propaganda, ma, tramite l’odonomastica, la fissano nel territorio.
Last but not least, fanno tutto questo accanto a personaggi provenienti dal più bieco neofascismo – e in molti casi colà rimasti – invitati per l’occasione.
Accade il più delle volte con Cossetto, ma non mancano altri «infoibati» che, andando a verificare le biografie, si rivelano fascistissimi, collaborazionisti con l’invasore nazi, in certi casi autentici criminali di guerra. Su quei nomi andrebbe fatto un lavoro sistematico.
Del resto, il pesce che rivaluta il collaborazionismo puzza dalla testa: in molti casi questi personaggi hanno ricevuto medaglie postume dal Quirinale – istituzione che nei giorni del caso Scurati è stata definita un «baluardo» contro il fascismo – in quanto «martiri delle foibe». Se li ha premiati Napolitano, vuoi non intitolargli una via, uno slargo, un parco, una piazza?
Tagliamo corto: a Carpi, provincia di Modena, il 3 maggio scorso – pochissimi giorni dopo l’evento Costellazione 25 Aprile – un sindaco «iscritto all’ANPI da quando aveva sedici anni» (lo scrive nel suo curriculum) ha intitolato un giardino pubblico a Norma Cossetto.
Accanto a lui c’era Roberto Menia. Nella foto in alto, è quello senza occhiali.
È un episodio emblematico, in primis della disinformazione che imperversa, della confusione su cosa sia l’antifascismo, dei guasti di una pretesa par condicio storica; in secundis, retrospettivamente, di quanto siano superficiali e strumentali certe mobilitazioni da social.
Ne scrive sulla sua pagina medium Nicoletta Bourbaki. Buona lettura.
Carpire la memoria: il sindaco, la martire, la riscossa del collaborazionismo.
A proposito, l’ANPI cosa ne pensa?
Qui su Giap non linkiamo Facebook, pertanto incolliamo qui sotto il comunicato di Carpi Antifascista in merito all’intitolazione di un parco cittadino a Norma Cossetto. Il 25 aprile, come misura preventiva, con un gesto di guerriglia odonomastica, lo spazio verde era stato dedicato alle vittime del colonialismo italiano.
«Questa mattina, venerdì 3 maggio, ha avuto luogo l’intitolazione del parco di via Agnini a Norma Cossetto.
Soltanto una settimana fa, il 25 Aprile, si concludeva nello stesso parco un corteo organizzato e promosso da associazioni, collettivi e individualità antifasciste carpigiane.
Durante l’iniziativa lo stesso parco veniva intitolato con un’azione di guerriglia odonomastica alle Vittime del colonialismo italiano.
Questa azione è stata dettata dall’urgenza di porre l’attenzione e generare riflessione su alcuni punti fondamentali.
Da una parte sottolineare i fondamenti storici sui quali si è costruita questa narrazione, che risultano non verificati e di dubbia fonte; una storia che assume il sapore di una leggenda, creata e alimentata dai giornali di regime durante l’occupazione nazista.
Una vicenda farcita di dettagli inesistenti funzionali alla propaganda anti-partigiana che si tramanda fino a oggi grazie ai tentacoli neri del fascismo che, purtroppo, non sono stati recisi dopo la Liberazione.
Dall’altra parte la necessità di puntare il dito contro il chiaro e dichiarato intento delle forze di destra di rivendicare propri martiri ed equipararli ai morti della Resistenza.
Un’operazione di revisionismo storico volta a mettere sullo stesso piano oppressi ed oppressori supportata anche dai partiti “democratici e di sinistra”, gli stessi che per le celebrazioni del 25 Aprile si riempiono la bocca con i valori dell’antifascismo e, allo stesso tempo, non hanno battuto ciglio mentre votavano all’unanimità uno scempio come questo.
A riprova di quanto detto, la cerimonia per l’intitolazione del parco, comunicata con pochissime ore di anticipo, è stata presieduta da Roberto Menia (si veda foto di repertorio), ex militante missino ora vicepresidente della commissione Esteri e Difesa al Senato ma anche “padre” della legge 30 marzo 2004 n. 92 con la quale si riconosce il 10 febbraio come “Giorno del Ricordo”.
Lo stesso personaggio che qualche anno fa proponeva in parlamento di conferire un riconoscimento ai volontari del Btg. “Mussolini” e della X Mas e che poche settimane fa, dai banchi del senato, esprimeva il suo pensiero citando Julius Evola, teorico del razzismo molto caro a fascisti e nazisti anche dopo la fine della guerra.
Non è difficile unire i puntini e scoprire il disegno malcelato dietro questa intitolazione tutt’ altro che unica ma ripetuta in copia in diversi comuni d’Italia, nello schema di un progetto esteso a livello nazionale che punta a riscrivere la storia per riabilitare i fascisti.
Da parte nostra in questa storia sappiamo bene da che parte stare: quella degli oppressi e di chi ha lottato e tuttora lotta per un mondo di pace e giustizia sociale.
Siamo consapevoli che la memoria condivisa tanto voluta anche da certa sinistra non è altro che un grimaldello utilizzato dai fascisti per ottenere sempre più agibilità e potere.
Il nostro impegno nello smascherare il revisionismo storico, sempre più sfacciato nei modi, è quotidiano e non finisce qui.
Fasci merde, Partigian* sempre!
Viva la Resistenza internazionalista!
Viva l’Antifascismo militante!»
Lo scorso anno 2023, anche il Comune di Pistoia ha fatto una iniziativa simile, intitolando un giardino pubblico a Norma Cossetto in occasione del Giorno del ricordo. E’ intervenuto per l’occasione anche Guido Giacometti, referente per la Toscana di ANVGD.
Questa è la conclusione di un percorso iniziato ormai vari anni fa.
Il comune è amministrato dal centro-destra dal 2017, mentre in passato dopo la guerra di liberazione è stato sempre governato dalla sinistra: PCI e PSI, poi PDS, poi DS e PD.
la richiesta di intitolazione è stata fatta dal comitato 10 febbraio, sempre presente in queste ricorrenze e che spesso partecipa anche ad iniziative (patrocinate dall’ente) in memoria della stessa in altre date, in genere il 4 ottobre. Cercando sul sito è possibile trovare tutti i comunicati stampa relativi.
https://www.comune.pistoia.it/search/node/cossetto
Altre informazioni sul sito istituzionale dell’ente, qui
https://www.comune.pistoia.it/news/giorno-del-ricordo-le-iniziative-pistoia-1
Anpi pistoiese (forse) non pervenuta, per quel che ne sappiamo va bene così.
Anche a Rivoli (Torino) il 17 maggio 2024 è stata inaugurata una targa intitolata a Norma Cossetto, a cura di Federico Depetris dell’associazione culturale L’Obelisco e da Pietro Rossino del comitato 10 febbraio. Comitato che sta ricoprendo di lapidi molti comuni, quelli di centrodestra, della Regione. Anpi e PD no comment. Non ho trovato notizia sul sito del comune, non aggiornato. Per venerdì 24-5 è stato organizzato un incontro con Eric Gobetti, autore di E allora le foibe? per parlare di questa operazione di revisionismo, che poi sarebbero menzogne, in amplificazione.
L’incontro è in piazza Salotto 1, Rivoli, ore 21.
È significativo che i fascisti celebrino vittime fasciste (mi spiace per loro) facendo finta che non lo siano. Usare così la morte di una ragazza è continuare ad ucciderla. Rivoli ha avuto centinaia di morti nella Resistenza e fra essi anche giovani donne dimenticate.
Secondo me l’argomento “usare così la morte di una ragazza è continuare ad ucciderla” è controproducente oltre che falso. E’ innanzitutto falso perché Norma Cossetto non era semplicemente “una ragazza”, era una donna convintamente fascista e apparteneva a una famiglia di primo piano del fascismo istriano – che era il famoso fascismo di confine! -, che fin da subito in modo del tutto naturale aveva abbracciato il collaborazionismo con gli occupanti tedeschi. E’ per questo motivo ambientale che fu arrestata, insieme a qualche centinaio di altre persone. Onorare una morta fascista, all’interno di un frame fascista, non è “continuare a ucciderla”, non è come quando i fascisti si impadroniscono di Pasolini, per capirci. Una volta chiarito questo, è evidente che l’argomento è anche controproducente, perché è difensivo, subalterno, e quindi perdente.