Romagna tropicale. A un anno esatto dalle alluvioni del maggio 2023, un documentario di Pascal Bernhardt

Romagna tropicale

Romagna tropicale. Clicca sulla locandina per vedere il trailer.

A partire da dopodomani, 17 maggio 2024, primo anniversario delle alluvioni che colpirono la Romagna e l’Emilia sudorientale, sulla piattaforma indipendente OpenDDB sarà disponibile Romagna tropicale, un documentario realizzato dall’antropologo e regista francese Pascal Bernhardt.

Come sinossi usiamo le parole di Bologna for Climate Justice:

«Le voci degli alluvionati, che hanno perso tutto e che, a un anno di distanza, hanno ricevuto risarcimenti effimeri a fronte di abitazioni ancora inabitate; e poi la cementificazione della pianura emiliano romagnola, la catastrofe che ha colpito l’appennino, l’urbanizzazione che ha compromesso la sicurezza idraulica dei luoghi che viviamo, le proteste e le denunce di chi, già da prima di quel catastrofico evento, denuncia scelte politiche e infrastrutturali che privilegiano i profitti e aggravano le conseguenze della crisi climatica».

Bernhardt è andato in giro per le zone alluvionate, e durante e dopo quei sopralluoghi ha raccolto voci – tra cui le nostre, ma sono davvero tante – e immagini di varie provenienze. Tutte insieme formano un implacabile atto d’accusa alla classe dirigente emiliano-romagnola. Quella che ha spinto e continua a spingere i nostri territori in fondo a un vicolo cieco, fatto di corsi d’acqua violentati per far posto a strade, svincoli, insediamenti, poli logistici e ipermercati, di ecocidio e disboscamenti incontrollati, di cemento e asfalto come se piovessero. Questo è il vero nubifragio.

Come dicemmo già un anno fa, non è un problema di «maltempo», ma di malterritorio. Dopo decenni di scelte irresponsabili, oggi viviamo in un territorio inadeguato, impreparato, indifeso di fronte agli effetti del nuovo clima.

Nel documentario si vedono anche vari amministratori, da Bonaccini in giù, negare quest’evidenza. Non c’è da stupirsi che oggi chi si occupa di difesa del suolo, come Paolo Pileri, confessi di «essere particolarmente incattivito» con l’Emilia-Romagna (e la limitrofa Toscana).

Sempre venerdì, sempre per l’anniversario dell’alluvione, a Bologna ci sarà una manifestazione «contro il paradigma Emilia-Romagna», con partenza alle 17:30 da Piazza dell’Unità, Bolognina, e arrivo alla sede della Regione, in viale Aldo Moro.

Dall’altra parte della strada c’è il parco don Bosco, col suo presidio permanente in difesa di decine di alberi minacciati dall’ennesima leporata cementizia. Proprio lì – tempo permettendo – alle 21 sarà proiettato in anteprima Romagna tropicale.

N.B. Chi vuole contattare Pascal per eventuali presentazioni, può scrivergli all’indirizzo Pascalbernhardt04@gmail.com o mandargli un messaggio al 3474192171.

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3 commenti su “Romagna tropicale. A un anno esatto dalle alluvioni del maggio 2023, un documentario di Pascal Bernhardt

  1. E qua nella Bassa è nuovamente PANICO!

    https://www.ravennawebtv.it/danni-e-allagamenti-in-bassa-romagna-e-nel-forese-ravennate-domani-previste-altre-forti-precipitazioni/

    Mentre a Milano diluvia!

    … e si mormora che dall’ anno scorso non è stato fatto un cazzo… e son tutt3 incazzat3 a morte!

    Io ho ancora un capannoncino da sgomberare di vecchi mobili di famiglia andati ammale!
    Ricordo che HERA aveva smesso di fare la raccolta speciale dopo pochissimo e c’è ancora un casino di gente che non ha ancora finito di mettere a posto! (e dovrebbe mettere fuori in strada tre (3!) pezzi)…
    E i due soldi che dovevano essere dati per “coprire” i danni dell’uragano di luglio (tipo le case completamente scoperchiate) voi li avete visti?

    Seee, La Romagna!
    Mavaffanculovah!

  2. Bellissima serata quella di ieri al parco don Bosco, nella sua forma definitiva il documentario è veramente molto bello e pesante (nell’accezione “positiva” usata durante un intervento seguito alla proiezione). Era presente oltre un centinaio di persone, Pascal ha risposto a molte domande, tutte e tutti hanno espresso l’auspicio che quest’opera circoli il più possibile.

    Si è anche colta la palla al balzo per dare un appuntamento di lotta, e così stamattina alle h.9, in via Algardi (Bolognina), cittadine e cittadini hanno impedito un taglio di alberi di alto fusto e in ottima salute, accompagnato da potature illegali perché fuori stagione, annunciato nei giorni scorsi da cartelli pieni di irregolarità. Si sono presentati gli operai di una ditta sub-appaltatrice. Parlandoci, si è capito che non avevano alcuna competenza in fatto di arboricoltura ed erano all’oscuro di qualunque faccenda di permessi, regolamenti ecc. Gli è stata presentata una diffida legale, di modo che se si fosse proceduto ci sarebbe stato il dolo. Hanno telefonato al loro referente, che ha deciso di desistere, e per ora quegli alberi sono salvi.

  3. Magari sbaglio clamorosamente, ma un altro aspetto del capitale che divora il territorio vede ancora l’ER protagonista, in particolare il suo capoluogo. Ce lo fa capire un interessante (a mio parere) articolo apparso oggi (29 agosto) su “lucysullacultura.com”. L’erosione degli spazi fisici e territoriali va di pari passo con l’erosione della cultura, erosione che ha cominciato ad agire quando si è preso a considerare la cucina una forma di cultura, concetto in sé non falso, ma che diventa rovinoso quando il cibo si trasforma nell’unica forma di cultura perché monetizzabile, generatrice di profitto. L’articolo citato ha un titolo emblematico: “a Bologna il cibo si è mangiato la città”. La dotta, la grassa e la rossa ha lasciato spazio alla grassa; il turismo è attirato dal cibo e basta. E mi vengono in mente le cose lette qui su Giap a proposito di FICO, progetto totem, che sembra riassumere in sé il consumo di territorio, il consumo di identità, il consumo di spazi culturali e il consumo del buon senso.

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