Gli uomini pesce, speciale n.5 | Sogni misteriosi ed ex libris, fantasie virili, Igor il russo, l’Homo saurus e altre storie

I due ex libris de Gli uomini pesce

Il duplice ex libris. Dettaglio di una foto di Grazia Perrone, che ringraziamo.

Si moltiplicano gli avvistamenti di uomini pesce, creature di fiume che appaiono su e giù per la Penisola. A primavera toccherà anche alle isole: Elba, Sardegna e, benché non abbia corsi d’acqua, Ventotene.

Siamo a poco più di 1/3 del tour: quaranta date all’attivo, domani ad Aulla la quarantunesima, altre sessantanove lungo la strada. Ricordiamo che gli ultimi appuntamenti di febbraio sono nel calendario qui. Quelli di marzo-aprile li pubblicheremo nei prossimi giorni.

Gli uomini pesce è uscito da quattro mesi e continuano ad arrivare recensioni, interviste, spin-off e contributi vari. Tanto che si è reso necessario un nuovo speciale. Ma prima di aggiornarvi sullo stato del dibattito intorno al libro, crediamo utile mettere in fila alcuni promemoria e consigli per chi sta organizzando le presentazioni.

Copertina de Gli uomini pesce■ Le copie del libro: la soluzione migliore per chi organizza e non è una libreria è coinvolgerne una, perché venga a gestire il banchetto o, se impossibilitata a farlo, fornisca in conto vendita le copie.

Nel disgraziato caso di zone senza librerie, possiamo mettervi in contatto diretto con l’ufficio stampa Einaudi e, per il suo tramite, con la distribuzione.

Finora la media di copie vendute a presentazione è ventiquattro, è dunque consigliabile non procurarsene di meno.

Visti i collegamenti incrociati fra i tre libri, è bene avere anche copie di Ufo 78 e de La macchina del vento.

■ Nel caso l’evento si svolga in un luogo prenotato ad hoc, si tenga conto che una presentazione non dura mai meno di un’ora e mezza, spesso ne dura due ed è capitato di arrivare a tre, perché dipende da come si evolve la discussione.

È bene calcolare anche una mezz’ora extra, tra chiacchiere e apposizione dei wuminghiani ex libris.

Il momento degli ex libris su Gli uomini pesce

Un po’ Art Attack, un po’ Quattro mosche di velluto grigio. Circolo ARCI Cassandra di Salve (LE), 1 febbraio 2025.

■ Ecco la copertina in alta definizione e, in alternativa, il solo sfondo con le valli di Comacchio, a uso locandine, volantini e altri materiali a stampa.

Per comunicati et similia, può essere utile il florilegio di citazioni presente qui a fianco – colonna destra, per chi legge dal computer – o qui in basso – per chi sta usando il telefono – sotto la copertina del libro.

E ora, gli aggiornamenti.

Interviste

La donna misteriosa del capitolo 70 de Gli uomini pesce

Colei che in sogno appare, e nel sogno sta sognando.

■ Loredana Lipperini intervista Wu Ming 1 nella ventesima puntata del suo podcast Cose (molto) preziose, prodotto da Emons Record, disponibile sul sito di Emons e sulle principali piattaforme: Apple Podcasts, Spotify et cetera.

C’è un momento in cui la padrona di casa stupisce l’intervistato, e si sente. A quanto ne sappiamo, Loredana è stata la prima a capire l’identità di un personaggio misterioso che nel romanzo appare in sogno.

Recensioni e contributi alla discussione

■ Sulla rivista on line Altrochemestre il geografo Francesco Visentin – docente all’Università di Udine e autore del recente Geografie d’acqua: paesaggi ibridi (Marsilio, 2024) – ha raccolto e condiviso i suoi appunti di lettura, sotto il titolo «Dove sono finiti i pesci?».

Francesco Visentin.

È il primo parere strutturato di uno “del ramo”, di un collega di Antonia, ed è illuminante per tante ragioni. In primis, perché individua un passaggio dal romanzo storico al romanzo geografico, ovvero a una letteratura «in cui la Storia è chiaramente necessaria e non rappresenta solo uno sfondo, sia chiaro, ma diventa utile soprattutto per parlare di Geografia».

Visentin mette in fila diverse questioni prettamente geografiche che Gli uomini pesce solleva e, nel suo modo peculiare, tematizza. Ne citiamo solo una, e per il resto rimandiamo alla lettura del testo completo.

«la possibilità di vedere la geografia come immaginazione per rileggere un territorio, quasi omogeneo nei suoi pattern geografici, che va da Monfalcone a Cervia. Da trattare tutto assieme. Perché probabilmente le terre dell’arco adriatico sono accomunate da schemi e da pattern socio-culturali riconoscibili. Se analizziamo i fattori che hanno portato alla trasformazione di questo ampio territorio, per esempio la bonifica del Mezzano o quella avvenuta sopra Caorle, questi sono simili e sono spesso l’esito della combinazione di fattori istituzionali-tecnici-economici ripetuti e ripetibili. Come anche le trasformazioni di corsi d’acqua quali il Cormor, il Reno e il Gorzone: tutti rispondono a logiche identiche e equivalenti.»

Si parla dunque di un mondo più vasto del grande Delta, di una fascia di territori nordadriatici che prima delle bonifiche erano un’unica distesa di zone umide e paesaggi ibridi, e che oggi, nella crisi climatica, si trovano ad affrontare i medesimi problemi.

■ Anche il geologo Domenico Chiarella ha condiviso i propri appunti, prima in forma ridotta sul blog Ambiente & Veleni ospitato dal Fatto quotidiano, poi, in forma più estesa, sul sito Volere la luna.

Gli uomini pesce, scrive Chiarella, ha anche una «valenza divulgativa», perché aiuta a «tradurre e mostrare il ruolo e l’impatto di processi geologici, innescati, agevolati e talvolta accelerati dall’uomo, su eventi passati e futuri».

«Conoscere il territorio in cui si vive dovrebbe essere parte imprescindibile del bagaglio culturale di ciascuno di noi. Le rocce e i suoli su cui affondano le fondamenta delle nostre case, e a volte i caratteri culturali che ci portiamo dietro, dipendono dal contesto geologico in cui gli stessi si sono formati. Il tipo di paesaggio in cui viviamo plasma il nostro modo di pensare e i nostri orizzonti. Conoscere la storia geologica del territorio implica non essere sorpresi dal verificarsi di determinati eventi.»

Nella versione integrale del suo articolo Chiarella ripercorre cinquemila anni di trasformazioni del Basso Ferrarese. Un territorio precario e fragile, esposto alle manifestazioni più estreme del cambiamento climatico, in gran parte sotto il livello del mare e quindi in pericolo di fronte all’innalzamento del livello dell’Adriatico. Questa è la vibrazione di fondo, il «basso continuo» di tutto il romanzo.

«È quindi interessante», conclude Chiarella, «scoprire come Letteratura e Geologia hanno negli ultimi tempi affrontato e sollevato l’interesse su aspetti e problematiche che hanno un impatto sociale sulla sostenibilità dell’area del Delta del Po. Due discipline, come due sono i desideri espressi da Antonia, che dovrebbero agire sempre più in modo dinamico così come fanno mare e terra nel loro continuo rincorrersi, mordersi e baciarsi.»

Enzo Pranzini

■ Interviene un altro geologo. In un articolo uscito su L’Extraterrestre, inserto del manifesto dedicato ad ambiente e clima, Enzo Pranzini – imprescindibile il suo La strategia di Noè. Come adattarsi al mare che avanza (Manifestolibri, 2023) – annovera Gli uomini pesce tra le opere in grado di raccontare ciò per cui «la scienza non ha trovato le parole».

«Altre forme di comunicazione», scrive Pranzini, «che non siano quelle tipiche del mondo accademico, sono forse necessarie perché queste conoscenze diventino patrimonio comune. La letteratura, l’arte, il teatro, il cinema, la pittura e mille altre forme non strutturate possono forse arrivare dove gli scienziati non sono riusciti». E poco più avanti:

«Nel recentissimo Gli uomini pesce (2024), di Wu Ming 1, la fragilità del delta del Po nei confronti dell’innalzamento del livello del mare passa attraverso un romanzo che dalla guerra di liberazione nel ferrarese ci porta alla secca estate del 2022, e in cui emerge anche la violenza che le bonifiche hanno fatto a un territorio a cui forse solo l’ingressione marina renderà giustizia.
Non a caso l’autore fa parte di un gruppo di lavoro territoriale che raccoglie scrittori, antropologi, architetti, attori e storici che lavorano in modo interdisciplinare per capire e comunicare come la crisi climatica cambierà, non solo il paesaggio, ma il vivere stesso degli abitanti del delta padano.»

■ Sul sito Codice Rosso Guy Van Stratten scrive una densa recensione de Gli uomini pesce, partendo dal concetto foucaultiano di «microfisica del potere». In particolare il personaggio di Antonia, all’inizio del romanzo, è soggetto a un convergere di dinamiche di potere, che lei somatizza. Non a caso ci troviamo nell’estate del 2022,

«martoriata dal riscaldamento globale e dagli ultimi strascichi dell’emergenza Covid. Antonia, accorsa a Ferrara per il funerale di suo zio Ilario, ha ancora vive nella mente e nel corpo le ferite del periodo dell’emergenza: a parte accusare un lungo ed estenuante “post-Covid”, sembra emergere affaticata e sfinita da mesi e mesi di lockdown, ordinanze ministeriali, autocertificazioni, “green pass”, divieti e permessi contraddittori, obblighi di distanze di sicurezza, deterioramenti di conoscenze ed amicizie, litigi, incomprensioni, solitudini e rinunce. Il 2022 è un anno cruciale in questa interconnessione di poteri, è il momento in cui si comincia ad uscire dalla paura e dal dolore derivati dalla malagestione dell’emergenza sanitaria. Antonia è ferita e le sue ferite sono tante domande aperte, tanti spunti di riflessione su chi siamo stati e su cosa abbiamo fatto nel periodo dell’emergenza in cui sentivamo gravare su ognuno di noi un potere oscuro, in primis quello di una malattia sconosciuta.»

La recensione è da leggere interamente, vale però la pena riportarne un altro stralcio:

Uno dei primi commenti che si lessero: «Ricorda un po’ Cremonini».

«E gli uomini pesce? Sono creature misteriose e soprannaturali, legate strettamente a quel territorio devastato, destinato nel futuro a essere sommerso dal mare. Esseri che compaiono nei quadri e negli schizzi di Ilario e che forse quel grande partigiano aveva visto davvero nei momenti più duri della lotta di liberazione; erano un “mito genuino” che poi è inesorabilmente caduto: come scrive Furio Jesi, esso “sgorga spontaneamente dalle profondità della psiche” (Jesi 1968: 35) per poi riemergere sotto la forma di una “tecnicizzazione” utilizzata dallo stesso potere per i suoi fini. Gli uomini pesce torneranno nel Polesine nelle leggende degli anni Novanta, come spiega il personaggio del geometra Rizzi a Sonic e Antonia. Ma un vero e proprio “mito tecnicizzato”, nell’accezione di Jesi (cfr. ivi: 36 e seguenti), è quello di “Igor il Russo“, che incontriamo nel romanzo (Antonia, geografa che cerca di sfuggire alle maglie d’un altro oscuro potere, quello accademico, aveva infatti scritto un libro sulla ‘mappatura’ del territorio durante la ‘caccia’ a Igor): il killer che nella primavera del 2017 si nascose nel Polesine scatenando una gigantesca caccia all’uomo protrattasi per mesi, anche quando non era più lì da un pezzo. E chissà se era proprio il potere che voleva continuare a vederlo lì, in quella “zona rossa” militarizzata ed interdetta, in una continua emergenza ed allerta divenute normali. E allora, forse, la “tecnicizzazione” del mito “Igor il Russo” ha contribuito a creare un perpetuo ed inesorabile allarme.»

■ Una recensione de Gli uomini pesce è anche sul numero di febbraio del mensile La nuova ecologiaLa segnaliamo, avvisando però che dopo poche righe s’erge il muro presso il quale si paga. La lettura è infatti riservata alle sole abbonate e abbonati.

Klaus Theweleit, autore di Männerphantasien

■ Sulla testata on line francese Lundi Matin Serge Quadruppani firma uno sferzante intervento dedicato a Trump, Musk, Zuckerberg e macho-imperialume vario intitolato: «Contro l’energia maschile al potere, siamo tutte donne dissolventi!», nel quale cita le teorie di Klaus Theweleit sulla psiche del maschio fascista, come sunteggiate dal dottor Stegagno ne Gli uomini pesce. Comincia così:

«È noto che Zuckerberg – padrone di Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp, Threads) che, per compiacere Trump e salire sulla carovana dei Re Magi di Big Tech giunti a prostrarsi davanti al mostro divino, ha posato sulla culla di Mar-a-Lago più di due milioni di dollari – ha evocato in un’intervista la necessità di reintrodurre “energia maschile” nei social network minacciati di “svirilizzazione”. Pensavo a questo rileggendo alcune pagine de Gli Uomini Pesce, ultimo romanzo, ancora non tradotto, di Wu Ming 1

Spin-off

È uscito il quarto numero di Mappe, la rivista-libro del Touring Club dedicata a «geografie, storie e variazioni a tema». Ogni numero è monografico, stavolta il tema comune è riassunto dal titolo «Sull’acqua».

Tra i molti articoli e racconti ce n’è anche uno di Wu Ming 1 intitolato «Le avventure dell’Homo saurus, mostro del Po». Si tratta di una rievocazione di episodi avvenuti tra Ferrara e il Delta nei profondi anni Ottanta, e che con tutta probabilità hanno ispirato prima la beffa letteraria sul viaggio di H.P. Lovecraft in Polesine, poi alcune diramazioni della fantasia di complotto sui «rettiliani», infine – questo è certo – la stesura de Gli uomini pesce.

■ Per ora solo un accenno: diverse combo di musicisti stanno componendo brani o addirittura intere suites ispirate a Gli uomini pesce, in particolare a tutto ciò che riguarda il personaggio di Sonic. Tenete puntate le antenne.

■ Sempre a proposito di musica, la nuova edizione dell’album di Jet Set Roger Lovecraft nel Polesine sarà disponibile dai primi di marzo.

Per ora è tutto. Buone letture, buoni ascolti, buoni incontri.

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