L’idea di scrivere La danza delle mozzarelle è nata poco dopo il post di Wolf Bukowski apparso su Giap con il titolo «Stay FICO, stay hungry. Oscar Farinetti e la “Disneyland del cibo” a Bologna, Eataly».
Era il dicembre 2013 e con Wolf si diceva: «Ci vorrebbe proprio un ragionamento complessivo su Eataly… Sul legame tra farinettismo e renzismo… Sulla mancanza di critica di fronte a certi dispositivi… Su quest’ideologia del cibo e del consumo che si manifesta come “buona” e copre schifezze su vasta scala… Precarietà… Liberismo “compassionevole”… Feticismo della merce… Tradizioni farlocche… Un post mica basta, ci vorrebbe un libro!»
Wolf non è uno che si fa pregare: si è messo al lavoro e quel libro adesso c’è. Qui sopra vedete la copertina. Già dal testo del risvolto vedrete di che pasta è fatto. Esce tra pochi giorni per Edizioni Alegre. Si può già ordinare dal sito della casa editrice, con il 15% di sconto e senza spese di spedizione. Pront* a regalarlo a chi crede alla favola dei patron buoni… e pure a chi non ci crede né ci ha mai creduto.
Buona lettura, e dite a Wolf «in bocca al lupo». Gliene pioveranno addosso non pochi, di improperi.
Prenotato. A giudicare dall’anteprima leggibile sul sito, promette bene (promette anche qualche mal di pancia, ma mi sa che ci vuole).
preso anche io.
un paio di settimane fa ho riletto il post del dicembre 2013 e stavo proprio pensando di scrivere per chiedervi di riaprire il dibattito…ho letto infatti che i lavori stanno (sembra) partendo e poi ho trovato una chicchetta (chissà se è una bufala, non ho voglia di andare in un eataly per verificare): vendono la merda!
letteralmente merda http://blog.ilgiornale.it/delvigo/2015/01/05/la-merda-radical-chic-sbarca-da-eataly/
poi nel post c’erano dei riferimenti alla probabile futura agenda economica di ‘enzi, diventata purtroppo realtà ben peggiore di quanto previsto…
insomma…il libro capita proprio, almeno per me, a fagiuolo!
Immaginavo da tempo un racconto su un paese che, incapace di trovare la propria “eccellenza” nel ridicolo mondo della meritocrazia territoriale, facesse marketing della propria merda.
Se la notizia è vera sono arrivato troppo tardi per scriverlo, ormai.
sono arrivato, come si dice, “dopo la puzza”…
che questo c’entri anche con il mal di pancia del primo commento lascio a voi valutarlo, l importante è che sia un maal di pancia liberatorio
w
Facile prevedere, su FB e Twitter, come si muoveranno i “farinettrolls”.
[…] ciò per dire che Wolf Bukowsky – La danza delle mozzarelle, Slow food Eataly, Coop e la loro narrazione”. Edizion… esce domani, 25 […]
ok, ricevuta l’approvazione via twitter, anche se ho letto solo i primi due capitoli, ho già una domanda che non riesco a trattenere: qual è secondo l’autore (immagino conosca bene le due realtà, dato che è evidente che bazzica Bologna) la differenza tra il Mercato della Terra e il mercato al XM-24?
A parte il marchio registrato, in entrambi i posti si compra bio (o addirittura biodinamico), direttamente dal produttore, non mi sorprenderebbe trovare nei due mercati gli stessi produttori e mi è capitato di trovarci gli stessi acquirenti…
Non mi dire che fanno entrambi parte dell’immaginario chic della “sinistra” di Bologna…
Mamma mia, quanti sinceri afflati altruistici, miei e di tanti miei conoscenti, sono massacrati dal libro…e sono solo all’inizio…
Scusa non avevo flaggato l avviso via mail di.commenti…. vedi è un punto notevole il tuo. Potrei dirti che la differenzaè: il bio spesso autocertificato vs il bio/nonBio di slow, il rapporto coi centri sociali, la vendita di prodotti solo solo di produzione propria… ma menerei il can per l aia.
soprattutto ora che campiaperti ha un rapporto organico col.comune
http://www.comune.bologna.it/news/mercati-di-prodotti-agricoli-bio-al-il-patto-di-collaborazione-con-lassociazione-campiaperti
dunque la differenza c’è ma è provvisoria,sempre.mobile. e non del tutto soddisfacente, almeno per me.
non per mancanze dei contadini di campi aperti, ma perché, anche se fa male dirlo, vendendo cibo NON si fa la rivoluzione.
Poi va da sé che ci sono i motivi di cui sopra per andare e continuare ad andare ai mercati di campi aperti…
[…] 21.00: brindisi con gli autori del libro “Genuino Clandestino”, presentazione del libro “La danza delle mozzarelle” e proiezioni dei documentari “Riprendere la terra” e “Behind the label”.a seguire, […]
[…] ore 21.00: brindisi con gli autori del libro “Genuino Clandestino”, presentazione del libro “La danza delle mozzarelle” e proiezioni dei documentari “Riprendere la terra” e “Behind the label”. a seguire, dj-set […]
[…] (https://gcthebook.wordpress.com/) presentazione del libro “La danza delle mozzarelle” (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20790) proiezioni dei documentari: “Riprendere la terra” (www.sottolacapra.it e “Behind the […]
«Il manifesto» intervista Wolf Bukowski su La danza delle mozzarelle
Recensione de La danza delle mozzarelle sul Corriere della Sera on line
Maramao
“Maramao”, trasmissione di Radio Popolare, intervista Wolf, 14/04/2015 (dal minuto 9’15”)
Lunga chiacchierata con Wolf a “Il Sarchiapone”, su Radio Ciroma di Cosenza
E qui alla Radio della Svizzera Italiana, intervistato da Enrico Bianda http://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/attualita-culturale/La-danza-della-mozzarelle-Alegre-Edizioni-inchiesta-su-Eataly-4371061.html
[…] ore 21.00: brindisi con gli autori del libro “Genuino Clandestino”, presentazione del libro “La danza delle mozzarelle” e proiezioni dei documentari “Riprendere la terra” e “Behind the label”. a seguire, dj-set […]
[…] maggio VERONA Wolf Bukowski presenta La danza delle mozzarelle h.15, GaSP! Gigi Piccoli campo sportivo Gigi Piccoli, Via Caroto 1, porta Vescovo. «Cos’ha […]
“La danza delle mozzarelle” è già in ristampa. Grande Wolf!
[…] Autore di La danza delle mozzarelle. Slow Food, Coop, Eataly e la loro narrazione (Alegre, Roma […]
[…] e tradimenti, qualcosa brucia ancora. [Grazie a Elena Monicelli per i suggerimenti, WB] * Autore di La danza delle mozzarelle. Slow Food, Coop, Eataly e la loro narrazione (Alegre, Roma 2015) CLN Alta Eatalya. La "Resistenza" padronale di Oscar #Farinetti – […]
[…] giugno PADOVA Wolf Bukowski presenta La danza delle mozzarelle h 18:30, Summer Student Festival Je t’aime Golena S. Massimo […]
Salve a tutti, ho letto, riletto e digerito “La danza delle mozzarelle” di WB e volevo scambiare alcune impressioni sul libro.
Ho trovato utilissime e puntuali, sino dalla prima lettura, la scelta di ribadire (capitolo uno) le critiche al “consumerismo politico” e all’infatuazione collettiva per il “buono, pulito, giusto”. Noto, che, tra le altre cose, si è trovato spazio per una riflessione (la fonte, precisa WB, è un’esponente di “Campi Aperti”, pag. 37) sul rischio di scomparsa dell’ “agricoltura di prossimità” destinata al rifornimento delle aree urbane. Trovo altrettanto convincente la rivendicazione della centralità delle lotte dei lavoratori della logistica, e così via.
Invece, alla prima lettura, ero rimasto perplesso sulla scelta del “bersaglio grosso” Farinetti come principale obiettivo polemico, a partire dalla foto un po’ inquietante in copertina. In fondo, pensavo, le contraddizioni delle filiere agroalimentari sono tali e tante, a tutte le scale geografiche ed economiche, e perché quindi prendersela soprattutto con uno dei tanti attori in commedia, benché tra i più rumorosi?
Poi, riflettendo sul libro e su altro, mi sono reso conto della paradigmaticità di Farinetti: nel senso che le autonarrazioni con cui si propone (lui e/o chi per lui) a volte sono talmente eccessive, ingenue, confutabili che, involontariamente, sono rivelatrici delle strutture economiche e dei rapporti di produzione che dovrebbero/vorrebbero occultare. La raggelante uscita dell’ “ambaradàn” è un buon esempio: Farinetti è involontariamente didattico, o meglio, spesso risulta didattico non nel modo che vorrebbe lui (il primo paragone che viene in mente è quello con Carlin Petrini, che – malgrado tutto – direi che ha una dialettica di spessore diverso).
Tra le “perle” selezionate da WB, ad esempio, sono rimasto colpito dai brani dell’intervento di Farinetti a Italiadecide (pag. 96 di “La danza…”); quella che WB chiama “brandizzazione del paesaggio” è un’idea terribile: se pensiamo al paesaggio come il risultato dell’evoluzione dei rapporti di produzione su un’area geografica, sostenere la necessità di “surgelare” 5000 paesaggi italiani per censirli e farne marketing, significa, implicitamente, l’ambizione di sterilizzare – da un livello istituzionale superiore – 5000 società locali per creare 5000 cartoline – presepe. Fermare la Storia per gli interessi di Eataly (pardon, della Nazione: ma non è che le due cose coincidono?): un obiettivo minimalista… Per inciso, alcune iniziative partorite nel seno delle politiche turistiche e “ruralistiche” del Ventennio hanno delle risonanze bizzarre con queste proposte, e il cerchio inizia a chiudersi. La prima rivista italiana di cucina a diffusione nazionale è del 1929 e la prima edizione della guida gastronomica d’Italia del TCI è del 1931…
Un altro punto rivelatore del Farinetti-pensiero è l’opprimente determinismo geografico. Da poche settimane è uscito un nuovo testo firmato da Farinetti, per Feltrinelli (!). Si intitola “Nel blu”. Premetto che non l’ho ancora letto, e vorrei cercare di leggerlo senza doverlo comprare. Per ora mi basta il sottotitolo in copertina, “la biodiversità italiana figlia dei venti”. Se qualcuno pensava ingenuamente che la biodiversità di piante e animali fosse risultato della selezione umana, e quindi dei rapporti di produzione, si deve ricredere. E’ merito dei venti. Che quindi, probabilmente, si presume anche che siano invariabili, alla faccia del climate change e di tutto il resto: sennò come fanno i prodotti a rimanere “tipici”, cioè standardizzati e sempre uguali, se il vento cambia? Un esempio? Ce lo fornisce Farinetti stesso durante la presentazione del suo lavoro al Salone del Libro, in compagnia di Sgarbi e Crepet: http://www.salonelibro.it/it/news/news-multimediali/12913-biodiversita-e-ricchezza-naturale-nel-libro-nel-blu-di-oscar-farinetti.html. L’esempio del basilico di Prà non poteva essere più infelice: nei dintorni di Genova quasi tutto il basilico viene coltivato – da cento anni in qua – in serra: che tiri libeccio o tramontana, il basilico di Genova del vento se ne batte il belino. Con quali ideologie vada a nozze il determinismo geografico, credo che sia inutile ricordarlo.
Senza farla ulteriormente lunga, volevo chiedere a qualche lettore:
a) qualcuno si è immolato nella lettura di “Nel blu”? Pensate che possa essere utile recensirlo con metodo “decostruttivo”, rivelandone la stratigrafia di argomentazioni geografiche, economiche e sociali reazionarie? Ruralismo, determinismo geografico, invenzione delle “tipicità”, nazionalismo sciovinista: solo in copertina e risvolto c’è già materiale a carriole…
b) che voi sappiate, qualcuno si è già cimentato in modo sistematico nel cogliere differenze e – soprattutto – analogie tra le narrazioni del ruralismo fascista, da Strapaese all’autarchia, e la retorica del neoruralismo (non solo Eataly, Slow Food e Gambero) dagli anni Ottanta ad oggi? Avete letture da proporre? (Minicritica a WB: “La danza…” è senza bibliografia; forse un po’ di “titoli di coda” alla WM potevano essere utili?).
Per ora mi fermo qui, scusate la lunghezza.
Grazie, invece, per la lunghezza piena di spunti. Su youtube c’è questo agghiacciante intervento di Farinetti alla presentazione di “Nel Blu” al salone del libro di Torino
(sono sul treno e non riesco a verificare se il link è giusto, non lo metto perché magari poi atterrate su uno dei miei telefilm tedeschi.;-)
che trovi al titolo “Oscar Farinetti al salone del libro 2015”, e in questo intervento c’è tutto il peggio ciarpame, compresa l’autoproclamazione di quel libro Farinetti-Sgarbi-Baricco-Petrini-Crepet (mica male eh!) quale “sussidiario definitivo” all’Italia. O più precisamente al doppio dell’Italia, alla disneyland che questi hanno in mente e che stanno provando a sovrapporre al paese in cui viviamo.
Sul basilico li hai già messi a posto tu; adesso mi applico, ritiro in libreria la mia costosissima copia di Nel Blu e mi ci metto anch’io. Magari se ne parla qui, se ne vale la pena.
Sul neoruralismo e simili ci sarebbe da scoperchiare veramente un abisso nei libri di Petrini, tra passatismo, nostalgia, lettura agiografica della ruralità non è neppure del tutta garantita diciamo la… insomma la piena tenuta democratica, non so se mi sono spiegato… Ma è un capitolo che non ho aperto, che va affrontato con strumenti un po’diversi da quelli che ho usato io, bisogna darne una lettura compiutamente ideologica e meno ancorata alle dinamiche del presente.
Lo fa malamente, spocchiosamente e dal punto di vista dell’agroindustria il libro “Mangi chi può” citato in questa pagina: http://www.ilpost.it/2010/04/28/contro-slow-food/
libretto rilanciato alla grande da mcdonalds, addirittura su un proprio sito (con marchio della M e copyright: http://www.persapernedipiu.info ),
a un link ora scomparso ora scomparso
(che era, per i curiosi: http://www.persapernedipiu.info/qualita/fatti-unopinione/stile-di-vita-slow-contro-fast/luca-simonetti.aspx )
Gli argomenti sono gli stessi della polemica di McDonalds contro SF a Expo: “noi nutriamo il mondo, non voi.”; e poi – peggio ancora – siamo noi dalla parte del popolo, perché gli diamo il cibo a buon mercato, controllato, standardizzato, “sicuro” etc.
Non servono commenti, naturalmente, su questo; in quel confronto aveva ragione McDonalds, ma una ragione che, se la seguiamo fino in fondo, ci porta alla tragedia. Quindi una ragione tutta interna a un modello economico da respingere, la solita ragione che ci spinge a “sederci dalla parte del torto”.
Rimane che la sola parte meritoria del libretto “Mangi chi può” è quella che mettere un po’ in luce le ambiguità della visione bucolica di Petrini.
Come vedi la sto facendo lunga anch’io.
L’apparato bibliografico della Danza è ampio e credo preciso (lo scrivo per chi non ha letto il libro), ma è nelle note a piè di pagina. E in questa bibliografia il testo di Italiadecide
http://www.italiadecide.it/ricerca/2-il_grand_tour_del_xxi_secolo_litalia_e_i_suoi_territori_rapporto_2014
brilla per oscenità. E sapessi quante, dalle sue pagine, te/ve ne ho risparmiate…
grazie, ciao
w.
@vukbuk
Naturalmente pur sedendoci dalla parte del torto non ci sediamo dalla parte di Slow Food, forse non era del tutto chiaro questo passaggio…
w
@wolfbukowski, ciao, no no, il passaggio è chiarissimo, se non sottinteso!
“Mangi chi può” ce l’ho sulla scrivania in questo momento, e, a suo modo, mi sembra ineccepibile: lo scopo dell’autore è dimostrare che l’ideologia (termine usato proprio nella sua accezione marxista) Slow Food non è di sinistra. Capisco quello che contesti, che – implicitamente, ma manco tanto – il libro, alla fine, va a fiancheggiare, più o meno involontariamente, posizioni liberiste; io però non l’ho trovato assolutamente spocchioso, anzi, è scritto con una prosa molto fredda e controllata (l’autore è un giurista).
Venendo al dunque, lasciando momentaneamente perdere anche il gioco delle “tre palle un soldo” con Farinetti, volevo chiedere a te e ai lettori se, in qualche sede, è possibile discutere le pratiche che affrontano il problema delle filiere alimentari dal lato opposto dei rapporti di produzione, e cioè partendo non dalle scelte del consumatore, ma dall’accesso alla terra, all’acqua, ai fattori di produzione, insomma.
Premetto che pongo la mia domanda da ignorante e ingenuo. L’unica osservazione che provo a fare è che mi sembra di notare una domanda di recupero di saperi storici e geografici finalizzati alla lettura del territorio e del “paesaggio”, o, meglio, dei sistemi ambientali, anche in funzione della reinvenzione di pratiche di produzione “non ortodosse” rispetto al sistema economico capitalista, liberista, produttivista.
Un esempio di risonanza in questo senso mi sembra la discussione aperta qualche giorno fa sul blog di “Alpinismo molotov”, partendo dalla discussione (giustamente molto critica) di un libro di Tiziano Fratus. Forse sono stato un po’ fumoso, vabbè, palla a te e ad eventuali altri.
ciao, non se ti possono interessare questi link:
https://www.youtube.com/watch?v=AZWrC1fj9zU
https://sites.google.com/site/storiagricoltura/download-area/la_vita_nei_campi
il primo è la presentazione di un libro che propone proprio un modello di vita (racconta la sua esperienza e parla proprio di accesso alla terra), più che di sviluppo alternativo; il secondo è un libro di un agronomo (Alberto Guidorzi), di taglio storico e con una parte finale che ragiona sulle prospettive future dell’agricoltura. Immagino che gli autori siano agli antipodi.
Giac, secondo me se troppo generoso con il “Mangi chi può”: non sposa involontariamente posizioni liberiste (o più precisamente: le ragioni dell’agroindustria), anzi lo sposarle mi pare proprio lo scopo del libretto. Quell’endorsement da parte del sito informativo di McDonald non è casuale.
La riflessione attorno alla produzione agricola la sta portando avanti Genuino Clandestino http://genuinoclandestino.it/
e altre realtà locali più o meno legate a quella rete.
Altre riflessioni importanti le trovi a partire da sos rosarno http://www.sosrosarno.org/ (vedi la sezione approfondimenti).
Ma il dibattito, nelle realtà di movimento, è vivace e ricco di sfumature.
Invece nella presentazoine dell “ecofondamentalista” (Sergio Cabras) che segnala jackie.brown mi pare si permanga nell’illusione di combattere il “Sistema” tirandosene fuori con la presunta autosufficienza, il downshifting eccetera – quindi niente di nuovo sotto il sole, e niente di particolarmente interessante (per i curiosi il sito è: http://www.ecofondamentalista.it )
w
[…] di scrittori Lou Palanca e presidente di Slow Food Calabria. Wolf Bukowski è l’autore di La danza delle mozzarelle. Slow Food, Eataly, Coop e la loro narrazione (Alegre 2015). Lo scambio di pareri, “pungolato” da Giuliano Santoro, è avvenuto via […]
[…] di scrittori Lou Palanca e presidente di Slow Food Calabria. Wolf Bukowski è l’autore di La danza delle mozzarelle. Slow Food, Eataly, Coop e la loro narrazione (Alegre 2015). Lo scambio di pareri, “pungolato” da Giuliano Santoro, è avvenuto via email dal […]
[…] di scrittori Lou Palanca e presidente di Slow Food Calabria. Wolf Bukowski è l’autore di La danza delle mozzarelle. Slow Food, Eataly, Coop e la loro narrazione (Alegre 2015). Lo scambio di pareri, “pungolato” da Giuliano Santoro, è avvenuto via email dal […]
[…] del libro “Genuino Clandestino”, presenteremo con Wolf Bukowski il suo libro “La danza delle mozzarelle” e proietteremo dei documentari a tema (qui il trailer di “Riprendere la terra”). (Poi però […]
[…] ” L’idea di scrivere La danza delle mozzarelle è nata poco dopo il post di Wolf Bukowski apparso su Giap con il titolo «Stay FICO, stay hungry. Oscar Farinetti e la “Disneyland del cibo” a Bologna, Eataly».” Era il dicembre 2013 e con Wolf si diceva: «Ci vorrebbe proprio un ragionamento complessivo su Eataly… Sul legame tra farinettismo e renzismo… Sulla mancanza di critica di fronte a certi dispositivi… Su quest’ideologia del cibo e del consumo che si manifesta come “buona” e copre schifezze su vasta scala… Precarietà… Liberismo “compassionevole”… Feticismo della merce… Tradizioni farlocche… Un post mica basta, ci vorrebbe un libro!» “ Continua su: #Farinetti, #Eataly, #SlowFood, #Expo2015: smontare l’ideologia del magna magna […]
[…] all over Italy bring their students to F.I.CO. According to the journalist Wolf Bukowski (who wrote a book about Farinetti and Eataly), these figures have no basis in reality, but were simply used as a […]