Questo tipo di storie invece, come quelle delle pubblicità ad esempio, ci vengono raccontate per farci credere in un mondo che in realtà non esiste. La reazione a questo però non può essere quella di smettere di raccontare, di non fidarsi più delle storie. Attenersi ai fatti non basta, perché i fatti da soli non raccontano niente, per far parlare i fatti ci vogliono storie, narrazioni, bisogna connetterli tra di loro.”
La sfida è quella di narrare altrimenti, narrare storie diverse da quelle che ci propinano, e di farlo in un altro modo: introducendo la contraddizione, il conflitto, là dove lo si vuole edulcorare o addirittura cancellare.
Proprio la narrazione scientifica è quella che rischia di più, essendo così saldamente ancorata ai fatti, ai dati, alle certezze. E la sua oggettività risulta spesso inconfutabile.
“Spesso la scienza viene usata come effetto normalizzante – spiega Gianumberto Accinelli – gli scienziati sono visti come i nuovi sacerdoti della realtà. Invece sono più le domande che le risposte. La scienza non è neutrale, è un punto di vista ben preciso per narrare la realtà. Quindi non è vero che la scienza è oggettiva, la scienza passa attraverso l’uomo che la interpreta, e ognuno lo fa secondo la propria storia”.
E quindi abbiamo lasciato che i nostri autori si sfidassero in una singolar tenzone a base di racconti. I luoghi raccontati hanno incontrato gli animali, gli insetti: dalle paperelle sulla costa del Portogallo che portano alla gigante isola di plastica nell’oceano, alla farfalla monarca che dal Canada sbagliando rotta arriva stremata fino al Golfo di Napoli e lì vi muore; dal baobab di Bottego in Africa ai coleotteri che hanno salvato l’Australia.»
Ascoltate qui sotto le storie raccontate a Un Mercoledì Da Mosconi (Radio Città Fujiko, Bologna, 6 maggio 2015) da Wu Ming 2 e Gianumberto Accinelli: