Lo scorso 28 ottobre, come preannunciato, nell’ambito del Festival Segni d’Infanzia, abbiamo presentato Cantalamappa nel pittoresco Teatro del Bibiena di Mantova. Qui c’è una bella recensione della serata (a cura di Emanuele Bellintani) durante la quale abbiamo raccontato due storie dal primo volume e una dal nuovo, in uscita il 15 novembre.
A latere della presentazione ci ha intervistato il blog del festival. Ecco l’intervista, a cura di Chiara Marsili, che trovate anche sul sito del festival:
IN VIAGGIO CON WU MING
– In passato la figura del “cantastorie” era molto importante per la trasmissione non solo delle tradizioni ma anche dei saperi. In cosa vi siete ispirati a questi individui per creare i personaggi di Guido e Adele Cantalamappa?
WM: Guido e Adele Cantalamappa sono prima di tutto due viaggiatori. Viaggiatori, non turisti. Sono due vecchi freakettoni che non hanno mai perso la curiosità di scoprire il mondo. Ogni viaggio diventa una storia. E ogni storia vuole essere raccontata. Il momento ideale per farlo, fin da quando l’umanità viveva nelle grotte, è attorno al fuoco, cioè in un momento conviviale e di quiete. I nostri Guido e Adele fanno così, aiutandosi con mezzi analogici. Non hanno fotografie digitali sui telefonini, né video. Hanno fotografie stampate, mappe cartacee, ritagli, appunti, souvenir, che raccolgono durante i loro viaggi e che riportano dentro un librone. Il Librone dei Viaggi, appunto, che diventa il libro della loro vita, un incrocio tra il diario di Charles Darwin, Sulla strada di Jack Kerouac e i graffiti di Lascaux.
– Wu Ming sono noti al grande pubblico soprattutto per una serie di libri in cui la politica e la critica sociale occupano una parte importante. Come vi siete posti nei confronti di una scrittura esplicitamente rivolta all’infanzia?
WM: Abbiamo deciso di raccontare storie che avessero la stessa valenza politica di quelle che raccontiamo agli adulti, senza porci il problema di abbassare il tasso di criticità. Abbiamo lavorato sulla lingua, ovviamente, per renderla accessibile ai ragazzini, e abbiamo semplificato il contesto storico delle vicende ambientate in epoche passate. Per il resto non ci siamo preoccupati di rendere le vicende meno problematiche o di esplicitarne la morale.
– Le storie e le avventure dei Cantalamappa affrontano aspetti del reale tristi o poco gradevoli, che spesso vengono considerati inadatti per i bambini. Cosa volete raccontare ai piccoli lettori/spettatori?
WM: Ci piacerebbe suggerire l’idea che la realtà che ci circonda non è semplice e che di conseguenza è sbagliato pretendere di orientarsi nella realtà in maniera semplicistica. Vorremmo anche insinuare l’idea che il mondo contiene molti mondi, ciascuno dei quali ha una profondità nel tempo e nello spazio; che la geografia e la storia sono di fatto la stessa cosa. Una mappa è una storia. E ogni storia ha bisogno di una mappa. Guido e Adele sono gli alfieri di questo concetto, fin dal cognome che portano.
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A meno di due settimane dall’uscita in libreria, ecco l’indice de Il ritorno dei Cantalamappa:
[Prologo:] La teiera volante
Molly, Daisy e Gracie
“Nel 1931, quando compirono la loro impresa, Molly aveva quattordici anni, mentre sua sorella Daisy e la cugina Gracie erano di poco più piccole. All’epoca vivevano a Jigalong, remoto villaggio dell’Australia Occidentale.”
Saluti dall’Assurdistan
“Per migliaia di anni gli Assurdi erano stati una popolazione di nomadi che allevavano cammelli e cavalli. Nel corso della loro storia avevano fatto scorribande contro il tale o il tal altro popolo vicino, e qualcuna l’avevano subita, ignorando che sotto i loro piedi si trovava un tesoro. Ma un bel giorno qualcuno se ne accorse. Nel sottosuolo si trovavano grandi giacimenti di petrolio. Bastava scavare un po’. Improvvisamente la terra degli Assurdi, che fino a quel momento pochi sapevano perfino dove si trovasse, divenne molto importante.”
Il lago rosa
“«Che posto è? Il lago delle favole?». «È il Lago Hillier», mi ha risposto lei, «si trova su un’isola». «Come il nostro Pozzangherone!» ho esclamato, nominando lo specchio d’acqua che dà il nome alla nostra borgata: un lago, che sta su un’isola, in mezzo a un lago.”
Arbez Hotel
“Una volta i Cantalamappa hanno dormito all’Arbez Hotel, con la testa in Francia e i piedi in Svizzera. L’albergo infatti si trova proprio sul confine tra le due nazioni, nel villaggio di La Cure, pochi chilometri a nord di Ginevra.”
L’isola che non c’è
“…gli esseri umani, appena vedono una cosa nuova, non resistono alla tentazione di chiedersi a chi appartiene. Di chi era, la nuova isola? Di tutti? Di nessuno? Cosa diceva la legge? Beh, è chiaro che la legge non diceva granché, perché il caso di un’isola che sorge dal mare è piuttosto raro, un’eccezione, e si sa che le eccezioni sono proprio quelle che sfuggono alle regole.”
Lo scarabeo migratore
“Questa storia parla di cacca. Lo so che non è un argomento elegante, ma la cacca ha una sua importanza e in questo caso anche una certa ingombranza. Perché si tratta della cacca delle mucche, che ne fanno davvero tanta.”
La mano del deserto
“Il motociclista ha spento il motore, è sceso dalla moto ed è entrato nel cerchio di luce del falò. Quando si è tolto il casco, mi è apparso il volto di un giovane donna. È così che ho conosciuto Camilla Cantalamappa, la figlia di Guido e Adele.”
La guerra dell’acqua
“Tico, a soli nove anni, per evitare le botte era diventato amico di un branco di cani. Anche di quelli ce ne sono tanti, per le strade di Cocha, randagi o casalinghi, e i bambini sono gli unici che sanno come trattarli. Tutti gli altri li schivano o li scacciano a sassate. Tico, invece, si aggirava per la città come un pastore, ma al posto delle pecore guidava cani d’ogni razza e dimensione.”
Eldorado
“…conoscevo l’Eldorado come un posto da favola, una città irraggiungibile, tutta d’oro, che centinaia di esploratori avevano cercato in Sudamerica per quattro secoli, senza capire dove si trovasse e se mai davvero la si potesse trovare. Com’era possibile arrivarci in bus?”
Il cane con la tasca
“«Ci sono animali», ha ripreso Guido, «che non sono proprio quello che sembrano. Pensa all’ornitorinco, o al tilacino…».
«Tila che…?».
«Tilacino. Sembra un cane, ma in realtà è una specie di canguro quadrupede».
La maledizione della jatropha
“Adele mi spiega che la jatropha non si mangia, è velenosa. I francesi la chiamano pourghère, perché già un paio di semi sono una purga potentissima, da passare mezza giornata sul gabinetto.”
Mister Popski
“…era un ometto basso, appena un metro e cinquantacinque di statura, e decisamente grasso. Non godeva nemmeno di ottima salute, perché durante la Prima Guerra Mondiale aveva combattuto volontario nell’esercito francese, era rimasto ferito e intossicato dai gas, ed era stato giudicato inabile al servizio militare. Come un personaggio del genere sia potuto diventare un eroe di guerra è uno degli aspetti più incredibili di questa storia.”
[Epilogo:] è tempo di ripartire
“…vederli partire è l’unico modo di vedere davvero i Cantalamappa, di vederli per quello che sono: degli inguaribili giramondo.”
Ricordiamo che a Il ritorno dei Cantalamappa sono dedicati un tumblr con le mappe dei luoghi raccontati e una serie di immagini su pinterest.
[…] lo sapete, ve lo abbiamo annunciato qui con la copertina, qua con il prologo e costà con l’indice dei […]