[WM: Oggi al Tribunale di Torino si terrà l’udienza per stabilre se Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo, i cinque italiani che hanno sostenuto la lotta all’ISIS in Siria, siano o meno «socialmente pericolosi». La richiesta della Procura è di metterli sotto «sorveglianza speciale». Ne abbiamo parlato qui. Alle h.9:30, davanti al tribunale, si terrà un presidio di solidarietà.
La cosa, ribadiamo, ci tocca molto da vicino, perché tra gli «indizi fattuali» della «pericolosità» di uno dei sorvegliandi, Davide Grasso, c’è il suo libro Hevalen. Perché sono andato a combattere l’ISIS in Siria, uscito nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre.
Nei giorni scorsi sono state numerose le prese di posizione e le iniziative a sostegno dei cinque compagni. Alcune sono qui. A riassumere meglio la questione è stato, come spesso gli capita, Zerocalcare.
Ieri abbiamo ricevuto e diffuso una lettera aperta di Piersante Paneghel, zio di Valeria Solesin, la studentessa uccisa dall’ISIS al Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015. La riproponiamo qui come post. Vi terremo aggiornati sull’esito dell’udienza.]
Cari Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo,
volevo ringraziarvi e scusarmi con voi per non avervi scritto prima.
Ho provato diverse volte ma non ci sono riuscito, non potevo, ora devo.
Quello che vi stanno facendo non è giusto.
Quando tre anni fa Daesh si prese la vita di mia nipote Valeria al Bataclan ero già immerso da tempo nelle vicende del Rojava e della Siria. Il capodanno precedente l’avevo passato con la testa a Kobane, dove accadeva l’incredibile, un pugno di donne e uomini stretti tra due fascismi complementari e dati per spacciati dal resto del mondo non solo resistevano ma addirittura contrattaccavano. Per la prima volta Daesh era stato fermato. Nei mesi successivi sembrava addirittura che tutto il Rojava potesse essere riunificato, il che avrebbe bloccato completamente la frontiera terrestre tra l’ISIS e l’Europa. Non è successo purtroppo, la Turchia lo ha impedito per molte ragioni ignobili, ed è per questa porta tenuta aperta da Erdogan – allora come oggi – che sono transitati i sicari del Bataclan.
La guerra in Siria che osservavo da un anno ogni giorno, ogni ora, era uscita dal monitor e si era presa un pezzo della mia vita.
Non vi ho scritto prima per pudore e per rispetto.
Avete fatto una scelta terribile mettendo sul piatto la vostra vita e ho temuto per voi. Vi ho seguito per quello che ho potuto e ho sperato che non vi succedesse nulla.
Per riflesso anagrafico avrei voluto fermarvi, avrei voluto anzi riportarvi indietro quando eravate lì, a fare la cosa giusta per voi.
Non potevo dirvi che era la cosa giusta anche per me, non me la sono sentita perché temevo potesse pesare troppo in questa vostra scelta terribile.
Ho scoperto poi che la morte di Valeria aveva influito in questa scelta per alcuni di voi, e questo ha aumentato la mia stima silenziosa nei vostri confronti.
Oggi vi scrivo per dirvi che vi sono vicino e trovo aberrante quello che vi sta succedendo, le misure giudiziarie che sono state proposte per voi.
Non so come fare per aiutarvi concretamente.
Sappiate che sarei felice di poter contribuire alle spese legali che ingiustamente dovrete ora sobbarcarvi e che ciascuno di voi avrà per sempre il mio affetto e la mia considerazione.
Un piatto di minestra e un letto per voi ci sarà sempre a casa mia.
Vi saluto e vi abbraccio.
Piersante Paneghel
La decisione sulla «pericolosità sociale» di Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo è rinviata a marzo, ecco un primo resoconto, dal sito Euronews, della giornata di oggi.
A commento dell’udienza di ieri, un messaggio vocale di Davide Grasso (via Infoaut).
https://www.infoaut.org/images/Davide_Grasso_udienza_srv.mp3
Che dire, vi sono vicino e spero di poter incontrare qualcuno di voi a qualche iniziativa sul Rojava. Sono VERAMENTE disgustato dalle assurde decisioni che limitano la vostra libertà. Ma la repressione è questa, il resto sono favole. Un abbraccio a tutti.
Andrea
Non cali il silenzio
“la polizia ha impedito al regista Carlo Bachschmitt di riprendere l’udienza, nonostante fosse stato autorizzato dalla stessa corte”
dal Manifesto 24.1.19