di Davide Gastaldo * e Wu Ming 1
Sono nuovamente momenti caldi per i No Tav. Gli attacchi e la demonizzazione del movimento sono ripresi, come sempre accade in concomitanza di eventi significativi – in questo caso il Festival Alta Felicità e alcune scadenze legate ad appalti per l’opera. Torna in auge la «violenza No Tav», cosa ampiamente pronosticata da uno di noi nell’intervento «Fuori dalle secche», risalente al marzo scorso.
Quest’anno però la campagna denigratoria si è arricchita di un’accusa, nuova per forma e sostanza: quella di essere «leghisti» e «traditori del movimento 5 stelle».
Ma andiamo per gradi.
Alla vigilia dell’appena citato Festival, giunto alla quarta edizione, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato solennemente – solennemente via Facebook, ma soprassediamo – il «sì definitivo» all’opera.
[En passant: siamo ormai alla quindicesima «conferma definitiva» in vent’anni, tra trattati, firme di progetti ecc. e ogni volta i media la definiscono «svolta epocale».
En passant 2: il «sì» a quale opera?
Pare una domanda sciocca: – È il sì all’Alta Velocità Torino Lione, a cosa sennò?!
E invece no. Questo è il «sì» a una tratta di velocità medio–alta ad «alta capacità», in gran parte consistente in un tunnel da Susa a Saint Jean de Maurienne, in tutto 65 km sugli oltre 260 che separano Torino da Lione. Il tunnel transfrontaliero, con relativi raccordi alla ferrovia già esistente, è l’unica parte del progetto in fase pre-esecutiva e per cui si stiano stanziando denari e preparando gare. Tutto il resto, tra progetti preliminari mai scritti e revisioni di quelli scritti, è nel regno delle nebbie e della fuffa, e dal primo annuncio sono già passati ventotto anni.]
Il movimento No Tav, tra le altre cose, ha subito rimarcato come questo sblocco dell’opera giunga mentre è al governo – per la prima volta – un partito che prima si dichiarava contrario al progetto e che ha fatto campagna elettorale portando avanti istanze No Tav.
Immediatamente, e in maniera così copiosa e strutturata da sembrare organizzata, si è assistito a veri e propri diluvi di pesantissimi insulti e accuse al movimento del treno crociato, lanciati da «giornalisti», sedicenti attivisti 5s e «persone comuni™».
Questo screenshot riprende un commento particolarmente ignorante: la percentuale dell’85% di voti alla Lega in valle è chiaramente impresentabile come dato reale, non è nemmeno propinabile come fake news; poi ci sono i «vecchi No Tav» – categoria a sé, evidentemente, un club a parte – aderenti a un complotto contro i 5stelle; infine un gentile invito a morire.
Commento imbarazzante e ridicolo, però…
Però il succo è lo stesso di centinaia e centinaia di altri scritti che hanno riempito la rete e alcuni giornali negli ultimi tempi; il sunto dei “ragionamenti” è sempre più o meno lo stesso: «la valle, che era roccaforte dei 5 stelle, ha voltato le spalle ai grillini, votando in massa la Lega e ora – addirittura – se la prende col mo(V)imento che essa stessa ha tradito! Che si faccia La Tav dunque, e muoiano pure tutti!»
In alcuni scambi, in cui l’estensore del post si sente particolarmente acculturato, vengono allegati prospetti e tabelle, come questa:
Dei quattordici Comuni citati, tredici non sono in Valsusa. Uno, Carema, è addirittura al confine con la Val d’Aosta; un altro, Arignano, è al confine col Monferrato; Ingria, in Val Soana, e Locana, in Val d’Orco, distano entrambi due ore di auto da Susa. L’unico comune della lista che rientra in parte in Valsusa è Sestriere, un piccolo centro tra Alta Valsusa e Val Chisone, da sempre sìTav.
Escono poi articoli nel torinese, come questo, in cui si fa confusione tra Alta e Bassa Valle, si sostiene che il festival Alta Felicità sia a Giaglione invece che a Venaus e altre castronerie, a certificare che chi scrive non ha la minima idea dell’argomento che sta trattando. Altre serie di dati confondono i numeri delle regionali con quelli delle europee… Addirittura alcuni eletti rispondono così quando si fa loro notare che non sanno di che parlano:
Si arriva perfino a dire che i No Tav avrebbero votato la Lega perché Salvini era un tempo contro il progetto, e gli stolti valligiani non si sarebbero accorti del cambio di fronte del Capitano.
La prova che Matteo fosse notav? Una foto ritoccata. Una bufala.
Quest’ultima è poi una manipolazione particolarmente fastidiosa: l’immagine di Salvini con la maglietta No Tav è falsa – così come una sua qualche passata ostilità al progetto–, ma un tempo, per un breve periodo, la Lega Nord del Piemonte avversò realmente il Tav in Valsusa, poi entrò in attrito con quella nazionale, si aprì una contraddizione e alcuni esponenti locali, come Dario Catti – leggere l’interessante intervista qui – furono sospesi e infine espulsi dal partito perché No Tav.
Per assurdo, dunque, l’immagine falsa diviene così strumentale a chi volesse negare un passato «No Tav» della Lega:
– Guarda, Salvini aveva la maglietta No Tav, la Lega una volta era contro!
– No l’immagine è falsa, quindi pure il resto!
E invece, questo è un reale manifesto leghista che girava in valle più di vent’anni fa.
Cosa dicono davvero i dati?
Una delle tabelle più usate online per dire che «i No Tav hanno votato Lega» è la seguente:
Di primo acchito è impressionante, si leggono percentuali al di sopra del 50%, ma proviamo a guardarla meglio, premettendo alcune cose.
1. Innanzitutto, prima di entrare nei dettagli leviamoci il dente: sì, in Valle purtroppo la Lega alle ultime elezioni – regionali e europee – ha preso moltissimi voti; ciò non toglie che l’eco mediatica che ne è seguita sia totalmente sproporzionata: per la Lega si tratta di un risultato in media con quello del resto d’Italia, anzi più basso, come vedremo tra poco.
2. Quando si parla di «Valle No Tav» si intendono solitamente i 22 Comuni aderenti all’Unione Montana Bassa Valle Susa più tre o quattro piccoli paesi dell’Alta Valle variamente toccati dal progetto, Alta Valle che per il resto a livello istituzionale è sempre stata neutrale o più spesso favorevole all’opera.
3. Non volendo pensare alla malafede, la confusione nel leggere i dati qui sopra può dipendere dal fatto che in molti comuni piccoli il Carroccio ha preso moltissimi voti, mentre in quelli più grandi ne ha presi decisamente meno. Facendo un semplice elenco di comuni e percentuali – e non conoscendo la valle – può sembrare che il dato sia molto spostato a favore di Salvini. Questo, ripetiamo, non volendo pensare alla malafede.
Questa qui sopra è la tabella di prima, debitamente chiosata. Abbiamo segnalato i comuni dell’Alta Valle – esclusi quelli toccati dall’opera – e quelli che con la Valsusa non c’entrano nulla. Come si vede, è stata inserita molta «roba» estranea ai territori dove è radicata la lotta No Tav.
Anche mondata dagli “intrusi”, la tabella potrebbe comunque far dire a qualcuno: – Beh, quanti voti a Salvini! Avete proprio sposato la Lega…
Solo che una tabella del genere non tiene conto che ci sono Comuni molto differenti come popolazione – dagli oltre 12.000 abitanti di Avigliana ai poco più di 500 di San Didero – né valuta l’astensione.
Proviamo a guardare i dati in maniera meno dozzinale.
Questa tabella computa i singoli voti, senza raggruppare in percentuali divise per comune. Da essa evinciamo che:
1. Il 20,83% degli aventi diritto ha votato il partito del Capitone, ossia in Valle quattro persone su cinque non hanno votato Lega;
2. L’astensione/non espressione è superiore al 33%, e in alcuni comuni-simbolo della lotta No Tav va ben oltre, con punte ad Avigliana del 38,37%, a Borgone del 39,28% e a Mompantero addirittura del 42,33%.
3. Il risultato totale sui voti validi per la Lega è di quasi due punti e mezzo al di sotto del dato nazionale. Nelle urne la Valle è stata decisamente meno salviniana della media del resto di Italia.
«Ma come, in Valsusa ci sono i leghisti?»
Blasting news! In Valsusa la maggior parte degli abitanti non sono attivisti No Tav!
Fa quasi imbarazzo doverlo rimarcare, perché è una cosa più che fisiologica. In nessun luogo del pianeta la maggior parte della popolazione di una comunità è composta da attivisti: magari segue, partecipa a cortei o iniziative, ma tendenzialmente la maggioranza non è parte attiva dei movimenti.
È vero che la valle è teatro di una mobilitazione popolare con pochissimi eguali, per tenuta nel tempo, per numeri, per tenacia, per risultati conseguiti, e che su diversi temi – uno su tutti quello dei migranti – ha saputo distinguersi positivamente, ma non è un paradiso in terra: la maggior parte delle persone, come altrove, pensa in primo luogo a se stessa, ai mutui, al lavoro, ai figli… I più sono contrari al Tav, ma giocoforza la quotidianità ha spesso il sopravvento, inoltre come altrove molti guardano e credono ai TG e seguono le pagine FB che aizzano contro gli stranieri… La valle è parte dell’Italia, con tutte le problematiche e le controversie che ne derivano.
Eppure, ciò viene spesso rimosso, e soprattutto nella narrazione tossica di questi giorni «Valsusa» coincide sic et simpliciter con «No Tav». Se qualcuno ha votato Lega, devono essere stati i No Tav, per forza!
Va rimarcato che ciò accade anche perché la minoranza di attivisti sa, quando è necessario, far pesare le proprie istanze e chiamare a sé la popolazione, come certificano le decine di manifestazioni di questi anni, o le elezioni locali – dove in genere l’affluenza è molto più alta – che esprimono da decenni maggioranze No Tav. Ma questo peso va proporzionato e contestualizzato.
«Ma i No Tav prima non erano grillini?»
Smentita la sentenza «i No Tav hanno votato in massa per Salvini», resta da esaminare la seconda parte del falso assioma, quella del «tradimento», ossia il fatto che i No Tav prima fossero grillini.
È un dato di fatto che negli anni passati una parte molto visibile del movimento No Tav abbia pensato, per svariate ragioni, di dare fiducia, o addirittura una delega, al Movimento 5 stelle, e che ciò abbia contribuito ad un risultato elettorale ottimo per i grillini sul territorio. Ma anche in questo caso, se andiamo oltre ai titoli e ai disegnini con la valle colorata tutta di giallo, possiamo notare che:
1. Sebbene ciò venga sistematicamente taciuto in Valsusa non c’è, né c’è mai stato un sindaco o una sindaca del movimento 5 stelle, sono praticamente tutti di liste civiche No Tav.
[E stupirà, ma molti sono anche vicini o tesserati al PD: nel voto locale più che agli astratti programmi dei partiti si guarda alle persone, e a ciò che hanno fatto per il territorio; molti dei primi cittadini si spendono e si sono spesi per la causa No Tav, alcuni di quelli ancora in carica parteciparono ad esempio alla Battaglia del Seghino o alla liberazione di Venaus tre lustri fa. Per alcuni di loro i pasdaran sìTav del PD torinese hanno più volte proposto l’espulsione dal partito, che però per molte ragioni sarebbe controproducente, e quindi la contraddizione è rimasta aperta, la spina è ancora nel fianco.]
2. Alle politiche del 2018 il M5S è stato indubbiamente il primo partito in Valsusa (parliamo sempre della Bassa Valle, ma in questo caso, stranamente, nessuno ha mescolato Bassa ed Alta valle, in cui i 5S non han sfondato), ma sono i comuni più piccoli ad avergli dato le percentuali più alte; nei centri più grossi è quasi sempre stato un testa a testa col centrodestra, ad Avigliana – il comune più popoloso della Valle – i grillini si sono ad esempio classificati secondi, a Susa hanno vinto ma di appena 2 punti e mezzo. Nell’uninominale sono stati eletti sia al senato sia alla camera i candidati del centrodestra e non quelli a 5 stelle. Una «vittoria grillina in Valle», sì, ma ai punti.
E adesso?
In quest’ultima fase pare che per buona parte del movimento No Tav sia finalmente evaporata l’idea di poter delegare la lotta.
Non interessa qui dire se i 5 stelle abbiano «tradito», se invece siano stati incapaci o se ancora sia impossibile, stretti tra i celeberrimi «poteri forti», ottenere un no all’opera per via istituzionale. Interessa piuttosto constatare che in un modo o nell’altro la scelta della delega – che in questo caso ha comportato per chi l’ha sottoscritta l’accettare in termini compromissori alleanze parafasciste, decreti inumani verso i migranti, repressione sociale, voltafaccia su Tap, Terzo valico, Passante di Bologna e altre grandi opere – non ha funzionato, nemmeno nelle chiave delle rivendicazioni territoriali del movimento No Tav.
Da qui, per tantissima parte degli attivisti, la rinuncia alla delega, il che si trasforma nei dati elettorali in un astensionismo molto forte o – per chi comunque ancora va a votare – nel ritorno al voto «normale», personale, spesso «di pancia», seguendo – per fortuna in maniera attenuata – le dinamiche del resto del paese.
Ma, ormai è un dato di fatto conclamato, le dinamiche della Valsusa sono costantemente sotto una lente di ingrandimento – una lente che deforma, piega, gira, ribalta, a seconda delle necessità del timoniere di turno. Il movimento No Tav se ne è fatto una ragione e continua per la propria strada, pervicace, conscio di aver talvolta sbagliato e talvolta fatto cose grandissime.
Il trucco è insistere, continuare a lottare, il più collettivamente possibile.
Mentre finiamo di scrivere questo pezzo, il senato mette ai voti, assieme ad altre cinque di opposta direzione, una «mozione No Tav» del Movimento 5 stelle; ennesimo – ma particolarmente grottesco – patetico tentativo dei grillini di salvare le apparenze con una parte del proprio elettorato, dopo aver aperto porte e portoni al proseguimento dell’opera; non sappiamo se la cosa avrà ripercussioni sull’alleanza di governo, ma siamo sicuri che per la questione Tav non sarà di alcun peso. C’è da augurarsi almeno che questa pantomima, che vede i grillini impegnati a recitare la parte di chi lotta contro l’opera ma «nulla può», allontani anche gli ultimi No Tav dalle fatue promesse pentastellate.
In questi ultimi giorni sono però accadute due altre cose che interessano, e non poco, la Valle.
■ Il «Decreto Sicurezza bis» è passato con 56 voti della Lega, 102 del Movimento 5 Stelle, più qualche libero battitore. È una legge indegna, liberticida, antimigranti, che dà poteri smisurati sui confini al ministro dell’interno. Ha avuto meno eco il fatto che alcune norme paiano cucite addosso al movimento No Tav: già nel primo decreto sicurezza si reintroduceva il reato di blocco stradale e ferroviario (da 1 a 6 anni di carcere), ora si aggiungono la rilevanza penale dell’avere con sé in manifestazione protezioni passive (tipo una mascherina, da 2 a 3 anni di carcere) e il reato di esplosione di fuochi d’artificio (da 1 a 4 anni di carcere), tutte pratiche storicamente adottate dai No Tav. L’impressione è quella di un accanimento mirato contro il movimento.
■ Il presidente della Regione Piemonte, Cirio, ha convocato un «incontro aperto della Giunta per discutere di Tav» per venerdì prossimo a Chiomonte, a due passi dal dormiente cantiere; vi ha invitato le «madamine» [sì, ad un consesso formale, saranno addirittura relatrici], nonché diciassette Comuni interessati dal progetto To-Ly.
–
La cosa gravissima è questa: nell’invito Cirio scrive – e i giornali fedelmente riprendono – che questi Comuni han firmato il «Patto per il Territorio», un testo che di fatto accetta l’opera e alcune compensazioni. Il documento, come si può leggere in originale qui, non è stato firmato da nessun comune, riporta solo le sigle di Chiamparino, Foietta (Osservatorio istituzionale sul Tav) e Virano (Telt, la ditta incaricata di eseguire l’opera).
In un contesto politico normale un falso del genere non potrebbe passare in cavalleria, ma sull’argomento tav, lo sappiamo da tempo, vale tutto. Comunque venerdì i Comuni convocati – fatti salvi quei due o tre siTav che certo saranno in prima fila pronti a lanciarsi su ogni briciola che verrà loro lanciata – diserteranno la provocatoria riunione. La Valle ci sarà, fuori dal palazzo, in strada, a difendere ancora una volta il proprio territorio.
* Davide Gastaldo è consigliere comunale a Mompantero, dove – come nella grande maggioranza dei comuni valsusini – c’è un’amministrazione No Tav. È autore dei libri Pantren. Schegge di tremila anni di storia incastrate nelle pietre di Mompantero (Il Graffio, 2019) e, con Mariano Tomatis e Filo Sottile, Il codice Dell’Oro. Sulle tracce del tesoro del Rocciamelone (Tabor, 2018). Segui Davide su Twitter.
Wu Ming 1 è autore di svariati reportages dal cuore della lotta No Tav, usciti su Internazionale e Nuova Rivista Letteraria, e del libro Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav (Einaudi, 2016).
vado a memoria, quindi non ho link, fonti, foto etc. che possano provare quello che dico, però mi ricordo che già nel 2008 si usò la favoletta del “in val di Susa i cittadini hanno votato a favore della tav”.
Parlo delle elezioni politiche del 2008, che vide l’affossamento della sinistra arcobaleno, alle elezioni politiche precedenti del 2006 (sempre se ricordo bene) i vari partiti (rifondazione, i verdi, i comunisti italiani) presero qualcosa intorno al 35%, mentre nel 2008 scesero al di sotto del 10% e ricordo che i giornali titolavano “In valle il 90% vota a favore di partiti Si tav”.
All’epoca questa favoletta non funzionò e durò poco, spero che non funzioni neanche ora
Aggiungo la mozione #notav presentata dalla senatrice Loredana De Petris e dal gruppo misto.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10217795627394644&id=1600672499
Ieri sera una riunione fiume degli amministratori di valle convocati alla giunta-buffonata regionale di domani ha portato all’estensione di questo – mi pare abbastanza fermo – comunicato stampa.
COMUNICATO STAMPA
I sindaci dei Comuni di Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Giaglione, Mattie, Mompantero, Salbertrand, San Didero, Susa e Venaus sottoscrivono il seguente documento.
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha convocato la Giunta regionale in seduta «aperta» presso la sala consiliare del Comune di Chiomonte per le ore 14:00 del giorno 09 agosto 2019 – Ordine del giorno: «Stato dell’arte dei lavori della linea Torino – Lione e delle opere di compensazione territoriali».
L’organizzazione dei lavori, prevede gli interventi di:
– Mario Virano, direttore generale della sas TELT-Tunnel Euralpin Lyon Turin;
– Una nutrita rappresentanza delle «Madamine dell’Onda», unita alla voce dell’intramontabile, Bartolomeo Giachino;
Il cittadino, oggi privo di incarichi istituzionali, Paolo Foietta
Al suddetto incontro sono stati altresì invitati – senza che ne sia peraltro prevista la possibilità di intervenire – i sindaci dei comuni sopra elencati, autori del presente documento.
A tal riguardo rileviamo con fermezza la grave scorrettezza istituzionale dell’iniziativa:
1. Nella lettera del Presidente Cirio di invito ai sindaci – e nelle notizie stampa che ne sono seguite – si legge testualmente « … sono stati invitati i sindaci che hanno sottoscritto il “Patto per il Territorio”». Orbene, questo è clamorosamente falso: nessuno dei suddetti comuni (né, a quanto ci risulta, degli altri comuni della Valle di Susa) ha mai sottoscritto il “Patto per il Territorio”, che reca invece le sole firme di Sergio Chiamparino, Mario Virano e Paolo Foietta. Chiediamo pertanto una immediata smentita ufficiale di tale affermazione.
2. In merito all’invito ricevuto, riteniamo che, se un soggetto istituzionale – nella fattispecie la Regione – invita altri enti istituzionali – i Comuni o i rispettivi sindaci – ad un incontro, vi sia un dovere istituzionale, appunto, a recepire l’invito e a partecipare al dialogo/confronto. Ma non di ciò si tratta in questo caso: infatti, con scarsissimo senso delle istituzioni, i sindaci sono stati qui invitati a fare da mera cornice ad interventi «di parte» ad opera di figure che non rivestono alcun ruolo istituzionale.
3. Qualora la Regione desiderasse, al di là di proposte meramente mediatiche ai limiti della provocazione, intrattenere in forma istituzionale e nelle sedi istituzionali un dialogo/confronto con tutti i sindaci della Valle, noi esprimiamo sin d’ora la nostra totale disponibilità
4. Pertanto, per quanto sopra detto, noi non parteciperemo all’incontro, al quale con la nostra eventuale presenza conferiremmo solamente una immeritata legittimità; mentre, al contrario, ci preme far sentire le ragioni del nostro disappunto e del nostro sdegno istituzionale.
Sottoscritto all’unanimità, in data 7 agosto 2019, dai sindaci e amministratori dei comuni di Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Giaglione, Mattie, Mompantero, Salbertrand, San Didero, Susa e Venaus, presenti alla riunione di Bruzolo.
E #cirioscappa.
A volte si vince.
https://voce.com.ve/2019/08/08/432995/tav-giunta-piemonte-non-sara-in-val-susa-motivi-logistici/