Come rapportarsi alle grandi mobilitazioni contro «green pass» et similia. Nei movimenti francesi se ne discute, e qui?

Proponiamo una rapida rassegna di articoli apparsi su media “di movimento” francesi, tentativi di leggere le attuali mobilitazioni di massa contro i pass sanitari e altri provvedimenti nominalmente «anti-Covid».

Li riteniamo contributi importanti, perché nel rifiutare ogni demonizzazione mainstream e ogni riflesso pavloviano da “sinistra” perbene, schivano polarizzazioni tossiche come «vaccinismo vs. antivaccinismo» e rintracciano i nuclei di verità – i grossi nuclei di verità – che queste mobilitazioni contengono.

Li contengono anche – diremmo specialmente – in Italia, dove però chi cerca di farlo notare è ancora (almeno a sinistra) vox clamantis in deserto. È senz’altro più facile intrupparsi con Repubblica e gridare ai «no vax» con la bava alla bocca fino all’immancabile rilascio di endorfine  – «Ohhhh, bene, anche oggi ho detto la mia» –  rimuovendo ogni contraddizione scomoda. Riguardo a questo, continuiamo a rimandare ai capitoli su «ratiosuprematismo», burionismo e virocentrismo contenuti ne La Q di Qomplotto.

Come abbiamo scritto più volte già nel corso del 2020, se le piazze che contestano la narrazione virocentrica e la gestione diversiva dell’emergenza pandemica sono egemonizzate – o almeno molto influenzate – da fascisteria e cospirazionisti in stile QAnon, la colpa non è di fasci e QAnon, che in un certo senso «fanno il loro lavoro». La colpa è di chi il proprio lavoro non lo ha fatto, di chi ha lasciato vuoto lo spazio della critica, di chi questa gestione ha rinunciato a contestarla, anzi, si è unito subito al coro mainstream, cercando pure di mettersi in mostra, di spiccare tra i cantori più zelanti e appassionati.

Oggi quella rinuncia alla critica non solo è un grande rimosso, tanto più evidente quanto più si cerca di parlar d’altro, ma impedisce di comprendere cosa stia accadendo e lungo quali linee di frattura, qui da noi come a Cuba e altrove.

Non stupisce che i contributi che segnaliamo siano apparsi Oltralpe: non solo a introdurre per primo l’idea del pass sanitario è stato Macron, ma in settori importanti dei movimenti francesi è maturata una prospettiva che potremmo definire «post-Gilets Jaunes», che consiste nel sapersi rapportare anche a mobilitazioni popolari “impure”, senza esaurire il proprio approccio in una richiesta di passaporti politici o patentini.

Il problema è che qui in Italia la stessa mobilitazione dei Gilet Gialli è stata oggetto di letture univoche, asfittiche, pregiudiziali. Da noi si crede ancora che sia stato tout court un movimento di destra. È falso. Per una ricostruzione seria di quei mesi di lotte consigliamo il “quaderno” n.4 della rivista di movimento «Lundi Matin»: Gilets Jaunes : un assaut contre la société (2019).

Non siamo in grado di tradurre integralmente questi pezzi, ne proponiamo stralci tradotti al volo e linkiamo gli originali. Buona lettura, buone problematizzazioni. WM.

Pandemia, vaccino, pass sanitario: per una posizione rivoluzionaria
Pubblicato su Acta-Zone il 25 luglio 2021 -> Testo originale qui.

« […] Senza parlare di “complotto”, perché mai respingere in blocco e relegare nella casella dell’egoismo reazionario i dubbi espressi riguardo ai processi di produzione e commercializazione di un vaccino la cui fase di test non è stata ultimata, un vaccino prodotto nel giro di pochi mesi nella cornice di un’implacabile competizione interimperialistica? L’Unione Europea non ha forse accordato garanzie finanziarie alle case produttrici, garantendo loro indennizzi e schermandole da eventuali responsabilità, visto il processo produttivo inedito e le poche certezze sui possibili effetti secondari?

Il fondamento delle inquietudini che vengono espresse va messo in relazione anche coi precedenti che hanno segnato la storia sanitaria recente, specialmente con lo scandalo del sangue infetto e con quello del vaccino H1N1 […] Tali inquietudini derivano anche dalla gestione disastrosa del governo Macron e dalla sequela di ingiunzioni contraddittorie degli ultimi due anni. Questo governo ha una responsabilità diretta nell’attuale clima di sfida [ai suoi provvedimenti], e senza dubbio la sua risposta assurda e ultrarepressiva […] accentuerà il fenomeno.

Come mai, nel nostro schieramento, si cede all’assurda tendenza che, sotto l’etichetta di “complottismo”, accomuna le posizioni suprematiste paranoiche ed esoteriche con la semplice propensione a mettere in dubbio le narrazioni egemoniche, esprimendo a volte una critica – sebbene sfocata – al capitalismo e alle forme contemporanee di controllo sociale? Una critica che può mancare di ancoraggio politico, ma che noi dovremmo incoraggiare, informare, aiutare a rifinire anziché rigettare e disprezzare.

Un lavoro sulle contraddizioni interne dovrebbe consistere nell’imporre rivendicazioni di emancipazione e uguaglianza sociale, razziale, di genere, ma anche nel contestare l’imperialismo e il colonialismo sanitario attualmente dispiegato e contro il quale dovremmo lottare attivamente. A tale proposito, è importante ricordare la gestione ancor più securitaria e autoritaria della pandemia nelle colonie francesi, nonostante l’evidente assenza di serie politiche sulla sanità pubblica in quei territori […]»

Vaccini, pass sanitari, complottismo e riforme ultraliberiste
Apparso su Marseille Infos Autonomes il 18 luglio 2021 -> Testo originale qui.

«Essere vaccinati/e non significa sostenere il governo, non essere vaccinati/e non significa essere antivax. Precisarlo può sembrare sciocco, ma a volte le divisioni sono talmente rigide, e le argomentazioni talmente povere, che ci sembra importante partire da qui. Senza un minimo di sfumatura e di analisi politica, ci ritroviamo in una sterile guerra di trincea il cui unico vincitore è il governo […]

Il problema del pass sanitario non sta tanto nel vaccino quanto nel controllo sociale, nella schedatura digitalizzata della popolazione. Questo strumento di controllo biopolitico è un grave attacco alle libertà. Ti abitui a essere scansionato per accedere a una serie di servizi in base alla tua condizione sierologica… dopodiché cos’altro? Conterà la tua fedina penale? Il tuo curriculum politico? La tua religione? La tua etnia o il tuo orientamento sessuale?

Il governo sostiene di combattere l’epidemia, ma sta attuando misure che gli convengono politicamente, senza considerare la loro reale efficacia […] L’accento è posto sulla comunicazione, su continui e ritualizzati “effetti d’annuncio”, a costo di raccontare qualsiasi cosa. Ogni membro del governo potrebbe rivendicare la palma dell’assurdo […] In sintesi, la gestione del coronavirus da parte del potere è una gestione prettamente poliziesca e autoritaria della crisi, aggravata dagli effetti di annunci inutili, ansiogeni e che attribuiscono la responsabilità della crisi a chi la sta subendo […]

Il governo ha trasformato la pandemia in un’opportunità: può mettere a tacere le proteste in nome dell’unità nazionale di fronte al Covid, e può usare la malattia come shock per attaccare le conquiste sociali da ogni direzione. Ciò che prima era difficile far passare, ora passa molto più facilmente, perché l’attenzione è tutta sulla situazione sanitaria. Questi attacchi sono tanto più violenti quanto più privi della consueta patina democratica […]»

Covid, pass sanitari, controllo e repressione. Alcune riflessioni sugli annunci del governo
Pubblicato su Lundi Matin il 19 luglio 2021 -> Testo originale qui.

«[…] Io il covid l’ho avuto. Per fortuna, senza troppi danni. Non avevo nulla contro il principio della vaccinazione, non credo che a ogni iniezione il mio DNA si mischierebbe con quello del rettiliano Bill Gates. Ma rifiuterò questa deportazione forzata nel mondo di poi. Perché il virus, in quanto particella mortale e vivente, distruggerà sempre meno vita della grande macchina capitalista che siamo costretti a sostenere finanziando a piene mani i suoi settori più dinamici (industria farmaceutica, settori del controllo, nuove tecnologie di tracciamento, e altri piccoli gadget necessariamente più intelligenti di noi). Perché non mi piace correre quando Macron mi fa un fischio dalla tv. Perché non mi piace compilare certificazioni.

Spero che tutte le persone gettate ai margini di questo mondo diano forma a geografie ribelli, in tutti gli interstizi, proprio accanto ai passaggi obbligati: fuori dai centri commerciali, negli spazi fuori cornice ecc.

Magra speranza: cosa faranno i compagni nei luoghi amici, ben radicati, trovandosi contro un nuovo arsenale, volto ad imporre la chiusura amministrativa di qualsiasi luogo scomodo, con in più il marchio infamante degli untori? […]»

Pass sanitario: l’estrema destra non c’entra con le strade
Apparso su Marseille Infos Autonomes il 20 luglio 2021 -> Testo originale qui.

«[…] Dobbiamo combattere contro il pass sanitario, contro l’estrema destra, […] contro la continuazione del progetto neoliberale e la sua realizzazione nella sorveglianza digitale di massa, ma anche contro la riforma delle pensioni che il governo ha voglia di far passare attraverso questo valico.

Rendere il vaccino obbligatorio e impedire la circolazione di quanti non si vaccinano equivale a presentare costoro come responsabili dell’epidemia e in sostanza colpevoli del fatto che altre persone muoiano di coronavirus. Ciò è scandaloso.

Cadere nella trappola del pass sanitario e della vaccinazione obbligatoria per salvare la gente significa dimenticare che se il Covid può essere fatale è anche perché i governi, uno dopo l’altro, hanno messo sotto pressione gli ospedali, licenziato il personale sanitario, soppresso posti-letto, spinto medici e chirurghi alla rassegnazione o al suicidio perché nel capitalismo neoliberale è diventato impossibile occuparsi dei pazienti in modo corretto. Inoltre, le misure adottate da un anno e mezzo sono contraddittorie e guidate principalmente dalla necessità di limitare i danni senza ricadute sulla curva dell’economia […]

È inaccettabile che la rivolta contro il pass sanitario sia oscurata dalla presenza in strada di cospirazionisti e antivaccinisti mentre il governo sostiene di combattere il Covid sospendendo le infermiere non vaccinate […] Durante il primo confinamento [in Francia lo chiamano col suo vero nome, niente anglicismi eufemistici come «lockdown», N.d.T.] sono emersi molti discorsi sulle responsabilità del capitalismo neoliberale e dell’industria nella produzione di epidemie […] La responsabilità della crisi è sempre sistemica, il Covid non è arrivato perché certe persone si rifiutano di vaccinarsi. Non dimentichiamo che la solidarietà è la nostra arma, che i nemici sono lo stato e il capitale.»

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273 commenti su “Come rapportarsi alle grandi mobilitazioni contro «green pass» et similia. Nei movimenti francesi se ne discute, e qui?

  1. Io sono davvero confusa sulla questione vaccini. Da un lato ne capisco l’importanza per ridurre la circolazione del virus e future nuove varianti, dall’altro considero vaccinarsi un diritto individuale, che si può anche non esercitare. Inoltre mi rendo conto che chi non si è ancora vaccinato non è un “no vax” duro e puro, ma non si vaccina per delle ragioni che sono legittime (ad esempio poca fiducia a seguito del processo di test dei vaccini, oppure confusione dovuta alle varie opinioni presentate sui media negli ultimi mesi, etc…).

    Mi ritrovo incapace di problematizzare a fondo o di capire la mia opinione in merito. Per il momento sarei soddisfatta se solo la comunicazione mainstream (che è oramai egemone) smettesse di estremizzare ponendo due schieramenti a confronto (chi sceglie la vita e chi la morte, come direbbe Draghi) – anche se mi rendo conto che è una speranza vana. Questo generale appiattimento sui due fronti sfoca la faccenda, come è scritto nell’articolo, e il risultato è che mi sembra di perdere capacità critica in maniera proporzionale con il numero di polemiche che nascono relative alla pandemia.

    Sono molto grata a Giap e ai partecipanti alle discussioni nei commenti, perché presentano degli spunti utili per rimettere a fuoco le dinamiche in corso.

    • Attenzione alla trappola insita in questo ragionamento: considerare il vaccino uno strumento efficace e con rischi modesti, considerare una campagna vaccinale efficace, ritienere ottimale per se stessi vaccinarsi e ritenere desiderabile la politca di cui la campagna vaccinale è strumento sono quattro concetti diversi e solo parzialmente sovrapponibili.

      Solo considerando le quattro proposizioni separatemente è possibile non diventare matti.

      Tendo a fidarmi della comunità di tecnici che ritiene i vaccini degli strumenti non spuntati e, d’altronde, mi pulisco francamente il deretano con tutte le politiche applicate da due anni, COMPRESO quindi lo strumento della campagna vaccinale e l’ossessione per vaccinare tutto quello che si muove, che è PALESEMENTE motivata dal desiderio di poter continuare col nefando business as usual: l’Italia che riparte!

      A proposito di partenze, mi sembra simbolicamente importante come, mentre a milioni di persone era proibito – anzi, criminalizzato – il “giretto”, Bezos pianificasse “giretti” nello spazio al costo di decine se non un centinaio di milioni di dollari (qualche centinaio di ospedali nel terzo mondo).

      Ho un’amica che si autodefinisce “no vax, ma non contro tutti i vaccini, solo questo”, e l’altro giorno era in lacrime, a suo dire per l’ostracismo che riceve in famiglia e tra gli amici.

      A me pare ci sia ampia ragione di sospettare e riflettere sul fatto che i “no vax, ma non contro tutti i vaccini, solo questo” sublimino in realtà la paura e l’ansia per l’inedito, mostruoso dispositivo autoritariario-repressivo e violento (e del resto la medicina occidentale stessa è sempre piuttosto cruenta e traumatica in partenza, anche senza bisogno della mostruosità che vediamo, che cercano di ridurla a medicina veterinaria, tal da conservare la mera salute fisica di capi di bestiame da poter attaccare al giogo).

      @hieronymus: Il superuomo? Il darwinismo latente? Assenza di alternative? Dai, stai trollando.

      • Sì, sta trollando. Come sempre, del resto.

        • facile dare del troll a chi non la pensa come te,meno facile è dare delle risposte concrete ai problemi che pone il presente,io ho le mie idee saranno anche fuori di testa ma non mi considero un troll,ad esempio per me essere virocentrico significa comprendere che questo virus senza contenimento sarà letale o comunque avrà effetti devastanti su tante persone fragili,e non venitemi a parlare di cure domiciliari e robe del genere,ma secondo voi se esistessero cure efficaci contro il virus qualcuno non ci avrebbe già fatto i miliardi sopra?,a questo punto la questione è una sola se non ci piacciono le misure dei governi bisognerebbe trovare modi alternativi per tutelare queste categorie,altrimenti l’alternativa è sissignore il darwinismo,si sceglie disacrificare almeno in parte queste categorie anche legittimamente in nome di interessi superiori però questo è,il problema è che le alternative degli eroico\antagonisti a mio avviso non esistono,tutto qua…

          • Con te abbiamo avuto molta pazienza, perché ci sembrava che i tuoi commenti, per quanto spesso offensivi dell’intelligenza altrui e anche offensivi in senso stretto, cioè ingiuriosi nella forma e nella sostanza, fossero prima di ogni altra cosa espressione del tuo malessere, della tua paura. Direi persino del tuo feticismo della paura: a un certo punto sei arrivato a dire che la tua identità sociale (!) è quella di “malato” e che la principale divisione esistente nella società è in buona sostanza quella tra chi come te è malato e chi come noialtri tutti di te se ne fotte e anzi ritiene inessenziale che tu viva.

            Per mesi sei venuto qui ad accusare a vanvera di razzismo superomismo darwinismo abilismo menefreghismo, tutto un complotto ideologico tra noi e il virus per farti morire.

            Noi, come si diceva, abbiamo provato a capirti e con te abbiamo provato a ragionare.

            Poi abbiamo cominciato a capire che nella migliore delle ipotesi tu sei solo un “ranzido”, come si dice a nordest, uno a cui frega solo di se stesso, della propria (presunta) autotutela, e che a quell’autotutela subordina ogni altra cosa, soprattutto i bisogni e le vite del resto della società. Tanto sono tutti darwinisti, nazisti ecc.

            Rispettiamo la paura ma non la paura spacciata per teoria, né la paura usata come manganello, tantomeno la paura usata come copertura del ranzidume. E queste ultime casistiche rientrano sempre nella migliore ipotesi. L’altra ipotesi è, appunto, che tu sia solo un troll.

            Come si diceva sopra, con te abbiamo avuto molta pazienza. Troppa. Tu ora da qui te ne vai, con le buone e anche con le cattive.

      • Ciao Rinoceronte, grazie per la tua risposta.

        In effetti scomporre i diversi piani della faccenda aiuta a chiarirsi le idee (efficacia del vaccino, efficacia della campagna vaccinale, vaccinazione personale, politica della campagna vaccinale) e mi ha aiutato molto a fare ordine tre le mie idee.

        Riflettendo in questi giorni sulla questione ho anche “messo a fuoco” un altro aspetto che secondo me ha pesato molto, ovvero la credenza che questo vaccino sia la soluzione definitiva al Covid. Oramai è da un anno che si dice “speriamo che arrivi presto il vaccino/ che vaccinino tutti”. Quindi credo che il vaccino venga considerato da molti come una panacea, un filtro dell’invincibilità, e questo non aiuti a valutare il vaccino come uno strumento del mondo reale, con i suoi pro e i suoi contro.
        Salvo poi, ovviamente, leggere sugli stessi giornali che fanno le odi al vaccino, di come questo non sia una soluzione definitiva e di come dovremo comunque continuare a convivere con le restrizioni a cui ci siamo abituati – e allora mi chiedo cosa ci vacciniamo a fare.

        Sono contenta che qui ci sia uno spazio dove allargare il campo e prendere fiato, leggere le diverse opinioni espresse in maniera ben argomentata e civile, senza per forza dover ricorrerre alle tifoserie “no vax” e “pro vax” (o “non no vax”, con questa bellissima doppia negazione che mette come unico punto cardinale i no vax, come riportato dal titolo di Repubblica citato da Rinoceronte in risposta a Wu Ming 4).

        • > In effetti scomporre i diversi piani della faccenda aiuta a chiarirsi le idee (efficacia del vaccino, efficacia della campagna vaccinale, vaccinazione personale, politica della campagna vaccinale) e mi ha aiutato molto a fare ordine tre le mie idee.

          Se ci fai caso il trucchetto di confondere la scelta personale – spesso l’abitudine di consumo o lo stile di vita – e l’idea politica è un trucco vecchio come il mondo, spesso sintetizzato dall’espressione “comunisti col Rolex”, usata sovente indiscriminatamente per indicare chi vorrebbe cambiare le regole del gioco ma non necessariamente intende perdere volontariamente al gioco che ci viene imposto e rinunciare ad affetti, socialità, realizzazione e vivere la propria vita al meglio possibile.

          Perchè chiariamoci: io posso anche pensare che l’automobile privata sia una bestialità, ma non è che esista l’infrastruttura per spostarmi agevolmente a cavallo, il mio lavoro e i miei affetti sono dispersi geograficamente (il vero problema, in fondo) e, non ultimo, spostarsi a cavallo tende ad incorrere in varie sanzioni sociali.

          Dunque, io vado a prendere la mia ragazza col mio 2000 Twin Spark, e voto per tasse draconiane sul CO2 e una ripianificazione totale dell’uso del territorio (*) senza l’ombra di un rimorso.

          > come dovremo comunque continuare a convivere con le restrizioni a cui ci siamo abituati

          Si chiama “spostare la linea di arrivo in avanti”, altro trucco che conoscono anche nelle case di riposo per demagoghi.

          “Ancora un drink e poi smetto”.

          (*) scherzo, nessun simbolo sulla scheda si prefigge veramente di farlo.

    • Comprendo la confusione.
      Il punto non è tanto vaccinarsi o meno, ma la diagnosi politica desumibile da quello che sta avvenendo. E la rassegna proposta elenca i punti chiave che andrebbero decostruiti:

      – Comunicazione polarizzante
      – Opportunismi politici
      – uso della pandemia per esacerbare le forme di controllo
      – stato di emergenza permanente
      – colpevolizzazione del singolo per nascondere le responsabilità politiche

      Ciò che più mi sbalordisce è che solo i Wu Ming hanno tenuta accesa una lanternina sulle ferite retoriche della comunicazione egemone. E sono da ringraziare vivamente. Al di là di tutto.

      • Sono tutti punti importanti, ma giuro che mi sembrano del tutto secondari rispetto al piatto forte:

        – Ogni possibile arbitrio nei confronti della persona umana è possibile
        – Nessuna aggressione nei confronti del capitale è possibile
        – L’essere umano è apertamente considerato bestiame, un ingranaggio che serve a fare andare avanti la fabbrica e il supermercato. Tale è la sua natura “essenziale”.

        Non mi sembra che nella storia posteriore all’Ottocento )o fuori da Italia, Francia, Spagna, UK-ma-lì-è-diverso) si sia avuto il coraggio di dire roba del genere ad alta voce, prima.

        Non riesco a trovare un altro modo di giustificare l’obbligo di stare a casa _se non_ per lavorare in tutte quelle produzioni “essenziali” col cazzo e che COMUNQUE hanno continuato a operare in regime ordinario estraendo il plusvalore che è finito nelle tasche dei padroni.

        Non riesco a trovare un altro modo di giustificare tutte le pratiche disumanizzanti buttate dentro “perchè non si sa mai” o, peggio, per demagogia spicciola (ah, no, scusate, “dare un monito”, si dice).

        La sudditanza culturale prima ancora che pratica è tale che i miliardari che hanno l’ardire di mettersi giocare coi razzi in un simile momento storico NON hanno suscitato significative reazioni di sdegno, quando in altri tempi sarebbero stati probabilmente decapitati (Bezos in orbita è il nuovo “mangiate brioche”, e non è stavolta apocrifo).

        Eppure potremmo ancora “uscirne migliori”, perchè ci è stato mostrato che un altro mondo è, effettivamente, possibile e può anzi essere calato dall’alto con facilità.
        Ora basterebbe avere l’acume di scegliere l’altro mondo possibile vivibile e non questa merda.

        P.S.: A me onestamente non sbalordisce affatto che l’universo Wu Ming (e Carmilla, Jacobin e) abbia tenuto acceso un lanternino: come scrive WM1 nel suo libro, vediamo “solo” un’amplificazione, una stampa ad alto contrasto dei rapporti e dei modi già esistenti in relazione alle crisi ambientali, sociali, energetiche già in atto.

        Ed è dal 2008 che su Giap ci trovi l’alternativa alla narrazione egemone, quando altrove non si è smesso di riempirsi la bocca di Capitalismo Verde e scelte di consumo individuale al posto di lotta.

        P.P.S.: Colgo occasione per segnalare un titolo assolutamente delizioso di Repubblica di oggi: “Discarica pericolosa da 30 anni in Val di Susa, sarà bonificata grazie al cantiere Tav”

        https://archive.is/wip/eUGui

        Sempre quella è la minestra.

      • Grazie a chi continua ad animare questo spazio. Noi abbiamo cercato di tenere la barra dritta e la bussola ben orientata soprattutto sull’ultimo aspetto elencato da Krino: «colpevolizzazione del singolo per nascondere le responsabilità politiche». Che è poi un escamotage “classico” del repertorio neoliberale.

        L’analisi dei provvedimenti contraddittori e delle narrazioni incongrue che si sono succedute ci ha portati a trovare una costante: lo scarico delle responsabilità verso il basso. Quei provvedimenti, per “naturale” omeostasi (stabilizzazione, riequilibrio) del sistema, sono stati quasi tutti diversivi, e quelle narrazioni erano narrazioni diversive. L’altro aspetto su cui ci siamo concentrati è una sorta di nostro vecchio cavallo di battaglia: l’emergenza come metodo di governo.

        Penso che la pervicacia con cui abbiamo posto l’accento su questi due aspetti abbia distinto la nostra lettura degli eventi da altre che si sono più concentrate sul controllo biopolitico. Che c’è eccome, ma secondo noi è un aspetto da affrontare in seconda battuta, prima va capito come questo controllo viene giustificato e imposto con l’emergenza. Mi sembra che le letture che sono partite dal controllo biopolitico siano scivolate più facilmente in fantasie di complotto.

        Più volte abbiamo cercato di riassumere il nostro approccio (fino alla cavalcata di ben 60 pagine contenuta ne La Q di Qomplotto). A chi è nuovo del blog, segnaliamo almeno questi due post:

        Il lavoro fatto su Giap durante l’emergenza coronavirus. Un bilancio – e un glossario – mentre si «smarmella tutto (giugno 2020)

        A cosa serve l’epiteto «negazionista» e quale realtà contribuisce a nascondere (novembre 2020)

        Più volte chi è intervenuto/a in questo spazio commenti si è detto frustrato e angosciato per il fatto che “a sinistra” – espressione che non delimita più nulla – quasi soltanto su un blog di scrittori, sfidando valanghe di ingiurie e calunnie, si esprimesse in modo compiuto e continuativo una critica materialistica e anticapitalista alla gestione diversiva e securitaria dell’emergenza pandemica. (In realtà altre voci ci sono state, ma hanno faticato a non farsi sommergere dal coro pro-governativo).

        Lo spaesamento politico è la nota emotiva di una grandissima quantità di commenti lasciati qui negli ultimi sedici mesi. Ci siamo ritrovati, noi in primis, totalmente privi di qualsivoglia riferimento utile nelle aree e sottoaree politiche esistenti nella galassia (da tempo in via di contrazione) del “movimento”.

        A far cadere le braccia è stato il rifiuto di capire le dinamiche di cui sopra, la complicità oggettiva e soggettiva di gran parte della “sinistra” (anche e forse soprattutto “di movimento”) nei processi tramite i quali la classe dirigente si è deresponsabilizzata, ha agitato spauracchi, ha indirizzato l’odio verso capri espiatori e ora gestisce la crisi in modo ultracapitalistico.

        Sarà da comprendere bene la “prontezza di riflessi” (direi quasi pavloviana) con cui molto “antagonismo” presuntamente marxista o anarchico è scattato in difesa di una visione del problema puramente virocentrica (vedi definizione data in un commento sotto), in parte in nome di malintese concezioni di “altruismo” e “cura”, in parte per semplice fifa individuale divenuta contagio psichico e spacciata per posizione politica.

        Quella visione virocentrica ha impedito di comprendere che con stronzate come #iorestoacasa, con assurdità come l’obbligo di mascherina all’aperto e il coprifuoco, e adesso anche col green pass la classe dirigente si è scaricata di dosso ogni responsabilità.

        La subalternità al dispositivo neoliberale di molto “antagonismo” e… centrosocialismo reale è apparsa in tutta la sua drammatica evidenza, ma probabilmente non si tratta solo di questo: legalitarismo, apologia della cieca obbedienza e del disciplinamento, entusiasmo per forme di reclusione, sorveglianza e addirittura di repressione poliziesca (in una chat di compagneria bolognese si è addirittura applaudito a colpi di emoji sghignazzanti alla polizia indiana che frustava con scudisci di plastica dura i refrattari a chiudersi in casa!)… Tutto per il “bene comune”, naturalmente.

        Ti rinchiudo anche se non ha senso scientificamente e ti faccio mettere la mascherina anche dove e quando non serve a nulla perché il corpo sociale deve mandare un unico segnale, perché tramite la privazione e la penitenza si esprime altruismo “come un sol uomo”. Demonizzo l’aria aperta dove il contagio è quasi impossibile e faccio l’apologia del vivere come talpe tra quattro mura ingrassando i padroni dei social e delle piattaforme di streaming perché io so qual è il tuo bene e il tuo bene coincide con la dimostrazione che i corpi di tutte e tutti possono esibire una paradossale coreografia di immobilità ad maiorem gloriam societatis. Mi sa che dovremo rileggere i classici (saggistici e letterari) dell’antistalinismo per comprendere il persistere e il riemergere di questi tratti di mentalità (persino tra alcuni anarchici!).

        E forse – lo avevamo già ipotizzato – dovremo andare anche più indietro, fino al cattolicesimo della controriforma e oltre. Io nella retorica di cui sopra ho ritrovato cose che avevo letto nel magistrale trattato di Italo Mereu sul diritto dell’Inquisizione, Storia dell’intolleranza in Europa.
        Non a caso Mereu l’aveva scritto contro un’altra Emergenza usata come metodo di governo sfociata in legislazione speciale (com’è speciale e probabilmente incostituzionale la legislazione pandemica, ed è vomitevole che nell’arco parlamentare lo facciano notare solo leghisti e fasci): l’emergenza-terrorismo.

        Si spera che l’adesione maggioritaria al virocentrismo e alle politiche d’emergenza da parte di molte compagni e compagni non abbia saturato ogni spazio e sia rimasta qualche sacca, qualche piega, fessura o intercapedine che possa rendere possibile il guardarsi da fuori e l’autocritica. Qualche timido segnale, in effetti, comincio a coglierlo. Dobbiamo tenere fisso il motto “meglio tardi che mai”.

        • Ecco un post appena apparso su Carmilla, scritto da una compagna di movimento, che inizia dicendo più o meno: l’anno scorso non ho detto nulla, ma ora non posso più tacere. Al di là della condivisibilità o meno di tutti i punti che solleva, è un primo piccolo segnale che ci sembra importante.

          https://www.carmillaonline.com/2021/07/29/greenpass-nuovi-confini-e-le-frontiere-della-paura-contributo-per-un-ragionamento-che-auspico-collettivo/

          • WM1: Grazie del bellissimo e ben argomentato commento.

            WM-in-genere: Mah.
            A me il post, benchè colga un paio di nuclei di verità (“meglio tardi che mai” invero), mi pare si perda nella nebbia, e ho avuto un attimo di conato di vomito quando condanna “la gente che corre a prendere lo spritz appena aprono i bar”.

            Aspettare un anno solo per… saltare alla gola dei furbetti-dello-spritz mi pare una attesa molto vana, una rondine che fa poca primavera.

            Tuttavia, lo spunto veramente interessante secondo me è un altro: “credo che un punto importante sia accettare che non siamo in una POST-pandemia, ahimè, ma che ci siamo ancora dentro fino al collo”.

            Al netto di tutto il resto, mi sembra del tutto implausibile chiedere di _accettare_ gli effetti della pandemia nella quotidianità, _anche qualora_ fossero ricadute sensate, misurate ed eguali anzichè il trip di onnipotenza governanti sadici e industriali vampiri.

            Il patto a base individualista-meritocratico imposto dalla classe dirigente/sottoscritto dalla colettività è circa così: “se nasci povero distruggiti di studio nell’università neoliberale, fai lavoretti massacranti, accetta impotente lo stupro del pianeta, però FORSE a 30 anni otterrai un lavoro stabile e allora forse POTRAI andare a vivere da solo, fare una vacanza con EasyJet, andare a bere mojito in spiaggia”, o, per la classe blue collar di più modeste pretese, “fai un lavoro massacrante che ti farà sembrare un cinquantenne a trent’anni, però almeno puoi andare al bar con gli amici e allo stadio la Domenica”.

            C’è, insomma, un sacco di gente che ha GIÀ pagato il biglietto con la propria irreversibile usura fisica e mentale, è difficile dire “bisogna _accettare_ che lo spettacolo è un no-show”.

            Servirebbe COME MINIMO non solo smettere di incassare, ma rimborsare il biglietto già emesso con gli interessi (e prova un po’ a mettere un prezzo sulla gioventù sprecata per una “delayed gratification” che non arriverà mai).

            Argomento che era peraltro già molto rilevante una o due crisi fa (Banksy sintetizzò: “SORRY THE LIFESTYLE YOU ORDERED IS CURRENTLY OUT OF STOCK”), e non fu colto, con conseguenze visibili.

            Gli esponenti della media e alta borghesia – da cui molta dirigenza “di sinistra” proviene – quelli della “generazione (no, classe!) Erasmus” – probabilmente non riescono nemmeno a vedere questo problema: aggiornano la foto di Facebook della vacanza in luoghi esotici con il watermark “#iorestoacasa”, beccano il like dei compagni con cui hanno fatto qualche bel viaggio e via tranquilli.

  2. A me in generale pare assurdo che la sinistra (“di movimento” o no) capitoli su questo punto.
    Faccio un esempio (con le dovute differenze). A sinistra abbiamo sempre denunciato il fatto che chi non avesse determinati documenti/certificazioni non godesse degli stessi diritti: clandestini, migranti senza permesso di soggiorno o con permesso scaduto, sans papier, alcuni homeless, apolidi, persone in un percorso di affermazione di genere o non binarie, lavoratori/trici in nero, sex worker, ecc. Si è sempre denunciata la discriminazione che subiscono nel non godere di alcuni o tutti i diritti non avendo tutti i documenti in regola.
    Ora, la situazione degli esempi che ho fatto non è perfettamente sovrapponibile a quella di chi non ha il green pass (sia in termini di entità della discriminazione che a volte in termini di volontarietà o meno della scelta riguardo il possedere o no i documenti), ma il principio è lo stesso.
    Senza contare che oltre a chi non vuole vaccinarsi c’è anche chi vorrebbe ma non può, perché non iscrittə al servizio sanitario o proprio perché non in possesso di altri documenti.
    Da che mondo è mondo dovrebbe essere patrimonio della sinistra che i diritti (e anche andare a un concerto, al ristorante, o spostarsi e viaggiare lo sono) siano legati indissolubilmente alla persona e non a uno status (sociale o giuridico) o al possesso di un documento/certificazione.
    Ma probabilmente se non si vive ai margini o ai confini, se non si è in una situazione di marginalità, se si gode di tutti i diritti, se la propria vita aderisce abbastanza al modello sociale dominante (per scelta o perché casualmente ci si è nati dentro), o se comunque non si è a contatto con persone che in quei margini vivono, si fa fatica a ricordarsi sempre quanto sia importante che il godimento dei diritti sia sempre legato indissolubilmente a ogni persona senza se e senza ma.

  3. Per i soggetti out of reach al 3 febbraio l’ agenzia del farmaco specificava che gli immigrati con STP, oppure ENI, oppure un codice fiscale temporaneo, avrebbero potuto accedere alla vaccinazione. Idem i soggetti privi di documenti o con documenti scaduti, in questo caso sarebbe bastata un’autodichiarazione con un riferimento utile a rintracciarli; in Campania, Lombardia, ed Emilia-Romagna, nella piattaforma istituzionale vi è la possibilità di prenotare la vaccinazione anche se non in possesso della tessera sanitaria, a parità di condizioni con il cittadino italiano, questo è possibile ma in altre Regioni ancora no; per procedere alla vaccinazione dei soggetti che vivono nei centri di accoglienza, ma anche intervenire per raggiungere le persone senza fissa dimora e difficilmente rintracciabili tra i virtuosi vi è il Lazio . Tuttavia le conseguenze bio-etiche
    sono serie: la circ. min. 18/6/21 pone lo stesso livello di tutela della salute e della dignità per tutti gli esseri umani? Vaccinare tali persone “hard to reach” in deroga rispetto ai protocolli è discriminazione?

  4. Lascio qua per archivio e a futura memoria un esempio di come La Repubblica, non so se per idiozia o per dolo, faccia più danno dei complottisti no-vax e di fatto alimenti la loro narrazione – con titoli idioti, falsi, fuorvianti, idioti, incomprensibili, illogici e idioti – e spinga nella loro rete persone confuse, stanche, frastornate, magari non molto preparate, ok, ma tutt’altro che stupide o paranoiche.

    Titolo su repubblica: “Covid, vaccinati ricoverati in ospedale? È la prova che il vaccino funziona”

    https://web.archive.org/web/20210725170536/https://www.repubblica.it/salute/2021/07/22/news/covid_vaccinati_in_ospedale_e_la_prova_che_il_vaccino_funziona-311175928/

    Uno legge ‘sta roba, e ovviamente la prima cosa che pensa è: che cazzo stanno dicendo? ci prendono per il culo?

    Ma di cosa stanno parlando, in realtà?

    Breve premessa: se in una città di 110.000 persone 100.000 sono vaccinate e 10.000 no, e ci sono 200 malati tra i vaccinati e 100 tra i non vaccinati, non significa affatto che ci si ammala di più se ci si vaccina. Al contrario, significa che se si è vaccinati la probabilità di ammalarsi è 2 su mille, mentre se non si è vaccinati è 1 su 100, cioè cinque volte maggiore. Ma vari mestatori di area byoblu o come cazzo si chiama da un po’ di tempo stanno facendo fufignezi coi dati delle ospedalizzazioni di vaccinati e non vaccinati in UK (dove tra gli over 50 la percentuale di vaccinati supera il 90%). I mestatori omettono di dire quale sia la frazione di vaccinati e quella di non vaccinati, quale sia la distribuzione per fasce d’età, eccetera, e costruiscono speculazioni a partire solo dal numero di ricoverati vaccinati e non vaccinati. Varie persone che hanno un minimo di competenza matematica, cioè sanno cosa sia una probabilità condizionata, hanno cercato qua e là di spiegare tutta la faccenda (a volte quei cazzo di palloncini vanno anche bucati, se sono i palloncini rossi di pennywise). Poi La Repubblica se ne esce con quel titolo idiota e *falso*, fa passare l’idea che la matematica sia stregoneria, supercazzola, imbroglio degno di un promotore finanziario, e in un colpo solo fa più danni di byoblu in una settimana. Nelle stesse ore ovviamente tuona parole di fuoco contro gli analfabeti funzionali che non credono a LaScienza.

  5. Grazie, di nuovo, per lo spiraglio che offrite in questo luogo virtuale: di confronto, di speranza nella vita intellettuale.
    In Italia il silenzio della “sinistra”, dei movimenti, a me fa più paura della decima ondata. I temi di cui si doveva continuare a parlare in relazione alla pandemia e alla sua gestione politica (catastrofe ecologica, tagli alla sanità, alla scuola, privatizzazione degli spazi pubblici, proliferare di transenne, divieti e controlli insensati tutt’ora in essere) sono passati, mi pare, del tutto in secondo piano. Ora o il vaccino o la morte; o il vaccino o gli infermieri disfatti negli ospedali; o il vaccino o la DAD. Fine del discorso. Desolazione assoluta.

  6. Scusate, ma io non capisco, mi sento molto ingenua. Perché qui ed ora, mi sembra che davvero la scelta sia tra il vaccino o la dad, tra il vaccino e gli ospedali pieni.
    La strada dei vaccini non andava nemmeno tentata? O volevamo dei vaccini biologici prodotti in modo equo&solidale?
    Certo che voglio pensare alla catastrofe ecologica, ai tagli alla sanità e alla scuola, ma posso farlo anche da vaccinata.
    Mi pare che alla fine possiamo state qui su Giap a discutere delle implicazioni sociologiche e giuridiche del green pass quanto vogliamo, ed è giusto farlo, ma non possiamo ignorare che per la maggior parte degli italiani la scelta se vaccinarsi o meno non passa da questi temi.
    Io non riesco a discutere di green pass e di quanto mi stia sul cazzo se non si passa prima per la discussione sul vaccino, per i mille dubbi che possiamo avere e poi per la conclusione che dobbiamo vaccinarci. Parlare di green pass senza dire se è giusto vaccinarsi o meno mi sembra voler ignorare l’elefante nella stanza.
    Mi sembra che la discussione diventi interessante se si parte dal presupposto che il vaccino sia giusto farlo, onestamente discutere con chi si inalbera perché ha troppa paura della puntura, ma per il resto rinuncia a qualsiasi libertà, un po’ mi annoia.

  7. Quello che a me fa rigettare in toto le argomentazioni di questi francesi e di tutti gli altri antivirocentrici antagonisti o sedicenti tali è la nemmeno troppo celata mistica del supereroe(spesso sfociante nel darwinismo) che si cela dietro queste posizioni, oltrechè l’ideologismo velleitario che sprizza da tutti i pori,io pur essendo virocentrico e me ne vanto,non sono mai stato un fan di molte scelte che i vari governi hanno fatto avrei operato in maniera differente su molti temi,ben consapevole di quali sono i miei interessi cercando però proposte concrete,si perchè quello che risalta in queste posizioni è la totale assenza di alternative alle politiche governative c’è solo un tentativo di accappararsi una fetta delle proteste,egemonizzate oggi da altri, anch’esse fondate sulla rabbia ma senza soluzioni che non abbiano come sfondo il darwinismo latente presente nelle società contemporanee…

    • «pur essendo virocentrico e me ne vanto».

      Ecco la definizione di VIROCENTRISMO che abbiamo scritto per La Q di Qomplotto (è alle pagine 329-330):

      Virocentrismo. Insieme di pregiudizi cognitivi e fallacie logiche che falsano la percezione dell’emergenza Covid. La prima impressione ricavata in un momento di forte inquietudine e paura – «il virus ci ucciderà tutti!» – persiste e si rafforza: il pensiero è inesorabilmente catturato dal virus e dalla sua circolazione, ogni ragionamento gira intorno all’eventualità del contagio e ogni rischio che non sia il contagio passa in secondo piano.
      Nel pensiero virocentrico:
      1. Il virus non è un fattore scatenante ma la causa prima, se non l’unica, dei problemi insorti durante l’epidemia. Il virus è il Nemico supremo ed è sovente descritto in modo personalizzante, come se fosse dotato di soggettività e malvagie intenzioni;
      2. l’urgenza di contenere il virus mette in secondo piano ogni altra esigenza e diritto e giustifica qualunque provvedimento, anche misure il cui impatto complessivo sulla società e sulla salute collettiva potrebbe rivelarsi più grave di quello dell’epidemia stessa.

      • Senza volerne necessariamente fare un endorsement, ho trovato interessanti spunti di riflessione in questo post, che vuole inquadrare la nozione implicita di “virocentrismo” come caso specifico di quell’hybris tutto occidentale di cui si è parlato tanto anche qui.

        Uno su tutti, il fatto che apre parlando della risposta alla crisi sanitaria e dei confinamenti come “puro darwinismo sociale”, laddove qui poco sopra c’è chi denuncia come “darwinista [e basta]” ogni alternativa al dispositivo repressivo.

        Viene in mente quell’articolo di Ghigi sui “due contagi”.
        Forse, “ubriacandoci della nostra stessa dicotomia” (era WM1, credo), è anche una questione di “due darwinismi”?

        https://archive.is/wip/DSlo1

        “L’innamoramento della Sinistra per i lockdown – e più duri sono meglio è – può sembrare difficile da spiegarsi in un’ottica di storia del pensiero politico. Dopotutto, il virus dal punto di vista socioeconomico è assolutamente egalitario, è una forza biologica, non fa differenze di classe sociale [sì, ma… ndRinoceronte]. Viceversa, i lockdown colpiscono in modo sproporzionato i ceti medi e bassi, insomma, i poveri: darwinismo sociale allo stato puro, dunque.

        Ma questo fraintendimento deriva dall’identificazione del pensiero di sinistra con il pensiero marxista, con la sua enfasi sui rapporti di produzione e le classi sociali. La realtà è però che il pensiero di sinistra è, in essenza, “luciferiano”, non marxista. […]”

  8. In un bel testo del 2004, scritto quando il movimento altermondialista cominciava a perdere colpi, Philippe Pignarre e Isabelle Stengers hanno descritto l’uso neoliberista delle “alternative infernali” come strumento di persuasione e, per dir così, di governo psichico.
    Le alternative infernali sono quelle – come si dice a Genova – tra il marcio e la muffa e comportano sempre una semplificazione drastica (e perfino ridicola) del reale:
    – vuoi aumentare i salari? Accelererai la delocalizzazione!
    – vuoi accogliere i migranti? Foraggerai gli scafisti!
    – vuoi smettere di regalare i tuoi dati a Google? Resterai fuori dalla rete!
    Ne abbiamo viste a centinaia, negli scorsi decenni, di alternative del genere, che escludono a priori qualsiasi terza via. L’esito di questi ricatti è il disastro che abbiamo sotto gli occhi.
    In questo momento siamo di nuovo vittime del solito incantesimo e l’alternativa infernale si presenta così o ci vacciniamo tutti, indistintamente, senza se e senza ma, oppure non usciremo dalla pandemia.
    Ma è davvero così? Oppure c’è qualcosa che stiamo togliendo dal quadro?
    Ad esempio:
    1) Una parte della medicina territoriale propone cure domiciliari tempestive (NB: il manifesto di oggi la irride, ma qualche mese fa il TAR del Piemonte ha dato loro ragione).
    2) La possibilità di un bilanciamento ragionato fra costi e benefici del vaccino (ovvero, la riflessione che chiunque fa a fronte di una proposta terapeutica qualsiasi) è bandita.
    3) E’ almeno dagli anni Settanta che si sa, nella letteratura scientifica, che l’imposizione di una misura terapeutica innalza il tasso di resistenza generale: le “voci grosse” dei governi sono quindi misure politiche, non certo sanitarie.
    E via dicendo…

  9. Ieri, mentre smaltivo i postumi della seconda dose di vaccino a suon di tachipirina, a un certo punto mi è venuto da ridere da solo, pensando a uno scenario distopico in cui tra un paio d’anni, a sperimentazione di massa ultimata, si scopre che il vaccino anti-Covid è cancerogeno: nel giro di pochi anni l’unica parte d’umanità che sopravvive è quella no-vax (per volere o per forza) previa selezione naturale del virus. Sarebbe un destino davvero ironico.

    Il 5 agosto entra in vigore il nuovo dpcm che prevede il Green Pass per accedere ai luoghi pubblici al chiuso. Significherà che i miei figli non potranno visitare il Museo della Magna Grecia di Taranto o le chiese romaniche del Salento. Poco male. La Puglia offre sufficienti bellezze naturali en plein air, che sicuramente i ragazzi apprezzeranno assai di più.
    Se però il Green Pass dovesse venire richiesto per tornare ad accedere a scuola a settembre, la faccenda si farebbe decisamente più complessa, checché ne dicano i “compagni per il controllo sociale in nome della salute pubblica”. Sì, perché in quel caso l’essere vaccinati o no diventerebbe discriminante per l’esercizio di un diritto costituzionale, quello all’istruzione. Vaccinati in presenza e non vaccinati in DAD? Sono passati due anni e ancora si parla di DAD (qualcuno l’aveva detto che era qui per restare…). Alcuni dirigenti scolastici vorrebbero l’obbligo vaccinale per gli studenti, per farli rientrare a scuola. Cioè vorrebbero che l’obbligo vaccinale si applicasse all’unica fascia anagrafica non a rischio di ammalarsi gravemente. Il mondo alla rovescia.

    È così, viviamo già in una realtà distopica. Quella in cui viene lasciato alla destra più becera il discorso contro il controllo panottico statale. Eppure a sinistra, da Orwell in avanti, se n’erano spese di parole in proposito. Sembra che l’ultimo secolo sia stato spazzato via dalla coscienze e dalle intelligenze dei “compagni per il controllo sociale in nome della salute pubblica”.
    Da alcuni anni ci si interrogava sull’estinzione della sinistra in questo paese. La pandemia ha fornito la risposta definitiva. Dopo decenni di discorsi anti-stalinisti e foucaultiani, dopo aver difeso il diritto di circolazione delle persone contro quello delle merci, dopo avere criticato la riduzione del destino individuale all’ottenimento di un documento, di un permesso di soggiorno, di una Green Card… si ritrovano compatti a chiedere che venga attuata una discriminazione sociale sulla base della vidimazione statale, dell’accettazione di ciò che lo stato “suggerisce” o “raccomanda”. E giù a dargli agli untori di turno: prima erano i podisti e i furbetti delle festicciole, poi i fantomatici negazionisti, oggi gli esigui no-vax, etichetta appiccicata a chiunque si permetta di criticare questa gestione della pandemia, perfino se è vaccinato. Queste sono dinamiche da regime. Altro che gli sproloqui su Cuba.
    Alla base di questo atteggiamento arrogante e di questa accettazione c’è lo snobismo di chi si sente dalla parte giusta, si sente di stare con i “buoni”, contro una massa di ignoranti e complottisti manipolata dai cattivoni di turno.
    Eccola l’estinzione della sinistra. Ce l’abbiamo davanti agli occhi nelle sue ragioni psichiche dispiegate.

    L’intruppamento psichico continua a essere fomentato dal terrorismo dei media filo-governativi. Ora il messaggio che deve passare è che la variante Delta uccide i bambini. Vogliono farci vaccinare anche quelli. Grottesco.
    Una povera bambina di 11 anni muore a Palermo per la variante Delta. Aveva una rara malattia metabolica, quindi è chiaro che questa tragedia non significa che la variante Delta uccida i bambini tout court. Ma intanto il titolone si è bene impresso nell’encefalo: Delta + bambina + morte. Il giorno prima Repubblica riprende un articolo del NYT sulle centinaia di bambini indonesiani morti di variante Delta negli ultimi mesi. Leggi l’articolo e ti rendi conto che quei bambini sono morti di covid perché pur avendo gravi patologie pregresse non hanno ricevuto né vaccinazione né assistenza medica tempestiva, né ricovero ospedaliero. Insomma capisci che più che la variante Delta li ha uccisi la povertà, come sempre accade nel terzo mondo. Ma di fronte a Sua Apocalitticità il Virus ci si dimentica anche di queste banalità di base: ci sono paesi dove mancano medici, medicine e ospedali, e si muore di cause che altrove non sarebbero altrettanto letali. E intanto: Delta + centinaia di bambini + morte.

    Difficile a dirsi dove andremo a finire di questo passo. Credo in un gran brutto posto al quale l’Italia e il mondo assomigliano ogni giorno di più.

    • Sei decisamente troppo buono con gli invertebrati di Repubblica.

      Il vero titolo era: “Morta bambina di 11 anni per variante Delta, i genitori: ‘noi non no vax, non abbiamo fatto in tempo a vaccinarci'”.

      Nell’ottica del titolista di Repubblica, se muore una bambina la PRIMA cosa di cui occuparsi è quale sia l’opinione dei genitori ed escludere subito che siano Analfabeti Funzionali Contro La Scienza.

      Nell’ottica del cronista di Repubblica, la prima cosa da appurare è quale sia l’opinione dei genitori, e poi incasellarla nella dicotomia “no vax – pro vax”.

      Mi pare denoti un abbandono totale di ogni forma di umanità che è oltre ogni più raccapricciante prospettiva e una visione stessa del mondo che non riesco nemmeno a capire come ci si arrivi a meno di nascere dentro un cubo Borg.

    • Salve a tutti, sono nuovo in questi luoghi, e grazie per queste interessanti riflessioni.
      Sono tra quelli che vengono brutalmente etichettati come “no vax” e non saprei dare un’esatta collocazione a questo termine divenuto ormai parte del patrimonio della terminologia dispregiativa politica anche della sinistra. Lavoro nel mondo della ricerca scientifica in un un ente pubblico, sono docente a contratto dell’università. Non ho ovviamente nessun pregiudizio ideologico nei confronti dei vaccini. Ho forti perplessità in particolare riguardo agli attuali vaccini anti-covid e non sono al momento vaccinato. Le mie obiezioni ritengo siano di natura razionale. Sostengo i movimenti di libera scelta vaccinale in cui trovo soprattutto gente preparata e non “complottisti” o similari usati soprattutto dai media mainstream come immagine di contrasto e delegittimazione di questi movimenti.
      In questa sede rimango basito di fronte al contrasto tra l’ottima critica al sistema capitalistico e finanziario delle multinazionali da un lato, e la fede quasi cieca e acritica nei confronti dei prodotti del sistema, nella fattispecie i vaccini. Concordo che possono essere temi separati e in parte indipendenti, ma non fino al punto di avere una visione quasi acritica di accettazione fideistica degli stessi. Per capire meglio, per molti di voi lettori e scrittori presenti qui, il mondo scientifico (o dei “tecnici” come ha scritto qualcuno) ed in particolare quello legato alla produzione farmaceutica è esente da corruzione e falsificazione in misura tale da rendere generalmente sicuri ed efficaci tali prodotti, senza troppo indagare? Quali sono le vostre fonti in questa sicumera? ….Grazie tantissimo!

      • Della «sicumera» e del «fideismo» che dici, francamente, qui non ne troviamo traccia, anzi, i dubbi su questi vaccini sono stati assunti a monte come comprensibili e legittimi. Per il resto, la maggior parte della gente finora intervenuta ha semplicemente detto di non essere in generale contro la vaccinazione come sensato metodo di protezione, del resto tu stesso hai scritto di non avere «nessun pregiudizio ideologico nei confronti dei vaccini». Quanto alla critica dello scientismo come ideologia atta a rimuovere il rapporto tra scienza e mercato, tra medicina e capitale, qui su Giap la troverai espressa in molti post e moltissimi commenti.

        • Buongiorno, ho letto molti dei commenti qui sopra trovandomi d’accordo sopratutto con quelli di Camilla. La mia posizione in merito è piuttosto ordinaria; d’accordo che la sanità non funziona e la gestione
          dell’emergenza è stata discutibile, ma allo stato attuale dei fatti il vaccino (con tutti i dubbi e le perplessità sopratutto legate ai minori) mi sembra una scelta obbligata e imporlo attraverso il green pass lo ritengo opportuno almeno fino a quando non si sarà raggiunta l’immunita’ di gregge. Quello che dovrebbe fare scalpore è che tanta parte della popolazione mondiale non abbia questa possibilità. A questo riguardo segnalo un articolo apparso sul manifesto il 10 luglio in cui si diceva che Cuba a messo appunto due vaccini uno dei quali prevede una terza dose che può essere somministrata anche in aggiunta alle due di astra zeneca (per es). Se ho ben capito Cuba rinuncia ai diritti di proprietà. Se le cose stanno così tanto di cappello per lo slappone (schiaffo) morale infertoci. Io vivo un po’ fuori dal mondo ma le persone con cui mi è capitato di parlare non ne sapevano niente. Quando ho letto la notizia mi sono sentito un po’ come Winston Smith (1984 ) nel momento in cui ha stretto in pugno la prova che il partito stava mentendo. Ho preso io un abbaglio ho abbiamo deciso di legarci mani e piedi con Pfizer perché fa più comodo disvedere?

          • Per tutti e sono tanti commenti di questo genere che si possono leggere mi vengono da dire due cose:
            1)cosa sappiamo sulla quantificazione del fenomeno? Quanta gente va effettivamente spinta a vaccinarsi non volendolo? O per dirla diversamente: quanto ‘sta roba è veramente quello che dice di essere volta a « scovare », parole loro dei supposti renitenti e quanto questo scopo è fumo negli occhi? E se è fumo negli occhi cosa il potere vuole ottenere in realtà? Perché non mettere semplicemente un obbligo come per altre vaccinazioni? (Lasciando perdere i deliri di quelli che si vedono già trasformati in mucche con due secoli e passa di ritardo.)
            2) questo discorso, interessante certo, rischia di far passare in secondo piano l’opposizione al pass. Perché proprio al pass? Con quali ragioni si sceglie a livello di organizzazioni di mobilitarsi proprio su questo? Solo così si potrebbe capire come interagire con le persone che poi vanno a manifestare.
            In Francia bisogna anche tener conto dell’aprirsi prossimo della campagna elettorale: infatti ieri hanno manifestato sia gli antiUE di Philippot, certo non di sinistra, sia i Jaunes, sia altri ancora, in orari diversi.

            Confesso di avere le idee poco chiare sulla questione pass. La battaglia in sé oggi come oggi non mi appassiona, quando continuo a vedere i trasporti strapieni, in Italia come all’estero e dall’altra parte le reazioni del genere che persino in ambienti chiusi, vedi le scuole, non ci si infetta e poi se sono aperte le fabbriche tanto vale aprire anche le scuole. Trovo che ci sia tuttora una notevole mancanza di dati sufficientemente ampi e significativi sui luoghi di trasmissione paese per paese e realtà per realtà (un asilo non è una superiore a forte pendolarismo, per non parlare dei trasporti) e una totale nebbia sul controllo dei focolai da parte della sanità locale, a fronte di una gran filosofia sulle proprie irrinunciabili convinzioni in materia di abbracci e funerali, e in mancanza di questo e di una richiesta forte su questo, pur essendo convinta da sempre della pessima reazione a livello di governi, proprio non riesco a scaldarmi sulla questione.

    • La dinamica da strilloni a me non pare appannaggio dei media più smaccatamente filo-governativi, quanto dote ubiqua del panorama informativo mainstream – purtroppo variamente replicata nei sottoboschi web.

      Il pass non mi entusiasma, a pelle proprio. Ma sono per il vaccino amico di diversi contrari, e continuo a sentirne veramente di tutti i colori…

      Rispetto ai deliranti inseguimenti hollywoodiani in spiaggia di un anno fa, comprendo certo di più incentivare l’autotest per chi vaccinarsi non vuole (magari con test a prezzi calmierati, gratuiti se a basso reddito) ma non intende fare l’eremita. Fatico un bel po’ a liquidare le varie forme di pass, di qui o di là dalle Alpi, come controllo sociale fine a sè stesso in questa fase.

      C’è chi sul vaccino deve usare giuste cautele o attendere per cause mediche, gravidanze, c’è chi anche da vaccinato è chiamato a tamponi ogni 72 ore per stare su un palcoscenico con altri (e magari lo fa di buon grado, perché nella scocciatura intuisce un nucleo sano di prevenzione e tutela della vita sociale e culturale, della continuità di un teatro, un auditorium, uno studio, oltre che della salute pubblica) e insomma non vedo perché i primi e i secondi non dovrebbero essere tutelati, in situazioni di socialità che poi sono lavoro di altri, incentivando forme di prevenzione: siano vaccini o test per chi proprio l’ago lo rigetta.

      Confinamento e coprifuoco erano ben più odiosi, autoritari e miopi di quanto lo sia adesso il pass, che giudico con un metro diverso.

      Un ennesimo capitolo dell’estinzione della sinistra?

      Un assist al capitale? Lo sono ahinoi molte cose e moltissime scelte dei governi, ma sarà mica gran libertà gridare alla dittatura sanitaria in coro con qualche baritono di casapound, perchè mi si chiede un tampone ogni tanto per accedere a eventi, cene affollate o eventualmente scuole.

      Fra le alternative, oggi, non mi pare la peggiore

    • Premesso che ho scelto di non partecipare ad alcuna discussione on line pro/contro (non importa rispetto a cosa) perché sono convinto da tempo che blog, social e quant’altro non siano luoghi adatti per temi più che complessi (per dirla con un bel libro recente, “Pandemia capitale” di Clausi e Murri, agevolano il passaggio dalla post-verità alla verità del post); letto della canea on line scatenata Vs WM4: la mia solidarietà a Federico, senza se e senza ma – immagino non sia una sorpresa, ma in questi momenti è giusto ribadire l’ovvio.
      Peraltro, il romanzo distopico che hai immaginato esiste già: è la trilogia del MaDDaddams di Margaret Atwood, è stato appena ristampato il primo volume “Orix e Crake” (nella vecchia edizione era stato intitolato “L’ultimo degli uomini”). Per la cronaca, il virus si chiama JUVE (immagino che molti compagni notav saranno contenti e Culicchia stia dando testate contro il muro per non averlo pensato lui). Come al solito, Atwood vede cose con anticipo di anni, se non decenni.

      • Grazie giro della solidarietà e dell’appoggio bibliografico (viva la Atwood), ma davvero nessun problema. Non ho mai fatto un Tweet in vita mia né aperto una pagina Facebook o altro. E me ne vanto. Il senso del mio commento e della mia battuta grottesca presa di mira dagli haters di WM è chiaro a chiunque non abbia mandato il cervello all’ammasso. Il giorno in cui lasceremo che il lavorio dei detrattori ci tarpi il senso dell’umorismo (anche nero, anche nelle circostanze peggiori) sarà una sconfitta. Ma non è questo il giorno. Tanto più che sappiamo che non ce li ritroveremo sotto casa tutti sti leoni e leonesse da tastiera. Mai una soddisfazione…

        • @Girolamo

          Abuso del mezzo di comunicazione per ringraziarla direttamente per il “corso di sopravvivenza”. È anche grazie a quel testo che mi pare ora di scorgere un sovrapporsi tra temi e motivi di un passato antico, mitologico a temi e motivi di questa complessa quotidianità.

          Ribadisco anche io l’ovvio, cioè la solidarietà nei confornti di WM4 che, parafrasando credo Vargas Llosa, oltre a compagni di strada preziosi e fidati, ha sicuramente a disposizione un ombrello bello ampio per proteggersi dalle tempeste di merda.

          Un paio di altre cose, spero non troppo OT.

          Come puro esercizio di congettura fantascientifica e restando nel campo delle sovrapposizioni tra passato/presente/futuro, penso che “Il racconto dell’ancella” funzioni meglio della trilogia MaddAddam della Atwood come esempio di possible scenario distopico, anche solo a livello estetico; le distanze tra l’immaginario, il possible e il reale mi sembrano più contratte.

          In ultimo segnalo un intervento di Carlo Cuppini su umanesimo e scienza, qui:

          https://umanesimo-e-scienza.blogspot.com/2021/07/passaporto-verso-future-liberta-carlo_28.html?spref=fb&fbclid=IwAR3AcBSQKlg7DvJ9vtlFb8Lg4EODd3Wd_t7BuKYqnC6xoPsyzQCQr5zYrEE

    • ” Dopo decenni di discorsi anti-stalinisti e foucaultiani, dopo aver difeso il diritto di circolazione delle persone contro quello delle merci, dopo avere criticato la riduzione del destino individuale all’ottenimento di un documento, di un permesso di soggiorno, di una Green Card… si ritrovano compatti a chiedere che venga attuata una discriminazione sociale sulla base della vidimazione statale, dell’accettazione di ciò che lo stato “suggerisce” o “raccomanda”. E giù a dargli agli untori di turno: prima erano i podisti e i furbetti delle festicciole, poi i fantomatici negazionisti, oggi gli esigui no-vax, etichetta appiccicata a chiunque si permetta di criticare questa gestione della pandemia, perfino se è vaccinato. Queste sono dinamiche da regime. Altro che gli sproloqui su Cuba.
      Alla base di questo atteggiamento arrogante e di questa accettazione c’è lo snobismo di chi si sente dalla parte giusta, si sente di stare con i “buoni”, contro una massa di ignoranti e complottisti manipolata dai cattivoni di turno.
      Eccola l’estinzione della sinistra. Ce l’abbiamo davanti agli occhi nelle sue ragioni psichiche dispiegate.”

      Attribuire alla sinistra radicale o a non ben specificati compagni la caccia dell’untore, (dal runner all’abitante della movida) senza uno straccio di prova, è disonestà intellettuale . Inoltre in piena contraddizione con il discorso portato avanti dal post iniziale.

      Personalmente penso che puntare il dito ha l’effetto contrario del post, che credo voglia stimolare al dialogo.

      D’altro canto, non so se si intenda il PD come sinistra, ma dubito

      • Non riesco, neppure con tutta la fantasia, a comprendere le ragioni della recente ondata di critica-alla-critica-della-sinistra-di-movimento sacrosantamente portata avanti da WM dai un anno e mezzo.

        Possibile dimenticare che il Ministro della Salute (intesa come mera salute fisica di un bestiame la cui attività “essenziale” è produrre e consumare per il profitto dei padroni) è al contempo il Segretario del Partito più a sinistra ad aver rimediato qualche seggio in Parlamento?

        Possibile dimenticare tutta la pecoreccia adesione alle vaccate di #iorestoacasa di ampie fette della c.d. sinistra di movimento?
        Possibile non notare, quando ci si reca “a casa” di tantissimi movimenti, il fattivo attecchimento profondo e forse irreversibile del viro-decoro?

        Se mi chiedeste di nominare, a bruciapelo, le realtà che hanno costruito ed evoluto una critica ed una contronarrazione, mi sembra che oltre a Giap o nella galassia di Giap (Asce Sardegna, per dirne una piuttosto “sul pezzo”) si sia distinto solo il movimento valsusino — e, proprio come Giap, lo ha fatto in qualche misura “sconfinando” dal proprio perimetro (*) e agendo in maniera suppletiva.

        E non è perchè nessun altro abbia aperto bocca, ma perchè si è trattato di realtà infime oppure perchè non l’ha fatto in modo così continuativo e strutturato.

        Tragica e impossibile da non notare, santo cielo, è stata l’assenza delle maggiori sigle sindacali mentre si andava nelle fabbriche ad ammalarsi e si veniva poi vessati, fuori, dai bulli in divisa e ricondotti alla stalla come buoi.

        Coglierei qui occasione per linkare un bellissimo pezzo scoperto solo ora ma risalente alla prima metà del 2020, a mio avviso ancora più lucido di quello ormai classico di Wolf Bukowski, comparso su un blog di architettura (!!!!!!!!!!!): https://archive.is/wip/dtQIA

        (*) su dove stia questo perimetro c’è molto da discutere, anche riguardo a Giap e ai WM, che hanno sempre esternato un qualche disagio rispetto a quella funzione che percepiscono come suppletiva, ma è una questione che non si può approfondire qui.

    • Sono una “ex-commentatrice”
      Mi sono imbattuta nelle 5 righe distopiche. Ho avuto subito la visione di un corpo individualistico, la purezza dei corpi non vaccinati (i.e., non medicalizzati) vs i corpi “paurosi” e di conseguenza ammalati. Mi ha fatto specie il riferimento al cancro, è l’idea del “brutto male” quello che ti uccide irrimediabilmente. L’alieno che viola il corpo e lo distrugge (cancro o vaccino).
      Ho pensato ai corpi non conformi, impuri per natura, quelli che hanno bisogno di essere invasi da agenti medici esterni per sopravvivere. Mi sono chiesta se loro sono esclusi dall’umanità “pura” che sopravvive nel futuro post-vaccinale.
      Mi è venuto in mente, lo ha scritto una sorella, che è il pianeta ad essere malato e il crinale distopico verso a cui stiamo andando è molto più vicino, rilevante e preoccupante.
      Mi è venuto il magone. L’ho detto su un canale che mi è proprio, ma non ho problemi a ripeterlo. Non commento qui da tempo pre pandemico ma leggo e sono 20 anni che mi sento abbastanza serena di poter dire la mia quando sono in disaccordo qui.
      Fine del commento.

      Per onestà esprimo la mia opinione sul discorso sul virus come sta avvenendo su Giap. Non ho pretesa di che si tratti di trattato filosofico né che abbia ragione. Lo metto solo per rispetto nei confronti di amici di tanti anni e non mi vanno i non detti.
      Nei commenti si fa ampio uso del termine “virocentrico”. Visti i contenuti del commentario ho pensato a “vir” nel senso di “individuo”. Solo dopo ho capito il vero significato. Purtroppo, in particolare nei commenti, la riflessione qui sembra fortemente virocentrica anche in questo senso: volendo dimostrare una tesi –più o meno condivisibile a mio parere, ma senza dubbio importante- si tende a considerare il virus come la “causa di tutte le repressioni” e si tende a levare dall’equazione il virus in se. Così tutte le azioni di contrasto intraprese dai governi (ma anche dagli individui) sembrano essere riconducibili all’unico principio della repressione, magari lo sono, magari altre volte no. E a poco vale ribadire periodicamente che “Wu Ming si son vaccinati e che il virus esiste davvero”. Il virocentrismo offusca il dibattito.
      Poi penso altre cose in generale ma è troppo lungo e il commento viene bloccato

      • Danffi scrive:

        “Per onestà esprimo la mia opinione sul discorso sul virus come sta avvenendo su Giap. Non ho pretesa di che si tratti di trattato filosofico né che abbia ragione. Lo metto solo per rispetto nei confronti di amici di tanti anni e non mi vanno i non detti.
        Nei commenti si fa ampio uso del termine “virocentrico”. Visti i contenuti del commentario ho pensato a “vir” nel senso di “individuo”. Solo dopo ho capito il vero significato.”

        Sinceramente, Daniela: questo commento, e in particolare questo passaggio, può averlo scritto solo qualcuno che non ha nemmeno il minimo sindacale di conoscenza delle nostre analisi, concettualizzazioni e prese di posizione nell’ultimo anno e mezzo.

        Basti dire che il concetto di “virocentrismo” riguardo al quale affermi di essere appena caduta dalle nuvole lo usiamo dalla primavera del 2020, lo abbiamo articolato e spiegato di continuo, ne abbiamo anche fornito una definizione il più possibile chiara, proprio for dummies, che è riportata anche in questo thread. È uno dei concetti che abbiamo messo in campo, e per come abbiamo svolto il nostro discorso sull’emergenza è proprio impossibile fare il gioco dello “specchio riflesso” dicendo che i virocentrici saremmo noi, è una mossa che può essere fatta solo per ignoranza e malafede. Lo sforzo di chiarezza da parte nostra è stato massimo, ed è sfociato nella sintesi e messa in ordine lunga sessanta pagine contenuta in LQdQ.

        Peraltro, come penso di avere mostrato, tutto questo è in coerenza col nostro pluridecennale lavoro su narrazioni tossiche, narrazioni diversive, emergenze ecc., dunque, volendo essere maligni, viene da pensare che nemmeno di tutto questo pregresso si fosse compreso granché. Chi lo sa. Fatto sta che noi non siamo cambiati. Altri invece hanno applaudito a ogni diversivo grazie al quale il governo ha eseguito i dettami dei padroni, lasciato scorrazzare il virus nei luoghi di lavoro, scaricato ogni colpa verso il basso, creato capri espiatori a getto continuo, convinto gran parte della popolazione che il pericolo fosse all’aria aperta dove invece il contagio è quasi impossibile ecc. Chi ha fatto il “voltafaccia”, la “brutta fine” ecc.? Noi che abbiamo cercato di mantenerci lucidi di fronte a tutto ciò o chi invece non solo lo ha accettato ma vi ha aderito con zelo e con odio verso chi continuava a esprimere una critica?

        Ad ogni modo, è chiaro che da un certo punto in avanti tu, come altri e per ragioni che mi interessano poco, hai scelto di ricavare – su di noi e sul discorso che portiamo avanti – un’impressione solo dai lacerti, dai relata refero e dalle caricature idiote usate per scatenare shitstorm sui social. Un’impressione a misura di linciaggio sui social. Ragion per cui, scusami, ma io non vedo né onestà né rispetto nel tuo modo di porti in questo frangente e in generale da quando hai scelto di partecipare a campagne contro di noi basate su falsi. Perché altro non erano né sono.

        Ripeto, delle ragioni e pulsioni individuali mi frega relativamente, io giudico le persone da come si comportano. L’ultima volta che ti ho incontrata di persona sei stata come sempre amichevole e sorridente, dopodiché mi hanno fatto vedere che su di noi avevi già trinciato giudizi arbitrari e ti eri accodata a miseri linciaggi. De visu non mi hai detto nulla. Amen. Avrai avuto i tuoi motivi, e per quanto mi riguarda puoi tenerteli.

        Resta, come detto più volte, il problema di una capitolazione diffusa, che a tratti si fa implicita adesione, all’uso della pandemia come leva per politiche che prima della pandemia molte e molti che oggi pensano solo al virus avrebbero avversato, quantomeno a parole.

      • Le 5 righe distopiche erano una gag, un pensiero paradossale che mi è venuto dopo essermi vaccinato: pensa se venisse fuori che noi avevamo torto e i no vax ragione e ci fossimo appena condannati a morte. Umorismo nero.
        Non so quali visioni un* deve farsi venire in mente per una battuta come questa, che potrebbe fare un qualunque stand up comedian, né quali linciaggi socialmediatici in contumacia abbia potuto scatenare (sono un no social, lo ammetto).
        Qui poi non si dice che il virus è la causa di tutte le repressioni, bensì che la strategia (parola grossa) adottata dai governi per affrontare la pandemia è di tipo repressivo e ha/avrà ripercussioni a vasto raggio e durature. Come capita sempre. E si dice che aver fatto passare in cavalleria questi provvedimenti o addirittura averli sostenuti convintamente cancella il margine di manovra della critica radicale ovvero segna la fine di un’area di discorso politico.
        Personalmente terrò bene a mente sia i linciatori/trici sia le abdicazioni politiche, e gradirei tanto che la cosa fosse reciproca: seguitiamo a perderci di vista o fingiamo di non vederci, perché sto invecchiando, divento insofferente, e non garantisco che le mie reazioni de visu non possano assumere tratti spiacevolmente… “virocentrici”

  10. Per come la vedo io:
    1) I vaccini sono uno strumento importante e potente.
    2) I timori, fondati o meno, vanno capiti, rispettati, affrontati. In montagna se uno ha paura e si blocca, non gli si dice “sei una merda” o “se non ti muovi muori e fai morire”.
    3) tutto quel che ho scritto finora è comunque merda di uomini bianchi. Il vero problema è che l’80% dell’umanità non ha accesso al vaccino
    4) i paesi ricchi sperano coi vaccini di diventare covid free e di potersi difendere dal contagio coi soliti metodi (affogamenti e torture per gli alieni), questa volta col consenso anche di quelli che una volta avremmo chiamato compagni.
    5) la campagna d’odio contro i novax, siccome sono troppo pochi numericamente, è stata estesa subito ai titubanti, ai non (ancora) vaccinati, agli esclusi istituzionalmente dal ssn (migranti irregolari), e persino ai diversamente vaccinati (tipo i serbi e i bosniaci di trst vaccinati sputnik), e serve a nascondere il crimine gigantesco che si sta consumando, ovvero l’abbandonare alla malattia l’ 80% dell’umanità. E’ quello il vero “darwinismo” (e qui ci dovrei mettere una bestemmia, che dalle mie parti funge da punteggiatura, ma non si può).

    • Scrivo per precisare un aspetto, che ho visto ripreso in altri commenti e anche su Carmilla. Non è vero che l’80% (o addirittura il 99% su altri articoli) dell’umanità è esclusa dal vaccino. A oggi il 40% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose. Siccome poi il mondo è giovane (tendiamo a scordarcene in Italia) vuol dire che il 53% della popolazione mondiale vaccinabile (> 12 anni) ha ricevuto almeno una dose. Ipotizzando che la fascia 12-18 abbia ricevuto una quantità trascurabile di dosi, possiamo concludere che a oggi il 60% della popolazione mondiale con più di 18 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino.

      • Non so dove tu abbia trovato questi numeri, qui ce ne sono altri:
        29% ha ricevuto almeno un dose o monodose, 15% ha completato il ciclo.

        https://web.archive.org/web/20210804195634/https://lab.gedidigital.it/gedi-visual/2020/coronavirus-le-vaccinazioni-nel-mondo/

        Il resto dei conti che fai sono basati su supposizioni. Non capisco il senso del commento, sul serio. Nella pagina che ho salvato su wayback si vede anche che in tutto il continente africano, nel sud est asiatico, in india, in sud america, ovunque ci siano masse di persone povere, la percentuale di vaccinati è bassissima. e tale resterà, non ci sarà un progressivo migioramento, con questo sistema economico.

        • Ho fatto un conto molto semplice 4.28 miliardi di dosi somministrate meno 1.16 miliardi di cicli completati. In realtà il numero corretto è il tuo, perché ho ingenuamente supposto che servano sempre due dosi, quando molti vaccini approvati ne richiedono tre o più. Errore mio. Non è invece una supposizione, ma un dato di fatto, che il 33% della popolazione mondiale abbia meno di 18 anni, e quindi non sia vaccinabile (se non con Pfizer, ma solo se >12 anni). Quindi le percentuali che ho dato vanno riviste, ma ad oggi comunque il 40% della popolazione vaccinabile mondiale ha avuto una dose. E questo dato migliorerà significativamente soprattutto in India e Sud Est Asiatico e Sud America, in Africa più lentamente, perché più poveri, tuttavia anche con accesso ai vaccini illimitato non raggiungeranno il 50% di vaccinati perché alcuni Paesi africani hanno una popolazione con età media 14 anni.
          Il senso del commento è che viviamo nell’epoca del frammento, e ognuno di noi faticosamente si fa le proprie idee e valutazione sulla base dei frammenti che dispone. Volevo che questo frammento fosse più corretto, anche quantitativamente. Il problema di accesso ai vaccini c’è, ma va quantificato anch’esso correttamente.

  11. Ha detto bene Wu Ming 4: l’estinzione della sinistra è sotto i nostri occhi. In Francia, a quanto pare, c’è ancora un’anima di sinistra, la capacità di individuare le ingiustizie e le vessazioni del potere e combatterle (vedasi le battaglie sul lavoro). In Italia, a mio parere, l’azione combinata del Renzismo e dei social network ha definitivamente cancellato l’anima di sinistra del paese. Sia nei contenuti – con l’adozione di provvedimenti o proposte apertamente di destra (Jobs Act, privatizzazioni etc…), sia, soprattutto, nello spirito: negli ultimi anni, infatti, si è riusciti a veicolare il messaggio che l’antagonismo è – passatemi l’espressione – “roba per cialtroni, per incompetenti”. In campo sanitario – come già detto da molti – qualsiasi forma di critica alle politiche messe in atto diventa “roba da no vax”, equiparando la sacrosanta espressione del dubbio all’ingenuità delle dietrologie più assurde e – attenzione – etichettando costantemente qualsiasi critica come “di destra”. Purtroppo la già debole anima di sinistra italiana non ha retto e – a parte i pochi luoghi ancora non infestati come Giap – si è piegata completamente al manicheismo imposto dai media. Il Manifesto oggi ha pubblicato un articolo talmente superficiale contro le Terapie Domiciliari che pareva di leggere il Corriere. D’altro canto l’aggressività della stampa di regime è clamorosa, su tutti Repubblica, che qualche giorno fa aveva in prima pagina un titolo raccapricciante “E’ CACCIA AI NON VACCINATI”. E’ tale la potenza di fuoco messa in campo che i rimasugli del pensiero di sinistra sono schiacciati senza problemi. La prossima frontiera, purtroppo, saranno i bambini fino ai 2 anni. Pregliasco, dal basso delle sue competenze, lo sta dicendo già da giorni, e quando parla lui c’è da temere il peggio. Le tante voci contrarie in campo medico, con tanto di lettere aperte inviate ai governi da parte di scienziati in GB, Israele e Itala (forse anche in USA) che invitavano a tenere fuori gli under 18 dalle vaccinazioni sono rimaste inascoltate.

  12. E’ di queste ore la notizia che Sterilgarda ha fatto sapere ai propri dipendenti che da settembre, per lavorare in azienda, sarà loro richiesto il green pass, pena il demansionamento ed eventualmente anche la sospensione senza stipendio. Indovinello: come ha reagito la sinistra di Twitter? Difficile immaginarlo, vero?

    Ebbene sì. Festa grande. Frizzi, lazzi e pochi cazzi. Questa gente ormai non sta più nemmeno col governo (dei padroni). Sta proprio apertamente coi padroni. Ovviamente devono essere padroni “buoni”. Perché la differenza mica la fanno i rapporti di produzione, come pretendeva quel tale.

    E i sindacati da che parte staranno? Da nessuna parte, come è facile prevedere. Ed è perfino comprensibile. Schierarsi vorrebbe dire cacciarsi in un frame di aperta contrapposizione tra i diritti dei lavoratori e nientemeno che la salute pubblica, da cui si può uscire solo sconfitti. Cercheranno di far finta di non esistere. Senza neanche troppo sforzo.

    Ma facciamo pure finta che il punto sia il vaccino. Tanto se un’azienda scavalca lo stato, ficca il naso tra i dati sensibili di un lavoratore e lo ricatta, di chi è la colpa? Ma è ovvio: di chi l’ha costretta a farlo, di chi “se ne approfitta”, dei furbetti e via dicendo. Quante volte l’abbiamo già sentita questa storia?

    • La situazione, per quanto capisco io, è più complessa della contrapposizione lavoratori-padroni. Il contagio di Covid, in questo clima di terrore generalizzato, è stato inserito tra gli infortuni sul lavoro e sottoposto alla disciplina del Testo unico sulla sicurezza (DL. 81/08). Il datore di lavoro è tenuto a prendere ogni ragionevole precauzione per evitare la malattia dei dipendenti. Ovviamente la precauzione più efficace è il vaccino. La questione esula quindi dal contesto locale e rientra nella legislazione generale motivata dal panico e dalla volontà di controllo della politica. D’altra parte è ovvio che quanto più il cittadino richiede protezione allo stato, tanto più accetta che gli siano imposte misure protettive. Finché non si riesce a scrollarsi di dosso il panico cieco del Covid, accettando però anche alcuni rischi, non si può uscire da questa situazione.

  13. ” A me pare ci sia ampia ragione di sospettare e riflettere sul fatto che i “no vax, ma non contro tutti i vaccini, solo questo” sublimino in realtà la paura e l’ansia per l’inedito, mostruoso dispositivo autoritariario-repressivo e violento”

    ” Da che mondo è mondo dovrebbe essere patrimonio della sinistra che i diritti…Ma probabilmente se non si vive ai margini o ai confini, se non si è in una situazione di marginalità, se si gode di tutti i diritti…”

    “Ha detto bene Wu Ming 4: l’estinzione della sinistra è sotto i nostri occhi. In Francia, a quanto pare, c’è ancora un’anima di sinistra, la capacità di individuare le ingiustizie e le vessazioni del potere e combatterle”

    Oggi un’amica mi ha chiesto com’è un canile perché non ne ha mai visto uno. Il più bello dei canili è comunque una prigione, in cui sei privato della libertà senza avere commesso alcun crimine. Per alleviare le pene dei tanti cani rinchiusi non basta il volontariato. Ci vuole una visione di società senza galere. E a nulla serve concentrarsi sul collare o sul guinzaglio ( o sul vaccino) come strumenti di vessazione. Per trasmettere una visione non basta citare in astratto la parola ” libertà”. Per uno schiavo o per un recluso non ha alcun senso, se ai suoi occhi non si prospetta una favola o un miraggio, una possibilità, in grado di dare un senso a quella parola. Per chi è disperato la parola ” utopia” non ha un senso, è una presa per il culo. È per questo che bisogna rendere visibile l’utopia. Per darle un senso. Forse è ” solo” questo che manca ad una certa sinistra: la capacità di sognare in grande stile, di credere ad un altro mondo possibile e di renderlo visibile anche agli altri. La maggior parte degli anti vaccinisti con cui ho parlato non ha alcun sogno di cambiamento della realtà attuale e neppure moltissimi di quelli favorevoli. Gli sta bene concentrarsi sul collare e sul guinzaglio. Mancano proprio i sogni in cui credere. Perché il consumismo ha ben soddisfatto ed appagato la fame di giustizia.

    Per inciso: sottoscrivo gli interventi di Tuco.

  14. “Sterilgarda ha fatto sapere ai propri dipendenti che da settembre, per lavorare in azienda, sarà loro richiesto il green pass, pena il demansionamento ed eventualmente anche la sospensione senza stipendio.”

    Sarà ancora più facile per le aziende licenziare i lavoratori scomodi con la scusa del certificato vaccinale e fare piazza pulita, in un sol colpo, dei dissidenti e dei dubbiosi. Ecco perché gli industriali spingono tanto per ottenere l’introduzione di questa norma. E facile sarà concentrare tutta l’attenzione sul certificato verde e non sulle condizioni di sfruttamento e sulla progressiva spoliazione dei diritti sindacali, in un assordante silenzio di molte organizzazioni sindacali. Non di tutte, per fortuna.

  15. Ciao,
    ringrazio sentitamente di questo post.

    Oggi in macchina stavo quasi pensando di scrivervi una mail sul tema che in questi giorni mi ha fatto pensare, per evitare di incasinare i thread su argomento così controverso mentre so che voi non avete tempo di gestire il blog.
    Invece eccovi qui, grazie.

    Confesso che personalmente sono molto in difficoltà.
    Premetto che non sono (o forse ormai non ero?) un “NO-VAX”: ho una laurea (ehm), l’antitetanica rinnovata da poco, vari vaccini fatti in età scolare e a militare, e i miei bimbi sono vaccinati per tutto il vaccinabile. Però su “questo” vaccino posso capire i No-Vax.
    La piega che sta prendendo il discorso vaccini (questo vaccino) è veramente orrenda.
    Razionalmente ho un collega che mi ha già ampiamente spiegato in modo logico e documentato il perché è corretto e socialmente utile vaccinarsi, tuttavia continuo a pensare che se la maggior parte delle persone anziane e sensibili sono ormai vaccinate e se man mano che scende l’età anagrafica il rischio da Covid di complicazioni gravi o letali si riduce fin quasi a scomparire in età pediatrica (fatti salvi tutti i casi particolari), non si capisce a cosa serva obbligare TUTTI ad avere vaccino e relativo Green Pass e prendere di punta la situazione in questo modo.

    Relativamente a bambini e ragazzi, poi, siamo a livello di follia: qui il rischio documentato di reazioni avverse a breve termine è credo già più alto del rischio che qualsiasi ragazzo sano ha di morire di Covid.
    Per tacere di eventuali effetti a lungo termine attualmente non noti: per mio nonno che ha più di 90 anni e che di covid ci morirebbe di sicuro, chi se ne frega della prudenza! Ma per un ragazzo di 12 anni?

    Camilla dice:
    «Parlare di green pass senza dire se è giusto vaccinarsi o meno mi sembra voler ignorare l’elefante nella stanza»

    Invece secondo me che sia giusto vaccinarsi o meno (è giusto a certe condizioni soggettive: è assurdo per bambini e ragazzi e dovrebbe comunque essere una libera scelta, indipendentemente da quanto sia utile socialmente l’effetto gregge) *l’elefante nella stanza è il Green – Pass*: uno strumento di discriminazione sociale (e chi se ne frega, è dal ‘42 che non vado in un ristorante) e un potente strumento di coercizione sul lavoro!

    • Aggiungo una mini chiosa, scusandomi per il vizio del doppio post:
      mentre scrivevo il primo, mi hanno comunicato che nella chat del corso di ginnastica di mi* figli* è già circolato l’avviso che per il nuovo decreto, dal 6 agosto tutt* ragazz* dai 12 anni in su dovranno avere il green pass per accedere in palestra.

      Non è ancora un problema della mia famiglia, per ora e per poco tempo, ma vi sembra accettabile?
      Negli asili era già così e, come nella famosa poesia, confesso che non mi ero mai posto il problema perché tanto i miei erano vaccinati per laqualunque e chi se ne frega di quelli che non vogliono fare il vaccino per il morbillo (e in più c’era il sacrosanto problema di proteggere i “fragili”).

      Chiudo, per arrivare ai caratteri minimi, con WM4: «Difficile a dirsi dove andremo a finire di questo passo. Credo in un gran brutto posto al quale l’Italia e il mondo assomigliano ogni giorno di più.»

      Concordo in pieno, e la cosa che mi “disturba” di più è che a condividere questa preoccupazione che trovo fondata sono (al di fuori di qui) solo persone che ritenevo politicamente lontane (con tutti i loro immutati limiti), mentre quelle che mi erano più vicine anche politicamente sono apertamente pro-green pass e comunque guardano con sufficienza e con un misto di compatimento e di disgusto alle mie timide obiezioni.
      Sono diventato il parente “strano”.

    • Mi sono ritrovato nelle tue premesse, mi aggancio a questo messaggio per un paio di considerazioni estemporanee.
      La prima sulla scelta di vaccinarsi o meno. L’AIFA lo scrive chiaramente: “Nessun prodotto medicinale può essere mai considerato esente da rischi. Ognuno di noi, quando decide di servirsi di un farmaco o di sottoporsi a una vaccinazione, dovrebbe avere presente che quello che sta facendo è bilanciare i benefici con i rischi”. Penso che ciascuno, per stato di salute e stile di vita, possa e debba effettuare questa valutazione, il cui esito non è sempre scontato.
      La seconda riguarda l’utilità sociale e soprattutto la valutazione etica della decisione di vaccinarsi. Sono davvero stanco della retorica che assegna il patentino di brava persona a chi si vaccina e lo toglie agli altri: tra i vaccinati ci sono anche quelli che messaggiano al cell mentre stanno alla guida; tra i non vaccinati ci sono anche quelli che donano il sangue.
      Infine sul Green Pass: mi meraviglia l’assenza di dibattito, gli spunti di Agamben, Cacciari e Biuso sembra siano caduti nel vuoto. Eppure quando crei uno strumento è difficile prevedere in quali modi sarà usato.
      Grazie per questo spazio molto prezioso.

  16. My 2 cents:

    Sarà l’autunno, a mio parere, a rivelarci qualcosa in più riguardo all’estensione e alla presa effettiva del sortilegio capitalista nell’era SARS-CoV-2, in Italia come nel resto del mondo “occidentale”.

    È tangibile, almeno ai miei occhi leggendo un qualsiasi giornale, l’ansia dei vari governi/governanti, la fretta di approvare leggi e decreti “as if there was no tomorrow”. Politicanti che fanno da rullo compressore, spianando la strada al capitalismo che ha da venire.

    Sono stati colti impreparati da un “nemico” senza identità, «puro bios», e fanno ricorso ora, frettolosi, all’unica lancia spuntata che hanno a disposizione, la tecnologia: e vai a pompare ossigeno (venture capital) in un economia che però è, a tutti gli effetti, almeno dal 2008, in stato di rianimazione; oltre che a trans-migrare tutto e tutt* sui server di stato tramite un app.

    Come se l’esperimento tragicomico di “Immuni” non fosse mai accaduto. Come se la contraffazione digitale non fosse roba da primo anno di ITIS.

    Come se, volendo essere seri e pignoli, non ci fosse bisogno prima di cominciare a smanettare in Javascript o Python, di criteri di sviluppo specifici e definiti a livello giuridico.

    Credo, in verità, che qualcuno a palazzo abbia, più o meno inconsapevolmente, invocato un entità della quale ha poi perso il controllo, un Cthulhu che non sa più come gestire. E ora cominciano a cagarsi sotto. Il problema è che, molto probabilmente, reagiranno bastonando tutti coloro che paura invece non hanno.

    • > “Sarà l’autunno, a mio parere, a rivelarci qualcosa in più riguardo all’estensione e alla presa effettiva del sortilegio capitalista nell’era SARS-CoV-2, in Italia come nel resto del mondo “occidentale”.”

      Senza ironia, mi sorprende che qualcuno senta il bisogno di ulteriori rivelazioni.
      Anzi, mi fa paura l’idea che qualcuno riesca a immaginare che non si sia già toccato lo zero Kelvin.

      Sei andato in fabbrica per mesi e poi dritto a casa col divieto di uscirne se non per qualcosa di altrettanto “essenziale” del profitto dei padroni, cioè… ah, no, i ricavi dei supermercati dei padroni, niente.
      Non si è esitato a fare scempio della tua faccia, elemento più che fondamentale per la tua espressione ed identità [lo dice LaScienza], anche all’aperto dove è totalmente inutile, senza ragione alcuna se non dare “un monito” (nel senso: ricordarti che sei bestiame).
      Si è messa in discussione OGNI istituzione umana, dal matrimonio al funerale al gioco dei bimbi, TRANNE il capitale.

      Trovo difficile dubitare che la presa effettiva del sortilegio capitalista sia: totale.

      (Mi perdoni Harlan Ellison.)

      > “Credo, in verità, che qualcuno a palazzo abbia, più o meno inconsapevolmente, invocato un entità della quale ha poi perso il controllo”

      Naturalmente.

      WM1 scriveva tempo fa in uno dei migliori post che quella emergenziale è una narrazione “che una volta imposta nell’immaginario ha una spinta inerziale fortissima, e non può essere fermata a piacimento.”

      D’altronde, abbiamo a che fare con una classe politica che prima ancora che collusa e meramente interessata alla propria autopreservazione (*) è manifestamente ignorante, incompetente, ignorante, miope, ignorante e “facilona” in un modo che continua a sorprendermi.

      Ho già detto “ignorante”?
      Da dove li hanno pescati questi uomini dello Stato?
      Aver passato gli ultimi 15 anni twittando deve averli privati del tempo per leggere.

      La cosa ridicola non è che un personaggio come Di Maio sia ministro di qualcosa, ma che non sfiguri particolarmente.

      Il piatto forte grillino, poi, è sempre stato quello di _sostituire_ il confronto, la base, la discussione, la lotta, l’aula, il Parlamento con i like.
      Figuriamoci se possono anche solo _immaginare_ un problema nel sostituire affrettatamente la realtà tout-court con Zoom.

      (*) amo ricordare che un ministro che è anche segretario una lista che si auto-narra come a sinistra del PD dovrebbe avere il buongusto di dimettersi da almeno una delle due cariche prima di prendere ordini da Confindustria.

      • «Anzi, mi fa paura l’idea che qualcuno riesca a immaginare che non si sia già toccato lo zero Kelvin»

        Rino, secondo me il “fondo” siamo ancora lontani dal averlo toccato.

        La notizia data da Isver circa l’azienda del settore lattiero-caseario (che avevo già letto altrove) fa il paio con notizie e iniziative simili dall’estero.
        Quindi mi aspetto che, vista la grancassa mediatica e senza una attenta vigilanza (che poi, chi dovrebbe essere che vuole o deve farla? Si spera nei sindacati), presto le imprese, più realiste del Re e al di là di ogni necessità o di ogni Decreto, come “buona pratica” di Marketing, imporranno il green pass ai dipendenti, con relative “purghe” per “giusta causa” di quelli proprio renitenti (sempre che di fronte alla perdita del posto di lavoro ce ne siano ancora. Qualcuno secondo me sì, tale è il livello di contrapposizione). D’altronde c’è ancora il blocco dei licenziamenti, ma per dei No-Vax disertori nella lotta al Covid abbiamo trovato l’ottima soluzione, per pochi che siano.

        Se per disgrazia con l’autunno dovesse riprendere la famosa quarta ondata, il lavoro “sporco” di mobbizzare, isolare, rendere la vita impossibile ai non vaccinati lo faranno parenti, colleghi e vicini di casa, in uno scenario stile DDR. Ditemi voi se questa è una cosa che chiunque (da destra o soprattutto da sinistra) dovrebbe trovare auspicabile*.

        *e personalmente conosco qualcuno che la trova desiderabile fin da ora.

      • Con «estensione e presa effettiva» mi riferivo al fatto che, a parer mio, abbiamo a che fare con una trasformazione forzata del capitale, un accellerazione inattesa delle dinamiche classiche (crisi economica ››› re-set, etc) causata da uno evento largamente imprevisto e/o sottovalutato.

        Come se ci si fosse trovati tutti partecipi di uno spettacolo messo sù all’ultimo secondo, testimoni dell’esibizione del peggior illusionista della storia, un cialtrone incompetente e impreparato che ha i mezzi ma non sa bene come utilizzarli. Io credo che in realtà anche i più storditi abbiano avuto la vaga impressione di aver scorto un artificio e qualcuno magari anche di aver visto fantasmi. Poi è abbastanza ovvio che la capacità di re-agire è una questione di indole, sia individuale che nazionale/sociale.

        Per tornare all’autunno che ci attende quindi, prendo a prestito, ancora una volta, parole altrui:

        «il possibile non è il programma».

        Direi che non aiuta il pensare che sia tutto già scritto. Sarebbe utile, forse, allenarsi ad immaginare e cominciare a praticare forme di dissenso, «aprire spazi [anche piccoli] in cui siano possibili altri processi di pensiero ed emozione, una sorta di “cerchio magico” che protegge i soggetti dal sortilegio che sta fuori e permette loro di (ri)attivare modalità differenti».

  17. Sono vaccinato con entrambe le dosi e allo stesso tempo sono perfettamente consapevole di essere una cavia in un gigantesco esperimento. È ovvio e palese che non sono state condotte tutte le sperimentazioni che solitamente vengono condotte nella produzione di vaccini, però rifiuto la narrazione dominante di uno scontro ideologico all’ultimo sangue tra due concezioni del mondo opposte e inconciliablili, vaccinati vs non vaccinati. Mi sento però anche profondamente preso per il culo non solo da chi non si vaccina e sbandiera la proprio scelta come consapevole e dovuta a una profonda riflessione e convinzione ideologica, ma anche da chi si vaccina senza riflettere su come vengono prodotti questi vaccini e soprattutto su come vengono condotte le campagne vaccinali a livello mondiale. Non a caso mi ha colpito il commento di CoB. Concordo in pieno con la prima parte e infatti secondo me bisogna valutare molto bene i rischi e i benefici di qualunque medicinale, pertanto anche dei vaccini anti-covid. Penso che si debba valutare in modo estremamente cauto chi debba vaccinarsi e chi no. Per esempio, mi sono vaccinato ma non farei mai vaccinare mia figlia. Però se posso dirlo io invece sono davvero stanchissimo della retorica che assegna il dono dell’intelligenza e del pensiero critico a chi non si vaccina e quello del conformismo idiota a chi si vaccina. La gestione della pandemia è stata disastrosa non solo in Italia, ma ovunque il pensiero neoliberista la fa da padrone indiscusso (vivo nel Regno Disunito, so molto bene cosa vuol dire). Certo, vorrei che venisse ripristinata una medicina territoriale efficiente ovunque sia stata smantellata. D’altra parte, non penso che all’improvviso la classe politica italiana (e di altri stati) si renderà conto di dover ricostruire tutto quello che si è impegnata alacremente a smantellare negli ultimi trent’anni. Vorrei però poter discutere anche di soluzioni pratiche per uscire dalla situazione attuale. L’introduzione del green pass in Italia con le attuali modalità per esempio mi equiparerà a chi non si è vaccinato, perché ho ricevuto le due dosi nel Regno Disunito, mentre sembra che chi ha ricevuto una sola dose in Italia potrà ottenerlo lo stesso. Come sempre si tratta di come le norme vengono applicate.

  18. «Come mai, nel nostro schieramento, si cede alla tendenza che, sotto l’etichetta di “complottismo”, accomuna le posizioni suprematiste […] con la semplice propensione a mettere in dubbio le narrazioni egemoniche, esprimendo a volte una critica – sebbene sfocata – al capitalismo e alle forme contemporanee di controllo sociale? Una critica […] che noi dovremmo incoraggiare, informare, aiutare a rifinire anziché rigettare e disprezzare. »

    Porto una mia “esperienza” che forse può essere utile.
    In questi giorni con il decreto sul green pass, sono andato a leggere post e commenti in vari forum e blog complottisti (ad ampio spettro) e tendenzialmente no-vax.

    Quello che ho notato (a sensazione, non è che mi sia messo a contare i post, eh!) è questo:

    1) la “frangia” veramente nella buca del coniglio che fa espliciti riferimenti o citazioni QAnoniste (su Trump e amenità varie) è una minoranza, non saprei dire quanto grande (<15% dei post?).

    2) Vi è sì un certo numero di commentatori con un background più “esoterico” (esoterico alla lettore di Guenon) o New Age, ma ho la sensazione che questi siano meno “QAnonisti” degli altri (meno propensi a prendere per buone le QAnonate, intendo). Forse perché QAnon è un fenomeno “successivo” che si è sedimentato sopra.

    3) C’è ovviamente un gran numero di commentatori con idee da qualunquiste a destrorse, con alcuni post (anche qui, non tutti) più o meno apertamente fascisti che danno una lettura degli eventi e della storia che sembra uscita da un documentario dell’istituto Luce.

    4) Però, e qui mi allaccio al tema del post e alla citazione iniziale, c’è un numero veramente alto, una minoranza “corposa”, di commentatori con un background chiaramente “di sinistra”, magari eretici e transitati per l’esperienza 5s e da questa delusi, ma con idee abbastanza chiare sui rapporti di forza nella società.
    Ora, io non ho le competenze per dare “patenti” politiche a nessuno, già la mia è a rischio e non saprei distinguere un rossobruno se lo incontro, zero dottrina e zero formazione filosofica, ma l’aspetto per me veramente triste è che questa massa di persone con un cuore (se non una testa) palesemente “a sinistra” debba trovare sponda di fronte a «l’inedito, mostruoso dispositivo autoritariario-repressivo» in atto solo in quelle lande!

  19. Dai tempi del Diario Virale ho vissuto un doloroso allontanamento da parecchi individui della cerchia delle mie conoscenze e ho notato uno scollamento dalla realtà da parte di alcuni di essi. Grazie a voi ho notato come molte dinamiche orrende siano all’ordine del giorno e, per quanto triste, ciò mi ha aiutato a non disperarmi, cosa che durante il confinamento poteva facilmente tradursi nel colpo di grazia per la mia salute mentale. Se oggi rispondo con una risata a chi mi da del criminale, dopo avermi appiccicato addosso altre etichette sempre più gravi e infamanti (e si tratta di persone che a cui tenevo come fratelli), è anche grazie alla lettura di alcuni interventi su Giap. E non vi ringrazierò mai abbastanza per questo. Resta la tristezza nel vedere come questa pandemia abbia cacciato fuori la cattiveria e l’essere meschino nascosto in certe anime. Ne usciremo migliori.
    Intervengo per la prima volta perché trovo interessante la questione green-pass legata al mondo del lavoro. Dal mio punto di vista di inoccupato in cerca di lavoro ho paura che possa diventare discriminante per l’assunzione. Vale a dire il rischio di venir scartati in caso di assenza di questo fattore preso come requisito fondamentale. Ricordo quando anni fa la mia ex non fu assunta da tre diversi ristoratori perché ritenuta poco abbondante di seno. O di mio padre, barista 55enne con anni di esperienza, scartato perché troppo abbondante di primavere. Credo che il rischio di inciampare in discriminazioni sia dietro l’angolo. Senza contare che ‘sta faccenda potrebbe dare il via alla libera interpretazione (mi ricordo i numerosi arbitrii delle FFO a inizio pandemia) da parte di aziende, capi e capetti più o meno zelanti. Spero di sbagliarmi.
    Al momento in Italia vedo poco dibattito sul tema e mi chiedo quale possa essere la chiave per replicare l’esempio francese. Nonno mio diceva “tira ‘na brutta aria” e l’aria che tira quando vedi certi schieramenti prender spazio e dare l’illusione di interessarsi a determinati problemi è un aria che puzza di stallatico. Cosa ci insegna l’esperienza francese? Come si può far uscire dal coro mainstream certi soggetti che alle parole “lotte sociali” ti guardano con occhio vitreo e ti urlano “UNTORE!”?

  20. Dopo aver vissuto più di 30 in Emilia, dopo il confinamento di Marzo 2020, con uno shock spaventoso interiore e la sensazione di asfissia, la mia compagna ed io ci siamo trasferiti definitivamente in Francia. L’espressione di questo mio personale sarebbe stupida e inutile se non avesse un legame con questo blog e con l’attuale situazione. La vostra vicinanza, la possibilità di discutere qui, di leggere, di controinformarsi durante quei mesi allucinanti, ci ha permesso di valutare la situazione intorno a noi in maniera lucida, e la nostra scelta è stata partire. In questo anno, più e più volte abbiamo trovato segnali che ci hanno fatto sorridere in mezzo alla paura: no, essere in una gabbia più dorata non è meglio, no, vedere da lontano gli orrori che avvengono in Italia alle persone che amiamo, che sono rimaste, alle persone sconosciute e buone che in Italia ci vivono, non allevia la paura. Ma vedere che nella città dove viviamo non c’è l’esercito nelle strade, e la polizia si occupa più che altro di crimini gravi e non ferma i cittadini comuni per farli sentire in clima di guerra, ci ha fatto respirare. Incontrare persone intelligenti, di qualunque età, che ragionano, si pongono dubbi, protestano, si incazzano, ci ha fatto respirare. Vedere un movimento forte che reagisce davanti a un tizio che si sta autoeleggendo nuovo re (quanti cartelli in queste settimane con scritto “ricordati bene chi è questo popolo : 1789” ) ci fa respirare. Leggere i giornali che annaspano, che vorrebbero fare il loro abituale lavoro di disinformazione ma che sono sommersi dal numero di persone che protesta, e su ogni piattaforma sociale il dissenso è visibile, impossibile da gettare sotto il tappeto, tutto questo ci fa respirare. Poi mi volto verso l’Italia e rivedo la paura. La Francia non è un paradiso, è un paese coloniale che non ha mai smesso di vantarsi del proprio “fardello dell’uomo bianco”, è un paese dove il denaro conta palesemente più della vita, dove le istituzioni fanno in modo di renderti la vita impossibile se non sei francese e di ceto medio. Ma ciò che è visibile, in ogni strada, in ogni città, è lo scollamento tra le istituzioni e la popolazione: il pensiero politico, televisivo, giornalistico non ha niente a che vedere con le voci che si incontrano per strada.

    • I sindaci disapplicano le leggi dello Stato, in molti paesi e città liste locali e partiti minori ridicolizzano i grandi partiti, alle regionali e alle provinciali i partiti usciti sconfitti dalle presidenziali del 2017 stravincono, non tanto perché i francesi siano affezionati ai gaullisti o ai socialisti, ma per dare un segnale chiaro a Macron e al Front National. C’è una risposta ed è viva, si vede, esiste una coscienza sociale critica. Da qui l’Italia sembra il mondo di Fantasia divorato dal Nulla, dal silenzio, da un pensiero unico fagocitante. E voi che siete ancora un porto sicuro in cui tornare a respirate. Ma come rinascerà un pensiero in Italia?

      • Ciao prato.
        Ti scrivo perché mi sembra di leggere una parte di me nel tuo commento.
        In questi due anni d’estate, fregandomene della propaganda fascista secondo cui “chi va in vacanza all’estero è un traditore della patria”(come se le altre nazioni non fossero popolate da esseri umani e come se, arrivati in fondo, non fossimo tutti Uno…ma sto divagando, torniamo al punto…), ho viaggiato in Europa sia a Luglio 2020 (proprio in Francia), che a Luglio 2021 (Svezia).
        In quest’ultimo caso in particolare, sebbene il viaggio sia stato reso complicato dal clima sanitario tedesco e austriaco (non sono vaccinato), sono riuscito comunque ad arrivare via terra fino alla Scandinavia, dove ho potuto constatare con i miei occhi la differenza mostruosa che c’è fra il nostro paese e alcuni stati esteri.
        Una volta rientrato in Italia e giuntami notizia dell’estensione del passaporto sanitario, la paura, il vomito e il disgusto mi hanno assalito, una sensazione interiore e difficile da spiegare a parole.
        Confesso che la situazione che stiamo vivendo qui e l’aver visto cosa invece c’è fuori mi stanno rendendo sempre più scivolosa e sfuggente l’idea di costruirmi un futuro in questo paese (ho 22 anni)…e nulla, se ti va mi farebbe piacere uno scambio privato con te, per conoscere la tua esperienza e le sensazioni che ti hanno guidato in questa tua scelta, questa è la mia mail: giovannigalloni98@gmail.com.

  21. Vorrei sottolineare una cosa, il fatto che OGGI la letalità apparente del virus è inferiore allo 0,1% è dovuto quasi esclusivamente alla diffusione dei vaccini.
    Il disaccoppiamento dei contagi con i ricoveri e le TI conferma il successo di questi. E questo è un dato di fatto su cui c’è poco da discutere.
    Detto questo: si può gestire diversamente una pandemia virale? Indubbiamente sì basta guardare Giappone e Corea che stanno con zero casi da ben prima dei vaccini. SI chiama TTT (test therapy tracing). Noi non l’abbiamo fatto perché abbiamo preferito la strada delle chiusure con risultati terrificanti.
    Ma ora è inutile continuare a parlare di test incompleti sui vaccini, green pass incostituzionali o quant’altro.
    Era incostituzionale anche non poter uscire di casa se è per quello.
    E’ indubbio che la pandemia è stata sfruttata per la repressione, basta vedere cosa è successo in questi giorni al festival celtico di Montelago i cui organizzatori hanno dovuto mollare.
    Però a questo punto IMHO, starci a scannare su obblighi vaccinali o green pass non ha senso, (è ovvio che è stato fatto a pendula canis il green pass, come tuuo, sono due anni che fanno di tutto per metterci l’uno contro l’altro mentre loro si godono il governo in emergenza), piaccia o no, gli obblighi vaccinali ci sono già da tempo in diversi settori della società e del lavoro.
    Se vogliamo uscire dal virocentrismo la via non sta certo nel fomentare le proteste e i dubbi contro i vaccini, anzi! C’è un virus, mi chiedi di vaccinarmi, io mi vaccino. Anzi, ti rompo le scatole perché non hai dato ancora modo di vaccinarsi a tutti quelli che lo avevano chiesto in modo che ne eravamo già fuori. Questo dovrebbe essere l’atteggiamento di critica secondo me. In quel che leggo da queste critiche francesi mi sembra che di raziocinio ce n’è poco.
    Riprendiamoci gli spazi, ricominciamo ad abbracciarci e a smetterla con i distanziamenti “sociali” e il sospetto “chissà se ha il virus il mio vicino”. Ricominciamo a fare le cose serie e lasciamo la scienza a fare il suo lavoro. Anzi, obblighiamo la scienza a fare il suo lavoro che NON è quello di blastare l’utente fbk o fare le risse in tv con chi la pensa diversamente.

    • A stamattina, l’88,65% degli ultrasessantenni e il 62,51% della fascia 12-59 ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Ci sono dentro anch’io. Ma non alcuni miei colleghi, trentenni e quarantenni, che però come me stanno lavorando regolarmente in fabbrica da quando quest’ultima ha riaperto post lockdown, a fine aprile 2020. Ovvero quando ad aver ricevuto una dose di vaccino era per forza di cose lo 0% della popolazione.

      Razionalmente, se potevano lavorare allora, non si capisce perché non dovrebbero poterlo fare oggi, con un muro di vaccinati attorno.

      E i numeri di cui sopra non sono certo frutto del gentile ricatto del green pass. Sono prenotazioni vecchie, ovvero adesioni spontanee. Con tanta gente ancora in attesa.

      Peraltro anche il boom di prenotazioni degli ultimi giorni pare abbastanza farlocco. Non è un caso se lo annunciano sbandierando percentuali di incremento su numeri che nessuno conosce, perché il dato delle prenotazioni giornaliere stranamente non lo comunica quasi nessuno. Forse perché farlo renderebbe evidente che a rallentare la campagna vaccinale sono ancora, com’è sempre stato, il numero di dosi consegnate e la disorganizzazione delle regioni, e non l’esitazione vaccinale. Forse perché è più facile, per l’ennesima volta, scaricare la responsabilità sul singolo e dare la caccia all’untore.

    • Ciao,
      concordo sull’evidenza che se oggi la letalità è bassa è grazie ai vaccini.
      NON concordo sull’atteggiamento che, visto che ormai ci siamo sorbiti lockdown all’italiana e coprifuoco, chessarà mai “un greenpass”.

      Il lockdown, con tutto quello che ne abbiamo detto, aveva quantomeno l’alibi di essere una misura presa in piena emergenza, con la sanità di alcune regioni prossima al collasso e le istituzioni nel panico. [C’è un libro di Tom Clancy, porta pazienza, riporto per conoscenza non perché lo voglia approvare, in cui a fronte di un’epidemia di ebola Jack Ryan fa chiudere tutto dalla Guardia Nazionale e a chi solleva questioni costituzionali viene spiegato che la costituzione non è un patto suicida (faccina imbarazzata come si fa?)].

      Già il coprifuoco di ottobre questo alibi ce lo aveva molto di meno. E come fai notare tu ce lo siamo comunque fatti andare bene.

      Adesso, proprio perché la campagna vaccinale funziona, non si può più accettare la logica dell’emergenza continua e le decisioni vanno ponderate e quando serve contestate.

      E, proprio perché i vaccini funzionano, IMHO possiamo smettere di avere il sospetto “chissà se ha il virus il mio vicino” anche senza il green pass, dal momento che se il mio vicino è in piedi vicino a me a teatro o in palestra, evidentemente anche se infetto sarà paucisintomatico o asintomatico, io sono vaccinato, e quindi di cosa diamine dovrei avere paura?
      Sto parlando di una persona che non ha quasi sintomi, non di un ricoverato in TI.
      E se io non sono vaccinato e quindi rischio, saranno tutto sommato fatti miei, d’altronde il SSN (e per fortuna!) mi assiste e mi cura anche in altri casi di mia irresponsabilità: mi cura anche se sono un lavoratore in nero senza copertura inps e inail e mi sono segato un dito o sono caduto da un ponteggio, mi cura se ho fatto un incidente stradale con torto, perché non dovrebbe curarmi se sono paranoico e non mi sono vaccinato?

      Inoltre (ho poco spazio ancora, e anche poca capacità dialettica, butto lì un paio di cose) l’obbligo vaccinale che esiste già ha una serie di importanti distinguo, che non sono subito evidenti ma che secondo me sono importanti. Gli obblighi che ci sono sono “settoriali”, o legati a specifiche attività, non generalizzati su tutta la popolazione.

      • Per quel che riguarda l’obbligo delle vaccinazioni pediatriche negli asili, si tratta di malattie dei bambini che sono pericolose per i bambini, e questo significa che:
        1) la piccolissima dose di rischio che si sobbarca mi* figli* per il vaccino l* protegge (egoisticamente) da rischi molto maggiori dovuti allo svilupparsi della malattia (Morbillo, Meningite, Pertosse, Difterite, Polio, etc.);
        2) la piccolissima dose di rischio che si sobbarca mi* figli* per il vaccino protegge (altruisticamente) il suo coetaneo immunodepresso che non può essere vaccinato grazie all’effetto gregge.

        Il coronavirus, invece (a parte il fatto che in quanto tale “muta” regolarmente, come i suoi congeneri, rendendo la vaccinazione problematica o cmq non definitiva), NON è la polio, checché se ne dica.
        E’ una malattia che solo in rari casi ha interessato dei bambini, sempre con varie altre comorbilità. Quindi dal punto di vista etico, i punti 1) e 2) di cui sopra cambiano radicalmente e
        la piccolissima dose di rischio che si sobbarca mi* figli* per il vaccino a questo punto viene “immolata” sostanzialmente per “evitare la circolazione del virus”, cosa che:

        – non sono sicuro ci sia parere scientifico unanime sul fatto che sia utile evitarla. Ok, se non circola non ci sono varianti, ma è bene? (non è possibile che circolando diventi endemico?)? E poi solo perché il mondo occidentale è vaccinato non circola più? Come si dice sopra l’80% dell’umanità oggi non ha accesso al vaccino (e in molti casi neanche ad altri vaccini fondamentali, né medicine o acqua pulita e cibo).

        – se anche servisse e fosse fondamentale evitare questa circolazione, sarebbe eticamente discutibile perché io espongo a dei rischi un bambino per tutelare non un altro bambino più debole ma degli adulti. Rischi soprattutto a medio lungo termine su cui ad oggi non può esserci alcuna evidenza.

        Quindi, in conclusione, IMHO: ok, vaccino, grazie vaccino, pubblicizziamo e sponsorizziamo il vaccino, ma assolutamente no green pass, no vaccino obbligatorio nelle scuole e molta cautela a vaccinare nella fascia 12-18.

        • Sui discorsi dei danni a lungo termine ci metterei un’enorme pietra sopra.Nessun farmaco uscirebbe mai se si dovessero aspettare gli effetti a lungo termine. Sono decenni che usiamo vaccini a vettore virale e non hanno mai dato problemi, non capisco perché questo li debba dare. Quando dico che i ragionamenti che fanno Galli e Crisanti e altri sono speculari a quelli dei no vax, questo intendo: “non possiamo sapere se il virus è nell’aria o se ci si contagia a dodici metri di distanza” è l’equivalente di dire “non possiamo sapere se fra vent’anni il vaccino inoculatosi trasformerà in untumore”.

          Sui ragazzi, è vero che per loro la possibilità di morire per vaccino è quasi uguale a quella di morire per covid, ma il problema è che la nostra società è strutturata che i ragazzi con meno di 15 anni sono parcheggiati dai nonni (e questa ci è già costato un bel disastro), quindi i rischi che si possono prendere tranquillamente in europa non vaccinando i minori di 15 anni per noi sono molto maggiori.

          • Circa eventuali problemi a lungo termine sono ben disposto a metterci una pietra sopra per me o a maggior ragione per mio padre, che è esposto a rischi evidenti e dimostrati ben più gravi ed imminenti a causa del Covid (e di fatti ha già avuto le sue 2 dosi di vaccino).

            Non ci metto nessuna pietra sopra invece per i miei figli con meno di dodici anni, che se fra 20 anni, quando ne avranno meno di 30, si troveranno con una malattia autoimmune dovranno ringraziare i propri genitori e nonni terrorizzati e senza altre soluzioni che non vaccinare i minori per tutelare se stessi!

            Poi, «Sui ragazzi, è vero che per loro la possibilità di morire per vaccino è quasi uguale a quella di morire per covid [ndCug: ed è detto tutto, già solo per il breve termine documentato], ma il problema è che la nostra società è strutturata che i ragazzi con meno di 15 anni sono parcheggiati dai nonni»
            E allora vacciniamo i nonni!! Tanto più che per la variante Delta sembrerebbe che anche se sei vaccinato puoi ugualmente diventare un vettore asintomatico, quindi il 15enne vaccinato parcheggiato dai nonni rischia di essere pericoloso lo stesso.

            Infine (ma hanno già risposto, vedo) quando dici
            «In questo momento per far cessare l’emergenza, mandare gli inetti a casa e resettare tutto magari con una bella discussione su come gestire le prossime pandemie in maniera meno stupida o ci vacciniamo tutti e togliamo dalle loro mani l’arma dle virus cattivo, oppure […]» stai adottando o aprendo la porta a provvedimenti e stumenti “di controllo” come il green pass piegandoti alla solita logica dell’emergenza, e sperando cosa?
            Che smettano di usare il virus cattivo? Tanto il virus muta, saranno necessarie altre dosi di vaccino (in Israele pare sia necessaria la 3° dose per i 60enni, ma magari è una fake news) e emergeranno nuove varianti e se tu accetti nel merito una logica emergenziale ora, te la terrai per i prossimi X anni.

            • Non si capisce perché QUESTO vaccino dovrebbe essere il primo a dare malattie autoimmuni (no nessuna malattia autoimmune è stata mai correlata ai vaccini, e per il “non possiamo saperlo” vedi sopra”), per il resto:
              “vacciniamo i nonni” sì infatti quelli che si potevano vaccinare li abbiamo vaccinati, però la categoria over 65 spesso presenta fragilità per cui non ci si può vaccinare. E per proteggere QUESTE persone fragili occorre vaccinare tutti (o almeno il 95% di quelli a cui il vaccino non da problemi).
              Io ogni anno mi faccio il vaccino antinfluenzale e non credo che sia per quello che mi appare la pubblicità del tostapane in offerta un secondo dopo che ho parlato al telefono con mia moglie che abbiamo bisogno di un tostapane.
              Si ci si può essere l’esigenza di fare un terzo e forse anche un quarto richiamo a scadenza semestrale pensa un po’, e poi probabilmente andrà il tutto con il vaccino antinfluenzale stagionale. E no, continuo a non vederci niente di male, sarà perché l’ultima volta (due anni prima della covid) ho preso una di quelle influenze bruttissime che ti lasciano a metà fiato per un paio di mesi e sinceramente preferisco affrontare una volta all’anno il presunto rischio 1 : 100mila piuttosto che dovermi caricare di antibiotici a infezione avvenuta.
              MA qui si rientra nel campo delel scelte personale, invece quando si è stabilito che c’è uin giro una brutta bestia come la covid 19 (che non sarà stata cattiva come la mers ma che cmq all’inizio aveva una letalità apparente del 2-3%) è anche responsabilità morale del singolo non infettare gli altri. Quindi, se non volete fare il vaccino, c’è il tampone a prezzo calmierato o addirittura gratis. Almeno quello una volta settimana se si vuole andare in giro per luoghi affollati sarà giusto farlo? Insomma credo proprio che sia il caso che ci rileggiamo proletkult tutti insieme, magari ci facciamo un tavolo di studio, e ricominciamo a parlare di dove finiscono le libertà del singolo per proteggere la società.

    • «C’è un virus, mi chiedi di vaccinarmi, io mi vaccino».

      Tra il chiedere e l’obbligare credo ci sia una differenza sostanziale e rilevante. La sostanza non la si può vedere, o meglio, per notarla bisognerebbe “imparare a disvedere” o vedere gli spettri di tutti coloro che oggi, come in passato, lottano, hanno lottato, muoiono e sono morti in nome della libertà.

      La rilevanza riguarda appunto questo astratto concetto che chiamiamo libertà: per quanto mi riguarda vivere in uno stato “democratico” significa innanzitutto essere messi in grado di esercitare il controllo sui metodi di governo.

      «Ma ora è inutile continuare a parlare di test incompleti sui vaccini, green pass incostituzionali o quant’altro.»

      «starci a scannare su obblighi vaccinali o green pass non ha senso»

      Scusami Alex ma in queste tue frasi mi sembra di sentire risuonare forte quel «non ci sono alternative», «bisogna pur…» che vuole «la scienza [leggi ricerca farmaceutica e il governo che l’autorizza a prescindere] a fare il suo lavoro» e tutti i non-scienziati zitti e buoni. Quando invece persone in gamba e preparate come te dovrebbero aiutare ad evidenziare invece che, in questo caso e a questo stadio, trattasi di pura ricerca e sieri sperimentali.

      • Tu hai la libertà di decidere quello che fare di te stesso, non hai la libertà di mettere in pericolo gli altri. Se tu chiedi la libertà di non vaccinarti in mezzo a un’epidemia virale è come se chiedi la libertà di poter guidare ubriaco.

        Ora possiamo discutere, e discuteremo per anni, su come hanno gestito l’emergenza e degli errori che ci sono stati e che ci hanno ridotto al green pass per uscirne, ma il governo deve tutelare tutti e se l’unico mezzo per tutelare chi non si può vaccinare è l’immunità di gregge deve agire di conseguenza, esattamente come fa con le le scuole da tempo.

        MA il bello è che questo lo sapevano dall’inizio e non è certo un caso che per mesi tutti i mass media hanno fatto girare come non mai le bufale sui rischi da vaccino, l’inefficacia dei vaccini e quant’altro. Hanno fatto di tutto per ritardare l’emergenza vaccinale e ricordo che fosse stato per arcuri ancora stavamo easpttando le primule.

        Ad ogni modo, certo fare il green pass quando ancora non hai soddisfatto le richieste di tutti quelli che hanno chiesto di vaccinarsi è ridicolo,ed è l’ennesima cosa ridicola in una gestione demenziale. Tuttavia non fosse stato per i vaccini oggi, eravamo con zone rosse e coprifuoco ad agosto. E non è il discorso del “meno peggio”, è un discorso di contingenza. In questo momento per far cessare l’emergenza, mandare gli inetti a casa e resettare tutto magari con una bella discussione su come gestire le prossime pandemie in maniera meno stupida o ci vacciniamo tutti e togliamo dalle loro mani l’arma dle virus cattivo, oppure aspettiamo che Speranza faccia autocritica e dica “scusate ho sbagliato”. Secondo te qual’ è più probabile?

        • Ma se non è assolutamente dimostrato che i vaccini danno immunità come diavolo si fa ad arrivare all’immunità di gregge? Come puoi dimostrare che senza vaccino saremmo in lock-down?
          Ho seguito i tuoi scritti anche su civiltà laica, ma francamente quest’ultimo intervento mi sembra di una ingenuità assurda…”In questo momento per far cessare l’emergenza, mandare gli inetti a casa e resettare tutto magari con una bella discussione su come gestire le prossime pandemie in maniera meno stupida o ci vacciniamo tutti e togliamo dalle loro mani l’arma dle virus cattivo, oppure aspettiamo che Speranza faccia autocritica e dica “scusate ho sbagliato””
          E’ la principael ragione per cui molti fanno tutto ciò che gli viene chiesto da un anno e mezzo a questa parte senza esercitare un minimo di pensiero critico: “dai che così ne usciamo e torniamo alla vita di prima”…se, come no!
          Io – 45 anni, in salute, attento ad alimentazione e attività fisica – ero uno di quelli disposti a vaccinarsi a settembre (perchè francamente della massima copertura nei mesi estivi me ne faccio un cazzo), ma vedendo che la narrazione e i metodi scivolano sempre di più verso un’autoritarismo di stampo sud-americano, ho rivisto completamente le mie intenzioni ed esigenze. Il discorso sarebbe altro se i vaccini dessero immunità, ma così non è e probabilmente non sarà.

          • In realtà non hanno mai detto “dai fa così e torneremo alla vita di prima”, anzi. Hanno detto che la vita di prima non sarebbe più tornata e che per cinque anni ci saremmo dimenticati di andare al mare.
            Hanno detto che avremo dovuto cambiare modo di salutarci, di parlare.
            Hanno detto che non avremmo mai più potuto ballare.
            La discussione sull’immunità dei vaccini (vaccino sterilizzante o no?) è l’emblema di quelle discussioni lanciate in prima pagina per aumentare la confusione e l’odio fra parti. Mentre è una discussione così tecnica che ha senso solo se sono due biochimici a parlare e confrontarsi.
            Ma non perché “la scienza è la scienza e voi non siete un cazzo” ma perché è lo stesso atteggiamento di chi (s)parla della nuova traduzione del SIgnore degli Anelli senza neanche essere un linguista.

            allora, senza starti a martoriare con percentuali e quant’altro, la protezione dei vaccini è più che sufficiente per garantire un immunità di gregge, con buona pace della minoranza degli addetti ai lavori che la pensa diversamente (nota di passaggio polemica: ci saranno sempre degli addetti ai lavori che affermerà falsità scientifiche, come che le razze umane esistono o che non è l’uomo la causa del riscaldamento climatico, finché ci guadagnerà dicendolo o ci sarà qualcuno disposto a pagare per farglielo dire).E quello che più conta è che il 99% di protezione dalle forme gravi dalla malattia e quindi il disaccoppiamento fra numero dei casi e ingressi in TI è ciò che ha portato Speranza a cedere controvoglia a cambiare i criteri per entrare in zona gialla. (en passant, chissà perché i giornalisti invece non se ne sono accorti e continuano a parlare ci contagi e di Rt).

            Questo è quanto. Personalmente non ho reputato dittatoriale l’obbligo di vaccinarmi per la TBC e il tetano quando sono entrato a lavorare nei controlli della filiera alimentare e non reputo dittatoriale neanche il green pass (con tutte le critiche alle vergognose parole di draghi “l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire” totalmente fuori luogo, ma anche quelle studiate per mantenere alto il contrasto fra poveri, ai modi e ai tempi di realizzazione). Anzi, avrei auspicato che si fosse gestito tutto con i tamponi rapidi e la riapertura di tutto fin da ottobre scorso.

            • Ciao, volevo segnalarti due articoli sui criteri usati per cambiare i colori delle zone, si basano su considerazioni matematiche e per quello che ne capisco sono ben argomentati. Entrambi sollevano delle perplessità sul nuovo approccio, credo siano significativi perché proprio da questo dipenderanno le eventuali chiusure generalizzate (che alcuni analisti danno già per certe).:
              https://www.scienzainrete.it/articolo/colori-delle-regioni-basati-sui-ricoveri-lelusiva-trappola-dellesponenziale/rodolfo-saracci
              https://www.ilpost.it/mauriziocodogno/2021/07/23/covid-e-colori-delle-regioni-un-brutto-pasticcio/

              • Per carità, evitiamo la parola “chiusure”.
                Facciamo come i francesi, e chiamiamolo “confinamento”, “coprifuoco” (le “chiusure” delle fabbriche o, al limite, dei divertimentifici mi andrebbero bene come risposta).

                Per il resto, mi pare tutto certissimo ed inevitabile.

                È chiaro che se la curva dei contagi sale esponenzialmente prima o poi anche le ospedalizzazioni lo fanno, ed una mitigazione di fattore lineare data dalla vaccinazione (che non ha comunque ancora raggiunto chi di dovere) ritarda solo l’inevitabile.
                Forse se vi fosse stato anche un massiccio adeguamento del SSN si potrebbe stare in capacità prima che la diffusione pesantemente sintomatica “saturi”, ma non ci scommetterei, sono ancora numeri troppo grandi.

                La scelta del governo è ancora una volta evidente: “salvare la stagione turistica” e raccogliere i cocci in Settembre.

                Siamo sempre lì: all’Italia-parco-dei-divertimenti-per-turisti, ai tornelli nelle piazze e il divieto di bere birra fresca dell’odioso Nardella.

                Il semplice residente è bestiame che può essere chiuso in stalla e tirato fuori solo per essere attaccato al giogo.

            • Ciao, ho dato un’occhiata agli articoli e no, in particolare quello del matematto (che ho avuto modo di leggere spesso purtroppo) non mi sembra per nulla ben argomentato. Anzi, in questo passaggio in particolare: “Come dovremmo avere imparato in quest’anno e mezzo, i casi gravi di Covid portano tipicamente all’ospedalizzazione del paziente una dozzina di giorni dopo la diagnosi; e soprattutto la crescita esponenziale tipica di un’ondata pandemica ci fa rischiare di chiudere le stalle dopo che i buoi sono già scappati da un pezzo.” dimostra di non aver capito che i vaccini hanno disaccoppiato le curve contagi-ospedalizzazioni anche quando i primi sono saliti a sessantamila al giorno come in UK e i secondi sono rimasti nulli o quasi ben oltre dopo i dodici giorni che dice lui.
              Più o meno sulla falsa riga quello di SIR che di certo non hanno fatto una bella figura in quanto a previsioni e argomentazioni in questi due anni, sponsorizzando prima l’idrossiclorochina poi ritrattando e attaccando frontalmente l’affidabilità dei tamponi rapidi, argomento su cui avevano torto marcio e ancora si rifutano di ammetterlo. Sinceramente entrambi mi sembrano molto più politici che scientifici, bimbi di conte che rimpiangono le chiusure.

        • «Tu hai la libertà di decidere quello che fare di te stesso»

          Credo sia stato Oscar Wilde a dire che solo ascoltando se stessi parlare (o, in questo caso, osservando ciò che una scrive) l’essere umano può conoscere effettivamente cosa pensa.

          L’affermazione che fai sopra la definirei monodimensionale quindi non avente nessun riscontro diretto nella realtà multimdimensionale, nel vissuto. È pura teoria. Ma l’elemento più sconcertante è che credo siano in molti a pensarla esattamente come te.

          Vale la pena ricordare allora che, per ora, le decisioni riguardanti la vita materiale del 99% degli esserei umani e non, viventi su questa sfera, sono determinate da contingenze e limitazioni di natura storico sociale che ci portiamo dietro da secoli se non millenni. E non sono io a dirlo, è Darwin. Ma quì il discorso si farebbe lungo e svierebbe off-topic.

          «ci hanno ridotto al green pass per uscirne»

          Ti hanno ridotto. Ti. Allargando, Vi.

          «Il governo deve tutelare tutti»

          È mia opinione ed opinione di mgiliaia di altre persone, in questo momento storico, che l’unica cosa che questo governo si è seriamente impegnato a tutelare negli ultimi 16 mesi sono gli interessi economici di un ristretto numero di enti ed operatori.

          «non fosse stato per i vaccini oggi, eravamo con zone rosse e coprifuoco ad agosto. E non è il discorso del “meno peggio” »

          Lo è, ri-leggi bene. Oppure se vuoi possiamo cambiare terminologia e chiamarlo ricatto emotivo.

          «Una bella discussione su come gestire le prossime pandemie».

          Ci stò. Suggerisco di cominciare con il chiamare gli avvenimenti con termini più appropriati. Per me, e sempre per quelle poche migliaia di altre persone di cui sopra, ciò di cui stiamo facendo esperienza diretta chiamasi Sindemia. Ai potentati piace chiamarla Pandemia perchè con un semplice escamotage lessicale diventa più semplice imporre soluzioni palliative.

          • «Tu hai la libertà di decidere quello che fare di te stesso» […]
            L’affermazione che fai sopra la definirei monodimensionale quindi non avente nessun riscontro diretto nella realtà multimdimensionale[…]

            Se parli della tua realtà personale che ti sei costruito da solo nulla da dire (scusa, battuta inevitabile), se parli del pianeta Terra è invece una delle basi di confronto della costruzione delle odierne società. “La tua libertà finisce dove inizia quella del prossimo” (MLK) “Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo l’individuo è sovrano” (JS Mill), le lezioni sulla democrazia di Tocqueville, il già citato Proletkult degli autori di questo blog, o perfino la cultura pop “So che sono nato e so che morirò, tutto ciò che è in mezzo è mio. Io sono mio” (Eddie Vedder)
            —-
            “Vale la pena ricordare allora che, per ora, le decisioni riguardanti la vita materiale […], sono determinate da contingenze e limitazioni di natura storico sociale […]. E non sono io a dirlo, è Darwin. Ma quì il discorso si farebbe lungo e svierebbe off-topic.”

            Darwin non è off topic su nulla, ma ti suggerisco di rileggerlo perché per il caro Sir Charles è proprio il passaggio che ci fa abbandonare il pensiero individuale e ci fa ragionare come “sopravvivenza della specie” a permettere di salvarci (vedi Leopardi, vedi Shopenauer, vedi “lo spirito di Dunkirk”). Quanto alla definizione di contingenza etc. credo semplicemente che tu abbia le idee un po’ confuse, il riduzionismo del “qualunque scelta che fai è sbagliata perché è tutto contingentato da cose che non possiamo conoscere” non è assolutamente la visione darwiniana.

            Per il resto: io tutt’ora sono uno dei critici più feroci di come è stata gestita questa pandemia (stiamo parlando della pandemia e di come uscirne) e quindi figurati di quale ricatto emotivo possa essere succube. Semplicemente, se rileggi quello che ho scritto, (anche quello ripreso in questo blog a novembre) sulla demenziale gestione italica, da tempo auspico un’uscita con controlli a tappeto e tracciamento. E il Green pass si poteva fare anche a ottobre scorso con i tamponi rapidi senza continuare a bloccare e terrorizzare un intero paese.
            Le mie sono critiche di merito sulle misure prese.
            Se invece siamo arrivati a pensare che preoccuparsi di tutelare la società intera (cosa che non ha fatto e non fa il governo o lo fa a pendula canis) e non soltanto al singolo interesse non sia più una cosa di sinistra ma roba che ci hanno installato in testa i poteri forti… come dire, alzo le mani.

            • A proposito di elefanti non visti nella stanza, provo a indicarne due.

              Darwin ha tutta la mia simpatia, ma – come spesso accade con i grandi pensatori – a valle delle sue opere sono nate una “destra darwiniana” e una “sinistra darwiniana”. Inutile dire che ha vinto la prima, al punto tale che, quando diciamo “darwinismo”, quasi sempre stiamo dicendo “destra darwiniana”, e cioè darwinismo sociale (quello che tanto piaceva a colonialisti e suprematisti d’ogni sorta e che oggi tanto piace all’establishment neoliberista) e sociobiologia (quella, appunto, che spiega l’altruismo come “egoismo mascherato”).

              Per farsi un’idea della sinistra darwiniana va bene un testo qualsiasi di Steven J. Gould o di Richard Lewontin: ci si trovano teorie complesse, mai costruite su opposizioni binarie e sempre (per me, almeno) di grande respiro. Ma è notevole il modo in cui l’emergenza, come una testa di Gorgone, paralizza l’intelligenza critica e rimette in corso concetti semplici: individuo/società (come se fra i due non ci fosse un’articolazione complessa e delicatissima), sopravvivenza della specie (come se non ci fosse mezzo secolo di ricerca sull’ecologia, la cooperazione, la simbiosi), individuo sovrano (dopo Freud?) ecc. E dunque, primo elefante: paura ed emergenza inducono alla semplificazione concettuale, a trascura precauzioni teoriche indispensabili.

              Il secondo elefante è di enunciazione molto più rapida: l’unica forma di “vita collettiva” che riusciamo a pensare è, ancora e sempre, lo Stato nella sua versione boghese a cui abbiamo delegato tutto (istruzione, salute, divertimento, sussistenza) – ma perfino fra i marxisti di impeccable osservanza il fenomeno “Stato”, e per giunta borghese, dovrebbe suscitare qualche dubbio etico.

              • SteCon, se c’è una cosa di bella del dibattito scientifico è che non vince mai la destra per principio. Per lo meno la destra come l’intendo io, e cioè quella che vuole gli interessi di un singolo paese, una singola etnia, di un singolo gruppo sociale, a scapito degli altri (i barbari fuori dal proprio cerchio greco, e da lì la destra poco si è mossa in 4mila anni).
                La scienza facendo un esempio azzardato: la scienza è universale e quindi internazionalista come la sinistra e si fonda sulla condivisione globale del sapere.
                (si lo so le lobby, la big pharma, i brevetti etc. questi sono problemi connessi, non sono LA scienza).
                Scusandomi per questa piccola apologia vengo ad ucciderti, anzi a portare fuori casa con estrema gentilezza perché da tempo la scienza è anche animalista, i due elefanti.
                1) il darwinismo sociale, che non è mai esistito, in realtà si dovrebbe sempre parlare di spencerismo sociale, è dalla fine dei totalitarismi nazi-fascisti che nel mondo scientifico ha credito come la teoria della terra piatta. Quindi altro che vittoria, solo uno come Fusaro può ancora millantare di credere a quelle fesserie, ma per lui sono funzionali a raccontare di nemici che non esistono. Oggi l’evoluzione biologica dice tutt’altro e nessuno penserebbe mai di riprendere di quella schifezza. Quindi, venendo al tuo elefante il dualismo individuo-specie, il gene egoista di dawkins, il nati per credere di pievani, a livello di evoluzione biologica vanno tutti inquadrati in un contesto in cui è la specie a progredire e non il singolo. Perché il singolo isolato può avere brevissime e rare vittorie evolutive (evoluzioni di nicchia, effetto del fondatore) ma poi è la specie che ha successo (a meno di sconvolgimenti terrestri assurdi, vedi desertificazione della Riff Valley che ha concesso all’homo sapiens di procedere come specie fra le altre).

                2) in attesa di un autogoverno anarchico collettivo mondiale in cui, non dico tutti tutti, ma la stragrande maggioranza dell’umanità abbia capito che chi fotte il prossimo sta fottendo se stesso e le proprie discendenze, uno Stato, anzi più Stati, continuano ad essere necessari I suppose.
                I limiti di questi sull’individuo non sono una questione, sono La questione.

                • Mi sa che uno dei due elefanti è ancora vivo e lotta con noi, AlexJC…

                  Sarebbe bellissimo, se la Scienza fosse quella che descrivi tu! Purtroppo non va così.

                  1) Le scienze sono imprese umane e storiche, legate ai loro tempi e alle urgenze etiche e politiche che li travagliano. Sotto il loro ombrello convinono (non sempre pacificamente) posizioni più diverse di quelle rappresentate al parlamento o all’ONU. Tanto per fare un esempio: “The Bell curve” di Herrnstein & Murray è un testo scientifico (a cui, cioè, ci si può appellare dicendo: “la scienza ha dimostrato che…”) tanto quanto “Intelligenza e pregiudizio” di Gould.

                  2) Come ogni altra impresa conoscitiva, anche le scienze partono da una serie di presupposti onto-epistemologici: pensa solo alla differenza che fa pensare l’evoluzione in termini di lotta fra specie e sopravvivenza (neodarwismo) o in termini di collaborazione fra specie e esplorazione di paesaggi ecologici inediti (Margulis).

                  3) Infine (e di nuovo: purtroppo), le istanze di destra non sono solo quelle legate al nazionalismo e alle bandiere: da un certo punto di vista, nessuno è più “internazionale” della alta finanza o dei grandi organismi di controllo. Che il neoliberismo si faccia leva su teorie scientifiche d’ogni sorta e che, addirittura, stia sempre più producendo una “sua scienza”, indirizzando la ricerca di base e avanzata sui binari che gli servono, è un tragico dato di fatto. Detto altrimenti: nella scienza, come dappertutto, tocca prender parte (e vivere i ricatti, ed essere lacerati dalle contraddizioni ecc.).

                  Sullo Stato, invece, sono d’accordo: non riusciremo a libererarcene ancora per un bel po’. Proprio per questo, però, userei gli eventi che stiamo vivendo come cartine di tornasole per cominciare a pensare e fare altro.

                  • Brevemente, scusami ma siamo abbondantemente OT, 1) semplicemente non è così. La curva di Bell per l’appunto in ambito scientifico è considerata meno della terra piatta o del creazionismo. Dopodiché se mi vuoi dire che gli usa hanno un problema anche di razzismo al contrario per cui gli ispanici e i neri sono i primi a rivendicare di essere razza diversa ela politica prende decisioni sulla curva di Bell hai ragione. Ma quella è politica, non scienza.
                    2) non la puoi pensare separata, sono tutti fenomeni interni all’evoluzione biologica. Che è soggetta a più spinte e a diversi comportamenti. Se una volta prevale il gene egoista e una volta l’empatia e la cooperazione lo decide la selezione naturale in base ai cambiamenti ambientali (interna all’evoluzione).
                    3) ancora ti ripeto, confondere Scienza e problemi connessi all’uso di essa (e anche a certi scienziati in cerca di notorietà) è sbagliato. E mi sembra che su questo errore ormai cadono in troppi.

                    Chiedo scusa per l’attacco di grafomania, mi riprometto di non scrivere ulteriormente in questo week end e di digerire prima quanto ci siamo scambiati.

                  • Una precisazione secondo me doverosa.

                    “La curva di Bell” *non* è un testo scientifico, è un “testo scientifico futiz” confezionato su commissione di ben precisi e noti ambienti neonazisti, che è una cosa diversa. Per archivio posto qua un riassunto sul caso:

                    https://web.archive.org/web/20210731171654/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/01/21/altro-che-scienza-nazismo.html

                    e qua c’è la recensione pubblicata su “The New York Review of books” in cui Lane ricostruì la genesi del testo.

                    https://www.nybooks.com/articles/1994/12/01/the-tainted-sources-of-the-bell-curve/

                  • @ AlexJC e Tuco (con molte scuse agli altri, anch’io poi la finisco qui con questo OT): ma il punto è proprio quello! Una larghissima fetta della ricerca scientifica è fatta su commissione, oppure parte da premesse ideologiche precise, oppure ancora non può contraddire chi la finanzia. Non solo “The Bell curve”, che è un caso noto, ma anche una massa infinita di articoli, intere riviste, “pacchetti editoriali” di editori prestigiosi. (Nel mio settore, una decina di anni fa, aveva fatto scalpore un articolo che misurava l’IQ degli italiani secondo la regione di appartenenza: gli esiti sono facilmente immaginabili.)
                    E se per “The Bell curve” abbiamo almeno una contronarrazione, per la gran massa della produzione scientifica, invece, non ce l’abbiamo e continuiamo a usarla come se non avesse una storia, un orientamento, dei vincoli, un programma.
                    Questo significa, alla fine, che senza un’accurata ricerca storica sulle fonti, nessun articolo scientifico può essere semplicemente preso per buono e che, a rigor di termini, l’espressione “la scienza ha dimostrato che…” non significa niente e va subito integrata con una sfilza di domande (quale autore? in quale contesto? pagato da chi? in quali relazioni con altri gruppi di ricerca? partendo da quali presupposti o da quali preoccupazioni?).
                    Estremizzando, ma non troppo: conviene, chi legge scienza, avere buone doti da storico.

            • «Se invece siamo arrivati a pensare che preoccuparsi di tutelare la società intera e non soltanto al singolo interesse non sia più una cosa di sinistra ma roba che ci hanno installato in testa i poteri forti… come dire, alzo le mani».

              Dato che mi suggerisci di rileggere Darwin permettimi di suggerirti a mia volta di abbassare le braccia che nessuno qui ha intenzioni aggressive e prova invece ad abbassare lo sguardo per rileggerti le tue stesse parole che ti ri-pubblico qui sopra. E poi rifletti, ma sul serio.

              Inoltre permettimi di dirti che mi lascia perplesso, leggendo i tuoi interventi, il repentino, in qualche modo ambiguo spostamento del soggetto. Il punto di vista del lettore viene spostato in continuazione tra una prima/terza persona plurale/singolare che pare faccia tutto alla “pendula di canis”; una prima singolare che sembra azzeccarle tutte e aver la soluzione pronta del problema in questione, e un Noi che otterrebbe beneficio dal fare ciò che l’Io di cui sopra suggerisce e con il quale non è opportuno confrontarsi in quanto sarebbe:

              «una discussione così tecnica che ha senso solo se sono due biochimici a parlare e confrontarsi»

              • Se si partecipa a delle discussioni in un forum o in un blog in genere si cerca di portare il punto di vista quando uno ritiene di avere qualcosa da dire di utile. Viceversa si sta solo facendo scorrere le dita sulla tastiera per ingannare il tempo; quindi al di la del tuo arzigogolato ragionamento che hai impostato su impressioni personali invece di controbattere o ampliare gli argomenti sui punti in questione, ti confermo che si: se partecipo a una discussione penso di star portando degli elementi che possano aiutare il prossimo, altrimenti mi limito a leggere.

                In quanto al tuo ultimo cherry picking sotto a ciò che tu hai riportato del mio post precedente c’è già la risposta, scusa se non perdo tempo a riscrivertela o a copiaincollartela, tanto se non ti è interessata la prima figurati la seconda volta.

                Per il resto, come si suol dire, alzo le mani, e non perché mi senta minacciato da te , tranquillo.

  22. La dinamica da strilloni a me non pare affatto appannaggio dei media più smaccatamente filo-governativi, quanto dote ubiqua del panorama informativo mainstream – purtroppo variamente replicata nei sottoboschi web.

    Il pass non mi entusiasma, a pelle proprio. Ma sono per il vaccino amico di diversi contrari, e continuo a sentirne veramente di tutti i colori…

    Rispetto ai deliranti inseguimenti hollywoodiani in spiaggia di un anno fa, comprendo certo di più incentivare l’autotest per chi vaccinarsi non vuole (magari con test a prezzi calmierati, gratuiti se a basso reddito) ma non intende fare l’eremita. Fatico un bel po’ a liquidare le varie forme di pass, di qui o di là dalle Alpi, come controllo sociale fine a sè stesso in questa fase.

    C’è chi sul vaccino deve usare giuste cautele o attendere per cause mediche conclamate, gravidanze, c’è chi anche da vaccinato è chiamato a tamponi ogni 72 ore per stare su un palcoscenico con altri (e magari lo fa di buon grado, perché nella scocciatura intuisce un nucleo sano di prevenzione e tutela della vita sociale e culturale, della continuità di un teatro, di un auditorium, di uno studio, oltre che della salute pubblica) e insomma non vedo perché i primi e i secondi non dovrebbero essere tutelati, in situazioni di socialità, incentivando forme di prevenzione, siano vaccini o test per chi proprio l’ago lo rigetta.

    Confinamento e coprifuoco erano ben più odiosi, autoritari e miopi di quanto lo sia adesso il pass, ai miei occhi, che giudico con un metro diverso.

  23. Oggi è molto difficile intervenire sul green pass perché il contesto generale del discorso è inquinato. I vaccini in uso sono molto efficaci nel prevenire le forme gravi della malattia, meno quelle lievi. Il vaccinato è ancora, seppure con minore probabilità, soggetto a contagiarsi e contagiare, anche se in genere non finisce all’ospedale. Consegue che alcuni degli obiettivi “sociali” della vaccinazione non sono interamente conseguiti col vaccino; in particolare la circolazione virale non viene interrotta ma soltanto rallentata. Di conseguenza il beneficio sociale green pass, che è il lato positivo di una misura tendenzialmente coercitiva, seppure soft, è modesto. Finché la campagna vaccinale procede in modo adeguato probabilmente sarebbe preferibile non adottare il green pass; è però essenziale, a mio parere mantenere una posizione ragionata ed esplicita per evitare di ritrovarsi coi leghisti.

    • Ma chi continua a ripetere che “i vaccini sono meno efficaci nel prevenire le forme lievi di covid” (variazione sul tema: i vaccini non impediscono il contagio) ha mai guardato due dati?
      Secondo i dati settimanali dell’ISS, raccolti a partire da inizio aprile, una dose riduce il rischio *di contrarre il virus* di oltre il 70%. Due dosi riducono il rischio *di contrarre il virus* di quasi il 90%.
      Quello dei “vaccini che non fermano il virus” è in assoluto uno dei peggiori luoghi comuni in circolazione, e probabilmente uno dei maggiori responsabili dell’esitazione a vaccinarsi: per una persona giovane, consapevole di non correre rischi gravi, è del tutto razionale chiedersi perché ci si dovrebbe vaccinare se “non cambia niente”.
      Al solito, la disinformazione che fa più danni è quella che viene dall’alto.

      • Non mi pare che le cose stiano come dice lei. I dati dell’ISS sottostimano i casi asintomatici che certamente sono più numerosi di quelli sintomatici. Un rapporto del CDC cita un “total of 10,262 SARS-CoV-2 vaccine breakthrough infections” e specifica che “the number of reported COVID-19 vaccine breakthrough cases is likely a substantial undercount of all SARS-CoV-2 infections among fully vaccinated persons.” (https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm7021e3.htm). In molti studi fatti nelle fasi 2 e 3 della sperimentazione clinica la protezione offerta dai diversi vaccini nei confronti dell’infezione asintomatica risultava nell’ordine del 50-70%. Questi studi prevedevano il testing sistematico dei soggetti vaccinati e non vaccinati proprio allo scopo di riconoscere le forme asintomatiche. Nessuno sostiene che vaccinarsi “non cambia niente”: il punto è che vaccinarsi protegge molto efficacemente il soggetto dalle forme gravi della malattia, ma non lo protegge altrettanto bene dall’infezione asintomatica e dal rischio di infettare i suoi contatti. Non c’è nessuna disinformazione in questo soltanto la constatazione di fatti, pur con le incertezze statistiche del caso. Semmai, al contrario, il dato suggerisce che, essendo il vaccino più efficace nella protezione del vaccinato che dei suoi contatti, è molto importante che si vaccini la massima parte della popolazione. Però il dato dice anche che l’argomento “vaccinarsi per proteggere gli altri” in questo caso è debole; e questo argomento è uno dei più forti usati in sostegno del green pass perché implica il “tu non sei libero di scegliere per te perché danneggi gli altri”.

        • I dati dell’ISS, invece, non paiono sottostimare particolarmente i casi asintomatici. A pagina 4 di ogni bollettino settimanale (ultimo qua: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_21-luglio-2021.pdf) si vede chiaramente che solo il 40% dei casi positivi riportati è rilevato in base ai sintomi. La maggioranza dei casi è dunque individuata tramite contatti o screening, e non c’è ragione scientifica di pensare che la prevalenza di asintomatici sia più bassa che nella popolazione generale. Difatti l’ISS usa, non certo a caso, il termine generico “infezione”.

          I dati degli Stati Uniti sono riportati da lei in modo molto scorretto. Lei guarda al numeratore (10,000 infezioni breakthrough) ma non al denominatore (100,000,000 di vaccinati completi). Se ne ottiene 1 caso ogni 10,000 vaccinati, vale a dire lo 0,01%!

          • Attualmente è in corso la quarta ondata dell’epidemia in Israele, UK e altri paesi. Israele e UK sono paesi che hanno attuato una politica vaccinale molto efficace e la percentuale di popolazione vaccinata è superiore al 60% in Israele e di poco inferiore in UK. Queste percentuali non li hanno protetti dalla quarta ondata che in UK ha toccato i 50.000 casi giornalieri. Tra i malati la percentuale di vaccinati è del 40% in UK e del 50% in Israele. Sono percentuali sottostimate perché ci sono anche certamente molti asintomatici non diagnosticati, soprattutto tra i vaccinati. Non esiste dubbio alcuno sul fatto che il vaccino protegge dalle forme gravi: nei vaccinati la malattia ha decorso più lieve e i decessi sono rari. Ma non esiste neppure dubbio alcuno che i vaccinati possono infettarsi e possono trasmettere la malattia, e questo accade con grande frequenza. Sembra che la capacità del vaccino di prevenire l’infezione decada molto in fretta (pochi mesi) mentre la protezione contro gli aggravamenti sia duratura. Per quanto riguarda l’UK può verificare sul sito dello studio chiamato ZOE-Covid: https://covid.joinzoe.com/post/covid-estimates-updated-vaccine. Ad ogni modo sono dati riportati da tutti i giornali.

        • Però per alcune categorie di persone, il contagio individuale che conduca a forme gravi implica (nel mondo reale) un danno collettivo difficilmente negabile: un reparto ospedaliero che perdesse, per assurdo, un terzo degli infermieri perché da non vaccinati (senza valide ragioni) si ammalano gravemente e più a lungo, non è una mancata protezione altrui? Ma, spaziando, potrebbero essere gli autisti del bus che ci portano al lavoro o all’università, i bravi insegnanti dei ns figli… Su questo mi pare che non ci si soffermi molto, nemmeno in questo prezioso e meritorio blog.

          Chiaro che se la sanità, la scuola, i servizi pubblici non fossero sempre al limite del caos e/o alla canna del gas, sarebbe più semplice gestire questa fase. Ma io, senza rimuovere affatto responsabilità politiche e padronali, la vedo così: che gli attuali vaccini non siano totali e miracolosi è nelle cose, non sono infatti frutto di magia, e certo lei lo sa bene. Derubricare a debole o vuota retorica il messaggio della protezione reciproca, che gran parte delle autorità sanitarie internazionali veicolano, è però un passo ulteriore che personalmente non condivido – e che mi pare implicito nel suo commento.

          Davvero non si può far passare, nella sua complessità, un’idea ampia di bene comune da valutare nel guardare, da cittadini comuni, a questa campagna vaccinale?

          Senza starci a raccontare favole, né tirare assist più o meno involontari a mestatori vari, perché non dovremmo giudicare impattanti le conseguenze collettive dell’esercizio delle nostre libertà in tema sanitario quando con ogni evidenza lo sono?

          Sono (ancora per poco) under 40 e abbastanza in forma, rischio pochino, si direbbe, dal covid: però se davvero il vaccino (che ho fatto) mi impedisce la remota ma non impossibile nè inedita possibilità di occupare un letto d’ospedale, perché dovrei giudicare debole l’argomento protezione collettiva?

          Compiere un atto che ragionevolmente tiene quel letto libero, magari per un degente non covid, è virocentrismo? Sottomissione a uno scaricabarile governativo? Ma in un’epidemia, chi è fuori tiro dal barile?

          Sono domande che, prendendo spunto, pongo a lei, ma che mi risuonano in testa non da oggi leggendo questo blog o discutendone con vari compagni di ventura.

          • Sono completamente d’accordo con lei sull’importanza sociale della vaccinazione: se tutti i cittadini, o almeno la grandissima maggioranza, fossero vaccinati l’epidemia diventerebbe irrilevante. La questione in discussione è più sottile: in che modo l’epidemia diventerebbe irrilevante? Ci sono vaccini che in pratica impediscono o quasi la circolazione virale: ad esempio per il morbillo o per il vaiolo. Ci sono altri vaccini che pur senza impedire la circolazione virale attenuano la malattia rendendola benigna: ad esempio il vaccino di Salk per la poliomielite (per la quale la diffusione può essere prevenuta con altri mezzi). Apparentemente i vaccini contro il Covid appartengono al secondo gruppo: ovvero anche se tutta la popolazione fosse vaccinata, il virus continuerebbe a circolare. In effetti questo sta accadendo in UK e in Israele, dove è in corso la quarta ondata con un 40-50% di casi tra i vaccinati. Il problema posto da questo tipo di vaccini è che se ci si basa sul numero di contagi e non sulla loro gravità o sull’occupazione di posti letto in terapia intensiva, le misure di contenimento non farmacologico dal green pass ai lockdowns rischiano di rimanere necessarie per tempi molto lunghi. E’ necessario accettare la realtà e scrollarsi di dosso l’aura di emergenza permanente: il Covid probabilmente resterà con noi a lungo ma se noi ci vacciniamo non sarà più un problema.

            • Se ho ben capito, il cosiddetto green pass (o più genericamente l’accesso a situazioni di “assembramento organizzato”) si ottiene con vaccino, avvenuta guarigione o recente tampone. Fin tanto che la quantità di persone con un titolo anticorpale significativo resta tutto sommato parziale e lungi dalla totalità, chiedere (imporre?) test ai non vaccinati nè guariti per partecipare ad eventi culturali, conviviali o altro (organizzati a fatica e con grande dispendio di sforzi ed economie) non mi pare irragionevole: certo non è ai miei occhi logica emergenziale al pari di un coprifuoco o confinamento più o meno indiscriminato.

              In certi ambiti di lavoro il tampone è quasi quotidiano e ha preservato individui, comunità e progetti con un discreto successo. Chi non accetta il vaccino non può prendere esempio e farsene una ragione?

              Poi d’accordissimo con lei, va accettata la realtà di una lunga convivenza, specie considerando che 3/4 dell’umanità sono ad oggi privi di vaccini e di tanto altro.

              Quello che mi chiedo è se sia davvero il tempo di accanirsi su singole mosse tipo i pass, prestando il fianco a becere strumentalizzazioni, e non piuttosto di promuovere dal basso un’ottica più ampia e generale che possa includere, cum grano salis e transitoriamente, anche misure quali i contestati certificati.

              Concorderà che la gran parte dei contestatori afferisca a gruppi che hanno bellamente ignorato (quando non auspicato) discriminazioni più antiche e avvitamenti securitari ben più odiosi contro migranti, lavoratori deboli e minoranze di ogni tipo.

              • Concordo, ovviamente. La mia posizione è il contrario del no-Vax: è super-Vax, per una ragione molto semplice. Se il vaccino proteggesse non dalle sole forme gravi ma dall’infezione, sarebbe sufficiente vaccinare quella percentuale dei cittadini che è richiesta per ottenere la cosiddetta immunità di gregge, che sarebbe meglio chiamare immunità di popolazione. L’immunità di popolazione si raggiunge quando la frazione di popolazione vaccinata è sufficiente a rendere improbabile la trasmissione del virus, perché il malato incontra prevalentemente soggetti immuni e ha scarsa probabilità di incontrarne di suscettibili. Per il Covid era stata stimata al 70% e poi rialzata all’80%. Però i vaccini per il Covid non fanno questo: prevengono le forme gravi ma non l’infezione lieve o asintomatica. Di conseguenza non producono immunità di gregge, il virus continua a circolare e la frazione di popolazione immunizzata da ottenere è idealmente il 100%. per proteggere tutti almeno dalle forme gravi o letali. La destra si è impadronita di una piazza no-Vax per ragioni demagogiche, ma il mio modo di vedere non c’entra nulla con i no-Vax e con le destre. Però c’è un punto sul quale il mio modo di vedere e quello delle destre convergono, per ragioni opposte: il green pass non è una buona idea. Per le destre perché sono no-Vax. Secondo me perché se il virus può circolare anche tra i vaccinati non c’è motivo di introdurre discriminazioni tra i cittadini. Guardi il caso dell’Amerigo Vespucci: un mini focolaio epidemico è scoppiato all’interno di una popolazione interamente vaccinata, tutti i membri della quale avevano diritto al green pass.

                • Molto chiaro. Volendo mettere più a fuoco qualche dettaglio, mi viene da dire che (se i dati dell’istituto superiore di sanità non sono monchi o sballati) è un po’ sbrigativo sostenere che i detti vaccini non proteggano dall’infezione in sé tout-court. l’ISS stima un 65% di efficacia contro il contagio almeno sul mese 18 giugno – 18 luglio. Tuttavia intuisco da profano che il dato, o meglio la base di calcolo, possa essere falsata proprio dalla soverchiante asintomaticità dei vaccinati.

                  Ma il crinale su cui, solo parzialmente, divergiamo non è un cumulo di numeri ufficiali sull’efficacia di un preparato farmaceutico, quanto l’efficacia e opportunità del pass.

                  Il caso dell’Amerigo Vespucci, se una certa protezione dall’infezione esiste come da ISS, potrebbe prestarsi a dimostrare anche altre cose: che in contesti affollati e spazi angusti un non vaccinato, magari con qualche capello grigio, rischierebbe più dell’infezione lieve o asintomatica che 20 (su 360) membri dell’equipaggio hanno preso.

                  Ovviamente dimostra l’utilità di tamponi diffusi e frequenti un po’ per tutti, a prescindere. Una certificazione vaccinale forse può non tradursi con una pietra tombale sui test anche ai vaccinati? Per es. graduando “l’esenzione” dai test in base all’affollamento atteso e le peculiarità dei vari contesti in cui il pass è richiesto: se da vaccinato vado a vedere un concerto o l’opera in teatro, o prendo un treno con posto a sedere, resto seduto con posto assegnato, metto la mascherina e allora il tampone magari è meno necessario. Se vaccinato non sono, il cut off del pericolo attivo (contagio di più) e passivo (mi ammalo di più) che rappresento si sposta? Per me sì, e se devo immaginare 3 scenari, un po’ in astratto:

                  un vagone di treno con 50 viaggiatori vaccinati;

                  lo stesso vagone con 50 fra vaccinati e non vaccinati testati di fresco;

                  sempre lo stesso vagone senza alcun criterio di accesso oltre alla mascherina

                  non potendo sperare a breve nel primo, mi verrebbe da scegliere il secondo, perchè il terzo mi sembra quello che nei fatti meno incentiva il vaccino, su cui entrambi puntiamo, e meno incentiva i test!

                  Se i vaccinati dell’Amerigo Vespucci si sottopongo comunque a test di routine, a tutto vantaggio della salute loro e collettiva, come fanno tanti altri lavoratori, chiedere di farlo più sistematicamente a chi il vaccino non lo fa in contesti affollati è discriminazione pura e semplice? Come misura post-confinamento non ha una sua ratio?

                  • Continuiamo ad ipotizzare un’applicazione costante di algoritmi per la vita quotidiana. Tutto in nome di certezze e sicurezze che non esistevano neanche prima di questo evento. Il pensiero e la contemplazione devono farsi da parte perché solo l’algebra e la statistica possono dirci ‘la verità’. Ma che vita è questa?? Leggo ragionamenti cristallini e intelligenti per carità, ma ne esco comunque amareggiato (e il problema è il mio, per carità). Soprattutto quando, in diversi interventi leggo “100%” mi si stringe un po’ lo stomaco…la soluzione o è ‘totale’ o non c’è soluzione. E il totalitarismo come soluzione è stata la prima direzione presa da governanti e amministratori per cercare di risolvere questa faccenda.

                  • Condivido lo scoramento di Bradipo. Qui non si esce dal virocentrismo. E però la mia questione principale è: cosa vuol dire “transitoriamente”? (palmer eldritch, un po’ sopra). Quale è la soglia oltre la quale si prende atto per davvero della realtà di un virus che è qui per restare, per limitare i cui effetti già ci siamo dissanguati, abbiamo devastato e continuiamo a devastare il tessuto sociale, e dal quale in UK/EU/USA non potremo essere più al sicuro di quanto non siamo ora “for the foreseeable future”? Zero contagi/morti non sono un obiettivo realistico, e ogni misura di mitigazione ha un costo innanzitutto sanitario/sociale (ma lì non sono esplosi i decessi per overdose? o i casi di disturbi alimentari?), poi ambientale (ho appena fatto un test antigenico: non mi dite che sono risorse rinnovabili), e ovviamente anche economico. Posto che il virus continuerà a circolare e prima o poi ce lo prenderemo tutti, fino a che punto si vuole arrivare con questa ossessione di “evitare” ogni possibile contagio e ogni possibile morto, purché sia di coronavirus? (Delle altre cause di morte e malattia ce ne freghiamo, nota bene). Quanto ancora si è disponibili a sacrificare sull’altare della lotta simbolica a questo virus? Perché a questo punto è una lotta *simbolica* (=sul piano contagi/morti, non cambia nulla), e la mia personale risposta è: nulla. Chi vuole proseguire con il teatrino pandemico perché lo fa sentire più bravo o più sicuro faccia pure, ma io non ne voglio più sapere. Sono stanca di essere ostaggio di questa ossessione, e anche di discuterne.

                  • (volevo rispondere a Morgana e Bradipo ma non riesco – sono nuovo da queste parti, c’è un limite alle diramazioni? O è il mio tablet che è tonto…chiedo scusa cmq)

                    Bradipo: non mi sento arruolato nella truppa del 100%, anzi. Proprio perché penso necessarie risposte molteplici e accorte gradazioni, in assenza di una soluzione “totale” e per consentire alla vita di scorrere, mi chiedo se non sia meglio incentivare i vaccini, per chi li vuole, e test più frequenti per chi non li vuole.

                    Rispetto a confinamenti insopportabili e paternalismi militareschi, questo pass a mio modesto avviso è meno impattante: se non voglio vaccinarmi mi testo e posso fare le stesse cose – almeno ho capito così, mi smentirete. Rifiutare questa mediazione, che per me incentiva sia vaccini che test, mi pare pieghi pericolosamente verso la rimozione dei nefasti effetti della pandemia.

                    Morgana: transitoriamente vuol dire che, come altre epidemie, forse tra un po’ sta rogna ci lascerà un po’ più in pace di suo, per l’autunno si paventano terapie promettenti in fase avanzata, e gradualmente avremo più immunizzati e strumenti per rendere superfluo in filtro del pass.

                    Il virocentrismo che mi attribuite e che non mi riconosco non è più semplice contrastarlo se gli ospedali non strabordano di intubati?

                    Non si cercano sicurezze o garanzie assolute, mai esistenti, ma alcune esperienze dirette mi fanno riporre qualche fiducia nel GP: una mia zia è morta col femore rotto perché a primavera 2020 non si riusciva a operare più nessuno (non se n’è andata per quello, ma ha sofferto dolori altrimenti evitabili negli ultimi suoi mesi di vita, in completo isolamento). Se teniamo relativamente bassi i contagi magari c’è spazio per altro in ospedale? O ancora, il mio lavoro in teatro, e mia passione esistenziale, è quasi impossibile da svolgersi serenamente con un’alta circolazione virale, fondato com’è su contatti fisici e assembramenti al chiuso. Ora, a meno di ritenere i vaccini del tutto inutili e/o il covid un’invenzione, è difficile sostenere che ogni misura di mitigazione, test e tracciamento sia pura paranoia virocentrica: tenere i numeri entro certi limiti ci permette di vivere anche socialmente e culturalmente, o no?

                    L’obiettivo non è 0 contagi e 0 decessi, non mettetemi in bocca frasi-accetta che non mi appartengono!

                    Ridurre tutto a teatrino pandemico, che pure esiste, non mi pare onesto…

  24. Riguardo all’obbligo sui luoghi di lavoro, ritorniamo sempre all’inizio del discorso, perché se non si ha paura del vaccino, la si potrebbe vedere come una tutela. Io sono precaria, ho passato l’inverno (non ancora vaccinata, con tantissimi positivi in giro) a lavorare in luoghi chiusi con superiori e colleghi che non avevano voglia di mettersi la mascherina (e io zitta, per non inimicarmi nessuno, tanto non mi avrebbero ascoltata comunque). Col rischio di ammalarmi e stare male, senza che nessuno potesse occuparsi dei miei figli piccoli (che sarebbero stati in isolamento) o magari di essere semplicemente asintomatica ma di dovermi isolare, senza poter lavorare, senza tutele, di dover tenere comunque a casa da scuola i miei figli per settimane. Ora sono vaccinata, ma quando sento di qualcuno che si vaccina sul luogo di lavoro tiro comunque un sospiro di sollievo, perché si riduce il rischio di quarantene per me e per i miei figli, si riduce per me il rischio di contagiarmi e contagiare un parente anziano che potrebbe comunque star male nonostante il vaccino.
    A me sembra che ci sia una paura “profonda” del vaccino, che tocca corde irrazionali, viscerali, se no davvero non capisco questa resistenza cosi profonda a vaccinarsi, considerato cosa abbiamo passato negli ultimi 2 anni. Perché al di là delle considerazioni politiche, etiche, filosofiche, per me il piacere di viaggiare, di stare coi propri amici, di vedere un concerto, vale davvero questa piccola “omologazione”, una nel mare di quelle che accettiamo ogni giorno.

    • Ritorniamo pure all’inizio del discorso, allora. Solo che io non ho nessuna paura del vaccino – ho fatto la seconda dose proprio oggi – e consiglio a tutti di vaccinarsi; mentre tu, dichiaratamente, sei impanicata dal virus da un anno e mezzo.

      Ed è solo per questo, permettimi, che consideri una tutela l’obbligo di vaccinazione imposto arbitrariamente da un’azienda. Da lavoratrice precaria, senza tutele, come dici, ormai non ti resta altro che sperare che i tuoi diritti, se non altro, siano violati “a fin di bene”.

      Non posso che augurarti che la tua idea di bene coincida sempre con quella dei padroni. Anche se il problema in realtà è proprio quello.

      • Non sono mai stata “impanicata” dal virus, ma mio figlio si è fatto tre quarantene quest’inverno e mi sarebbe dispiaciuto che se ne facesse una quarta per colpa mia.
        Poi se mi chiedi se mi è piaciuta la pandemia, la risposta è no ;)
        In ogni caso che qui su Giap tante persone siano contro il green pass lo trovo abbastanza naturale essendo questo da sempre un luogo di pensiero critico e antagonismo, ma cosa ci stiamo qui a fare se ci ripetiamo cose su cui siamo tutti d’accordo? A me interessava capire meglio perché dopo un anno e mezzo di privazioni della libertà sul discorso vaccino c’è un’ostilità assoluta da parte di tante persone che normalmente non sono antagoniste al sistema, anzi. Almeno, questa è la mia esperienza diretta. Cosa esattamente nell’idea di vaccinarsi è così inaccettabile? Qualsiasi tipo di lavoro comporta in qualche modo un detrimento della nostra salute, un effetto sul nostro corpo: fissare uno schermo tutta la giornata, stare ore sotto il sole, stare sempre seduti. Il fatto è che personalmente non vedo il vaccino come un obbligo molto più “grave”, ma evidentemente per molti non è così. E’ il “tutto ma non il vaccino” a incuriosirmi, la ragione di questo rifiuto.

        • «Il fatto è che personalmente non vedo il vaccino come un obbligo molto più “grave”, ma evidentemente per molti non è così. E’ il “tutto ma non il vaccino” a incuriosirmi, la ragione di questo rifiuto.»

          IMHO provo a darti “la mia” interpretazione di questa paura, non so se può essere valida.

          Secondo me “questo” vaccino, accompagnato dalla grancassa mediatica e infodemia sulla pandemia e da una serie di letture “complottiste” che sono però state rese possibili e anzi favorite proprio dalla gestione “paternalistica”, poco trasparente, complicata, contraddittoria e “diversiva” della pandemia da parte delle istituzioni (c’è tutto il filone complottista* su ipotetiche cure possibili ma non applicate, gli antiinfiammatori, i dubbi sulla mortalità, morto di e morto con, fino alle mascherine all’aperto, alle consumazioni in piedi o seduti che per il green pass sono al contrario etc. etc. etc.) viene visto come un vero e proprio T.S.O.
          Una arbitraria imposizione che, rapportata ad altre meno arbitrarie e più settoriali come si diceva sopra, diventa “globale” visto che “globale” è la pandemia.

          Per il resto ti rimando al mio commento sotto, e ripeto, non è detto che questa paura con elementi di irrazionalità non sia un utile campanello di allarme circa pieghe securitarie e di tracciamento e controllo che sta prendendo il sistema.
          Ciao, e scusa lo spam.

          *contenente alcune mitologie e però anche alcuni nuclei di verità riconducibili fino ai vari casi Di Bella et similia circa una corposa critica alla medicina come industria capitalista spersonalizzata.

        • Scusa se non ti rispondo sulla questione specifica, allora. Ma a me questa cosa interessa zero. Non riesco nemmeno a vederlo davvero, questo fenomeno della paura del vaccino. A guardare i numeri, l’adesione alla campagna vaccinale è stata massiccia e senza bisogna di spinte. Come dicevo in un altro commento, tra gli ultrasessantenni si sfiora il 90%. E tra i vaccinabili fino a 59 anni, credo si arriverà tranquillamente al 70-75%. Il tutto malgrado una gestione scellerata del caso AstraZeneca.

          Ora, che numeri si aspettavano quelli che si stracciano le vesti, considerato che il virus contro cui ci si vaccina ha una letalità mediamente inferiore all’1%? Abbiamo altre campagne di queste proporzioni con cui fare confronti? O stiamo solo blaterando sulla base dei nostri desideri?

          Secondo me non c’era nessun bisogno di obbligo di green pass e forzature del genere. E te lo dice uno che non è neanche pregiudizialmente contrario all’obbligo vaccinale. Ma su basi ben diverse.

    • Ciao,
      stavo accedendo per risponderti, quando ho visto il commento di Isver, che, come gli altri 3 in questo thread, condivido in pieno.

      Venendo al tema della paura, faccio una sorta di iperbole / provocazione (visto che a me un po’ confesso la situazione preoccupa – io qui credo di essere il più complottista…):

      visto che in questo anno e mezzo le paure e il “contagio psichico” degli impanicati dal virus sono state “sopportate” da chi, nonostante tutto e nonostante il virus ha dovuto continuare a far fronte ai problemi quotidiani che tu hai ben evidenziato e con cui empatizzo per situazione in qualche modo simile (e nonostante il fatto che l’irrazionalità scatenata da queste paure sia stato il diversivo perfetto grazie al quale sono state adottate decisioni assurde ed è stata deviata la responsabilità “verso il basso” di tutta la situazione), sarebbe secondo me
      “corretto”
      sopportare e tollerare quindi anche le paure di quell’altra frangia di popolazione che invece, come diceva credo Rinoceronte più sopra è “stordita” dalla “mostruosa” deriva autoritaria e securitaria e dalle varie accelerazioni nei processi in atto, etc. etc.

      Anzi, come dovrebbe succedere nella vita di tutti i giorni, questa “paura del vaccino” di una consistente fetta di popolazione invece che stigmatizzata come “superstizione” potrebbe essere accolta e interpretata come un utile “campanello d’allarme” che ci indica che qualcosa a livello più o meno conscio nel sistema in cui siamo immersi proprio non va. Come un sano meccanismo “di rigetto” che andrebbe analizzato invece che “asfaltato” liquidandolo come paura irrazionale (invece l’altra? quella di segno opposto? Quanto era razionale?) e continuando a procedere “BAU – businnes as usual” con «questa piccola “omologazione” » del green pass.

  25. Si ma alla fine non stiamo dicendo cose tanto diverse, quando dico che mi incuriosisce la ragione di questo rifiuto è proprio perché vorrei analizzarla, e non ho nessuna intenzione di “asfaltare” una paura irrazionale, anzi. Che sia irrazionale per me non vuol dire che sia da ignorare, anzi, probabilmente vuol dire che tocca “corde molto più profonde” rispetto al divieto di fare una passeggiata, e cosi mi interrogavo su questo aspetto.
    Comunque andare avanti “business as usual” per me o per te può voler dire continuare a battersi per un mondo migliore, non accettare qualsiasi cosa. Non sto difendendo né il green pass né l’obbligo di vaccinazione sui luoghi di lavoro né tantomeno per andare a scuola (questo poi lo considero proprio un abominio).

    • In realtà l’attuale ciclo di proteste non è cominciato con gli annunci sul green pass, bisogna andare indietro di alcuni mesi. C’erano già state piazze di composizione sociale e politica variegata – per usare un understatement – contro il coprifuoco e prima ancora contro le chiusure. C’erano state anche, su un altro versante, le piazze contro la Dad e per il ritorno alla scuola in presenza. Insomma, diversi provvedimenti e diversi aspetti dell’emergenza avevano già causato proteste. In Italia meno che altrove, ma comunque anche qui.

      Certo il green pass ha aggiunto un bel po’ di nuovo combustibile e fatto innalzare le fiamme. Ma non trovo corretto riassumere queste proteste nella formula “tutto ma non il vaccino”.
      Primo, perché il punto non è il vaccino in sé ma il green pass, i modi e tempi in cui viene imposto;
      secondo, perché il green pass viene dopo una lunga serie di afflizioni e vessazioni, probabilmente per molti è la goccia che ha fatto traboccare l’orinale;
      terzo, perché queste proteste ottengono nei media mainstream e nel virocentrismo social risposte incredibilmente tronfie e violente, e quanto più ciò avviene tanto più le proteste si radicalizzano e vanno oltre la questione stessa del green pass per mettere in questione retrospettivamente l’intera gestione della pandemia.

      Tale messa in questione avviene in modo confuso e anche ambiguo, greve di cospirazionismi, eppure, come dicono anche i compagni francesi, dovremmo vederla come un segnale importante.

      • Certo, verissimo per quanto riguarda le proteste in piazza. Quando scrivevo “tutto ma non il vaccino” non mi riferivo tanto a chi protesta in modo visibile, ma ai tanti che decidono di non vaccinarsi, che sono centinaia di migliaia, forse milioni? E che lo avevano già deciso a prescindere dal green pass. Quando mi trovo a discutere con amici che non vogliono vaccinarsi, la sensazione che provo non è tanto quella di un disaccordo politico, ma quasi di una divergenza religiosa: tu credi e io no, ne parliamo ma nessuno è disposto a cambiare idea. Vale per entrambi, ne sono consapevole, per questo continuo a dire che la “questione vaccino” ha un peso diverso dalla mascherina, il coprifuoco o simili.

      • Ciao a tutt*
        A me sembra evidente che la sindemia stia risaltando un insieme di processi di conservazione e di spinte alla protezione che mal si sposano con esigenze elettorali “illuministiche”. Siamo imbevuti dell’attesa di ripristinare le vecchie modalità di vita. Poi per una ragione o l’altra capita qualcosa che rovina questa aspettativa. O è il virus che ritorna o è una nuova trovata per il suo governo. Il virus da paranoia si sta trasformando in una perversione che giustifica la rabbia contro tutti quelli che stanno dalla parte sbagliata della storia. Li si tortura e violenta mediaticamente per il semplice fatto di non pensarla come gli altri. Magari quelle piazze servono invece solo per scrollarsi di dosso sensazioni di claustrofobia indotte da dispositivi di potere effettivamente “totalitari” che si sono messi in moto per la gestione dell’emergenza. Tutti ne sentono il peso ma ad alcuni proiettano immagini di un mondo distopico che fa più paura del virus. In questo senso le ragioni della protesta stanno in secondo piano, sembrano quasi un capro espiatorio; una scusa confusa che spinge a volersi riprendere “la vita”. E’ una mia ipotesi da lontano, ma in Italia, queste pulsioni sono state assorbite soprattutto dagli Europei di calcio (oltre che dal weekend al mare). Non so quanto ciò sia stato globale, ma è dimostrabile che lo sport mediatizzato è una potente forma di soft power soprattutto se si aggiunge alla disattenzione verso cosa accade fuori. Mentre ci si sofferma sul green pass e su Mancini, si dimentica che nel mondo ci sono vaccini di serie A, B e C. Che oltre alla segmentazione vaccinati-non vaccinati c’è anche quella del vaccino riconosciuto o no, americano o cinese, oltre a segmentazioni dei sistemi sanitari capaci di fornire certi standard nelle pratiche vaccinali. Le geopolitiche sanitarie si sono velocemente innestate sulla macchina farmaceutica messa in moto dal covid e stanno ridirezionando fondi su pareri esperti e specializzati, su nuovi ospedali e nuovi macchinari. Al momento però la maggioranza della popolazione mondiale non ha nemmeno la possibilità di scelta. Cioè è ancora in attesa di un vaccino. Tutto questo mi fa pensare che l’ondata di conservazione sia più profonda di quanto si riesca a percepire nel quotidiano.

        • Analisi azzeccata. Nella storia, e da quel che ne sappiamo pure nella preistoria, eventi di proporzioni così massicce, soprattutto se in coincidenza con altre derive sistemiche (che si parli di eventi climatici particolarmente critici o di forme di organizzazione sociale che non riescono più a reggere il proprio stesso peso) hanno sempre messo in discussione tutto, al punto che diventa molto difficile, per le persone, farci i conti a livello cognitivo ed emotivo.

          Se capisco bene cosa intendi per “conservazione”, mi verrebbe da aggiungere che la cosa secondo me ha a che fare con la difficoltà di elaborare tutta una serie di traumi i cui effetti si propagheranno molto a lungo. Siamo nel pieno di una PTSD collettiva e forse è ancora presto per sperare di vedere qualche segno tangibile di “guarigione”.

  26. Azzarderei, ma davvero ho poche letture alle spalle al riguardo, ad una sorta capitalismo staliniano…

    Comunque, per precisare, anche se forse sarò ridondante:
    Mi sbalordisco che i Wu Ming siano gli unici, non già perché non credevo che “la forza fosse potente in loro” – perdonate la battuta- ma,perché speravo e credevo altre voci si alzassero (sì, è vero anche Jacobin, ma anche alcuni docenti accademici, in verità).
    Il punto è che la coerenza sintattica e contro-narrativa dei Wu Ming non l’ha avuta nessuno.
    Se mi sono letteralmente aggrappato a questo blog, che ammetto, ormai controllo più volte al giorno, è proprio perché so,sapevo, di trovarci “una luce in pieno sole”,per citare più o meno Nietzsche.
    Tra l’altro, quello che si trova qui, non è solo una Contro-narrazione militante, ma vere e proprie analisi concettuali approfondite, con tanto di consigli bibliografici, diretti ed indiretti,e non è poco.
    Tutto qui.

  27. Ciao a tutti, sono lettore di Giap da qualche tempo ma nuovo di registrazione.
    Mi colpisce molto che la discussione mainstream sul vaccino si risolva quasi sempre in una funzione binaria: si vax o no vax. Il problema invece mi sembra complesso e delicato, le valutazioni molteplici e il bilanciamento dei rischi e dei benefici diverso per ognuno. Se da una parte una certa dose di incertezza può essere considerata fisiologica, credo che la peculiarità di sviluppo, tecnologica e di contesto, dei vaccini contro Sars-cov-2 generi inevitabilmente dei dubbi. Inoltre emergono di continuo studi che risolvono questioni e ne pongono di nuove, provocando incertezza e dubbi, ragionevoli e non! Al contrario del vaccino invece, credo che quello del green pass sia anche una questione ideologica. Considerando le differenti possibilita’ di accesso alle informazioni e le differenti capacità di valutazione dei singoli mi chiedo se non abbia più senso, in particolare in un sistema democratico, prodigarsi per dotare le persone di maggiori strumenti di scelta attuando una politica di informazione capillare e multimodale in grado di raggiungere un numero sempre maggiore di persone invece di incorrere ancora una volta in un atteggiamento autoritario e paternalistico. Mi chiedo anche se l’obbligo porterà più gente a vaccinarsi e non rischi invece di creare un atteggiamento oppositivo anche in chi avrebbe solo avuto bisogno di maggiori informazioni e rassicurazioni per convincersi, alimentando invece, divisioni interne, visioni complottiste e sfiducia nelle istituzioni. Forse occorrerebbe più tempo ma, se l’obiettivo resta pur sempre quello di garantire l’accessibilità per tutti alle cure, nella situazione attuale in cui gli ospedali sono ben sotto la soglia di guardia, la metà della popolazione è già stata vaccinata e abbiamo sviluppato molteplici strumenti per arginare il contagio, non potremmo concedercelo? Sono convinto che anche in una democrazia gli obblighi siano funzionali, ma credo anche che ogni ricorso all’imposizione sia pur sempre una sconfitta democratica. E il fatto che l’imposizione sia sostenuta da una narrazione retorica, il bene della collettività è superiore al bene del singolo, ed ottenuta tramite la discriminazione mi sembrano una doppia sconfitta.

  28. A me una cosa sembra evidente, ormai: pezzi diversi della società vivono in mondi diversi e separati.

    Tutt* noi usiamo i concetti, le parole, le immagini per costruire cognitivamente la realtà e il nostro posto in essa – la nostra identità. Quando però diventa impossibile mettere in relazione dialettica le sfere semantiche che danno corpo a quei concetti, parole, immagini, viene anche meno la possibilità di condividere una realtà a livello collettivo… e quindi di cambiarla.

    Nella “mia” realtà la rimozione del blocco dei licenziamenti ha già gettato nel baratro della disoccupazione un sacco di gente, siamo alle soglie di una crisi finanziaria ed economica di proporzioni spaventose, la crisi climatica si sta manifestando in modo più evidente che mai, la gestione della pandemia da Covid-19 è stata (ed è tutt’ora) un disastro a livello globale… e si potrebbe continuare a lungo nell’elenco delle cose che in questa “mia” realtà richiederebbero una qualche forma di risposta collettiva, al momento quasi totalmente assente.

    Nella realtà di tante altre persone, la minaccia esistenziale è rappresentata dall’eventualità dell’obbligo vaccinale e dal Green Pass. E queste persone scendono in piazza, a migliaia. Per cui sì, su questo sono d’accordo: parlare di “no vax” a questo punto ha davvero poco senso. L’attenzione collettiva e il dibattito pubblico sono completamente concentrati su questo, e tutto il resto, se c’è, è comunque in larghissima parte filtrato attraverso queste priorità – non il contrario. E su queste priorità ci si polarizza, finendo anche qui per abitare cognitivamente mondi diversi.

    Pur con tutti gli sforzi e la buona volontà, faccio molta fatica a scendere a patti e confrontarmi con una realtà in cui la minaccia esistenziale fondamentale, capace di innescare una risposta collettiva massiccia, arriva da un vaccino o da un QR-code. E questo con tutto l’odio che si può avere per le multinazionali farmaceutiche che macinano profitti sulle vendite dei vaccini mentre i paesi che non se li possono permettere subiscono conseguenze disastrose, e con tutte le perplessità che si possono avere su una misura come il Green Pass, che ha il chiaro effetto di scaricare responsabilità sistemiche sui singoli cittadini (che peraltro, dal canto loro, di responsabilità sembrano spesso voler sentir parlare il meno possibile).

    Tanti qui dicono di sentirsi soli perché “la sinistra” ha abbandonato il campo. Io, sinceramente, da un po’ ho iniziato a sentirmi solo a un livello un attimo più fondamentale.

    • Questa cosa delle due realtà la vivo anch’io, ma suppongo dall’altro lato. Poi, io continuo a parlare regolarmente (di persona) con chi si colloca sulla gamma opposta dello spettro. Un po’ secondo me bisogna provare a ricucire il tessuto sociale, che sta a brandelli; un po’ è necessario provare a riavvicinare le diverse realtà; e poi è interessante capire come si siano create. Ad un certo punto ho capito che qui in UK la percezione della situazione sembra essere legata alle fonti di informazione, che p.e. danno rappresentazioni numeriche diverse dello stesso dato. ABellelli sopra citava la percentuale di vaccinati in UK: quella è la percentuale sulla popolazione generale, usata dal Guardian etc. Ma una parte nient’affatto piccola della popolazione non è “eligible”. La percentuale di vaccinati sulla popolazione *adulta* a giovedì scorso era l’88.4% (una dose; 2 dosi, 71.8 – ricordo che qui le hanno distanziate molto). Insomma lo stesso dato apparentemente “oggettivo” viene in realtà rappresentato in maniera completamente diversa, usato per suscitare immagini mentali radicalmente differenti. Credo che lo stesso accada con i dati di efficacia dei vaccini, tra una dose, due, tipi diversi, e soprattutto contro cosa? Infezione anche asintomatica, infezione sintomatica (di recente mi è capitato un medico che questa la valutava al 10-30%…), forme gravi della malattia che ti mandano in ospedale? Con i numeri “oggettivi” che sono in realtà altrettanti dispositivi narrativi, ci credo che quelli contro o fortemente contro le riaperture sono pochi meno di quelli più o meno fortemente a favore.

      • Il punto che mi preme far notare però è che il green pass non se lo è inventato chi reagisce e protesta (secondo me giustamente: che siano i fasci a dire che è incostituzionale, ma, nemmeno in un romanzo di Pennac…). Lo hanno tirato fuori i gestori della situazione. E le funzioni a cui assolve non sono affatto legate al renderci più sicuri, per nulla. Serve principalmente a salvare le chiappe di chi lo propone, si tratta dell’ennesimo diversivo. Sempre come faceva notare ABellelli, anche chi ha vaccinato l’inverosimile ha delle “ondate di uscita”, perché con questi vaccini (apparentemente ottimi, ma non magici) comunque parecchia gente vaccinata si contagia, qualcuno sta anche molto male, e qualcuno ci resta. E questo è un problema politico non da poco, e più hai venduto sogni di onnipotenza, vessato e colpevolizzato i cittadini, peggio è. In Australia è e sarà sempre più un guaio (se riaprono, avranno *per forza* dei morti; ma anche se continuano con l’esercito – test, tracciamento, hanno un impatto minimo anche con costi spaventosi, si è visto benissimo).
        Secondo me bisogna iniziare a rifiutare i diversivi, a dire no. Perché dopo questo ce ne sarà un altro. Ma così ci si fa imporre i termini del discorso. E a parlare dei problemi nella “tua” realtà – che sono anche nella mia – non ci si arriverà mai.

  29. C’è molta più carne al fuoco di quanta ne riesca a gestire, ma un paio di considerazioni in modalità “cherry picking” le vorrei fare.
    StefanoR dice «Nella “mia” realtà la rimozione del blocco dei licenziamenti ha già gettato nel baratro della disoccupazione un sacco di gente, siamo alle soglie di una crisi finanziaria ed economica di proporzioni spaventose, la crisi climatica si sta manifestando in modo più evidente che mai,[…]
    Nella realtà di tante altre persone, la minaccia esistenziale è rappresentata dall’eventualità dell’obbligo vaccinale e dal Green Pass.»
    Ecco, forse qui è ben evidente il ruolo “pro-sistema” di alcune fantasticherie di complotto, utili quanto meno a “dividere il campo” e a distogliere l’attenzione dai problemi “sistemici” concentrandola sulle “contingenze”.
    Tuttavia, come dice bene Morgana, i cui interventi condivido, «Il punto che mi preme far notare però è che il green pass non se lo è inventato chi reagisce e protesta (secondo me giustamente: che siano i fasci a dire che è incostituzionale, ma, nemmeno in un romanzo di Pennac…). Lo hanno tirato fuori i gestori della situazione. E le funzioni a cui assolve non sono affatto legate al renderci più sicuri, per nulla. »
    Ecco. Quindi accettare il Green pass significa accettare una certa agenda e schierarsi con “la base” di una delle 2 parti in causa (vedi dopo), “basi” che soffrono entrambe di Stress post traumatico (cit. StefanoR) con reazioni e per motivi opposti e speculari.

    • Oggi per me in campo ci sono 2 destre:

      – 1 è quella globalista, del nuovo capitalismo digitale e della sorveglianza, con in mente gloriosi scenari di green new deal e colonie su marte in cui mandare Sigourney Weaver a cercare minerali e metalli preziosi, che oggi è in vantaggio e che gode del supporto più o meno inconsapevole de “LaScienza” e del ceto medio benestante urbano e riformista,
      – la seconda è quella “vecchia”, sovranista, che fa leva sui peggiori istinti qualunquisti e sovranisti e i cui membri secondo me si vedono bene in un ipotetico nuovo medio-evo, a fare i piccoli feudatari “padroni a casa propria” e a dare botte sulla testa a tutti i “diversi” dell’orto accanto.
      “Noi” (inteso come “la sinistra”, posto che “la sinistra” sia in effetti “qualcuno” e comporti anche una comunione di visioni e di scenari desiderabili – cosa che non è scontata, già solo scegliendo a caso nei commenti qui sul blog fra almeno 2 scuole di pensiero diverse) dove ci mettiamo?

      Forse potremmo valutare se “tatticamente” almeno andare a cercare di capire le ragioni di quel qualcuno dei “nostri” che oggi si trova per mancanza di alternative a manifestare coi destrorsi del secondo tipo (paura, stress post traumatico e anche qualche corposo nucleo di verità all’interno delle fantasticherie)?

      Di sicuro, IMHO, non possiamo accettare, neanche per amore di illuminismo e per dimostrare quanto siano burini quegli altri, di fare da sponda alla prima delle 2 destre. Quella che sta sbaragliando il campo e che è ormai 2 passi davanti a tutti mettendoci continuamente di fronte ad alternative insostenibili.

      • Forse effettivamente bisognerebbe capire “noi” cosa vogliamo. Cosa che dovrebbe essere alla base di ogni discorso comune, altrimenti il discorso comune serve a poco. Non limitarsi alle analisi più o meno condivisibili sulle due destre.
        Quindi ricapitolando le posizioni dei WM (che spero condividiamo visto che siamo qui) ovvero: il virus esiste ed è pericoloso, ogni negazionismo del virus e qomplottismi vari sono controproducenti e funzionali al sistema, la politica delle chiusure è servita solo a fare danni; la domanda è: come vorremmo gestire la cosa anche in vista delle future pandemie che con buona probabilità non mancheranno, visto che continuiamo a distruggere e deforestare amazzonia e sudest asiatico?
        Ora se vogliamo prendere esempi non europei di gestione che hanno funzionato senza chiusure e guardiamo a Giappone, Vietnam, Sud Corea allora il Green Pass è uno scherzo rispetto al controllo individuale e al tracciamento che c’è lì.
        Al di fuori di questo c’è la follia di Speranza, il “vietato morire di Covid” di Putin e Lucashenko, il “cazzi vostri” di Bolsonaro.
        Ah si ci sarebbero anche i sistemi nordeuropei in cui con un buon SSN e una quarantena per chi entra nel paese le chiusure possono essere evitate, basterebbe prendere per un orecchio Draghi e invece che fargli spendere il RF per la TAV farglielo spendere per raddoppiare il SSN italiano. Invece di parlare di Green pass e vaccini, facciamolo magari.

    • Tutti soffriamo di sindrome da stress post-traumatico, non solo le due “basi” che dici. Proprio come società. Stiamo facendo i conti con una situazione inedita. In un cerchio più o meno ampio di conoscenze penso che tutti abbiamo qualcuno che è finito intubato o è morto. Ci siamo dovuti misurare con restrizioni pesanti che ci hanno impedito di mantenere anche solo un minimo fisiologico di vita sociale, con luoghi o dinamiche di lavoro pieni di rischi e incognite, con le paure o la rabbia derivanti dalla sensazione che il sistema non fosse e non sia “dalla nostra parte”.

      Io penso che una delle basi per ricostruire una realtà condivisa sarebbe ammettere l’esistenza del trauma e iniziare a riconoscere come le tracce profonde lasciate in tutti noi da quello che abbiamo attraversato e stiamo attraversando si riflettano in quello che facciamo e diciamo, e soprattutto in *come* lo facciamo e lo diciamo. A cosa diamo importanza vitale e perché.

      Quello che mi preoccupa e che vedo troppo spesso è un misto di desiderio anche comprensibile di tornare a forme e modalità di vita che però faticano a funzionare “come prima” e di ricerca di cornici di spiegazione in grado di dare una qualche coerenza al sovraccarico cognitivo ed emotivo di questi mesi, talvolta sfociando nel puro pensiero magico. Operazioni che, in una forma o nell’altra, abbiamo fatto o facciamo tutti (me incluso) proprio perché ‘sta cosa ci riguarda tutti, non possiamo chiamarcene fuori neanche se vogliamo e tutti risentiamo delle sue conseguenze in modo più o meno diretto.

      Il primo passo per elaborare il trauma consisterebbe nel riconoscerlo. Finché continueremo ad affidare la guida di questo percorso di elaborazione del trauma a Europei di calcio per cui gioire, vacanze al mare da agognare, vaccini di cui diffidare (o a cui attribuire un ruolo salvifico) e Green Pass contro cui sfogare rabbia e frustrazione (o a cui appellarsi acriticamente) sarà molto difficile uscirne positivamente. Viviamo in una società troppo complessa perché gesti apotropaici e capri espiatori riescano davvero a funzionare come meccanismi di ripristino o di superamento. E nel frattempo all’orizzonte si profilano svariati altri traumi imminenti…

      • @ StefanoR

        «Tutti soffriamo di sindrome da stress post-traumatico».

        Andrei cauto con la patologizzazzione di massa. È indubbio che ci sia sofferenza “nell’aria”. E tanta. Si “sente”. D’altra parte però permettimi di far notare una cosa. Tu dici:

        «Stiamo facendo i conti con una situazione inedita. In un cerchio più o meno ampio di conoscenze penso che tutti abbiamo qualcuno che [è finito intubato o] è morto. Ci siamo dovuti misurare con restrizioni pesanti che ci hanno impedito di mantenere anche solo un minimo fisiologico di vita sociale, con luoghi o dinamiche di lavoro pieni di rischi e incognite, con le paure o la rabbia derivanti dalla sensazione che il sistema non fosse e non sia “dalla nostra parte” ».

        Ecco, personalmente, se “guardo meglio” posso “scorgere”, dietro queste parole e pensieri, non StefanoR ma una adolescente afroamericana costretta a subire questa vita da sempre; i suoi antenati dal 1600 circa. Oppure una migrante o altro essere umano che vive in condzioni di miseria o povertà assoluta. E non ti dico che cosa “vedo” se provo ad assumere un punto di vista zoologico o botanico, relativo a specie non-umane.

        IMHO, il trauma vero che noi “occidentali” abbiamo paura di affrontare è racchiuso nel fatto che ci ostiniamo a voler “disvedere” che il capitalismo è, da secoli, una catastrofe quo-ti-dia-na per la stra*più*grande maggioranza delle popolazioni umane ›› e non ‹‹.

        E, per il momento, non per noi.

        Per accedere alle cure necessarie, per cominciare a lenire le ferite causate dai traumi di cui parli basterebbe voler vedere.

        • @dude

          Non potrei essere più d’accordo! D’altronde dov’è che la pandemia ha avuto e sta avendo gli effetti più pesanti? Negli USA proprio tra le comunità afroamericane e nativo-americane. Nel mondo tra i paesi poveri e in quelli caratterizzati da un grado maggiore di disuguaglianza sociale. Sulla questione ambientale, poi, se davvero il virus non è sfuggito da un laboratorio la spiegazione più probabile resta quella di una pandemia da zoonosi, e la distruzione degli habitat naturali c’entra eccome.

          Forse è una questione di lana caprina, perché il modello di organizzazione economica, sociale e politica con cui ci confrontiamo adesso è quello, ma andrei anche un attimo al di là del capitalismo: il problema secondo me sta nell’esistenza di una società divisa in classi, a prescindere dal fatto che la si possa definire “capitalistica” o in qualsiasi altro modo.

          Però c’è una differenza tra il funzionamento “normale” delle società capitalistiche (e diseguali in generale) e quello che sta succedendo adesso con la pandemia, ed è una differenza di scala. Senza nulla togliere al carattere distruttivo di quel funzionamento “normale”, eventi come un’epidemia globale, una guerra di mobilitazione di massa altamente distruttiva o una serie concomitante di disastri naturali legati a cambiamenti climatici finiscono per coinvolgere porzioni sempre più consistenti del tessuto sociale… incluse quelle che magari, fino a quel momento, si sentivano relativamente protette.

          Sì, è il capitalismo, inteso come “ultima generazione” dei meccanismi generatori di disuguaglianza che accompagnano l’umanità da millenni, che si sta disvelando, come dici tu. Ma fare i conti con questo significherebbe iniziare ad accettare che un certo stile di vita e certi modelli di produzione, consumo e socialità, fondati su una logica di mercato, non sono più sostenibili. Che bisognerebbe cambiare radicalmente e trovare nuove basi e nuove ragioni del nostro stare in società… ma siccome fare i conti con il problema a quel livello richiederebbe che venisse messo in discussione tutto un intero sistema di credenze e abitudini, molto meglio additare le mascherine, i vaccini e il Green Pass come la “vera” minaccia esistenziale.

          • @ StefanoR

            «ma andrei anche un attimo al di là del capitalismo»

            Se vogliamo disquisire di teoria filosofica, scientifica, economica etc possiamo sederci più o meno comodamente da qualche parte e farlo, a distanza o meno. Resta il fatto che andare «al di là del capitalismo» sarebbe, IMHO, precisamente l’obbiettivo sul quale ogni essere umano, economicamente partecipe ed attivo sul territorio, dovrebbe, nel suo piccolo, concentrarsi.

            Il sistema capitalistico che da secoli assoggetta le vite della maggior parte degli esseri viventi ›› e non ‹‹ su questo pianeta, è l’elefante nella stanza che ci ostiniamo a voler trascurare, nonostante il fatto che la struttura portante, quella che si fà carico di sorreggere e sostenere il peso e la vita biologica del pachiderma, stia emettendo segnali orai impossibili da ignorare in quanto stanno “forando” la barriera, immaginaria, delle classi. Quì la scienza e la politica potrebbero essere d’aiuto non fosse che preferiscono trincerarsi dietro posizioni palesemente dogmatiche e cerchiobottiste forse per paura o, presumibilmente, per puro interesse materiale.

            «molto meglio additare le mascherine, i vaccini e il Green Pass come la “vera” minaccia esistenziale».

            Quì stiamo scivolando ben oltre la minaccia: stiamo slittando pericolosamente verso la stigmatizzazione e segregazione di interi gruppi sociali se non del dissenso in generale. La tesserina verde o il vaccino non vengono offerte al cittadino come opzioni, si stà cercando di imporli invocando (notare bene il giochino estetico/esoterico) il “bene commune”.

            E faccio presente, a chi si fosse “avventurato in montagna con le ciabatte”, che appellarsi al famigerato bene comune della “società” è uno stratagemma politico ben noto a certe altitudini, tipico dei totalitarismi storici, nazionalsocialista e stalinista in primis.

            Come fanno notare le compagne francesi:

            «Cadere nella trappola del pass sanitario e della vaccinazione obbligatoria per salvare la gente significa dimenticare che se il Covid può essere fatale è anche perché i governi, uno dopo l’altro, hanno messo sotto pressione gli ospedali, licenziato il personale sanitario, soppresso posti-letto, spinto medici e chirurghi alla rassegnazione o al suicidio perché nel capitalismo neoliberale è diventato impossibile occuparsi dei pazienti in modo corretto. Inoltre, le misure adottate da un anno e mezzo sono contraddittorie e guidate principalmente dalla necessità di limitare i danni senza ricadute sulla curva dell’economia […]»

            • Non lo so, dude. In un periodo in cui abbiamo aziende che licenziano centinaia di dipendenti con un messaggio su WhatsApp faccio un po’ fatica a vedere l’indicatore principale dello “slittamento verso la segregazione e la stigmatizzazione di interi gruppi sociali” in una misura come il Green Pass, che tra l’altro pone problemi talmente enormi ed evidenti di enforcement che difficilmente avrà conseguenze così profonde e durature come quelle che paventano alcuni.

              Però le piazze si riempiono contro il Green Pass, non contro lo sblocco dei licenziamenti, che guarda caso ha appena sfiorato il dibattito pubblico negli ultimi mesi, mentre ci si accapigliava su tutt’altro.

              Probabilmente mi sbaglio io, probabilmente mi sfugge qualcosa di importante… e, se così è, farò ammenda della mia miopia quando le circostanze mi daranno torto. Però a me, ora come ora, il can-can mediatico e social sul Green Pass sembra solo un gigantesco diversivo, che drena il dissenso e lo concentra su un aspetto abbastanza secondario del disastro sociale che si sta compiendo sotto i nostri occhi.

              • @ StefanoR

                «…faccio un po’ fatica a vedere l’indicatore principale dello “slittamento verso la segregazione e la stigmatizzazione di interi gruppi sociali” in una misura come il Green Pass».

                « [Il] Green Pass sembra solo un gigantesco diversivo».

                Mi verrebbbe da dire: sforzati. Un aiuto a distanza te lo posso fornire se mi permetti.

                «Ogni vocabolo porta con sé un mondo». Il vocabolo sul quale vorrei spostare l’attenzione è “tessera”. Lasciando perdere, per ora, il colore.

                Volgendo il pensiero al passato, interrogando la memoria storica, mi risulta che l’ultima volta che al “popolo Italiano” è stato prima offerto e in seguito imposto di prendersi una tessera, in molti si esaltavano per frasi tipo: «Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato».

                Come dice RoccoSan più sotto

                «Quante volte vi siete imbattuti in un enunciato come “fare la storia” in questi mesi di grandi eventi? »

                Capisco che tutto questo appaia surreale e farci i conti risulta, come dici tu, faticoso. Io credo però valga la pena, appunto, sforzarsi.

                Per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti e la questione licenziamenti penso siamo testimoni dell’ennesima fase di ristrutturazione del capitale; sono dinamiche classiche, riguardanti i rapporti di produzione; fino a quando non si affronterà in maniera adeguata il concetto stesso di “lavoro” non ce ne si cava. La tessera verde obbligatoria, molto probabilmente, diventerà per i datori di lavoro elemento non-negoziabile delle trattative sindacali.

                Ti confesso inoltre che le lavoratrici dipendenti sono una delle pochissime categorie sociali verso la quale, personalmente, provo un empatia primaria, spontanea e alle quali va tutta la mia solidarietà; posso solo immaginare quanto sarà sgradevole, per alcune di loro, dover cedere ad un ricatto del genere. So per certo però che non tutte lo faranno.

                • La nostra vita è fatta di “tessere” di ogni tipo, senza le quali non potremmo fare un sacco di cose. Abbiamo una carta d’identità che certifica la nostra cittadinanza, un tesserino sanitario che ci consente l’accesso al SSN e di detrarre le spese mediche dalle tasse, una patente che ci permette di guidare. Adesso chiunque vuole lavorare nel pubblico deve farsi lo SPID. Abbiamo bancomat per i conti correnti che probabilmente in futuro diventeranno sempre più imprescindibili nei pagamenti, e SIM di cellulari che tracciano in ogni singolo istante un sacco di informazioni su di noi. Per chi lavora a contatto con prodotti alimentari c’è l’obbligo del patentino HACCP, per chi fa il magazziniere c’è l’obbligo del patentino per guidare il muletto… eccetera.

                  Tutte tessere che creano differenze di accesso e quindi, seguendo il tuo ragionamento… tutte misure intrinsecamente fasciste?

                  Il motivo principale per cui il Green Pass fa scaldare gli animi mi sembra legato alla questione del vaccino. Non al fatto che è una “tessera”.

                  E’ vero, il Green Pass crea delle differenze d’accesso tra chi è vaccinato e chi non lo è, e si può discutere se ciò sia giusto o meno, se davvero salvaguardi la salute, e soprattutto se la misura sia davvero applicabile ed efficace (ripeto: c’è un problema di enforcement grande come una casa). Il massimo dello sforzo che riesco a fare è riconoscere che questi aspetti presentano tutta una serie di problemi oggettivi che non possono essere liquidati.

                  Quello che non riesco ad accettare, neppure sforzandomi, è il sovraccarico simbolico che gli viene associato. Sovraccarico sul quale, non a caso, l’ideologia di destra (incluse certe forme di individualismo libertario) campa e prospera.

                  Che si sia d’accordo o meno con l’obbligo vaccinale diretto o indiretto, ricordiamoci che la scelta di vaccinarci o meno, per noi, è un privilegio relativo. In buona parte del mondo la scelta non c’è perché, semplicemente, non ci sono i vaccini. E’ il fatto di presentare questo privilegio relativo come se si trattasse del diritto fondamentale che, una volta messo in discussione, certifica il passaggio a un regime totalitario che proprio non riesco a mandare giù. Limite mio, probabilmente.

                  • @ StefanoR

                    «La nostra vita è fatta di “tessere”»

                    Prima di auto-diagnosticarmi una qualsiasi patologia, personalmente, rifletterei sul linguaggio, per esempio sul significato intrinseco e l’uso che spesso facciamo dell’aggettivo possessivo “nostra” o del sostantivo “vita”.

                    Se avanza tempo poi allargherei; nello specifico di questo tuo ultimo commento credo tornerebbero utili delle ricerche storiche sull’origine simbolica, prima, e materiale poi, di tutte quelle tessere che elenchi, patente, SPID etc.

                    A quel punto potrebbe disgraziatamente accadere che quella che definisci “vita” possa cominciare a mostrare contorni diversi; potrebbe assumere forme inaspettate e, bada bene, non necessariamente “belle”, almeno a prima vista, certamente spiazzanti, sicuramente differenti.

                    A parer mio insomma, riflettere sul simbolico che stà dentro di noi, prima di occuparsi di interpretare quelli esterni, interrogarsi sulle intenzioni, sarebbe, in questo momento, l’unico metodo per rivelare il «nesso tra psiche individuale, inconscio sociale e violenza strutturale» e comiciare a liberarsi dal sortilegio.

                    L’alternativa è il rassegnarsi al fatto che, wait for it….«non c’è nessuna alternativa» e quindi «bisognerà pur…» [inserire abuso a piacimento]

          • Sul PTSD siamo d’accordo. C’è un trauma collettivizzato ma non tenterei di “diagnosticarlo” a livello sociale. Le sue forme sono multiple. Ogni gruppo, famiglia, ambiente di lavoro, amicizie eccetera ha avuto una relazione con le politiche di isolamento, con le ospedalizzazioni, le morti, la crisi economica e la riproduzione mediatica del caos. C’è un rischio di tenuta psichica ma non in una sola direzione. Sono osservabili invece diverse forme di ri-aggruppamento come questo blog o come i raduni rituali per vedere “la nazionale” oppure le piazze disciplinarmente definite del “No”. Qui su GIAP è stata proposta la nozione di “disvisioni” per raccontare come la sindemia abbia generato in alcuni casi città duali rispetto alle regole imposte per il controllo del virus, tra chi, ad esempio, organizzava cene “clandestine” e chi invece faceva solo incontri su Zoom. Il virus è stato quindi socializzato in forme molto diverse, anche opposte, nonostante politiche abbastanza omogenee e consensuali globalmente. In questo senso, la guarigione non credo sia da ricercare. Ognuna di queste modalità è già una “resistenza” vitale, quindi positiva. Appartiene ad uno spazio del politico prodotto dalle intersezioni delle diverse crisi indotte dalla sindemia e mette in evidenza meccanismi generali di “conservazione” che preesistono una loro traduzione politica. La questione semmai riguarda la cattura sempre in atto di queste tendenze che è certamente osservabile ma è un altro processo ancora, difficile da “misurare” perchè agisce come un taglio di quei flussi lì. Basta leggere i giornali di oggi sull’atletica per farsi un’idea di questi processi. Eventi sportivamente bellissimi ma che socialmente sono durati un attimo, sono riprodotti all’infinito per rafforzare verità trascendentali come la comunità, la nazione, la patria oltre che per vendere. Quante volte vi siete imbattuti in un enunciato come “fare la storia” in questi mesi di grandi eventi? Questa è un’altra conservazione che si innesta sulla precedente tagliando quella vitalità con la pancia (e il mondo social) e riportando il sentire ad una realtà trascendentale potenzialmente xenofoba di tutti coloro che non sono capaci di consumo o che si intromettono con la necessità di spendere.

  30. Se è vero che l’osservazione critica dei sistemi è ben più lucida, complessa ed efficace quanto più è capace di partire dalla realtà di ciò che può per quel dato ambito ritenersi svantaggiato, subalterno, minoritario, ecc., allora mi appare piuttosto carente tutto l’impianto No green Pass. Nei paesi in cui non si sta di fatto realizzando una vaccinazione di massa il dibattito e la protesta sono incentrati  sulle logiche di mercato applicate agli strumenti intellettuali e materiali atti a produrre e distribuire vaccini. Del resto sono popoli inclini alle vaccinazioni, per condizioni socio-sanitarie disagiate e per condizioni critiche climatiche o ambientali. Non è terreno comune né la “virocrazia”, né la presunta incompiutezza clinica dei vaccini, né i dubbi sull’efficacia di elementari norme igienico-sanitarie. A ben guardare queste sono istanze antagoniste. Mi domando se non sia il vaccinarsi per se stessi e basta (del singolo e dei gruppi) l’altra faccia di certa percezione degli obblighi e delle paure non propriamente irrazionali. E se non sia piuttosto l’assenza di un obbligo vaccinale a scaricare in basso le responsabilità. E funzionale a ciò non è piuttosto il fare dell’obbligo vaccinale un principio – civile, politico, filofosico, ecc. – sia da parte di chi avversa ogni obbligo che da parte di chi li ritiene necessari? Il no al green Pass non fa una piega teorica con ciò che in tempi non sospetti ha concepito la vaccinazione quale un unico concetto, circoscritto all’alveo delle libertà individuali, e da qui ha omologato la complessa scienza dei vaccini al livello di comprensione – peraltro principalmente da Social – e di azione del singolo. Credo sia questa forzatura a rendere queste piazze permeabili alle destre. Intanto prima delle piazze ci aveva pensato il Consiglio d’Europa: approvava già a gennaio una risoluzione dove, fra i molteplici contenuti, è interessante osservare come nello stesso testo sia presente la promozione dell’operazione Covax e la nonobbligatorietà dei vaccini (al netto degli operatori sanitari). Dubito che queste aperture alle piazze no green Pass sia coerente con la capacità di soppesare tutto il prezzo del successo di una pandemia  sulle sorti delle bigpharma, dei sistemi sanitari privati e specularmente di quelle della sanità pubblica territoriale.

  31. Mi sembra stia sfuggendo al dibattito un aspetto apparentemente secondario, ma in realtà determinante del green pass, e cioè che sarà accompagnato da una verifica del documento di identità.
    Questo viene menzionato solo di sfuggita nelle FAQ, ma al resto hanno già pensato i soliti giornali, paventando il pericolo di falsi e dunque la necessità di controllare l’identità della persona.
    In breve: documento di identità necessario per sedersi al bar, andare in palestra, al cinema, o al circolo. Tutto questo ci sembra normale, logico, ovvio. La sinistra radicale si è battuta per anni perché i migranti non siano discriminati in base al loro status amministrativo, e ora che servirà mostrare il documento per bere una birra – va tutto bene.

    (Ovviamente si può solo sperare che tutto ciò faccia la fine di molte altre restrizioni, regolarmente disattese nella pratica: ma questo significa solo ancora più arbitrio, ancora più privilegio per chi non corre rischi.)

    Il discorso attuale sulle varianti e sui vaccini che non proteggono dalle infezioni (si veda sopra) fa presagire che una situazione del genere potrà facilmente diventare permanente. Per come è strutturato, ci sarà sempre qualcosa che giustifica nuove restrizioni.

    In ultimo: ci sono ad oggi 15 milioni di persone in Italia sopra i dodici anni che non hanno ancora fatto il vaccino. Piaccia Agamben o no, piaccia la parola “discriminazione” o no, dal 6 agosto 15 milioni di persone non potranno sedersi al bar.

    • Inizio a intravedere _tra le altre cose_ anche una strategia diversiva, l’ennesima, per distrarre dalle lunghe liste d’attesa per il vaccino e dalla lentezza nella consegna delle dosi da parte dell’appaltatore privato con cui il pubblico ha firmato un contratto vantaggiosissimo, come giustamente sottolinea AlexJC.

      Se poi arriva un po’ di sana schedatura, penseranno all’Interno, tanto meglio.

      Ora, si potrebbe obbiettare che la vaccinazione _e_ il certificato vaccinale sono _comunque_ pratiche buone & giuste, anche in un mondo dove avessimo deciso di affrontare tutte le cause strutturali della crisi sanitaria (e delle altre crisi).

      È vero.

      Ma non posso biasimare chiunque rifiuti di ampliare i poteri dell’Interno attraverso la schedatura di chi va al bar, o che rifiuti nei fatti qualunque forma di cooperazione con questa classe dirigente, autoritaria, violenta, discriminatoria, che si è giocata progressivamente tutto il budget di “goodwill” che aveva.

      • “Inizio a intravedere _tra le altre cose_ anche una strategia diversiva, l’ennesima, per distrarre dalle lunghe liste d’attesa per il vaccino e dalla lentezza nella consegna delle dosi da parte dell’appaltatore privato con cui il pubblico ha firmato un contratto vantaggiosissimo”

        This.

        Dosi di Pfizer di nuovo esaurite in Lombardia, Veneto, provincia autonoma di Trento, Marche e Puglia, e in via di esaurimento in Emilia Romagna, Piemonte e Abruzzo.

        Dosi di Moderna esaurite in Lombardia, Marche, Toscana e Puglia, e in via di esaurimento in Emilia Romagna, Piemonte, Val d’Aosta e Abruzzo.

        Dosi di AstraZeneca esaurite in Lombardia, Lazio, Basilicata, Marche, Molise, provincia autonoma di Bolzano, Sicilia e Val d’Aosta, e in via di esaurimento in Campania e Sardegna.

        Maledetti no-vax!

        P.S.
        Nel frattempo Pfizer e Moderna hanno fissato i nuovi prezzi delle dosi da fornire all’UE: Pfizer passa da 15,50 euro a 19,50; Moderna da 19 a 25,50. Ma ovviamente gli esperti hanno già sentenziato che si tratta di un prezzo di favore.

  32. Concordo con Isver sulla non necessità dell’obbligo vaccinale, in queste modalità coercitive.
    Sottolineo, inoltre che è proprio l’imposizione, così subdola e non conclamata, imposta per legge tout court a radicalizzare la mia sfiducia in questi vaccini.
    Che di fatto, almeno allo stato, non ci E sentano dai consueti obblighi, al chiuso e all’aperto, né polverizzato la riduzione di capienza per le strutture in cui si potrà di fatto accedere solo con il pass.
    Aggingo che per lavoro, sottopormi al tampone è ormai parte integrante della mia quotidianità.
    Ma non trovo giusto costringere le persone a vaccinarsi per poter continuare a fare una vita “normale.
    Sempre che sia chiaro di quale normalità si tratta. Visto che per mesi siamo stati praticamente esclusi da ogni luogo di aggregazione. Da ogni boccata di ossigeno per il cervello e multati per aver osato passeggiare il giorno di Pasquetta.
    Vorrei solo, infine, accennare ad un aspetto che, a mio avviso è trascurato quasi sempre. Una cosa è strepitare per un bar o un ristorante e persino per uno spettacolo a teatro, un’altra è impedire di fare sport regolarmente a chi da sempre lo pratica su base regolare per stare bene, o, almeno, il meglio possibile. Non è un’attività non essenziale, a mio avviso. Ma, anche in questo caso, non interessa a nessuno scamazzare questo settore, già massacrato da 7 mesi di serrata. Tanto non è interesse collettivo.
    E, aggiungo, se si estende l’obbligo ai mezzi pubblici, il discorso mi sembra assolutamente non più velleitario.
    E, come sempre riguarda i poveracci, o quelli del ceto cosiddetto medio. Per i quali pagare circa 240 € al mese di tamponi è non attuabile, per poter continuare ad andare a nuotare 3 volte a settimana.
    Ti vaccini e fine della storia….
    Salvo poi chiudere di nuovo tutto ad ottobre e allora l’auto assoluzione che si sono dati, circa la necessità di fare scelte impopolari e all’apparenza arbitrarie, dettata dall’obiettivo di tenere aperte le attività economiche,si polverizzera’ per un istante.
    Ma daranno la colpa ai non vaccinati (dai numeri che leggo minoranza sempre più esigua) e tutto andrà a posto.
    Non mi resta che la corsa. Sempre che a qualcuno non venga in ente di ricondurla al giro dell’isola to, come un criceto sulla ruota.
    Brutto il mondo che ci sta accerchiando.
    Ed altrettanto la solitudine che scaturisce dall’ompossibilita’ di discutere serenamente anche con chi sentivo simile a te.

  33. Gratta gratta, un modo di leggere le proteste in piazza, ed in particolare quelle più “fringe”, penso sia quello dell’erosione del mandato popolare (“mandato celeste” direbbero i sinologi) della classe dirigente, in se stesso, e dalla conseguente impossibilità di accettare ogni ulteriore provvedimento, anche fosse una volta tanto sensato.

    Anzi, fresco di lettura di LQdQ io mi spingerei con un’ipotesi ulteriore, un tantino allucinata ma che, ritengo, finora nessuno ha avuto la faccia tosta di esprimere: forse PIÙ le teorie de la piazza / “i complottisti” / QAnon sono apertamente esagerate, PIÙ sono sintomo che il vero problema è esattamente il suddetto.

    Mi rendo conto che sia tirata per i capelli, ma alle classi subalterne è stato insegnato con trent’anni di vaccate che occorre una _giustificazione tecnica_ per dissentire.
    “Ah, nessun problema: la mia obiezione è che le scie chimiche ci irrorano il 5G.”

    Voglio mandare al diavolo la classe dirigente, _allora_ adotto la prima teoria sgangherata che trovo e che mi serve per avere la parola, anche quando palesemente non sarei in grado di sostenerla: è solo il primo sasso da lanciare che ho trovato per terra (e questo fanno certi mestatori da parecchi anni: lasciano sassi per terra sapendo che qualcuno li raccoglierà).

    Penso che – ad esempio – un manifesto segnale di conferma in questo senso è quando sento dire – molto frequentemente invero – “non è un vaccino, è un siero!” da persone che non saprebbero dare la definizione dell’uno e dell’altro.

    Tant’è, siamo così abituati a sentire vaccate palesi (tipo ogni volta che un economista neoclassico apre bocca), che tanto vale spararla più grossa.

    Una rapido test potrebbe essere: “certe teorie sgangherate hanno maggiore diffusione nelle comunità con una classe dirigente altrettanto sgangherata?”

    Non so nemmeno quanto certe isole di dissenso credano veramente nelle proprie tesi, o quanto interessi loro la solidità delle proprie argomentazioni – secondo me, poco, ed è improprio andare a fare la disanima e il “debunking” di certi claim con gli strumenti della scienza più (o meno) raffinata, perchè quello è solo il dito, la luna è altrove.

    Parlando dei Gilets Jaunes, Noriel scriveva su Jacobin un passo che forse si può riciclare: “I contadini e gli artigiani del Sedicesimo secolo dicevano: «Ho male alla fede» invece che «Ho male dappertutto». Oggi i gilets jaunes gridano «Ho male alle tasse» per dire «Ho male dappertutto»”: https://jacobinitalia.it/11771-2/

    “Ho male al 5G” potrebbe essere, ancora una volta, “Ho male dappertutto”.

  34. Ma per cosa combatte il no vax?
    Lotta per affermare il suo diritto alla libera scelta? Lotta contro il tentativo governativo di instaurare un sistema asfissiante di controllo delle persone e delle loro coscienze? Lotta contro la protervia delle aziende farmaceutiche che fissano i prezzi del vaccino a loro piacimento? Lottano contro la connivenza dei governi (e della UE) che accettano passivamente questi prezzi senza trattare? Perché pensano che il vaccino inoculi loro il 5G (faccio la caricatura, ovviamente, ma a non pochi di voi sarà capitato di discutere con persone che parlano di cellulari che impazziscono in vicinanza di un vaccinato)? Per un confuso ma tenace senso della dignità che induce alla ribellione contro qualsiasi imposizione del sistema? Per tutti questi? Per nessuno di essi?
    E allora torno alla domanda iniziale: come rapportarci a questi movimenti di protesta. I francesi danno qualche risposta, ma a mio parere parziale, e non sempre lucidissima.
    Il primo articolo parla di colonialismo sanitario; è vero, i vaccini sono USA, e il competitor europeo è stato fin da subito massacrato dai media, stranamente anche europei. Ma dopo aver criticato l’egemonia americana dovremmo chiederci perché Francia, Germania, Italia, non sono state in grado, ad oggi, di produrre un vaccino.
    Il secondo articolo paventa il rischio del controllo sociale che ha il GP come strumento. Ritengo offensivo dell’intelligenza delle persone ritenere che se non ci si ribella al GP oggi, non ci si ribellerà ad una qualche schedatura politica domani; distinguerei caso e caso.
    L’articolo di Marseille info del 20 luglio dice una cosa sacrosanta e detta qui su Giap fino alla noia, ossia che se il covid è fatale è anche perché la sanità pubblica è stata in buona parte smantellata. Ma detto questo che facciamo? Non ci vacciniamo perché la sanità territoriale è a pezzi? Non ci vacciniamo perché l’esortazione a vaccinarsi proviene da chi non avrebbe diritto di esortare?
    Mi sembra interessante il commento di Mushroom Rocker: dovremmo cogliere l’occasione del GP per ribadire che oltre a chi non vuole vaccinarsi c’è anche chi non può farlo. Aggiungo che per qualche milione di italiani ammalarsi di covid non significa semplicemente ammalarsi, significa perdere il lavoro. Per costoro non c’è nessuna libertà di scelta, nessun diritto costituzionalmente garantito: sono “costretti” a vaccinarsi. Poi possiamo discutere sul ricatto sotteso a questa situazione, ma questo è solo uno dei tanti ricatti che ci sottopone il capitale.

    • “Per cosa combatte il No Vax?” per me è una domanda fallata in ogni suo aspetto: nei presupposti, nella forma, nel lessico, nelle maiuscole, nel singolare per giunta maschile. Contiene tutti gli stereotipi e i dualismi tossici da cui cerchiamo di mettere in guardia in tutti i modi. Ci ho scritto un intero libro, cazzo… “il No Vax” (etichetta in anglicorum ma tutta italica nata intorno al 2015 come calco giornalistico di No Tav) è tutti e nessuno, un’espressione-ombrello che oscura una molteplicità di posizioni e sfumature, un evanescente nemico pubblico tirato ossessivamente in ballo dal mainstream. Le domande giuste da porsi sarebbero: “Di cosa sono sintomi queste mobilitazioni? Da quali contraddizioni reali sono propulse? Cosa ci dicono anche senza saperlo? Da quali nuclei di verità partono prima di essere fuorviate da fantasie di complotto? E di cosa sono allegorie quelle fantasie di complotto? Di quali analisi e critiche fondate sono i surrogati?”

  35. Chiedo scusa per il secondo post consecutivo, non ce ne sarà un terzo.
    A WM4 (al quale stenderei davanti un tappeto rosso per quello che scrive su virus e scuola) vorrei dire: se sono di sinistra e non ho intenzione di vaccinarmi, non divento di destra solo perché la destra fa campagne no vax. L’estinzione della sinistra non è dovuta, a mio parere, allo snobismo di chi si sente dalla parte giusta (nessuno di noi crede che Repubblica sia o sia stata di sinistra); penso piuttosto sia dovuta ad una generale incapacità di elaborazione teorica che, ovviamente, non produce alcuna pratica. È una delle tante conseguenze indirette del berlusconismo, che trent’anni fa ha cominciato a tagliare la politica con l’accetta e la sinistra ha assecondato piattamente questa deriva.
    D’accordo anche con Tuco, quando ricorda che l’80% della popolazione mondiale non ha accesso al vaccino. La variante delta proviene dall’India, possiamo ragionevolmente aspettarci una variante indonesiana, o nigeriana, o pakistana, etc. Vaccinarci e blindarci non ha senso.
    Isver, in uno dei suoi post, sembra toccar un punto nevralgico: il vaccino in sé, in realtà, c’entra fino a un certo punto, il tema vero è l’azienda, la multinazionale, insomma il padrone che si sostituisce allo Stato decidendo chi, come, quando e perché (con sindacati muti). Il vaccino è una contingenza. Questo anche per dire a SteCon che il suo secondo elefante è male, certo, ma l’alternativa è l’azienda-stato. La colpa è nostra, di noi che abbiamo consentito che si consolidasse questo dualismo artificioso.
    A WM1 che scrive che “il punto non è il vaccino in sé ma il GP, i modi e i tempi in cui viene imposto” chiedo: quali sarebbero i modi e i tempi giusti? La questione è di principio, non di metodo.
    Infine la schedatura. Io ho lo SPID, e per questo lo Stato sa anche quando vado al cesso. Il sistema già oggi crea corsia preferenziali e verrà esteso sempre di più, con corsie che da preferenziali diventeranno obbligatorie. A quando una piazza NO SPID o NO CIE?

    • Visto che non si capiva cerco di chiarire usando i numeri: il problema è 1) il green pass 2) i modi e 3) i tempi in cui 4) viene imposto. Nel senso che sono quattro livelli di problematizzazione e riflessione. Dopodiché, noi e altri abbiamo detto che il green pass va analizzato nel contesto di un anno e mezzo di narrazioni diversive, doppi legami e scarichi di responsabilità verso il basso. Senza la critica complessiva di tutto questo è difficile capire quanto sia schizogeno l’ennesimo doppio legame attivato con l’introduzione del pass.

  36. Riguardo alla schedatura e al “ministero dell’interno che sa quando vado al bar”, anche io trovo tutto questo odiosissimo, ho seguito con attenzione il discorso dei WM su google e Fb e non uso i social. Mi pare però che pensare che il problema sia l’utilizzo del green pass trascuri il fatto che siamo già tracciatissimi, e la pandemia ha accelerato questo processo già prima del green pass. Quanti di noi quando vanno a mangiar fuori prenotano chiamando da una cabina telefonica, lasciano a casa lo smartphone e pagano solo in contanti? Dal punto di vista della raccolta dei nostri dati, trovo che il pericolo si nasconda soprattutto altrove (tra l’altro la nostra identità la chiedono già dagli anni ’90 per iscriversi in palestra, per prendere un aereo o un traghetto, per comprare un biglietto su ticketone). Arrabbiarsi perché il governo chiede il greenpass e poi regalare a Fb tutti i dati possibili e immaginabili non mi sembra molto coerente (non mi riferisco a chi partecipa a questa discussione, che magari qualche domanda in merito se la fa).

  37. Mi sembra evidente che quella dei “no vax” sia l’ennesima minoranza costruita mediaticamente e politicamente che possa fungere da capro espiatorio per il fallimento non della campagna vaccinale (i no vax sono una minoranza che, pur mediaticamente sovraesposta, non inficerebbe la profilassi di massa – che dovrebbe da quanto ho letto sfiorare l’80% almeno di prime dosi a settembre), ma dell’idea vaccinocentrica e finalizzata al contagio zero che è del tutto inattuabile (mondo globalizzato e vaccino che non arresta il contagio ma ne mitica solo le conseguenze). E quindi una categoria che arricchisce l’elenco precedente (i cinesi, i corridori, i ragazzi degli aperitivi, i “no Mask” e tutti gli altri). Dal punto di vista giuridico, cambiano i governi ma non l’iter legislativo illegittimo, in un quadro di cristallizzazione postdemocratica che all’8 marzo 2020 ha segnato un punto di non ritorno. Il green pass è una misura ontologicamente discriminatoria, eppure eminenti giuristi e intellettuali ci argomentano un’astratta liceità rispetto all’indefinito stato d’emergenza. Il tunnel nel quale siamo entrati, stante questi protagonisti politici e nell’opinione pubblica, è a mio avviso senza via d’uscita.

    p.s. colgo l’occasione per un saluto all’amico “esiliato” Prato Verde.

  38. StefanoR:

    > Quello che non riesco ad accettare, neppure sforzandomi, è il sovraccarico simbolico che gli viene associato. Sovraccarico sul quale, non a caso, l’ideologia di destra (incluse certe forme di individualismo libertario) campa e prospera.

    A questo punto è inevitabile sottolineare un dettaglio triviale ma indispensabile: chi ha iniziato con il sovraccarico simbolico?

    _Come minimo_ il 18 Marzo 2020 il governante ha fatto all-in sul sovraccarico simbolico, ma oserei direi anche prima.
    Ed è stato tutto un crescendo.

    Diventa scontato che la risposta agli abusi del governante crony-capitalista non può quindi che esistere (anche) sullo stesso terreno simbolico; per dirla altrimenti: è il governante che ha scelto il campo di gioco.

    Su questo blog, mesi fa, qualcuno scrisse che “una narrazione emergenziale, una volta attivata, non può essere fermata a piacimento”.

    Il governante può accorgersene anche quando la gente gli suggerisce di mettersi lì dove non batte il sole un vaccino potenzialmente salvifico pur se inquadrato nella situazione in cui o c’è il vaccino o c’è la malattia facilitata dal patogeno sistema ultracapitalista.

    Non che alla classe dirigente cambi granchè, si badi: tanto, i costi si scaricano _sempre_ sulle classi subalterne, il che, va detto, è piuttosto ironico.

  39. Sinistra e destra non sono la stessa cosa e non mi sogno nemmeno di affermare che sono concetti superati, ma nella stato emergenziale in cui ci troviamo credo sarebbe meglio intendersi su cosa vogliamo dire quando diciamo “sinistra”. Qui e altrove (soprattutto altrove) quando leggo “sinistra” non capisco più di cosa si sta parlando. Non si è di sinistra o di destra come si è milanisti o interisti, così, per appartenenza a un gruppo sociale, e non è nemmeno una patente che prendo e metto in tasca una volta per tutte. Se non ho certe idee, non capisco certi bisogni e non agisco in un certo modo e invece ne ho altre, ne vedo altri e agisco in altro modo sono di destra, qualunque metaforica patente pretenda di essermi guadagnato. Non azzardo nessuna definizione di “sinistra” (cioè non definisco le “certe idee”), tanto meno voglio né posso darle io le patenti, ma quello che intendo dire è che è sempre più urgente un atteggiamento come quello che ha adottato WM1 in “La Q di qomplotto”, dove non dà nulla per scontato e definisce appunto i concetti chiave. È davvero poco interessante discutere e anche solo chiedersi se essere contrari al vaccino anti covid19 o al green pass è di sinistra o di destra o se chi è di sinistra deve essere contrario oppure no; ma azzardo l’ipotesi che sia di sinistra sviluppare un discorso critico sullo stato di emergenza attuale. In questo senso c’è tanta sinistra qui, ma ce n’è sempre meno nella repubblica, nelle istituzioni, nei partiti, nei media, nella società. Niente di nuovo? Dipende. Perché i nuclei di verità da cui partono le mobilitazioni contro il green pass, quello che ci dicono senza (a volte) saperlo (WM1) molto probabilmente sono proprio materia di sinistra e vederli, analizzarli seriamente e agire di conseguenza è il vero nocciolo della questione che non deve essere e di fatto non è in mano alle varie destre più o meno istituzionali. È un compito che se qualcuno si assume dobbiamo “stendergli un tappeto rosso davanti” (Marcello007) e provare anche a camminarci sopra.

    • Anch’io ho trovato prezioso l’approccio di WM1 nell’ultimo libro, con la volontà non solo di contestualizzare dati e fonti, ripercorrendo i fili delle narrazioni più o meno “diversive” individuate nella sua ricerca, ma anche di condividere la cornice terminologica e simbolica col lettore, punto per punto, senza cedere a tentazioni oracolari e totalizzanti.

      Pur non volendo confrontare la profondità di un tomo di 600 pagine con i fugaci scritti che riempiono siti e quotidiani sul tema GP, salta però all’occhio la vaghezza di fonti e definizioni che invece riscontro in alcuni commentatori (vedi Cacciari & Agamben) nell’approcciare criticamente queste misure, e i profili discriminatori connessi. Profili che non nego, ma che mi piacerebbe affrontare con strumenti ben più affilati, che però questi e altri critici si guardano bene dal fornirmi.

      Non so davvero se sia “di sinistra” problematizzare queste misure. So che i mestatori fanno sempre il loro mestiere, e allora fingere che non esista un problema di propaganda organizzata di sesquipedali fandonie su ogni aspetto della pandemia, propaganda famelica di ombrelli intellettuali da procacciarsi à la carte – o ancora ignorare che l’eterogenesi dei fini resti un infido nemico per chi intenda criticare le politiche dei pass senza pompare benzina nei motori dei mestatori di cui sopra, siano due errori strategici. So che negli anni le destre hanno invariabilmente cavalcato e propalato semplificazioni sconce, che inquinano il dibattito: forse oggi a sinistra c’è bisogno di ricucire e su GP e vaccini, insieme alla critica, andrebbe operata una paziente condivisione di dati e visioni tale da proporre almeno un “minimo teorico condiviso” che impedisca al delinquente di turno di mistificare alla bisogna critiche e dubbi per promuovere irresponsabilità sociale e veicolare mere falsità col favore dell’ansia diffusa.

  40. Domani decreto scuola e trasporti. Ad aprile durante la chiusura prepasquale a confrontarsi in piazza Montecitorio con i sindacati autonomi e PAP c’ erano solo i rappresentanti delle “destre” del parlamento borghese; intanto sulla ricerca per cui il PdR si era bene espresso il 26 ottobre scorso come la principale risorsa contro pandemie/sindemie, si è seccata anche la stabilizzazione dei precari Cnr: il decreto del ministero silura 350 ricercatori. Con l’ultima legge di bilancio dovevano essere stabilizzati circa 400 ricercatori del Cnr. I soldi sono meno di quanto ci si aspettava: solo 50 avranno un contratto.
    OT: un’ iniziativa di comunicazione in stile Luther Blisset; mentre domani si mette all’ asta per la terza volta un edificio dell’azienda dei trasporti romana, in concordato per evitare il fallimento, con il precedente di poche ore fà di un altro deposito acquistato (aggiudicato a un prezzo non di mercato da Amazon.Ne farà un deposito commerciale, anche se il piano regolatore non lo consentirebbe.): la casa internazionale della donna Lucha Y Siesta, una delle poche realtà cittadine in grado di offrire assistenza alle donne che si sottraggono da situazioni di violenza, spesso straniere e prive di rete di sostegno.

  41. Segnalo questo articolo su Carmilla sperando di non essermi perso qualche commento precedente dove se ne rende già nota, nel caso chiedo scusa.

    https://www.carmillaonline.com/2021/07/31/intervista-a-un-sorcio-codardo-bamboccione-fascista-etc/

    L’articolo in questione non verte propriamente sul green-pass ma principalmente sul vaccino e affronta dei punti a mio avviso importanti, tanto più perché coincidono in parte con l’atteggiamento “attendista” di molti di noi, che d’altro canto si trovano ogni singolo giorno catalogati come no-vax pur non essendolo.

    Riflessioni simili sono legittime, credo, o comunque, se coadiuvate da atteggiamenti costruttivi nei dibattiti, potrebbero dar vita a circoli virtuosi di pensiero critico, cosa che trovo qui ma non altrove. A volte pare come se tra individui con opinioni diverse aleggi un alone di sospetto. Come si può abbattere il paradigma di oggi che se una cosa SEMBRA, automaticamente c’è chi vede in quel “sembra” un atto di fede di una fede incrollabile? se uno esprime un DUBBIO, automaticamente c’è chi legge in quel dubbio l’espressione di una assoluta CERTEZZA?

    • Un assunto che non condivido granché del pezzo su Carmilla, e che sotto varie forme ritrovo in questo blog (così come nelle lunghe chiacchierate che faccio con i miei amici scettici o attendisti, come dici tu) è proprio quello relativo alla questione “responsabilità collettiva”:

      “…un tema che si porrebbe se si trattasse di un vaccino che “arresta” la circolazione del contagio; in quel caso si potrebbe impostare una questione etica generale: ma ormai nessuno sostiene più questa ipotesi. Il guru Fauci è stato chiarissimo in materia: vaccinati e non vaccinati possono diffondere il virus allo stesso modo. I vaccinati si infettano e, in una certa percentuale, si ammalano anche (…) vaccinandoti fai una scelta di protezione individuale per te stesso. Lo dimostrano i tassi di circolazione in Inghilterra o Israele”

      Ora, il mio inglese è medio-scarso, ma il “guru Fauci” che ho ascoltato e letto con attenzione non ha affermato esattamente ciò che si dà a intendere nel pezzo (This is not a common event. So I don’t want people to be thinking that all kinds of vaccinated people are transmitting it. No, it’s a very unusual, rare event, but it occurs)

      Insomma se non falso, dire che un vaccinato contagia come un non vaccinato è una forzatura bella grossa: Fauci dice che il vaccinato una volta infetto può avere la stessa carica del non vaccinato, ma in partenza è meno probabile che si infetti. In Italia stimano un 12% di infezioni fra vaccinati:

      https://www.adnkronos.com/covid-locatelli-solo-il-12-dei-vaccinati-si-infetta_6enHErJw2v2ktsHdGMSMvX

      Non è zero e il dato va preso con le pinze, ma l’efficacia anche sul contagio non pare trascurabile anche sulla base di molti altri studi “su strada”.

      Cmq più in generale, per molte ragioni, in un’epidemia così ampia è un pelo pretenzioso stabilire che una scelta individuale sul vaccino sia totalmente “neutra” per il prossimo: se rifiuto il vaccino che mi è offerto devo sapere che, in una qualche misura e a seconda di mie caratteristiche anagrafiche etc, rischio l’ospedale molto più del mio vicino vaccinato. In fenomeni esponenziali come una epidemia questo ha impatti sul sistema sanitario non banali, e certo gli ospedali credo sia meglio tenerli più liberi possibile, specie laddove si afferma (giustamente) che non c’è solo il covid sul pianeta!

      Un pezzetto di responsabilità ce l’abbiamo tutti, e non solo perchè ce la scaricano dall’alto

      • Quando vado “sotto i ferri” ci vado perché il chirurgo mi dice che non ho alternative, ed entro in sala operatoria affidando la mia vita al medico. Personalmente mi sono vaccinato non perché me lo ha detto Draghi, e men che meno Figliuolo, ma perché me lo ha detto (consigliato) il mio medico. Non so nulla di medicina; ho soppesato i pro e i contro, ho messo nella bilancia anche quello che dice la scienza e ho deciso. Qualcuno decide in maniera diversa? Va benissimo.
        Solo che siamo in una situazione eccezionale, una situazione pandemica, che richiede misure per tutelare quella salute pubblica alla quale la “maledetta Costituzione” (Iozzoli) dedica un articolo intero (il 32). È la stessa Costituzione per difendere la quale molti se non tutti noi siamo scesi in piazza più volte in passato. Quello stesso articolo dice esplicitamente che lo Stato deve tutelare la salute come fondamentale diritto, e lo strumento per farlo è la disposizione di legge. Uno Stato che non facesse niente agirebbe in maniera anticostituzionale. Sarei curioso di sentire l’opinione di un costituzionalista che spiegasse se, dal punto di vista puramente teorico, lo stato potrebbe anche imporla la vaccinazione.
        L’alternativa alla puntura quale sarebbe? Sarebbe imporre (ancora) il tampone 48 ore prima di andare a teatro, o al cinema, o al ristorante, o di salire su un treno. Ce ne sono altre? Io non ne vedo, a meno di non pensare e agire secondo quel “darwinismo di destra” che è stato citato in questo thread.
        Iozzoli chiude il suo articolo dicendo di prendere tempo, senza pregiudizi e senza ansie, perché è per le scelte “consapevoli e informate”. Registro, tuttavia, che lui potrà decidere in maniera informata anche leggendo i dati delle centinaia di milioni di persone che, da gennaio ad oggi, hanno fatto una scelta diversa dalla sua.

        • La discussione sta scivolando su “io mi vaccino / tu non ti vaccini” e viceversa, esattamente il frame imposto dalle opposte narrazioni tossiche, quella mainstream e quella dei cospirazionismi antivaccinisti, il frame nel quale fin dall’inizio avevamo pregato di non scivolare. In questo modo non si capisce niente, sfuggono tutte le contraddizioni che si stanno acuendo, diventa impossibile inquadrare il green pass nel contesto delle politiche pandemiche degli ultimi 16 mesi, a partire dal rifiuto di chiudere le attività produttive in bassa val Seriana (fine febbraio 2020) per arrivare a oggi, tra criminali sottovalutazioni del pericolo dove c’era e strumentali sopravvalutazioni dove non c’era, divieti e obblighi demenziali, capri espiatori, sensazionalismo su numeri decontestualizzati e quant’altro.

          • Vaccino/non vaccino non è il punto, come dici tu. È il metodo di risposta a una crisi mondiale ciò che si deve analizzare e discutere. Visto che il post ci indica degli articoli sui discorsi dei movimenti militanti in Francia, interessante è discutere dei punti che vengono messi in rilievo. Parlo del governo francese in particolare perché vivo in Francia. Il discorso governativo è stato all’inizio: c’è una pandemia/emergenza mondiale in corso di cui non sappiamo nulla ma vi daremo le risposte nel caso in cui aveste domande; il confinamento come unica soluzione efficace, ci/vi protegge; bisogna tornare alla vita normale (lavorare) perché il paese ha bisogno di voi ma ricordate che proteggere gli altri è vostra responsabilità; decidiamo noi cosa è meglio fare, non fate domande; gli irresponsabili di cui conosciamo tutto, saranno puniti. In pratica i dirigenti, le cui politiche socioculturali ed economiche sono mortifere da sotto tutti i punti di vista, si deresponsabilizzano e infantilizzano le persone, attuano metodi di controllo di massa, divieti, pratiche fasciste di spia/denuncia, sistema di punizione/ricompensa, identificazione arbitraria di un modello comportamentale che raggruppa persone completamente diverse tra loro, senza radici politiche comuni, da demonizzare (antivax in questo caso). Mi chiedo, ovviamente parlo di mie domande personali, questo è il metodo di risposta a crisi mondiali ? il popolo sarà sempre il bambino irresponsabile da redarguire, controllare e mettere al sicuro?

          • E’ vero, la discussione sta scivolando su questo, ma ribaltando la questione, mi sembra interessante vedere che questo stia avvendendo proprio qui su Giap. Qui TUTTI sono d’accordo sul fatto che la pandemia è stata gestita male e in modo autoritario, che è stato sbagliato criminalizzare i “runner”, che bisognava dare maggiore priorità alla scuola, che bisognava e bisogna investire molto di più nella sanità pubblica e nella medicina territoriale, che bisognava chiudere la Val Seriana, che Pfizer non è un ente benefico etc etc. Alla fine quello su cui gli animi si scaldano, qui su Giap, è la differenza tra chi dice “tutto vero quanto sopra ma vacciniamoci e poi ne parliamo” e chi invece dice “tutto vero quanto sopra perciò non sopporto che mi chiedano di vaccinarmi”. Quindi forse, se è la “questione vaccino” a farci litigare di più (chiedo scusa per la semplificazione), nostro malgrado siamo tutti dentro a questo frame, e forse la questione è meno secondaria di quanto sembra.

            • No, no, lo vedi come funziona? È un continuo, inesorabile slittamento del focus. Una cosa sono i vaccini, un’altra è il green pass. Noi WM, come ormai la grande maggioranza dei cittadini, siamo vaccinati ma siamo contro il green pass in quanto ennesimo diversivo deresponsabilizzante nei confronti di chi governa, che non volendo prendersi responsabilità – e soprattutto non volendo riconoscere le proprie colpe nella gestione della pandemia – non introduce l’obbligo vaccinale de iure, ma tramite un reticolo di divieti lo impone de facto per dare ogni colpa della situazione ai pochi “irresponsabili” che non si vaccinano. La strategia del capro espiatorio va avanti da sedici mesi, le tattiche e gli strumenti cambiano di volta in volta ma la strategia è la stessa, se non la sappiamo riconoscere e tenere teso il filo della critica cadiamo succubi della narrazione tossica sulla pandemia. Riassumere la critica a questo grande dispositivo nel virgolettato “Non sopporto che mi chiedano di vaccinarmi” per me vuol dire non aver capito qual è il punto, vogliono dividerci in due schieramenti, provax e novax, e ogni volta che assecondiamo questa tendenza aggiungiamo un livello alle scatole cinesi delle nostre sconfitte.

              • Chiedo scusa (in generale, non ce l’ho con WM1 al quale però mi accodo) se il mio intervento ha ingenerato l’ennesimo spostamento di focus. Non era mia intenzione anche perché credo siamo tutti un po’ sovraccarichi di “duelli” si/no, pro/contro, soprattutto, per quanto mi riguarda, anche nel privato con le varie discussioni tra parenti e conoscenti.

                Il punto del mio intervento era tutto nella parte finale dove mi chiedo come fare per ripristinare una comunicazione ad oggi contaminata da sospetti, accartocciamenti, anche e soprattutto cattiverie, ecc. Anche qui su Giap, partendo dal far notare e domandarsi come replicare l’atteggiamento dei movimenti francesi si passa a livelli successivi e si ricade su ‘sto benedetto vaccino e tutta la melma trascinata della risacca.

                A me quello che preme è capire come uscire da ‘sto panico e far uscire a sua volta anche chi mi circonda. Assodate le colpe e capito che gran parte del problema comunicativo è dovuto ai media, bisognerebbe capire come interrompere il circolo vizioso. Poi, credo, spero, il resto e tutte le discussioni pro/contro assumeranno altri toni, altre soluzioni.

                Potrebbe aver senso, oggi, una guerriglia comunicativa alla LBP?

                • Penso che ad oggi una guerriglia comunicativa in stile LBP sarebbe una grandissima conquista, un boa di salvataggio, una soluzione ed emersione dal linguaggio dei media attuali e passati, rispetto al mare di merda totale in cui siamo finiti, forse per sempre.

                  Con il Green Pass ci sono in ballo questioni enormi tra cui l’azzeramento dell’emigrazione per raggiungere l’Italia o l’UE da paesi extra europei ed europei, dove la vaccinazione non è neanche partita (l’Africa, Pakistan, Sud Est Asia ecc..). Praticamente l’Unione Europea verrà sostituita nel prossimi anni, dalla Fortezza Europea Green Pass.

                  Giovedi inoltre si decide in CDM se introdurre l’obbligatorietà del vaccino ai docenti e al personale ATA di ogni ordine e grado, con il ricatto implicito o velato dell’allontanamento dal luogo di lavoro.

                  Per non parlare dell’aumento esponenziale in qualsiasi luogo (perfino nelle Chiese) delle telecamere, totem riconoscimento facciale/temperature collegate con il SSN. Un assaggio reale del mondo fintamente green, sostenibile e resiliente ultraliberista ha in mente per noi, i nostri figli e nipoti. Siamo a tutti gli effetti dentro il mondo dispotico teorizzato da Orwell e Huxley e forse LBP potrebbe essere l’unico mondo per farci aprire gli occhi rispetto all’opacità in cui tutti siamo caduti.

              • Ma forse è proprio la frase “siamo vaccinati ma siamo contro il green pass” che permette di uscire da questo frame, non trovi? Nel momento in cui si dice che il vaccino, con tutti i suoi limiti, è utile, si chiude la discussione vaccino/non vaccino e si lascia spazio a quella sulla responsabilizzazione dei singoli, sulla narrazione tossica etc. A me pare che proprio perché non si hanno pregiudiziali sul vaccino in sé il rifiuto del green pass poggi su basi più “solide”. E in questo senso si può tornare a portare la discussione, per esempio, su cosa (non) si sta facendo per la scuola. La prima domanda che mi viene in mente: in un’ottica di popolazione in gran parte vaccinata, che ne faremo delle classi di asili, materne e elementari con un caso positivo? E via dicendo.

  42. Alla luce di tutti i commenti, mi sembra che ci sia una corposa linea di pensiero che tende a “minimizzare” l’eccezionalità del green pass, vuoi per motivi razionali legati all’emergenza sanitaria (“è il modo più logico di procedere, ci tocca, non c’è alternativa”) o vuoi per il relativo “minimo” impatto che il green pass avrebbe (“ti tracciano già quando ordini al ristorante”, “è come lo SPID”) oppure una sorta di “benaltrismo” (“Ritengo offensivo dell’intelligenza delle persone ritenere che se non ci si ribella al GP oggi, non ci si ribellerà ad una qualche schedatura politica domani”).

    Beh, io non la penso così. Trovo che sia in corso una sottovalutazione del precedente che il green pass costituisce.
    Qui non si tratta “di tracciamento”, (c’è anche quello, ma è un “di più”), si tratta di dire in modo generalizzato a tutta la popolazione adulta:
    “tu qui, in assenza di un determinato trattamento sanitario (o di un tampone, ok), NON entri”.

    E il “qui” non è un posto dove sono ricoverati immunodepressi, ma sono per ora bar, ristoranti, cinema, teatri, fiere (?), qualcuno vorrebbe luoghi di lavoro, forse presto scuole.
    Tutti luoghi dove nel 2019 c’era il “diritto” di entrare senza nessuna discriminazione.
    Se non è un precedente questo.
    Né secondo me sono calzanti i vari paragoni con obblighi già esistenti, che valgono per determinate e circoscritte situazioni, categorie professionali, nell’ambito di contratti o di posti di lavoro (cioè, non mi puoi dire che tanto per fare l’astronauta serve questo e altro, nessuno ti obbliga a fare l’astronauta: nessuno ti obbliga neanche ad andare al ristorante, d’accordo, ma fino alla pandemia era tuo DIRITTO farlo – potendoselo permettere, ovviamente, ma qui si va fuori tema.)
    Idem per i paragoni con la patente: non ti viene imposto un TSO per guidare, ti viene richiesto di conoscere la teoria e la pratica della guida. E sì, ti viene anche chiesto di indossare gli occhiali se non ci vedi. Ma non ti viene chiesto di impiantarti un chip per connetterti al radar della macchina per la visione aumentata, in modo da proteggere i pedoni (e passatemi l’iperbole, ne avevo anche di peggio). Vogliamo dire che sarebbe auspicabile?

    • Alla luce di questo tuo posto sono costretto a ripetermi, perché altro che minimizzare Cugino, in questo tuo manca proprio un pezzo. Ovvero la proposta. La critica può essere più o meno condivisibile ma quando si critica alla fine si deve dire: in base a queste critiche io auspicherei che…
      Io ho sempre criticato la gestione e ma contemporaneamente ho sempre sostenuto che era molto meglio procedere a certificazioni di negatività fino a quando non c’erano i vaccini e poi ai passaporti vaccinali, per fare andare avanti cultura spettacolo sport e ristorazione e turismo e non solo gli interessi di confindustria… e no, non cambio idea solo perché “l’ha fatto Draghi e quindi qualcosa di marcio dietro c’è”.

      Quindi ripeto la domanda:

      Ricapitolando le posizioni dei WM (che spero condividiamo visto che siamo qui…. MA LE CONDIVIDIAMO DAVVERO?) ovvero: il virus esiste ed è pericoloso, ogni negazionismo del virus e qomplottismi vari sono controproducenti e funzionali al sistema, la politica delle chiusure è servita solo a fare danni; la domanda è: come vorremmo gestire la cosa anche in vista delle future pandemie che con buona probabilità non mancheranno, visto che continuiamo a distruggere e deforestare amazzonia e sudest asiatico?

      • Dove sono le prove delle future pandemie che arriveranno?? Insisti col dire che siamo in casa dei WM e che dobbiamo condividere la oro impostazione, ma tu la stai semplificando enormemente cercando di farne un protocollo di ragionamento. Continui a propinare certezze quando la maggior parte degli utenti che si sono espressi in questa discussione sono pieni di dubbi. In un altro intervento poi hai gettato nella discussione che dovremmo discutere del rinforzamento del SSN, come se qualcuno potesse avere da ridire sulla realizzazione di questa chimera. Ti poni come l’unico ad avere la verità in tasca. Ratiosuprematismo.

        • Forse sarò un ratiosuprematista, lo ritengo comunque un passo avanti rispetto a chi rifiuta a priori di usare la ragione in nome di “qualcos’altro” che non sa neanche identificare.
          Almeno nel medioevo ci si metteva la toppa “dio” per impedire alle persone di usare la ragione, oggi leggendo il tuo post e quelli di altri sembra che chi “sa qualcosa” se ne debba vergognare e, per avere un minimo appeal nei vostri confronti, debba ammettere che no, alla fine di tutto non si può dire con certezza se l’acqua che beviamo sia in forma liquida.
          Non ho null’altro da dirti che per lo più mi sono limitato a porre in continuazione una domanda, “cosa vogliamo?”. Però evidentemente ho sbagliato a non fare una premessa in cui abiuravo ciò che pensavo di sapere, sorry.

          • 1/2) Io non penso di rifiutare di usare la ragione per il fatto di essere scettico (gli scettici erano i filosofi che applicavano la ‘sképsis’, l’attenzione – per farla semplice) verso un sistema che da un anno e mezzo mi sta letteralmente prendendo per i fondelli (e non sto a ripetere le fesserie assurde e continue che ci hanno propinato – i tuoi articoli sulla mascherina all’aperto li ho anche spediti in giro ad amici e conoscenti). Tanto più se cerco di temporeggiare per capirci di più sul tipo di copertura e vantaggio degli attuali vaccini e per far sì che una volta fatto possa avere una reale copertura nel momento in cui realmente servirà, cioè tra novembre e aprile prossimi (visto che un periodo realistico di copertura è tra i 6-8 mesi in calando – o anche questa è una fesseria come quella della trasmissione del virus da parte dei vaccinati?).
            Ma questo esercizio della ‘mia’ ragione è osteggiato da provvedimenti (anti-costituzionali) che da domani metteranno i bastoni tra le ruote al mia normale quotidianità.

            • 2/2) Parli di un “qualcos’altro” che non saprei identificare…non capisco da cosa estrapoli questa espressione, ma ti posso dire, senza imbarazzo che sì, per me la Ragione non è tutto, che c’è una cosa che potrei chiamare ‘ricerca di senso’ e che è una delle questioni che più impegna la mia esistenza. Un impegno che era già gravoso (ma anche entusiasmante) nella ‘normalità’ capitalista-neoliberale che mi ha plasmato ‘lavoratore’ prima di ogni altra dimensione che può spettare ad un essere umano (e nella quale annaspo sempre con fatica), e che ora sembra essere proprio diventata un problema per la collettività – visto che l’unico senso da dare alla vita è la salute e la sopravvivenza. Se poi per te questo approccio alla vita è da medioevo (luogo comune scientista la ‘tenebrosità’ di un intero millennio dal quale guarda un po’ cosa venne fuori: il rinascimento!) amen, non ho remore ad ammettere di avere qualche problema con la modernità.
              Il discorso sarebbe ben più ampio e complesso, ma finirei con l’annoiare te e gli altri. Per inciso però vorrei fare presente che ho una formazione scientifica, laurea con tesi sperimentale e un paio di anni di ricerca all’università dopo di essa. Come funziona la scienza e la ricerca penso un minimo di saperlo (diversi esami di microbiologia e igiene che qualche base per giudicare col martello certe scempiaggini della gestione pandemica me le hanno date). E per questo nell’ultimo anno e mezzo di uomini di scienza (non di scienziati; quelli esistono solo sui libri e nei film) io non ne ho praticamente riconosciuti.
              Per il resto siamo tutti sulla stessa barca…che naviga in bel mare di merda.

              • Non solo condivido pienamente la tua analisi sul disastro della gestione pandemica e sui sedicenti scienziati che hanno pensato solo a ritagliarsi il loro quarto d’ora di notorietà in tv,ma dall’inizio di questa storia dico che alla fine di questa follia ci saranno due parole molto difficili da pronunciare in pubblico, la prima è “sinistra” la seconda è “scienza”.
                Però nelle critiche non dobbiamo convincerci che QUELLA è la scienza e soprattutto non dobbiamo rinunciare a ciò che sapevamo PRIMA. Il virus non era nell’aria, non era nell’acqua di mare, non era nella piscine. L’infezione risolta da immunità (quanto duri poi è ancora da vedere, ma forse già siamo oltre i dodici mesi) e si direi anche che possiamo definitivamente dire che i vaccinati non infettano a parte casi rari.
                Tutto questo lo sapevamo dalla scienza, è stato il governo che lo ha negato, quindi rivendichiamolo.
                Io vorrei che la critica al green pass fosse razionale, e mi rendo conto che qui sto facendo l’avvocato del diavolo, però come le faccio io queste obiezioni le possono fare anche chi è filo-governativo. HO cercato di fare un esercizio di critica da anti-governativo ad alcune argomentazioni che mi sembrano molto deboli in un dibattito contro i filo-governativi.
                Mi dispiace se qualcuno se l’è presa o se sembro supponente, ma le argomentazioni francesi qui sopra, al di là del ripetere che il GP è uno strumento di controllo in continuità con la politica fin qui espressa (e lo è, mai messo in dubbio) mi sembrano perdenti. Suggerisco di trovarne di migliori. Tutto qua.

                Totally OT, sui diversi livelli di verità e del “so di non sapere”: https://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2006_5_art1.html/

      • Francamente AlexJC non so che tipo di “proposta” dovrei fare io, umile Cugino_di_Alf, senza cadere nel ridicolo.

        Ma visto che il punto sembra essere
        «le posizioni dei WM (che spero condividiamo visto che siamo qui…. MA LE CONDIVIDIAMO DAVVERO?*) ovvero: il virus esiste ed è pericoloso, ogni negazionismo del virus e qomplottismi vari sono controproducenti[…]»
        etc. etc.
        rispondo che IMHO condivido sì che il virus ESISTA e sia PERICOLOSO, ma non aderisco alla narrazione che ne è stata fatta in questi mesi dalla stampa generalista (dalla contagiosità sulle superfici o all’aperto alla reale contagiosità degli asintomatici)** con l’atto di fede che sembri richiedere.
        Inoltre come credo di aver già detto in altre discussioni mi chiedo il perché della letalità apparente in Italia più alta che in altri stati europei, che a questo punto sembrerebbe essere stata condizionata anche da una serie di fattori (sia “amministrativi” che terapeutici) ed errori nelle fasi iniziali, alcuni inevitabili (era una situazione nuova e si navigava a vista) altri meno (la mancata zona rossa a Bergamo, aver evitato per la parte iniziale dell’epidemia le autopsie – forse una procedura corretta durante un’epidemia di un patogeno noto, per evitare di esporre a inutili rischi i medici che dovrebbero certificare l’ovvio, probabilmente un errore per una malattia nuova – il pasticcio degli antinfiammatori, etc. etc.).
        Inoltre probabilmente il fallimento della medicina territoriale ha avuto un peso determinante.
        Quindi, cosa AUSPICO ?
        Auspico che (visti i numeri citati da Isver nelle fasce di età sopra i 50 anni) si prosegua con la campagna vaccinale volontaria, senza obblighi e senza green pass, se mai con qualche strumento radicalmente diverso da quello proposto, da far entrare in funzione eventualmente in caso di aumento dei contagi a livello locale.
        Auspico inoltre che si faccia la dovuta informazione, si risolvano i problemi logistici e i ritardi nelle forniture del vaccino alle regioni, senza cercare inutili alibi o capri espiatori in una frangia di scettici del vaccino o nei giovani, che se anche fanno da vettore per possibili varianti, non intasano le TI.

        *io e te a questo punto sembrerebbe proprio di no :)
        **narrazioni confusionarie che si sono rivelate controproducenti tanto quanto i qomplottismi. O forse che ne hanno permesso la nascita.

        • 1/2 Concordo con il “che fare”, Cugino, e aggiungo un pezzetto che risuona con quanto ha scritto dude.

          Finché restiamo nella logica del sistema, continueremo inevitabilmente a litigare fra noi. “Inevitabilmente”, perché il gioco definito e imposto dall’avversario è fatto apposta per dividere ciò che è in relazione, ridurre ciò che è complesso, produrre alternative infernali e mettere tutti contro tutti. E per non vedere quel che succede attorno, sulle enormi gradinate che circondano il campo, allagate da ghiacciai che si sciolgono, sconvolte da tempeste estive mai viste prima, inquinate da impianti chimici che saltano per aria, disseminate di cadaveri. Per forza, poi, ai bravi giocatori tocca doparsi per coninuare a fare la loro parte…

          E qui arriva (per noi) il pezzo più crudele: il realismo capitalista ci convince che non c’è altra via. Ah no? E’ ben strano, visto che il capitalismo esiste solo da quattro secoli e l’umanità pratica forme di sussistenza non capitalistiche da centiniana di migliaia di anni. Ed è ancor più strano oggi, quando proprio la pandemia ci ha messo sotto gli occhi la profonda violenza sistemica su cui prospera il regime del plusvalore, quella che “noi” (variamente compagn*, antagonist*, refusenik) per principio rifiutiamo.

          Sarà anche una posizione massimalista, ma credo che ogni ragionamento su “cosa vogliamo fare” debba partire dal rifiuto della logica di sistema e della sua violenza, e cioè dalla ricerca e dalla pratica di un altro terreno. Terreno incerto, per forza di cose: senza dati affidabili, senza cifre tonde, senza avallo scientifico già pronto perché, tra l’altro, la scienza (moderna) non ha ancora mai operato in un regime antropologico che non fosse quello del plusvalore. Chiedere “certezza” in queste lande sperimentali significa non aver capito la portata del cambiamento di paradigma che abbiamo di fronte.

        • 2/2 Nel caso della gestione pandemica, adottare un’altra logica significherebbe (1) togliere subito il copyright sui vaccini; (2) piantarla con il terrore mediatico che sta mandando ai pazzi la popolazione; (3) lavorare rapidamente a cure domiciliari; (4) potenziare sanità territoriale, trasporti, scuole, cultura; (5) restituire autonomia a soggetti e collettivi. Tutte cose banali, certo, ma ciascuna di esse comporta l’immediata rimessa in discussione del sistema capitalista nella sua interezza, agendo sul plusvalore (1), sulla “società dello spettacolo” (2), sulla privatizzazione del comune (3), sul tessuto sociale (4), sull’assoggettamento allo stato-padre-padrone (5).

          E sì, spostarsi su questo terreno è un rischio. E’ un rischio lasciare il mondo che conosciamo, e che fa schifo, per qualcosa di ignoto. Ma, per rovesciare in verità uno slogan falso, There Is No Alternative: al punto in cui siamo, non abbiamo altra scelta. Uscita dal capitalismo o barbarie.

          (Un PS iconoclasta. Il nodo delle cure domicialiari – bloccate nella primavera del 2020 e poi negate perché “non c’è cura” – è, forse, una delle cose che più disvediamo. O almeno, a me fa così male pensarci, che cerco tutte le scuse per non farlo. Non ho le forze né le competenze per ricostruire tutta la vicenda, ma temo che, quando finalmente la si andrà a studiare storicamente, quel che ne verrà fuori non sarà edificante.)

          • Aggiungo un paio di punti a me cari su cui a distanza di mesi non mi pare sia stato fatto un solo passo
            (6) Migliorare la gestione dei microdati. Prima di tutto raccoglierli qualora questo non fosse ancora il caso, renderli pubblici ed analizzarli in modo da individuare profili a piu alto rischio (tanto di morte quanto di finire in terapia intensiva). Al momento a distanza di un anno e mezzo l’unico approccio è ancora quello che vede un virus cieco che attacca tutti allo stesso modo indistintamente
            (7) porre un obiettivo chiaro da voler raggiungere. Al momento mi pare si vada per l’annientamento totale del virus considerando la contagiosità alla stessa stregua della mortalità
            (8) prendere decisioni preventive. Non so cosa si intenda per “in vista delle future pandemie che con buona probabilità non mancheranno, visto che continuiamo a distruggere e deforestare amazzonia e sudest asiatico” ma abbandonata la teoria dei laboratori cinesi (ora molto in voga) le comunità scientifiche indicano da decenni il rischio zoonosi. Gli allevamenti intensivi sono additati come principale causa di salti di specie (anche zio Bill ci ha fatto una simulazione) eppure non sono state prese decisioni in questo senso.
            (9) adottare soluzioni per il rafforzamento del sistema immunitario della popolazione. Campagne pubblicitarie (il material eè gia disponibile sul sito ISS) per indirizzare la popoazione verso stili di vita piu salutari (certo questo cozza con la mission capitalista)

          • Ciao, faccio una piccolissima aggiunta all’ aggiunta di SteCon, così ne approfitto per ringraziavi per i vostri contributi.

            Nel tuo PS iconoclasta* dici:
            «Il nodo delle cure domicialiari – bloccate nella primavera del 2020 e poi negate perché “non c’è cura” – è, forse, una delle cose che più disvediamo».
            Infatti, questo è un elefante talmente grosso e arrabbiato che chi per sbaglio smette di disvederlo e se lo trova davanti all’improvviso, perde il senno.
            E si trova ad abbracciare un complottista!

            *proprio iconoclasta, tanto che al momento di tirarlo in ballo ho esitato anch’io parecchio per timore di essere accusato di eresia :-)

      • Auspico che si potenzi la medicina territoriale, dando gli strumenti e il personale per tamponi rapidi e tracciamenti ai medici di base (i tamponi rapidi a pagamento – 30 euro – li fanno anche i dentisti, perché non i medici di base?) e anche le procedure per trattamenti precoci, con antinfiammatori, cortisonici, protettori dei polmoni o quant’altro prescritti dal proprio medico di base che conosce la storia clinica e le altre patologie del paziente, in modo che solo in rari casi e comunque in un secondo tempo, sia eventualmente necessario il ricorso all’ospedalizzazione.
        Auspico anche che si investano fondi nella ricerca per capire:
        1) quanto è circolato il virus (quanti asintomatici non-diagnosticati ci sono stati?)? E’ possibile fare un test sierologico su ogni esame del sangue fatto per altri motivi?

        2) quali sono i motivi per cui a te vengono pochi sintomi o nessuno e io finisco in terapia intensiva?
        Ricordo ad esempio di aver letto di uno studio retrospettivo su malati Covid over 70, in cui quelli che erano già in trattamento con acido acetilsalicico a basso dosaggio giornaliero per problemi cardiaci hanno avuto meno ricoveri in TI.

        Infine, auspicherei che si uscisse non solo dai “bias” virocentrici, ma anche dal “bias” di considerare tutta l’Italia uguale a Milano, Roma, Bologna o Torino.
        La pandemia sul territorio italiano si è comportata in modo disomogeneo, (non ho mai cercato un dato al riguardo, non è il mio mestiere, parlo per sensazioni fondate sull’esperienza) con territori colpiti meno di altri dalla pandemia e con territori gravati più di altri dalle restrizioni del lockdown (non poter uscire dal proprio comune per fare la spesa è diverso se il comune ha 5.000, 1.000 o 500 abitanti).
        Quindi sarebbe bene che i prossimi provvedimenti, compresi quelli sull’ingresso in bar e ristoranti, fossero adeguati alla situazione locale dei ricoveri in TI.

      • Stante che, come ha scritto il sempre ottimo Cugino di Alf, noi non siamo i decisori non avendo (si spera) né le competenze, né i dati per una completa conoscenza della situazione e che questo è un luogo di discussione e quindi di critica – uno dei pochi visto che in Italia un vero dibattito sul tema è stato pressoché inesistente con media e influencer/intellettuali ed esponenti politici sostanzialmente allineati dalla stessa parte – pongo alcuni punti già rilevati qui su Giap, a cui a mio avviso non è proprio possibile derogare. Non voglio entrare nelle questioni di natura epidemiologica, che esulano del tutto dalle mie conoscenze. Qui alcuni punti che mi vengono in mente ancora assonnato e che secondo me si possono mettere in pratica già domattina. Basta un po’ di organizzazione e la volontà politica:
        1) Se davvero il green pass è lo strumento per evitare le chiusure, è assolutamente necessario che i tamponi siano gratuiti, facilmente fruibili e il meccanismo di rilascio del green pass rapido e senza ritardi. Senza questa cosa, non essendo il vaccino obbligatorio, ci sarà sempre una discriminazione di carattere economico;
        2) Evitare a ogni costo la dad che è una misura didattica incostituzionale, ragionando su possibile scaglionamento delle entrate in classe e, mia idea, dividere le classi (dalle medie in su) in due turni, uno di mattina e uno di pomeriggio, in modo da occupare le aule con massimo 15 studenti.
        3) Ampliare l’offerta del trasporto pubblico per garantire il distanziamento facendo convenzioni con aziende di pullman e altro trasporto privato che, in caso di nuove zone rosse, potrebbero mettere a disposizione i propri mezzi fermi.
        Poi tre questioni di carattere generale che però bisognerà prima o poi affrontare:
        1) Ricostruzione della medicina territoriale e ripensamento della figura del medico di famiglia che divenga punto di riferimento reale nel rapporto abitante/paziente e sistema sanitario;
        2) Ricostruzione di un nuovo modello di tutele nel mondo del lavoro che riduca, ovviamente in bonum, il gap tra dipendente pubblico e tutti gli altri lavoratori (settore privato, partite iva e precari);
        3) Ricostruzione istituzionale-costituzionale, con una nuova Costituente che ci faccia uscire dal tunnel senza fine della stato emergenziale e ripristini la normalità costituzionale, sia in fatto di iter legislativo che di rapporto democratico tra Stato e cittadinanza: le cose accadute dall’8 marzo in poi (che nella mia mente purtroppo non sarà più legato alla festa della donna) non dovranno mai più accadere.

  43. «Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso»

    Strani giorni questi durante i quali, visitando Giap, ma non solo, si possono leggere numerose ed infelici analisi, scarabocchiate a tempo perso da utenti che mi ricordano tanti setter inglesi che escono a cacciare “with the lord of the manor”. Si aggirano per la rete fiutando errori di contenuto nei commenti altrui mentre dalla piazza si tengono alla larga, con la scusa di non voler strusciare con i “fasci”. Trovano falle persino negli articoli redatti da compagn*, scrittori e scrittrici, alle quali personalmente mi sento legata da una misteriosa affinità chimica e alle quali l’educazione, prima, e la militanza antifascista in un paese come l’Italia, poi, hanno regalato il dono di una dialettica chiara, potente ed efficace. Sono sempre più convinta che il fatto che ci sia così tanta gente che ha serie difficoltà e/o paura a mettersi in rapporto con le proteste di questi giorni abbia a che fare con l’aver irrimediabilmente interiorizzato, a livello di societa`, le dinamiche dello stao, del potere.

    Volendoli invece interpretare diversamente, con più moderazione, questi interventi, potrei ascoltarli come guáiti di animali in pena, lamenti disperati di compagn* irrimediabilmente smarrit*. Avrei quindi una domanda per st* dispers*, per quell* che “il programma statale rappresenta la soluzione migliore date le circostanze”: non provate un po` di imbarazzo nell’accorgervi di stare facendo da cassa di risonanza a industriali, banchieri, sacerdoti, minístri, megadirettori, primari, regnanti…

    …mentre i bambini ci stanno a guardare:

    https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2021/08/02/covid-comitato-bioetica-su-vaccino-prevale-scelta-adolescente_9492a07a-c36a-43ab-98a4-02c3f7f47979.html?fbclid=IwAR2ZwZSHuTvTF5M-UnQXludizOkTmqK_r0nyizENMi0MQ3jN52Q12TKr-Zk

    https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/11/15/news/como_campagna_vaccini_ordine_medici_polemiche-211719318/?fbclid=IwAR0frIyHqoTWp3KooDbmidWGAxhHKLFGfTXRT4F7SqgKcxRGY4dtsj0PD5k

    «E che bello il mio tempo, che bella compagnía»

    @ Bradipo

    Booyakashà per il tuo ultimo commento.

  44. 1/2 Umile cugino vedi che siamo molto più d’accordo di quello che credi? :)
    non è che sono in delirio di onnipotenza è che ritengo questo, come altri luoghi dove si discute(va) un luogo idoneo anche a portar avanti proposte.
    Concordo pienamente con te, ma occhio perché uscir fuori dalle narrazione tossiche significa ANCHE uscir fuori dalle balle che i Gedi etc hanno messo in giro sui vaccini (non è sterilizzante, non darà immunità, i vaccinati contagiano). Nessun atto di fede quindi, solo pragmatismo.

    Riprendendo anche quanto scritto da WM1 sopra, mi sembra che quello sia il focus della questione.
    – il governo non ha messo l’obbligo dimostrando di voler continuare una politica scaricabarile. Verissimo, però come avrebbe accolto la maggior parte di noi l’obbligo vaccinale? Non avremmo detto che è la prosecuzione della repressione? Sarebbe stato possibile, con questa maggioranza mettere l’obbligo vaccinale?
    – non si contestano i vaccini ma il green pass. Per l’appunto: come ho detto questo è stato presentato con tempi e modi voltamente demenziali. Draghi che dice “l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire” è un esaltato, non un pacato moderato alla guida di una delicata situazione. Ma Draghi non è certo sciocco e se usa certe parole sa che hanno un fine.
    Contestiamo QUESTO. Però sinceramente negli articoli francesi riportati non vedo molto questo aspetto della questione ma, a parte alcune fallacie ormai note (tipo: “i vaccini sono sperimentali”) una contestazione del fatto che il green pass sia uno strumento di controllo e schedatura.

  45. 2/2 Il che per carità può anche starci però ribadisco: occhio a ciò che chiediamo perché gestire l’epidemia senza vaccini e senza morti con un TTT efficace significa concedere molto di più di quello che si concede con il green pass al controllo e schedatura. (Giappone, Corea, Vietnam etc) .
    Ecco, su questo punto bisognerebbe chiarirci le idee nel senso del “cosa vogliamo?”

    Tanto per dire, per la prossima pandemia VIRALE, non avrei nulla da dire che all’inizio di una campagna vaccinale volontaria avendo prima chiarito che l’epidemiologia difensiva (mascherine e distanziamenti e chiusure) è una scelta perdente a lungo andare e che può essere solo una toppa in attesa dei vaccini il governo dica: allora questi sono i vaccini, ce li abbiamo per tutti, prenotatevi e cerchiamo di raggiungere l’immunità di gregge il prima possibile (en passant, l’immunità di gregge è “verità scientifica” chi la contesta è fuori dal discorso scientifico e quindi da quello che, razionalmente, dovrebbe seguire un governo per gestire un emergenza), se non ci riusciamo su base volontaria sappiate che poi potremmo mettere restrizioni per i non vaccinati.

    • «Verissimo, come avrebbe accolto la maggior parte di noi l’obbligo vaccinale?»

      Che diamine ne sappiamo noi e sopratutto che diamine ne sai tu. È un argomento fantoccio e serve, ancora una volta, a spostare il dibattito dal green pass ai vaccini.

      «Draghi […] è un esaltato» … «Draghi non è certo sciocco»

      Primo deciditi. Poi personalmente non ho mai incontrato un esaltato avveduto. O forse sì, non ne sono completamente sicura.

      «I vaccini sono sperimentali» non è una fallacia logica; il fatto che tu personalmente «negli articoli francesi riportati non ved[a] molto questo aspetto della questione», mi dispiace dirtelo, è una carenza tua, probabilmente causata dal tuo status sociale o da limiti che tu stesso ti imponi riguardo al fare esperienze “altre”.

      Io sono insieme alla mia compagna da 8 anni. Quando ci incontrammo la prima volta stava collaborando allo svluppo di un compound per il cancro al pancreas. A parteciparvi sono adulti, in alcuni casi minori, consenzienti e, pensa un po`, spesso anche retribuiti. Ad oggi, anche se lei ha abbandonato quello studio specifico, il trial è ancora in corso. In media tra progetto e approvazione, a livello internazionale, passano dai 10 ai 15 anni prima che un compound venga autorizzato per la vendita. E sottolineo vendita.

      Inoltre, here’s my coming out: è dal giorno della prima dose di vaccino, che mi porto dietro/dentro una qualche forma di intolleranza alimentare che mi provoca disturbi molto spiacevoli e con i quali, dicono i “dottori”, dovrò imparare a con-vivere. Mi avuto disturbi o problemi alimentari in vita mia.

      Il tuo 2/2 poi fà delle false equivalenze grottesche, dato che parli di sistemi amministrativi e politici di popoli e istituzioni apartenenti a culture che stanno quasi agli antipodi.

      E chiudo con un appello: per cortesia, sarebbe ora di smetterla di usare in continuazione il plurale maiestatatico a “candula di penis”.

      • x dude. A parte i tuoi modi su cui evito di esprimermi ma che ti invito a non usare con me: 1) non è un modo di spostare la discussione, perché il criticare TANTO PER, non serve a nulla. Allora non mi sembra una buona argomentazione da portare in pubblico, dopo aver detto qui per mesi: “ci manca solo che mettano l’obbligo vaccinale” dire “non hanno avuto le palle per fare l’obbligo vaccinale”.
        2) nessuna contraddizione esplicito il ragionamento: Draghi si comporta da esaltato —> Draghi non è uno sciocco —> Draghi si comporta da esaltato nonostante non lo sia perché in quel momento voleva che si aumentassero i toni dei litigi pro-vax / no-vax perché la guerra fra poveri fa sempre bene e l’emergenza continua.
        3) è evidente che ricerche fatti in contesti non emergenziali (e peraltro su altre malattie) centrano in questa situazioni come i cavoli a merenda (va bene a posto di pendula canis?)
        4) faccio coming out anch’io, il vaccino non mi ha fatto nulla quindi tu menti. (Provocazione gratuita volta a far capire all’interlocutore le sue fallacie logiche e invitarlo a riferirsi a dati epidemiologici e non a esperienze personali).
        5) Questa cosa pseudo razzista dei popoli all’antipodi va avanti da due anni, prima erano gli speranzosi che quando gli dicevi “guarda che ci sono gli asiatici che gestiscono la cosa meglio con il TTT e senza chiusure e hanno un millesimo dei nostri contagi” ti rispondevano “eh ma vuoi mettere lì sono diversi”. Io mi sono limitato a fare un gamam di esempi su come gestire la cosa, l’unico (unico) che mi ha detto come gestirebbe la cosa è stato il cugino di alf, non dispero che magari si arrivi a qualcosa di costruttivo che magari, perché no, qualcuno potrebbe usare per spunto anche fuori da giap. Ah già ma io sono uno nazi-scientista dimenticavo. Meglio la critica distruttiva a prescindere. Indubbiamente.

        • Guarda AlexJC, grazie per l’invito ma preferisco, se non ti dispiace, continuare ad esprimermi come più ritengo opportuno a seconda delle circostanze.

          Sperando che le mie parole ti possano essere di qualche conforto, ti prego di tener presente che i “modi” di cui parli non sono propriamente “miei”. Sono generati da una serie infinita di esperienze e personaggi che abitano il mio inconscio. Non solo. In quanto figli*, posso tranquillamente dire che il mio, di inconscio, è stato, senza ombra di dubbio, influezato da ciò che i miei genitori, a loro volta, hanno vissuto prima che io nascessi. E così via fino all’alba dei tempi. Capisci che la cosa diventa complessa, intricata ed invitarmi a non usare un “modo” equivale a chiedermi di tenere a bada un esercito…

          Mi sono permessa di sforare/eccedere nel personale perchè ritengo che, fin dai primi scambi, il tuo atteggiamneto nei confronti di questa comunità e del dibattito in corso, sia stato di stampo prettamente autoritario, gerarchico, impostato in maniera verticale e questo, oltre a darmi fastidio, a mio giudizio, andrebbe messo in risalto ogni qual volta accade. Oggi più di ieri.

          Per ritornare in tema, provo a mettere a fuoco il piccolo pachiderma con il camice bianco, che stà là sul tavolo, al centro della stanza, e che ormai in troppi si ostinano a non voler vedere: il tesserino verde non è altro che l’ennesimo tentativo di disciplinamento coatto dell’individuo, da parte di una classe dirigente incapace e criminale, attraverso il cosidetto mobbing. È svilente cercare di essere gentili e pacati con gli altri, come se si fosse in studio da Fazio, quando nella prassi quotidiana è peino di galoppini come tanti giornalisti di regime, allacciati al proprio terminale ma sconnessi dalla realtà; consolandosi poi «raccontandosi che la [propria] gabbia [concettuale] è superiore a tutte le altre e sufficiente a dare accesso all’intero dell’esistente, del vero e del giusto». Ya basta!

    • Io spero che alla prossima pandemia virale (e qui mi gratto) avremo imparato qualcosa da questa.
      Insisti sempre e comunque sul fatto che il vaccino sia l’unica via e ciò sottende automaticamente alla divisione della popolazione in due categorie da legalizzare (o illegalizzare) con sturmenti tipo greenpass.
      La “verità scientifica” non esiste, la “verità scientifica” come la intendi tu mi pare piu simile al dogma.
      Il raggiungimento dell’immunità di gregge non è prerogativa esclusiva del vaccino.
      Si potrebbe per esempio usare il vaccino per chi è a rischio e non per l’intera popolazione, evitando tra l’altro la possibilità di avere varianti ‘peggiori’ (quesot lo dice Walter Ricciardi, non lo dico io).
      Il raggiungimento dell’immunità grazie al vaccino è molto piu complesso di quello che si possa sbandierare dipendendo da tantissimi fattori tra cui la percentuale di popolazione non vaccinata ne è solo uno.

      Cito per esempio “Così se un vaccino conferisce una protezione individuale da una specifica malattia ma non impedisce la diffusione dell’agente infettante, la mancata vaccinazione del soggetto ricade come rischio solo sullo stesso e non sulla comunità”

      La complessità è descritta in maniera superficiale su wikipedia, sono convinto che dal punto di vista scientifico sia più elevata.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Immunit%C3%A0_di_gregge#La_copertura_vaccinale

      • Scusa Delfo ma dico tutto l’opposto. Continuo a dire da troppi post che il vaccino non è l’unico modo di uscirne ma che altri metodi (tipo il TTT asiatico) comportano obblighi di “schedatura” molto più pesanti, e quindi sto ponendo riflessioni sul modo di agire. Siamo sicuri che il GP sia la cosa peggiore? Alla faccia delle verità dogmatiche che mi attribuisci direi.
        Detto questo la discussione sulla scienza invito sempre ad aprirla con serenità… è da quando WM2 mi ha tirato (giustamente) le orecchie su Feyerabendt che lo dico. :)
        Dopo di chè ciò che volevo dirti è che quando un governo deve agire per tot persone si deve basare su dati concreti e verificati, se poi le parole verità scientifica non ti piacciono intendiamoci e usiamone altre.
        A parte Walter Ricciardi su cui stenderei un velo pietoso (non per il caso specifico ma per tutta la sua carriera pseudo-politica) e preferisco non esprimermi, ti invito ad aggiornarti sulle ultime evidenze che ha riportato anche Fauci https://notizie.virgilio.it/positivi-dopo-vaccino-covid-carica-virale-contagiosi-1493910

        Quindi in buona sostanza, ammesso che la discussione sul vaccino “sterilizzante no” abbia mai avuto un senso, con questi vaccini è estremamente raro che un vaccinato possa essere contagioso. Quindi l’immunità di gregge si raggiunge.

  46. Forse alcuni (mi ci metto) faticano a equiparare il GP alle altre trovate con cui, fra paternalistico e poliziesco, le autorità ci hanno sbolognato la supplenza ai buchi del sistema sociosanitario e all’insipienza di governanti appesi ai singhiozzi di scienziati-influencer – e in pratica in preda al panico.

    Azzardo ci siano ragioni che meritano approfondimento – magari alla luce di esperienze personali e di comunità: c’è chi ha sperimentato l’opportunità di autoregolarsi con protocolli di gruppo/settore, l’efficacia di testarsi spesso per preservare la continuità di progetti collettivi e attività intrinsecamente esposte a rischi di contagi esponenziali (set cinematografici, teatri, scuole etc). Magari, dopo aver inanellato tamponi senza problemi, appurato che il metodo dei risultati li dà e valutando allo stesso tempo il diritto altrui a sottrarsi all’inoculazione di un composto, c’è chi da vaccinato auspica che ora il GP incentivi i test, se non i vaccini. Per qualcuno ciò unirebbe protezione dei fragili e continuità della vita sociale, spingendo in situazioni di folla il ricorso al tampone senza obbligare strettamente alla siringa (che non sembrano la stessa cosa e se ho ben compreso sono entrambi validi per il GP).

    Ma il lasciapassare ai vaccinati discrimina gli altri sulla base di una sicurezza presunta e/o parziale del rimedio: vero, ma da chi si è vaccinato con un po’ di coscienza mi aspetto che ciò non porti subito all’abbandono di banali minime precauzioni. Molti critici del GP sostengono che tanto il vaccino non frena l’infezione, ma è un altro assunto parziale, fondato più su titoli sensazionalistici che sui dati, che sembrano dire altro: il vaccino abbassa un tot la contagiosità.

    Ovvio su tutto pesa il trascorso su cui richiama WM1… rispetto alle insanie degli scorsi mesi, l’obbligo indiretto a vaccini/test sembra meno indigesto. Si configura una compressione della scelta, un’alternativa sbilanciata, ok. Ma le differenze fra confinamento/coprifuoco indiscriminato e un pass mirato a specifici contesti, io le vedo. E non penso che “tenere aperto” oggi sia solo un favore a confindustria.

    Non riesco inoltre a sovrapporre controllo epidemico e controllo sociale tout-court, ritenendo il 1° un obbligo morale e materiale che non trovo lucido identificare col 2°. Parimenti non posso condannare il pass perché sul resto la gestione è stata cattiva o perché è l’ennesimo sacrificio per i cittadini: se il GP per me avesse senso, dovrei censurarlo perché la castrazione della corsetta non ne aveva?

    • —(conclude il precedente…sorry)—

      Ipotizzo questo sentire comune fra chi non condanna a priori il GP, ma non sogna neanche un obbligo vaccinale de iure (non mi pare più democratica come alternativa)… dove sbagliamo?

      Se il racconto è tossico e melmoso, si può spezzare la catena senza sporcarsi le mani?

      Si può risolvere pensando che la campagna culturale, che forse quasi tutti su questo blog sentiamo necessaria per fugare le paure più irrazionali e sgombrare il campo da storture mediatiche varie sul tema, debba farla lo Stato (e chi ci crede?), mentre chi si sente coinvolto e impegnato può limitarsi a vaccinarsi se lo vuole e quasi ignorare cosa fa il prossimo?

      • Continuiamo a non capirci, temo.

        Devo dirlo, io non ho fiducia che in queste circostanze si riescano a scardinare i dualismi, le alternative infernali, i tanti micro-TINA che ci sono stati imposti. Le dicotomie e i binarismi si insinuano a ogni piano del discorso e si riaffermano a ogni tentativo di accantonarle.

        Se dico che il green pass è in buona sostanza un obbligo vaccinale de facto, tramite il quale lo stato può per l’ennesima volta scaricare ogni colpa verso il basso, non sto implicitamemte esprimendo una preferenza: sto descrivendo una strategia del nemico, la *sua* preferenza per un’opzione anziché per un’altra. Capirai che se mi sento rispondere tipo: “per te sarebbe forse da introdurre l’obbligo de iure?”, mi cadono le braccia. Pazienza.

        Io sento davvero di non avere la forza e le parole, hic et nunc, per far capire che il green pass (il suo concept, i suoi modi e tempi, le proibizioni che introduce, la propaganda tambureggiante e violenta che lo impone) è in continuità con le politiche emergenziali che qui su Giap abbiamo cercato di sviscerare e criticare.

        D’altronde, come potrebbe essere in discontinuità, se la classe dirigente – politica, economica, burocratico-medica e mediatica – che lo impone è in tutto e per tutto la stessa, lo stato d’emergenza è lo stesso, l’interesse a mantenere lo stato d’emergenza permane, la colpevolizzazione del cittadino prosegue imperterrita ecc.?

        Purtroppo lo *spettacolo* della sua discontinuità è abbagliante, la sua luce è troppo violenta, i piccoli lumi che le “armi della critica” difendono e tengono accesi non solo non possono competere, ma non si vedono proprio.

        Forse si scrive, ahimè, principalmente per testimonianza. Si scrive sapendo che sul breve-medio periodo se ne ricaverà soprattutto frustrazione. Si scrive per ipotetici posteri, perché vedano che qualcuno ci aveva provato, a dire un’altra cosa. Posteri non necessariamente remoti, però: si scrive per il conflitto sociale dispiegato che verrà, si scrive scommettendo su movimenti moltitudinari che potrebbero anche essere dietro l’angolo, a cui le dette armi della critica, e anche solo una testimonianza di alterità, potrebbero servire.

        • @WM1: Se ho capito bene il tuo punto é che quale che sia lo strumento, questo é stato scelto dal potere e ne segue le logiche. E poiché le persone nella stanza dei bottoni sono sostanzialmente le stesse, il nuovo strumento sará in perfetta continuitá con il modo in cui i precedenti strumenti (lockdown, etc.) sono stati usati e sará consistente con la narrazione messa in campo.

          Mi sorge allora una domanda: perché é stato scelto il GP e non l´obbligo vaccinale de iure? Non penso che il GP permetta di scaricare in basso piú di un obbligo vaccinale. Quale sarebbe il reale vantaggio? Oltretutto il de iure sarebbe facilmente giustificabile a livello propagandistico. Tipo: siamo in situazione di emergenza e giá comunque molti vaccini sono obbligatori; oppure: anche mettere la cintura é obbligatorio e nessuno si lamenta. Roba cosí per capirci.

          • @alessio

            A me sembra una modalità tipica del modello di governance neoliberale. Lo Stato, anziché intervenire direttamente (de iure) crea un sistema di incentivi e disincentivi e lascia agli individui la “scelta”. C’è una componente ideologica (meno Stato più Mercato… inteso non solo come meccanismo di scambio ma proprio come meccanismo di governance dell’intera società) e c’è una componente pragmatica: nell’arco degli ultimi 40-45 anni le istituzioni pubbliche hanno scelto deliberatamente di gestire la complessità del mondo globalizzato tirandosene fuori il più possibile, abdicando in sostanza alla loro funzione *politica*.

            Ci sarebbero un sacco di cose da dire su come questa trasformazione ha cambiato profondamente le dinamiche del dissenso (incluso il dissenso contro lo stato d’emergenza) plasmandole di fatto a propria immagine e somiglianza, ma sarebbe un discorso lungo, probabilmente off topic, e probabilmente sgradito da queste parti, visto il frame che si è consolidato. Così come ci sarebbe un sacco da dire su come le dinamiche del dissenso riescano ancora divincolarsi da quella logica quando “tornano a casa”, ossia si ricollegano in modo solido con i filoni storici delle lotte di sinistra (lavoro, diritto a sanità e istruzione, lotta contro le discriminazioni ecc.)… ma a quanto pare ormai si è deciso che la sinistra è sparita, per cui anche qui pace e bene.

        • Si scrive per lo stesso motivo per cui Karl Liebknecht si oppose, lui solo, ai crediti di guerra nel parlamento tedesco. Si scrive per “salvare l’internazionale” quando tutti vogliono che si salvi la nazione.

          p.s. Siccome viviamo in tempi bui, in cui l’esposizione prolungata al doppio legame schizogeno ha distrutto quasi completamente la capacità di cogliere i diversi piani di intreccio tra linguaggio e metalinguaggio, mi tocca specificare che la mia, qua sopra, è un’allegoria aperta, che non c’è nessuna corrispondenza 1-1 tra personaggi, campi, temi. Si tratta di una risonanza, in cui ciò che risuona è la necessità di parlare chiaro e onesto, per difendere un metodo, un’attitudine, un’aspirazione.

        • WM1 forse ci capiamo più di quanto sembri, e semplicemente non siamo d’accordo su alcune letture?

          Senza troppo personalizzare, ma se ti riferivi a quanto scrivevo sopra, posso solo dire che comprendo come uno strumentale binarismo stia sempre pericolosamente sotto il letto, e non ho mica scritto né pensato che tu propenda per l’obbligo de iure, dai…

          Ciò che intendo più in generale è che questa ennesima dicotomia, da te stesso usata per contestualizzare la scelta governativa del pass (svelando continuità con la cornice dello “scarico”, del capro espiatorio, del non c’è alternativa) è invece a mio avviso un po’ meno assimilabile alle precedenti di quanto si affermi. Se può anche esserlo nelle intenzioni dell’autorità, non lo è in concreto per alcuni dettagli non trascurabili: il contesto non mi pare identico, adesso ci sono sti malebenedetti vaccini, che prima non c’erano e che qualcosa di buono portano (mi pare che su questo siamo d’accordo). E ci sono esperienze positive di resistenza alla morte civile e culturale basate, fra le altre cose, su test frequenti (almeno io ne ho viste e trovate utili, e giuro sposate da spiriti anche opposti nella lettura della pandemia) perché la rogna esiste ancora e credo pochi qui pensino sia tutto un ricatto basato sul nulla.

          Una certa fetta di chi è possibilista sul pass valuta l’ipotesi che il dispositivo vada a incentivare vaccini e tamponi, senza blindare il braccio a nessuno. Ingenuità che agevola de facto coercizione surrettizia? Forse, ma vorrei davvero capire se e perché si rifiuta questa eventualità e finora non ho letto argomenti molto convincenti.

          Ho solo la sensazione – non che ci metta la mano sul fuoco eh – che un pass finisca per spingere queste due attività che a mio modesto avviso sono in questa fase socialmente proficue, vaccini e test. Si discuta ogni dettaglio, si agevolino le alternative (per es. tamponi gratis a chi non potrebbe permetterseli) ma non cadiamo nella dicotomia speculare per cui chi è stato magari critico con tante mosse precedenti, ma il GP lo contempla, è per forza un automa del potere.

          Ci hanno preso per sfinitezza? Sarà, ma mi guardo bene dall’additare come colpevole e irresponsabile il prossimo che ha un diverso sentire, o il non vaccinato come un untore. Fra i possibilisti del GP vedo tanti che non hanno alcuna ossessione di rimuovere malattia e morte dall’orizzonte, né voglia di vivere in una bolla o in una ruota da criceto, forse non credono (e io con loro) sia proprio tutto uguale a un anno fa

  47. Confesso di non essere riuscito a leggere il dibattito per intero ma pur condividendo molte delle critiche espresse riguardo alla gestione della pandemia rimango persuaso del fatto che il green pass sia uno strumento utile per obbligare la gente a vaccinarsi e ottenere così l’impunità di gregge. Scandaloso ritengo sia che miliardi di persone non abbiano la libertà di scegliere di vaccinarsi e che di fronte a questa situazione non si possano toccare i diritto di proprietà delle multinazionali. Leggevo sul Manifesto che Cuba ha messo a punto due vaccini, da quel che ho capito non presentano particolari difficoltà di produzione, sembrano efficaci, uno prevede una terza dose che può essere somministrata anche a chi a fatto uso di altri vaccini e se ho ben capito Cuba cede i diritti gratuitamente. Le persone con cui mi è capitato di parlare non ne sanno niente. Ho le traveggole (possibilissimo) o si disvede perché tanto non c’è niente da fare?

  48. Mi accorgo di non avere sviluppato tutti gli strumenti critici che è meglio avere in situazioni come quella attuale. Penso che chi avverte un profondo disagio incarni una forma attuale di Cassandra, una notoriamente poco ascoltata.
    Direi che tanti passi compiuti dai poteri sempre più globali che ci governano ci hanno portato ad un punto più pericoloso, per gli abitanti del primo mondo, rispetto agli stadi precedenti.
    Punto pericoloso perché siamo distratti e soli e non riusciamo più a comunicare, a capirci mentre comunichiamo, attenti ad ogni parola o segno sbagliati.
    Da un anno e mezzo dovremmo vivere terrorizzati da qualcosa che, per altri, lontani da noi e meno viziati, è solo un piccolo spauracchio da aggiungere ad altri, molto più reali ed incombenti.
    Sembra, qui nel primo mondo e in Italia con declinazioni particolari, di vivere sotto ipnosi, in un incubo creato da chi ha in tasca la soluzione.
    Mi chiedeva un anno fa mia figlia di lontano se da noi c’erano i mucchi di cadaveri nelle strade, da come percepiva la realtà da dove si trovava, attraverso i media. No, tesoro, tranquilla, non è così. Insieme al senso della vita, e della realtà, abbiamo perso il senso della salute e per questo siamo facili prede, visto che l’attacco è arrivato non da un versante politico, ma sanitario, di un grande ricatto. Siamo troppo scaltri per quel che riguarda altre cose, per cadere nel ricatto, ma il concetto di salute l’abbiamo perso per strada e allora è facile essere attaccati da quel versante. Essere attaccati per fare preda, bottino. Direi che abbiamo dormito, ed è qualcosa che nella giungla non si può fare serenamente, ci vuole qualcuno che stia sveglio a guardare cosa arriva, da che parte arriva. Si direbbe, qui, che si voglia distruggere quella, ormai, parvenza di sanità pubblica che abbiamo per sostituirla con la medicina unica per tutti, il vaccino. Il vaccino non lo paghiamo direttamente, lo paghiamo con le tasse, mentre il tampone lo paghiamo in contanti. Le cure, per i malati, ce ne sono di tanti tipi, non vengono nemmeno prese in considerazione. Il pass verde è particolarmente odioso rispetto al lavoro, altro che bar o ristorante, perché davvero coercitivo. Che metodi! Viene da chiedere: e poi?

  49. Buonasera, è il mio primo post qui e ne approfitto innanzitutto per ringraziare i Wu Ming per lo spazio salvifico che hanno offerto sin dall’inizio della pandemia. Ho letto con interesse tutti i vostri post e vorrei esprimere la mia opinione. Per quel che mi riguarda, trovo il Green Pass uno strumento mistificatorio e pericoloso, a partire dal nome. Cosa ha a che fare con questo lasciapassare sanitario l’aggettivo “Green”? Mi pare assolutamente nulla. Crea anzi un rapporto molto ambiguo tra significato e significante, alludendo ad un settore economico molto in voga e rassicurante, per una certa fetta di cittadinanza. In realtà trovo che crei gravi discriminazioni, e che accettandolo esse aumenteranno con il tempo, in quanto:
    – rimanda al cittadino una responsabilità che lo Stato ha paura ad assumere;
    – impedisce a chi cerca di esercitare il diritto della libera scelta di avere una vita – e pertanto lo pone sotto ricatto;
    – divide la popolazione in bravi e colpevoli, creando l’ennesimo capro espiatorio;
    – prepara i prossimi scenari narrativi con cui motivare eventuali peggioramenti della situazione sanitaria.
    Ritengo poco valida la consueta obiezione “se non vuoi fare il vaccino puoi fare il tampone”. Il problema è che i tamponi costano, e implicano un notevole dispendio di denaro. Se la scelta fosse stata tra vaccino e tampone gratuito, no problem: il lasciapassare l’avrei trovato sensato. Anzi, il tampone mi pare anche molto più sicuro del vaccino per accertare che durante un certo evento ci siano rischi ridotti.
    Faccio presente inoltre che l’asticella discriminatoria è già stata sollevata ulteriormente: ipotesi vaccinazione per i bambini, pena la DAD. Ipotesi vaccinazione obbligatoria per entrare nei luoghi di lavoro, pena il licenziamento. Ad oggi sono proposte, ma intanto se ne discute. Ma è veramente è possibile accettare questo ricatto per i bambini e per i giovani? Non ho figli, ma sono insegnante, e mi sembra l’ennesimo modo con cui stiamo scaricando su di loro oneri e rischi che sarebbero i nostri, anziché proteggerli.
    Ritengo pertanto il GP così concepito inaccettabile quando addirittura esso si inserisce in un contesto di paternalismo, soprusi e narrazioni distorte che va avanti da un anno e mezzo.

    • Sono anch’io desolata (e stupita) per il modo in cui la sinistra recepisce il GP e le proteste, su alcune testate addirittura con toni denigratori e aggressivi nei confronti di chi protesta. Credo sia un errore madornale non ascoltare il dubbio, la confusione, la percezione di subire una violenza. E non parlo di chi è “complottista”, ma di chi ha il cuore a sinistra e vorrebbe tutelare ciò in cui crede. È un problema il fatto che le piazze si siano svegliate solo ora con il GP? Meglio tardi che mai. Bisognava svegliarsi ben prima, rifiutare i lockdown così gestiti, la narrazione imposta, la mancanza di investimenti nella sanità, nella scuola, nel lavoro, la mancanza di tutele per gran parte dei lavoratori… Ma queste cose vanno spiegate mentre si lotta assieme. Il malessere va intercettato, va compreso, non giudicato in maniera sprezzante. La piazza in difesa di un diritto deve a mio avviso divenire il luogo per un nuovo dialogo, una nuova costruzione. Oggi si protesta in massa per il GP, domani per gli operai della Whirpool di Napoli, dopodomani tutti assieme perché ai ragazzi sia garantita un’istruzione in presenza sicura e senza ricatti. Questa per la sinistra potrebbe essere una grande occasione, e invece la sta lasciando, come sempre, alle destre, e tanto più ciò è grave in quanto il momento storico segna una generale regressione delle democrazie.
      Un’ultima osservazione, un punto che è stato sollevato ma forse non abbastanza, se non in queste parole di Cugino_di_Alf che mi sento di ribadire:
      “Se per disgrazia con l’autunno dovesse riprendere la famosa quarta ondata, il lavoro “sporco” di mobbizzare, isolare, rendere la vita impossibile ai non vaccinati lo faranno parenti, colleghi e vicini di casa, in uno scenario stile DDR. Ditemi voi se questa è una cosa che chiunque (da destra o soprattutto da sinistra) dovrebbe trovare auspicabile!”
      È già così. Ho già sentito, con le mie orecchie e tramite numerosi racconti di terzi, di forti pressioni, anche manipolatorie e psicologicamente violente, tra “amici” e sui luoghi di lavoro. E ancora il DL non entra in vigore.

  50. Forse ci capiamo più di quanto sembri, e semplicemente non siamo d’accordo su alcune letture?

    Senza troppo personalizzare, ma se ti riferivi a quanto scrivevo sopra, posso solo dire che comprendo come uno strumentale binarismo stia sempre pericolosamente sotto il letto, e non ho mica scritto né pensato che tu, wm1, propenda per l’obbligo de iure, dai…

    Ciò che intendo più in generale è che questa ennesima dicotomia, da te stesso usata per contestualizzare la scelta governativa del pass (svelando continuità con la cornice dello “scarico”, del capro espiatorio, del non c’è alternativa) è invece a mio avviso un po’ meno assimilabile alle precedenti di quanto si affermi. Se può anche esserlo nelle intenzioni dell’autorità, non lo è in concreto per alcuni dettagli non trascurabili: il contesto non mi pare identico, adesso ci sono sti malebenedetti vaccini, che prima non c’erano e che qualcosa di buono portano (mi pare che su questo siamo d’accordo). E ci sono esperienze positive di resistenza alla morte civile e culturale basate, fra le altre cose, su test frequenti (almeno io ne ho viste e trovate utili, e giuro sposate da spiriti anche opposti nella lettura della pandemia) perché la rogna esiste ancora e credo pocho qui pensino sia tutto un ricatto basato sul nulla.

    Una certa fetta di chi è possibilista sul pass valuta l’ipotesi che il dispositivo pvada a incentivare vaccini e tamponi, senza blindare il braccio a nessuno. Ingenuità che agevola de facto coercizione surrettizia? Forse, ma vorrei davvero capire se e perché si rifiuta questa eventualità e finora non ho letto argomenti molto convincenti.

    Ho solo la sensazione – non che ci metta la mano sul fuoco eh – che un pass finisca per spingere queste due attività che a mio modesto avviso sono in questa fase socialmente proficue, vaccini e test. Si discuta ogni dettaglio, si agevolino le alternative (per es. tamponi gratis a chi non potrebbe permetterseli) ma non cadiamo nella dicotomia speculare per cui chi è stato magari critico con tante mosse precedenti, ma il GP lo contempla, è per forza un automa del potere.

    Ci hanno preso per sfinitezza? Sarà, ma mi guardo bene dall’additare come colpevole e irresponsabile il prossimo che ha un diverso sentire, o il non vaccinato come un untore. Fra i possibilisti del GP vedo tanti che non hanno alcuna ossessione di rimuovere malattia e morte dall’orizzonte, né voglia di vivere in una bolla o in una ruota da criceto, forse non credono (e io con loro) sia proprio tutto uguale a un anno fa

  51. Intanto da domani mio figlio maggiore resta fuori dai locali al chiuso, mentre io, sua madre e suo fratello minore possiamo entrare. Il primo risultato del GP è discriminare chi non si ammala (ma potrebbe essere contagioso) in piena continuità con le politiche pandemiche viste fino ad ora. Chissà quanto ci metteranno in India a somministrare 2,6 miliardi di dosi e dare il GP a tutti… E in Indonesia? Se spostiamo lo sguardo dall’Europa, come suggerisce tuco, la discriminazione appare ben più plateale e il passaporto verde ben più tragicamente ridicolo che a queste latitudini.

    • Penso sia una domanda retorica, tuttavia si può stimare: ai ritmi attuali l’India ci metterà circa un anno a vaccinare tutti con ciclo completo, l’Indonesia circa un anno e mezzo, sempre con ciclo completo. Come in Europa poi non tutti vorranno vaccinarsi, e una volta completati i cicli di vaccinazione in altre aree, i ritmi potrebbero aumentare per maggiori disponibilitò di dosi (l’India è il primo produttore mondiale di vaccini, comuque), quindi potrebbero finire anche prima.
      Sono più o meno i tempi che si stimavano per l’Italia quattro/cinque mesi fa. Quindi un’altra stima -più ottimistica- potrebbe vedere la fine dei primi cicli completi di vaccinazioni in quei Paesi entro 6-12 mesi dopo che sarà avvenuta in Europa.

    • Lo Stato in questa fase dovrebbe migliorare la capacità e l’offerta di test. Se c’è un aspetto esecrabile per me è proprio che una mossa controversa come il pass non sia accompagnata da un forte piano di testing, possibilmente in cooperazione e stretta sinergia territoriale con esercizi, organizzatori di eventi etc. WM4 sempre che io non abbia frainteso, il tuo figlio maggiore può oggi stesso effettuare un tampone (15 euro in Emilia Romagna in qualsiasi farmacia, dai 10 ai 20 in altre regioni, ma pare scenderà) e cenare con voi al chiuso nelle 48 ore successive, che a spanne vuol dire anche 3 sere di fila.

      Resta una discriminazione, è oggettivo: ma mi chiedo qualora il test fosse gratuito e di più facile accesso, questo ti farebbe un po’ cambiare idea? Perché in questo caso forse la protesta andrebbe indirizzata sulle modalità e sui dettagli, per pretendere un approccio più responsabile e inclusivo da parte delle autorità.

      Mentre se neghiamo il principio del pass in sé ho l’impressione che si finisca col negare anche le possibilità di mitigare gli effetti deleteri e richiamare lo Stato a queste responsabilità concrete, mollando il campo della protesta ad altri che si oppongono al pass in oggetto più strumentalmente e che fino a stamattina tifavano per le onde contro altri e più disperati sans papiers

      • Negare il principio del pass in sé…non so nemmeno cosa significhi, davvero.
        L’anno scorso mi hanno fatto una testa così perché i bambini erano superinfettivi killer che non si ammalavano, li hanno anche tenuti a casa da scuola e segregati in casa per un tot, ma da domani per loro il GP non vale. Ne deduco che o l’anno scorso mi hanno mentito o adesso lo stato sta applicando un principio che suona così: “Siccome c’è la possibilità di vaccinarsi, se vuoi entrare in certi posti devi essere vaccinato, a prescindere dal fatto che tu sia infettivo o no. L’obiettivo è spingerti a vaccinarti col ricatto dell’esclusione perché in questi due anni ti abbiamo rifilato talmente tante cazzate che per forza non ti fidi più di nessuno”.
        Tra i suddetti posti a breve ci saranno anche i luoghi di lavoro, ovvero: lo stesso padronato che l’anno scorso ha finto le serrate continuando in realtà a far lavorare i dipendenti, oggi vuole impugnare il GP come lasciapassare. Ancora delle due l’una: o non gliene fotteva un cazzo della salute degli operai prima o gliene importa tantissimo adesso che ha uno strumento che responsabilizza i dipendenti al posto del datore di lavoro. In Francia la CGT il giochino l’ha sgamato e infatti chiama i lavoratori a fare resistenza al GP.
        Mi spiace, ma dobbiamo rassegnarci al fatto che le cose sono più complesse di come ci piacerebbe che fossero. Per tacere ancora dell’India…o dell’Africa.

        • @ WM4 credo che la narrazione «[…]ché i bambini erano superinfettivi killer che non si ammalavano,» non sia cambiata, anzi: è proprio per questa narrazione che si spinge sulla vaccinazione dei minori con il ricatto dell’esclusione sociale, per evitare la circolazione del Virus e delle relative Varianti.
          Non so te, ma io non lo trovo accettabile per motivi etici, come ho cercato di spiegare in altri commenti sopra e sotto, non sono d’accordo ad esporre i bambini ai seppur piccoli rischi reali o presunti che comporta questo vaccino senza ancora garanzie a lungo termine, per proteggere “la società degli adulti” e gli adulti che possono vaccinarsi in massa.
          Che l’effetto gregge si raggiunga con le vaccinazioni degli adulti, se basta.

          @ Camilla: quanto dici sotto è molto realistico. Si apre totalmente e a “largo spettro” (in passato per alcune minoranze era già così) alla discriminazione degli adolescenti in base ormai alle idee della famiglia di provenienza.
          E questo, oltre a essere intollerabile, apre anche un vaso di pandora di scenari uno più indesiderabile dell’altro, poiché l’iperbole che fai tu (“figli di Qanonisti”), sarà quella presa tal quale dal mainstream, senza nessuna sfumatura, per cui chi non deciderà di vaccinare i figli per (malinteso fin che si vuole, ma legittimo) “principio di precauzione” ed una propria etica, anche erronea o al limite egoista, sarà bollato come “Qanonista” tout court, ai limiti tra l’ignorante e l’insano di mente!

        • Il principio del pass in sé è che chi è vaccinato può e chi non è vaccinato non può. Quindi non significa niente. Perché quello che conta è il perché e il perché ancora non si è capito. Si è capito solo che sono tutti convinti che sia necessario, o meglio giusto, che non sarebbe proprio la stessa cosa.

          Se serve a incentivare le vaccinazioni, dovrebbero almeno darci la possibilità di valutare l’efficacia dello strumento. Anche per arrivare prima o poi a superarlo, a meno che non si pensi di andare avanti all’infinito.

          A che copertura vaccinale vogliamo/dobbiamo arrivare? A che copertura arriviamo con la gente già prenotata e semplicemente in attesa? Quanto ci vuole al ritmo attuale di consegna delle dosi? Boh. Però sappiamo che Al Bano e Carlo Cracco hanno grande fiducia nella scienza. Vuoi mettere?

          Se invece il pass serve a ridurre la circolazione del virus senza ridurre la circolazione delle persone, allora ci sono un po’ di incongruenze nella narrazione dominante.

          Prima, in assenza di vaccini, erano tutti assolutamente certi che per azzerare la circolazione del virus fossero sufficienti uno straccio davanti alla bocca, le mani piagate dall’abuso di detergente a base alcolica a emulazione del mago di Pietralcina, e il distanziamento. Adesso, con la maggioranza assoluta delle persone vaccinata, uno si aspetterebbe che a dover rispettare quelle sacre regole fosse la minoranza non vaccinata. E invece no! Sono i vaccinati a doverle rispettare, mentre per i non vaccinati non bastano più nemmeno quelle. Fra un po’ non potranno più nemmeno lavorare, quando appunto un anno fa era essenziale che rischiassero la vita anche per produrre cazzi di gomma.

          Ora, a me sta benissimo che se prima nessuno poteva andare allo stadio, per dire, adesso possa andarci solo chi ha il green pass. E’ una condizione per la riapertura di uno spazio altrimenti chiuso. Quello che non mi sta bene è che adesso possa prendere il treno solo chi ha il green pass, quando prima lo potevano prendere tutti indistintamente. Questa per me è discriminazione e basta.

          • Quando il vaccino non c’era prendeva il treno chiunque, vero. Avrebbero dovuto chiudere i treni a tutti? No, mi dirai. Forse era meglio testare un po’ di più? Io dico di sì.

            Ora ti dicono prendi il treno se hai anticorpi (da vaccino o da infezione) o se sei tamponato – quindi a essere onesti l’opzione ce l’hai, non è proprio corretto dire che non ci puoi salire.

            Poi che tale opzione ternaria ti sia invisa o che la si ritenga un’alternativa farlocca che traveste un malcelato obbligo vaccinale è più che legittimo, e anche verosimile.

            Io qualche vaga idea sul “perchè” del gp me la sono fatta e l’ho scritta, ma non riesco a discuterne puntualmente perchè si scivola sempre su altro.

            Sono d’accordo che non si dovrebbero chiedere cambiali in bianco ai cittadini e andrebbe tracciato un orizzonte temporale e/o di copertura.

            Ma non trovi un po’ sterile esercitarsi sulle arcinote incongruenze paragonando fasi oggettivamente diverse, quando il vaccino ovviamente neanche c’era ma per converso la contagiosità era più bassa? almeno a dar credito a qualcuno più dotto di me in tema varianze virali (potrei continuare ma mi annoio da solo).

            Formule come “erano tutti assolutamente certi” mi sembrano un po’ parossistiche.

            “Se invece il pass serve a ridurre la circolazione del virus senza ridurre la circolazione delle persone, allora ci sono un po’ di incongruenze nella narrazione dominante.”

            Ma tu credi possa farlo o no? Poni una questione piuttosto specifica e per me azzeccata, ma non suo capito se tenti davvero di cercare risposte.

            A mio avviso (=da quanto leggo, da quanto dice il mio medico, da quanto suggeriscono studi anche indipendenti che linko sotto) spingere le persone a vaccinarsi o testarsi sì, un filtro sui luoghi affollati frena la circolazione e rallenta la saturazione degli ospedali. Ma il pass spingerà davvero verso vaccini e test? Per me un po’ sì. Elimina il problema? Per me certo che no, ma forse frenerà alcuni effetti esponenziali in circostanze specifiche, permettendoci di vivere un po’ di più se, come mi auspico, porterà più vaccini e più test. Perchè non lo farà?

            • Estrapolando dai pochi dati a disposizione, il green pass pare stia avendo un effetto ben misero sull’adesione alla campagna vaccinale. Si stima ci sia stato un “boom” iniziale di prenotazioni equivalente a una giornata (fiacca) di somministrazioni (tra le 300.000 e le 500.000 in più), per poi tornare ai livelli precedenti. Numeri ben lontani dagli ormai famigerati milioni e milioni di italiani più o meno a rischio che non hanno ricevuto neppure una dose.

              Ora, visto che cerchiamo dei perché, a me piacerebbe sapere perché queste persone non si siano precipitate a prenotarsi. Potrebbero essere davvero tutte no-vax, irremovibili nel loro rifiuto del vaccino. O potrebbero essere in larga parte persone già prenotate e semplicemente in attesa del proprio turno. E io propenderei per la seconda ipotesi, come cantava Elio in Urna, perché anch’io sento un fetore nauseabondo. Quello della propaganda che pompa l’esitazione vaccinale e nasconde i problemi reali, in primis le consegne a singhiozzo delle dosi.

              Sia come sia, a meno che le cose non cambino adesso sotto la spinta del ricatto padronale benedetto dalla sinistra, il green pass, da questo punto di vista, pare proprio un’inutile forzatura.

              Quanto al resto, le condizioni di adesso e quelle di prima sono irrilevanti. Se è adesso che vale tutto pur di far vaccinare la gente, è adesso che il vaccino deve pesare più di qualunque altra cosa nel discorso. O comunque non può pesare zero.

              Avere tutti vaccinati sul treno sarebbe meglio? Certo. Ma in presenza di una maggioranza di passeggeri vaccinata – statisticamente – per come la vedo io è ridicolo considerare intollerabile il rischio rappresentato dai non vaccinati con mascherina, quando fino a ieri quella era la regola.

              • https://www.imperial.ac.uk/news/227713/coronavirus-infections-three-times-lower-double/

                (avevo scordato il link)

                Chiara la tua posizione. Non tutto mi torna, per es. l’esitazione in 40-50enni io la tocco con mano tutti i dì e nn ho nessun bisogno di pompe governative che me la gonfino. Ma certo i miei amici non necessariamente sono rappresentativi della nazione.

                “in presenza di una maggioranza di passeggeri vaccinata – statisticamente (…) è ridicolo considerare intollerabile il rischio rappresentato dai non vaccinati con mascherina, quando fino a ieri quella era la regola

                solo 2 cose: 1) su questa statistica a braccio non ci scommetterei, perchè ti basta scorporare per fasce d’età per scoprire che fra i 20 e i 59 anni (che a naso viaggiano un bel po’ di più degli 80ennni) non siamo ancora a copertura maggioritaria, anzi.

                2) fino all’altroieri gli indici di contagiosità dei ceppi circolanti erano un tot più bassi, ergo si stimava una copertura vaccunale necessaria inferiore. Per questo continuo a diffidare di paragoni ‘piatti’ fra fasi differenti, la situazione resta pur sempre in movimento – a meno che quella della delta non sia tutta una truffa, o una variante della truffa per chi lo ritiene.

                Infine chi è possibilista sul gp non credo puntasse tutto sul primo sprint da annuncio… Considerato che parte da domani mi pare prematuro cassare ogni ipotesi di boost prima ancora che sia valido!

                Concordo cmq che, di per sé, sto pass non aiuterà molto a ridurre la platea di esitanti, se non per forme di ricatto, come giustamente dici tu. Quello che serve è informare meglio, dare strumenti, includere piuttosto che escludere. Ma se facesse aumentare i test quello sì che per me ha senso.

                • A stamattina, risultano completamente vaccinati l’84,89% degli italiani ultrasessantenni e il 51,52% di quelli tra i 12 e i 59 anni. Quindi sì, è una considerazione statistica, ma no, non è a braccio. A questi peraltro si aggiungeranno a breve il 4,16% degli uni e il 13,41% degli altri, rispettivamente, che sono in attesa della seconda dose. Poi tutti gli altri già prenotati per la prima dose, che pare siano tanti, in particolare tra i più giovani.

                  Quanto all’esitazione della mia generazione – sono nato nel 1974 – anch’io conosco gente che non si è vaccinata e non intende farlo, ma sta di fatto che i numeri al momento dicono che il 68,6% nella fascia 40-49 e 77,7% in quella 50-59 hanno ricevuto almeno una dose. Non è roba da stropicciarsi gli occhi? Può darsi. Ma, come ho scritto in un altro commento, che numeri potevamo aspettarci, ragionevolmente? E’ una domanda vera. Io non lo so. Non mi risulta ci siano precedenti di una campagna vaccinale di queste proporzioni con cui fare confronti. Ma il 90% dei vaccinabili mi pare irrealistico, sinceramente.

                  • Anche perché se la questione dell’immunità di gregge è vera (e mi sembra irrealistico sostenere che tutti gli epidemiologi di ‘sto mondo si sbaglino) è inutile puntare al 90%.
                    A partire da agosto il numero di somministrazioni di vaccino si sta mantenendo costantemente sotto le 500.000/giorno, mentre per diverse settimane si era attestato sopra questa soglia (https://lab24.ilsole24ore.com/numeri-vaccini-italia-mondo/#).
                    Dunque, sembra che l’annuncio del GP non abbia, finora, provocato un aumento della corsa al vaccino. È possibile che da domani il trend si invertirà, ma non è detto.
                    È palese che il GP introduce una discriminazione, ma concordo con chi sostiene che questa esiste non tra chi vuole e chi non vuole, ma tra chi può e chi non può vaccinarsi (le persone prenotate ancora in attesa, quelle che devono ricevere il vaccino a domicilio o che devono riceverlo in ambiente protetto, quelle che per lavoro o per motivi di salute sono state costrette a rimandare la prenotazione acquisita, quelle che non sanno districarsi con la rete, i lavoratori vaccinati all’estero con sieri non riconosciuti dall’UE, ecc;). Al netto di questa discriminazione (che investe la più generale questione dell’inefficienza dello Stato) chi non vuole vaccinarsi o si vaccina e non scarica il GP, sceglie liberamente di sopportare i conseguenti disagi in nome di un principio per lui inderogabile. È una battaglia contro il sistema coercitivo, e ci sta tutta, l’importante è accettare le regole d’ingaggio (decise da uno Stato imbelle, ma così è se ci pare). Non includo in questo schema il no vax convinto che vaccino è complotto.
                    C’è poi un’altra questione, marginale rispetto a quella di principio, ma che ha la sua valenza: è una misura efficace? Secondo me è una misura disperata, ma soprattutto facile, e siccome problemi complessi richiedono soluzioni complesse, l’introduzione del GP è un provvedimento che rischia di produrre effetti poco significativi rispetto alla vaccinazione “volontaria”.
                    Faccio infine notare una cosa: il GP introduce un obbligo de facto. Ma senza sarebbe stato tutto rimesso alla responsabilità individuale, e questo avrebbe implicato l’ennesimo (comodo) scarico verso il basso. Siamo certi che, dal punto di vista della strategia politica, il governo dei migliori c’abbia azzeccato?

                  • “A partire da agosto il numero di somministrazioni di vaccino si sta mantenendo costantemente sotto le 500.000/giorno, mentre per diverse settimane si era attestato sopra questa soglia”

                    E’ un calo dovuto all’esaurimento delle dosi in molte regioni. Non è un dato significativo di per sé. Ci si barcamena fin dall’inizio tra la necessità di vaccinare più gente possibile e quella di garantire i richiami nei tempi prescritti – portati nel frattempo al limite estremo e forse anche oltre – avendo a disposizione un numero limitato di dosi.

                    In questo periodo si stanno facendo quasi soltanto richiami, dopo che per alcune settimane si sono fatte moltissime prime dosi.

                    Considera che ad esempio in Toscana – dove l’adesione è già altissima e non hanno mai neppure aperto agli under 16, per dire – le prenotazioni per tutti gli under 60 sono state bloccate in attesa di ulteriori consegne.

                    L’adesione pare essere molto superiore a quello che si evince dall’andamento delle somministrazioni. Ma tanto ormai non ha più senso nemmeno rilevarlo. Sappiamo bene quale sarà la narrazione che si imporrà. Qualunque risultato ottenuto dopo l’introduzione del green pass obbligatorio, sarà stato ottenuto solo ed esclusivamente grazie all’introduzione del green pass obbligatorio. L’abbiamo già visto con “il lockdown”, che ha vegliato su di noi per cinque mesi dopo la riapertura di maggio 2020.

        • Ciao Wu Ming 4, aiutami a capire (perdonatemi, a volte faccio fatica a starvi dietro),quando dici “o adesso lo stato sta applicando un principio che suona così: “L’anno scorso mi hanno fatto una testa così perché i bambini erano superinfettivi killer che non si ammalavano, li hanno anche tenuti a casa da scuola e segregati in casa per un tot, ma da domani per loro il GP non vale. Ne deduco che o l’anno scorso mi hanno mentito o adesso lo stato sta applicando un principio che suona così: “Siccome c’è la possibilità di vaccinarsi, se vuoi entrare in certi posti devi essere vaccinato, A PRESCINDERE DAL FATTO CHE TU SIA INFETTIVO O NO.”” stai sostenendo che il passaporto sanitario sia una misura tesa non a tutelare la salute, ma a discriminare chi non la pensa politicamente in un certo modo (infatti, mentre chi si vaccina non è detto che sia un pro-governo, chi NON si vaccina è per forza contrario o quantomeno scettico nei confronti non solo del vaccino, ma anche del governo)?

          @Cugino_di_Alf, grazie per il tuo commento del 3 Agosto in cui mi hai fatto notare che tipo di precedente costituisca il passaporto sanitario …illuminante.

          • Niente del genere, Rafal. Dico solo che la ratio dei decreti continua a sfuggirmi. Mi trovo davanti ai musei archeologici della Magna Grecia: io e mia moglie con la certificazione vaccinale possiamo entrare; nostro figlio minore (8 anni) può entrare senza alcuna certificazione né tampone, benché poco più di un anno fa ci avessero convinti che fosse il principale killer potenziale dei suoi genitori e di sua nonna e per questo gli abbiano fatto perdere mezzo anno scolastico; nostro figlio maggiore (15 anni), in perfetta salute, che ha il vaccino prenotato per il 21 agosto, non può entrare se non sottoponendosi a tampone. A conti fatti chi ci rimette è proprio lui, che non rischia di ammalarsi gravemente e ha pensato di aspettare il rientro dalle ferie per vaccinarsi. Ma in compenso può ancora entrare al supermercato semplicemente con la mascherina. E pure in chiesa, credo.
            Chi ci capisce qualcosa è davvero bravo.

            • Qualcuno ti risponderebbe che la vaccinazione sotto i 12 anni non è stata ancora autorizzata, quindi la situazione è questa e ce la facciamo andar bene per forza. Ma il punto è proprio che ce la facciamo andar bene, come per il discorso del treno che facevo in un altro commento.

              Prima tutti assembrati con la sola mascherina, con zero vaccinati, andava bene per forza, certo, ma andava bene. Mentre adesso, con il 57,8% della popolazione totale vaccinata, è come se anziché andar meglio andasse peggio, visto che un non vaccinato con la mascherina è un rischio che non ci possiamo più permettere. Il che a me pare semplicemente ridicolo.

              Comunque possiamo stare tranquilli. Da mercoledì Pfizer dovrebbe tornare a consegnare 3 milioni di dosi a settimana, quindi le somministrazioni dovrebbero tornare a salire. Ovviamente per merito esclusivo del green pass, ennesimo miracolo politico di fuffa trasformata in manna.

    • Questo aspetto secondo me è sottovalutato. Non so se sia il caso di tuo figlio, ma nel caso dei minori, secondo me il GP diventa più discriminatorio dell’obbligo vaccinale. Nonostante i pochi casi riportati dalla stampa in cui i minori si “ribellano” alla volontà genitoriale sui vaccini, è evidente che non ci si può aspettare che tutti i 14enni facciano lo stesso. A 14 anni il parere dei genitori su un tema del genere può benissimo diventare uno scoglio insormontabile. Perciò lo Stato sta paradossalmente vietando di entrare in biblioteca o al cinema ai 14enni i cui genitori credono a Qanon e ai microchip nei vaccini (esagero per farmi capire). Se poi facessero la stessa cosa con la scuola (DAD per i figli dei Qanonisti)… la cosa si commenta da sé.

    • Scrivo da una città in cui l’unica piazza è un centro commerciale per il cibo all’aperto. E’ di proprietà ma è il più bel luogo di ritrovo senza obbligo di consumo che c’è. Le strade sono occupate soprattutto da veicoli che impongono un loro allargamento. Sui bordi, come sempre, c’è molto altro ma insomma il modello dominante è quello di privatizzazione, individualizzazione e spettacolo della libertà di consumo o di chi può consumare VS chi deve ricevere aiuti. In breve viviamo in un luogo “incantato” perfetto per godere di ricchezze maturate altrove o per farle arrivare. In questo contesto, la vaccinazione è parte di una pragmatica del potere simile a quella di molte città europee. Anche qui, è associata primariamente alla creazione di una “bolla covid-free” per far ripartire il turismo oltre alla macchina burocratica innestata sugli aiuti “umanitari”. Altre economie non si sono mai veramente fermate, sono solo state deviate ed incanalate per un pò. Non è obbligatoria, ma molti lavoratori di ONG, hotel, ristoranti sono stati vaccinati. Gli altri sono in “divenire”. La vaccinazione è parte delle conversazioni quotidiane. Non siamo vincolati all’iniezione dei vaccini di compagnie farmaceutiche occidentali, ma la domanda “Tu con cosa ti sei vaccinato?” non è per niente neutra. Apre tutto un mondo di chiacchiere, complotti, analisi geopolitiche e relazioni per certi versi sorprendenti. Io, ad esempio, ho fatto il cinese e mi sono ritrovato tra i cattivi. Per alcuni la cellula depotenziata di raffreddore del gorilla che mi è stata iniettata è stata prodotta da un genocidio di gorilla. Ma volevo sapere che effetto faceva. I più “ammanicati” sono riusciti a rimanere puliti con i vaccini ad M-Rna americani, prodotti in laboratorio e che insegnano l’autodifesa. Pochissimi. Vera elite dell’elite. Il clan francese che sa sempre tutto in anticipo era invece in attesa di Astrazeneca. Già ipotizzava i passaporti vaccinali forse. Da notare che tra questi ho registrato casi di effetti collaterali. Alcuni si sono fatti fino a 10 giorni complessivi di febbri e stanchezza, una sorta di “pre-quarantena volontaria” stoicamente accettata per “viaggiare”. Si tratta comunque di effetti leggeri non conteggiati tra quelli più seri che pare riguardino, in Italia, 16 abitanti ogni 100.000. Insomma, al mio rientro in Italia, mi ritroverò come i cittadini di San Marino che si sono vaccinati con lo Sputnik; annosa eccezione per i generali Nato. A meno che non decida di bucarmi ancora.

  52. “WM4 sempre che io non abbia frainteso, il tuo figlio maggiore può oggi stesso effettuare un tampone (15 euro in Emilia Romagna in qualsiasi farmacia, dai 10 ai 20 in altre regioni, ma pare scenderà) e cenare con voi al chiuso nelle 48 ore successive, che a spanne vuol dire anche 3 sere di fila.” Ah che bella vita! Dovremo programmare qualsiasi cosa! La vita amministrata e non vissuta.
    Mi si perdoni il sarcasmo, ma io intravedo una lucida follia in tutto questo far di calcolo…percentuali, ore, euro, uno nessuno centomila…
    Cercate di trovare una soluzione al problema con gli stessi strumenti che continuano a generarne. Bombe a grappolo.
    Chiudo qui e vi saluto perché sto diventando insopportabile.

    • No, non credo che dovremo programmare qualunque cosa ad libitum ma personalmente sono stato solo contento quando mi si è detto che, per scongiurare ripetuti stop del teatro in cui lavoro (e conseguenti quarantene medievali su tutti i presenti) mi avrebbero proposto 2-3 test a settimana. Da allora i pochi positivi sono stati precocemente intercettati e curati, frenando effetti a catena (visti in precedenza) impattanti su decine di persone… il teatro ha continuato a vivere creando cultura e socialità.

      Chiederò ai miei colleghi (fra cui diversi si oppongono all’ago obbligato ma non ai test) se per loro è vita non vissuta – per me non lo è stata affatto. Continuiamo a testarci con accordo di sindacati, artisti e tecnici, anche da vaccinati, e sapere che tangenzialmente questo ha protetto da un’eventuale infezione nascosta per es. la mia compagna incinta (cui il vaccino è stato consigliato posticipare alcuni mesi), o la madre immunodepressa del collega, mi fa sembrare piuttosto sopportabili quei pochi secondi ogni tot di stecco sù per il naso.

      Mi sfugge come il controllo di un’epidemia possa fare a meno di numeri, calcoli e percentuali, che non esauriscono affatto il discorso nè rimuovono le cause (non l’ho scritto), però magari aiutano a vivere, incontrarsi e fare cose nonostante il virus… cose che possono essere un filo più ampie e sane del produci-consuma-crepa tratteggiato in qualche commento come pretesto unico di ogni misura anti-covid.

      Cmq non sono un esperto ma manco per niente, eppure non credo sia lo strumento-matematica a produrre il problema-epidemia, quanto l’azione complessa di sistemi, persone e biologia.

  53. Condivido lo scoramento di Morgana e di molti altri. Io, pur essendo vaccinata, non ho scaricato il certificato vaccinale per principio. Trovo sia una cosa aberrante e francamente non vedo alcun vantaggio nella finzione di vita a cui il certificato mi consentirebbe di partecipare allegramente, alla faccia di chi è escluso e discriminato, per mille altri motivi, senza poter esercitare il diritto di scegliere. Quando mi hanno imposto la quarantena, ho dovuto faticare molto per ottenere il tampone, da quel burocrate del mio medico, per dimostrare che ero negativa. A riprova del fatto che se c’è da imporre un divieto non c’è alcun problema, se c’è da tutelare un diritto invece…Io mi sono anche stancata però di partecipare a questa recita e di sentirmi appellare dagli antivaccinisti con lo stesso identico paternalismo del governo: ” ma come hai potuto fare il vaccino?, una persona in gamba come te…, ti sei proprio fatta fregare …” E molte altre amenità. Quando va bene. E senza che io mi prodighi in alcuna forma di propaganda vaccinale. Lungi da me. Vorrei uscire da questo incubo. Schiacciata in questa morsa e dare l’assalto alla diligenza, come nella migliore ” tradizione” fuorilegge. Tutto il resto è diventato insopportabile. Insopportabile è la distanza fra il pensare e l’agire. Mentre intanto ci massacrano come indiani nella riserva.

  54. Ah, e poi un’altra cosa, avviso ai naviganti: chi vuol essere protetto dagli effetti nefasti della malattia, qui, nell’occidente ricco,può mettersi al riparo senza cercare di convertire gli ” infedeli” e, come confermato da Alex JC* attraverso l’articolo che riporta il parere di Fauci, senza correre il rischio di essere un potente veicolo di trasmissione. Non possiamo accontentarci di questo? Non si può? Non si può estendere la vaccinazione, a titolo volontario e gratuito, a chi ne ha bisogno per non finire in terapia intensiva nei paesi impoveriti? Senza continuare a perpetrare il luogo comune capitalista che ci vuole eurocentrici tanto quanto siamo convinti di essere superiori? Ma questa globalizzazione come funziona? L’altro giorno la direttrice del Manifesto ha con sufficienza risposto ad un radio ascoltare che ” non si può fermare la globalizzazione”… Ma il non detto era: non si può fermare il capitalismo. Disconoscendo in un secondo e mezzo anni e anni di movimenti ” no global”. Perché in fondo la globalizzazione è legata solo ed esclusivamente agli interessi economici dei potenti. Quindi perché portare cure dove è giusto che crepino di fame? Tanto moriranno o per un motivo o per l’altro.
    (* Senza ironia, la tua migliore citazione finora è stata quella di Eddie Vedder, a dimostrazione del fatto che lavorare sull’ immaginario produce effetti molto molto potenti.)

  55. «Mi spiace, ma dobbiamo rassegnarci al fatto che le cose sono più complesse di come ci piacerebbe che fossero»

    Mi sembra che in antropolgia sia cosa risaputa che l’essere umano quando non trova risposte alla complessità essenzialmente re-agisce, come farebbe qualsiasi altra specie animale, seguitando però poi nel suo agire seguendo la “linea” dettata dalla prima reazione.

    Sono passati gorossomodo 15 anni da quando la stragrande maggiornaza della popolazione mondiale ha comiciato ad accettare il fatto che la socialità, ovvero ciò che stà alla base delle società umane, come inseganva Aristotele, venisse compressa, filtrate ed incanalata, attraverso piattaforme telematiche, verso interessi corporativi. “Entrando” in FB io accetto le condizioni che mi vengono imposte dal gestore della piattaforma. Questo è un rapporto di potere sbilanciatissimo e ricattatorio. Il GP introduce la condizionalità nella gestione delle libertà individuali. Tutto ciò è pericolosamente anticostituzionale.

    Lo spiega molto meglio di me il professor Ugo Mattei qui:

    https://www.radioradicale.it/scheda/644431/stati-di-emergenza-e-antidemocrazia-conversazione-con-il-professor-ugo-mattei?fbclid=IwAR319gbdAg3zAQ42p88YUka_F9HJ6atBo46ueWyiMBelTbqqBSQSL90TNIM

    Uno studio fresco di stampa qui:

    https://www.questionegiustizia.it/data/doc/2968/green-pass-e-costituzione-1.pdf

    Inoltre, la corte costituzionale Francese ha da poco approvato la tesserina verde.

    https://www.liberation.fr/societe/sante/le-conseil-constitutionnel-valide-le-pass-sanitaire-et-la-vaccination-des-soignants-mais-retoque-lisolement-obligatoire-20210805_LLLIRNBY3RBDDFUQ62MALZHPZM/?xtor=EREC-35-%5BAlerte_Lib%C3%A9_2021-08-05%5D-&actId=ebwp0YMB8s1_OGEGSsDRkNUcvuQDVN7a57ET3fWtrS-BZTnJXEpmvGJlVDNWkUHh&actCampaignType=CAMPAIGN_MAIL&actSource=510998&fbclid=IwAR0kA_pivXyU4w_UNTFZZBA44bkB1jEgM7Yjlf0YinW8II3kHdpWeP1jB5c

    Buon week-end.

  56. Segnaliamo:

    Sulla mobilitazione contro il lasciapassare: primi appunti

    https://ilrovescio.info/2021/08/01/sulla-mobilitazione-contro-il-lasciapassare-primi-appunti/

  57. Volevamo le classi scolastiche di 20 studenti. Volevamo nuove strutture, più ariose e areabili. Volevamo la reintroduzione del medico scolastico e trasporti pubblici potenziati per andare e tornare da scuola.
    Il governo ci dà il Green Pass obbligatorio (oggi per i lavoratori della scuola domani per gli studenti?) e guai a chi fiata. Mica vorremo compromettere il rientro in presenza, dopo avere criticato così tanto la DAD, no?
    Da “niente sarà più come prima” a “tutto sarà assolutamente come prima”. Almeno fino alla prossima pandemia.

  58. Segnaliamo:

    Noi, il vaccino e la pandemia: il green pass è davvero la soluzione? – di Livio Pepino

    https://volerelaluna.it/commenti/2021/08/06/noi-il-vaccino-e-la-pandemia-il-green-pass-e-davvero-la-soluzione/

    • Ottimo articolo di VolerelaLuna, lucida ed ampia analisi. In particolare mi soffermo su un punto che dall’inizio aveva incuriosito anche me, ma che viene poco sottolineato. “…la perdurante incertezza, dimostrata dalla stessa evoluzione della pandemia pur dopo l’attuazione di piani vaccinali molto estesi, circa l’efficacia del vaccino al fine di impedire la trasmissione del virus a terzi (condizione, quest’ultima, necessaria, per l’introduzione dell’obbligo, la cui legittimità è legata alla tutela della salute pubblica e non di quella di chi si sottopone al vaccino)”. E’ quello che mi chiedo anch’io: se il vaccino non dà sicurezza al 100% di blocco del contagio, come posso avere un green pass? Non dovrei cmq fare un tampone o un sierologico? Al di là delle perplessità giuridiche su questo greenpass, questa illogicità non è un chiaro segnale che il green pass è solo e puramente un modo per far aumentare il numero dei vaccinati? E a questo aggiungo: ma coloro che una volta vaccinati se ne strafottono di mantenere le misure di protezione al chiuso, non sono ugualmente condannabili e potenzialmente pericolosi (anche se statisticamente in misura minore dei non vaccinati) per la salute pubblica? E i vaccinati (e non sapere quanti ne ho sentiti) che una volta fatto il vaccino affermano tranquillamente che a vaccino fatto se gli viene febbre o raffreddore col cazzo che si fanno il tampone perchè altrimenti si devono fare due settimane di quarantena?? Io vedo una società completamente in balìa dello storytelling imposto dall’alto, abbandonata ad una deriva irrazionale e in preda ad istinti violenti e di clan, che lo Stato sta fomentando (non so quanto volutamente) con queste misure. Ultimo punto: ma quando si parla di numero di vaccinati (che poi in Italia sono abbastanza alti) perchè non si somma al numero di coloro i quali sono guariti e non hanno fino a prova contraria bisogno di vaccinarsi???

      • > E’ quello che mi chiedo anch’io: se il vaccino non dà sicurezza al 100% di blocco del contagio, come posso avere un green pass?

        Questo non ha senso, ed equivale a “se i sistemi di sicurezza non sono efficaci al 100%, com’è possibile svolgere qualunque attività”?

        È vero che la narrativa originaria, prima che venisse ripetutamente aggiustata fino a diventare qualcosa di diverso (e qui vorrei suggerire “Quando la Profezia non S’Avvera” di Festinger e compagni come importante “cassetta degli attrezzi”), era “la vaccinazione ci permetterà di eradicare il virus”.

        Ora la narrativa (suscettibile di ulteriori aggiustamenti) è “ci permetterà di renderlo equiparabile al raffreddore comune”, e fin qui mi pare coerente: mi pare che anche in preda al raffreddore comune nessuno sia mai stato cacciato da un museo o da una scuola.

        Resta da capire come si voglia giustificare il perdurare _sine die_ di pratiche mediche nella quotidianità anche nei locali e nelle comunità largamente immuni, quali quelle dove il green pass è richiesto.

        La risposta pare essere “perchè se no emergono le varianti”, cosa che suggerisce un ulteriore, imminente spostamento della narrativa verso “niente da fare, sarà per sempre Marzo”.

        Alcuni studiosi, peraltro, ritengono che si possa arrivare in tempi brevi alla stabilizzazione del virus, ma temo che la questione sia se si consolidi _prima_ la medicalizzazione della quotidianità.

        A mio avviso il rischio concretissimo è continuare a vivere nel modo attuale perchè il governante, la cui fame di tagli si espande come un gas, ha scoperto che medicalizzare il quotidiano e limitare la socialità può, anche in tempo ordinario, far risparmiare qualche soldino sulla sanità.

  59. Intanto, tra un video sulla gioia dei parenti della medaglia di bronzo olimpica nel lancio della zucca e un articolo sull’annoso problema della sabbia in mezzo alle chiappe quando si sta in spiaggia, Repubblica butta lì questa notiziola…

    “Il ministro della Salute Speranza mi ha riferito che, al pari dei ristoranti al chiuso, il Green Pass sarà obbligatorio anche nelle mense aziendali”, dice Andrea Orlando, ministro pd del Lavoro.

    Chissà con che orgoglio l’avrà detto Orlando, per il fatto di essere stato addirittura informato dei piani del governo di cui fa parte, su una questione che riguarda strettamente il dicastero di cui è titolare. Che persone a modo. E’ proprio vero che sono i migliori. Lo trattano come uno di loro.

    Ma soprattutto, complimenti al grande Bob Hope – quello triste – per aver trovato il modo subdolo di imporre il green pass sui luoghi di lavoro. Non siam mica qui nel governo per farci guardar dietro, noi di LeU.

  60. Personalmente ciò che davvero temo è la violenza di questo provvedimento, soprattutto in quanto sembra la deformalizzazione del “divide et impera”, divide tra amici, in famiglia, tra colleghi e francamente non voglio arrivare al punto in cui “there is no society”. Quello che realmente mi fastidia, al di là di questa violenza nell’imposizione del green pass, è che sembra che la libertà di scelta in Italia sia una prerogativa di chi ha i soldi: io non posso permettermi tre tamponi a settimana e dal 1 settembre non potrò entrare in università (scherzo, che ci provino solo a fermarmi), chi ha i soldi può permettersi di non vaccinarsi e continuare la vita di prima. È un parallelismo interessante anche, per esempio, con il coprifuoco: se io mi fossi preso una multa da 400 euro sarebbe stata una disgrazia, non oso immaginare per chi ha una famiglia da mantenere. Per altre persone 400 euro sono tipo i miei 10 euro. Insomma, le regole del lockdown valevano solo a seconda della tua classe sociale. Trovo insomma aberrante che avere libertà decisionale sul come disporre del proprio corpo diventi una questione di censo.
    Inoltre, avrei voluto che la popolazione venisse convinta a vaccinarsi con ratio, non con beceri ricatti (indubbiamente un po’ utopico), ma come puoi pretendere che una popolazione bombardata mediaticamente accolga con entusiasmo il green pass, soprattutto dopo che per mesi hai lasciato dire tutto e il contrario di tutto solo perché ti faceva molto comodo?
    Sostanzialmente, temo che questo modo di operare non si fermi al green pass. È sintomo infatti di un modo non sano di fare politica: lo stesso vaccino sembra ora diventato la panacea a ogni male dell’Italia. Il primo lockdown era stato interessante perché sembrava aver scoperchiato alcuni problemi strutturali e si stava pensando a soluzioni, ora tutto si risolve nella vaccinazione.
    Infine una considerazione sulla sinistra (che premetto essere il mio “schieramento”): al di là della scena politica (esiste una sinistra?), mi chiedo quanti siano pro green pass solo perché come misura è stata criticata da Meloni, Salvini, ecc… Sarebbe veramente ridicolo soprattutto perché darebbe credito e consistenza ad alcune delle critiche mosse dalla destra alle contestazioni della sinistra. Come diceva il famoso filosofo L. Spalletti: “tu dici che piove, che domani piove, che dopodomani piove, eh arriva il giorno in cui piove”. A forza di spararle insomma può capitare che dicano anche qualcosa di giusto. Scusate i refusi, ma è notte fonda.

    • Un elemento ricorrente che ho notato in questi mesi in molti commenti è l’evocazione quasi apotropaica de “la sinistra” come entità indefinita, monolitica, non altrimenti specificata, additata sistematicamente come responsabile dell’ennesimo imperdonabile tradimento, trasformata a conti fatti in arci-nemico simbolico. Una “sinistra” che viene dipinta in modo indiscriminato come “favorevole al Green Pass” e, più in generale, come completamente appiattita sulla linea governativa.

      Secondo me questo è uno degli aspetti più problematici del frame che si è consolidato qui su Giap da un anno e mezzo a questa parte, e mi dispiace che i Wu Ming per primi non si rendano conto di quanto sia insidioso (e potenzialmente pericoloso) assecondare un discorso di questo tipo.

      Questo, ad esempio, il comunicato di Potere al Popolo sulla questione Green Pass:
      https://poterealpopolo.org/green-pass-fallimento-stato/

      A scanso di equivoci, preciso che non sono iscritto a PaP e che il mio intento non è fare uno spot pro-PaP (della cui linea politica personalmente condivido molto ma non tutto), ma solo provare a bilanciare un attimo quel frame. A me non sembra affatto che un comunicato come questo corrisponda al ritratto a tinte fosche de “la sinistra” che ricorre in modo così sistematico… ma ognuno si farà la sua idea.

      • Dài, Stefano, la trasmutazione del “meglio tardi che mai” in riscrittura del passato lasciamola dove deve stare, cioè nell’arsenale retorico dello stalinismo. Che oggi si alzino voci contro il green pass va bene, ma non si può fingere che gran parte (non tutta ma gran parte) della “sinistra” in tutte le sue gradazioni non abbia aderito acriticamente alla logica di fondo dell’Emergenza, da #iorestoacasa – che siamo stati tra i pochissimi a denunciare da un punto di vista di classe, cercando anche di farne capire la natura diversiva e intimamente reazionaria – a oggi, senza farsi sfuggire alcuna espressione di virocentrismo, aderendo all’obbligo demente di mascherina all’aperto, accettando senza fiatare il coprifuoco, sparando cazzate (ancora oggi) del tipo “se ci diamo la mano uccidiamo un anziano”. Noi ci siamo sempre impegnati a linkare le prese di posizione meritorie, lo stiamo facendo anche in questo thread. Non è colpa nostra se nel corso dell’interminabile 2020 sono state pochissime (e vituperatissime) e ancora oggi si contano sulle dita di due mani.

        • A me non pare una “riscrittura del passato”. Ci muoviamo in un contesto inedito: cambiare idea, sfumare magari certe prospettive al mutare delle condizioni contingenti mi sembra legittimo – e no, non è questione di “meglio tardi che mai”.

          Non sempre le evidenze sono squadernate in modo così chiaro, non sempre è possibile dedurre conclusioni in modo netto e apodittico, tanto più che le esperienze umane e personali che ciascuno di noi ha vissuto (e vive tuttora) sono state (e sono tuttora) piene di difficoltà sul fronte dell’elaborazione individuale e collettiva. Non a caso in altri commenti parlavo di un “trauma” che fatichiamo anche soltanto a riconoscere come tale.

          Pretendere che tutto questo non si traduca in titubanze, incertezze, perplessità, percorsi ondivaghi anche a livello di gruppi o forze politiche che si trovano a mediare tra mille incognite e da posizioni di consenso ipermarginali(zzate), significa pretendere che tutto sia chiaro, dato e definito fin dall’inizio, e che si tratti quindi solo di aderire a un frame, presupposto come valido fin dal principio, e di perseguirlo fino alle ultime conseguenze.

          Un conto è se il frame è, semplicemente, che i meccanismi di mercato stanno scaricando il peso della pandemia sulle fasce più fragili della popolazione; su questo penso che chiunque, a sinistra, si troverebbe d’accordo. Ma se si scende più nel dettaglio e, nel farlo, non si media con la complessità il rischio è di consolidare meccanismi un po’ rigidi di etichettatura delle posizioni e dei percorsi di ciascun*. Non trovo casuale, a questo proposito, un uso a volte un pelino… poliziesco di appellativi come “virocentrico” e di “ratio-suprematista” in alcuni commenti, sul quale io qualche domanda me la porrei – fosse anche solo per non replicare le dinamiche di stigma incondizionato che dominano il campo opposto.

          In molti dei discorsi che ho letto e sentito “a sinistra” sinceramente non ho visto questo appecoramento così clamoroso sulla linea governativa, ma prospettive critiche differenti e in evoluzione. Questa contrapposizione tra “noi che abbiamo avuto ragione fin dall’inizio” e “loro che sono stati complici fino all’altro ieri” mi sembra pericolosa non solo perché esagerata, ingenerosa e in larga parte non vera, ma anche perché pone dei grossi problemi in prospettiva futura. Una volta che il frame “la sinistra è sparita, la sinistra fa schifo” si è consolidato a sufficienza, hai voglia a recuperare un percorso politico a sinistra… e non ce lo possiamo permettere in un momento come questo.

          • Lo so che i padroni di casa non saranno troppo contenti di questa finestra sulle miserie dei social, ma ti faccio presente che proprio in questo momento su Twitter ci sono esponenti assortiti dell’allegra compagneria con cui bisognerebbe costruire chissà cosa a sinistra, che dicono cose allucinanti sui Wu Ming perché un simpaticone ha postato la prima parte – e ovviamente solo quella – di questo commento di Wu Ming 4:

            https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/07/come-rapportarsi-alle-grandi-mobilitazioni-contro-green-pass-et-similia-alcune-indicazioni-dalla-francia/#comment-43801

            Vedi tu se il problema può essere la distinzione che operano i Wu Ming, ammesso e non concesso…

            • È la mossetta sporca che fanno da un anno e mezzo: lo screenshot tagliato (e a volte anche ricucito) ad hoc usato sui social a scopo diffamatorio, senza un link alla discussione originale, in modo che sia più difficile verificare e accorgersi che la suddetta mossetta è sporca. Segue coretto pavloviano atto a mostrarsi “sinistra responsabile”: “Brrrr che fine hanno fatto i Wu Ming” e bla bla bla. A noi non fa più né caldo né freddo, siamo da tempo giunti alla conclusione che qualunque cosa venga scritta nelle diatribe social è squalificato e squalificante per il contesto stesso in cui appare, ovvero privo di valore. O meglio: non ha valore sotto l’aspetto dei contenuti, ma ha valore nell’accezione capitalistica, valore per i padroni delle megapiattaforme, nel contesto del modello di business basato sull’incentivo a produrre dati per il capitalismo della sorveglianza. Il problema sono però le subalterne logiche di branco di una “sinistra” perbenista, le cui posizioni sono indistinguibili da quelle di Repubblica, dedita a “ridanciani” linciaggi, virocentrata e morta di gamification e FOMO (tossica di social). Che puoi mai farci ormai, con una “sinistra” così? L’unico modo per ricominciare a ricostruire faticosamente qualcosa di minimamente sensato è lasciarla perdersi.

              • Tra parentesi, non si capisce quale sia davvero il problema, ovvero l’accusa, se non un’agghiacciante sorta di blasfemia vaccinale.

                Uno dice che dovrebbero spiegarvi in che situazione ci troviamo. Sarebbe a dire che non si scherza su queste cose? E in effetti un altro lo dice proprio, che certe cose non si dicono pubblicamente. Mah.

                Un altro si è offeso in quanto malato oncologico. Ma poi ha più o meno ammesso che gli state sul cazzo e basta.

                Un altro parla della visione del cancro come brutto male contro cui si è impotenti e dell’übermensch puro che sopravvive al resto dell’umanità. Vabbe’…

                Gli altri commentano l’evidenza di non si sa bene cosa.

                Ma come faranno a camminare ancora sotto il peso di tutto ‘sto cazzo di moralismo?

                • Uscire da Twitter due anni fa, disintossicarci, gettare uno sguardo distaccato sui dieci anni spesi là sopra e vedere quanta vita avevamo sperperato (io in particolare), quanto vicini eravamo andati all’autoconsunzione, quanto schiavi degli algoritmi eravamo diventati nonostante l’autidisciplina da “sperimentatori” che ci illudevamo di mantenere, tutto questo è stato necessario per non crollare. Al tempo stesso è stata un’esperienza – quella del disintossicarci – tanto riabilitante quanto umiliante. Se ne esce determinati a non ricascarci e al tempo stesso con meno autostima per l’esserci cascati in the first place. Penso capiti a tutti i tossici che smettono, di qualunque cosa si fossero intossicati.

                  Ad ogni modo, sapevamo che pur essendocene andati saremmo stati comunque tirati in ballo, che frotte di persone avrebbero fatto a botte con l’immagine di noi contumaci. Bisogna imparare a fottersene. Abbiamo imparato la lezione, la cosa va a ondate, sono tsunami dentro bicchierini da liquore, scoppi di conformismo effimeri e del tutto prescindibili. Questo per quanto riguarda i presunti danni che ne trarremmo. Però continua a essere necessaria una riflessione su quanto quei meccanismi siano pervasivi e distruttivi per la possibilità stessa di discutere, ragionare insieme, agire insieme in modo sensato.

                  • Per chi non avesse capito di cosa stiamo parlando: da alcune ore su Twitter – non saprei dire se succede anche su Facebook ma è molto probabile – si è scatenato l’usuale “quarto d’ora di odio”, stavolta contro Wu Ming 4, che qui su Giap avrebbe… invitato a non vaccinarsi perché il vaccino fa venire il cancro.

                    Fa ridere perché noi tre non abbiamo mai avuto alcuna “vaccine hesitancy”, abbiamo ricevuto tutti la nostra brava seconda dose di Pfizer, il campo opposto (anche qui su Giap) ci ha sempre accusati di essere troppo provax e addirittura “nazivaccinisti”, e ne La Q di Qomplotto vengono smontate le principali fantasie di complotto sui vaccini, pre-Covid e post-Covid (di cui però si mettono in rilievo i nuclei di verità, e soprattutto senza demonizzare chi ci crede).

                    E allora su cosa fa leva quest’ennesima
                    pseudocampagna?

                    È un caso da manuale, uno schema ormai classico da quando abbiamo cominciato a criticare le logiche dell’Emergenza pandemica. Un paradosso presentato come tale, praticamemte uno spunto letterario contenuto nel primo commento di WM4 in questa discussione è stato isolato e tagliato, screenshottato e diffuso – senza link al contesto originale – per aizzarci contro le solite coorti di indolenti odiatori. Ovviamente, nessuno/a di costoro che cerchi il minimo riscontro, che si fermi un solo istante a pensare. La compulsione a gettare il proprio sasso ha la meglio su ogni altra tendenza. Sembra davvero una situazione idealtipica, perfetta per il nostro post “L’amore è fortissimo, il corpo no” (dicembre 2019).

                    In prima fila, e ormai non ci stupisce più e venirne informati, ci sono ex-commentatori e commentatrici di questo blog, verrebbe anche da dire ex-amici, che dall’inizio dell’attacco di panico generalizzato (febbraio-marzo 2020), vuoi per la pressione a conformarsi tipicamente social, vuoi per repentina fine di una lunga ipocrisia, sono diventati nostri detrattori a getto continuo.

                    Come detto sopra, sono situazioni che stiamo imparando a guardare con un certo distacco, uscire per sempre da quella bolgia è stato fondamentale. Nondimeni, ci sembra importante anche spiegare cosa sta capitando a chi, ignaro, dovesse girare un angolo telematico e ritrovarsi in quel vortice di calunnie. Tanto dovevamo.

              • Non vorrei andare troppo fuori tema, ma in questi giorni è uscito un numero dell’economist dal titolo the people’s pantopticon https://archive.ph/grQqt
                Sul ruolo dell’economist nella diffusione del pensiero del libero mercato rimando ad un articolo tradotto su Jacobin Italia https://jacobinitalia.it/leconomist-e-il-mito-del-libero-mercato/
                Rispetto a questo thread mi sembra interessante invece sottolineare la diffusione di un pensiero sulla globalizzazione come “connettività da casa” capace tra le altre cose di creare azioni collettive di “open-source intelligence” da mettere in competizione tra loro, ipotizzando quasi sfide telematiche narrative come ci trovassimo ad un evento rap discutendo però della vita degli altri essenzialmente attraverso i satelliti che ci volano sopra la testa; una sorta di estensione della guerra a distanza dei droni ora combattuta anche da una STASI popolare che produce un’internet securitizzata. Come raccontato anche qui su Giap, di sintomi ce n’erano già da tempo. Penso ai messaggi di marketing che associavano eventi virtuali alla possibilità di essere connessi al mondo agendo sulla paura di “abbandono” o sull’ansia di “isolarsi” che la pandemia ha provocato in molte persone. Nella mia personale paranoia ci vedo anche un sintomo dell’ideologia della “global Britain”, cioè una sfaccettatura di nuovi imperialismi a cui in molti si allacciano per rimanere a galla o per creare il loro feudo dentro gli assiomi inconfutabili della Tecnica.
                Comunque mentre Allegre ha pubblicato un testo sulla storia di Indymedia Italia che non ho ancora acquistato, vale la pena osservare come si sta riproducendo quel mito che associava l’accesso ad internet e la libertà di parola ad un altro mondo possibile e come la sua diffusione si innesti dentro una “perdita di memoria” prodotta dall’information overload quotidiano e dalla maggiore intensità di alcuni segnali informativi rispetto ad altri. Senza memoria e presi nei flussi informatici non si può che arrivare alla schizofrenia di continui ribaltamenti epistemologici prodotti per necessità anche puramente geopolitiche o commerciali. Qui dentro non stupisce allora che i Wuming si ritrovino improvvisamente in una dimensione “proto-fascista”. Si tratta di un percorso funzionale alla conservazione, è chiaro. Forse bisogna semplicemente sorvolare e lasciarli scorrere sfruttando quella stessa perdita di memoria?

          • Stefano, forse non sono la persona più preparata per risponderti, e nel frattempo la discussione è già andata avanti, ma per me non è solo questione di chi aveva ragione e di chi aveva torto o di chi “ci è arrivato” prima. Piuttosto è questione di saper fare autocritica per gli errori commessi, soprattutto cercando di capire “perché” si è sbagliato, così da evitare di riproporre l’errore “sistematico” nei nuovi ragionamenti e nelle nuove posizioni al mutare delle condizioni.

            E la questione del “Virocentrismo”, non vuole essere un insulto o un modo per tagliare corto, ma dovrebbe servire a chi vuole ragionare come “check list” prima di fare le proprie riflessioni: sono rimasto (in modo del tutto comprensibile) “toccato” sul piano emotivo dalla paura di morire o di far morire i miei cari? Questa paura non solo giustificata, ma “dovuta” è però andata al di là del piano razionale e del rischio reale che obiettivamente ho corso in questo periodo di pandemia di fronte alla effettiva pericolosità e contagiosità del Virus (sulla base dei propri contatti, stile di vita, condizioni pregresse di salute, etc.)?
            Beh, se ho risposto sì dovrò ammettere che i miei ragionamenti e posizioni possono essere condizionati da quelle paura, essere “virocentrici” e ammettere così di avere un bias attraverso cui si filtrano il mondo e le relazioni e che impedisce di vedere il “quadro completo”.
            Potrei accorgermi che le mie priorità oggi sono messe in ordine secondo un criterio che “non è più” quello che avevo prima della pandemia.
            E così, il varo di un provvedimento obiettivamente discriminatorio come il Green Pass, viene “tollerato” perché non si riesce a provare nessuna empatia con chi non si vaccina.
            E come si potrebbe, se si vive il vaccino come l’unico salvagente a cui aggrapparsi come società mentre si sta affogando (nessun riferimento a presenti, eh), chi lo rifiuta viene visto come un pazzo. Uno che ha scelto di morire e di “tirare a fondo anche te”, indipendentemente da qualunque ragionamento scientifico o numerico (utilissima sempre la logica di Isver nei post sopra sul numero di vaccinati ad oggi).

            • Marcello 007 più sopra dice «chi non vuole vaccinarsi o si vaccina e non scarica il GP, sceglie liberamente di sopportare i conseguenti disagi in nome di un principio per lui inderogabile. È una battaglia contro il sistema coercitivo, e ci sta tutta […]», distinguendo però la discriminazione verso chi “se l’è scelta” in questo modo da chi invece non può fare a meno di essere discriminato.
              Ma questa è una discriminazione di tipo politico, altrettanto grave di una nei confronti di un credo religioso o di una provenienza geografica! E come dire “te la sei scelta” di essere comunista, femminista, sindacalista o Testimone di Geova ed è giusto che paghi lo scotto delle tue scelte ideologiche, tanto più che a me che sono maggioranza queste idee sembrano nocive. Non hai che da abiurare e finisce la discriminazione.

              • Cugino, evidentemente mi sono espresso male. Non si tratta di pagare lo scotto di certe scelte o di certe convinzioni. E men che meno volevo fare una classifica tra chi è più discriminato e chi meno. Chiaro che se scelgo di non scaricare il GP la mia vita diventa più difficile, e questo certamente mi discrimina. Tuttavia se non scarico il GP non scelgo di farmi discriminare, scelgo di condurre una battaglia contro il sistema (o cmq contro una sua espressione). Ma questo non implica l’abiura: semplicemente combatto consapevolmente perché per me vale la pena. Diverso il discorso per chi si vuole adeguare (per motivi legittimi quanto quelli di chi si oppone) ma lo stato da un lato non glielo permette, dall’altro lato lo punisce perché non si adegua.

            • Cugino, perdonami ma la consequenzialità del percorso di redenzione che proponi (perché non saprei come definirlo altrimenti) è la stessa del famoso “Atto di dolore”.

              Quest’anno ho lavorato a scuola come bidello, prendendo l’autobus tutti i giorni tra l’altro, e gli scrupoli, le precauzioni, i sacrifici e le rinunce (enormi e spesso dolorose) che hanno segnato per mesi la mia vita quotidiana, tanto nel lavoro quanto nel tempo libero, non le ho intese né vissute come “penitenze”. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto consapevolmente per tutelare me stesso e gli altri, e no: retrospettivamente non lo considero eccessivo. Quindi figuriamoci se mi metto a fare penitenza adesso solo per non essere considerato (o per non considerarmi) “virocentrico”, o per essere incluso in qualche immaginario club di persone che avrebbero, a differenza di me, una percezione più realistica della situazione. Anche se non ce ne rendiamo conto, se siamo convinti di aver capito tutto, siamo tutt*, in un modo o nell’altro, alla ricerca di spiegazioni, risposte, alternative. E per giunta i club, reali o virtuali, mi sono sempre stati sul cazzo.

              Il mio rilievo è un altro, e lo è stato da tempi non sospetti. L’urgenza mi sembra quella di ritrovare un piano di condivisione in cui, molto più che l’autocritica, è fondamentale il dialogo. Barricarsi in blocchi di appartenenza, creare capri espiatori e nemici immaginari incrociati su cui sfogare violenza simbolica per sentirsi ancora parte di qualcosa (un qualcosa che è spesso effimero e farlocco, mediato com’è da forme e modalità di comunicazione che di “reale” non hanno niente e in cui derive e fraintendimenti sono perennemente dietro l’angolo) frena qualunque percorso in quella direzione. E questo sia che si consideri il mondo come indistintamente dominato da orde di no-vax imbecilli, sia che si cassi tutto quello che non torna con il nostro punto di vista come “virocentrismo”, “ratio-suprematismo” o “sinistra che fa schifo”.

              Le contraddizioni le abbiamo *vissute* sulla nostra pelle, tutt*, anche se in forme differenti a seconda delle nostre biografie plurali e variegate. Ci hanno segnat* nel profondo, hanno scosso modi di pensare e di essere, ci hanno mess* alla prova in forme inedite, e non ci sono scappatoie dialettiche, magiche prospettive d’analisi che ci consentono di evitare di fare i conti con questo marone fondamentale. Tutto qui il mio discorso.

              • Parafrasando un vecchio fim dei fratelli Marx si potrebbe dire che le classi dirigenti, “sinistra radicale” inclusa, stiano tentando di risolvere i problem di salute della nazione adottando ancora una volta il metodo scientifico:

                Domanda: Ma che cosa sei, un uomo o un topo da laboratorio?

                Risposta: Metti un pezzo di formggio sul pavimento e lo scoprirai.

                Avevo già riscontrato, qualche decina di post orsono e nel commentarium generale, come la cosidetta “sinistra trans-atlantica”, quindi non solo quella italiana, si ostini a proiettare nell’immaginario dei “followers”, o dei “credenti”, l’idea che ci si trovi in una situazione di eccezionalità, oppure, come si dice in uno degli ultimi interventi, di muoversi «in un contesto inedito».

                Credo valga la pena allora ribadire il fatto che di inedito, in questo contesto, vi sono solo i soggetti coinvolti.

                Ciò che stà accadendo non è altro che il palesarsi, davanti agli occhi di gente che crede ancora di vivere nel «migliore dei mondi possibile», di una realtà fatta di tragedie, ingiustizie, paura, assurdità, soprusi e spudorata illeglità che riguarda e ha riguardato la vita della stragrande maggioranza degli esseri viventi ›› e non ‹‹ su questo pianeta da secoli.

                Lo spaesamento che prova “l’uomo bianco modernizzato” è dovuto semplicemente al brusco ampliamento, se si vuole lo svelarsi, agli apparati sensoriali delle classi umane più agiate, di una condizione esistenziale che affligge la vita degli emarginati da secoli.

                Insomma, circa mezzo secolo fà si è ingaggaito uno stregone e adesso ci si lamentate del fatto che abbia fatto sparire sia la sinistra che la destra, il palco e le sedie.

                Non solo, pare la colpa ora sia o degli spettatori paganti o dei cantastorie senza contratto, che ci mettevano in guardia, all’entrata, con le loro filastrocche.

                Sarebbe utile considerare a questo punto, che esistono ancora, sono sempre esistiti e sempre esisteranno gruppi di esseri umani, presenti a tutte le latitudini, che a questa forma di incantesimo non hanno mai vouluto credere, che sono riusciti, in qualche modo, a tenere a bada il malefício praticando il dissenso e la disobbedienza invece di arruolarsi.

                Una sinistra che voglia realmente “recuperare un percorso politico” dovrebbe prima di tutto cominciare a re-immaginare, sognare, inventare e solo poi fare politica. Il che significa anche, e forse sopratutto, rischiare.

                • Perdonami, dude, ma davvero credi (e te lo chiedo perché l’hai detto in risposta a un mio commento) che io pensi di vivere nel “migliore dei mondi possibili” e che, per via della pandemia, mi sia reso improvvisamente conto (illuminazione!) di vivere in “una realtà fatta di tragedie, ingiustizie, paura, assurdità, soprusi e spudorata illeglità ecc.”?

                  Ho quasi quarant’anni e fidati, di certe cose penso di avere contezza da tempo ormai. Il fatto che tu riconduca quello che ho detto (ripeto: fai certe affermazioni in risposta a un mio commento, per cui è difficile non prenderle almeno un po’ sul personale) allo “spaesamento dell’uomo bianco modernizzato” è pura stereotipizzazione dell’interlocutore, funzionale in questo caso a non fare i conti nemmeno per un istante con la possibilità che magari, alla radice di certe cose che l’interlocutore ha detto, possa esserci una riflessione e venga espresso un punto di vista semplicemente differente dal nostro, legato a un percorso differente; e non solo un riflesso coatto dovuto a qualche forma di condizionamento o chissà che.

                  E’ un modo abbastanza brutale di interagire con gli altri, perché nega in linea di principio l’esistenza di un terreno comune. A tutti capita di cascarci, io ci sono cascato decine di volte e sicuramente ci ricascherò ancora – perché, appunto, capita. L’importante però è accorgersene ;-)

                  • Scusami tu Stefano, non era mia intenzione stereotipare nessuno. Non credo ci siamo mai incontrati e non conosco nulla della tua vita. Non mi permetterei, credimi. È il mezzo di comunicazione usato che rende tutto facilmente fraintendibile.

                    Semplicemente ho risposto in calce al tuo commento perchè, ancora una volta, avevi tirato in ballo «esperienze umane e personali che ciascuno di noi ha vissuto […] piene di difficoltà sul fronte dell’elaborazione individuale e collettiva», nonchè la parola “trauma”.

                    Ribadisco: il problema, a mio parere, è principalmente di prospettiva, realtivo al punto di osservazione dell’evento. Ampliando la visuale, scendendo dal podio, in quanto “categorie” o “specie” , a mio parere, si riuscirebbe meglioo ad affrontare la complessità della realtà che abbiamo davanti.

                    Permettimi, in chiusura, di chiederti una cosa, spero non troppo personale, ma che potrebbe aiutare a delineare quel «terreno comune» a cui accenni: quando parli di trauma a cosa ti riferisci, di preciso? Inoltre se a quasi 40 anni di «certe cose [hai] contezza da tempo ormai», aiutami a capire quale evento/realizzazione ha prodotto il trauma o, come dicevi sopra, la sindrome da stress post traumatico?

                  • Grazie per la precisazione!

                    La questione del trauma non è personale, non è quello il punto. In riferimento alla pandemia io personalmente sono stato abbastanza fortunato dire… altre persone molto meno, e per quanto possibile mi sforzo di mettermi nei loro panni.

                    Il mio discorso, riferito nello specifico alla questione del Covid, è di natura più generale e sociale: vivere per un anno e mezzo in una situazione del genere non è facile per nessun*, neppure per chi non abbia fatto esperienza di ricoveri pesi o lutti in un cerchio più o meno ampio di conoscenze, e gli effetti si sentono a livello sociale.

                    Non sarebbe facile, tra l’altro, neppure se la gestione di pandemie di questo tipo fosse più sensata: quando ci si misura con fenomeni così grossi e incontrollabili non c’è sistema sociale che tenga, o che sia davvero in grado di tutelarci dalla loro forza distruttiva.

                    Il punto del mio ragionamento è sempre quello: la società e gli esseri umani che la costituiscono sono stati toccati nel vivo delle proprie esistenze; in alcuni casi, contesti, categorie, situazioni, aree geografiche ecc. più che in altri… con l’unica eccezione dei soliti privilegiati (ed è su questa disuguaglianza che si dovrebbe agire socialmente e politicamente). Cose del genere lasciano *sempre* delle tracce che devono essere elaborate se si vuole recuperare una dimensione comune di pensiero e di azione.

                    Lo si diceva qualche commento fa: un certo cambiamento di attitudine e di stato d’animo è palpabile. Intorno a noi e, secondo me, anche in ciascun* di noi. La mia paura è che le contrapposizioni che si stanno creando nella società, sulla spinta di stimoli spesso scarsamente elaborati, anziché portare a qualcosa di costruttivo diano la stura a dinamiche ulteriormente distruttive di cui rischiamo di pagare le conseguenze per i decenni a venire. Tutto qui.

              • Scusami Stefano, il post mi è uscito male se si presta a interpretazioni moraliste.
                Non intendevo far fare penitenza o percorsi di redenzione a nessuno, né tantomeno voleva essere un attacco personale a te o ad altri che hanno sempre commentato qui o una critica retrospettiva. Meno che mai serviva per mettere “me” in qualche club di quelli che han capito tutto, cosa sì veramente ridicola.

                L’intento ero solo quello di dire che, per quanto benvenute siano rinnovate convergenze, queste servono a poco se poi al primo ostacolo vengono nuovamente messe in discussione per gli stessi tic mentali e le stesse risposte basate su un presupposto di fondo covid-centrico e magari sproporzionato a causa di una paura fuori controllo e non riconosciuta né metabolizzata. Che ci sta benissimo, ma non è l’unica questione sul tavolo e per quanto eccezionale rientra comunque a mio modo di vedere nel campo delle “contingenze”. Se mai questa storia finirà, cosa resterà “dopo”?

                Hai ragione, serve il dialogo. Ma se si dialoga si deve essere disposti a mettere in discussione almeno qualcuno dei propri ragionamenti e almeno per il tempo necessario ad ascoltare a mente libera le argomentazioni dell’altro.

                Approfitto dello spazio per altre 2 note:
                @Marcello007, hai ragione, la situazione di chi si trova discriminato come un “no-vax” pur volendo vaccino e GP e non avendo ancora potuto farlo è al limite dell’assurdo.

                @ F.Bardamu: concordo sul fatto che il GP è potenzialmente qui per restare ed è proprio uno dei motivi che me lo rende così inaccettabile. Sarò pessimista o paranoico, ma certi “piedi nella porta”, una volta messi fra gli applausi generali a reti unificate, sono difficili da rimuovere e sono fatti per spalancare quella porta ancora di più.
                Rivedere qualche film di fantascienza potrebbe essere utile alla riflessione.

        • E comunque anche a leggere quel comunicato di PaP, non è che ci sia da rallegrarsi più di tanto.

          Scremando, quello che emerge è che la vera colpa del governo per loro è quella di non aver chiuso abbastanza. Perché ovviamente si chiude solo tanto o poco. Mai chiedersi né come né perché, altrimenti rischia di esploderci la testa come al tizio di Scanners di Cronenberg.

          E ovviamente la libertà in gioco è sempre e solo quella individuale, che è giustamente limitata da quella degli altri. Fa niente se poi quella degli altri può essere estesa ideologicamente fino a occupare tutto lo spazio vitale, in nome di principi deliranti come quello di massima precauzione – che è diverso dalla semplice e sacrosanta precauzione – coi loro corollari ancora più deliranti, tipo il “se lo facessero tutti” di cui tanto si è discusso qui. E fa niente se tutto ciò risponde a interessi reazionari.

          Il green pass, stringi stringi, a PaP non piace perché rischia di farci sentire troppo al sicuro e di farci abbandonare la retta via della… penitenza. Mi spiace, ma quello è. E se non vedi la continuità tra il green pass e lo scarico della responsabilità sui comportamenti individuali degli ultimi 18 mesi, be’, non sei credibile e le tue critiche suonano come vuoto repertorio militante e tecnicismi più o meno inconsistenti. Il green pass non rispetta la privacy… e grazie al cazzo, direi, no?

          Per fortuna sono almeno sfiorati dal dubbio che non fosse necessario, anche se i punti fondamentali della questione li buttano un po’ lì, tra uno slogan e l’altro. Non avrei scommesso un soldo sul fatto che proprio loro non credessero alla favola del paese ostaggio dei no-vax. Forse qualche speranza alla fine c’è.

          • @StefanoR

            «[…] quando ci si misura con fenomeni così grossi e incontrollabili non c’è sistema sociale che tenga, o che sia davvero in grado di tutelarci dalla loro forza distruttiva».

            Vedi che alla fine sempre lì si finisce a giocare? Su di un arido campo concettuale sul quale è proibito immaginare, un campetto da gioco o una palestra TINA. Quindi già in partenza il setting non è appropriato, almeno per quanto mi riguarda.

            Tutelarsi da una «forza distruttiva» significherebbe forse/anche rinnovare la cassetta degli attrezzi, per esempio quelli per le analisi antropologiche; «non c’è sistema sociale che tenga» è un affermazione priva di significato ma carica di simbolismo, superflua nelle’esrcizio di comprensione della complessità.

            Per capire da dove ha origine aiuterebbe riconsiderare teorie che furono sistematicamente marginalizzate, come quelle di Gregory Bateson, citato in questo thread. Ci vorrebbe tempo e volontà. Ma pare ci sia fretta.

            Per un esperienza un po` più coinvolgente ed inclusiva si potrebbe allora organizzare un rito collettivo ed invocare tutti Zeus, intorno ad un falò, sperando che non si sia già incazzato troppo e ci ri-faccia invece omaggio di quella virtù politica donata agli umani, come si racconta nel Protagora.

            Almeno provare, così, per gioco. Potrebbe essere divertente.

            • Ma dire che di fronte a certi fenomeni non c’è sistema che tenga non è necessariamente un discorso TINA… per me, almeno, non lo è. Di alternative a questo sistema ce ne sono eccome, e vanno perseguite con convinzione.

              Però non bisogna secondo me farsi l’illusione che queste alternative permettano all’umanità di raggiungere o realizzare la “terra senza il male”. Immaginare non solo si può: si deve… ma diventa un puro esercizio di fantasia, o di wishful thinking, se non si tiene conto di tutta una serie di vincoli e di limiti con i quali l’umanità dovrà sempre, in un modo o nell’altro, fare i conti.

              Riguardo alle categorie antropologiche. Quest’anno, per rendere più sopportabile la solitudine nei momenti liberi dal lavoro, mi sono rimesso a studiare seriamente, e sono finito dritto nel “rabbit hole” della preistoria umana. Nel mondo anglosassone, a differenza che da noi, archeologia e antropologia vanno a braccetto, e mi sono reso conto di quanto questa simbiosi abbia partorito prospettive e strumenti di analisi estremamente interessanti, che a partire dagli anni ’70 hanno recepito gli stimoli provenienti dal femminismo, dagli studi post-coloniali ecc. applicandoli allo studio del “passato profondo” con esiti sorprendenti.

              Questo per dire che più che “rinnovare” basterebbe forse anche solo attingere con più curiosità e apertura a un repertorio già vasto e ricco, che però resta ancora confinato a un ambito molto specialistico.

  61. A quanto ho potuto vedere, ieri sera, al momento del giro di boa,prima serata di spettacolo all’aperto con annessa richiesta di Passaporto Sanitario (a vista QR, con personale bionico potenziato, in grado di validare con le palle degli occhi). Siamo talmente osservanti e acritico…
    su una platea di 80 persona ero l’unica con il cartaceo del test rapido in farmacia.
    e non finisce qui. Improvvisamente, poco prima di introdurre allo spettacolo, in coda alla consueta raccomandazione di spegnere i telefoni, quella di indossare la mascherina correttamente. All’aperto. Per 2 h. Con posto distanziati, se non per prenotati congiunti.
    In una platea di vaccinati e negativi al tampone (probabilmente solo io,per quanto ho visto.
    non so se sono più scoraggiata o triste.
    ma un po’ di disobbedienza civile compatta davanti alle insensatezze?
    no. Meglio obbedire senza chiedersi….

    • Capisco bene la sensazione vagamente alienante, la vivo quotidianamente da dietro le quinte, o meglio dalla postazione regia di un palcoscenico: eppure… eppure per chi ha pensato, voluto e organizzato quell’evento, ciò che sembra vuota pedanteria (se non paranoia pura) è un eccesso di precauzioni che, per quanto vedo io, rispecchia la fiducia che in lunghi mesi il settore ha gradualmente costruito intorno a questi protocolli. Che certo andrebbero modulati con un po’ di raziocinio e banale umanità, senza recitarli o praticarli ubiquamente come atti di fede, ma che forse totalmente insensati non sono – se si contempla l’ipotesi che abbiano aiutato a preservare la continuità di attività intrinsecamente esposte ad affollamenti e contatti (pensi agli attori che in palco la mascherina di solito, giustamente, non la portano e magari urlano verso la prima fila…).

      Attività preziose che insomma qualche minimo rischio lo presentano, perfino all’aperto, e forse di conseguenza si finisce col blindare il pubblico, purtroppo anche oltre la logica. Ma notare che sono gli stessi protocolli per cui artisti e tecnici vengono testati ogni 72 ore – e tutti quelli che conosco, anche i più vaccinoscettici, questo aspetto lo hanno accettato di buon grado, toccando con mano i vantaggi.

      Ovvio, su tutto pesa il meccanismo dello scarico di responsabilità – in Italia ne siamo maestri. Ma per rassegne, festival o stagioni teatrali faticosamente messe insieme con quintali di passione e sudore, dopo un buco nero devastante, una singola quarantena rischia di essere esiziale per davvero.

      Se scatta un focolaio, baracca e burattini tornano sul camion, giudichi lei se è giusto o no come mossa sanitaria, io non lo so… ma più che scoramento e tristezza penso ci sia bisogno di un po’ di pazienza, e magari proposte per rendere più umano il tutto: scriva agli organizzatori, ma torni in platea!

      • Anche io ho solo il pass cartaceo: una difesa rozza, ma quella roba, come tanta altra, non la installo, peraltro non è obbligatorio, e non ho lo smartphone. Detto ciò, mi sembra che questo intervento sia estremamente interessante perché racconta una situazione concreta e le soluzioni non poi così pessime che sono state elaborate per un settore veramente complicato da tutelare. Sono cose su cui troppo raramente si riflette. Ma mi chiedo a questo punto se il pass, oltre a test e mascherine sia davvero sempre necessario in una situazione simile, se sia stata una richiesta dei lavoratori dello spettacolo, come sia stata valutata da loro, se si è rivelata efficace, ecc.
        Ciò detto auguri a chi può permettersi di andare in platea, io non lo posso fare da anni per motivi economici e quanto mi manca!

        • Posso rispondere solo per il poco che so: nel settore non percepisco unanimità sul pass e non dovrebbe soprendere… intuisco che, dal punto di vista degli organizzatori, sia allo stesso tempo una potenziale tutela in più ma anche l’ennesima complicazione.

          Va detto che produrre e proporre eventi culturali e spettacoli è operazione complessa, di solito collettiva e spesso molto gravosa e rischiosa economicamente, frutto di fitti incastri di calendari, disponibilità artistiche e tecniche etc… per cui l’idea che in sala circolino solo persone vaccinate, guarite dal covid o tamponate può essere vista come una tutela in più rispetto a queste intrinseche fragilità (fra l’altro considera che un biglietto costerebbe ancora di più dopo ripetute quarantene o slittamenti di calendario!)

          Questo stando alla teoria. In pratica se lo Stato non aiuterà (per es. ammettendo e agevolando al massimo, anche economicamente, test volanti in loco per gli spettatori privi di pass) il GP obbligatorio è di fatto un limite alla libera fruizione culturale.

          Certo, come dicevo, se malauguratamente partisse un contagio a catena e un attrice, un addetto di sala o un tecnico finissero all’ospedale, il danno sarebbe ancora peggiore perché ripeto, lì il sipario cala magari per settimane o per l’intera stagione – e buonanotte libera fruizione culturale!

          Il pass è un’assicurazione ‘sociomagica’ contro questa eventualità? No.

          Ma la gestione di queste attività durante un’epidemia mi sembra un puzzle non banale e, se nessun pezzo è in sé risolutivo, troverei bizzarro sostenere che una platea piena di spettatori in qualche misura immunizzati o testati di fresco non sia un po’ più sicura. Sarebbe meglio assumersi la responsabilità di modulare in base a contesti e reali affollamenti, vero, ma tanto più facile a dirsi che a farsi. Specie nella patria dello scaricabarile.

          Secondo me è giusto astrarre per analizzare aspetti e criticità generali di una mossa come il pass, dopo 16 mesi un po’ deliranti: però come hai notato calarsi nel concreto di situazioni reali, magari non proprio sotto l’occhio di tutti, aiuta magari a non cadere involontariamente in semplificazioni o avvitamenti teorici alla fin fine inservibili per aggiustare l’aggiustabile.

  62. Sono nuova quindi ciao e grazie per esserci.

    Non entro in merito all’alternativa infernale di cui il GP è epitome, mi limito a rilevare che è vero: gran parte della ‘sedicente’ sinistra (così ci capiamo e lo dico senza malizia) si è distinta per un approccio in senso lato securetario; in questo senso non riesco a non vedere il GP se non come figura di una fenomenologia securitaria: brandire lo scudo del bene comune, la società delle persone ‘per bene’, contro le minacce degli irresponsabili.
    In un’atrofia di pensiero si simula, mi pare, la coreografia del nemico, allo specchio.

    Le aporie sono sconcertanti se si volessero vedere, ma la dis-visione di cui parla Stefania Consigliere è il tratto dominate del periodo; siamo al paradossso per cui un pensiero che imbraccia la scienza in nome di un sentire ‘materialistico’ finisce per sposarlo con fervore religioso (e buonanotte a un secolo di riflessioni epistemologiche), chiede di indossare felicemente il cilicio e nomina biblioteche, musei, librerie, teatri unici luoghi di elevazione ‘spirituale’ (contro centri commerciali, bar, ristoranti), da beghina perbenista si scaglia contro ogni forma di piacere se non declinato con appropriato bon ton (vuoi metter gli orrendi giovinastri dello spritz!) o cagionato da un ente morale riconosciuto: sì alle feste dell’arci, no alle discoteche, per intenderci. Il tutto condito da una soddisfazione supponente e farisaica che ama dipingere ‘l’altro’ quale bru bru, ignorante, coglione, terrapiattista, no vax etc. L’Altro è sempre e solo Salvini al Papeete (che oggettivamente ripugna ma non riassume)
    C’è in questo un classismo di fondo che non giustifica forse ma spiega l’efficacia propagandistica della caricatura del ‘radical chic’ che le destre cavalcano con successo per appiattire e porre in odio la ‘cultura’ (qualsiasi cosa essa sia, io non lo so più). Successo destinato a crescere proporzionalmente per ogni bacheca social che inalbera orgogliosa la spalla vaccinata o il green pass con tanto di sfottò verso gli irresponsabili che resteranno ‘fuori’. Cose già dette e dette meglio, ma l’amarezza e la confusione tracimano, il senso di sconfitta, pure

  63. Dunque, riassumendo (fonte: http://viaggi.corriere.it).
    – entro in un bar: se rimango in piedi (al bancone) non devo esibire il GP, se mi siedo devo esibirlo.
    – se al ristorante mangio al chiuso devo esibire il GP, se mangio all’aperto no, anche se siamo in 8 in un tavolo 3 per 2 metri.
    – per prendere il treno avrò bisogno del GP (dal 1/9). Ma un treno ha una quindicina di porte distribuite su quasi 100 metri di marciapiede; chi controlla gli accessi in carrozza?
    – se voglio entrare in un reparto d’ospedale per andare a trovare un paziente (anche geriatrico) non devo esibire il GP, ma devo esibirlo per entrare in una RSA.
    – ho bisogno del GP per entrare in un museo ma non ne ho bisogno per andare a messa.
    – se voglio andare alla sagra di paese ho bisogno del GP; ma si ha presente come è fatta una sagra si paese e come ci si entra?
    – il GP non è richiesto per soggiornare in albergo.
    Ora, al di la delle questioni etiche e politiche connesse al GP, mi chiedo quali criteri si sono seguiti nell’elaborare queste misure.

  64. La realtà è molto più complessa di favorevoli o contrari al green-pass.
    Ci sono infinite pieghe nel mezzo, che spesso non vengono raccontate. Cerco di essere più chiaro: il green-pass sembra essere qui per restare anche in futuro. (Ricorda i controlli all’aeroporto post 11 settembre, ma qui siamo su un altro livello). Questo implica un controllo molto stretto sul movimento, sulle frequentazioni, sulle spese, sui viaggi e su molto altro delle persone. Molti diranno: io non ho nulla da nascondere e va bene, ma qui non si tratta di nascondere qualcosa ma di essere “possessori” di se stessi. Ci sono categorie di persone, penso ad esempio ai sieropositivi o ai transgender, a cui l’obbligo di doversi identificare per accedere a certi luoghi può rappresentare un problema enorme. Come garantiremo a queste categorie il rispetto per la loro privacy se il green-pass passerà dall’essere uno strumento temporaneo di gestione di una pandemia all’essere un prerequisito fondamentale per vivere nella società?
    Essere contrari a questo dispositivo non implica, in nessun modo, l’essere contrari alle vaccinazioni o il negare la pandemia in atto. In nessun modo.
    Non biasimo la frustrazione di chi vede queste posizioni rappresentate solo da fascisti e da pseudo tali, da complottisti e ignoranti. Ma rifugiarsi nell’io non sono come loro non basta e non è mai bastato. Bisogna prendere posizione, esporsi finanche a critiche, tutto pur di non essere indifferenti a qualcosa che può cambiare per sempre, ahimè in negativo, il modo di vivere nella società.

    • Questo mi sembra il commento più interessante rispetto alle conseguenze del pass. Praticamente il pass controlla a posteriori i movimenti di chi si vaccina quasi ogni volta che entra in un luogo collettivo e di aggregazione. Da un lato potrebbe diventare una verifica sulla validità del vaccino: chi se lo fa si infetta o no e dove è andato? Dall’altro sarebbe più interessante fare il contrario, cioè chi non si vaccina dove è andato? Viene da chiedersi a questo punto chi dove e come gestisca i dati e perché. Quanto al non fare niente di male, funzionerebbe se fossimo noi a stabilire cosa è male e cosa no.
      Viene da pensare alla recente introduzione del codice SPID, per un’infinità di servizi pubblici, incluse le domande ai concorsi. Questo codice si basa sulla tessera sanitaria. Per i dipendenti pubblici ogni volta che fanno ordini sul mercato elettronico, ormai praticamente obbligatorio per quasi tutto, viene richiesto il codice fiscale PERSONALE. Se tutti questi dati fossero fusi insieme ci sarebbe un controllo pervadente, affidato a non si sa chi, regione Lazio docet.

      Concordo invece sulla valutazione del post sui Gilet Jaunes. E’ un movimento che ha mobilitato la nuova povertà fatta nascere con i tagli e la distruzione dei diritti del lavoro, UE oblige, nel paese continentale che poteva vantare il miglior welfare e la migliore diffusione di servizi pubblici, dai trasporti alle poste, in triste via di smantellamento (molti treni, carissimi, stanno venendo sostituiti dai pullman i cui i biglietti costano un quinto, alla faccia del greenwashing). Hanno mostrato un coraggio, una determinazione e una motivazione a tutta prova, salendo a Parigi per mesi e mesi sapendo già di andare incontro a violenze, fermi, arresti e condanne per principio. Hanno probabilmente ritardato la seconda riforma delle pensioni richiesta dalla UE che Macron ha in programma, mentre noi facciamo finta di non vedere le Else e i Cottarelli che fanno da consulenti a Draghi. La stessa tassa sul carburante è una tassa credo voluta a livello unione, anche se questo tema non è mai stato espressamente enunciato dai Jaunes, ma le loro proteste derivano dalle condizioni di vita imposte dalla UE.
      L’articolo di Carmilla invece, al di là di alcune riflessioni puntuali, prende quel tono querulo e un po’ predicatorio che caratterizza troppi interventi sulla pandemia. Nell’insieme non mi è piaciuto.

    • (1/2) (riguardo a “GP qui per restare” e a sorveglianza elettronica)
      Green Pass = fondamenta del “social credit”/cittadinanza a punti” (Governo dell’intelligenza artificiale) ?
      Da qualche anno si parla della “cittadinanza a punti” (social credit) imposta in Cina, e io e credo molti altri ci siam sempre
      detti che anche le classi dirigenti occidentali sognavano di imporre un “governo ‘tecnico’ dell’intelligenza artificiale”.
      La domanda era: come? con che pretesto proveranno a imporre un modello sociale tanto distopico?

      Ora ecco il green pass. A me paion le “fondamenta” della cittadinanza a punti.
      Es. futuro(?): “hai scioperato/manifestato ? ti vengon tolti punti” e non puoi piu’ spostarti fuori regione/provincia e se lo fai perdi altri punti (al di sotto di un tot, vai in galera).

      Un “DASPO automatizzato”.
      Precedenti lockdown venivan messi in un dpcm o legge, con scadenza, eventualmente prorogavano se
      “serviva”. Questa legge non ha scadenze confermando l’intenzione di “green” pass permanente.

      Son per caso capitato su un articolo spagnolo che riflette sull’ idea di governo algoritmico e alcuni difetti a dir poco distopici.
      https://www.deia.eus/opinion/2021/08/08/gobernanza-algoritmica/1142270.html
      In pratica ci viene negato il futuro (e che risonanza ha avuto in me legger quell’ultima frase di un concetto della Zhuboff, dopo 16 mesi di confinamenti ed “enduring emergency” ! ).

      L’intelligenza artificiale non è altro che (tolto il nome da marketing/science-fiction) un sistema di scelta-automatizzata.
      Generalmente vien spacciato come “giudice equo che non fa altro che applicare delle regole”. In realtà condiziona molto la società, siccome si basa sulla conservazione del
      sistema politico-sociale esistente: non tiene conto della democrazia e del suo significato. Non tiene conto delle aspirazioni di miglioramento sociale.
      Qualcuno l’algoritmo di partenza deve scriverlo, e nel farlo ci iscrive la propria visione del mondo.
      E se si basa su un “bayesiano” ‘osserva la società e programma il sistema in modo da conservarla’, ovvio che sarà programmato ritenendo accettabili e “da difendere” le situazioni attuali (rapporti di potere, disparità di ricchezza, sfruttamento ecc), insomma un difensore dello status quo.

      • (2/2)
        Status che ha sempre fatto parecchio schifo. La gente da secoli fa rivoluzioni e protesta proprio per cambiare le cose.

        Un sistema AI erto a controllo dell’ordine sociale è quindi la cosa piu’ controrivoluzionaria e reazionaria che si possa immaginare. Conserva lo stato di ingiustizia.

        In generale un progresso tecnologico senza progresso sociale (+ democrazia, + giustizia, +libertà, +uguaglianza) puo’ solo portare alla barbarie.
        Es.: sistemi di comunicazione e trasporto antiquati e lenti (no comunicazioni elettroniche ecc) fan comodo in una società governata da una dittatura sanguinaria: in caso di rivolte, i vertici dell’impero non ricevono prontamente rapporti di rivolte nè allertare/inviare truppe.

        Esempio terra terra: immaginatevi un impero antico che soffoca le rivolte nel sangue, oppure il terzo reich. In quelle situazioni lo sviluppo tecnologico (biometria facciale/vocale, reti per comunicazioni realtime tipo internet, diffusione di sensori sul territorio, profilazione sui social media con analisi stilometriche
        [correlazione testo-autore] e semantiche [correlazione testo-significato] e AI che interpreta dati prevedendo rivolte e contromosse da attuare contro la dissidenza) avrebbe giovato principalmente ai tiranni e distrutto ogni dissenso e ogni possibilità di sviluppo sociale.
        Lo stesso principio vale anche per la società attuale.

        Lo sviluppo tecnologico porta maggiore efficienza del sistema sociale *attuale*. Ma se l’ordine sociale attuale *si fonda* su ingiustizie (sfruttamento della popolazione per arricchire i padroni), lo sviluppo tecnologico accentuerà questi suoi aspetti fondativi, cioè renderà ancor piu’ ingiusta la società.

        “sistema sociale attuale”: se è gerarchico –> sviluppo tecnologico è sbilanciato contro gli interessi collettivi.
        Società non gerarchica: cioè nessuno ha il potere e quindi nessuno lo subisce. In quel caso la tecnologia puo’ esser al servizio della società (non essendoci sfruttatori) e occuparsi del benessere collettivo anzichè della repressione (la tech si occuperà di tutela ambientale, della salute e cultura e filosofia [progresso sociale], anzichè di mine antiuomo e sistemi di controllo/manipolazione di massa).

        Progresso tecnologico senza progresso sociale porta solo barbarie.

  65. In rigoroso ordine sparso.
    *Ho sempre trovato verosimile l’adagio: “Can che abbaia non morde”. Per ora non ho partecipato a manifestazioni contro il GP, non mi piace l’idea di poter essere associato a terrapiattisti & Co. Vorrei piuttosto “mordere”, cioè fare leva sulle considerazioni di Pipino e dell’Osservatorio permanente sulla legalità costituzionale per annullare questo obbrobrio – perché se puoi andare a messa e non al museo, di un obbrobrio si tratta.
    *In questi giorni sto ri-ascoltando i podcast di Burgio: già un anno fa spiegava che seppure questo virus sia “molto brutto”, il contagio avviene per contatto diretto (e.g. in casa) e non camminando alla sagra del paese.
    *Mi piacerebbe se i cattolici praticanti senza GP protestassero fuori dalle chiese, come vorrei maggior supporto da chi del GP beneficia, ma non ne condivide i principi. Prendo atto con mestizia che io stesso, di pancia, entro nella logica della contrapposizione. Scherzando ho creato un CoB Pass per le mie nipoti; la tentazione è rilasciarlo anche al resto di amici e parenti previa valutazione di idoneità: se non ce l’hai, restiamo a buongiorno e buonasera.
    *SteCon/delfo: proseguo il vostro elenco col punto (10): troverei utile un’indicazione su dove avvengono i contagi. Semplificando, fatti 100 quelli del bollettino, 40 a casa, 30 al lavoro, 20 in autobus, 10 non noti. Sul sito ISS non sono riuscito a trovare informazioni.
    *WM1: ho ripreso a entrare su Twitter da un paio di mesi per annusare l’aria che tira, non avendo tv o altri social. Per me le cose sono due: o è la classica cloaca dove vengono a galla i pezzi più grossi, o stiamo messi male, ma male, male, male.
    *@WM4: fossi bravo a scrivere avrei sviluppato il racconto del vaccino letale: a Capodanno 2022 sopravvivo solo io, Forza Nuova e i no-vax; cerco la morte iniettandomi una dose, ma se le sono sparate tutte Burioni e Figliuolo; disperato, scopro che la penna da alpino in realtà è un’antenna 5G; mi collego ad altri copricapo e organizzo la Ribellione con l’aiuto insperato proveniente da una galassia lontana lontana. Si è capito che è una storiella?
    Grazie per la quotidiana boccata d’aria.

  66. Sono noioso, lo so.

    La prendo larga.

    La sinistra di Twitter tendenzialmente orientata contro Apple che con la scusa della pedopornografia vuole introdurre il controllo dei contenuti degli smartphone.

    La sinistra di Twitter tendenzialmente orientata contro Landini che “si oppone” alla possibilità che le aziende italiane scavalchino lo stato e accedano a dati sensibili dei lavoratori per ricattarli.

    Eh, ma i lavoratori non vaccinati sono un pericolo reale. I pedofili no, prendo atto. Ma facciamo che ho capito il senso dell’obiezione.

    Il fatto è che i lavoratori non vaccinati stanno lavorando tutti regolarmente da 15 mesi. Ovvero da quando erano il 100%. Nel frattempo è successo che il 73,3% degli italiani tra i 20 e i 69 anni – la fascia di cui fa parte la quasi totalità dei lavoratori – ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ovvero riceverà la seconda in tempi che non dipendono dalla volontà di vaccinarsi.

    Il tutto senza contare tutti i lavoratori già prenotati e ancora in attesa della prima dose. Quanti saranno?

    Tra le poche regioni che ogni tanto si lasciano scappare qualche dato sulle adesioni c’è il Piemonte. Ieri sera Cirio ha fatto sapere che 900.000 over 12 piemontesi (un po’ meno del 23%, se non sbaglio) non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale. Il che, dato delle somministrazioni alla mano, significa però che ce ne sono ancora 570.000 che hanno aderito e sono in attesa della prima dose. Solo in Piemonte, quindi, possiamo già contare su un numero di ulteriori vaccinati, in massima parte in età da lavoro, che corrisponde grossomodo all’1% della popolazione italiana.

    Ora, i dati sull’intero territorio nazionale non saranno omogenei, ma perché il Piemonte dovrebbe fare eccezione?

    Il 25 luglio avevo visto anche i dati della Toscana: 84% nella fascia 20-29; 71% nella 30-39; 75% nella 40-49; 80% nella 50-59; 80% nella 60-69. Confrontandoli con le somministrazioni (prima dose) attuali, per ogni fascia manca ancora una fetta che va dal 2 al 20%, tranne per la 60-69 dove il dato è stato superato.

    Anche qui, che probabilità ci sono che la Toscana si discosti tanto dalla media nazionale?

    Boh. Continuo a pensare che il green pass non fosse minimamente indispensabile. Sarebbe stato utile se usato per riaprire spazi, come nel caso del settore dello spettacolo di cui si parlava in altri commenti. Così è solo una presa per il culo.

  67. Segnaliamo:

    Piegheremo la schiena ancora una volta?

    Green pass e lavoratori in un testo apparso su “Il programma comunista”.

    https://internationalcommunistparty.org/index.php/it/165-flash/3015-piegheremo-la-schiena-ancora-una-volta

  68. Segnaliamo:

    Jeanne Casilas, “A propos du pass”

    Testo apparso in Francia su Lundi Matin

    https://lundi.am/A-propos-du-Pass

    • “Il tempo della transizione è insieme quello dell’interiorizzazione (del nuovo modello dominante) e quello della devianza. La devianza non è preservare l’esistente, ma creare un modo di essere differente da quello che il futuro ci sta forgiando, non è fare tabula rasa, ma usare il vietato come forcipe del nuovo.”

      grazie della segnalazione, sperando di fare cosa gradita e non troppi danni, l’ho tradotto in fretta e furia perché m’ha mandato in risonanza, ecco il link al pdf:

      https://we.tl/t-0irg14uKXV

      personalmente, una volta scaricato del green pass, ho iniziato subito, senza ragionarci neppure troppoi, a fare a meno di qualsiasi attività ne preveda il possesso (senza inutili martellate sulle palle, eh, so già che dovrò usarlo per forza in certe occasioni)

    • Innanzitutto sentite grazie a @lallegrochirurgo.

      Se posso per una volta forare un palloncino, non posso non osservare come tutta la proposta di Casilas, suggestiva e utopica (che bello _superare_ i divertimentifici e costruire una socialità/società parallela, un po’ come i tizi alla fine di Fahrenheit 451) è già stata testata “in vitro” — e non ha funzionato benissimo.

      È stata testata quando pochi sparuti utenti hanno abbandonato le grandi piattaforme e hanno scoperto che su Mastodon e Diaspora c’erano solo loro, e che il valore di un mezzo di comunicazione è proporzionale alla quantità di gente che c’è sopra.

      È romantico immaginare una “socialità parallela” più simile a quella delle bische clandestine durante il proibizionismo, ma temo manchino i numeri.
      Anche volendo, il “nostro” discorso è così di nicchia che fuori dai luoghi “usuali” della socialità ci troveremmo… da soli, salvo qualche incontro interprovinciale tra refuseniks a cadenza mensile.

      Mi viene quasi da immaginare l’ipotesi che l’idea folle di trasformare l’INTERO spazio pubblico in una RSA a cui si accede con i documenti — l’identificazione della società tout court con un sistema formale e regolato da un processo di “log in” e “log out” — sia stata a qualche livello resa _immaginabile_ proprio dalle piattaforme o da “La” piattaforma; mi viene da immaginare che magari negoziando come rapportarsi con l’Internet stessimo negoziando un modello di società “in carne ed ossa”, portando alle estreme conseguenze il famoso XKCD 743: https://xkcd.com/743/

      Naturalmente sono di parte, perché se fosse vero autorizzerebbe ad urlare il più grosso “ve l’avevo detto” della storia chi, come me, vedeva con irritazione già dai primi anni ’00 la privatizzazione dell’Internet e la sussunzione della società _dentro_ le piattaforme (ad esempio quando politici e autorità le investivano di “ufficialità” quando la loro gestione e il controllo degli accessi erano in mano privata).

      Va anche detto che la proposta di Casilas, anche qualora incontrasse una massa critica sufficiente (cosa a mio avviso più probabile in Francia), risulterebbe in una segmentazione ed in una divisione della società.

      Una postilla, a questo proposito: dopo 3-4 giorni di Green Pass con tamponi a prezzi improponibili per molti e campagna vaccinale in alto mare, ho _già_ visto nella mia quotidianità amici inseparabili giurare di andarsene per sempre per la propria strada, quando i primi sono andati nei bar e nei musei e gli altri no.

      Senza nemmeno tirare in ballo la violenza simbolica e verbale spesso sconsideratamente evocata dai “si-vax” nei confronti dei “panciafichisti cacadubbi-vax”, che ha dato luogo a scene simili a quella della famosa barzelletta:
      “In Brasile ci sono solo puttane e calciatori”
      “Ti ricordo che mia moglie è brasiliana”
      “Ah, ehm, in che squadra gioca?”

      Proprio un bel lavoro.

  69. Vorrei innanzitutto ringraziare tutt* per i commenti, bellissimi anche quando (proprio perchè?) in contraddizione.

    Vorrei poi fare nel mio piccolo una piccola osservazione che non è ancora emersa, mi sembra, sulla natura essenzialmente contraddittoria del Green Pass, che ben incarna il misto di “emergenza” e “business as usual” proprio della narrativa pandemica, che ora mi pare sia diventata forse irreversibilmente la (meta-)narrativa complessiva della nostra società, e la cifra con cui si narreranno le altre crisi in corso e da venire.

    Il Green Pass è lo strumento con cui si _incentiva_ (come si fa _ordinariamente_, con _ordinari_ strumenti burocratici e “di mercato”), l’adozione di un medicinale soggetto ad approvazione di _emergenza_ coi cui si promette di riprendere alcune fondalmentali attività sociali _ordinarie_… ma da svolgersi con modalità di _emergenza_ (ma ormai esse stesse _ordinarie_) tali da svuotarle di significato, con l’eccezione del soldo che si muove in conseguenza dei biglietti staccati.

    La cosa, tra l’altro, non può non stimolare qualche dubbio sulla _narrativa_ circa l’efficacia dei vaccini e il piano che prevederebbe di usarli per uscire dall’emergenza-diventata-ordinarietà (anche col vaccino non posso andare al cinema a vedere un film con Hugh Grant e stare guancia a guancia con quella che mi piace? davvero?), essendo venuta meno tutta la riserva di “goodwill” che il governante ha sperperato in arbitrarietà insieme ai suoi consulenti “scientifici” (tra cui peraltro latitano antropologi, neuropsichiatri e — incomprensibilmente — matematici).

  70. Intanto a Malta ieri sono morti un 63enne e una 71enne. Vaccinati, sembrerebbe. Nell’isola l’80,26% della popolazione è INTERAMENTE vaccinato.
    Tra le mille e mille cose che si possono dire a me pare interessante il recupero dell’idea di probabilità. In altri tempi la semplice possibilità remota che ci si potesse infettare era sufficiente a chiudere in casa, inseguire, denunciare. Non dimenticherò mai credo, uno studio che mostrava come fosse teoricamente possibile infettarsi correndo a distanza di qualche metro da un contagiato. Bei tempi, oggi basta una buona probabilità per circondare gli scettici. Ah no, basta per i vaccini, per il resto si fa come prima, vale la remota possibilità. Del resto siamo bambini, non sappiamo certo come fare per non mettere in pericolo gli altri, meglio che ce lo spieghino con le cattive, perché si sa che le buone non servono.
    Forse è un discorso prepolitico, può essere, ma veramente si pensa in un futuro più o meno prossimo, di riallacciare con gente che le ha sbagliate tutte dall’inizio, ti insulta e continua a sparare cazzate anche ora e che non ha fatto uno straccio di autocritica da allora? Forse vivo in un mondo parallelo ma le comunità sono fatte anche di riconoscimenti di errori, di buoni propositi, di aperture di credito a chi ci ha visto più a lungo e di silenzi se invece si è sbagliato tutto. Non credo si possa costruire niente con chi ti accusa con argomenti del tipo “come se avessero bisogno di questo per controllarti”, banalità che nasconde un’ignoranza abissale e la totale perdita di vista del nemico. Del resto Draghi e la classe dirigente attuano politiche economiche regressive, politiche sociali reazionarie, politiche della giustizia clssiste, politiche migratorie razziste ma per incanto nelle politiche sanitarie tutto a posto, sanno quello che fanno. Che culo.
    Ma davvero volete i nomi della sinistra che ha mostrato il suo volto repressivo? le riviste dell’ultimo anno non le avete lette? La denuncia degli agguati veniva da destra?

    • Aggiungerei che da parte di certi pasdaran virocentristi traspare una malcelata voglia di linciaggio morale e politico dei non allineati che fa veramente impressione. Li senti inneggiare alla selezione alla porta, agli ingressi controllati, alla limitazione della circolazione delle persone…dopo che per decenni hanno sbandierato il contrario (se è vero che solo il 2% degli africani è vaccinato, per il restante 98% il GP sarà la nuova Green Card e farà più morti del covid). Devono rinnegare tutto, bere l’amaro calice fino in fondo e chiedere più polizia, come avevamo previsto qui su Giap. Polizia privata, in certi casi, buttafuori padronali, o statali “appaltati” e sussidiari, il cui compito è punire chi non si è allineato alle direttive governative… o non ha avuto la prontezza di farlo subito, magari perché aveva la pretesa di provare a capirci qualcosa di più sui vaccini prima di somministrarli ai propri figli. Miscredenti, keep out.
      Questa gente è irrecuperabile a qualsiasi discorso sensato (figuriamoci a una qualche lotta).

    • Infatti il rischio di sviluppare varianti resistenti al vaccino a causa dell’alta circolazione è sempre stato il rischio principale e uno dei motivi per cui la dicotomia aprire/chiudere era una posizione insensata senza un’indagine seria e un controllo sulle situazioni di trasmissione istituzionalizzato e permanente, cioè una struttura forte di sanità pubblica che non si improvvisa e che ha il suo prezzo in spesa corrente, vedi Wuhan e UK. Speriamo non si tratti di questo.
      Tutto il resto mi sembra fumo negli occhi; il casino organizzativo e lo psicodramma mediatico sul lasciapassare o meno coprono la sostanziale inattività delle autorità sanitarie. In questo contesto chi si vaccina o prende precauzioni financo eccessive, lo fa anche perché sente di non poter contare su nient’altro.

      È su questa base che si potrebbe tentare di parlare con gli oppositori al lasciapassare.

  71. Sarò paranoico, ma l’abbattimento della differenza interno/esterno in Francia era nell’aria. E’ nell’aria anche da noi, in realtà, anche senza dover intervenire con ddl e varie, dato che come al solito in questi casi c’è sempre il campione di zelo che richiede il pass dove non è dovuto. E a pochi giorni dell’introduzione già si sono visti esempi del genere. Anche qua da me, piccola realtà dell’entroterra (siamo 4 gatti), ci sono stati episodi al limite dell’abuso (non sono esperto in materia e rischio di dire una fesseria, ma così mi pare, a pelle).
    Capisco le paure di chi ha un’attività o svolge una professione che durante il confinamento è stata colpita in pieno ed ora non voglia rischiare di richiudere baracca e burattini. Ovviamente ognuno ha le sue necessità, le sue ragioni, ma non si corre il rischio di ricadere nella solita trappola dell’ “unica soluzione a tutti i mali”, dell’ “unica via per tornare alla normalità”, del “solo così eviteremo nuove chiusure”?
    Tra le altre cose mi son letto le varie attività regolate da GP e, correggetemi se sbaglio, figurano anche, oltre alle sagre (…), fiere e convegni. Paradossalmente un incontro, un’assemblea, un evento per il lancio di un libro che fa controinchiesta, un convegno che si interroghi sulla gestione della pandemia o anche soltanto un dibattito critico nei confronti del GP dovrebbe essere accessibile esibendolo. Il prossimo passo (sarò paranoico pt2) qual è? L’accesso alle piazze per qualsivoglia ragione solo se in possesso del lasciapassare?
    Che poi il capitolo manifestazioni è un altro aspetto che andrebbe approfondito perché credo di non essere l’unico che trova difficoltà, o quantomeno prova una sensazione molto “cringe”, nell’immaginarsi in strada, in un corteo, fianco a fianco a “casualties” no-vax, o peggio.
    Come riappropriarsi di certi spazi? Come evitare di venir inglobati nella marea? Può essere un esempio l’esperienza GKN? E come?

    • Ciao,
      concordo su tutto il post.
      Solo, in questo tuo punto mi sorge una domanda mezza retorica e mezza vera e aperta a ogni risposta:
      «credo di non essere l’unico che trova difficoltà,o quantomeno prova una sensazione molto “cringe”, nell’immaginarsi in strada, in un corteo, fianco a fianco a “casualties” no-vax, o peggio»

      E la domanda è “perché”?
      Perché c’è questa diffidenza e questo pregiudizio nei confronti di chi oggi è no-pass?
      Ok, a certe manifestazioni c’è vario fasciume che cerca di approfittare della piazza, ma non è la “loro” piazza e come si è visto in Francia lì i manifestanti sono stati bravi a tenerli al loro posto e a non “mischiare” le cose e i piani del discorso.

      Non ho ancora letto LQdQ che ho qui sul comodino (visto il periodo ne avrei proprio bisogno ma è come quei compiti o esami che rimandi fino all’ultimo) ma io sono convinto che alcuni dei “problemi”* visti e identificati dai complottisti siano in qualche modo “esistenti”.
      Poi sono completamente sballati sia nei loro presupposti/cause che nelle soluzioni proposte, ma il “problema” c’è, e loro lo hanno visto.
      A me fanno molta più paura quelli che si credono ancora di sinistra e vanno a scrivere commenti carichi di odio nei confronti dei manifestanti sotto gli articoli dei giornaloni on-line.

      *faccio un esempio per sgombrare il campo: se la tendenza dei governi è, come scrive Antigogna sopra, arrivare alla cittadinanza a punti non è meglio parlarne con un complottista (non un fascio) “che lo sa già” e spiegargli i perché e i percome tirandolo fuori dalla nebbia Qanonista, piuttosto che parlarne con qualcuno che politicamente in teoria sarebbe all’estrema sinistra dell’arco parlamentare, ma oggi sbraita sui social che vuole schedare i lavoratori in base al pass sanitario?
      Oppure, in altro campo, se la tendenza della medicina capitalista è la patologizzazione della società, es. cercando un diabetico in chiunque mangi semplicemente troppo male (e fatti salvi tutti i casi realmente patologici, ovviamente, è un esempio e io NON sono un medico) e invece di rimuovere le cause (alimentazione e stile di vita) propone una cura cronica, non è meglio cercare sponda in un new age che questa cosa “la vede”, spiegandogli le cause? Piuttosto che col solito scientista radicale?

      • Domanda giustissima su un punto che sta implicitamente alla base dei miei ragionamenti e che forse do troppo per scontato. Forse avrei dovuto evidenziarlo con una premessa, ma avevo paura di sforare coi caratteri disponibili.
        Credo anch’io che alla base di certe sparate no-vax ci siano elementi cui valga la pena discutere e mettere in evidenza ma il punto è che, come qualcuno ha già avuto modo di far notare e come giustamente evidenzi anche tu, forse in Francia sono stati bravi a non “mischiare”, ma se guardiamo qui da noi, cosa vediamo? Mi sbaglierò, e spero di sbagliarmi, ma non vedo tutto ‘sto movimento, a parte qualche lampo isolato (e spero di non incorrere nella trappola di vedere tutto perduto e quindi tutto inutile, però lo scenario è abbastanza desolante). Ecco poi i miei interrogativi successivi sul “che fare?”, probabilmente una tendenza dovuta ad una certa “educazione pamphlettara” :)
        Personalmente non ho strumenti, o non ne ho abbastanza, ancora (ci si lavora sempre), per intraprendere un dialogo senza pregiudizi con “casualties” senza farmi cadere le braccia, o rischiare di trovarmi ingabbiato o etichettato come no-vax e veder vanificata una lotta. La ricerca del “che fare?” fa parte di questo lavoro su noi stessi, credo. Grazie a tutt* per quello che si sta facendo con questi commenti.

        • Cerchiamo però di non reintrodurre, tramite l’utilizzo di termini ed espressioni sovraccariche di ideologia (dominante), gli stessi frame che nell’argomentazione rifiutiamo. Come già detto, “novax” è un termine che esiste solo in Italia, è di conio giornalistico recentissimo, è nato come calco di no tav per descrivere una fantomatica “Italia dei no” popolata di ignoranti ecc. Oggi, come “negazionista” nel 2020, è un “nome separatore” usato per annullare ogni sfumatura e criminalizzare il dissenso.

          • Nel mondo anglosassone si parla di “anti-vaxxers” (primo utilizzo documentato del termine nel 2009, stando al Merriam-Webster). Se anziché “no-vax” li si chiama “anti-vaccinisti” o, usando una lunga perifrasi, “persone scettiche nei confronti dei vaccini”, va bene?

            Lo chiedo perché state ribadendo parecchio questo punto ultimamente, e vorrei capire se per voi è una questione puramente terminologica, legata a implicazioni semantiche indesiderate (per cui basta cambiare termine), o se è legata a quella che considerate una irrilevanza complessiva del fenomeno (per cui un termine per denotarlo, in fondo, non è neppure necessario). Su questo punto la vostra posizione sinceramente non mi è del tutto chiara; se è la seconda, la vostra analisi (e il conseguente rifiuto di qualsiasi termine per indicare il fenomeno) non corrisponde alla mia esperienza.

            Di persone scettiche nei confronti dei vaccini ne ho conosciute (e ne conosco tuttora) diverse. Per alcune si tratta di uno scetticismo “situazionale” (ad esempio innescato dalle vaccinazioni Covid) che tende però ad ampliarsi e consolidarsi nel tempo, alimentato da un flusso piuttosto consistente di fake news; per altre la questione è più generale e di più lunga data, ma si limita comunque a un livello d’opinione; altre ancora fanno attivamente campagna per promuovere la propria visione sull’argomento.

            Nell’insieme, ho notato un incremento del fenomeno (in particolare le prime due categorie) nel corso degli anni, con un picco abbastanza preoccupante in tempi recenti. E’ solo la mia limitata esperienza, per cui il dato non è statisticamente rilevante e magari non significa nulla. Se così *non* fosse, però, non avere un termine – o più termini – per denotare il fenomeno – o i diversi aspetti del fenomeno – non mi pare proprio il massimo.

            • Tu ti stai riferendo a un fenomeno vasto e composito, pieno di differenze al proprio interno, quello che tagliando con l’accetta potremmo chiamare di opposizione ai vaccini o di “antivaccinismo”, ma appunto nemmeno queste espressioni rendono l’idea perché mettono insieme semplice scetticismo, riluttanza, timori fondati e infondati, fantasie di complotto e discorsi più sensati, e mettono insieme tutti i vaccini e qualunque circostanza. Invece io conosco molte persone a favore dei vaccini ma esitanti nei confronti di questo vaccino, et pour cause, vista la comunicazione schizogena sul tema.

              Il complesso politico-social-mediatico chiama “no vax” anche chi come noi è a favore dei vaccini ma critica green pass et similia. Il termine non solo non aiuta minimamente a indagare e comprendere quel che sta succedendo, ma dà proprio una grossa mano a occultare, mistificare, omologare posizioni diverse e alimentare l’idea di un nemico pubblico, il “no vax”, contro cui bisogna “difendere la società”. Dovremmo saper riconoscere l’ideologia contenuta nelle parole che il potere usa con entusiasmo.

              Preciso che anche “antivaxxers” pone i medesimi problemi, non a caso è l’etichetta usata come manganello multiuso nell’ambito del “debunking” neoliberale, quello degli omologhi anglosassoni di Burioni.

              • Credo che la madre di tutti i trucchi semantici sia la voluta e forzata equivalenza fra chi è contrario/scettico sui vaccini e chi è contrario all’obbligo ma non ai vaccini. Si tratta ovviamente di persone con visione assai diverse (seguo Giap da molto tempo, e l’affaire GP ha evidenziato, ora, una posizione favorevole ai vaccini ma non all’obbligo generalizzato).
                Non è un caso se NON esistono due termini diversi per queste diverse posizioni, che hanno assai diverse motivazioni e implicazioni divergenti: è ovviamente un trucco per affossare la visione più pericolosa, scagliando l’opinione pubblica contro quella percepita come più scema.
                Uno dei pochi “veri no vax” che conosco, nel senso che è contrario proprio alla vaccinazione come pratica medica di massa, è il premio nobel Richard Lewontin (leggasi il capitolo dedicato ai vaccini su “Biologia come ideologia”, cap.3 “le cause e i loro effetti”, se c’è qualche marxista fra i lettori potrebbe addirittura emozionarsi).
                Fra i comuni mortali che frequento, invece, ne conosco ben pochi contrari ai vaccini “come metodo” (sarebbe un po’ come essere “contrari agli antibiotici come farmaci”) ma molti, soprattutto quando hanno competenze scientifico tecniche, sono scettici o contrari “per il modo in cui…(vengono controllati, prodotti, validati, somministrati, pagati etc), insomma facendo dei distinguo come si potrebbe fare per qualsiasi altro farmaco (gli antibiotici, per esempio).
                Se questi due termini distinti per questi diversi “no-vax tipo A e B” non esistono, potremmo provare ad inventarli o introdurli noi: se non come parole, almeno come concetto, con un discrimine chiaro nelle nostrre conversazioni e nei nostri ragionamenti.
                Sarebbe un grande passo avanti nel dibattito corrente, trovo.

      • @ Cugino & poco_runner

        «Non ho ancora letto LQdQ»

        Caro Cuz, mi sá che, nonostante il moderato successo in libreria e la sfacchinata che si è accollato WM1 insieme a comadres/compadres, i concetti espressi in quel libro rimangono ancora nettamente ai margini dell’infosfera. E direi inoltre che sembra facciano fatica ad arrivare anche tra molti dei frequentatori di Giap. È per questo che non mi meraviglia leggere di «sensazion[i] cringe» provate da qualche Giapster, come poco_runner, percepite addirittura in remoto.

        Inoltre, anche se/quando arrivassero, i concetti espressi nella QdQ, sono talmente immersi nell’attualità, nel “quì ora”, che credo sia difficile, se non impossibile, metabolizzarli senza metterci il corpo, senza provare a sperimentarne la validità attraverso la prassi, che vorrebbe dire portare il culo per strada, accettando il rischio e la possibilità di *contaminazione*.

        Credo non sia necessario far notare certe *risonanze*.

        Il termine anglosassone “cringe” credo sia stato captato da qualche parte, ad un certo punto non definibile, ed è entrato ora nel lessico comune, viene utilizzato per esempio oggi su Giap, per semplificare la complessità, come parte di un tentativo, prettamente intellettuale, di relazionarsi, a distanza, alle proteste contro il Green Pass in generale.

        To cringe, allo stesso modo di tutti i No-[anything], è una parola, un verbo che non conosciamo, del quale abbiamo un “impressione” che “ci è data”. Si decide però di utilizzarlo per deridere ciò che non ci piace lasciando da parte altri, sconosciuti, richiami semantici. Bruttissimo segno.

        @StefanoR

        Personalmente definisco i gruppi di persone che partecipano alle manifestazioni di questi giorni come sacche scettiche nei confronti di come è, a tutt’oggi, gestita la situazione. All’interno di queste sacche si trovano persone preparatissime semplicemente “scettiche” nei confronti di questa campagna vaccinale, non necessariamente “contro” le vaccinazioni in generale.

        • Ammetto che non affiancare un “trovarsi” a “immaginarsi in strada” possa dare l’idea di una mia percezione da “remoto” di tutta la faccenda (cosa che non è, ma non mi pare il caso di mettersi a fare un elenco delle mie azioni quotidiane, oltre al chiarissimo “portare il culo per strada”), ma il mio era un modo di ridurre all’osso un problema con cui davvero dobbiamo fare i conti.
          Ammetto anche che “cringe” (una delle parole che più odio porcozzio!) è stata un uscita un po’ infelice tanto che avrei dovuto riflettere ancora di più e porla in altri termini, dato che il solo uso delle virgolette, in questo caso ironiche, non sono riuscite a rendere il giusto senso a ciò che intendevo dire o a non dargli il giusto peso, con il risultato di veder puntata sul dito e non sulla luna l’attenzione che richiede il tema. Sono un tipo terra-terra, e con tutto l’impegno, spesso cado in errori banali e ci può stare (sì, ok, non ci può stare…) che, sovraccarichi come siamo, ogni tanto capiti uno scivolone. Credo che il mio approccio “famose a capì” crei un po’ di incomprensioni e in futuro tenterò il più possibile di usare altri termini e altri modi… ma famose a capì :)
          Perché è giustissimo far notare scivoloni più o meno gravi, e possiamo stare anche giorni a puntualizzare, cosa sacrosanta e utile per chi come me scivola spesso e volentieri, ma al netto di refusi, deficit di capacità di richiamo dei contenuti semantici, uso/abuso di termini, quello che volete, ad un certo punto direi anche: “occhio a ciò che dici qui e a come lo dici, ma andiamo pure avanti”, no?
          Il mio intervento in origine era puntato sulla domanda se, oltre ad osservare i movimenti francesi, possa essere utile prender spunto anche da lotte che conosciamo qui fuori dalla porta di casa nostra (GKN è la prima che m’è venuta in mente) e di come farlo trovandosi a contatto con realtà con cui alcuni (io in primis) trovano ancora difficoltà ad interagire ma che sollevano anche tanti punti e problematiche esistenti su cui è possibile far leva (non li ho nominati, si capisce chi intendo, vero? :))

  72. E mi sembra inoltre da sottolineare la vittoria – senza prigionieri verrebbe da dire, visto che persino qui ormai è un discorso secondario – del frame “emergenza=fatecomevidiciamosenzaromperechétantolacolpaèvostra”. Aumento posti in rianimazione? in ospedale? requisizione di immobili per creare il famigerato cuscinetto tra “positivi” e “malati”? svuotamento delle classi al di sopra dei 15 alunni? aumento del parco trasporti? messa in pensione dei soggetti fragili? Tutto finito, mai cominciato. Non sfugga il fatto che tutte queste azioni/provvedimenti si accompagnano a quello principale, il vero pericolo, altro che virus, dal quale l’occidente tutto deve proteggersi: l’aumento di personale in tutti i settori (persino quelli privati), vera bomba dalla quale la classe padronale deve difendersi. Insisto: altro che virus, il pericolo è un altro per i padroni. Posso anche concedere che si veda ralisticamente il vaccino come unica via d’uscita. Sarebbe bello però che mettessimo una postilla: unica via d’uscita “visti i rapporti di forza”.

  73. https://www.infoaut.org/approfondimenti/sfera-del-mondo-e-immagine-del-mondo

    Posso bestemmiare? Vabbe’, evito. Ma fate finta di averla letta.

    Non ho neanche avuto la forza di continuare dopo il primo paragrafo. Ora, io sono ignorante e non so neanche chi sia Pierluigi Fagan. So però che quelli di Infoaut sono dei compagni.

    Ma se perfino i compagni hanno introiettato la fiducia nel nostro eroe Figliuolo e nella sua capacità di risolvere tutti i problemi pratici della campagna vaccinale – compreso, magicamente, il numero di dosi disponibili – e neanche si fanno venire il dubbio che il calo di prime dosi somministrate a metà luglio non fosse figlio di un calo di adesioni, allora non c’è veramente più nessuna speranza. O meglio, c’è solo Bob Hope, quello triste.

    Comincio a pensare che siamo tutti troppo innamorati dei bei discorsi che ci vengono da fare a partire da questa faccenda del green pass.

    • Se ti sei davvero fermato al primo paragrafo ti sei perso il ” meglio”. Davvero tutta quella retorica ipocrita su come incentivare gli indecisi a vaccinarsi con la carotina invece del bastone. Insomma un vero capolavoro di ingegneria politica di profondo spessore intellettuale…eh, proprio qui sta il problema, su questo totale appiattimento a sx o, come ha scritto your brother, adesione ” con zelo e con odio verso chi continuava a esprimere una critica”. Tra l’altro continuano a cercare soluzioni nel campo sbagliato senza più rendersene neanche conto, tanto si sono confusi col nemico da essere diventati identici. Poi c’è chi ancora, in buona fede, cerca di salvare il salvabile, sperando che a sx non sia tutto da buttare alle ortiche.
      Ho cercato l’etimologia della parola vaccino e ho fatto interessanti “scoperte” sul vaiolo. E su come questo circolo vizioso ripeta se stesso all’infinito dalla notte dei tempi: salto di specie ( ipotizzato dai roditori, probabilmente per situazioni di promiscuità più che di sfruttamento, ma da qui magari la “leggenda” del pipistrello parente del topo)/infezione grave/ cura/ vaccino. Come in un loop da cui ora non si può più uscire senza rimettere tutto in discussione per spezzare gli automatismi del sistema capitalistico. Cioè il passaggio fondamentale rimosso. Abbiamo il vaccino quindi possiamo andare avanti così. La missione è vaccinarsi. Mica pensare a cambiare tutto.

    • La posizione di Infoaut credo sia piuttosto in https://www.infoaut.org/editoriale/green-pass-andare-oltre-un-dibattito-infruttuoso , e non *mi pare* rispecchi il contributo esterno di cui sopra quanto piuttosto idee che ho letto più volte espresse e condivise anche qui. Non sono uso a contribuire a Giap ma sono andato oltre il primo paragrafo del testo, superato il “meglio” del pezzo stesso e mi pareva di veder gettare via troppe cose e compagn* con l’acqua sporca nel commento di sopra.
      Per testimonianza e numero minimo di battute: sono vaccinato ed abborro il GP in quanto ulteriore esercizio securitario. Grazie all’esempio del GP son però riuscito a sensibilizzare (temporaneamente?) qualche persona che lo subisce ad altr* che subiscono ben diverse limitazioni, da più tempo :)

  74. Scorrendo i commenti ( grazie a lallegrochirurgo per la traduzione) emerge, come sempre su Giap, un interessante dibattito. Un dibattito che concentra il suo potenziale critico nella disamina giusta e puntuale di ogni singolo fatto. Io penso che il rifiuto del pass dovrebbe essere perfino, a priori, prepolitico ( per richiamare Robydoc) e neppure particolarmente meditato. Una pratica di resistenza, come auspicato nell’articolo tradotto. Un semplice moto d’orgoglio personale contro il patentino del buon cittadino. Contro il moralismo imperante a destra e a manca. Contro ogni forma di controllo poliziesco dell’esistenza, a prescindere dalla validità della motivazione. Ma come mai questi pervasivi protocolli non si applicano ai datori di lavoro che non rispettano le norme sulla sicurezza? Una banale domanda retorica. In questo momento, mi pongo il problema di “agganciare” lo scontento e l’infelicità dei dubbiosi, senza scivolare in un terreno di rappresentazioni che sembrano purtroppo astratte. Sarebbe davvero bello se per guarire la ferita della fiducia tradita bastasse parlarsi a tu per tu, come diceva Cugino di Alf. Mia mamma in questo periodo, fantasticando, rievoca la rivoluzione russa d’ ottobre ( lei ovviamente non c’era) come fosse un desiderio o una proiezione del subconscio. Ho amiche che per via del vaccino non mi parlano più. La loro è una deriva iniziata molto prima e non hanno sogni a cui aggrapparsi. Neanche la rivoluzione russa….Il terreno è quello della sfiducia nelle istituzioni, che poi è diventato diffidenza nei confronti del prossimo e non c’è analisi politica che tenga. Al sottoproletariato urbano frequentato da mio fratello non gliene frega più niente dei discorsi. Senza un sogno, una prospettiva. La terra intorno è secca. Io invece sogno che in un solo istante, quello di una scintilla, torneremo ad essere attori e non più spettatori di questo spettacolo.

  75. Ho letto, con inquietudine dello “Spazio Sanitario” indistinto tra dentro e fuori, dei nostri vicini francesi.
    qualche ora dopo mi arriva notizia certa che, nei fatti, è anche qui.
    premetto, a costo di essere noiosa, che Napoli è una città sul mare senza mare da decenni perché ostaggio dei privati.
    Fino al 2019 chiunque poteva accedere alla spuaggia in cui culmina la discesa della Gaiola. Spuaggia comunale libera, costituita da spuaggetts scogliera e piattaforma artificiale. Contiguo, dal medesimo varco, è l’accesso all:area marina protetta, con possibilità di sosta sulla scogliera al di là di recinto previo consegna documenti identità.
    3020, estate. Gestione Covid=sistema di prenotazione on line (imposdibole da utilizzare). Scogliera interdetta spuaggetts e piattaforma artificiale contingentato a 200 persone al giorno di use in 3 fasce orarie. Area marina protetta, intendo dista con consegna documento, interdetta.
    estate 2021. Sistema di prenotazione un po’igliotato negli algoritmi. Durante la mua canonica bisettimanale di feyie, forse avrei spuntato un paio di accessi.
    peccato che dal 6 agosto niente più spuaggia pubblica. Parco Archeologico. Quindi passaporto vaccinale o ti attacchi.
    per favore, non parleremo di protocoli per tenere aperte attività preziose.

  76. E niente…Landini si è azzardato a sollevare qualche dubbio sul rimettere ai padroni il controllo del GP ed è subito partito un fuoco di fila, Repubblica in testa as usual. Un decreto che garantisce l’accesso alle mense aziendali – dove prima entravano tutti con buona pace di governi e mass media – solo ai dipendenti GP muniti, in un momento in cui, al netto di chi diffida di questo vaccino (e non necessariamente dei vaccini in generale), c’è ancora un sacco di gente semplicemente in attesa di essere vaccinata, è un decreto che mette ancora una volta in mano ai padroni la sorte dei lavoratori. I non vaccinati cosa dovranno fare, portarsi la gavetta da casa? Potranno ancora entrare in fabbrica dopo che per un anno e mezzo ce li hanno tenuti senza nessun serio controllo sanitario?
    Nemmeno più questo si può dire, che subito sull’Huffington Post esce la letterina a Landini della lavoratrice delusa, la quale premette: “Io sono vaccinata: della primissima ora, appena è stato possibile per la mia classe d’età, con convinzione ed entusiasmo”.
    Credere, obbedire… lavorare. A questo siamo.

  77. Il problema attuale è che, come durante la Strategia della Tensione, i movimenti reazionari (industriali, fascisti ecc) mirano ancora alla svolta autoritaria.

    Solo che attualmente è già in corso.
    Quindi quei soggetti (fasci ecc) i cui “antenati politici” magari alzavan la tensione con azioni ( bombe, uccisioni, attentati false-flag da attribuire a movimenti di sinistra ) atte a dare il pretesto per una svolta autoritaria (http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2018/03/La-strategia-dellalta-tensione-1.pdf
    ), ora devon solo preoccuparsi che la svolta prosegua indisturbata.

    Cosa puo’ disturbare una svolta autoritaria? semplice: la sinistra che si ricompatta e riempie le piazze protestando [o anche un mega sciopero generale] contro misure discriminogene e autoritarie.

    Ecco perchè i rappresentanti di partiti di estrema destra hanno smesso di parlare alla propria basa elettorale ma dedicano tutte le loro dichiarazioni mediatiche principali a mandare messaggi alla sinistra antagonista.

    Nessuno qui, e credo nemmeno altrove, pensa seriamente che leganord, fardelli d’italia e fognanuova siano “contro le discriminazioni” e “per la libertà” …

    Una volta convinti i telespettatori/lettori di sinistra che battersi contro certi provvedimenti è una lotta “inventata” dai fasci, ormai la stigma è appiccicata alla quella lotta.

    L’unico scopo per cui salvini/meloni gridano contro il greenpass è inzozzare la lotta contro il greenpass ancora prima che essa inizi.
    Non lo fanno per ottener consensi dai loro elettori (elettori di dx contro le discriminazioni? ma quando mai??), tant’è che alle manifestazioni i fasci presenti son sempre 4 gatti.

    Cio’ che riescono a fare è evitare un ricompattamento a sinistra. Evitare che si crei una lotta unitaria contro tutte le discriminazioni (GP compreso) e contro ogni autoritarismo.

    Credo fosse Chomsky a parlare di ‘modello di propaganda’ dicendo che esiste prop. bianca, grigia, nera. Non ricordo quale particolare sia riferibile a questa (forse grigia) ma consiste nello screditare una parte in gioco attribuendole opinioni/proclami screditanti. In questo caso si tratta di una variante: attribuire a sè stessi (fasci) opinioni di sinistra, in modo che chi è di sinistra quando incontrerà tali opinioni/lotte le evitetà siccome le considera (il ruolo della stigma) fasciste.

  78. Anche a me il meccanismo alla base del “green pass” sembra un precedente inquietante e pericoloso, e sono sconfortata dal fatto che le proteste provenienti da sinistra vengano assimilate a quelle di destra, con il beneplacito della “sinistra” stessa. Però vorrei aggiungere una considerazione un po’ più ampia: come mai, negli ultimi mesi, il dibattito pubblico si è polarizzato così tanto intorno ai vaccini e al pass, lasciando quasi completamente fuori il resto? È come se molte persone rivolgessero contro la campagna di vaccinazione tutto il rancore non espresso contro le restrizioni imposte da marzo 2020 in poi. Ma io dico: veramente il nostro problema è ricevere un paio di punturine? Veramente vaccinarci ci costa di più che coprirci la faccia, subire limitazioni ai nostri spostamenti e coprifuochi vari, perdere il lavoro o subire perdite economiche notevoli, essere oggetto di tracciamenti e quarantene a volte fuori luogo ecc.? Come fanno le persone a sentirsi limitate nella loro libertà da una puntura, ma non dalla minaccia di quarantena che incombe su di loro ogni volta che si fanno un tampone? Come fanno a sentirsi minacciate dalle vaccinazioni, e non dalla cancellazione del volto nella vita pubblica? Ecco, io trovo molto difficile comprendere tutto questo e vorrei tanto che, accanto alle proteste contro il green pass, ci fossero proteste altrettanto vivaci contro le restrizioni. E vorrei tanto che le istituzioni chiarissero pubblicamente che un ritorno alla normalità ci sarà, dove per “normalità” intendo non l’ultraliberismo, ma un esercizio spontaneo e umano della socialità: stringere la mano, abbracciarsi, guardarsi in faccia. Che cosa ne pensate? Grazie :)

  79. Riporto testualmente uno spunto gustoso da David Berry et al, The Cultural Politics of Austerity (2017), pp. 23 e ss.
    Lascio a qualche giapster di buon cuore la traduzione.

    > One of the greatest mistakes of contemporary psychological practice is, according to Fromm, the supposition that cultural deviancy necessarily implies a sickness of the individual rather than of the society. If the values and practices of culture oppose the conditions of human natural state of being, then from an objective standpoint they institutionalize neuroticism;
    […]
    > To use a relevant contemporary illustration, the British media’s reporting of the 2011 riots,1 for example, has largely de- humanized the participants as opportunist ‘yobs’ thus inferring that a large parade of spontaneous, angry and unified social disorder still evidences a pathology of the individual rather than the society
    […]
    > The phenomenon becomes explainable only in terms of a reaction to a social environment which is neurotic – otherwise, we are left resolving why thousands of different people all suddenly began ex- hibiting identical symptoms of psychological illness.
    To follow reason would instead be to propose that social unrest in general evidences a semi-logical reaction – resistance – to social variables oppressive to the human condition.
    […]
    > The media appeared to have embarked on a moral crusade, setting down benchmarks by which the “rioters” should be judged in the court of public opinion’.

    -.-.-.

    Particolarmente “risonante” coi discorsi fatti qui è quando si parla di “semi-logical reaction – resistance – to social variables oppressive to the human condition”